26 Aprile 1994, 4° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Aldo Colao, Massimo Graziuso, Michele Falcone, Domenico Trigliozzi, Mauro Maurri

Aldo Colao: Propone un’istanza, rispetto ad un articolo di giornale (23 aprile 1994), in cui vi è una testimonianza di Antonio Maria Saponaro che sostiene essere stato aggredito da Pietro Pacciani presso una casa di Vicchio dove era in intimità con una donna. Richiede che sia ammessa la testimonianza.

P.M.: Il testimone è stato ascoltato dalla PG ma non è nella lista del PM.

Rosario Bevacqua: Si oppone all’istanza perché i termini non sono stati rispettati.

P.M.: Remissivo alla richiesta.

Pellegrini: Si associa all’istanza, i tempi non potevano essere rispettati perché non si sapeva se il testimone era nella lista del PM.

Presidente: La corte si riserva sull’istanza.

Presidente: Andiamo avanti secondo il programma e quindi con i testi del signor Pubblico Ministero, prego.
P.M.: Grazie Presidente. Il teste che il P.M. oggi vuole introdurre riguarda sempre innanzitutto il fatto relativo all’omicidio del 1968 contestato all’imputato. Vorrei sentire il teste dottor Graziuso Massimo, che come cercare di spiegare nell’ultima udienza è colui che eseguì l’esame autoptico di una delle vittime e precisamente del Lo Bianco. Grazie.
Presidente: Dottor Graziuso prego si accomodi. Si accomodi dottore.



M.G.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Dottore, vuol dare le generalità alla signorina per cortesia?
M.G.:
Presidente: Le sue generalità.
M.G.: Graziuso Massimo, nato a Lecce il NNNNN 1927, residente a Firenze in via NNNNN, NN. Medico legale.
Presidente: Risponda prego alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Presidente scusi, vorrei fare presente sempre quella necessità, o meglio opportunità…
Presidente: Sì, dunque allora, signori fotografi e cineoperatori non inquadrate lo schermo dove vengono proiettate le immagini, è un dovere di umanità, di civiltà e vi prego naturalmente di…
P.M.: Si tratta di foto scattate sul tavolo autoptico…
Presidente: Ecco, quindi inquadrate a altri personaggi, quello che volete, non voglio impedirvi di lavorare ma non inquadrate lo schermo, non voglio vedere queste foto riprodotte altrove. Prego.
P.M.: Ecco dottor Graziuso ci vuole spiegare qual è la sua professione e quale era, se diversa, quella che lei aveva nel 1968?
M.G.: Nel 1968 ero assistente volontario all’istituto di medicina legale.
A.P.: Non si sente.
Presidente: Bisogna avvicinare il microfono.
M.G.: Prego?
Presidente: No, no scusi… Le avviciniamo il microfono. Un attimo. Quindi lei era assistente all’istituto di medicina legale.
P.M.: Ecco dottore anche oggi lei ha conservato…
M.G.: No, dopo alcuni anni ho cessato…
P.M.: Un’altra specializzazione…
M.G.: No, sono passato come consulente all’Istituto Nazionale Infortuni.
P.M.: Ecco, nel ‘68 frequentava l’Istituto di medicina legale come volontario…
M.G.: Volontario…
P.M.: Dagli atti risulta che lei eseguì, per incarico del Pubblico Ministero di allora, una sezione del cadavere di Lo Bianco Antonio, lo ricorda?
M.G.: Si l’ho appreso dal… io non ricordo nulla di allora, è passato tanto tempo.
P.M.: Quindi lo ha appreso… nel senso… Ha verificato che lei allora fece quell’autopsia.
M.G.: Sì. Esatto.
P.M.: Il caso, che poi ha avuto una certa importanza come sappiamo, non l’aveva memorizzato sotto questo profilo.
M.G.: Non l’avevo memorizzato sotto questo profilo. Anche perché in quel periodo ero nel pieno della mia attività quindi tutto passava rapidamente.
P.M.: Senta una cosa, ricorda questa autopsia o ne fece tante per cui l’unico ricordo che ha è perché ha dovuto riguardare il verbale?
M.G.: Solo perché ho potuto riguardare il verbale.
P.M.: Ho capito. Allora un’altra domanda prima di passare al contenuto di questo verbale, ovviamente se la Corte autorizza ma penso… date queste premesse…
Presidente: Prego.
P.M.: Lei fu incaricato solo di fare questa autopsia o anche di ricostruire la dinamica del fatto?
M.G.: Solo di fare questa autopsia.
P.M.: Allora ci vuole raccontare, innanzitutto sommariamente, prima poi di vedere le foto, abbiamo anche le foto di quel cadavere, anzi sembra – a dir la verità – dopo l’autopsia, ci vuole raccontare quali furono agli elementi che destarono la sua attenzione in punto di cause della morte? Come fu provocata?
M.G.: Se mi è consentito…
Presidente: Prego, consulti pure.
M.G.: Le conclusioni.
Presidente: Certamente.
P.M.: Prima le conclusioni e poi si riesce a spiegare come è arrivato a quelle conclusioni.
M.G.: Senza dubbio. Allora, primo quesito, la morte risale a circa 26 ore addietro.
P.M.: Lei allora dovrebbe spiegare a che ora l’ha fatta. Sennò non si capisce… C’è un’ora, no?
M.G.: Sì. 1968, nel mese di agosto, la mattina del mese di agosto…
P.M.: La mattina… non c’è il giorno quindi… lei dice 36 ore…
M.G.: Il 23.
P.M.: Ecco, benissimo.
M.G.: Il 23 di agosto. Sì.
P.M.: Il 23 è l’incarico. Comunque 36 ore prima della morte. Dopo la morte cioè…
M.G.: Sì, dopo la morte.
P.M.: Bene, andiamo avanti.
M.G.: “La morte è stata causata da lesioni polmonari spleniche con conseguente emorragia pleurica e peritoneale, da colpi da arma da fuoco a proiettile unico. I colpi che hanno raggiunto il Lo Bianco sono stati quattro. Di questi, uno ha interessato l’avambraccio sinistro…”
P.M.: Ecco dottore, quattro colpi.
M.G.: Quattro colpi.
P.M.: Il primo a l’avambraccio sinistro.
M.G.: All’ avambraccio sinistro.
P.M.: Sì.
M.G.: “Gli altri tre hanno invece interessato il braccio sinistro e l’emitorace sinistro decorrendo con direzione obliqua dall’alto al basso e da sinistra verso destra.” Di questi tre colpi alcuni hanno trapassato il braccio sinistro e poi sono passati, sono penetrati, nell’emitorace. Due di questi.
P.M.: Questa direzione dei colpi lei la dedusse in corso di autopsia? Il tramite come lo dedusse? Vuole spiegare…
M.G.: Esclusivamente in corso di autopsia sul cadavere e dal tramite.
P.M.: Ebbe quindi la dire… sono quattro colpi, tutti sulla parte sinistra, braccio uno, avambraccio gli altri, dall’alto verso il basso – se non ho capito male – da sinistra verso…
M.G.: Da sinistra verso destra.
P.M.: Poté… ebbe la possibilità di determinare la distanza? Cioè…
M.G.: Si, dalle caratteristiche dei fori di entrata, va bene? Poiché difatti si dice: “Poiché non si sono riscontrati segni di affumicatura, da bruciatura o da tatuaggio, i colpi non sono stati esplosi né a contatto, né in stretta vicinanza.” Ossia sono stati esplosi a distanza. Per noi a distanza significa intorno ai 40 cm.
P.M.: Intorno o oltre?
M.G.: Oltre 40 cm.
P.M.: “Per noi” cosa vuol dire? Cioè secondo la vostra esperienza? Quando mancano questi segni, quei segni di affumicatura, vuol dire che è, come minimo, da una distanza superiore ai 40 cm.
M.G.: Superiore a 40 cm.
P.M.: Ecco. Vogliamo mostrare le foto?
M.G.: Poi “la morte è sicuramente avvenuta entro breve tempo dal ferimento”.
P.M.: Lei è in grado di dire di questi quale fu il colpo mortale? Se ce ne fu uno mortale? O nel senso, se uno fu più…
M.G.: I colpi mortali sono due, quelli che sono penetrati nella cavità toracica e che hanno determinato la lesione alla milza, allo stomaco e l’altro che ha interessato il polmone sinistro.
P.M.: Uno alla milza, uno al polmone.
M.G.: Sì.
P.M.: Bene. Vogliamo, dottore, se lei è così cortese, guardare…
M.G.: Io naturalmente le fotografie le guardo ora e quindi…
P.M.: Bene, lei le guarda al solo fine di verificare se ciò che c’ha detto corrisponde col reperto fotografico.
M.G.: Sì, sì.
P.M.: Al fine di spiegarcelo meglio.
Presidente: No, no prego, prego dottore, semmai il microfono, vogliamo sistemarglielo meglio? Ecco grazie. Prego.
P.M.: Vogliamo vedere dottore se, magari ingrandendo la parte dove apparentemente sembra ci siano dei colpi, una sotto l’ascella e una sotto l’avambraccio… Ecco, vedere se lei riesce innanzitutto a spiegarci se questi sono i fori di entrata, di uscita… dunque vediamo subito che sono sulla parte sinistra del corpo.
M.G.: Esatto. Questo è sull’ascellare ed è descritto. Questo è uno dei fori di entrata.
P.M.: È uno dei fori di entrata. Può essere messo in relazione a uno di quelli che lei c’ha detto mortali o no?
M.G.: (fuori microfono): …
P.M.: Questo è sul polmone.
M.G.: Sul polmone.
P.M.: C’è un colpo preciso è accanto una parte…
M.G.: Un alone.
P.M.: Un alone. Ecco, l’alone non ha niente a che vedere con lo sparo?
M.G.: No, no, no.
P.M.: È in grado di spiegarci qualcosa? Lì sembra sia già stata fatta la sezione, se non sbaglio, perché ci sono delle… direi delle ricuciture, dico bene dottore?
M.G.: No, no, no.
P.M.: Almeno apparentemente.
M.G.: Non le saprei dire.
P.M.: Non me lo sa dire. Comunque si vede dalla parte sternale… ecco, vediamo il braccio allora, ingrandiamo, sono… l’avambraccio… no, no quella… quella, quella, quella. Ancora, facciamo un ingrandimento… ecco.
M.G.: Sì.
P.M.: Lo stesso è un foro di entrata.
M.G.: Questo è uno dei colpi al braccio che hanno perforato, dalla parte interna ci dovrebbe essere l’uscita e poi il rientro sulla…
P.M.: La foto dietro non l’abbiamo quindi… almeno per ora non ce l’abbiamo…
Presidente: Vogliamo indicare di tessuto si tratta?
P.M.: Sì.
Presidente: È numerata?
P.M.: Vogliamo… se mi ingrandisce perché non ho io una copia… ecco, mi sembra sia numerata, c’è una didascalia, è la numero 10.
Presidente: È la numero 10.
P.M.: “Cadavere Lo Bianco Antonio, insieme…”
Presidente: “…insieme del tronco e della testa”
P.M.: Vogliamo andare alla foto successiva? Grazie.
Presidente: Che sarà la numero 11?
P.M.: Sicuramente, ecco sembra una foto più ravvicinata di quel colpo che lei c’ha detto ‘è il colpo al polmone’ quello…
M.G.: Così isolato non saprei proprio…
P.M.: Beh, insomma… È lo stesso di prima ma sembra… vogliamo fare un ingrandimento? Apparentemente… Eh?
M.G.: È un ingrandimento…
P.M.: Cosa dice la didascalia? Chiedo scusa. “Particolare dei due fori di entrata…”
M.G.: “… nella regione costale sinistra”.
P.M.: Ecco. Costale sinistra.
M.G.: Dovrebbe corrispondere a quello.
P.M.: Va bene. Va be’ lei non lo ricorda…
M.G.: Non ricordo.
P.M.: Vogliamo andare avanti abbiamo altre foto del cadavere del Lo Bianco? Non abbiamo altro, il P.M. voleva solo mettere in evidenza come sono colpi a sinistra, non ho altre domande. Grazie.
Presidente: Bene. Signori avete domande?
A.B.: Nessuna signor Presidente.
Presidente: La difesa nessuna, gli avvocati di parte civile nemmeno. Possiamo licenziare…
A.B.: Mi scusi, mi scusi…
Presidente: Prego avvocato Bevacqua.
A.B.: Chiedo scusa. I colpi sarebbero quattro.
M.G.: Quattro.
A.B.: Due sono nella parte sotto-ascellare, va bene?
M.G.: Sì.
A.B.: Sembrerebbe.
M.G.: Che sono però… hanno trapassato anche il braccio.
A.B.: Però due sono molto vicini, uno all’altra…
M.G.: Sì.
A.B.: Un altro è sul braccio…
M.G.: Sull’avambraccio.
A.B.: Sull’avambraccio. E il quarto?
M.G.: Uno sul… uno sull’avambraccio, due…
A.B.: Due nella parte ascellare.
M.G.: Ascellare. E due… Sì. E due sul torace. Di questi due del torace: uno è diretto…
A.B.: Uno è diretto.
M.G.: Sì.
A.B.: È quello mortale?
M.G.: Sono tutti e due… Quelli del torace sono i due mortali.
A.B.: Ecco. Quelli nella zona splenica… Quello là, praticamente.
M.G.: Uno più basso nella zona splenica e l’altro più alto…
A.B.: E sono quindi i due mortali… i due mortali sarebbero questi qua?
M.G.: Di questi uno è arrivato alla decima vertebra dorsale dove è stato reperito il proiettile.
A.B.: Il foro di entrata, lei ha detto, che indicherebbe una proiezione dall’alto verso il basso…
M.G.: Dall’alto verso il basso.
A.B.: Dall’alto verso il basso a sinistra.
M.G.: A sinistra
A.B.: Grazie.
M.G.: Prego
Presidente: Va bene, non ci sono altre domande, grazie dottore, può andare.
M.G.: Grazie lei.
Presidente: Buongiorno.
P.M.: Ecco, allora passerei al teste, il Maresciallo Falcone. Se ci vuole innanzitutto… non so se deve fare le sue dichiarazioni…
Presidente: Vuole leggere quella formula Maresciallo per cortesia?



M.F.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto era mia conoscenza.
P.M.: Maresciallo, vuole spiegare alla Corte qual è la sua professione oggi e quale era la sua professione in data 15 settembre del 1974?
M.F.: Oggi sono pensionato, all’epoca dei fatti, nel ’74, alla data del 15 settembre, comandavo la stazione dei Carabinieri di Borgo San Lorenzo e interinalmente, in sede vacante, comandavo anche la compagnia di Borgo San Lorenzo.
P.M.: Maresciallo, vuole spiegare cosa avvenne quella mattina? Mi sembra di aver letto in quel verbale che ha già a disposizione la corte che lei intervenne su quel luogo perché ebbe più fonti, se non ricordo male, ciò non vuole spiegare nei dettagli?
M.F.: Sì, io solitamente, anche oggi, a quell’epoca mi alzavo ben presto al mattino, verso le sei e mezzo, le sette meno un quarto, giù di lì, giunsero in caserma parenti della Stefania Pettini e di Pasqualino Gentilcore…
P.M.: Alla caserma di Borgo San Lorenzo?
M.F.: A Borgo San Lorenzo.
P.M.: Bene, bene.
M.F.: A riferire che i due, che erano fidanzati ufficial… …non ufficialmente, non erano rientrati in casa, nei rispettivi domicili e quindi temevano che fosse successo qualcosa. Mentre mi riferivano questi dati venne un altro in caserma, uno contadino, mi pare che fosse un certo Fusi, al riferire che poco prima erano stati notati in località Fontanelle di Rabatta i cadaveri di due persone. Capii subito che poteva trattarsi dei due ragazzi ricercati e senza dir nulla ai familiari presi la macchina e andare sul posto.
P.M.: I familiari aspettarono in caserma.
M.F.: Si, i familiari li lascia in caserma, però dopo me li ritrovai sul posto, evidentemente la notizia…
P.M.: La notizia si era sparsa. Lei andò sul posto, vuole descrivere questo posto innanzitutto?
M.F.: Sì, sarà circa 3 km da Borgo San Lorenzo…
P.M.: In direzione, scusi? Qual è il centro andando da Borgo verso il posto?
M.F.: Si va prima verso Vicchio…
P.M.: Ecco, ecco in direzione di Vicchio.
M.F.: Si segue la statale, la SS551, c’è il bivio per Rabatta, si prende quel bivio…
P.M.: Sulla destra, andando verso Vicchio…
M.F.: A destra, si prende il bivio a destra, da Borgo San Lorenzo si prende sulla destra e si va verso Rabatta, poi c’è la prosecuzione fino al ponte sul fiume Sieve. Prima del fiume Sieve, del ponte sul fiume Sieve, sulla sinistra c’è una stradina, percorsi una ventina di metri in questa stradina sulla sinistra ancora…
P.M.: Strada che all’epoca non era asfaltata? Strada di campagna…
M.F.: No, no, no sterra… No, quella che porta a Sagginale, la strada principale, si era asfaltata…
P.M.: Ecco, la strada sagginalese, mi scusi, quella che lei dice “Sagginale”, la saggina lese che va quantomeno da Borgo a Vicchio?
M.F.: Non ho capito.
P.M.: La strada che lei ha detto “il Sagginale” è la strad… la principale quella che va da Borgo a Vicchio?
M.F.: Si, quella è la SS61, è un’altra che è parallela alla 551.
P.M.: Benissimo. Anziché i numeri, ce li può dire con…
M.F.: Si, la strada statale e la strada provinciale.
P.M.: Bene, benissimo. Perfetto. Andiamo avanti.
M.F.: Ecco, sulla sinistra, dicevo, c’è uno spiazzo con a lato delle… c’erano delle viti allora, e una Fiat 127 con dentro il cadavere di Pasqualino Gentilcore e fuori, sul retro della macchina, il cadavere della Stefania Pettini.
P.M.: Quindi lei non ebbe dubbi che si trattava di quei ragazzi perché li conosceva o perché era il dato di fatto?
M.F.: Se io conoscevo…
P.M.: Subito, senza bisogno di fare grossi accertamenti o di toccare i reperti.
M.F.: No, no, no capii subito che si trattava dei due ragazzi ricercati. I familiari erano già avvenuti in caserma da me a dire che proprio non erano rientrati, diversamente dal solito perché erano stati al Teen Club a Borgo San Lorenzo.
P.M.: La sera.
M.F.: La sera, sì. E solitamente rientravano ad una certa ora ai rispettivi domicili perché il Gentilcore era di Molin del Piano e la…
P.M.: Veniva da Molin del Piano.
M.F.: Veniva da Molin del Piano. E la Stefania era di Vicchio, di Pilarciano, di là, insomma..
P.M.: Quindi era un luogo abbastanza vicino. Senta una cosa Maresciallo, quando vide questa scena lei chiamò qualcuno o cominciò magari a fare gli accertamenti aprendo sportelli, toccando reperti… se lei lo ricorda…
M.F.: No, no io non toccai…
P.M.: Fu necessario ai fini di identificare i ragazzi aprire qualche sportello o lei vide…
M.F.: No, no, io non toccai nulla.
P.M.: Era solo lei?
M.F.: Ero solo come comandante, ma per radio, visto che c’erano i morti, chiamai subito i soccorsi in caserma. Avvertii la centrale perché mi mandassero altri uomini.
P.M.: Un po’ di personale.
M.F.: E rimasi sul posto.
P.M.: Rimase lei e non intervennero altre persone.
M.F.: Rimasi io sul posto.
P.M.: Accertò in questo primo momento qualcosa che poi è risultato interessante ai fini della ricostruzione? Cioè se c’erano bossoli? Se c’era del materiale?
M.F.: No, c’erano… sul corpo…
P.M.: Com’era messa la macchina? Se c’era qualche sportello aperto…
M.F.: La macchina, se non vado errato…
P.M.: Poi abbiamo le foto, non si preoccupi, ora cerchiamo di vedere il suo ricordo soprattutto sul come, quando arrivò lei, al di là delle foto che sono state scattate sicuramente dopo, quali erano i dati obiettivi, cioè se c’era… il cadavere ce l’ha già detto, la donna era dietro la macchina, l’uomo dov’era?
M.F.: Era al sedile di guida.
P.M.: Era sul sedile di guida.
M.F.: Sì, sul sedile di guida, in mutandine…
P.M.: Il sedile di guida era aperto o chiuso?
M.F.: Lo sportello…
P.M.: Lo sportello, sì scusi.
M.F.: Lo sportello di sinistra era chiuso con i vetri rotti. Con il vetro rotto.
P.M.: Ecco, aveva il vetro rotto ma chiuso.
M.F.: Chiuso, si.
P.M.: Ricorda se c’era la sicura o meno?
M.F.: C’era la sicura.
P.M.: Quindi questo primo dato che lei notò e io ora evidenzio, attraverso la sua deposizione, vetro rotto, sicura chiusa, sportello chiuso.
M.F.: Sì, sì, sì sportello chiuso.
P.M.: Sicura abbassata.
M.F.: Abbassata, sì.
P.M.: Bene. Il ragazzo sulla sedile di guida.
M.F.: Sì, sul sedile di guida con il capo reclinato in avanti.
P.M.: In avanti. Lo sportello di destra in che posizion…
M.F.: Lo sportello di destra era aperto.
P.M.: Completamente aperto?
M.F.: Completamente aperto.
P.M.: Completamente aperto. Lei non se fra allo sportello… ecco, innanzitutto se su il sedile di destra c’erano delle macchie, c’era qualche… sangue… cose di questo genere, lo ricorda? O meglio, se c’erano macchie di sangue fra quel sedile…
M.F.: Non notai… mi sembra che non notassi macchie di sangue sul sedile.
P.M.: Lei non lo notò. Va be’ poi è stato notato, se necessario da altri. E se, mi riferisco sempre al momento in cui interviene lei, se vi erano segni di trascinamento… c’è da presumere, fra il sedile di guida, sportello destro, e il punto dov’era la ragazza? Se c’erano sul terreno macchie di sangue, se c’erano bossoli? Questo prima delle foto.
M.F.: No, no, al momento non c’…
P.M.: Lei non le vide.
