23 Maggio 1994, 10° udienza, processo, Pietro Pacciani

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Paolo Canessa, Rosario Bevacqua, Pietro Fioravanti, Luca Santoni Franchetti, Enrico Ognibene, Ruggero Perugini, Pietro Pacciani, Lorenzo Nesi

Dato che le registrazioni presentano un audio non perfetto possono sussistere errori di trascrizione, nel caso se ne trovino durante la lettura contattateci per la eventuali correzioni: redazione@mostrodifirenze.com

P.M.: La Corte ha fissato per domani un incarico a periti già individuati i quali dovranno secondo quanto l’incarico affidato stabilire qual era l’altezza negli anni del Pacciani, ecco io vorrei innanzitutto produrre dei documenti che sono nel fascicolo del PM che ritengo utili ai fini dell’espletamento dell’incarico dei periti.



Presidente: Infatti lei si era riservato e noi l’avevamo invitato.

P.M.: Ecco mi spiego subito, si tratta innanzitutto di due documenti che secondo me sono importantissimi per questo incarico perché si tratta di due reperti radiografici fatti nel tempo al torace al Pacciani, esattamente si tratta di quello fatto all’ospedale di San Giovanni di Dio in occasione del ricovero del Pacciani per quell’infarto che conosciamo nel 1978 ed ho verificato che presso il servizio di radiologia di San Giovanni di Dio esiste tuttora questo referto radiografico abbiamo, poi un secondo referto radiografico sempre del torace che è dell’87 di circa 10 anni dopo ed è fatto presso il centro clinico della casa circondariale di Pisa, si tratta quindi due referti a distanza di 10 anni che potrebbero essere utili per i periti quando dovranno stabilire se questo signore come ci ha fatto capire la difesa è accorciato fra virgolette nel tempo oppure se si tratta di un tipo di accertamento che comunque attraverso questi documenti può essere il più serio possibile, vorrei quindi invitare la Corte a disporre il sequestro quantomeno l’acquisizione di quei due referti che sono pronti a disposizione della Corte a Pisa e a San Giovanni di Dio perché siano messi a disposizione dei periti. Vorrei inoltre produrre perché mi sembra anche questo un dato che può essere sicuramente valutato dalla Corte ma anche dai periti la carta d’identità attuale in possesso del Pacciani, ovviamente io ne ho copia, è una carta d’identità che è rilasciata il 5 settembre 1981 cioè un paio d’anni prima di quelle rilevazioni del 1983 relative al furgone dove si dice l’altezza è incompatibile, ecco io direi questa carta d’identità ovviamente è il documento che fa fede ai fini dell’identità, per quello che riguarda l’altezza è un dato così che la Corte deve prendere per quello che è così i periti però teniamolo ben presente perché è un documento rilasciato a Pacciani e sappiamo tutti che la dichiarazione sull’altezza è un dato fatto dallo stesso cittadino che chiede il documento. In questa carta d’identità il 5 settembre 81 evidentemente ha richiesta dell’interessato l’ufficiale di Stato civile del comune di San Casciano Val di Pesa scrive che Pacciani nell’81 è alto 1,69 m, io sull’altezza non ho proprio niente da dire l’ho già detto a suo tempo, questi sono documenti ufficiali io vorrei che la Corte ne facesse uso, sia per le sue deduzioni future, sia per quanto riguarda l’incarico da dare ai periti se non sbaglio domani mattina.

Presidente: Domani

(l’audio si interrompe)

P.M.: qua a disposizione.

Presidente: Ecco intanto glielo facciamo vedere.

P.M.: Chiedo scusa presidente io non devo fare vedere nulla perché sono depositati sono nel fascicolo del PM avevano tutto il tempo di vedere comunque sono copie sono qui io non ho nessun l’ostacolo per fargliele vedere oggi comunque sono depositati da mesi a disposizione di tutte le parti. Quindi questa è la prima istanza, la seconda necessita di una maggiore attività di chiarimento da parte mia chiedo un po’ di attenzione e anche un po’ di pazienza lo ammetto, si tratta di questo, il PM intende oggi fornire alla Corte perché siano acquisite ai sensi dell’articolo 238 del codice procedura penale alcuni atti e verbali, mi spiego, vorrei che la Corte tenesse ben presente quando valuterà in camera di consiglio questo caso in tutte le fasi quindi fin da ora quelli che sono i precedenti del Pacciani non solo dalle sentenze ma dai fascicoli processuali che sono stati negli anni messi insieme e questi fascicoli io li fornisco oggi alla Corte per intero, mi riferisco ovviamente a quel processo del 1987 relativo ai maltrattamenti alle figlie di cui vedremo poi con calma quando sentiremo le figlie di cosa si tratta, ma soprattutto credo che sia il più interessante, perlomeno dal punto di vista del PM, il fascicolo relativo a quell’omicidio del 1951 di cui il Pacciani è sicuramente autore. Questo fascicolo io ritengo che sia importantissimo perché è un omicidio che ha fatto lui e quindi oggi trattandosi di imputazione di omicidio è bene vedere come si comportò all’epoca. Debbo dire subito che questo fascicolo del 1951 è innanzitutto relativo ad atti che sono poi riportati per la decisione in quella sentenza della Corte d’appello del 52 che è già agli atti del processo, io vorrei oggi che fosse acquisita e l’ho qui anche la sentenza di primo grado che è quella più completa perché l’appello verteva solo su alcuni aspetti mentre nel 51, la sentenza del 51, è veramente oltre che ben fatta bisogna riconoscerlo completa sotto tutti i punti di vista ma è una sentenza che descrive esattamente come andarono le cose e soprattutto quali furono le dichiarazioni dell’imputato, quindi credo che la sentenza è indispensabile, è indispensabile per questo insisto anche tutto il fascicolo questo fascicolo del 1951 è andato l’originale perduto con l’alluvione però in questi ultimi tempi con la collaborazione della polizia giudiziaria soprattutto del reparto operativo dei carabinieri e del gabinetto e polizia scientifica della questura è stato interamente ricostruito dal sottoscritto con atti originali e io ve lo fornisco perché questi atti e questi verbali ai sensi dell’articolo 511 bis del codice io chiedo che vengono interamente letti. Ora mi spiego perché questi atti sono importanti, sono importanti perché come loro hanno visto nelle ultime udienze l’impostazione che è stata data dal PM nel fornire le prove per questo oggi ne parlo nel momento in cui fornisco una prova documentale e di questo genere dice guardate signori la Corte il delitto del 1951 ai danni di Bonini Severino è un delitto sicuramente commesso da Pacciani ma vi ha detto il PM è estremamente importante ai fini della ricostruzione della sua condotta allora e soprattutto ai fini di capire meglio una volta che oggi abbiamo ad oggi ricostruito gli altri 8 duplici omicidi di capire se fra questi episodi, 51 e quelli successivi che sono sempre addebitati all’imputato, ci sono quantomeno analogie, vedremo. Io vorrei che loro oggi ponessero la massima attenzione su due circostanze, sono due ma sono veramente basilari per capire ovviamente l’impostazione del PM e per capire quando sarà necessario nel momento opportuno qual è la verità. La prima circostanza è questa, io intendo provarla comincio oggi, nella provincia di Firenze tra il 1951, omicidio Bonini, e nel 1985, omicidio ai danni dei francesi, sono avvenute nella provincia soltanto e non sono poche me ne rendo conto 9 aggressioni ai danni di coppie cioè fra il 51 e l’85 nella nostra provincia ci sono state aggressioni ai danni di coppie, le 8 che sono imputate oggi a Pacciani e quella del 1951, eh non sono poche per la nostra provincia non sono poche per tutto il territorio nazionale se si pensa di aggressioni nelle quali qualcuno è andato ucciso, nel 51 una persona sola la donna fu salvata sappiamo perché è spiegato in sentenza le altre 8 coppie sono state tutte uccise, ecco io voglio/vorrei dimostrare che ci sono solo questi omicidi con queste condotte, uno di questi è stato sicuramente commesso da Pacciani però perché mi interessano queste aggressioni con omicidio? Perché queste aggressioni le 8 le abbiamo già viste duplici omicidi hanno caratteristiche particolari quella del 51 io vi voglio dimostrare che ha le stesse identiche caratteristiche, vi voglio poi dimostrare che non c’è ne sono altre quindi ci sono solo queste condotte per le quali Pacciani una volta è già stato condannato per le altre 8 oggi è processato. Questa è la prima circostanza. La seconda che viene di conseguenza, tutte dicevo queste aggressioni hanno uguali caratteristiche perché i luoghi sono luoghi appartati, perché le vittime sono nelle condizioni che sappiamo nel 51 lo vedrete meglio nella sentenza un po’ vi è già stato descritto nei dettagli nella mia introduzione le 8 coppie successive avete visto nella ricostruzione che ho fatto come erano, il punto importante importantissimo ai fini della fase omicidiaria di queste aggressioni è la scelta del mezzo con cui le aggressioni/l’omicidio è stato portato a termine. Abbiamo visto che negli 8 omicidi di cui abbiamo fatto la ricostruzione abbiamo avuto due mezzi lesivi non uno cioè c’era la possibilità di usare solo la pistola o solo il coltello.