M.F.: L’ipotesi di bossoli non c’era perché sembrava…
P.M.: Ecco, ecco questa era la caratteristica che volevo che lei mettesse in evidenza.
M.F.: Sembrava che fossero colpi di stiletto, di pugnale, di qualcosa di acuminato; di uno strumento acuminato, inferto sui corpi delle…
P.M.: Questo volevo che lei mettesse in evidenza. Il dato emergente, quando voi arrivate sul posto, è che pensate che i due sono morti a causa di un’arma bianca, bene?
M.F.: Da principio si.
P.M.: Non avete… da principio si, perché…
M.F.: Le ferite si erano già ristrette insomma…
P.M.: Le ferite che voi vedete…
M.F.: Non si poteva desumere che si trattasse di proiettili. Sembravano proprio colpi di pugnale, qualche altra cosa, insomma, a prima vista.
P.M.: Questi si vedevano bene sulla ragazza o su entrambi?
M.F.: Io li vidi bene sulla ragazza. Ne il pube.
P.M.: Sul ragazzo vide…
M.F.: E sul ragazzo vidi dei buchi, si sulla parte, mi sembra…
P.M.: E le sembrarono anche in quel momento…
M.F.: Pure d’arma bianca.
P.M.: D’arma bianca. Cioè non c’era contraddizione fra i due elementi. Quindi non cercaste, ne vide lei in quel momento se c’erano bossoli.
M.F.: La ragazza era con le gambe aperte e nella vulva aveva un tralcio di vite.
(…)
M.F.: Si, era nuda, poverina.
P.M.: E lei ebbe la possibilità di ricostruire da dove era stato tolto quel tralcio di vite? Cioè se c’erano delle viti intorno…
M.F.: A due/tre metri c’erano delle viti quindi…
P.M.: Vide… si, questo si capisce oggi che lavora preso di lì, è più che probabile anzi… ma lei vide, se era possibile identificare un punto della vite lì vicino da cui era stato staccato o è un accertamento che non ha fatto?
M.F.: No, no, non…
P.M.: Non era in quel momento…
M.F.: Pensai che senz’altro era stato staccato di lì…
P.M.: Non riuscì, o almeno lei non evidenziò… Ecco, intervenne qualche altro… i vostri comandanti, in quel momento?
M.F.: Dopo arrivarono, arrivò… dunque… per prima cosa chiamai… dissi alla centrale operativa di avvisare il giudice di Borgo San Lorenzo, il dottor Serrao.
P.M.: Ecco, va bene, venne…
M.F.: Poi arrivò, se non vado errato in successione, il giudice La Cava, che assunse la direzione delle indagini.
P.M.: Bene. Venne da Firenze quindi?
M.F.: Sì, venne da Firenze.
P.M.: Mentre il pretore era lì a Borgo. E il Maresciallo, se non vado errato, Trigliozzi?
M.F.: Trigliozzi era un Maresciallo del nucleo… arrivò dopo. Perché era del nucleo investigativo.
P.M.: Di Borgo.
M.F.: No, di Firenze.
P.M.: Venne da Firenze.
M.F.: La direzione delle operazioni venne assunta dal nucleo operativo che era superiore al…
P.M.: Vennero da Firenze con il giudice.
M.F.: C’era l’allora Capitano Dell’Amico, il Colonnello Vieto che comandava il gruppo.
P.M.: Vennero tutte queste persone, comunque quello che aveva visto lei e ci ha evidenziato sono le cose che c’ha detto e che ha visto prima che venissero questi altri…
M.F.: Prima che arrivasse chiunque sul posto. Dopo si fece subito una calca del… non so come avessero fatto capirlo… insomma…
P.M.: Prego, scusi? Hanno fatto?
M.F.: Subito dopo, dalla distanza di nemmeno una mezz’oretta arrivò molta gente sul posto…
P.M.: Una calca! Scusi, non avevo capito.
M.F.: Io ero solo e cominciarono a pesticciare il terreno, perché c’era dell’erba.
P.M.: Dopo questi suoi… che comunque lei aveva focalizzato i luoghi nel modo che c’ha detto. Ricorda se i fotografi che hanno fatto poi tutte le numerosissime, per fortuna, fotografie che io ora le mostrerò, vennero – per intendersi – da Firenze, quindi passò del tempo, o se le foto furono scattate da qualcuno lì di Borgo? Nel senso che le foto che abbiamo sono foto sicuramente genuine come accertamenti sul luogo, nel senso che furono fatte prima possibile, prima che intervenendo più persone ci sia oggi il dubbio, se dubbio c’è, ma non mi sembra…
M.F.: Se non vado errato venne l’appuntato, mi sembra che fosse l’appuntato Cicchetti che faceva parte della squadra di Polizia giudiziaria.
P.M.: Di Borgo?
M.F.: Di Borgo.
P.M.: Quindi le foto, ora gliele mostrerò…
M.F.: Quindi scattò le prime foto, poi arrivarono altri…
P.M.: Nel senso che lei dette disposizioni di fare foto subito?
M.F.: Sì, sì.
P.M.: Appena reperì il fotografo ovviamente.
M.F.: Appena possibile, appena giunto in loco.
P.M.: Senta è un dato importante, io non so quanto lei lo ricorda o fece lei personalmente accertamenti, direi che, lo dico subito, è il dato più interessante dal punto di vista della ricostruzione che fa il P.M. oltre a quello delle ferite, è quello relativo a oggetti che furono trovati nella macchina. Oggetti dei ragazzi, restituiti o meno, e dove e esse furono trovati. Lei su questo particolare – oggetti personali intendo – su questo particolare ha qualche ricordo preciso? Nel senso se c’erano delle cose. Guardando i verbali di sequestro e di dissequestro ci sono elenchi lunghissimi di oggetti che erano in questa macchina. Lei in proposito fece qualche valutazione sul momento? Cioè vide che c’era quello che io sto dicendo o su questo particolare degli oggetti che potevano essere nella macchina lei lo trascurò perché c’erano altre cose da fare e lo ha fatto qualche d’un altro?
M.F.: No, insomma, più o meno diedi l’occhiata in macchina…
P.M.: Sì.
M.F.: E c’erano molte cose alla rinfusa, così… I vestiti dei ragazzi erano però fuori, fuori macchina e ben ordinati. Non so chi glieli avesse messi, se loro stessi o il mostro. Non lo so insomma.
P.M.: O l’autore, diciamo, eh Maresciallo?
M.F.: O l’autore de…
P.M.: Così è più corretto nei confronti… l’autore… qualcuno dice gli autori, noi siamo qua per cercare di dimostrare la verità, eh? Quindi lasciamo fare “mostro”, lasciamo…
M.F.: Poi la macchina fu portata in caserma…
P.M.: Aspetti, mi scusi eh…
M.F.: E quindi la…
P.M.: Troppo velo… Scusi, scusi Maresciallo, io volevo mettere in evidenza per la Corte questo dato: mi sembra di capire dal suo ricordo che lei sul punto non ha ricordi precisi. Le dice: “C’erano innanzitutto parecchie cose alla rinfusa”, ricorda qualcosa innanzitutto? E poi questo concetto che lei ci dice “alla rinfusa” è un concetto che lei si fa oggi o a un motivo per pensare che sono alla rinfusa?
M.F.: per che ve…
P.M.: Che oggetti erano? Dove erano sistemati?
M.F.: No, che oggetti fossero non lo ricordo.
P.M.: Lei ha ricordato dei vestiti no?
M.F.: Anche perché dopo sarebbe stato fatto la ricognizione, insomma…
P.M.: E l’ha fatta qualche altro.
M.F.: E l’ha fatta si…
P.M.: Allora senta, torniamo a questi oggetti che lei ricorda alla rinfusa, cioè erano oggetti personali? Ha parlato di vestiti, questi vestiti…
M.F.: Mancava la borsetta della Stefania.
P.M.: Ohoo! Ecco, era questa la domanda.
M.F.: Non c’era borsetta e i familiari dissero che…
P.M.: Scusi, scusi, scusi un attimo Maresciallo, scusi, scusi, per cortesia!
M.F.: Prego.
P.M.: Lei dice “mancava la borsetta”, lei lo dice perché poi successe qualcosa di diverso o perché lei pensava che per forza la ragazza avesse la borsetta? Ci vuole spiegare perché lei dice mancava la borsetta?
M.F.: Perché i familiari dissero che… i familiari della Stefania dissero che la ragazza era uscita con la borsetta.
P.M.: Eccoci. Quando andate li voi questa borsetta, che state cercando fra le altre cose, non la trovate. I familiari vi dicono: “Guardate, c’è la borsetta della ragazza?” e non c’è.
M.F.: C’era la borsetta?
P.M.: Capisce che per noi oggi, per la Corte, per il P.M. ovviamente è un elemento importante. Questa borsetta… rimaniamo… scusi eh… non vada avanti…
M.F.: Sì, sì.
P.M.: Perché lei sa già altre cose, io alla Corte glielo voglio dimostrare un po’ alla volta. Questa borsetta dai familiari fu descritta? Le dissero “era una borsa sportiva”? Una borsa da sera?
M.F.: Una borsetta…
P.M.: Una borsa… La ragazza, se non sbaglio, andava a ballare…
M.F.: Era una ragazzina… borsetta che portano solitamente le ragazze di 18/19 anni.
P.M.: Di vent’anni.
M.F.: Sì, ma non ricordo se la descrissero o meno. Mancava la borsetta.
P.M.: Borsette non ne furono trovate. Però lei ci ha continuato anche ora a dire che c’erano oggetti alla rinfusa, almeno lei ebbe questa impressione. Questa impressione le fu data perché ebbe la sensazione che questi ragazzi erano così, un po’… tenevano la macchina così come capitava oppure che qualcuno aveva toccato le cose?
M.F.: Oppure che qualcuno?
P.M.: Aveva toccato. L’autore aveva mosso le cose.
M.F.: Non glielo posso dire.
P.M.: Non me lo sa dire. Giustissimo, più che corretto da parte sua.
P.M.: Allora facciamo un discorso diverso. La macchina di chi era? Lo accertasse?
M.F.: La macchina era del Pasqualino Gentilcore.
P.M.: Quindi del padre del ragazzo?
M.F.: Del padre del ragazzo.
P.M.: Nella fase in cui questi genitori parlavano della borsetta, venne fuori che gli oggetti che erano nella macchina erano del padre? Erano del ragazzo o della ragazza? O su questo non si…
M.F.: No, no, no.
P.M.: Non se ne parlò.
M.F.: Noi ricercammo la borsetta e la rinvenimmo poi…
P.M.: Questi oggetti alla rinfusa, se erano alla rinfusa, o comunque lei come li descrive…
M.F.: Si, un po’ in disordine.
P.M.: In disordine, benissimo. Non si sa se erano oggetti del padre, della ragazza…
M.F.: Se fossero dell’uno o dell’altro non lo so.
P.M.: Lei non lo sa. Lo possiamo vedere c’è, volendo, un verbale di restituzione. Sembrano apparentemente, lo vedrà la Corte, tutti oggetti della ragazza. È una descrizione veramente molto dettagliata di oggetti che sembrano più della ragazza che del ragazzo. Sono tutti documenti personali della ragazza, sicuramente non sono del padre. I familiari le dissero se quella macchina era in uso costante al ragazzo o se era un uso promiscuo? Nel senso che la usavano sia il padre che il figlio, proprio per vedere di risalire a questi oggetti.
M.F.: Non lo so, tenevano molto alla restituzione, al dissequestro del mezzo.
P.M.: Del mezzo. C’è un’istanza, negli atti, del padre che aveva bisogno dell’auto ma questo è tutto un altro discorso. Io vorrei rimanere agli oggetti e prima di cercare di focalizzare meglio con lei quali sono questi oggetti, vorrei che ci dicesse in merito a questa borsa. Questi genitori dissero che era una borsa normale che usano le ragazze che escono a vent’anni e voi non sapevate altro. Faceste una ricerca, ovviamente oltre che nella macchina, apriste bagagliaio? O apriste… sollevaste ovviamente i sedili per vedere cioè se c’era questa borsa, faceste un’indagine accurata? Sulla macchina.
M.F.: Sì, guardammo.
P.M.: E non c’era.
M.F.: Si guardò in macchina non c’era, nei dintorni non c’era…
P.M.: Allora guardaste intorno, intorno alla macchina?
M.F.: Si è non c’era.
P.M.: Non c’era.
M.F.: Non c’era.
P.M.: Voi vedeste in un raggio ampio oppure deste un’occhiata lì nei pressi?
M.F.: Un’occhiata ampia, piuttosto. Nei pressi.
P.M.: Questa borsa non c’era.
M.F.: Poi la ricerca si…
P.M.: Ecco vorrei…
M.F.: La ricerca si spostò…
P.M.: Voi vi metteste a cercare la borsa?
M.F.: Sì.
P.M.: Vi spostate in che direzione?
M.F.: Ci spostammo verso il luogo da cui erano entrati. Cioè dalla stradina. Dalla strada che porta a Sagginale.
P.M.: La strada sterrata che dalla provinciale va…
M.F.: Lasciammo la sterrata…
P.M.: Bene, andaste sulla statale…
M.F.: Sulla provinciale…
P.M.: La provinciale.
M.F.: No, quella comunale, quella là.
P.M.: Comunale.
M.F.: Sì, quella comunale. Andando verso il ponte della Sieve.
P.M.: Verso il ponte della Sieve. In direzione, mi scusi, verso per intendersi Borgo o verso Vicchio? Per ora tornaste…
M.F.: Beh, è perché Sagginale fa parte di Borgo San Lorenzo.
P.M.: Sì ma come direzione?
M.F.: No, seguendo…
P.M.: La strada volge verso…
M.F.: Seguendo la strada. Come per… siamo anda… dalla statale siamo andati sulla comunale, poi abbiamo girato a sinistra per andare… proseguendo…
P.M.: Bene.
M.F.: Da quel biviettino, dal bivio proseguendo…
P.M.: E voi guardaste… Guardavate… I Carabinieri o lei?
M.F.: No, tutti.
P.M.: Anche lei.
M.F.: Carabinieri. Furono…
P.M.: Cioè è una ricerca che fece anche lei personalmente mentre altri erano rimasti sul posto? O è una ricerca che avete fatto il giorno dopo?
M.F.: No, no, postuma, postuma.
P.M.: Dal posto. A piedi cominciaste a guardare?
M.F.: Si, si, poi guardammo in ogni posto, guardammo e si trovò oltre il ciglio della strada, gettata insomma, ecco. Sulla destra.
P.M.: Ecco lei la trovò oltre il ciglio…
M.F.: Non la trovai io.
P.M.: Ecco, siccome questo è un elemento, anche questo, un po’ importante, fu trovata oltre il ciglio della strada. Innanzitutto vediamo a… scusi… a che distanza dal luogo?
M.F.: Mah, sarà stato un duecento metri, nemmeno, dal luogo. E comunque la borsetta l’aveva presa indubbiamente l’autore del duplice delitto, che andando via ha preso la strada di Sagginale, indubbiamente.
P.M.: Ecco la strada di Sagginale che va verso Vicchio?
M.F.: Può andare verso Vicchio, può andare verso Borgo.
P.M.: Benissimo, quindi tornando indietro era l’unica strada da poter fare o si poteva andare da un’altra parte?
M.F.: No, poteva tornare indietro per andare verso la statale.
P.M.: Verso la statale con direzione Firenze… non lo so…
M.F.: Sì, poteva fare così.
P.M.: Mi scusi, mi scusi, mi scusi…
M.F.: Le due direzioni.
P.M.: Lui andò verso Sagginale, quindi verso Borgo, verso Vicchio, verso il Mugello anche se poteva andare dal luogo dell’omicidio dalla parte opposta, genericamente verso Firenze o azzardo? Verso la… anziché verso Vicchio… verso il Mugello dalla parte opposta.
M.F.: Sì, poteva andare verso Vicchio e poteva andare verso Borgo e Firenze poi.
P.M.: Ecco, invece lui andò verso Vicchio.
M.F.: Andò verso Sagginale che porta a Vicchio e porta a Borgo.
P.M.: Comunque in quella direzione, non sicuramente verso Firenze.
M.F.: No.
P.M.: Ohoo, importantissimo questo. Cioè la borsa fu trovata in una strada in direzione verso Vicchio/Borgo e non verso Firenze.
M.F.: Eh bisogna vedere che s’intende.
P.M.: Glielo chiedo a lei.
M.F.: Perché di là si può andare a Firenze comunque.
P.M.: Certo, si ritorna la Borgo. Bene, benissimo, rimaniamo così. Allora vorrei andare avanti ancora. Questa borsa lei dice fu trovata. Lei ricorda chi la trovò e a che ore?
M.F.: Uno dei Carabinieri, mi pare nel primo pomeriggio.
P.M.: Nel primo pomeriggio?
M.F.: Mi pare.
P.M.: Si ricorda chi era questo Carabiniere che la trovò?
M.F.: Eh…
P.M.: Negli atti lei non li ha riguardati?
M.F.: No, no, io non ho riletto nulla.
P.M.: Non ha riletto. Perché leggendo gli atti mi sembra che fu trovata in serata.
M.F.: Eh si, insomma. Più o meno.
P.M.: Ecco, forse… mah… più o meno è importante perché fu scoperto alle 7:30 di mattina, voi la cercate tutto il giorno, la trova un Carabiniere che era andato a cercarla apposta o la trova perché qualcuno gliela segnala?
M.F.: No, no…
P.M.: Le dico subito sull’atto… sul verbale di sopralluogo voi date atto che la borsa è stata trovata – mi scusi eh, glielo vorrei contestare – innanzitutto su segnalazione telefonica – e non si spiega di chi – fatta alla stazione di Borgo San Lorenzo. Nel senso che – io leggo quel verbale – questa borsa fu trovata perché qualcuno ve lo indicò. Non cambia nulla eh Maresciallo! E poi fu trovata alle ore 18:30, cioè sono passate diverse ore, una decina d’ore…
M.F.: Ma io questa circostanza della telefonata non la conosco.
P.M.: Lei… Ecco, e a circa trecento metri dal luogo del reato. Voi descrivete, dato che lei non se lo ricorda glielo leggo io, in un campo di granturco, sulla destra della strada che da Rabatta conduce a Sagginale. La borsa era della Pettini, dentro la quale si trovavano cose… eccetera. Lei è in grado di dirci allora chi la trovò ora? Ricorda meglio?
M.F.: Non ricordo chi…
P.M.: Questo dato…
M.F.: Ce n’erano parecchi di Carabinieri ma non ricordo chi fosse.
P.M.: Qualcuno. Ricorda se fu fotografata? Se fu fotografato il luogo? Perché lei mi sembra abbia detto: “andando via fu gettata”…
M.F.: Indubbiamente doveva averla gettata di là.
P.M.: Capisce? Uno che porta – mi segua un attimo – qualcosa con sé e poi la getta vuol dire che ci ripensa. Oppure vuol dire – ma queste sono cose valutazioni – che toglie qualcosa, vede se c’è qualcosa che gli interessa è poi la butta. Ma questo lasciamo fare, noi ancora non lo sappiamo. Io volevo vedere con lei se si riesce esattamente a identificare il punto in cui fu trovata. Nel senso… molto vicino alla strada fu gettata da uno che… se si può ovviamente… con il suo ricordo o con il ricordo di qualcuno che lei ci indica come persona che l’ha trovata… se si può ricostruire se questa borsa è vicino a una strada dove, in ipotesi, si passa in macchina, in bicicletta, il motorino o se è un luogo dove necessariamente, essendo distante dalla strada, uno c’è passato a piedi, uno ce L’ha dovuta tirare. Ecco, su questo rinvenimento, su queste deduzioni lei ci può dire qualcosa? Ci può indicare, se lo ricorda, chi ha fatto il ritrovamento, chi ci può dare un aiuto, come persona fisica dei Carabinieri, su questo punto?
M.F.: Chi l’avesse trovata io non lo ricordo.
P.M.: Non lo ricorda.
M.F.: Non so chi fosse il Carabiniere, ce n’erano parecchi…
P.M.: Però lei ci ha detto “sembra che sia stata buttata” o…
M.F.: Certo.
P.M.: Perché?
M.F.: Dalla strada, percorrendo la strada verso Sagginale qualcuno l’ha gettata così ma non a troppa distanza, non ha eccessiva distanza, oltre il ciglio.
P.M.: Ne sa qualcosa di preciso… nel senso la distanza del ciglio… la distanza dalla… io le dico subito…
M.F.: Questione di tre/quattro metri dalla strada.
P.M.: Dal ciglio della strada.
M.F.: Dalla strada.
P.M.: Quindi lei ha nella sua mente un ricordo più verosimile, poi lo approfondiremo, di uno che passa – non lo so – con un mezzo o a piedi, poi la butta nel granturco.
M.F.: Può gettarla così.
P.M.: Non di uno che sta camminando nel granturco?
M.F.: No, no, no.
P.M.: Lei ha questo ricordo qua.
M.F.: Indubbiamente.
P.M.: Io le mostrerò una foto, perché avete fatto fortunatamente una foto del ritrovamento di quella borsa, però non si vede la strada, si vede solo la borsa in mezzo al granturco. Ha una possibilità – gliel’ho già fatta la domanda – di ipotizzare chi degli altri l’ha trovata? Perché per me è importante approfondire questo punto.
M.F.: Lo so ma non ho ricordo.