R.B.: Mi scusi lei deve fare la richiesta di prove dopodiché.

Presidente: Avvocato il pubblico sta illustrando, magari le raccomando la sintesi.

P.M.: Sto chiedendo l’ammissione dei documenti, se questi documenti ve li devo descrivere voi non potete dire sono utili o meno, il discorso era anche nel 51 sono stati come vedremo nel documento che io vi voglio fornire cioè l’autopsia usati due mezzi lesivi per questo dicevo tenete presente che questo documento del 51 è importante perché negli altri 8 duplici omicidi due mezzi lesivi pistola e coltello, nel 1951 io vi dimostrerò che i mezzi lesivi erano due vedremo perché sono importanti vi voglio solo questo. Allora le situazioni di fatto sono note vorrei ora quindi usare gli stessi mezzi per questo vi chiedo di ammettere questi documenti che ho usato per gli 8 duplici omicidi, che cosa vi è stato fornito? Un fascicolo relativo alle fotografie del sopralluogo e un fascicolo relativo al autopsia all’esame dei corpi, dico subito che per quanto riguarda il sopralluogo io ho le foto originali ora ve ne mostro alcune così voi vi rendete conto come erano i luoghi del 1951 e vi chiedo l’acquisizione di quel fascicolo fotografico che fa parte di un fascicolo processuale. Vi dico che ho l’autopsia originale del 1951 la quale è descrittiva di quelle lesioni in maniera veramente particolareggiata tant’è che è stata fatta a suo tempo dal professor Clemente Puccini autore di manuali di medicina legale sui quali molte generazioni di giudici, di avvocati e di medici legali si sono formate per cui vi dico è un’autopsia che nelle sue caratteristiche è tale per cui voi dovrete per forza tenerle presente, io ho questa autopsia c’è l’ho scritta a mano personalmente dal professor Puccini, l’ho trascritta per quello che era possibile trascrivere per avere una migliore lettura, il gabinetto di polizia scientifica della questura di Firenze su richiesta del PM ha fatto qualcosa di più ha cercato di localizzare su una figura ovviamente su un manichino non poteva fare diversamente al solo fine di una migliore lettura di quella autopsia le ferite, poi farà la Corte perché io voglio fare delle istanze in proposito le valutazioni, io quindi intendo produrre sia le foto del sopralluogo sia l’autopsia con quelle precisazioni che non hanno alcun valore sono solo per far capire a loro giudici quanto questa autopsia è importante e vi chiedo quindi di acquisire questi due fascicoli. Io ho preparato ed ho la possibilità di farvi vedere qualcuna di queste foto che poi ho raffrontato perché voi avete tutti i mezzi per capire quanto siano importanti.

Presidente: Quante sono queste foto PM.

P.M.: I fascicoli fotografici sono qua negli atti io li produco sono a disposizione delle parti sono numerosissimi, io ne ho scelte 4 o 5 del sopralluogo, una decina del cadavere e le comparazioni sono pochissime quelle che io vi voglio far vedere oggi, se loro ritengono di guardare con tutta calma il fascicolo ma serve farle vedere ora.

Presidente: Allora diciamo per non perdere troppo tempo, sì un attimo, vediamo intanto per rendersi un momentino conto di che cosa qualcuna poi naturalmente lei le mette a disposizione dei difensori eccetera, però intanto vediamole altrimenti non si capisce.

P.M.: è quello che se vogliamo far partire un attimo le foto. Io mostro delle fotografie che non hanno nessun valore finché la Corte non decide di acquisirle però se non gliele mostro, è il meccanismo che ha usato glielo ricordo l’avvocato Bevacqua ad una mia rimostranza analoga 7 udienze fa, gli dissi prima me le mostri a me e poi si decide, l’avvocato Bevacqua disse no prima le faccio vedere e lei presidente disse prima le vediamo le posso vedere e poi si producono allora il meccanismo è lo stesso per cortesia lo usate anche nei miei confronti senza alcuna opposizione, questo per amor per amor di polemiche, invece se vogliamo usare le regole come chiedevo io nella precedente udienza gli atti sono qua allora a disposizione sia della Corte che di tutte le parti, sono i fascicoli fotografici se io non li mostro Presidente a loro, loro non possono decidere. È lo stesso meccanismo per i quali io mi sono opposto 7 udienze fa, questi sono i fascicoli.

Presidente: Allora dunque avvocato Bevacqua, lei ha sentito le proposizioni pubblico ministero lei ha sentito le ragioni del P.M., lei si oppone a che siano proiettate le fotografie anche ai soli fini della cognizione, perché?

R.B.: Signor presidente innanzitutto per quanto riguarda la prima richiesta del signor Pubblico Ministero in ordine al signor Pacciani che è alto 1.60, 1.70, 1.80 sono tutti i documenti che provengono dal carcere documenti guarda caso uno dei quali dice che addirittura è estratto della cartella personale fa parte del suo fascicolo pagina 124 del fascicolo volume G si dice che il signor Pacciani è invalido ma di istruzione diplomato quindi sono errori che capitano anche quelli sull’altezza ma al di là di questo dato direi abbastanza.

Presidente: Non è diplomato.

R.B.: Non credo che lo sia, non lo so, così mi pare, ecco mi scusi Presidente io credo che il problema sia un problema abbastanza serio perché noi non dobbiamo dimenticare signor presidente e signori della Corte che con questa metodica inquisitoria o accusatoria si supera quel grosso problema che doveva essere risolto dal nuovo codice della Discovery della rivelazione immediata delle prove dell’uno e dell’altro.

P.M.: No sono atti processuali, la Discovery.

R.B.: Io sto parlando e l’ho lasciata parlare, signor presidente noi abbiamo un articolo 187 del codice di procedura penale che non dobbiamo assolutamente ignorare mai come in questo processo sono oggetto di prova i fatti che si riferiscono all’imputazione, alla punibilità e alla determinazione della pena o della misura di sicurezza, quali sono i fatti oggetto di prova? Dice ancora l’ulteriore comma due io non lo leggo a loro che me lo insegnano e lo sanno molto meglio di me ma lo sto leggendo ai signori giudici popolari, sono altresì oggetto di prova i fatti dai quali dipende l’applicazione di norme processuali se vi e costituzione di parte civile non ci interessa, mi insegna la Corte perché lo dice la legge lo dice il codice di procedura penale che 7 giorni prima le parti possono e devono anzi indicare le prove ed un articolo 468 credo quattro bis indica esattamente quali sono gli atti processuali che possono essere prodotti e su cui poi la Corte preliminarmente deve decidere sulla di loro ammissibilità la parte che intende chiedere l’acquisizione di verbali di prove di altro procedimento penale deve farne espressa richiesta unitamente al deposito delle liste se si tratta di verbali di dichiarazioni di persone dalle quali la stessa o altra parte chiede la citazione questa è autorizzata dal presidente solo dopo che in dibattimento il giudice ha ammesso l’esame a norma dell’articolo 495 si parla sempre ed esclusivamente di verbali di prove quindi raccordato questo articolo all’articolo 187 quale è l’oggetto della prova di questo processo io credo signor presidente e signori della Corte che voi dovete immediatamente respingere questa richiesta del pubblico ministero perché? Perché signor pubblico ministero non c’è lo dobbiamo dimenticare oggetto della prova di questo processo è il fatto che il signor Pacciani è accusato di avere ucciso Lo Bianco, Gentilcore e tutti gli altri, Mainardi, Mayer, Stefanacci e come si chiamano, quindi oggetto di prova sono soltanto questi omicidi, si dice da parte del signor procuratore della Repubblica ma io voglio che voi utilizziate questa sorta di documentazione ai sensi dell’articolo 236 del codice di procedura penale, 238, verbali di prove di altro procedimento di prove del fatto, queste prove/queste indicazioni/queste fotografie mi devono dire da queste fotografie io devo sapere e devo avere una indicazione precisa che Pacciani si trovava nel 68 a uccidere Locci e compagnia bella, che nel 76 si trovava ad uccidere queste persone perché poi era presente in tutti questi processi. L’oggetto della prova della prova (audio distante) 87 è questo, io non posso in alcun modo accettare questa sorta di introduzione surrettizia in questo processo di documenti che non c’entrano nulla né signor presidente si può mutuare, come vuol fare il signor pubblico ministero quest’articolo 238 assiemarlo all’articolo 236 secondo cui sarebbe consentita l’acquisizione dei certificati del casellario giudiziario della documentazione ed esistenza presso gli uffici del servizio sociale degli enti pubblici e presso gli uffici di sorveglianza nonché delle sentenze irrevocabili, noi abbiamo avuto, c’è nel processo, e sono stati prodotti nel processo queste sentenze, quella della Corte di Assise di appello del 1951 e addirittura una sentenza del tribunale di Firenze quella relativa alla responsabilità ritenuta dal tribunale per l’articolo 519, quindi ai fini della personalità soltanto sotto questo profilo il codice consente l’acquisizione di documenti e quindi 236 ai fini della personalità gli elementi sono già stati acquisiti io mi oppongo fermamente a che si riproietta/si facciano vedere delle fotografie di un procedimento di cui non si conosce nulla, la difesa non conosce nulla, procedimento per il quale vi è stata una sentenza, vi è stata una condanna e vi è stata l’espiazione della pena da parte di Pacciani, non c’entra assolutamente nulla con 187 del codice di procedura penale.

Presidente: Avvocato Fioravanti lei si associa?

P.F.: Avvocato Fioravanti si associa.

A.S.: Parte civile vorrebbe dire

Presidente: Avvocato Santoni brevemente.

A.S.: Signori la parte civile si associa alla richiesta del pubblico ministero, un brevissimo commento per quanto attiene alle fotografie ci sembrerebbe un falso problema in realtà non vedo quale danno possa derivare alla difesa dal nostro punto di vista nel fare proiettare delle foto, insomma il mio commento è di associazioni in questo senso, siccome non vediamo un danno ai sensi del 238 nella proiezione di queste fotografie noi ci associamo al pubblico ministero in quanto pensiamo che la proiezione dell’immagine ci possa rendere edotti su particolari che possono rivestire importanza.

Presidente: Gli altri avvocati? Avvocato Colao?

A.C.: Avvocato Colao si associa alla richiesta del PM.

A.C.: Ciappi per Baldi, in ordine alla osservazione fatta dal difensore sull’articolo 187 mi sembra si debba specificare che il pubblico ministero indubbiamente vuole introdurre nel procedimento elementi rilevanti ai fini di questo processo penale, la dinamica dell’omicidio del 1951 se attribuito con certezza all’odierno imputato può dare degli elementi e delle indicazioni in ordine alla ricostruzione degli omicidi per i quali si procede, indubbiamente non si viola nessuna norma in ordine alla rilevanza dei fatti che si vogliono provare. Per quanto concerne la valutazione della rilevanza delle produzioni del pubblico ministero indubbiamente una valutazione di rilevanza questo presidente e questa Corte la può effettuare soltanto dopo aver proiettato le fotografie e dopo aver visto se effettivamente il materiale di cui il pubblico ministero chiede l’acquisizione è rilevante per l’accertamento dei fatti di cui è causa, la parte civile si associa pertanto alle richieste del pubblico ministero.

Presidente: Lei avvocatessa?

Avvocatessa: Mi associo.

Presidente: Si associa anche lei, un inciso scusi avvocato Bevacqua dovevo restituirle quei documenti Spalletti che a suo tempo ci aveva prodotto erano rimasti in nostro possesso.

Presidente: La Corte provvedendo sulle istanze del PM sentite le altre parti ritenuto che tutti gli atti dei quali il pubblico ministero oggi richiesto l’acquisizione sono sottoposti al regime generale dell’articolo 468 codice procedura penale e avrebbero avuto pertanto essere indicati nei termini di cui al primo comma della norma citata che dunque trattasi di produzione allo stato inammissibile non risultando provata l’impossibilità di tempestiva richiesta a parte del pubblico ministero a norma dell’articolo 493 comma terzo codice di procedura penale, che quanto alla documentazione inerente ad esami cui l’imputato sarebbe stato in passato sottoposto relativi alla sua altezza ben potranno i feriti cui saranno da questa Corte conferito l’incarico prenderne visione presso gli enti ove la documentazione medesima è custodita. Respinge allo Stato le odierne istanze di produzione. Benissimo alleghiamola al verbale, allora il pubblico ministero al momento aveva altre istanze?