P.M.: Cioè qualcuno, autore di questi delitti, si porta dietro la borsa, si dirige non verso Firenze, o comunque si dirige verso il Mugello e lei dice, dall’accertamento, butta questa borsa, che fu trovata fra il granturco, il ricordo suo è che fu trovata qualche metro e poi sarebbe interessante vedere di ricostruire se i familiari furono subito avvertiti di questo ritrovamento o sei familiari videro questa borsa o se per motivi vostri la teneste voi ai fini degli accertamenti e quindi mancò quel dato immediato fra borsa e familiari per vedere se qualcuno dei familiari era in grado subito di dirci “è stata rovistata”, “manca qualcosa”, “c’è qualcosa in più”… Ecco, su questo dato lei ha dei ricordi? Cioè fu portata la madre? Gli fu resa e via? Oppure la madre disse qualcosa? Si sequestrò? Perché negli atti obiettivamente questo elemento, che per noi oggi è importantissimo, perché ricordo alla Corte che in uno degli omicidi il P.M. ritiene di aver dimostrato con incidente probatorio – mi riferisco all’omicidio dell’83 – che l’autore di quel fatto ha portato via qualcosa, tant’è che aveva un blocco in casa. Allora mi capisce, se noi riusciamo qualche elemento di massima precisione, non per suggestione ma per riuscire al massimo a essere obiettivi sul punto, riuscire a dimostrare che quella borsa innanzitutto è stata portata via dall’omicidio e l’abbiamo dimostrato; cioè l’autore di questi fatti è uno che nel 1974 sicuramente porta della borsa. A me interesserebbe riuscire a avere più notizie obiettive possibili sul ritrovamento di questa borsa, sulla restituzione alla madre e sulla eventuale presenza o mancanza di oggetti da questa borsa. O molto importante, se il dato era, come sembra di capire oggi solo per deduzione, che qualcuno aveva quantomeno guardato nella borsa – e non può essere che l’autore di quei delitti – e poi non contento perché non aveva trovato ciò che lo interessava o con…
Presidente: Va bene, facciamo le domande però.
P.M.: Sì, domande questa, era la partenza…
Presidente: Sennò in questa maniera, involontariamente, si orienta il teste.
P.M.: Ha ragione. No, la domanda l’ho già fatta Presidente. Scusi, ha ragione sicuramente mi trattengo in queste deduzioni, volevo…
Presidente: Magari il teste non se ne accorge ma…
P.M.: Benissimo. Però la domanda chiave era: se fu restituita o no. Immediatamente o se qualcuno dei genitori ne tornò subito in possesso.
M.F.: Vennero chiamati i familiari della…
P.M.: Lei era presente? O l’ha fatto qualche altro Carabiniere?
M.F.: No, no l’ha fatto… è stato fatto dalla squadra.
P.M.: Quindi non da lei?
M.F.: Non da me personalmente.
P.M.: Quindi allora ci possiamo fermare perché tanto… sennò si fa lo stesso errore che ho fatto io.
M.F.: Certo. Si, si.
P.M.: Dalla squadra. Quindi il Trigliozzi per intendersi? Maresciallo Trigliozzi?
M.F.: Non lo so se fosse Trigliozzi o il Maresciallo Sciarra, che comandava la…
P.M.: Senta, allora faccia… il Maresciallo?
M.F.: Sciarra, che comandava la squadra di polizia giudiziaria.
P.M.: Di Borgo.
M.F.: Di Borgo San Lorenzo.
P.M.: Allora facciamo un’ultima domanda su questo punto. Lei ricorda di averla vista o meno questa borsa? Lei personalmente.
M.F.: La borsa?
P.M.: Sì.
M.F.: Sì, l’ho vista, certo. E mi risulta…
P.M.: E l’ha vista in caserma o l’ha vista sul posto?
M.F.: No, no sul posto. Così… la… la… era stata ritrovata. Io cercavo assieme agli altri.
P.M.: Però sono le 6:30 di sera dite nella… Quindi sembra che dalle 7:00 di mattina siate tutti a cercare questa borsa, invece dal suo… dalla relazione…
M.F.: E va be’ ma… Abbiamo fatto altre cose prima.
P.M.: Benissimo. No, no io volevo solo evidenziare quanto il suo ricordo è preciso sul punto ritrovamento, per i motivi che…
M.F.: Si, si. Insomma io nel pomeriggio, ora non so se, non ricordo se fossero le 6:30…
P.M.: Lo dite voi nel verbale di sopralluogo.
M.F.: Sarà il verbal… sarà le sei e mezzo…
P.M.: Quindi lei comunque ha presente questa borsa. Se poi questa borsa fu restituita ai genitori o la tratteneste voi… perché mi sembra…
M.F.: Fu trattenuta in caserma.
P.M.: Fu trattenuta in caserma e consegnata successivamente.
M.F.: E fu chiamato qualcuno per vedere se… per sapere se…
P.M.: Allora lei ha davanti a sé la scena di – se ce l’ha – dei genitori o della madre che vede questa borsa e dice qualcosa?
M.F.: Non c’ero quando… ho saputo dopo che non mancava nulla dalla borsa.
P.M.: Ecco, l’ha saputo dopo, qualcuno…
M.F.: Non c’era in caserma.
P.M.: Bene, io sul punto non ho altre domande.
P.M.: Tornerei un attimo, Maresciallo, al luogo. Abbiamo focalizzato questo dato, che viene trovata successivamente, lei ci ha fatto le sue considerazioni, il P.M. si è allargato troppo, se ne rende conto, ci fermiamo, perché non è giusto, non è corretto andare su questi dati – che ci possono essere riferiti da altre persone – approfondire ora, vedremo con le deposizioni di coloro che le hanno fatte, eventualmente questo Maresciallo, se la Corte crede o attraverso altre persone. Torniamo al luogo, lei dice, ci ha prima riferito questa sua prima impressione, che qualcosa era stato rovistato, poi ci ha parlato di vestiti che erano fuori? Ci può essere…
M.F.: Fuori dalla macchina.
P.M.: Cioè che vestiti erano? Lo ricorda?
M.F.: Beh, mi pare che ci fossero un paio di pantaloni, qualche gonna, i vestiti che indossavano i ragazzi. C’era un pantalone in più perché dissero che il Pasqualino aveva comprato un pantalone. Era nuovo, uno nuovo.
P.M.: Mi sembra addirittura – glielo faccio io per ricordarglielo – che c’era un foglio di una lavanderia. Lo ricorda? No?
M.F.: Ma non me ne ricordo.
P.M.: Va be’, va be’ su questi vestiti…
M.F.: Ah, è… forse aveva ritirato la… si, si…
P.M.: Lo ricorda?
M.F.: Nel pomeriggio aveva ritirato la…
A.F.: Presidente, il Pubblico Ministero sta facendo ricordare troppe cose al teste.
A.B.: .: No, anche del processo dell’83! Non c’entra nulla.
Presidente: Beh, va bene…
A.B.: .: Addirittura attribuisce, già sicuramente…
P.M.: No, scusi, era per giustificare la domanda.
A.F.: Eh no! Nell’ottanta… ha detto che nell’83 sono stati trovati nel camper dei tedeschi degli oggetti… li ha portati a casa… quell’autore… era stato trovato un album… era Pacciani…
Presidente: Va bene, va bene, avvocati, sono già intervenuto cinque minuti fa. È inutile che ripeta quello che ho già detto.
P.M.: Mi sembra che l’abbia…
A.F.: Mi sembra che ha guidato proprio passo, passo…
P.M.: Allora… dopo però, l’ho mirato dopo che ci aveva detto, comunque fuori della polemica, il P.M. se n’è reso conto, basta così. Vogliamo mostrare al teste… cominciare con le foto… per vedere se…
A.B.: .: Mi scusi signor Pubblico Ministero.
P.M.: Prego.
A.B.: .: Posso fare delle domande sul punto? Oppure lo facciamo dopo?
P.M.: Io farei tutto insieme perché può darsi che le domande sono facilitate per tutti dalle foto che ci possono aiutare e evitare….
Presidente: Anche in questo caso, per favore, gli operatori non riprendano quello schermo. Inquadrate qualunque altro soggetto ma non quello schermo. Va bene? Queste foto, per favore, non vanno riprese.
P.M.: Ecco, le foto sono numerate, per fortuna. Sono numerose e lo dico subito, sono una serie di foto che riguardano il luogo e poi c’è un intero fascicolo che riguarda poi le ferite fatto a medicina-legale. Quindi ora, ovviamente, con il Maresciallo mostreremo – e alla Corte – tutte queste numerose foto che obiettivamente sono tutte in linea, mancano i particolari, con quello che ci ha detto finora il Maresciallo. Questa è la prima foto che abbiamo nel fascicolo. È una foto di insieme quando i Carabinieri arrivano, mi sembra. Ci vuole… ecco, vogliamo leggere? “Panoramica del luogo… i cadaveri…”. Maresciallo le ricorda qualcosa? Ci può spiegare meglio dove la strada? Se da questa foto riesce…
M.F.: Ecco, c’è la strada…
P.M.: Ecco per intendersi, la parte frontale della macchina e verso la strada?
M.F.: E’ verso la str… Si, si.
P.M.: Ecco, quindi dalla strada era venuta come a marcia indietro?
M.F.: Non lo so se fosse venuta a marcia indietro…
P.M.: Scusi, dalla parte posteriore non c’è strada?
M.F.: No, no dalla parte posteriore non c’è strada.
P.M.: Bene, quindi l’unica via d’uscita è da davanti. Bene. Vogliamo un po’ ingrandire per la macchina? Per vedere se si vede qualcosa… Innanzitutto il finestrino effettivamente…
M.F.: Ecco il finestrino rotto. Si.
P.M.: Vogliamo mostrare anche il corpo dietro?
M.F.: E dietro, si. Ecco.
P.M.: Qui sembra ci sia un lenzuolo.
M.F.: Si, coperta, dopo.
P.M.: Quella dietro che cos’è? Una pianta?
M.F.: Si, sono viti… ci dovrebbero essere poi come… i vestiti.
P.M.: In terra. No io dicevo la pianta…
M.F.: La pianta si. È un alberino.
A.C.: Un alberino.
P.M.: Lo vogliamo ingrandire? Per caso è quella la vite o no?
M.F.: Com’è per caso?
P.M.: È quella la pianta di vite? No, sembra di no.
M.F.: No, no, no.
P.M.: Bene, bene, bene. Vogliamo andare avanti?
M.F.: No, no, no.
P.M.: Sulla seco… si vede obiettivamente ma era importante mettere in evidenza che non era proprio lì. Andiamo alla seconda foto.
M.F.: E io sarei questo di spalle.
P.M.: Ecco la seconda, questa invece è più agghiacciante, forse perché ci da proprio la scena… fra l’altro la ragazza è scoperta…
M.F.: E’ scoperta, con le gambe aperte, divaricate.
P.M.: Vogliamo fare un… un po’ un primo piano di com’è la scena.
M.F.: Eh…
P.M.: Si vede la vite. Se si può ingrandire ancora…
M.F.: È agghiacciante.
P.M.: Se si può. E poi ne abbiamo altre. Questa è la situazione che lei trova quando arriva?
M.F.: Si.
P.M.: Quella dovrebbe essere la vite. Poi abbiamo i particolari, andiamo avanti. Ecco, qua… vogliamo leggere la didascalia per cortesia? “Veduta della pianta di vite da dove è stato…” Allora vede, sembra che qualcuno ha poi trovato il punto… io obiettivamente dalla figura non riesco a vedere da dove è stato strappato ma insomma… prendiamo atto che i Carabinieri…
M.F.: Ecco, ecco, ecco.
P.M.: Ecco, sembra quello lì, no? Sembra proprio strappato… Ecco. Andiamo avanti. Andiamo quella sotto. Questa è una veduta laterale. Vogliamo leggere la didascalia? Sembra che… “Panoramica del luogo…”, bene, andiamo avanti, non mi sembra… Ecco, continua… Maresciallo, si vede ancora il vetro rotto e la posizione della vittima di sesso femminile. Questa è dal davanti. Dico bene?
M.F.: Si, si. Era in quella posizione lo sportello aperto.
P.M.: Si vede la stradina che la macchina avrebbe fatto… a questo punto par di capire a marcia indietro.
M.F.: Si può darsi perché quella stradina prosegue.
P.M.: Ah ecco.
M.F.: Quindi può darsi che…
P.M.: Erano andati e avevano girato. Benissimo, benissimo.
M.F.: … alla piazzola abbia fatto marcia indietro e si sia sistemato…
P.M.: Comunque per tornare, per andare via era la direzione quella della macchina.
M.F.: Si per andare via si.
P.M.: Bene, bene. Andiamo avanti. Questa è la stessa posizione, preso dalla parte opposta, c’è la ragazza, si vede bene lo sportello aperto. Lo sportello lo trovaste così? Nel senso…
M.F.: Così lo trovai.
P.M.: Scusi, il finestrino era chiuso?
M.F.: Quale finestrino?
P.M.: Lo sportello aperto, il finestrino di destra chiuso?
M.F.: Si, si, si.
P.M.: Lo vogliamo inquadrare?
M.F.: Si, si era chiuso il finestrino. Era aperto lo sportello solamente.
P.M.: Andiamo avanti. Questa è un… ecco… una veduta trasversale. Il finestrino è chiuso. La ragazza è lì, mi sembra che riusciamo avere un quadro di insieme piuttosto particolareggiato che corrisponde esattamente alle dichiarazioni fatte dal teste. Andiamo avanti, questa è una foto agghiacciante…
Presidente: Se… io queste foto se non è strettamente necessario…
P.M.: No, non è strettamente necessario, no, no, tiriamo avanti. Non è assolutamente necessario. Anche queste… sarà necessario invece, presidente, farle con il medico legale.
Presidente: Va bene, va bene.
P.M.: Perché invece è strettamente indispensabile dimostrare la dinamica dei colpi di arma bianca e la posizione… questo invece importante.
Presidente: Certo, certo, certo.
P.M.: Per ora le possiamo saltare, tanto quel corpo è stato trovato così, dimostreremo poi i colpi di arma bianca in altro modo. Vogliamo pure saltare, non c’è problema. Andiamo invece al finestrino, qui è importante per due motivi…
M.F.: Eh… Pasqualino…
P.M.: Fa vedere come la testa del ragazzo è reclinata, così come ce aveva detto il teste; che il finestrino era rotto, poi vedremo i periti cosa ci hanno detto in punto di dinamica. Andiamo a quella sotto. Mi sembra sia la stessa foto con obliquazione dal dietro. Non so, c’è un pezzo di vetro ancora attaccato… Andiamo avanti. Ecco, questo serve…
M.F.: È Pasqualino.
P.M.: Si, prima facciamo quella superiore.
M.F.: Gentilcore.
P.M.: Non ci dice niente di nuovo, quindi andiamo quella sotto dove invece abbiamo la – se non capisco male Maresciallo – la posizione del ragazzo così come si vede dallo sportello che lei trova aperto?
M.F.: Si, si.
P.M.: Vediamo che ci sono…
M.F.: Dalla parte destra dell’auto.
P.M.: Cioè lei arriva trova questo sportello aperto e lo vede così?
M.F.: Si, così.
P.M.: Bene? Andiamo avanti.
M.F.: No, quello di là è chiuso però.
P.M.: Scusi, voleva dire qualcosa?
M.F.: No quello di guida è chiuso. Lo sportello di guida…
P.M.: Si, quindi lei lo vede così come la foto dallo sportello di destra aperto.
M.F.: Si, si.
P.M.: Andiamo avanti. Ecco questa è una foto la cui didascalia – se la riprendiamo – serve solo a dimostrare la rigidità cadaverica, almeno così dice la didascalia. È il momento in cui viene spostato il corpo. Se la leggiamo… “Posizione del cadavere del Gentilcore…”
M.F.: Dopo la rimozione.
P.M.: Durante la rimozione, rigido. Bene. Quindi serve solo a dimostrare le ore che sono passate. Sono ancora queste foto che possiamo saltare, sono tutte in sintonia. Andiamo avanti se ce ne sono altre. Ecco, questo le ricorda qualcosa? Ecco, “Veduta del sedile anteriore destro dell’autovettura. Si notano grosse macchie di sangue.” Questo è il sedile, quello che voi trovate vuoto. Sedile destro.
M.F.: Si, quello su cui…
P.M.: Va be’… si è scritto, lei dice “non ricordo”, mi ha detto prima…
M.F.: È certo.
P.M.: Cose particolari su questo. Qui dobbiamo leggere la didascalia, per cortesia. Ecco, dice: “La freccia bianca indica parte dell’indumento intimo rinvenuto a terra vicino al cadavere della ragazza.” Della Pettini Stefania. Ricorda qualcosa?
M.F.: No, no, no.
P.M.: In proposito? No. Va be’ andiamo avanti. Andiamo avanti. Se è strappato o meno, intendo dire Maresciallo.
M.F.: Non lo ricordo.
P.M.: Va bene. La foto successiva, la 26, ci fa la posizione dei bossoli calibro 22, cinque, rinvenuti sul luogo del delitto.
M.F.: Si, si.
P.M.: Ricorda questi bossoli, che sembrano così vicini, ovviamente sono stati fotografati non erano rimossi…
M.F.: Non lo so.
P.M.: Non lo sa. Sono tutti vicino all’altro.
M.F.: I bossoli… io ho partecipa… io l’ho trovato io stesso assieme ad altri.
P.M.: Benissimo. Ricorda…
M.F.: Erano vicini così.
P.M.: Ecco, rispetto all’auto
M.F.: Quando sia stata scattata la foto non lo so.
P.M.: Ricorda rispetto all’auto in che posizione erano?
M.F.: Come?
P.M.: Ricorda rispetto all’autovettura in che posizione erano?
M.F.: Erano al di fuori.
P.M.: Noi torniamo… torniamo a una foto dell’auto per cortesia? Una di quelle là, una delle prime. Ecco, in che posizione… no, no, l’altra quella che già fatto vedere ora va benissimo. Rispetto…
M.F.: No, no dalla parte anteriore dell’auto. Ecco… Da quella parte, dove si vedono i Carabinieri, ci sono io stesso là.
P.M.: Sulla destra eh?
M.F.: Sulla destra della macchina. Almeno… Se non ricordo male.
P.M.: Ecco, forse lei lo ricorda così, foto non ne abbiamo… dobbiamo comunque…
M.F.: …la piazzolina e là si cercavano i bossoli.
P.M.: Dobbiamo rifarci un po’ agli atti di allora che sembra, dai verbali loro vedranno, sembra di capire che invece di bossoli sono sulla sinistra. Cioè dalla parte opposta dove lo sportello è chiuso. Lei non… Ecco, dovrebbero essere lì, grosso modo. Da quello che dicono gli atti e soprattutto la perizia balistica. Vogliamo andare avanti? Ci sono altre foto? Si, dovrebbero esserci dopo quei cinque bossoli… Andiamo avanti ancora. Ecco, sono… posizione di un solo bossolo di cui… non ci aiuta molto… Andiamo avanti ancora. Sotto. Mi sembra ugualmente… vedendoli così le dice qualcosa di più sulla posizione rispetto all’auto?
M.F.: No.
P.M.: No. Abbiamo avanti, grazie. Direi che il reperto è identico, ci riesce difficile dare la posizione. Questo invece è importante, vediamo la didascalia, per fortuna la foto… relativa alla borsa… dice: “Campo di granturco situato a 250 metri circa dalla luogo del delitto. Le frecce rosse indicano il punto ove è stata rinvenuta la borsa della Pettini.”
M.F.: Eh si, io ho detto un 200 metri…
P.M.: Vogliamo provare… prima una foto d’insieme… sembra di vedere del granturco, borsa si vede con difficoltà, proviamo se con qualche ingrandimento… ecco sembra… ora la ricorda meglio? La borsa. Riesce a vederla? Effettivamente è un po’… l’immagine non è… lì sembra ci sia un manico, no?
M.F.: Mah…
P.M.: Lì c’è una freccia…
M.F.: Come faccio a dire se era quella o…
P.M.: Non le…
M.F.: Son vent’anni…
P.M.: Lei l’ha vista sul posto o ora…
M.F.: Si sul posto.
P.M.: Lei quindi è andato a vedere… Va be’…
M.F.: Si, la si cercava tutti.
P.M.: Mhmm. Per il momento non ho altre domande al teste, grazie.
A.S.: Signor Presidente…
Presidente: Allora avvocato Santoni. Microfono. Bene, prego avvocato Santoni.
A.S.: Una prima delucidazione ulteriore sulla borsa. Dal campo dov’è stata trovata la macchina vi è una piccola strada, che lei ha definito comunale, che porta a Sagginale, esatto?
M.F.: Si.
A.S.: La borsa fu trovata a sinistra o a destra?
M.F.: A destra andando verso Sagginale.
A.S.: Perfetto. La strada sarà lunga un centinaio di metri, circa? Quanto è lunga?
M.F.: Per arrivare al ponte?
A.S.: Si.
M.F.: All’incirca. Un pochino di più pure.
A.S.: Quindi fu trovata non molto distante da questo piccolo campo dov’era la macchina, sulla destra…
M.F.: 250 metri da dov’era la macchina.
A.S.: Certo. le volevo chiedere invece qualche delucidazione maggiore sui vestiti che furono trovati sulla destra della macchina, forse se si potesse vedere… Vorrei sapere se vi erano macchie di sangue innanzitutto. Se voi avete rinvenuto delle macchie di sangue su questi vestiti.
M.F.: Che io ricordi non c’erano. Su quei vestiti no, non c’erano macchie di sangue. Che io ricordi.
A.S.: Ecco. Può escludere che sia stato qualcuno, che non è l’autore, cioè qualcuno che è intervenuto subito dopo il delitto, trovando questi vestiti, a sistemarli vicino alla macchina? In un certo ordine? Lo può escludere o no?
M.F.: No lo escludo.
A.S.: Lo esclude.
M.F.: Lo escludo.
A.S.: Ecco, si ricorda… io non lo so com’era vestita la ragazza… se vi erano delle calze… come erano stati sistemati? Con cura oppure erano messi un momento ammucchiati questi vestiti?
M.F.: No, no erano ordinati per bene. Messi in ordine insomma, ecco.
A.S.: Lei non si ricorda…
M.F.: Uno sull’altro per benino.
A.S.: Non si ricorda esattamente l’ordine – più o meno – di questi vestiti?
M.F.: No eh…
A.S.: Prima la ragazza… più alta… o meno?
M.F.: No, no, no, non ricordo. Erano in ordine i vestiti.
A.S.: Vi erano anche le scarpe, che lei si ricordi?
M.F.: Coi vestiti?
A.S.: Si.
M.F.: No, no, non mi pare. Non mi pare.
A.S.: Non c’erano le scarpe.
M.F.: Non mi pare.
A.S.: Dentro i vestiti, si ricorda se vi erano degli oggetti?
M.F.: Io non li ho visti. Non ho frugato dentro. Non ho toccato nulla per…
A.S.: Certo. Ecco, allora un’altra domanda sul tralcio invece. Su questo tralcio che era stato… va be’ si ricorda non c’è bisogno di spiegare. C’erano delle macchie di sangue? Non dove logicamente è stato messo ma chi l’ha preso ha lasciato delle macchie di sangue? Ecco, volevo domandare questo.