P.M.: Capisce che la ordinanza per quello che riguarda le istanze nei ovviamente perfettamente corrispondente al codice paralizza le istanze perché l’istanza successiva era di diverso tipo, chiedo soltanto di produrre questo si siccome i precedenti penali di Pacciani Pietro come risultano dal casellario giudiziale mettono in evidenza che il Pacciani è stato sottoposto a procedimenti che conosciamo quello dell’87 e quello del 51 ma nel certificato del casellario giudiziale del processo del 51 c’è un altro precedente chiedo che ai fini della valutazione di questo precedente si tenga presente che io ho la sentenza questo è un dato sulla personalità lui non c’è l’ha detto lo dico io oggi è già stato sottoposto ad un’ulteriore procedimento penale esattamente il 29 Aprile del 1943 risulta dal casellario e nel 1943 Pacciani Pietro è stato tratto a giudizio del tribunale di Firenze per un fatto di lesioni volontarie ai danni del padre a seguito di rapporto del 28 1 43, procedimento di lesioni volontarie che terminò con una un’assoluzione per insufficienza di prove, io ho la sentenza, vi faccio la medesima istanza chiedo solo di acquisire la sentenza se la Corte ritiene che non è ammissibile chiedo che si prenda quel certificato con questo precedente.

Presidente: Su questo punto la difesa? Avvocato Fioravanti?

P.F.: L’avvocato Fioravanti per la difesa si oppone a questa richiesta del pubblico ministero e comunque se fosse accolta chiede che il tribunale voglia acquisire il certificato giacente presso la Corte d’appello di riabilitazione del Pacciani.

R.B.: Presidente non si sapeva tutte queste cose stamattina.

Presidente: Dico lo avete pronto?

R.B.: Abbiamo un’ordinanza della Corte d’appello di Firenze che chiede ai fini di un’altra riabilitazione il fascicolo del procedimento la ordinanza.

Presidente: Sareste in grado di proporla voi, ma io direi per il momento non ci sono altre deduzioni su questo punto, si potrebbe acquisire il certificato ed il casellario del pubblico ministero e la difesa si riserva di farci avere l’attestazione dell’avvenuta riabilitazione, ulteriori documenti lo vedremo in seguito va bene così? Benissimo ecco, c’era l’avvocato Santoni che voleva la parola raccomando brevità a tutti eh.

A.S.: Certo presidente ma l’argomento mi porterà via breve tempo ed è un’istanza ai sensi dell’articolo 431 del codice di procedura penale, non so se ve ne ricorderete ma uno degli investigatori del delitto del 1983 quello dei tedeschi, dei ragazzi tedeschi nel camper, disse che hanno distanze di circa 10 m dal luogo del delitto era stata rinvenuta e fotografata la copertina di una rivista pornografica intorno a questa rivista pornografica vi erano ritagliate pezzi, ritagliate dico con delle forbici, non so anche se vi erano pezzi di fotografie strappate di altre riviste pornografiche. La difesa siccome questo argomento era stato oggetto di studio da parte di una perizia dei professori modenesi chiese al pubblico ministero di vedere la copertina repertata ma non mi sembra acquisita agli atti e pertanto oggi se ne chiede l’acquisizione, spiego brevemente l’importanza del reperto. Quando vidi la copertina che nelle fotografie non si vedeva peraltro molto bene fui colpito da una circostanza singolare che su quella copertina si faceva riferimento a un delitto il cosiddetto delitto Le Rou, cercammo questa rivista per due motivi fondamentali, sulla rivista si porta il numero 5 e se si va a leggere l’ottica di questi delitti cioè del modo di esecuzione noi vediamo che 74, 81, 82, 83 questo è il quinto ma la cosa più singolare è la data di questa rivista che è del 1980 ovverosia è impossibile che quella rivista fosse stata lasciata prima di quella notte anche perché gli investigatori dissero e l’avevano repertata proprio per quel motivo che la fotografia/quella copertina non portava nessun segno di agenti atmosferici, pioggia, rugiada, sole e quindi doveva essere stata messa per forza quella notte, quindi noi ritroviamo quella notte una rivista di due anni prima, ricordiamoci che la serie dei diritti con una certa peculiarità incomincia nel giugno del 1981, la rivista nasce nell’aprile del 1981 e che porta numero 5 come quel delitto e fa un riferimento a un altro delitto. Ritrovata la rivista, ed è per quello noi chiediamo l’acquisizione, perché non era facile nemmeno trovarla l’abbiamo trovata presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, non esisteva né a Milano né da altre parti, la rivista tratta e quindi chiedo che siano acquisite anche le pagine di un tribunale che fa delle vendette cioè l’oggetto di questa rivista che non è omosessuale ma eterosessuale a dispetto del nome Golden Gay è una rivista eterosessuale a tutto tondo parla di un tribunale che fa delle vendette e si conclude questi delitti in un modo molto simile a quello operato sulle vittime dei delitti che vanno dall’81 all’85. Atteso quello che ha detto l’attività investigativa cioè che quella rivista non poteva essere che lasciata la notte del delitto, atteso il riferimento al numero 5, atteso l’anno di pubblicazione il 1981, atteso il contenuto singolarissimo un tribunale che incarica una persona di compiere una vendetta che si compie che poi viene sviluppata in modo molto simile a quello dei delitti si ha ragione di credere e di ritenere come d’altronde fu pensato in quel periodo che questa rivista cioè questa pagina sia stata posta o dall’autore o dagli autori o da persone che avevano rapporti con l’autore di questo omicidio quindi io chiedo che ne venga che venga acquisita agli atti processuali, non solo, ma mi riservo, c’è una caratteristica in questa copertina è stata strappata almeno sembra bisognerebbe farla vedere presidente da una parete era stata appiccicata forse con della colla con dello scotch infatti sul retro vi è si vede lo scollamento, la carta patinata è stata tolta e quindi non è possibile nemmeno pensare che questa pagina sia stata tagliata/strappata dalla rivista ma era stata proprio incorniciata cioè gli era stato dato un valore specifico, io penso che anche il dottor Perugini possa vederla eventualmente se la Corte lo riterrà opportuno e le parti saranno consenzienti per sapere se questo corrisponde a verità. La ringrazio. Posso dopo le parti posso produrla alla difesa e al pubblico ministero ne hanno già avuta proprio le hanno avute.

Presidente: Che osservazioni le altre difensori parte civile sono remissivi, pubblico ministero?

P.M.: Nessuna opposizione.

Presidente: I difensori dell’imputato?

Difensori: Neppure.

Presidente: Avvocato c’è la vuol fornire? Allora diamo lettura della seguente ordinanza la Corte provvedendo sulle istanze di produzione formulata dalla parte civile rappresentata dall’avvocato Santori Franchetti sentite le altre parti ritenuto che anche alla produzione documentale in questione si applica il regime di ammissibilità richiamato dalla precedente ordinanza odierna è sancito all’articolo 468 codice procedura penale che anche questa produzione perciò è allo stato inammissibile non risultando provata dalla parte istante l’impossibilità di tempestiva richiesta a norme articolo 493 comma terzo codice procedura penale respinge allo stato l’istanza di produzione e quindi questo lo ridiamo all’avvocato Santoni, questa la alleghiamo al verbale. Bene signor pubblico ministero. Silenzio, per favore silenzio, siamo costretti a fare udienze in condizioni problematiche che temo si aggraveranno se il comune non fa quello che dovrebbe fare, prego.

P.M.: Intende procedere alla escussione dei testi indicati nella lista a suo tempo presentata e ammessi dalla Corte, faccio presente che per quanto riguarda alcuni dei testi citati per oggi uno dei testi ha mandato un certificato del medico, uno non c’è stato bisogno perché è deceduto, e comunque alcuni ci sono, inizio quindi con l’escursione del dottor Perugini.

Presidente: Benissimo. Buongiorno dottor Perugini si accomodi prego vogliamo dargli il foglio, prego.



R.P.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione m’impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

Presidente: Bene le sue generalità dottore per cortesia.

R.P.: Ruggero Perugini nato a Roma il 2 settembre 1946 attualmente residente a Washington.

Presidente: Vuole rispondere per cortesia alle domande del pubblico ministero?

R.P.: Sì sono disposto a rispondere.

P.M.: Grazie presidente, dottor Perugini vuole dire innanzitutto alla Corte qual è la sua professione?

R.P.: Io sono vice questore primo dirigente della Polizia di Stato, vent’anni di servizio nella polizia attualmente svolgo la funzione di direzione officer della Dia la direzione investigativa antimafia e l’FBI e questo è il motivo per cui vivo e lavoro a Washington.

P.M.: Ecco dottor Perugini vuole spiegare invece prima di questo suo distacco a Washington qual era la sua attività in Italia?

R.P.: Sì beh io ho iniziato i primi anni 70 come ufficiale dell’arma dei carabinieri prima in servizio alla seconda compagnia speciale di Roma poi alla compagnia dell’Eur, sono entrato nel 75 in polizia la mia prima assegnazione come sede è stata a Udine dove ho lavorato alla squadra mobile per alcuni anni poi sono stato trasferito a Torino in occasione del processo delle Brigate Rosse, lì ho svolto sempre funzioni presso la squadra mobile, infine sono stato trasferito a Firenze nel 1979 dove ho lavorato presso la squadra investigativa stranieri, l’ufficio di prevenzione territoriale, sono stato assegnato per un breve periodo alla Criminalpol di Palermo poi sono rientrato a Firenze e ho prestato servizio alla squadra mobile sezione omicidi e questo è quanto.

P.M.: Ecco dottore quindi lei ha un ha avuto prima un’esperienza prima di venire a Firenze di polizia giudiziaria se non capisco, ecco qui a Firenze si è occupato ha detto di omicidi.

R.P.: Esattamente non soltanto.

P.M.: Se non sbaglio lei ha detto alla sezione che si occupava degli omicidi anche, la domanda che io vorrei farle io è questa, nella sua esperienza alla squadra mobile di Firenze lei ha avuto occasione di incontrarsi con casi di omicidio ai danni di persone appartate?

R.P.: No, gli unici casi di cui noi abbiamo conoscenza sono appunto quelli dell’autore dei duplici omicidi dal 68 all’85.

P.M.: Ecco altri casi del genere lei nella sua attività se non a Firenze ne ha avuto conoscenza?

R.P.: No debbo dire che anche sotto il profilo della ricerca criminologica casi del genere sono piuttosto inusuali anzi direi praticamente unici, abbiamo svolto ricerche per molto tempo, per molti anni proprio nello scopo di individuare ed identificare possibili simili casi delittuosi per trarne delle esperienze che potessero essere utilizzate investigativamente, non ci siamo riusciti e non esiste per quanto è dato a me di conoscere un analogo tipo di serie delittuosa. Abbiamo individuato nel corso di questa investigazione un caso di aggressione che coinvolgeva coppie e si tratta per l’appunto di un omicidio del 1951.

P.M.: Ecco ci vuol chiarire come mai vi ha interessato dal punto di vista investigativo?

R.P.: Beh dal punto di vista investigativo non potevano interessarci in quanto presentava delle sorprendenti analogie sia di carattere oggettivo che nel modus operandi con quelle che avevamo riscontrato sul luogo dei duplici omicidi del cosiddetto mostro di Firenze. Analogie che erano realmente.

P.M.: C’è le vuole chiarire ecco magari sinteticamente.

R.P.: Si sinteticamente posso dire cominciamo dalla collocazione geografica dalla natura dei luoghi in cui l’aggressione era avvenuta, non soltanto quello una cosa che ci colpì fu l’impiego di un duplice strumento lesivo in quel tipo d’omicidio.

P.M.: Ci vuol chiarire meglio perché alla Corte è stato detto per ora sa che è stato usato un coltello, lei invece ci sta dicendo che era un duplice strumento, ci vuol chiarire?

R.P.: Sì dunque il cadavere per quanto ci fu dato di leggere dai verbali che noi recuperammo presentava quello che si chiama over killing, cioè quando su sul corpo di una vittima si notano più lesioni di quelle che sono necessarie a causarne la morte, esattamente questo tipo di lesioni e questa eccessiva volontà lesiva fu poi trovata sui corpi di vittime.

Presidente: Come ha chiamato?

R.P.: Chiedo scusa noi non abbiamo un corrispondente termine per over Killing, per esempio il cadavere Bonini presentava lo sfracellamento del cranio, lessi/leggemmo sulla sentenza con cui veniva condannato per l’appunto l’imputato il signor Pacciani leggemmo che si ipotizzava l’impiego di uno di un corpo contundente ed impiego anche piuttosto protratto e piuttosto violento di questo corpo contundente e questo a parte il numero delle lesioni dei coltello che se non vado errato dovevano essere Circa 19/23.

P.M.: C’è la sentenza se la Corte lo ritiene opportuno la può acquisire ex 507, prego.

R.P.: Ma c’erano altri particolari molti altri particolari che richiamano.

P.M.: Questa sul duplice strumento lesivo scusi ma si è fatto un’idea da questi documenti come erano state prodotte?

R.P.: Mi pare di ricordare ma se rileggiamo la sentenza potremmo essere più.

P.M.: Vediamo cosa ricorda lei, fa parte della sua indagine ci ha detto.

R.P.: Si trattava di un corpo contundente tipo bastone o pietra cioè mi parve che i giudici di allora non ritennero attendibile la versione dei calci inferti dal Pacciani al Bonini Severino perché ritennero che il complesso lesivo che aveva provocato lo sfracellamento vero e proprio del cranio.

P.M.: Non poteva essere un coltello insomma.

R.P.: No certamente no poi ecco anche dal tipo di lesioni, dovrei a questo punto.

P.M.: Prego, ci spieghi quello che ha accertato lei, fa parte della sua indagine e allora lei riferisce questo.

R.P.: Ecco ho parlato prima di over killing cioè un numero di colpi/un numero di lesioni superiori a quelle strettamente necessarie a provocare l’uccisione, per noi è importante anche la collocazione delle lesioni, la collocazione delle lesioni è importante per un fatto e questo rientra un pochino in quello che chiamiamo il modus operandi dell’autore dei delitti. Il modus operandi è quella serie di comportamenti che vengono posti in atto dall’autore perché funzionano, ecco sono comportamenti collaudati, quindi la ripetizione è quasi automatica, ognuno di noi ha un suo modo particolare di fare una determinata cosa, questo si riproduce esattamente nello stesso modo nelle uccisioni.

P.M.: Questa è la sua esperienza.

R.P.: Questa è non soltanto la mia esperienza direi che è un’esperienza confortata da studi molto approfonditi che sono letteratura criminale, parliamo di 15 anni di esperienza alle spalle di ricerche fatte non soltanto, ecco noi siamo arrivati proprio per ultimi nel campo. La concentrazione delle ferite ecco quindi la concentrazione delle ferite ed il tipo di ferite soprattutto le ferite gratuite cioè quelle inferte, quelle che sono over, quelle che vanno al di là dell’uccisione del conseguimento.

P.M.: Che nell’economia della morte non hanno rilevanza.

R.P.: Non hanno rilevanza, non hanno rilevanza, sono una nota identificativa di un comportamento gratuito apparentemente.