M.F.: Come chi l’ha preso?
A.S.: Evidentemente l’autore ha infilato il tralcio nella ragazza.
M.F.: Si.
Presidente: Nel prenderlo ha lasciato macchie di sangue su questo tralcio che lei ricordi?
A.S.: Questa è la domanda.
M.F.: Non glielo so dire se… No, non mi pare che ci fossero macchie di sangue.
A.S.: Non è stato fatto un verbale di questo? Non si rammenta?
M.F.: È stato fatto dopo, non l’ho fatto io.
A.S.: Ma lei non si rammenta…
M.F.: Io non ricordo che ci fossero macchie di sangue.
A.S.: Nessun’altra domanda. Grazie. Se non una precisazione geografica ma ci sono le cartine… però sembrerebbe che lo spazio dov’è avvenuto l’omicidio, rispetto a Sagginale, è aldiquà della Sieve?
M.F.: Si, si aldiquà della Sieve, si.
A.S.: E anche aldiquà c’è Vicchio e Borgo?
M.F.: Si, si va… si, si.
A.S.: Ma siccome prima si diceva che era la strada che andava a Vicchio… Vicchio e Borgo sono aldiquà.
M.F.: Si, si, si, aldiquà è Vicchio.
A.S.: La ringrazio.
Presidente: Comunque signori è facile vederlo.
A.S.: Nessun’altra domanda. Certo. Prima è stato detto il contrario…
A.B.: Bisogna vedere cosa vuol dire aldiquà!
M.F.: Bisogna vedere che cosa intendete.
A.P.: È tutto aldilà.
Presidente: La difesa? Avvocato Bevacqua.
A.B.: A proposito dell’aldiquà e dell’aldilà… l’aldilà è lassù… ma insomma il discorso è questo: dove è accaduto – chiedo scusa Maresciallo, le domando questo – dove è accaduto questo misfatto è in una zona parallela a quella della strada che congiunge Borgo San Lorenzo con Vicchio…
M.F.: Non è parallela.
A.B.: Non è parallela…
M.F.: È così. Questa è la strada che porta…
A.B.: La statale.
M.F.: La statale. E si viene di qua e si viene… A questo punto c’è il viottolo…
A.B.: Esattamente, però poi c’è una strada che congiunge Sagginale verso Vicchio ed è parallela… a ponte a Vicchio… se lo ricorda lei questo?
M.F.: Si. Ponte a Vicchio.
A.B.: Ed è parallela alla strada statale.
M.F.: Si, si.
A.B.: E fra loro due vi è la Sieve.
M.F.: La Sagginalese è parallela.
A.B.: E fra loro due vi è la Sieve. È giusto?
M.F.: Si.
A.B.: Ohoo. Quindi ci sono due strade: quella statale che congiunge Dicomano, Vicchio, Borgo; poi c’è la Sieve, poi c’è Sagginale – passando da questa parte – Ponte a Vicchio…
M.F.: Dicomano.
A.B.: …Dicomano… va bene?
M.F.: Si.
A.B.: Ohoo. Quindi da Sagginale, dal luogo dove è accaduto questo fatto si può andare anche a Firenze?
M.F.: Si, si può andare da tutte le parti.
A.B.: Perché ha detto prima di no? Si può andare a Firenze.
M.F.: E gliel’ho detto prima.
A.B.: No, non l’ha detto.
M.F.: Bisogna vedere che s’intende.
Presidente: Lo ha detto. Lo ha detto. Si può andare anche a Firenze.
A.B.: Cioè si può passare… arrivare a Dicomano da Sagginale.
M.F.: E si può passar…
A.B.: Dicomano e si scende alla Rufina…
M.F.: E si scende verso Firenze.
A.B.: …poi si va a Pontassieve e quindi si torna a Firenze.
M.F.: Si può andare da tutte le parti.
A.B.: Ohoo. Quindi questo dato, grazia a Dio, è chiarito .Ecco, io le volevo dire un’altra cosa…
Presidente: Avvocato, tutte le strade portano a Roma.
A.B.: No ma queste portano a Firenze signor Presidente!
P.M.: A Firenze, non nel Mugello.
A.F.: È molto importante.
A.B.: Queste portano tranquillamente…
Presidente: Comunque volevo ricordare che nel fascicolo del dibattimento – se la memoria non mi falla – ci sono…
A.B.: Ci sono anche queste.
Presidente: Ci sono delle carte… no molto meglio, dell’Istituto Geografico Militare…
A.B.: Certamente.
Presidente: Carte dettagliatissime di quella zona e di quelle degli altri omicidi. Se non ci sono possiamo anche…
P.M.: No, no, ci sono Presidente.
Presidente: Infatti io le ricordo.
P.M.: Poi se servirà ho un teste proprio sui luoghi.
Presidente: Mi pare ci siano anche delle fotografie prese dall’alto di queste zone.
P.M.: Si, esatto.
A.B.: Ecco, la domanda che volevo fare anche al Maresciallo… se ricorda questa circostanza ma penso di si… se è vero che nell’occasione di questo fatto successivamente fu arrestata una persona, un certo Giovannini, se lo ricorda?
M.F.: Si, si.
A.B.: Se lo ricorda?
M.F.: È vero.
A.B.: Poi scarcerato.
M.F.: È vero, fu preso… s’andò in Calabria!
A.B.: Addirittura a prenderlo?
M.F.: Per arrestarlo! Perché da una perquisizione…
A.B.: No, io volevo ricordare…
P.M.: Per quale reato magari! Chiediamogli per quale reato.
A.B.: Il reato non lo so. È stato arrestato questo signore?
M.F.: Si, fu arrestato e poi fu liberato.
A.B.: Indiziato di questo delitto.
P.M.: No, chiedo scusa, se…
A.B.: No, non lo so, io non lo so.
P.M.: Se il Maresciallo lo ricorda…
A.B.: Fu indiziato di qualche cosa?
M.F.: No indiziato, no, fu fermato. Arresto per fermo. Esperite le prime indagini…
A.B.: Se non è zuppa è pan bagnato! Sempre arrestato è!
Presidente: Fu fermato ma successivamente…
P.M.: Per un altro delitto Presidente. Per un altro tipo di reato, non per l’omicidio.
A.B.: Per un altro delitto. Però in occasione di questa vicenda…
M.F.: No, no, no. Almeno… Il Giovannini… capitò la coincidenza che quella mattina… perché il Giovannini era della Ferrero, le bilance, partì per la Calabria per andare a installare una bilancia… ecco eseguita una perquisizione in casa gli fu trovata una roncola che presentava del sangue, sembrava che quel sangue potesse avere attinenza e invece era sangue di animale.
A.B.: Benissimo.
M.F.: Stabilito questo fu subito liberato.
A.B.: Io mi permetto, signor Presidente – così come ha fatto il Pubblico Ministero – delle proiezioni un pò anomale… no, no, non quel tipo di proiezioni. Proiezioni verbali anomale. Il Pubblico Ministero ha detto che ha trovato un certo blocco in un certo posto, io voglio ricordare – così, per la Corte – che nel periodo in cui si è verificato, nel ’68, l’omicidio a Lastra a Signa l’attuale indagato, imputato anzi, si trovava alla Rufina e quando è accaduto… quindi stava alla Rufina, viveva alla Rufina, lavorava alla Rufina… e quello è l’omicidio di Lastra a Signa, un pò distante. E quando egli si trovava invece a Montefiridolfi, cioè a San Casciano, è avvenuto questo fatto nel 1974, abbastanza distante dall’uno e dall’altro posto. Siccome il signor Pubblico Ministero ha voluto proprio fotografare tre punti: l’omicidio del ’74, l’omicidio del 1951, tutti che gravitavano nella zona… mi pare, io voglio ricordare che in quel periodo… quando è successo nel ’68 il signor Pacciani Pietro si trovava alla Rufina…
(…)
Presidente: Altre domande al Maresciallo?
A.F.: Si.
Presidente: Senta Maresciallo… Ah… avvocato Fioravanti prego.
A.F.: Io volevo insistere su un punto, sulla strada, cioè noi abbiamo un trivio…
Presidente: Avvocato scusi, lei ha una carta molto dettagliata, possiamo proiettarla…
A.F.: Io ho le carte sia quelle dettagliate che avete voi, le nuove carte che…
Presidente: Comunque se vuole farsi intendere meglio…
A.F.: Si! No, no ma guardi…
Presidente: È a disposizione di tutti.
A.F.: Guardi Presidente in questa carta io ci ho studiato parecchio raffrontandola con delle cartine partico…
Presidente: Anche per far capire meglio a noi, capito?
A.F.: No, no ma è molto semplice perché noi abbiamo Borgo San Lorenzo, abbiamo Rabatta in mezzo e Vicchio. E abbiamo Rabatta/Sagginale dov’è avvenuto l’omicidio dei due ragazzi nel ’74. Io vorrei sapere quando il Maresciallo mi dice che poteva essere la borsa lasciata sul ciglio della strada, a duecento metri, in mezzo a quel campo di granturchi, poteva essere di uno che andava verso Vicchio, verso Rabatta, Borgo o verso Firenze? È sul ciglio destro della strada. Ma quale destra? Venendo da Borgo verso Sagginale? O venendo da Sagginale verso Vicchio?
M.F.: Venendo da Rabatta andando verso Sagginale.
A.F.: Ah ecco! Allora la strada poi proseguiva in quel trivio verso…
M.F.: Dopo il bivio che porta a…
A.F.: Quindi non era verso Vicchio.
A.B.: Va be’ ma è uguale!
A.F.: No, no ma è molto semplice perché è stata rappresentata diversamente.
M.F.: Vicchio è aldiquà della strada e di qua c’è la…
A.F.: Venendo in giù… Quindi non andando via da Sagginale, da dove è avvenuto l’omicidio, ma venendo verso Sagginale, sulla destra era la borsa!
M.F.: Si, si, si.
A.F.: Grazie io non ho da fare… È una precisazione più che una domanda.
Presidente: Senta Maresciallo, ora risponda a me, lei ricorda… si ricorda la macchina col vetro del finestrino anteriore rotto, va bene? I frammenti di vetro, ricorda per caso, erano all’interno dell’auto…
M.F.: Erano all’interno dell’auto.
Presidente: Altre domande signori?
P.M.: Presidente, così per correttezza, poi su questo abbiamo molti… possibilità di dare prove sul punto che forse il Maresciallo… poi vediamo… il ricordo non è corretto.
M.F.: Beh, nella caduta… Qualcuno può pure essere andato dall’altra parte. Nella rottura. Certo ma…
A.S.: Una domanda Presidente.
Presidente: Avvocato lei è in ritardo. Forza.
A.S.: Si ricorda… sono incerto con un altro delitto… si ricorda se le mutandine della ragazza furono tagliate con un coltello lateralmente?
M.F.: Non glielo so dire.
A.S.: Grazie. Non è quello, è quello dopo.
Presidente: Può andare il teste?
P.M.: Per il P.M. senz’altro.
Presidente: Bene, Maresciallo può andare. Buongiorno.
A.B.: Presidente si può fare un breack?
Presidente: Va bene. 10 minuti di sospensione.
P.M.: Grazie.
Presidente: Stiano comodi. Bene possiamo continuare con i testi del Pubblico Ministero.
P.M.: Il Maresciallo Trigliozzi, grazie.
Presidente: Maresciallo Trigliozzi. Vogliamo sistemare più in là… Ecco, perfetto, grazie. Maresciallo prego si accomodi. Buongiorno. Sieda lì. Vuol leggere… gli date per favore…
D.T.: Guardi, se me la legge qualcuno per cortesia… non ho gli occhiali.
Presidente: Non ha occhiali, le presto i miei, non so se le vanno bene.
A.B.: Ne ho un paio io.
Presidente: Ce li ha lei? Benissimo. Allora qui abbiamo tutto.
D.T.: Ho fatto, grazie. Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.



Presidente: Vuol dare le generalità alla segretaria per cortesia?
D.T.: Trigliozzi Domenico, nato a Cellina Attanasio, NNNNNNNN, residente a Firenze, via NNNNNNNNN, 50.
Presidente: Benissimo, risponda prego alle domande del Pubblico Ministero.
P.M.: Signor Trigliozzi ci vuole innanzitutto spiegare qual è o qual era la sua professione e cosa faceva alla data del 15 settembre ’74?
D.T.: Si. Io ero in servizio al nucleo investigativo dei Carabinieri di Firenze.
P.M.: Attualmente è in pensione? O è…
D.T.: Attualmente si, dagli inizi dell’82.
P.M.: Quindi nel settembre del ‘74 era a Firenze?
D.T.: Sissignore. Firenze, nucleo investigativo.
P.M.: Lei quando, come intervenne sul luogo dell’omicidio del ‘74? A che ore? Come mai? Chi l’ha avverti? Con chi?
D.T.: Si. Seppi il fatto la mattina, saranno state le nove e un quarto nove e venti così, dal capitano Dell’Amico che allora comandava il nucleo. E mi disse appunto che erano stati rinvenuti due cadaveri a Borgo San Lorenzo in una campagna e quindi che c’era da andare lì. Andammo… io andai con lui, venne anche il capitano Lieto, che allora comandava la compagnia di Firenze Oltrarno, vennero i fotografi del nucleo di Polizia giudiziaria, altri colleghi e quindi arrivammo sul posto… penso, poi, si sia perso un po’ di tempo perché il capitano voleva parlare o parlò immagino con la Procura… E noi arrivammo sul posto verso le 10:45/10:30.
P.M.: Ecco la prima cosa che voglio chiederle è questa: quando arrivò sul posto lei c’erano già dei fotografi? Erano già state fatte foto? O le foto che sono poi nel fascicolo fotografico agli atti sono quelle che avete fatto voi con il fotografo che vi portavate da Firenze?
D.T.: Quando arrivammo noi sul posto c’erano i Carabinieri di Borgo San Lorenzo, il Pretore di Borgo San Lorenzo e poi c’erano…
P.M.: Fotografi ce n’erano? Il fotografo di Borgo c’erano?
D.T.: Ci doveva essere… No, no come giornalisti… civili lei dice? Come militari…
P.M.: O della compagnia.
D.T.: No, c’era il Brigadiere Sciarra che era della squadra di polizia giudiziaria e penso lui facesse anche le foto.
P.M.: Non ricorda se le foto del fascicolo sono fatte da voi? Nel senso, sono state scattate dopo le 10:00 o sono state scattate la mattina?
D.T.: Per quello che ricordo io vennero fatte dai Carabinieri del nucleo di polizia giudiziaria del gruppo di Firenze.
P.M.: Ecco, quelli che vennero con voi? Con lei, insomma.
D.T.: Quelli… si, con noi o subito dopo, o poco prima. Insomma, ecco.
P.M.: Senta una cosa, riguardo al luogo dell’omicidio, le fu assicurato o sentì dire che la posizione dell’auto, dei corpi era quella che avevano trovato? Chi era intervenuto per primo? Trovò se era la zona un po’…
D.T.: Si, si, no…
P.M.: C’erano già curiosi? O era protetta?
D.T.: No c’erano… quando arrivammo noi era pieno di gente.
P.M.: Era già pieno di gente.
D.T.: Era pieno, c’era un sacco di gente.
P.M.: Però c’erano i Carabinieri.
D.T.: E c’erano anche i Carabinieri.
P.M.: Era stata recintata?
D.T.: E c’era anche il Pretore.
P.M.: Sì, sì. Ah ecco, c’era…
D.T.: Ricordo si che il pretore mi pare che stesse facendo addirittura già all’esame cadaverico della ragazza.
P.M.: C’era il medico?
D.T.: Sì, un medico che venne nominato un medico… Mercatali, Mercatalli…
P.M.: Ecco quindi quando arrivaste voi da Firenze l’attività di sopralluogo era già in corso?
D.T.: Doveva essere iniziato da poco, immagino, comunque mi dissero che – perché chiesi – che la posizione della macchina e dei cadaveri era così come i luoghi erano stati trovati.
P.M.: Così le raccontarono.
D.T.: Si.
P.M.: Senta, lei ebbe modo di fare qualche accertamento? Oppure capì o vide come erano posizionati? Se c’erano degli oggetti di questi signori? Ci sa dire qualcosa? Se nella macchina c’erano oggetti, documenti, oggetti di qualsiasi tipo?
D.T.: Sì, il ricordo…
P.M.: Cosa vide lei e cosa le fu detto.
D.T.: Si, la macchina era con la parte anteriore rivolta verso una stradina…
P.M.: Ecco, scusi eh, questo abbiamo per ora già ricostruito se serve a lei mostreremo delle foto, io vorrei sapere da lei – se lo sa – qualche particolare relativamente a oggetti che erano nella macchina, oggetti che erano fuori che appartenevano… Ricorda qualcosa?
D.T.: Sì, gli oggetti erano fuori accanto allo sportello sinistro, per terra c’era un giubbetto che si seppe essere del ragazzo, dell’uomo, insomma. Del Gentilcore.
P.M.: Un giubbetto.
D.T.: Un giubbettino. Poi sulla destra, a distanza di tre/quattro metri, vicino ad una vite, ad una grossa vite che era nei pressi della macchina, sulla destra…
P.M.: Possiamo intanto rimettere la foto principale?
D.T.: …c’erano tre paia di pantaloni, di cui uno era un pantalone da donna che si seppe della ragazza; una maglietta, una camicetta, una maglietta da donna; e poi due pantaloni che erano di lui, del ragazzo…
P.M.: Come mai… Capiste come mai c’erano tutti questi pantaloni da uomo? C’era una spiegazione?
D.T.: Perché uno – si seppe poi dagli accertamenti che vennero fatti – un paio di pantaloni era stato comperato dal ragazzo la stessa mattina, mi pare di ricordare che ci dissero.
P.M.: Un paio era della ragazza. Un paio del ragazzo che indossava evidentemente quella sera e uno nuovo?
D.T.: Sì, uno nuovo, sì. E i pantaloni erano per terra piegati, evidentemente qualcuno ce li aveva messi…
P.M.: Quelli nuovi, mi scusi, o gli altri? Tutti e tre insieme?
D.T.: A me… No erano lì accanto, uno all’altro, ora non ricordo. Ricordo il particolare di questi pantaloni ripiegati, ecco.
P.M.: Erano tre.
D.T.: Erano tre.
P.M.: I ragazzi erano…
D.T.: C’erano un paio di jeans che erano di lui, quelli che indossava… che aveva indossato…
P.M.: Erano ripiegati da una parte.
D.T.: Ed erano da una parte…
P.M.: Ripiegati o appoggiati? Buttati?
D.T.: Uno sicuramente piegato, probabilmente sarà stato quello nuovo, degli altri due francamente non ricordo se fossero piegati o no. Poi c’era una camicetta, sempre sulla destra, da donna, che si seppe che era della ragazza. Poi c’erano un paio di mutandine con dei pezzetti di stoffa appartenenti alle stesse mutandine. Sulla destra. Poi c’erano dei fazzolettini di carta usati. E poi dentro la macchina c’erano sotto i pedali di comando le scarpe di lui e di lei e dentro una di queste scarpe c’era un fazzolettino o più fazzolettini. Poi dentro la macchina c’era un… un registratore… no un registratore no, sicuramente non era un registratore.
P.M.: Bah, se la può aiutare, voi dite che c’era qualcosa del genere, c’era un registratore addirittura acceso però era finita la cassetta, qualcosa di questo genere.
D.T.: Si, si.
P.M.: Non ricorda niente di meglio?
D.T.: Un mangianastri. Si.
P.M.: Benissimo, nel verbale lo avete scritto.
D.T.: Poi c’era davanti al cambio una cassetta porta oggetti e poi c’erano fazzolettini sparsi dentro la macchina, davanti. Dietro invece c’erano due cuscini e, mi pare, la maglietta di lui, del ragazzo. E altri oggetti non mi pare che ce ne fossero, almeno… sì, poi documenti, chiaramente c’era il libretto di circolazione, la macchina era intestata al padre del ragazzo e c’erano documenti vari.
P.M.: Il suo collega, il Maresciallo Falcone, descrivendo la scena relativa agli oggetti interni alla macchina, ci ha descritto come una situazione – rispetto a questi oggetti – un po’ di confusione, non è che siamo riusciti a capire di più del suo ricordo, lei su questo punto ha qualcosa in più da dire?
D.T.: Mah, relativamente…
P.M.: Dentro l‘auto, innanzitutto dentro l’auto, poi il fuori ce l’ha già descritto, se non ho capito male… poi rispetto all’auto ce lo spiega meglio ma insomma… ci dice pantaloni in qua e la…
D.T.: Dentro l’auto c’erano le scarpe di lei e di lui vicino alla pedaliera, poi c’era questo mangianastri che era sul pianale, sul piano della macchina sul lato…
P.M.: Ricorda ora che… almeno voi scrivete così… sembra che fosse in posizione di acceso, non suonava perché era finita la cassetta o qualcosa del genere…
D.T.: Si, si.
P.M.: A un ricordo di questo genere?
D.T.: Si, si era acceso.
P.M.: Ecco, quindi come se al momento del fatto fosse acceso…
D.T.: Fosse stato acceso si.
P.M.: Va bene.
D.T.: Si.
P.M.: Prego.
D.T.: Si c’era la musicassetta, poi c’erano oggetti vari che erano…
P.M.: La domanda è questa, scusi – per essere più chiaro – se dall’esame esterno che lei ha fatto, c’era evidente o non evidente – impossibile a dirlo – una situazione in cui qualcuno aveva messo le mani?
D.T.: Si c’era una po’ di confusione, indubbiamente. C’era sangue sul sedile di destra, sul sedile di sinistra…
P.M.: D’accordo, ricordi diversi da…
D.T.: …fazzolettini sparsi…
P.M.: Senta, rispetto a – se lei è così gentile da guardare dietro le sue spalle, c’è la macchina – può magari localizzare…
Presidente: Un momento, un momento. Microfono per favore.
P.M.: Ah, si.
Presidente: Lo tenga in mano.
P.M.: Rispetto all’auto, così come noi la vediamo, dove erano questi pantaloni e questo giubbotto innanzitutto?