P.M.: Gratuito ai fini della morte.

R.P.: Gratuito ai fini della morte (salta audio)

P.M.: Lo faccio ridire perché si capisca.

R.P.: Quelli sono importanti perché un fatto come un omicidio viene memorizzato, qualsiasi fatto importante nella vita di un uomo viene memorizzato e sedimenta nella memoria e automaticamente al momento in cui ci si trova a ripetere quello stesso tipo di comportamento c’è direi molto più che frequentemente un’automatica ripetizione degli stessi atti e quindi il mirare agli stessi bersagli e quindi il ripetere non sempre nei dettagli precisi ma approssimativamente lo stesso tipo di comportamento, lo chiamerei quasi una sorta di memoria muscolare perché quel comportamento ha dimostrato di essere funzionale e molto spesso questa memoria che viene a depositarsi e viene a ripetersi senza quasi che l’aggressore se ne renda conto quando ripete lo stesso tipo di omicidio/di uccisione, potremmo parlare ancora a lungo di questo ma vorrei essere sintetico.

P.M.: Nella sintesi se lei ricorda quale tipo di ferite presentava questo cadavere, in quali zone e di che tipo, lei ha parlato di fratture se non ho capito male al cranio e lesioni da coltello c’erano?

R.P.: C’erano numerose lesioni da coltello, ecco io direi che quelle che ritengo più importanti sono le prime lesioni perché sono indicative di un evidentemente.

R.B.: Io propongo a queste domande presidente mi scusi io stavo leggendo un’altra cosa mi oppongo perché si vuole far rientrare quello che è già uscito attraverso.

Presidente: Avvocato la domanda è ammissibile, le domande sono ammissibili, quindi la sua opposizione è respinta, prosegua.

R.P.: Dicevo quindi le prime ferite perché evidentemente sono importanti perché se l’assassino ha una precedente esperienza sa che mirare a quel particolare punto del corpo può provocare.

P.M.: Ha detto che né sintetizzava alcune c’è lo vuol dire?

R.P.: Sì esatto, io fui colpito per esempio dal fatto che il cadavere del Bonini leggendo gli atti risultava presentare in particolare una ferita alla tempia, una ferita lunga e arcuata quale poi rileggendo i fascicoli della serie dei duplici omicidi riscontrai sul cadavere della Pettini Stefania.

P.M.: Quindi questo è un fatto che nella sua indagine l’ha colpito.

R.P.: Sì ecco inoltre un complesso di ferite per l’esattezza tre che erano ferite evidentemente su un corpo agonizzante o già morto sulla schiena, questo tipo di ferite le riscontrammo in un altro duplice omicidio e soprattutto la gratuità del complesso lesivo che è importante perché serve a focalizzare bene quelli che sono i modi quella che è poi l’applicazione di una tecnica da parte dell’assassino, ma altri elementi uniscono/univano per quanto avremmo modo di rilevare l’omicidio del 51 con gli altri, quindi dicevo l’aspetto geografico/la natura di luoghi, la natura dei luoghi il Mugello, il Mugello una zona isolata della campagna che poi riscontriamo in tutti gli altri duplici omicidi. Il comportamento dell’autore del delitto del 51, il delitto del 51 fu giudicato come un delitto d’impeto, il delitto di un’amante che si sente e si vede tradito dalla fidanzata ed uccide, in realtà rileggendo attentamente gli atti noi avremmo modo di osservare che nel delitto del 51 perché questo c’è lo racconto non a noi ma lo raccontò ai giudici di quel processo Pacciani stesso lui aveva notato i due, la fidanzata e il Bonini, venire insieme, il Bonini aveva una mano sulla spalla della sua fidanzata, della fidanzata del Pacciani, aveva seguito i movimenti, li aveva spiati e poi racconta che nascosto dietro un cespuglio aveva atteso aveva sentito i due parlare, aveva sentito il Bonini che diceva alla sua fidanzata dice se fai la brava con me ti do 2000 lire così ti compri la bicicletta, beh questo appostarsi, questo pedinare, questo seguire, questo rimanere nascosti ed intervenire dopo ci lascio piuttosto però.

Presidente: Scusate se intervengo io ora perché qui mi sembra che si stia ricostruendo del come siete arrivati a Pacciani.

P.M.: Sì esatto la domanda era quella, quali delitti lei ha conosciuto, io ho conosciuto quelli e quello del 51 mi è, se non ho capito male, ci sta dicendo il dottor Perugini, mi è sembrato importante, scusi no presidente noi stiamo ricostruendo i fatti e ci stiamo almeno così è la mia domanda poi veniamo perché se quello l’ha fatto il Pacciani non dipende da noi, noi stiamo esclusivamente cercando di capire com’era quel fatto e poi perché studiando gli omicidi seriali siamo venuti.

Presidente: Allora sarebbe meglio dire come siete arrivati a quel fatto, come siete stati a Pacciani penso, è una questione di sintesi.

P.M.: lo presidente capisco le necessità della Corte, capisco la necessità della sintesi però io ho davanti il teste dottor Perugini che ha studiato ed analizzato questi fatti per quattro anni non posso in 5 minuti.

Presidente: Prima di arrivare al delitto 51 si deve arrivare a Pacciani allora come si arriva a Pacciani.

P.M.: No presidente scusi la strada che ho preso io è diversa noi abbiamo esaminato i fatti, la domanda è stata mi scusi eh perché forse l’impostazione è questa, quali fatti di omicidio ci sono stati in Toscana, il dottor Perugini mi ha detto, otto che conosciamo più un altro quindi io sto facendo domande al dottor Perugini sui fatti se poi di uno è autore Pacciani noi lo diremo anzi lo sappiamo benissimo tutti però in questo momento stiamo esaminando almeno io chiedo se sono omicidi seriali o meno tutto qui, prego dottor Perugini, almeno per quel che mi riguarda.

R.B.: Non ho capito bene, si sta parlando del 51 o dei fatti oggetto dell’imputazione?

Presidente: Si parla del 51 perché secondo il pubblico ministero il 51 è riferibile poi come fatto.

P.M.: Poi ci spiegherà perché da questa analisi sono andati a Pacciani.

R.B.: Scusi Presidente io mi devo opporre mi perdoni perché il 51 non c’entra più nulla.

Presidente: Avvocato sono fatti di indagine.

P.M.: Non solo, c’è un certificato penale che riprende una condanna del 51 perché mi volete dire che non c’entra nulla scusate.

Presidente: Ho già detto che le domande sono ammissibili magari ecco un momentino di concisione

P.M.: Dottore noi proviamo ad andare avanti almeno noi dobbiamo, almeno lei cortesemente spiegare la sua indagine.

R.P.: Perfetto, il Pacciani interviene leggendo gli atti di quel processo al momento.

P.M.: Spieghi pure come mai da questo insieme di conoscenze sugli omicidi lei ha cominciato a indagare sul Pacciani così.

R.P.: Si beh il allora cominciamo a dire come siamo arrivati al nome di Pacciani, la cosa in sé inizia nell’89 per essere precisi a giugno del 1989, nel giugno del 1989 una delle ipotesi che noi ci ponevamo di indagini che noi sviluppammo una delle tantissime fu il silenzio dell’autore dei duplici omicidi fra alcuni omicidi ed un altro in particolare dopo l’ultimo omicidio a giugno del 1989 erano passati quasi quattro anni dal settembre 85 quando fu consumato l’ultimo duplice omicidio nella piazzola di Scopeti. Una delle possibili ipotesi, ecco le ipotesi potevano essere diverse, una era che l’autore fosse morto ma noi eravamo tenuti a considerare l’ipotesi peggiore cioè che fosse ancora vivo e pronto ad uccidere, allora che fosse stato trattenuto perché incapacitato materialmente ad uccidere, teniamo conto del fatto che l’85 segna la fine di una serie di delittuosa in cui c’è stato un crescendo di omicidi, due omicidi nell’81, uno nell’82, uno l’83, uno l’84 e uno l’85, quindi eravamo tutti autorizzati a pensare che dopo quella serie il mostro avrebbe continuato su quella cadenza ma non lo fece e il fatto che lui non lo fece per noi fu un motivo di perplessità, dovremmo sviluppare queste possibilità, quindi come ho detto le ipotesi erano è morto, l’ipotesi era è stato materialmente incapacitato malattia, carcere, manicomio ad uccidere oppure si è sentita la polizia troppo vicina e ha preferito interrompere non era un fatto nuovo perché già considerando tutti i duplici omicidi come noi siamo persuasi commessi da un’unica mano c’era il varco temporale fra il 68 e il 74, il varco ancora più lungo fra il 74 e l’81 molti anni, le ipotesi che noi sviluppammo partimmo dal presupposto che l’autore degli omicidi era vivo.

P.M.: Scusi dottore sempre per cercare di essere più sintetici possibili ma per chiarire almeno il procedimento logico, come mai questo? Bisogna dirlo, lei si convinse lei come polizia poi gli atti processuali qualcosa ci hanno già detto e li vedremo si convinse che era un’unica mano? Lei ha detto come presupposto c’è lo vuole spiegare?

R.P.: Allora io cercherò di essere il più chiaro e sintetico possibile purtroppo ecco un minimo di tempo bisogna dedicarlo, io prima ho parlato del modus operandi come il complesso di quegli atti che sono utilizzati dall’autore perché funzionano, per esempio lo scegliere le notti buie, privilegiare un certo tipo di strumento lesivo, per esempio il recarsi in zone lontane da pubblica e privata difesa ma comunque lontane dagli sguardi, zone della campagna, ognuno di questi elementi a noi suggerisce qualcosa però è un modus operandi, il modus operandi può anche variare nel corso del tempo, può variare nel corso del tempo in quanto l’autore si perfeziona, questa maggior sicurezza rivede quanto ha fatto alla luce dell’esperienza però c’è un altro tipo di dati presenti sul luogo dell’omicidio, ogni scena del crimine racconta una storia e questa storia è in realtà costituita da quello che noi preferiamo chiamare la firma dell’assassino, gli americani dicono il biglietto da visita, la firma dell’assassino è costituita da tutti quegli atti, quei comportamenti, quelle scelte che sono gratuite che non sono strumentali rispetto alla commissione del reato cioè non servono a conseguire l’uccisione/la morte dei delle vittime ma sono tipiche/caratteristiche di un medesimo autore, per esempio, nei nostri casi ecco mi attengo ai nostri casi potrei fare esempi forse più evidenti ma credo che i nostri casi vadano bene per esempio la scelta di un medesimo bersaglio, la coppia, vedete in questa indagine si è sempre spesso parlato di ritualità questo termine ha anche indotto una serie di illazioni, sette sataniche, insomma tutte ipotesi che lasciano il tempo che trovano almeno alla luce dell’esperienza scientifica e di polizia, però il rituale effettivamente esiste e sono proprio la somma di tutti questi atti gratuiti, la scelta delle coppiette, un assassino sadico, un normale assassino sadico uccide, si prende una vittima, una prostituta, un passante, una qualsiasi cosa, non ha ecco diciamo è disponibile a procurarsi qualsiasi tipo di vittima, no questo assassino qui vuole la coppia e questo è un dato estremamente importante perché significa che questa è una storia che ci racconta l’assassino stesso significa che la coppia per lui è importante che lui ha bisogno di una coppa. Un altro elemento che emerge dalla scena del crimine è che il vero centro dell’attenzione dell’assassino è la donna, il corpo femminile, corpo femminile che però ha un significato in quanto inserito in un ambiente di coppia, dopo che ha ucciso l’uomo l’assassino mostra quasi disinteresse per lui sembra quasi un ostacolo da eliminare ma prima ha un’importanza estremamente fondamentale perché serve a costituire la vittima e la vittima e la coppia però sulla donna lui compie delle mutilazioni, mutilazioni che sono estremamente significative, mutilazioni che non bisogna lasciarsi ingannare sono piuttosto comuni, piuttosto comuni in certe serie omicidiarie.

P.M.: Almeno son sembrate a lei.

R.P.: Si nei delitti sessuali normalmente soprattutto quelli che vengono chiamati (1.05.30) e cioè i delitti per voluttà, l’assassinio per voluttà, l’assassino sbrana il corpo delle vittime, qualche volta arriva all’estremo disgustoso del cannibalismo ma mostra un desiderio di possesso del corpo della vittima e naturalmente possesso che si rivolge agli organi sessuali. Nella scena/nelle scene dei duplici omicidi del cosiddetto mostro di Firenze c’è una mutilazione fredda non c’è e non ci sono tracce di questa frenesia di sangue/di questa sete di sangue che tanto è vero che esiste che il codice penale tedesco la codifica, è una scena fredda, è una scena che suggerisce il disprezzo dell’assassino per la vittima, quale vittima? Per quella vittima per quella donna inserita in una situazione di coppia, l’asportazione del pube e del seno sinistro poi nel corso delle indagini anche per i medici legali ci aiuteranno a definire meglio l’area di interesse perché lui asporta il pube la parte coperta di peli, in particolare. Quindi abbiamo questo tipo di mutilazioni chiamiamole rituali, il segno di disprezzo, quegli omicidi, tutti gli omicidi, sono un insulto alla donna così vengono letti, così li abbiamo letti noi, così li hanno letti i medici legali di Modena, così li hanno letti gli americani che hanno 15 anni di esperienza in questo tipo di omicidio.

P.M.: Ecco rimaniamo a come l’ha letta l’indagine sua.

R.P.: L’indagine come l’abbiamo letta noi e in questi termini, questo faceva parte della firma dell’autore ma ancora più importante irrituale ma ancora più importante cioè la disposizione dei corpi sulla scena del crimine, il mostro di Firenze allontana la donna dal corpo dell’uomo, vuole il corpo della donna lontano dal corpo dell’uomo e questo per noi era indicativo di un desiderio di possesso, questa era la forma di possesso/di gelosia che a noi è sempre indicativo. Ora non c’è bisogno di essere un esperto, di essere uno psichiatra, uno psicologo per dedurre queste cose, lo hanno fatto tutti credo tutti coloro che torto o ragione si sono interessati di questo caso hanno detto le stesse cose, le abbiamo dette anche noi e questo è un dato importante. Un dato importante era anche la gratuità di certe lesioni quindi la disposizione. La gratuità di certe lesioni, tutti i corpi delle vittime mostrano ferite in numero superiore a quelle strettamente necessarie per conseguire l’uccisione.

Presidente: Sarebbe l’over Killing.

P.M.: Quello che è sembrato a voi ed era il perché io avevo fatto quella domanda all’inizio stavamo cercando di dire che sono seriali o almeno ci sono sembrate non vogliamo forzare assolutamente nulla.