D.T.: Si, i pantaloni dovevano essere sulla parte sinistra, rispetto a noi che guardiamo.
P.M.: Anteriore sinistra dell’auto?
D.T.: Si, si, più avanti…
P.M.: Oppure proprio a fianco dello sportello sinistro? Dov’è la penna ora. Qui.
D.T.: Il giubbetto, lì c’era il giubbetto da uomo.
P.M.: Qui c’era il giubbetto.
D.T.: Si.
P.M.: Però non è fotografato… va be’… Non c’è.
D.T.: Eh non…
P.M.: Poi?
D.T.: Comunque c’era sicuramente perché questo lo ricordo.
P.M.: Lei l’ha visto. Mhmm…
D.T.: Si, si c’era.
P.M.: Pantaloni?
D.T.: I pantaloni erano sulla destra.
P.M.: Dalla parte opposta a questa.
D.T.: Si, sulla destra.
P.M.: Esattamente corrispondente ma dalla parte dello sportello destro.
D.T.: Si ha circa 3 m di distanza dallo sportello, forse un po’ più spostato a destra. Può darsi che fossero proprio quelli lì, quelli che si vedono, ecco.
P.M.: Quelli lì.
D.T.: Può darsi che fossero quelli, però non ricordo. Forse una camicetta, quella sarà la camicetta.
P.M.: Bene. Ricorda se furono rispettati bossoli? E dove erano nel caso?
D.T.: Ricordo che vennero rinvenuti. Ricordo che vennero rinvenuti dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo e seppi che erano stati trovati sulla sinistra…
P.M.: Lei non li ha visti? Erano già stati tolti.
D.T.: No, erano stati trovati, la macchina già non c’era più perché i bossoli vennero trovati la sera del giorno dopo.
P.M.: Prego?
D.T.: I bossoli vennero trovati la sera del giorno dopo il delitto, almeno così ricordo io.
P.M.: Così… come mai? Ci si ritornò sopra? S’era già tolto la macchina… perché si videro la sera…
D.T.: No, no, ci si tornò sopra perché praticamente nel momento in cui si intervenne le ferite sui corpi erano talmente tante, erano alcune puntiformi, altre erano da taglio, non si pensò subito -nell’immediatezza degli accertamenti – che potessero essere ferite… che tra quelle si potessero essere ferite anche d’arma da fuoco.
P.M.: Quindi quelle più evidenti erano d’arma bianca?
D.T.: Nel pomeriggio poi… nel pomeriggio dello stesso giorno, dopo che i corpi erano stati… i cadaveri erano stati trasportati all’ospedale, all’istituto di medicina legale, si seppe che appunto i corpi, i cadaveri presentavano ferite d’arma da fuoco e quindi so che vennero fatte ricerche sul luogo e che sul luogo vennero trovati i bossoli però la macchina non c’era più.
P.M.: Lei non ha fatto queste ricerche, quindi non sa…
D.T.: Mah, può darsi pure ci sia stato anch’io nel pomeriggio…
P.M.: Però il fatto che erano sulla sinistra dell’auto – questi bossoli – ce lo dice lei insomma? Col suo ricordo.
D.T.: Lo dico sulla base di ricordi che ho per come seppi allora…
P.M.: Comunque il giorno successivo.
D.T.: Il giorno successivo.
P.M.: Siete tornati sul posto perché medicina legale vi dice: ‘ guardate ci sono dei fori da arma da sarò.
D.T.: Si, si.
P.M.: Questo il concetto.
D.T.: Si, si.
P.M.: Senta una cosa, le ricorda qualche particolare su una borsa?
D.T.: Si, la borsa si seppe… dagli immediati accertamenti si seppe che mancava una borsa.
P.M.: Da chi lo seppe scusi?
D.T.: Probabilmente da amiche della ragazza, o dalla madre, ora non… So per certo che mancava una borsa.
P.M.: E poi?
D.T.: E la borsa venne trovata il pomeriggio dello stesso giorno in una campagna, anche in questo caso dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo.
P.M.: Come la trovarono? E perché? Cioè qualcuno gliela segnalò? Fu fatta una battuta?
D.T.: Non lo so. Io so… ci dissero ‘è stata trovata una borsa’ e insomma…
P.M.: Lei l’ha mai vista questa borsa^
D.T.: No, non ricordo di averla vista.
P.M.: Sa se poi fu portata a Firenze per esami? Accertamenti? Se fu lasciata a Borgo?
D.T.: No, ricordo che…
P.M.: Se fu restituita la famiglia… Se fu fatto un esame di cosa conteneva… Se fu accertato se mancava qualcosa…
D.T.: Si, c’erano… sicuramente si, c’erano anche dei documenti, un’agenda e cose varie dentro.
P.M.: Sì.
D.T.: Quindi probabilmente può darsi pure che io l’abbia vista però…
P.M.: No ma se furono fatti accertamenti sul contenuto, su eventuali cose che mancavano, su eventuali cose che c’erano in più…
D.T.: Non mancava nulla. Non mancava nulla.
P.M.: Questo ve lo dissero i parenti?
D.T.: Si io ricordo che parlai con i parenti e con amiche anche di questa ragazza – con la cugina mi pare – e praticamente non mancava nulla. Inizialmente si diceva che mancava la borsa e che mancava anche un pullover… il pullover venne trovato dentro una borsa.
P.M.: Il pullover era dentro una borsa.
D.T.: Sì.
P.M.: Si ricorda che pullover era?
D.T.: Eh no, no…
P.M.: Se su questo pullover c’erano macchie? Se c’era qualcosa?
D.T.: No macchie no, non c’erano.
P.M.: Fece accertamenti lei? Rifeci qualcuno?
D.T.: Mah, accertamenti sicuramente saranno stati fatti, io ricordo che…
P.M.: Maresciallo deve essere così gentile e di sforzare la sua memoria allora per capire chi li ha fatti questi accertamenti.
D.T.: Sì, io c’ho pensato molto, anche in questi giorni…
P.M.: Chi li ha fatti gli accertamenti di voi? Dato che sembra che lei…
D.T.: Sul contenuto della borsa, sulle agende, sugli appunti…
P.M.: No, no su quel… prima di restituirla su ques… cosa ci… le agende va be’… avete dato atto dei numeri che c’erano sulle agende e quindi quell’accertamento è stato fatto. No, sul contenuto di tutta la borsa.
D.T.:
P.M.: Non ricorda…
D.T.: Non ricordo addirittura se vennero portate all’istituto di medicina legale le cose che c’erano… Non nello ricordo.
P.M.: Chi può avere, Maresciallo, qualche ricordo più preciso? Chi la trovò materialmente? Un Carabiniere? Fu qualcuno che vi avvertì? Faceste voi…
D.T.: Ma lì la borsa sarà rimasta subito presso la caserma dei Carabinieri.
P.M.: Si.
D.T.: Sicuramente l’avranno vista il capitano Dell’Amico, il Maresciallo Falcone…
P.M.: Ecco, ma se…
D.T.: Il brigadiere Sciara che era addetto anche lì alla scuola…
P.M.: Il brigadiere Sciarra?
D.T.: Sciara.
P.M.: Mhmm. Chi materialmente la trovò e perché fu trovata non lo ricorda?
D.T.: No, non…
P.M.: Se vi avvertì un cittadino, un terzo, una telefonata o se vuoi in una battuta…
D.T.: Molto vagamente può darsi… il ricordo che ho è che probabilmente questa borsa venne segnalata da qualcuno, come ricordo, però non potrei essere più…
P.M.: Perché voi nel verbale di sopralluogo, sulla prima annotazione, dite: “Su segnalazione telefonica fatta alla stazione di Borgo alle 18:30 del 15…” – cioè il giorno stesso –
D.T.: Si infatti di questo lo ricordavo.
P.M.: “…militari del reparto – non si dice chi – rinvenivano…” eccetera.
D.T.: Si perché lì eravamo in tanti a fare accertamenti, a correre a destra e a sinistra…
P.M.: È, ho capito!
D.T.: però ora, sa…
P.M.: Lei sul contenuto della borsa parlò con i genitori?
D.T.: Si, questo lo ricordo perfettamente, che non c’era né cose in più ne cose in meno.
P.M.: Ecco, fu restituita subito o fu trattenuta?
D.T.: Non lo ricordo e ripeto, non ricordo se addirittura venne portata a medicina legale.
P.M.: A medicina legale. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Domande signori?
A.B.: Nessuna. Eh?
A.F.: Si, una. Una soltanto. Ha firmato lei, signor Maresciallo, il rapporto giudiziario del 18 settembre ’74?
D.T.: Io lo feci ma lo firmò Dell’Amico.
A.F.: Ecco, in questo rapporto, in fondo, compilato dal Maresciallo Trigliozzi e dal Brigadiere Sciarra…
D.T.: Si.
A.F.: Non era Sciarra il Brigadiere che ha trovato la borsa?
D.T.: Eh non lo so. Può darsi di si. Non lo ricordo.
A.F.: Nessun’altra domanda. Ecco, scusi eh… Nel rapporto, nelle prime righe, lei dice che si presentarono due persone, o meglio si presentò un certo Fusi…
D.T.: Si.
A.F.: Fusi Francesco, il quale non aveva visto o aveva visto…
D.T.: Fusi è il ragazzo che andò presso i Carabinieri di Borgo San Lorenzo a segnalare di aver saputo, a casa sua, da un certo Landi che era contadino della zona e che è il primo che vide, che segnalò questi ragazzi… appunto, andò in caserma a dire ‘ho saputo da Landi che Landi passando da quella strada di campagna ha visto i cadaveri’.
A.F.: Ecco quindi il primo ad accorgersi dell’omicidio fu il Landi?
D.T.: Si il primo a vedere i cadaveri fu Landi. Landi ne parlò… andò subito a casa di un… che dista poco vicino, dal Fusi e il figlio di Fusi – che non ricordo come si chiama – andò dai Carabinieri.
A.F.: E lei ha assistito all’interrogatorio del Landi?
D.T.: Mi pare che lo interrogai io Landi ma non vorrei sbagliare anche qui. Ricordo che lui diceva di essere passato la mattina e di aver visto questi ragazzi.
A.B.: Mi scusi…
Presidente: Avvocato Bevacqua.
A.B.: Chiedo scusa Presidente. Lei ha preso in esame nel 10 settembre ’74 tale Mocali Bruno? Se lo ricorda?
D.T.: Si. Mocali venne sentito…
A.B.: Come?
D.T.: Venne sentito dal… mi pare ci fosse anche il magistrato, il magistrato, c’era il dottor Capasso della Criminalpol e quindi ero presente anche io.
A.B.: Ecco, ricorda se la sorella di qualcuno disse che qualche tempo prima aveva subito un qualche cosa del genere… cioè nel senso che c’era qualcuno che la seguiva? Ricorda questa circostanza?
D.T.: No, no, no. Lei dice Mocali avrebbe detto…
A.B.: Si. Che la sorella della ragazza…
D.T.: Ma lì c’è un verbale molto dettagliato, molto lungo. Non lo ricordo io. Non lo ricordo, io ero presente e praticamente c’era il magistrato, dottor Capasso, altri sottufficiali, non ricordo se c’era anche il capitano Dell’Amico, comunque erano in molti. Venne redatto un verbale di cui ho ricordo però non del contenuto e ne le domande e le risposte, non le ricordo.
A.B.: Ecco ricorda se comunque questo signore disse che da tempo, in quella zona, da qualche tempo, circolavano dei personaggi un po’ squallidi, maniaci sessuali eccetera che facevano…
D.T.: Questo lo sapemmo… in quella zona dove vennero rinvenuti i cadaveri?
A.B.: Si, si.
D.T.: Si, questo lo abbiamo saputo poi da una serie di notizie raccolte da coppiette. Si seppe subito che era un posto frequentato solitamente da guardoni.
A.B.: Da guardoni ma… si qualcuno che mostrava organi genitali… insomma c’era un po’ di gente…
D.T.: Mah, ci fu… ricordo, dovrebbe esserci anche un verbale, c’è qualcuno che disse di aver visto una sera, mi pare che fossero due sorelle queste qui…
A.B.: Ecco, esattamente.
D.T.: Villani, possibile? Villani. Insomma c’erano due ragazze, una delle quali disse che mentre era lì con il fidanzato una sera aveva intravisto una persona. Persona che, mi pare di ricordare, gli avrebbe mostrato gli organi genitali. Ma è un ricordo troppo vago e comunque anche qui c’è un verbale.
A.B.: Si, si il verbale non è che si può portare al dibattimento. Non si può produrre.
D.T.: Si, comunque io mi ricordo. Questo venne detto.
A.B.: Ecco ma la domanda che le faccio, cioè ribadendo quella risposta che ha fatto prima, che lei ha dato prima, relativa alla circostanza che in quel luogo, in quei periodi, vi erano persone che gravitavano di notte lì, dei personaggi un po’ particolari che avevano…
D.T.: Erano persone che andavano lì a curiosare…
A.B.: E a dare fastidio a queste persone, a questi ragazzi.
D.T.: Alcuni davano fastidio, probabilmente. Almeno questo risultò dagli atti. Altri magari non si facevano vedere, non lo so. Però che ad andare fossero in molti mi pare una cosa che risulta molto…
A.B.: Ecco, se lei ricorda, queste presenze, di questi personaggi datavano qualche tempo prima, qualche tempo dopo, in quell’occasione, nella prossimità di quei giorni in cui si verificò il sinistro o non avete…
D.T.: Tempo prima. Tempo prima ma anche di quella ragazza, quella che diceva – almeno mi pare di ricordare -che uno aveva mostrato gli organi, gli organi genitali, mi pare che il fatto non è che avvenne proprio lì, nelle vicinanze.
A.B.: Si ma dico ma che sia nelle vicinanze….
D.T.: E ricordo che in quel periodo c’erano segnalazioni dalle quali risultava che c’erano guardoni che andavano a vedere lì e questo risultava anche da una serie di lettere anonime, da telefonate anonime…
A.B.: Ah, ho capito. Quindi la contiguità temporale non l’avete…
D.T.: Lì non venne mai detto ‘Il tizio era lì’, nessuno l’ha mai detto.
A.B.: Certo.
D.T.: C’erano persone che andavano a curiosare…
A.B.: Mi interessava… chiedo scusa… mi interessava questo dato, se queste presenze di persone, di personaggi, squallidi chiaramente, datava qualche tempo prima, qualche mese prima, qualche giorno prima dal…
D.T.: No, qualche giorno prima… questo non lo ricordo. Ricordo che venivano delle persone, le quali sono state interrogate e quando c’era qualcosa di utile, come il caso della ragazza che diceva di aver visto uno che aveva mostrato gli organi, in quel caso veniva interrogata, veniva verbalizzato. In molti altri casi, telefonate anonime, segnalazioni di questo tipo, non venivano verbalizzate perché erano troppo vaghe, troppo imprecise e non dicevano nulla e non offrivano nemmeno spunti per svolgere accertamenti.
A.B.: Indagini. Va bene, grazie non ho altre domande. Grazie signor Presidente.
A.F.: Ecco, volevo chiedere, scusi signor Presidente, volevo chiedere se…
Presidente: Avvocato Fioravanti.
A.F.: Si, avvocato Fioravanti. Se il Mocali ebbe a dire di aver venduto una vecchia pistola.
D.T.: No, non lo ricordo. Assolutamente.
A.F.: Ebbe a narrare al lei il Mocali se aveva qualità medianiche?
D.T.: No a me, lì fecero un verbale, io sentii, tra alcune persone che parlavano, c’era chi diceva che questo signore avesse delle qualità medianiche… un fluido particolare…
A.F.: Veggenza, guaritore…
D.T.: Si ma sono cose che seppi parlando con altri colleghi, non ricordo nemmeno se nel momento dell’interrogatorio o se oltre quell’occasione.
A.F.: E si era rivolto a lui Pasqualino Gentilcore una volta?
D.T.: Non lo so, guardi, di Mocali so solo che venne sentito dal magistrato, presenti le persone che ho detto, però sul personaggio Mocali personalmente, al di là di quello che sentii in quella sede, non mi risulta niente. Non ho fatto nulla. Personalmente.
A.F.: Ho capito. Grazie.
Presidente: Senta, senta Maresciallo, senta me ora.
D.T.: Prego.
Presidente: Riguardo il contenuto di questa borsa lei ha detto che dentro c’era il pullover della ragazza…
D.T.: Si.
Presidente: C’erano altre cose dentro?
D.T.: C’erano il pullover, una agenda e documenti vari però con esattezza cosa ci fosse… ricordo però che queste cose le guardai io, insomma, non nell’immediatezza del ritrovamento, magari la sera dopo, il giorno dopo, due giorni dopo; perché ricordo di avere fatto accertamenti sull’agenda, su alcuni fogli, su alcuni appunti…
Presidente: Apparentemente era stata arrestata questa borsa o no?
D.T.: Non lo so.
Presidente: Non è in grado di dirlo.
D.T.: Non lo so.
Presidente: Altre cose che potessero essere all’interno della borsa ne sono state trovate?
D.T.: No ricordo dei documenti…
Presidente: Ha anche dentro la macchina, che so…
D.T.: No, no di cose… che mi venga in mente… qualcosa di particolare no. Io ci ho pensato anche nei giorni scorsi, ho cercato anche di riguardare – per quanto possibile – gli atti ma…
Presidente: Certo, ha fatto bene.
D.T.: Di molte cose non conservo il ricordo visivo, cioè ricordo di averle fatte, di aver accertato dei fatti, ricordo l’esito degli accertamenti però non conservo il ricordo visivo di certe…
Presidente: Ecco, lì in terra c’erano degli oggetti? Intorno alla macchina.
D.T.: No, c’era quelle, quelle..
Presidente: Quelle cose che abbiamo già visto.
D.T.: Si.
Presidente: Va bene, domande?
P.M.: Presidente se mi consente, c’è il verbale… Io ancora non l’ho utilizzato…
Presidente: Pubblico Ministero.
P.M.: C’è il verbale approfondito di quel ritrovamento di questa borsa che io avrei voluto leggere quando avessi avuto la possibilità di trovare la persona, ufficiale di P.G., che ha fatto questi ritrovamenti. Ancora sembra di non avere individuato bene il soggetto quindi non l’ho letto ma per fare queste domande che lei stava facendo al teste, negli atti del dibattimento – io ho qui la copia – ci sono proprio i particolari del contenuto che, se lei crede, si può già fare ora, dato che il Maresciallo già detto che comunque lui l’ha vista e può aiutare il ricordo del teste.
Presidente: Certo, certo.
P.M.: Fermo restando che io vorrei vedere di individuare, se loro sono d’accordo, la persona che materialmente ha fatto questo ritrovamento. Se lei crede, per praticità questo è il verbale, così lei, se crede, lo legge al teste e vedrà che…
D.T.: Io penso che sulla borsa…
P.M.: …qualcosa in più c’è.
D.T.: Sulla borsa dovrebbe sapere di più e meglio di me, sul rinvenimento però, il Maresciallo Falcone e il brigadiere Sciarra.
Presidente: Sì, il Maresciallo Falcone lo abbiamo già sentito. Va bene. Mah, io non credo di avere altre domande da fare al teste. Questo per il momento gliela ridò perché è suo.
P.M.: Grazie.
Presidente: Possiamo licenziare il testimone allora?
P.M.: Per il P.M. senz’altro, Presidente.
Presidente: Può andare, grazie Maresciallo.
D.T.: Grazie, buongiorno.
Presidente: Adesso chi sentiamo?
P.M.: Io chiedo di sentire il professor Maurri che fece l’esame autoptico.
A.B.: Ecco, signor pubblico ministero, il professor Maurri solo su questo episodio?
P.M.: Solo su questo episodio. Sì, perché andrà…
A.B.: Lo risentiremo poi.
P.M.: Esatto.
Presidente: Sì, ci sono alcuni testi e periti che verranno richiamati, chiaramente.
P.M.: Non abbiamo altro modo, se scegliamo – come almeno il P.M. ha scelto e non ha avuto opposizioni – il criterio cronologico, che forse per praticità…
Presidente: Ma sì, è il migliore, credo. Professore prego, si accomodi. Vogliamo sistemare però la seggiola laggiù, col microfono? Ecco, laggiù deve essere, non troppo vicina, poi sì… magari anche lateralmente, un pochino più in qua. Il microfono. Ecco, in modo… leggermente più la si può? Così, sì bene. Attenzione a non cascare di sotto però, eh? Più in qua, è troppo… bene professore, vogliamo… per cortesia, venga un po’ più in qua.



M.M.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Prego, vuole rispondere? Anzi, le generalità prima per cortesia.
M.M.: Mauro Maurri, nato a Firenze, 22/12…
Presidente: Io sento squillare telefonini. Signori, i telefonini vanno spenti!
M.M.: 22/12/27, residente presso l’istituto medicina legale.
Presidente: Professore, vuole rispondere alle domande del pubblico ministero per cortesia?
M.M.: Sissignore.
P.M.: Professore, ci può spiegare qual è la sua professione, quali incarichi ebbe e svolse in relazione al rinvenimento dei due cadaveri del 1974, nel settembre?
M.M.: Io sono medico legale. A quell’epoca ero assistente di ruolo presso l’istituto. Ebbi l’incarico dal magistrato di turno di procedere a esami esterni e necroscopia dei due cadaveri, insieme al professor Marello .
P.M.: In due, quindi.
M.M.: Sì.
P.M.: Andaste sul posto o avete visto i cadaveri solo all’istituto?
M.M.: : I cadaveri li abbiamo visti solo all’istituto.
P.M.: Solo in istituto.
M.M.: Non mi ricordo, ecco, non sono sicuro di questo, perché sono passati tanti anni, che si sia fatto un sopralluogo con i cadaveri ancora in loco.
P.M.: Negli atti non risulta, comunque.
M.M.: Mi sembra di no.
P.M.: Potrebbe essere un particolare…
M.M.: Mi sembra di no.
P.M.: Quindi lei i cadaveri li ha visti quando entrambi erano sui tavoli all’Istituto di medicina legale.
M.M.: Sissignore.
P.M.: Quindi lei ha prima fatto un’esame esterno di entrambi e poi avete fatto l’autopsia di entrambi.
M.M.: Sissignore.
P.M.: E poi avete risposto, oltre all’esame autoptico, anche a delle domande sulla dinamica del comportamento dell’autore? O vi siete limitati a rispondere a quesiti concernenti l’esame autoptico, e quindi i colpi inferti? Cioè avete fatto un’ipotesi, come a volte capita, che si fa dando incarico al perito di questo, di ricostruire la dinamica dell’aggressione, o no?
M.M.: Sì, ma molto parzialmente e marginalmente. In realtà noi avevamo avuto l’incarico di rispondere ai quesiti relativi all’epoca, alla causa della morte, al meccanismo della morte stessa, posizione delle due persone, eventuali movimenti. Ma non in particolare in riferimento a colui che ha sparato e a colui che ha maneggiato poi l’arma bianca.
P.M.: Senta una cosa, professore, negli atti del dibattimento c’è invece una dettagliatissima perizia balistica, fatta dal colonnello Zuntini, ora deceduto, quindi non può venire qua a darci chiarimenti che mancano. Il quale colonnello Zuntini – è agli atti del dibattimento – dando atto, dice lui, in due elaborati, uno fatto nei primi giorni per il P.M. e uno che è quello definitivo della perizia, che lui, Zuntini, in accordo e in unione a lei e al professor Marello, avrebbe fatto un esame comparativo fra bossoli, luoghi e ferite, che ha consentito a lui colonnello Zuntini, in unione a risultanze che avrebbe avuto con voi, di ricostruire la dinamica. Questa dinamica e dettagliatamente e minuziosamente – non so quanto veritiera, ovviamente – riportata in questa perizia. Lei ha ricordo di questa attività fatta un po’ congiuntamente? Cioè il colonnello Zuntini parlò con voi di questi dati?
M.M.: Sì.
P.M.: Lei l’ha letta? Io gliel’avevo fornita perché potesse…
M.M.: Sì. Mi ricordo che il colonnello Zuntini parlò con noi e ne discutemmo a lungo, perché ovviamente per poter rispondere ai quesiti di natura e di entità puramente balistica, aveva bisogno di alcuni lumi medico-legali. Se non altro, per esempio, posizione dei fori d’ingresso, posizione dei fori di uscita, direzione e il tramite, eccetera, eccetera.
P.M.: Bene. Quindi lei la ricorda.
M.M.: Sissignore.
P.M.: E grosso modo il contenuto di questo elaborato corrisponde ai ricordi suoi e alla parte, ovviamente, anatomopatologica.
M.M.: Sì, sì.
P.M.: Bene, ci vuole descrivere, professor Maurri – poi vedremo le foto – ma innanzitutto quali sono gli elementi di spicco che a lei rimasero impressi e sono rimasti impressi per quello che riguarda i reperti – ferite, arma bianca e non, come sembra – sui due cadaveri? Cominciando, forse perché è più breve, dall’uomo, e poi dalla donna. Poi vediamo le foto.
M.M.: Sissignore. Il cadavere dell’uomo era interessato da ferite multiple d’arma da fuoco – a proiettile unico – e da ferita d’arma bianca. Le ferite d’arma da fuoco erano, se non mi ricordo… 5 o 6. Non mi ricordo bene, 5 o 6. Una delle quali almeno sicuramente mortale, perché aveva toccato il torace ed aveva colpito il cuore. Altre, sempre al torace e al tronco, avevano colpito un polmone; altre periferiche ad un arto superiore, non mi ricordo se il destro o il sinistro. Comunque, ripeto, ferite d’arma da fuoco sicuramente mortali. Associate alle ferite d’arma da fuoco c’era un numero di ferite d’arma bianca abbastanza cospicuo.
P.M.: Anche sull’uomo?
M.M.: Anche sull’uomo e in sedi, direi, concentrate verso la regione del fegato. Mi sembra che lì ce ne fossero almeno 2 o 3. La cosa importante era questa: che le ferite d’arma bianca sul cadavere dell’uomo non risultavano vitali. Si dedusse da qui che…
Presidente: Non risultavano, professore?
M.M.: Vitali. Erano state inferte sul cadavere. Per certe parti…
P.M.: È un dato per noi, per il P.M., importantissimo. Ci vuole spiegare meglio, per la corte? Cioè, cosa sarebbe successo, da quello che voi avete trovato sul cadavere? Cosa vuol dire “non vitali”?
M.M.: Diciamo che…
P.M.: Si capisce a parole, ma preferirei che lei spiegasse perché ha questa deduzione, e qual è. Al contrario, prima il dato e poi ce lo spiega.
M.M.: Sissignore. Forse è bene cominciare un pochino avanti, a riferire brevemente sulla posizione dei corpi dei due giovani.
P.M.: Bisognerebbe che per ora, se ci riesce, rimanere un attimo all’uomo, se ci riesce…
M.M.: Va bene, allora.
P.M.: E vedere di farci capire come lei ha desunto il dato che quelle d’arma bianca erano, se non ho capito male – non vorrei aver capito male – successive a una avvenuta morte. E quindi sembra…
M.M.: Sissignore.
P.M.: Ecco, mi spieghi, ci spieghi perché.
M.M.: Essendo ferite che penetravano in cavità peritoneale, quindi vibrate con una certa violenza e con un’arma direi, anche se l’arma non la conosciamo, di… insomma di robustezza almeno media.
P.M.: L’arma bianca.
M.M.: L’arma bianca. Queste ferite che penetravano nel fegato non determinarono alcune emorragia, alcuna perdita di sangue lungo il tramite. Non solo a livello dei tessuti cutanei e sottocutanei, ma anche a livello del fegato stesso, che è notoriamente un organo molto ricco di sangue. E da questo si dedusse che naturalmente le ferite, per non aver determinato sanguinamento, dovevano essere state portate su un corpo sul quale la circolazione non c’era più: e quindi su un cadavere.
P.M.: Quindi l’uomo, da questo dato qui, noi possiamo per ora capire che, al di là della dinamica – poi come l’ha ricostruita ci arriviamo dopo – presenta: ferite di arma da fuoco, poi ci spiega meglio come, quali – se lei è in grado di dire – hanno determinato la morte, se è possibile da che parte arrivavano e la loro direzione e eventuale obliquità. Ma il dato che lei ora ci mette davanti è: le ferite di arma bianca sono presumibilmente inferte dopo la morte.
M.M.: “Post mortem”.
P.M.: Lo prendiamo così, come dato oggettivo, e andiamo avanti. Allora torniamo alle cause della morte, invece.
M.M.: Le cause della morte furono dovute ad una lesione del cuore, sicuramente da arma da fuoco, che provocò appunto la rottura del cuore e un imponente emorragia nel cavo toracico e nel cavo pericardico. Quindi morte, in definitiva, da emorragia acuta per lesione del cuore.
P.M.: La direzione, la localizzazione di questo colpo – poi abbiamo le foto, eh… Volevo un attimo, possibilmente, focalizzare. Lei ci ha parlato di 5/6 colpi di arma da fuoco.
M.M.: Sì, sì di 5/6 colpi che abbiano raggiunto il bersaglio maschile.
P.M.: Ecco, in che punti? Quello al cuore l’abbiamo capito, gli altri?
M.M.: Un’altra, almeno un’altra ancora era al torace e grosso modo nella stessa direzione in cui fu esplosa quella che aveva colpito…
P.M.: Ce la vuole spiegare meglio questa direzione?
M.M.: Sì. Era una direzione diciamo grosso modo perpendicolare all’asse maggiore del corpo, con foro d’ingresso sulla sinistra, senza foro di uscita.
P.M.: Colpo trattenuto.
M.M.: Tutti i colpi furono, tutti i colpi di pistola furono ritenuti. E allo stesso modo la ferita del torace che aveva interessato il polmone, sparata quindi sulla sinistra del cadavere e con direzione verso destra e con una lieve obliquità in basso.
P.M.: E l’entrata è anteriore o dorsale? Se lo ricorda, poi vediamo le foto.
M.M.: Non me lo ricordo bene, ma ho l’impressione che non fosse né anteriore né dorsale.
P.M.: Ha con sé il referto dell’autopsia? Lo vuole riguardare nel caso?
M.M.: No, non l’ho portato
P.M.: Va bene, ora poi lo vediamo.
A.B.: Lo vuole?
P.M.: Facciamoglielo descrivere, poi con le foto, quando siamo…
M.M.: Mi sembra di ricordare che le ferite di ingresso erano sul lato sinistro, grosso modo verso il fianco. Né decisamente sulla faccia anteriore del torace, né decisamente sulla schiena. Però…
P.M.: Compatibile con una situazione seduta o prona, quindi.
M.M.: Con una situazione… disteso, certo. Molto probabilmente prono.
P.M.: Ecco, molto probabilmente. Bene, le altre? Ce ne ha descritte grosso modo due, le altre sono significanti? Sono omogenee come direzione e come…?
M.M.: Per quanto mi ricordo, direi di no. Mi ricordo che ce n’erano una o forse due all’arto superiore sinistro.
P.M.: All’arto superiore sinistro.
M.M.: Sinistro. E che non hanno contribuito, ovviamente, all’evento letale perché hanno leso organi non vitali. Le due più importanti, di cui ho memoria, sono proprio queste: quella al livello del polmone sinistro e quella al livello del cuore.
P.M.: Ecco, limitandoci quindi sempre a questa parte di esame del cadavere, la ricostruzione possibile o probabile fatta da lei insieme al colonnello Zuntini, o da lei, la vediamo col suo collega medico legale, la vediamo fra un po’. Vogliamo vedere le foto relative al cadavere dell’uomo, così vediamo questi dati che lei ci ha messo in evidenza?
M.M.: Vengo lì?
P.M.: Sì, grazie.
M.M.: Prego.
P.M.: La raccomandazione è la stessa, del mostrare le foto…
Presidente: Sì.
P.M.: Sento degli scatti, presidente.
Presidente: Non inquadrate, per cortesia, e lo sapete, lo schermo mentre si mostrano i cadaveri. Inquadrate qualunque altro soggetto.
P.M.: Non so se è questa la può aiutare professore, sennò andiamo avanti.
M.M.: Direi no, dottor Canessa, è una foto di insieme anche…
P.M.: Che non le serve.
M.M.: Poco chiara.
P.M.: Vogliamo andare avanti?
M.M.: : Si può però fin da ora vedere all’arto superiore sinistro, in corrispondenza del braccio, i due repertini rotondeggianti che potrebbero essere proprio da colpo d’arma da fuoco.
P.M.: Bene, grazie. Vogliamo andare… Ah, prego prego, presidente. Non volevo andare avanti se lei…
Presidente: No, no, va bene. Prego, prego.
P.M.: Bene, andrei avanti allora con foto un po’ più ravvicinate che ci permettono… ecco. Se la vogliamo fermare così, e vediamo se il professore ci è…
M.M.: Ecco, qui siamo all’emitorace sinistro. Non è nella regione decisamente anteriore, è proprio al limite fra, diciamo, la faccia laterale e la faccia anteriore dell’emitorace sinistro. Due ferite ravvicinate fra loro che, per quanto posso vedere dai caratteri morfologici, mi sembrano ferite di ingresso; una delle quali evidentemente ha colpito il cuore, e l’altra il polmone. Queste sono le due ferite mortali.
A.B.: Quindi tutte due, sono una accanto all’altra? Chiedo scusa.
M.M.: Mi sembra di sì, avvocato, perché a questa distanza, insomma, i reperti morfologici…
P.M.: Possiamo ingrandire noi, se ci si riesce.
M.M.: Direi, ecco, quella superiore rotondeggiante un pochino sfrangiata è assolutamente tipica; l’inferiore lo è un po’ meno. Ma direi che anche quello è un foro d’ingresso.
P.M.: Non è arma bianca, insomma?
M.M.: Direi di no, direi di no.
P.M.: È sicuro, professore?
M.M.: Direi di no.
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: Vogliamo indicare di che fotografia si tratta, se è contrassegnata?
P.M.: Sì, c’è il numero. Se cortesemente la possiamo inquadrare al fine di leggere la didascalia, e poi… ah, non c’è?
Presidente: Non c’è? Allora…
M.M.: Scusi, c’è un’altra ferita, anche questa sicuramente da arma bianca, che all’addome…
P.M.: Ecco, io volevo ora passare appunto alle ferite d’arma bianca.
M.M.: Ma questa d’arma da fuoco, all’addome, un po’ al di sopra… eccola, si vede. Ora non si vede più.
P.M.: Non questa.
M.M.: No, no.
P.M.: Quelle all’addome.
M.M.: Eccola, al di sopra di…
P.M.: Ancora sopra.
M.M.: No, ormai è fuori
A.B.: A sinistra.
M.M.: Eccola. No, posso indicare?
P.M.: Eccola.
M.M.: Quello è sicuramente un foro d’ingresso all’addome. Infatti lui aveva…
P.M.: Da proiettile?
M.M.: Da proiettile. Aveva infatti anche una lesione alla regione inguinale che non può essere stata provocata che da quel proiettile lì.
P.M.: Ecco, riesce ora a evidenziarci invece quelle ferite d’arma bianca che, lei mi sembra abbia detto, sono all’addome, e che erano post mortem?
M.M.: Per ora non mi sembra di vederle…
P.M.: Bene, bene.
M.M.: Non vorrei che fossero sul lato opposto del tronco.
P.M.: Andiamo avanti. Scusi no, prima sul volto, se riesce inquadrare, c’è…
M.M.: Sì. Questa ha l’aria di essere una ferita lacero –contusa, sicuramente non prodotta né da arma da fuoco, né da arma bianca.
P.M.: Bene, bene, andiamo avanti.
M.M.: Potrebbe essere la conseguenza di un urto dentro la macchina contro qualche ostacolo resistente.
P.M.: Bene, grazie. Andiamo avanti.
M.M.: Ecco, le due grosse ferite.
P.M.: Proviamo con quella sopra, scusi eh, se poi…
M.M.: Sì.
P.M.: Tanto per andare per ordine.
Presidente: Dunque, diamo perlomeno…
P.M.: Sì, siamo a pagina, in alto a destra c’è il numero della pagina. Se ce lo inquadra, per cortesia, io non ne ho una copia.
Presidente: 385.
P.M.: O “9”, forse. 389, no? 85, va be’.
Presidente 385, vediamo la precedente o la seguente. Si vede subito che numero è.
P.M.: Giriamo un attimo la pagina per vedere se la prima è un 388.
Presidente: 388 era la precedente, quindi questa la 389.
P.M.: Vediamo se queste foto… mi sembra molto simile, anche se l’angolazione è un po’ più pronunciata, alla precedente.
M.M.: Sì, interessa direi prevalentemente la metà sinistra del cadavere, quindi…
P.M.: È il braccio forse, no?
M.M.: Sì, sì, il braccio, ora, a livello del polso c’è una grossa macchia di sangue. Non mi riesce di vedere…
P.M.: Possiamo…
M.M.: Avvicinare.
P.M.: … avvicinare il braccio, la mano, grazie.
M.M.: Ecco, lì dove c’è la punta della biro potrebbe esserci un foro da arma per penetrazione di proiettile, con un po’ di sangue che è colato giù, ha determinato una colatura. E questa dovrebbe essere una delle due ferite dell’arto superiore sinistro, che però non ha rilevanza ai fini della causa della morte.
P.M.: Bene. Proviamo la foto sotto, sempre a pagina 389, che è una diversa angolazione dalla parte…
M.M.: Qui si vede il lato destro del cadavere, e ci sono quelle due soluzioni di continuo piuttosto ampie, anche se irregolari, ravvicinate tra loro e parallele, che sono tipiche d’arma da punta e taglio. Queste sono lesioni da arma bianca.
P.M.: Da cosa si capisce professore, se si può capire già da qui, che si tratta di arma bianca e che sono post mortem? Lei ce l’ha spiegato nel suo elaborato.
M.M.: Sì, direi che…
P.M.: E ci ha detto che l’ha capito dopo aver aperto.
M.M.: Sì, infatti direi che dall’esame esterno si capisce poco, perché un po’ di sangue, come si vede, è colato anche da queste ferite. Ma può essere semplicemente un fatto dovuto alla gravità e quindi semplicemente alla gravità, ma non ci dice, l’esame esterno delle ferite non ci dice se siano vitali o post mortem.
P.M.: Così lei l’ha dedotto dall’esame interno.
M.M.: Dal tramite la lama nell’interno del corpo.
P.M.: Bene, andiamo avanti, grazie. Se ci sono altre ferite dell’uomo.
M.M.: Qui si vede quella dello zigomo.
P.M.: Sarà la pagina 390, se non sbaglio. Ecco bene, grazie. Ecco, forse abbiamo le stesse ferite.
M.M.: Sì, si vede bene la ferita al braccio sinistro e si vedono discretamente bene anche le due ferite d’arma bianca, diciamo, alla regione emitoracica destra.
P.M.: Bene, andiamo avanti, grazie. Quella sotto.
M.M.: Qui l’unica che si vede bene è la contusione dello zigomo.
P.M.: Andiamo avanti ancora, se la… ecco, qui ci può essere utile al fine poi di capire quale era la dinamica dell’aggressione, perché vediamo il dorso. Ci può dire qualcosa in proposito? Sono fori di entrata o di uscita, ad esempio?
M.M.: Se si avvicina, si può dire con una migliore…
P.M.: Facciamoli uno alla volta.
M.M.: Ecco.
P.M.: Cortesemente.
M.M.: Direi che dovrebbero essere fori di ingresso, sia questo che si vede al centro, sia quello più in basso a sinistra.
P.M.: Sulla destra c’è qualcosa?
M.M.: Sulla destra c’è, ecco quella lì in corrispondenza del capezzol… no, non sono in grado di dire
P.M.: No, no, siamo sul dorso, professore.
M.M.: No, no, no, siamo sul… potrebbe essere anche questo un foro d’ingresso, con un’ecchimosi circostante. Però è poco chiaro. Direi però che dovrebbe essere, anche questo, un foro d’ingresso per la semplice ragione che tutti i proiettili furono ritenuti nel cadavere.
P.M.: Ritenuti nel cadavere. Ecco, no, no, questo è un dato che… Lei li trovò, quindi ne trovò cinque?
M.M.: Ne abbiamo trovati cinque.
P.M.: Cinque di ingresso, proiettili; e due ferite più macroscopiche da arma bianca, all’addome insomma.
M.M.: Sì. Io ho detto poco fa che le ferite da arma bianca erano numerose, ma mi sbagliavo con il cadavere della donna. Lui di ferite rilevanti da arma bianca, per quanto mi ricordi, ne aveva due sole: proprio quelle lì al fegato.
P.M.: Bene, vogliamo andare avanti, se abbiamo ancora qualche… Ecco, sempre del ragazzo vediamo che sulla parte destra apparentemente c’è poco, o mi sbaglio? Anzi, veda un attimo lei, professore, se ci può dare…
M.M.: Quello è quel foro di ingresso che si diceva dianzi, sulla destra. Questo non sono sicuro se sia un’escoriazione o un foro. È un po’ slavata, come colorito.
P.M.: Bene, se c’è qualche altra foto… era la 41. Ecco, dell’uomo non c’è altro. Bene, ci fermiamo un attimo qua, professore. Detto questo, e fermo restando che sulla dinamica ci arriviamo dopo quando abbiamo un quadro più globale, vogliamo passare alla ragazza? Lo stesso discorso: dati evidenti, arma bianca, arma da fuoco.
A.B.: Posso? No, sul ragazzo. Oppure facciamo dopo.
P.M.: Forse se… dopo la dinamica cerchiamo di fare tutto.
M.M.: Per quanto mi ricordo la ragazza fu colpita tre volte con arma da fuoco, e tutte tre le volte in corrispondenza di un arto, arto superiore, mi sembra il destro. Nessuna di queste ferite d’arma da fuoco risultò mortale proprio perché aveva interessato strutture periferiche non vitali, quindi muscoli e ossa.
P.M.: In che zona? In che zona erano? Ciò per ora abbiamo questo dato: la ragazza con l‘arma da fuoco viene colpita in parti periferiche non mortali.
M.M.: Sì, arto superiore destro.
P.M.: Tutte all’arto superiore destro.
M.M.: Per quanto mi ricordo direi di sì. La faccia esterna dell’arto superiore destro.
P.M.: Bene.
M.M.: Mentre invece, ecco, i colpi d’arma bianca erano molto numerosi. Non mi ricordo esattamente quanti, ma alcune decine.
P.M.: Nel documento parlate di 96.
M.M.: Se l’abbiamo scritto, allora probabilmente mi rifò a quello, non ho nessun motivo per dubitare del…
P.M.: Effettivamente sono tante. Ce ne vuole un attimo fa capire?
M.M.: Sì.
P.M.: 3 da fuoco e 96 da arma bianca.
M.M.: Sì, eh…
P.M.: Hanno una localizzazione, una diversa caratterizzazione?
M.M.: Ecco, credo che quelle da arma bianca bisognerà suddividerle in ferite inferte in vita e ferite inferte post mortem.
P.M.: Anche per il P.M. è molto importante, vediamo se riesce a farlo capire alla corte e a noi.
M.M.: Le ferite inferte in vita non mi sembra che fossero particolarmente numerose, forse 4/5 poco più. Però raggruppate in una zona molto limitata e importante del torace, al livello dell’emitorace ministro, con conseguente penetrazione all’interno del cavo toracico e ferite, anche in questo caso, del cuore. Quindi quelle mortali sono raggruppate in una zona abbastanza ristretta, e tutte insieme, l’una accanto all’altra. Quelle post mortali, e le abbiamo giudicate post mortali con gli stessi caratteri con cui abbiamo giudicato post mortali quelle del cadavere maschile, erano un po’ sparse su tutto il tronco. In particolare però erano raggruppate a livello addominale, diciamo nella regione intorno al pube, metà inferiore dell’addome, alla regione inguinale e alla regione peri-pubica.
P.M.: Senta professore, c’erano delle ferite al volto? Lei le ricorda? Poi vediamo le foto.
M.M.: Mi sembra di no, ma non sono sicuro.
P.M.: Perché a questo proposito nell’elaborato, quello conclusivo, ci sono delle considerazioni che se lei ricordasse sarebbe più opportuno… cioè che quelle al volto – glielo dico subito – nell’elaborato sono in vita; le altre, a parte le tre, quelle che lei ha localizzato, sono tutte post mortem o comunque in un momento in cui non… e questo nell’elaborato dite: si vede bene dal sangue che cola dalle ferite al viso, e le altre invece sono tutte…
M.M.: Post mortem.
P.M.: Da quello che dite. Poi vedremo le foto. Cioè lei questo ricordo del fatto, piuttosto anomalo a una lettura nostra in questo momento, lei ci ha detto: ci sono ferite a un arto destro con la pistola, che non sono mortali. Poi andiamo la dinamica. Ma sembra di capire, da quello che ci ha detto lei, che non essendo mortali, la ragazza chi la deve ammazzare deve ancora cominciare la tremenda opera, diciamo, no?
M.M.: Certo.
P.M.: Quindi questa opera, se il dato che poi emerge sono ferite sanguinanti al volto, sembra che questa opera per ammazzare è anche rivolta al volto. Ora vediamolo nelle foto. Sicuramente delle 96, poi voi le descrivete, lo vedremo meglio vedendo la figura, poi la orienterà ancora meglio sul discorso addome, seno, eccetera. Ma queste ferite al volto che sangui… Al lei non le dice nulla? Se non vede le foto non riesce a memorizzare.
M.M.: No.
P.M.: Cioè, a noi interessa vedere nella ricostruzione com’è possibile che sia stato scritto che le ferite per ammazzare, ecco diciamo, mentre la ragazza era in vita, siccome quelle al braccio non hanno avuto alcun effetto ai fini che l’autore si proponeva, e quelle importanti in vita, mentre la ragazza è in vita, sono sicuramente alcune al volto. Tant’è che ci sono delle foto al volto sanguinanti. Questo riguarda un po’ la dinamica, se il dato è vero.
M.M.: Certo.
P.M.: Cioè sembra che chi ha colpito per ammazzare ha colpito anche al volto. Lo ricorda lei questo?
M.M.: Diciamo questo punto ripeto, non mi ricordo il particolare delle ferite al volto, e me ne scuso.
Presidente: Non riprendiamo queste immagini, eh? Mi raccomando.
M.M.: Però se c’erano le ferite al volto, diciamo questo…
P.M.: Aspettiamo un attimo ecco, un secondo. Prego.
M.M.: Ho l’impressione che l’azione lesiva nei confronti della ragazza sia cominciata con la pistola, che quindi lei sia stata inizialmente bersaglio dei colpi di arma da fuoco che non hanno avuto il risultato che presumibilmente ci si aspettava.
P.M.: Questa è, scusi, una deduzione che lei fa?
M.M.: Sissignore.
P.M.: Come deduzione può, fa anche una… questi tre colpi sono successivi ai cinque all’uomo? O non ha niente da dire? La possiamo fare da noi, ma insomma se lei… oppure la fa la perizia che avete fatto.
M.M.: Questo non glielo so dire con sicurezza. Ma tornando alla ragazza, volevo dire che, essendo stata ferita, ma non mortalmente, non gravemente…
P.M.: A questo braccio.
M.M.: … dai tre colpi, era sicuramente in grado di muoversi, di difendersi, di agitarsi. Forse ha compiuto un tentativo istintivo di mettersi a sedere nell’interno della macchina, e quindi portando in avanti la faccia. Ed ecco che la faccia potrebbe essere…
P.M.: Se è così.
M.M.: Se è così, potrebbe essere diventata un bersaglio, certo di non primaria importanza, forse casuale. Forse casuale.
P.M.: Al volto.
M.M.: Perché è chiaro che le ferite alla faccia…
P.M.: A meno che uno non abbia buone conoscenze di dove scorrono…
M.M.: Però lei mi ha parlato di faccia, non di collo.
P.M.: Eh, appunto.
M.M.: Quindi una ferita anche alla faccia…
P.M.: Ora le vediamo, via. Forse è meglio, dato che il suo ricordo non è perfetto, vediamo.
M.M.: Ferite di incontro quindi, si dice.
P.M.: Ho capito. Vediamo se riusciamo a trovare innanzitutto delle ferite al volto. E inquadriamo quelle. Oppure facciamo un insieme, non c’è problema, lo vediamo dopo. Cominciamo dalla prima scusi, come non detto. Ma c’è al volto? Ecco, allora inquadriamo bene il volto. Mah, sembra un…
M.M.: Io vedo sul sopracciglio destro, all’estremo interno, una piccola zona arrossata. Ma non è sicuramente una ferita da punta e taglio. Ho l’impressione che sia un…
P.M.: Questa è invece evidente è una ferita in vita, comunque?
M.M.: Prego?
P.M.: Questa che invece è così evidente, diciamo alla zona mento-bocca, è sicuramente in vita?
M.M.: Questo sì, certo. Questo è uno squarcio discretamente ampio, direi in vita, e non è prodotta con meccanismo di infissione dell’arma, ma di strisciamento dell’arma. Quindi non è, esattamente parlando, una ferita da punta e taglio, ma solo da taglio. L’arma in questo caso non è stata infilata, non è stata premuta, è stata solo fatto scorrere sul acute e sui tessuti molli sottocutanei, e a prodotto questo squarcio. L’arma è sicuramente la stessa, ma con un meccanismo diverso: di strisciamento anziché di pressione.
Presidente: Quale direzione avrebbe, professore, questa ferita?
M.M.: Direi dovrebbe averla dall’angolo della mandibola, quindi sul cadavere da sinistra verso destra. È partita dall’angolo della mandibola, è arrivata al labbro inferiore.
P.M.: Bene. Vediamo sempre se riusciamo a fare qualche altra, mostrare qualche foto.
M.M.: Quindi ferite di arma bianca alla faccia non se ne vedono.
P.M.: Chiedo. Se è possibile trovarle.
Presidente: Diamo il numero della pagina.
P.M.: Sì, questa era… che pagina era? Chiedo scusa. 386, bene.
Presidente: 386.
P.M.: Sono foto, mi rendo conto, che non è semplice da vedere e da analizzare. Il caso che loro devono esaminare è questo, non possiamo fare diversamente. Ecco, qui ce n’è un’altra molto…
M.M.: Sì, anche questa.
P.M.: Ingrandiamo il volto, per cortesia. Ecco, perfetto.
M.M.: Direi che anche questa ha le stesse caratteristiche della precedente. Si vede bene che è una ferita, è proprio uno squarcio.
P.M.: In vita, professore?
M.M.: Direi di sì, anche se è poco sanguinante. Perché quella zona li non è particolarmente ricca di sangue; mentre la zona della bocca e delle guance lo è anche questa prodotta con un meccanismo di strisciamento dell’arma, non di infissione.
P.M.: Bene, allora vogliamo, detto questo sul volto e su questo tipo di ferite, torniamo un attimo alla prima foto del fascicolo. E andiamo per ordine per vedere se ritroviamo quelle ferite che ci ha detto lei, quelle mortali da arma bianca e quelle post mortem, che già da noi vediamo che sono tante. Però mi sembra che qui, al di là di una visione di insieme, non andiamo. Facciamo quella sotto, siamo alla pagina…
M.M.: Qui si ha un’idea abbastanza chiara del numero incredibile di queste ferite; però ecco, fra queste tutte insieme, non saprei differenziare quelle…
P.M.: Quelle mortali.
M.M.: Quelle mortali.
P.M.: Che noi dobbiamo riuscire a capire da lei com’è morta questa ragazza.
M.M.: Certo. Diciamo che però, ecco, quelle sono, se ci si ferma, si sposta un pochino così, se si vede quelle della mammella sinistra, alcuna di queste hanno un fondo – a sinistra, a sinistra – hanno un fondo… no, no, lì quella zona, ecco esattamente lì: mammella e regione Inter mammaria. Alcune di queste hanno un fondo di colorito decisamente rosso più scuro delle altre.
P.M.: Più profondo.
M.M.: Sì, più profonde e vitali, lì c’è ancora la circolazione integra. Quindi il sangue scorre di lì e colorisce il rosso scuro il fondo della ferita.
P.M.: Ecco.
M.M.: Le due ferite rispettivamente al di sopra e al di sotto di quello che ritengo sia un frammento di foglia.
P.M.: Sembra ci sia un segno verde.
M.M.: C’è una foglia, un frammento di foglia? Me lo sto chiedendo.
P.M.: O un segno fatto sulla foto? Io non lo so. Foglia non credo.
M.M.: Comunque quella al di sopra e quella al di sotto del segno verde sono vitali, così come sono vitali quasi sicuramente due di quelle proprio al di sotto della mammella. Posso indicarle io con la mano?
P.M.: Sì, sì, grazie. Se ci può aiutare.
M.M.: Questa e questa, e questi qui.
P.M.: Sono tutte vitali.
M.M.: Direi di sì.
P.M.: Ecco. Vogliamo andare avanti, se ne abbiamo altre? Diciamo la pagina, andiamo quella in alto, per cortesia, ecco. Qui sembra di vedere quelle post mortem, sono tutte poco sanguificate.
M.M.: Sono tutte scarsamente sanguinanti.
P.M.: Riesce a darci un idea di quella, quell’indirizzo che lei ci ha fatto capire, intorno al ventre? Perché io, se non vedo male…
M.M.: Sì. Allora, al di sotto dell’ombelico…
P.M.: C’è un ragazzo della scorta che ha avuto qualche problema sulle foto. Vogliamo interrompere due minuti? Non so.
A.B.: Sì, certo.
Presidente: Prestategli soccorso, se necessario chiamiamo un medico. Sospendiamo l’udienza un minuto.
P.M.: Grazie, grazie.
A.S.F.: Il Maurri?
M.M.: Non un medico legale, non un medico legale.
Presidente: Se c’è un medico presente? Professor Maurri.
A.S.F.: C’è il professor Maurri.
Presidente: Meglio di lei.
– DOPO LA SOSPENSIONE –
Presidente: Possiamo continuare. L’imputato dov’è? Ah ecco, benissimo.
P.M.: Sta arrivando.
Presidente: Benissimo, possiamo continuare.
P.M.: Eravamo al punto in cui cercavamo di…
Presidente: Non inquadriamo queste foto, signori, eh? Bene.
P.M.: … decifrare le foto d’arma bianca eseguite, come ci ha fatto capire il professor Maurri, post mortem.
Presidente: Ricordiamo il numero di pagina, per cortesia.
P.M.: Ecco, in alto a sinistra, 383.
Presidente: 383, benissimo.
P.M.: Per vedere di capire se possiamo trovare un modo di dare una direzione. Se non sbaglio lei ci aveva parlato di una linea concava verso l’alto e una convessa verso il pube, qualcosa del genere.
M.M.: Sì. Si vede bene, si vede discretamente…
P.M.: E qualcosa al seno. Vogliamo vedere questi elementi?
M.M.: Al seno, direi che sono raggruppate, così ravvicinate fra loro che forse un paragone geometrico anche approssimativo non mi sembra tanto probabile. Quelle all’addome sono più chiaramente visibili come disposizione geometrica.
P.M.: Vogliamo vederle?
M.M.: Se vogliamo vedere quelle dell’addome.
P.M.: Ecco vediamo queste, prima, concave.
M.M.: E prendiamo come punto di riferimento la zona ombelicale. Al di sotto dell’ombelico ce n’è una serie – 3,6,7 – disposte quasi sulla stessa linea longitudinale. Si vedono bene? Che hanno una lieve concavità verso l’alto.
Presidente: Hanno una lieve concavità verso l’alto, lei dice.
M.M.: In direzione…
presidente Certo.
M.M.: Mentre al di sotto ce n’è un numero un po’ minore.
Presidente: Sopra il pube ce n’è un numero un po’…
M.M.: Hanno una lieve concavità verso il basso.
Presidente: Hanno una lieve concavità verso il basso, quelle sopra il pube.
M.M.: Sì.
Presidente: Lei ci può dire…?
P.M.: Ecco, e quelle, vedo ce ne sono alcune sulla coscia e addirittura… ora vediamo. Ne vediamo altre, per cortesia? Andiamo avanti. Poi le spiegazioni ce le facciamo dare dopo. Vediamo se questo dato delle due concavità ci… ecco permane, sembra, abbastanza. Vogliamo andare avanti? Ecco, qui forse si vede meglio.
Presidente: Si, dottor Canessa, io non so se si debba attribuire un significato preciso.
P.M.: No, noi il significato lo vediamo dopo, se facciamo una ricostruzione e ci riusciamo. Per ora continuiamo col dato di fatto, l’elemento obiettivo. Il significato, se c’è…
M.M.: Sì, è questo. E cioè che oltre ad aver colpito…
P.M.: Intorno al pube ci sono.
M.M.: Il torace, l’addome e la regione pubica, poi ce ne sono distribuite sulla faccia interna delle due cosce, con una leggera prevalenza sulla sinistra.
P.M.: Ecco però, professore, se lei mi consente, questo dato che io vedo da solo, chiedo a lei è così: sulle altre regioni sono un po’ a caso, quelle che invece lei ci ha indicato sembrano un po’ più continue. Questo dato lo possiamo… no?
M.M.: Sì.
P.M.: Eh? Sembrano un po’ più una accanto all’altra, o no?
M.M.: Questo è vero.
P.M.: Cioè…
M.M.: C’è una certa regolarità topografica, di disposizione dice lei. Sì, questo è un dato di fatto – anche quelle sulla coscia sinistra – non c’è dubbio.
Presidente: Sono tutte post mortem, queste?
M.M.: Sì, vede presidente, non hanno una goccia di sangue. E anche i margini e il fondo delle ferite, per quanto siano numerose, sono gialle, assolutamente prive di sangue. Lì sangue non ne circola più, neanche nei capillari. Quindi è una morte che probabilmente è anche una morte risalente forse a qualche minuto, eh? Non sono state inferte immediatamente dopo.
P.M.: Ecco professore, nella perizia, quella stessa da Zuntini dice con voi, fa anche delle valutazioni sul perché sono post mortem. Dice addirittura: diversi minuti, lui dice 10. Fa una spiegazione. Lei la ricorda, la spiegazione che da?
M.M.: Sì. In termini di cronologia io sarei molto più vago. Diciamo che però, proprio per l’assenza totale di sangue che c’è in queste ferite, e specialmente mano a mano che si scende in senso cranio-caudale, mi fa indicare che la circolazione si è arrestata sempre più decisamente. E quindi un certo intervallo di tempo fra le ferite più alte e le ferite più basse – quelle delle cosce, per esempio – ci deve essere. Anche se non sono in grado di precisare se si tratti di poche decine di secondi o di qualche minuto, questo non sono in grado di dirlo.
P.M.: Nell’elaborato scritto parlate di 10 minuti – parla Zuntini, dicendo che l’ha fatto con voi –
Su questo lo ricorda il ragionamento? È il ragionamento del sedile imbrattato di sangue.
M.M.: Sì, sì.
P.M.: Lui dice: se è così imbrattato di sangue, non possono essere ferite quelle post mortem. Se è così imbrattato di sangue, vuol dire che la ragazza, ancora in vita, è stata tanto sul sedile…
M.M.: Ha giaciuto sul sedile.
P.M.: Per ridurre il sedile in quelle condizioni di imbrattamento vuol dire che l’ha tolta, per fargli le altre ferite, dopo un certo numero di minuti. Questo è il ragionamento.
M.M.: Sì, un certo numero di minuti mi va bene. Sul 10 sono un pochino più dubbioso.
P.M.: Ecco, benissimo. Comunque è un discorso di questo genere.
M.M.: Sì, sì.
P.M.: Senta, per la possibilità di dare oggettivamente delle caratteristiche al coltello, da quelle ferite cosa possiamo dire? E da quelle che lei poi ha visto nella sezione.
M.M.: Direi questo: che è un coltello monotagliente, cioè con una costola da una parte e un filo dall’altra.
P.M.: Questo si vede bene dai…
M.M.: Questo si vede bene perché…
P.M.: Ce lo può spiegare, anche ai periti, perché è monotagliente?
M.M.: Sì, sì, se si avvicina un pochino si vede bene.
Presidente: sì, si vede bene che c’è un apice.
M.M.: La parte superiore ha un angolo acuto.
Presidente: La parte superiore ha un angolo acuto.
M.M.: La parte inferiore una piccola base.
Presidente: La parte inferiore una piccola base.
M.M.: Questa è la costola…
Presidente: Quello è il tagliente, quell’altra là…
P.M.: Quindi non è un pugnale, è un monotagliente.
M.M.: È un monotagliente.
P.M.: Bene.
Presidente: È un coltello monotagliente.
M.M.: Sì. Potrebbe essere un pugnale mono… è un monotagliente.
P.M.: È un mono… si, si, un pugnale, ma… Ha ragione lei, chiedo scusa.
M.M.: La larghezza della lama può corrispondere all’incirca alla larghezza delle ferite
P.M.: Grosso modo, quindi?
Presidente (fuori microfono) Un paio di millimetri.
M.M.: 3/4 centimetri.
P.M.: La lunghezza?
M.M.: No, la lunghezza è impossibile.
P.M.: Non si può capire, non si può determinare.
M.M.: Prima di tutto perché non sappiamo se il coltello è stato affondato fino all’impugnatura o meno.
P.M.: Sì, sì, no da quelle più profonde chiedevo se l’avete…
M.M.: No. Poi perché quando si colpiscono con un’arma bianca tessuti molli, quindi non ossei, la violenza con cui si infigge l’arma fa sì che i tessuti molli si schiacciano, si comprimono fra loro. Quindi la lunghezza del tramite è sempre maggiore della lunghezza effettiva dell’arma, e quindi non è calcolabile. È solo ipotizzabile così.
P.M.: Bene, vogliamo intanto andare avanti con le foto? Poi vediamo…
Presidente: Vogliamo domandare, se si può domandarlo ora, al professore…
P.M.: Sì, sì io non ho problemi.
Presidente: Queste…
P.M.: Rimaniamo su questa, poi.
Presidente: Questi colpi sono stati vibrati sempre stando in una stessa posizione, da parte di questo signore?
M.M.: Sta parlando dei colpi d’arma bianca?
Presidente: Da arma bianca.
M.M.:
Presidente: Difficile dirlo.
M.M.: Difficile dirlo. Non è impossibile, ma non è impossibile neanche l’ipotesi contraria, che si sia mosso, che sia per esempio passato dall’un fianco del cadavere all’altro fianco. Però anche quelle della coscia è possibile siano state inferte rimanendo sempre nella stessa posizione. Non ho elementi per dire né l’una cosa né l’altra.
P.M.: La mia domanda, presidente era questa, gliel’avrei fatta dopo: ma è fatto, sono più corrispondenti a una situazione in cui il cadavere è disteso fuori dalla macchina? Questo si può dire? O sono inferte con il cadavere sulla macchina? Noi sappiamo che l’abbiamo trovato fuori, disteso. Queste ferite sono più compatibili con un’azione cadavere sdraiato, dal momento che non sono in vita; o compatibili anche con una situazione in cui il cadavere è ancora sulla macchina, e l’autore si muove sopra?
M.M.: Credo che sia più compatibile con la posizione di un cadavere supino, fuori della macchina.
P.M.: Già fuori della macchina.
M.M.: Regolarmente disteso per terra. Perché sono tutte di una estrema regolarità.
P.M.: Quindi il discorso che è andato prima a destra, prima sinistra, una volta che…
M.M.: Certo.
P.M.: Era questo che la mia domanda. Vogliamo andare avanti, sulla foto sotto. È quella del volto, andiamo avanti, non ci interessa, l’abbiamo già vista. Qualcosa relativo a ferite al seno? Ci dice nulla?
A.B.: Ci sono quei buchi là, sono tutti d’arma da fuoco?
P.M.: Ora si trattava di…
M.M.: I due puntolini… no, queste sono tutte d’arma bianca. Nella foto precedente.
P.M.: Quelle sotto, ecco quelle.
M.M.: Sì queste. Queste sono ferite da arma da fuoco.
P.M.: Sono fori d’entrata.
M.M.: Sono fori d’entrata. Può darsi che siano, ma questo non me lo ricordo purtroppo.
A.B.: Da arma da fuoco.
M.M.: Arma da fuoco sì, ma non vorrei che fossero queste quelle entrate nel braccio, uscite dal braccio e…
A.B.: Può darsi.
P.M.: Vabbè, lo leggiamo nell’elaborato. Ora lo guarda.
M.M.: Sì.
P.M.: Andiamo avanti.
M.M.: Questa è poco chiara.
P.M.: Sono quelle sul braccio, se non sbaglio.
M.M.: Sì. Potrebbe essere una ferita d’arma da fuoco non completamente perpendicolare, forse un po’ obliqua.
P.M.: Andiamo ancora avanti.
M.M.: Ma nell’elaborato dovrebbe essere stato indicato con precisione.
Presidente: Pagina? Diamo il numero della pagina, sempre.
P.M.: La pagina è la 387
Presidente: 387.
A.B.: Ce n’è una dietro. Chiedo scusa, presidente, si vede, ecco, un foro di entrata credo.
M.M.: Sono i due che si è visto dianzi, no? Sulla destra. Eccoli lì. I forellini più piccoli che si vedono intorno sono, probabilmente, da frammenti di vetro.
A.B.: Si è spaccato uno dei proiettili in tre.
M.M.: Eh, ma questi sono molto più numerosi. Direi che sono da frammenti di vetro se, come mi sembra di ricordare, è stato infranto il vetro laterale.
P.M.: Poi vediamo, sinistro.
M.M.: Ecco, i frammenti… il sinistro.
P.M.: Sì, ma guardi, professore, che qui sulla dinamica poi ci dobbiamo arrivare. Perché nella relazione voi date atto, e questo è importante anche per la corte, che i vetri, il vetro laterale sinistro è si rotto, ma i vetri sono in esterno.
M.M.: Sì.
P.M.: Cioè voi ipotizzate che ha sparato dallo sportello destro – aperto – verso i due che erano dentro. Un colpo non ha colpito nessuno, ha rotto il vetro dall’interno verso l’esterno e i vetri sono caduti fuori.
M.M.: Ha attraversato la macchina colpendo il vetro all’uscita.
P.M.: Così dite nella relazione.
M.M.: Sì, è possibile.
P.M.: E così date atto che erano i vetri, anche se invece nel sopralluogo dei carabinieri questo dato è un po’ più sfumato. Non ricorda questo?
M.M.: Sì.
P.M.: Questi però sono accertamenti e discorsi che le ha fatto il colonnello Zuntini.
M.M.: Sì.
P.M.: Perché lei ha detto non è andato sul posto.
M.M.: Sì, mi ricordo questo particolare, è scritto nella perizia balistica.
P.M.: È scritto molto chiaramente. C’è tutta una lunga spiegazione sui bossoli. Poi non abbiamo il colonnello Zuntini, dobbiamo farla, accontentarci dell’elaborato e valutarlo poi quando sarà il momento. Vogliamo andare avanti, se c’è qualche altra foto che ci interessa o che ci può servire? Sono quelle dell’uomo, non ce ne sono altre. Smetterei con le foto. Proverei, professore, a questo punto, con questi dati – ferite, lo sportello destro aperto, il sinistro chiuso con sicura e con un vetro rotto dall’interno verso l’esterno – se possiamo, sulla base delle ferite e su quello che avete scritto, se lei lo ricorda, sennò noi ci accontentiamo di vedere l’elaborato e di criticarlo se c’è da criticarlo oppure prenderne atto, se è possibile dare una qualche ricostruzione sulla dinamica. Abbiamo capito – lo focalizzo per me, ma perché se questi sono punti fermi, gradirei ricordarli – che il ragazzo fu prima colpito con arma da sparo, ucciso e poi due colpi arma bianca. La ragazza l’inverso: i colpi di arma da fuoco – 3 – non uccidono, anzi non fanno quasi nulla perché sono sulla destra al di là dell’allarme e del dolore, se c’è stato; i colpi che hanno ucciso devastante che sappiamo tutti il resto arma bianca successiva. Quindi la sintesi è: l’uomo ucciso con l’arma e successivamente – non sapremo mai quando – aggredito con l’arma bianca. La donna colpita con tre colpi di arma da fuoco, uccisa con l’arma bianca e successivamente con l’arma bianca altre ferite. Questa è la ricostruzione che lei ci fa. Ora riesce a ipotizzare, se l’ha fatto, con dati obiettivi una dinamica – lei e il colonnello Zuntini – o ci fermiamo qua?
M.M.: Direi che si può tentare una ricostruzione della dinamica dei fatti.
P.M.: Proviamo, grazie.
M.M.: La prima cosa da prendere in considerazione è questa che i colpi d’arma da fuoco sul cadavere dell’uomo, come si è già detto e per quanto era possibile vedere anche sulla ragazza, provenivano tutti dalla destra della macchina, dal lato destro della macchina.
P.M.: Lo sportello che noi sappiamo aperto?
M.M.: Quello accanto al posto di guida, tanto per intendersi.
P.M.: Bene.
M.M.: Che era aperto e tornerebbe il fatto che non è stato infranto, quindi lo sportello era aperto. I colpi sono stati…
P.M.: Era aperto o è stato aperto, insomma.
M.M.: Certo, certo.
P.M.: Chi ha sparato, ha sparato dopo che era aperto.
M.M.: Ha sparato non attraverso il vetro.
P.M.: Bene.
M.M.: E ha colpito quindi le due persone dalla destra sulla macchina verso la sinistra. Vista la direzione dei colpi d’arma da fuoco quasi perpendicolare all’asse maggiore del corpo o con una lieve obliquità, se ne deve dedurre che i due corpi fossero in posizione distesa.
P.M.: Entrambi.
M.M.: O quasi completamente distesa. Non certo a sedere. Quindi entrambi distesi e siccome l’uomo è stato colpito sul proprio lato destro, no scusatemi, la donna è stata colpita sul proprio lato destro e l’uomo è stato colpito sul lato sinistro se ne dovrebbe dedurre che la donna era in posizione supina e l’uomo in posizione prona.
P.M.: Lui sopra lei.
M.M.: Presumibilmente così.
P.M.: Perfetto.
M.M.: Non so dire altro della posizione precisa.
P.M.: Bene. Io non ho altre domande Presidente
Presidente: Allora, avvocato Santoni di parte civile.
A.S.: Professore, lei ha affermato prima che nessuno dei colpi inferti con l’arma bianca, cioè tutti hanno interessato le parti molli e nessuna ha lasciato la sua impronta sulla struttura ossea. Conferma?
M.M.: Per quanto mi ricordo, sì.
A.S.: Esatto. E allora noi non credo che si possa affermare, sapere per certo che se è stata la donna colpita con un solo coltello oppure con due coltelli comunque mono-taglienti?
M.M.: Non ho capito la domanda, avvocato. Vuol dire se…
A.S.: La domanda, se la donna è stata sicuramente colpita con un solo coltello, possiamo affermarlo dalle risultanze medico legali, o è possibile che sia stata colpita anche con due coltelli mono-taglienti? Visto che non c’è un’impronta sulla struttura ossea.
M.M.: Direi che con estrema probabilità è stata colpita con una sola arma, perché i caratteri morfologici dei fori d’ingresso sono quelli, grosso modo, che abbiamo visti ora, un angolo acuto da una parte e un angolo ottuso, anzi una piccola base, dall’altra, quindi un monotagliente. Però in teoria potrebbero essere state adoperati anche due coltelli uguali o quasi uguali fra loro. Questo non glielo so dire. La morfologia delle ferite mi dice che è ferita d’arma da punta e taglio con monotagliente. Non posso dire altro.
A.S.: Però i tramiti non ci dicono niente di più sulla natura del coltello?
M.M.: No, no, no.
A.S.: Sulla sua lunghezza. Niente, perfetto. Ecco, professore, quando lei ha visto ora l’angolazione dei colpi, cioè lasciano, l’arma monotagliente, un angolo acuto, quindi se io colpisco la vittima col coltello non vado poi, o è difficile, a cambiare impugnazione durante l’accoltellamento, pensa che…
M.M.: No.
A.S.: Cioè io non cambio la posizione del coltello, è difficile, io penso che l’assassino tenga il coltello sempre nella stessa posizione in mano, l’impugnatura non cambi. Ecco, lei pensa – mi sembra che abbia già risposto ma volevo una delucidazione – che i colpi siano stati tirati tutti, o abbia potuto cambiare posizione durante il succedersi dei colpi inferti, quando la donna… cioè quelli non vitali? Dall’angolazione dei colpi si può capire questo, o no?
M.M.: Sì, direi che con maggiore probabilità i colpi sono stati inferti – se è questo che vuole sapere – tutti dalla stessa posizione.
A.S.: È questo che voglio sapere, esatto.
M.M.: Sì, quelli della coscia per esempio, ci potrebbero anche far pensare che quelli sulla coscia destra siano stati inferti allorché il colpitore è sulla destra del cadavere. E quelli sulla coscia sinistra siano stati inferti allorché il colpitore si fosse spostato sulla coscia sinistra, ma sono, verso la coscia sinistra. Ma direi sono precisazioni teoriche perché in realtà stando su uno dei lati si poteva benissimo infliggere il coltello sull’uno e sull’altro arto inferiore all’incirca con la stessa direzione del tramite e con la stessa violenza. La donna è per terra morta e quindi incapace di muoversi e di difendersi, chi colpisce lo può fare con una certa, diciamo, comodità e facilità.
A.S.: Sia da una parte che dall’altra.
M.M.: Sissignore.
A.S.: Benissimo. Ecco, nel compiere questa operazione l’autore si è imbrattato di sangue, cioè pensiamo non soltanto sotto il… quando attirato logicamente i colpi non vitali, ma soprattutto quando ha inferto i colpi che ha inferto, quelli inferti sulla persona viva, ecco vi è dalla morfologia delle ferite possibilità che queste abbiano spruzzato, quindi lui si sia imbrattato di sangue, o no?
M.M.: Direi che ci dovrebbe essere una possibilità del genere e forse non tanto per lo spruzzamento, cioè per lo spillare del sangue dalla ferita immediatamente dopo che è stata discontinuata la cute, quanto forse per contatto degli indumenti nelle manovre per spostare il cadavere.
A.S.: Nelle manovre di spostamento. Ecco lei ha parlato, professore, delle due ferite inferte all’uomo quando è già morto, quelle con l’arma bianca al fegato che non hanno lasciato apprezzabili sanguinamenti. Secondo lei queste ferite sono state tirate tipo colpo di grazia oppure non si può… No, pensavo questo, cioè la domanda è questa: il calibro 22 non è un calibro mortale, non è un calibro devastante rispetto agli altri, il 9…
M.M.: Devastante no, mortale sì.
A.S.: Se colpisce organi vitali ovviamente. Ma la domanda è questa è un po’ difficile,
P.M.: Ne abbiamo la riprova.
A.S.: Se n’era già parlato a dire il vero ma su un corpo prono in condizioni di luce difficile – siamo di notte – cinque colpi calibro 22 hanno… ecco, bisogna pensare alla situazione in cui l’autore si ritrova, hanno sotto il profilo probabilistico, un esito mortale alto, medio o basso? Cioè tale da giustificare poi i cosiddetti colpi di grazia al fegato. Questa è la domanda. Se è possibile una risposta sempre, ovviamente.
M.M.: Una risposta ha carattere orientativo. Ma io considererei soprattutto la distanza molto breve da cui sono stati esplosi, per cui è chiaro che sono tanto più gravemente lesivi, al limite letale, quanto minore è la distanza. Essendo la distanza molto piccola direi che c’era quantomeno una media probabilità se non addirittura un’alta probabilità che riuscissero mortali.
A.S.: Nessun’altra domanda, grazie, professor Maurri.
Presidente: Signori di parte civile, signori avvocati di parte civile, nessun’altra domanda? La difesa, prego, avvocato Fioravanti.
A.F.: Avvocato Fioravanti, voleva chiedere al professore, lei che ha fatto tutti i rilievi sui due cadaveri, le ferite che non sono della pistola, ma sono di arma bianca, sono tutte della stessa arma, tutte dello stesso coltello o quello che è?
M.M.: Mi è stata già fatta la domanda, avvocato Fioravanti. Direi che ho l’impressione – una fondata impressione – che si tratti della stessa arma. Se non si tratta della stessa arma si tratta comunque di armi morfologicamente molto uguali fra loro, con una lama di quella lunghezza,3/4 centimetri, con un tagliente e una costola.
A.F.: Ecco.
M.M.: Non c’è di mezzo un monotagliente, non c’è di mezzo un coltello con un dorso seghettato. Questa è l’unica cosa che posso dire.
A.F.: Ecco, lei mi dice dalla stessa arma o arma simile. Possono essere, dai colpi, dalle ferite che lei ha esaminato, possono essere colpi di diverse mani?
M.M.: Direi di no. Però, direi di no perché in definitiva sono tutti colpi inferti con una certa regolarità, con una successione cronologica, direi, non discontinuata fra l’uno e l’altro. Quindi è difficile pensare che si possono essere alternati o che contemporaneamente abbiano agito l’uno su una parte del corpo e l’altro sull’altra parte. Direi che sono più propenso a credere che si sia trattato di una sola mano.
A.F.: Però la certezza…
M.M.: O di una sola persona.
A.F.: La certezza non ce l’ha.
M.M.: Avvocato, in questo caso io non ho nessuna certezza. Di nulla, se non che questi due sono morti in questo modo. Certezze non ne ho.
A.F.: Ecco, i colpi inferti all’uomo, quelli…
M.M.: Colpi d’arma bianca?
A.F.: Con l’arma bianca, e i colpi inferti alla donna precedono o seguono? I colpi inferti all’uomo sono prima di averli inferti alla donna? Lei potrebbe dircelo forse questo.
M.M.: Neanche questo sono in grado di dire con precisione. Diciamo che i colpi all’uomo sono post mortali e parte dei colpi d’arma bianca alla donna sono pre mortali. Alcuni sulla donna sono stati vibrati quando la donna era ancora viva. Questo mi fa pensare che ci sia stata una continuità cronologica, fra l’azione lesiva sulla donna e quella sull’uomo, ma non sono in grado di dire se sia stato colpito prima l’uno o prima l’altra. Se teniamo conto del fatto che probabilmente, anzi sicuramente, l’uomo dalla posizione prona che aveva inizialmente, al momento dell’attacco iniziale, deve essersi per forza rovesciato sul proprio fianco destro fino ad andare a finire grosso modo sul sedile che lui originariamente occupava accanto al posto di guida, può darsi che allora abbia scoperto il fegato, in questo movimento di rotazione, sì da offrirlo più facilmente al colpo dell’arma bianca. Però non le so dire se, ripeto, il fegato dell’uomo già morto, sia stato colpito prima della donna, del cuore della donna, che era ancora viva. Comunque, indipendentemente dalla successione cronologica è un tutto unico, cronologicamente. Non c’è una separazione di tempo apprezzabile.
A.F.: Professore, io non le chiedo un giudizio, le chiedo soltanto una sua impressione.
P.M.: Si possono chiedere, data la premessa?
Presidente: Ora non esageriamo, eh?
A.F.: No. Soltanto una sua impressione.
P.M.: Non si può chiedere l’impressione.
A.F.: No. Allora…
Presidente: Facciamogli porre la domanda e poi…
A.F.: Allora non dico niente. Se il presidente…
P.M.: Ma una domanda che inizia con un’impressione…
Presidente: Silenzio.
A.F.: Se il presidente ritiene opportuno concedere la risposta a questa domanda, va bene. Un uomo sano di mente, normale, può fare una carneficina simile?
P.M.: Non vedo proprio…
Presidente: Questo proprio non c’entra niente.
P.M.: Eh, grazie. Grazie, presidente.
Presidente: Questa è una domanda che non posso ammettere. Va bene, altre domande?
A.B.: Sì, grazie.
Presidente: Avvocato Bevacqua, prego.
A.B.: Scusi, Professore, lei ha detto poc’anzi che l’arma che è stata usata o che perlomeno che si presume sia stata usata…
M.M.: L’arma bianca?
A.B.: L’arma bianca avesse perlomeno una larghezza di 3/4 centimetri, però non ci ha potuto dire della lunghezza. Quindi è possibile che quest’arma possa essere, non so, una sorta di pugnale, anche quelli corti, da sub, qualcosa del genere? Oppure deve essere per forza un coltello da cucina?
M.M.: No, no, non è detto che sia un coltello da cucina. È un’arma bianca della larghezza di 3/4 cm, la lama, di cui peraltro non so precisare, si sa che la larghezza degrada mano a mano che si va verso la punta dell’arma. È un’arma che aveva una punta e aveva una costola e era un tagliente. Punto e basta. Non so dire altro. Sulla costola non c’è seghettature, non ci sono seghettature sul filo.
A.B.: Certo, perché 4 cm sono piuttosto larghi, 3/4 centimetri, tant’è che rispetto ai coltelli normalmente usati sono piuttosto…
M.M.: 4 cm. Due dita sono grossomodo 4 cm.
A.B.: Senta, professore, lei ha visto le foto e ha notato come vi fossero dei fori di entrata, arma da sparo, nel corpo di questa povera ragazza, sulla parte sinistra, cioè all’altezza, credo, sulla parte destra…
M.M.: Parte sinistra, e destra.
A.B.: Destra, destra. La parte del fegato o giù di li, no?
M.M.: Sì.
A.B.: Ecco, le domando così, come esperienza sua, una persona che venga colpita sulla parte destra al fegato, in queste zone, ecco queste zone sono vitali oppure no?
M.M.: Il fegato è sicuramente vitale. Se viene…
A.B.: Ecco, quindi è stata colpita da arma da fuoco prima, pare, va bene, dall’arma da fuoco in una zona vitale.
M.M.: Si.
A.B.: Ecco, la sopravvivenza rispetto al momento in cui viene colpito un corpo in questa zona quanto può essere? Di quanto può essere?
M.M.: Lei mi sta chiedendo se sia stato colpito o meno il fegato?
A.B.: Eh, questo non lo so, perché io ho visto qua, vedo questi tre buchi in prossimità, credo, della zona…
M.M.: I colpi d’arma da fuoco, sto parlando di colpi di arma da fuoco che interessarono la ragazza, non penetrarono nel cavo addominale. Quelli sono tipici fori di ingresso, ma ho l’impressione che siano fori di ingresso dei proiettili che hanno perso gran parte della forza viva perché prima hanno attraversato il braccio quindi hanno, diciamo, battuto, impattato lì senza penetrare. Certo se fossero penetrati al fegato provocavano sicuramente la morte. Il fegato è un organo vitale. Se non…
A.B.: Comunque queste ferite hanno provocato, credo immediatamente, l’intontimento di questa povera figliola.
M.M.: Se non altro il dolore. Forse più che l’intontimento anche forse una…
A.B.: Una reazione.
M.M.: … reazione di eccitazione, di paura.
A.B.: Di paura.
M.M.: Che non è necessariamente paralizzante, può essere anche una paura che…
A.B.: Sì, vabbè, poi dopo, piano piano purtroppo si affloscia.
M.M.: Eh, certo!
A.B.: Ecco, lei ha visto la foto, in particolare i segni dei colpi che questo signore ha tirato su questa povera figliola.
M.M.: Ora sta parlando dell’arma bianca?
A.B.: Dell’arma bianca, ora non parlo più… Ecco, in particolare mi interessa sapere, siccome lei credo che abbia fatto parte dell’equipe che poi ha eseguito le autopsie, fatto le perizie su altre…
M.M.: Tutte le altre.
A.B.: Ecco, oh, quindi ha fatto tutto, se lei ha un’idea, in ordine a questi punti, a queste ferite che sono state…
M.M.: Sta parlando di quelle del pube?
A.B.: Ecco, guardi… Mi scusi Presidente…
Presidente: No, riproiettiamole, avvocato Bevacqua, per piacere. Diamo l’indicazione col numero della pagina, che il professore così può rispondere. 384 la pagina.
A.B.: Ecco, lei vede, professore, che sulla zona pubica, esattamente comincia… Ora non si vede nulla ma insomma… si vedrà…
M.M.: Penso si riferisse a quelle feritine a concavità superiore, a concavità inferiore quelle intorno al pube.
A.B.: Intorno al pube, ecco, comincia ad ore dieci o quasi, è vero? La prima a ore nove, ore dieci. Partendo da sinistra verso su, fa una sorta di semicerchio questa serie…
M.M.: Certo, ce ne sono cinque chiaramente visibili. Forse sei.
A.B.: Ecco, fa una sorta di semicerchio, va bene?
M.M.: Sì.
A.B.: Ecco, questa sequenzialità di ferite le ricordano poi, se lo ricordano, siccome lei ha fatto anche le altre autopsie, le ricordano anche quelle relative ad altre fanciulle che sono state poi, alle quali è stato poi asportato il pube?
M.M.: Ho capito.
A.B.: E quindi anche l’inizio, da dove si comincia? No, perché questo signore che ha fatto queste cose comincia e qua mi pare che dà i primi segni.
M.M.: A posteriori direi di sì. Cioè perché ho visto anche gli altri casi successivi. Avendo visto questo solo potevo concludere poco; visti gli altri successivi, se ne deve dedurre che un certo accanimento su questa zona del corpo femminile abbia avuto inizio qui.
A.B.: E comincia proprio a ore dieci, lei dice in una certa…
M.M.: Sì. Ah, ho capito, però le ferite, le mutilazioni di cui si parla negli altri casi…
A.B.: Sono altre cose.
M.M.: Sono altre cose…
A.B.: Però comincia a segnare…
M.M.: Sì.
A.B.: E qua comincia a segnare il posto.
M.M.: Però, vede, avvocato, se mi permette…
A.B.: È vero o non è vero che comincia a segnare secondo lei?
M.M.: Prego?
A.B.: Secondo lei…
M.M.: Sì, ma direi che più che il fatto…
A.B.: … questo è un segnale…
M.M.: …più che il fatto delle ore dieci è la reiterazione dei colpi in quella zona. Ora ci faccio diversi buchetti, la prossima volta potrebbe succedere effettivamente quello che è successo. Ma, ripeto, col senno di poi. Certo.
A.B.: Professore, siccome è chiaro che io credo, non è una mia ipotesi, ma era un’ipotesi di tutti quanti che colui che ha fatto queste cose non fosse del tutto normale, io penso che si comincia a dare il primo segnale. La domanda che io le faccio è questa.
M.M.: Direi di sì.
A.B.: Dà il primo segnale con questo.
M.M.: Sì.
A.B.: Con quest’omicidio, cioè il ragazzo lo uccide, anche infierisce su di lui sia pur poco con l’arma bianca, poi comincia con la ragazza. Con la ragazza e segna proprio la zona che a lui interessa moltissimo. Qua infila un tralcio di vite però già segna questa… È vero? Dico mi può dare?
M.M.: Certo, certo, è vero. È oggettivato dalla fotografia.
A.B.: Segna. Ma la segna con un coltello molto grosso, cioè con una… ecco. Lei ha fatto, posso farle questa domanda? Siccome lei ha fatto poi anche le altre perizie, va bene? E il ricordo, così ora memoria, che a un certo punto lei fa riferimento ad uno strumento estremamente tagliente, come potrebbe essere, non so, o un trincetto oppure addirittura anche un qualche cosa, anche un bisturi. È vero o non è vero? Lo dice lei espressamente.
M.M.: Certo.
A.B.: Quindi quello strumento è diverso sicuramente da questo.
M.M.: Non necessariamente, avvocato, perché se questo è un coltello monotagliente con una lama molto affilata – ribatto su questo particolare – anche con un coltello di quel tipo si sarebbero potute produrre le mutilazioni che si sono visti nei cadaveri degli episodi successivi l’importante è che sia taglientissimo il filo.

A.B.: Taglientissimo.
M.M.: Sissignore.
A.B.: Perché là mi pare che in quegli altri – poi vedremo dopo – addirittura si riesce a escindere la pelle con i peli e basta, praticamente sopra la parte del grasso.
M.M.: : Cute e sottocutaneo.
A.B.: Cute e…
M.M.: O sottocute.
A.B.: Quindi con un’estrema…
M.M.: Precisione.
A.B.: … capacità, manualità.
M.M.: Sì.
A.B.: Io volevo soltanto questo sapere. Grazie, professore.
Presidente: Nessun’altra domanda?
P.M.: Nessuna il P.M. grazie.
Presidente: Possiamo licenziare allora il professore. Buongiorno.

26 Aprile 1994 4° udienza processo Pietro Pacciani

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