Presidente: Però in questa maniera diciamo è più razionale perché si parte dall’ipotesi di lavoro.

P.M.: Presidente noi la prendevamo di là ora la prendiamo di fondo è uguale insomma il risultato a noi ci interessa.

R.P.: Poi se mi permette un’ultima osservazione, un paio di osservazioni, il duplice strumento, sempre ipotesi di lavoro, sulla scena degli omicidi del mostro di Firenze c’è il duplice strumento, la pistola e il coltello, l’uso di un duplice strumento per noi è importante, io sto parlando di come ragionavamo noi, di come ragioniamo noi, di come abbiamo sviluppato l’indagine. Le nostre deduzioni possono essere criticabili.

P.M.: Certamente non si preoccupi dottore io ho fatto la domanda come l’ha letti lei.

Presidente: Erano fatti per voi a quel punto.

P.M.: Esatto i fatti stiamo esaminando, l’inizio delle domande era sui fatti.

R.P.: Mi consenta di introdurre un elemento del quale parlo con una certa perplessità perché non vorrei che fosse preso come un fatto suggestivo ma in due dei duplici omicidi l’assassino asporta il seno sinistro della donna, l’asportazione del seno sinistro, perché solo il seno sinistro? Perché proprio che il seno sinistro?

P.M.: Penso che non sappiamo dare una risposta sicura.

R.B.: è un perito oppure è uno che ha fatto l’indagine?

Presidente: Ipotesi di lavoro.

R.P.: Sto parlando di ipotesi di lavoro, sto raccontando come abbiamo ragionato noi, come avete letto dei fatti oggettivi e con questo rispondo alla domanda precedente avendo raccontato in modo molto sintetico quello che abbiamo detto finora la domanda precedente è questa, un altro degli elementi che ci colpì fu che il Pacciani nel delitto del 51 parliamo delle analogie dice, a quell’orrendo spettacolo io non ci vidi più uscii fuori dal cespuglio e uccisi, l’orrendo spettacolo era il fatto che la sua fidanzata sdraiata in terra sotto al Bonini si era denudata il seno sinistro. Ora questo tipo di indagini noi ci siamo imbattuti in tanti casi e in tante suggestioni però certamente il fatto era interessante, molto interessante per noi.

P.M.: Ai fini dell’indagine ovviamente.

R.P.: Mi oppongo non può deporre sulle dichiarazioni rese da un’altra parte, da un imputato o da una persona offesa o da un testimone mi scusi signor presidente.

P.M.: C’è la sentenza negli atti.

Presidente: Non nascondiamoci dietro un dito, piuttosto sapere come poi arrivate a Pacciani.

R.P.: Benissimo ora nel giugno dell’89 noi cerchiamo di capire se fra le persone che sono state fermate ed identificate o che comunque perquisite o alle quali ci siamo avvicinati ci possa essere qualche personaggio interessante perché l’ipotesi era quella che l’autore dei duplici omicidi si fosse sentito braccato dalla polizia recupereremmo quindi dal nostro computer un certo numero di nominativi sui quali cominciamo ad indagare parliamo di 82 fascicoli, fra questi 82 fascicoli figurava il nome di Pacciani insieme a tutti gli altri.

P.M.: Che fascicoli erano? Che caratteristiche avevano? Scusi spieghiamolo per bene.

R.P.: Erano nomi di persone che nel passato immediatamente dopo il duplice omicidio di Scopeti fino al momento in cui iniziamo cioè completiamo con l’accertamento erano state avvicinate dalla polizia o comunque erano in grado di sospettare che la polizia si fosse interessata a loro per la serie omicidiaria, quindi persone che potevano essere state messe in allarme dal fatto di essere perquisiti lungo la strada oppure perquisite in casa oppure fermate e controllate ai caselli, va precisato che nel terminale San fra i 30.000.

P.M.: Mi scusi terminale? Forse la Corte non è proprio nei dettagli al corrente.

R.P.: Nel computer noi abbiamo cominciato a immagazzinare una serie di dati da una certa epoca in poi all’86 erano circa 30.000 documenti, quando parlo di documenti non intendo nominativi un documento era costituito per esempio soltanto da coloro che in tutta Italia avevano precedenti per reati contro la morale e il buon costume, inoltre questo computer immettevamo anche i dati delle persone oggetto di segnalazioni, di denunce firmate, anonime, insomma tutto ciò che poteva essere interessante per l’analisi investigativa e in coloro che erano stati da noi nel corso degli anni perquisite o fermate nel corso dei posti di blocco dell’attività di prevenzione che disponevamo nella provincia di Firenze, quindi fra queste persone quelle che risultavano aver potuto capire ecco di essere sospettati come autori dei duplici omicidi erano 82.

P.M.: Secondo la vostra valutazione.

R.P.: Secondo una nostra valutazione naturalmente quegli 82 nominativi li segnalammo all’autorità giudiziaria e cominciamo gli accertamenti su ogni persona. Fra questi 82 persone c’era anche il nome dell’attuale imputato.

P.M.: Come mai? Che caratteristiche aveva? Come mai era fra queste?

R.P.: Perché era stato nel 1985 subito dopo l’omicidio oggetto di una lettera anonima, lettera anonima che raccontava il suo passato in modo errato perché diceva che aveva ucciso la fidanzata ma insomma e lettera anonima dalla quale poi scaturì anche una perquisizione nei giorni successivi da parte della stazione carabinieri e di San Casciano. Oltre a questo accertamento la procura di iniziativa ne sponsorizzo un altro, praticamente ci si chiedeva fra i detenuti nati o residenti in Toscana qualsiasi titolo di un’età compresa fra i 30 e i 60 anni arrestati immediatamente dopo l’omicidio di Scopeti settembre 85.

P.M.: Quindi che dopo quella data erano detenuti.

R.P.: Ancora detenuti, quanti fossero e chi fossero, da questa analisi, l’analisi fu fatta dal computer del ministero di grazia e giustizia, dall’ufficio elaborazione dati, uscirono fuori 60 nominativi. Vado troppo veloce? Uscirono fuori 60 nominativi la richiesta fu meglio puntualizzata e si disse di questi 60 nominativi quali erano nella materiale capacità/possibilità di commettere e di muoversi ecco disponevano la libertà personale nelle epoche dei duplici omicidi? Prendemmo come punto di riferimento una settimana prima ed una settimana dopo la commissione di ogni duplice omicidio. I dati oggettivi, di quei 60 se ne salvarono 28, mi pare o 26, 28 ma uno era un mutilato un’altra una donna insomma, su questi 26 figurava ancora il nome di Pacciani.

P.M.: Quindi veniva da due diversi filoni di impostazione di indagini.

R.P.: Ecco non c’era nessuno fra questi 26, non c’era nessuno degli 82 nominativi che noi avevamo selezionato in precedenza, naturalmente non è che gli accertamenti si esaurirono soltanto su quei 26 però quei 26 servirono per creare delle priorità e quindi cominciamo ad accertare ogni storia su ciascuno, ogni storia personale approfonditamente ed in questo modo recuperammo quindi quelli che erano i loro precedenti. Ora c’è da dire che fra questi detenuti che erano stati estratti da questo tipo di comparazione c’era di tutto, ci stava l’appartenente alla criminalità organizzata, allo spacciatore d’eroina, c’era quello che aveva ammazzato la moglie, insomma c’erano dei personaggi che alcuni più altri meno interessanti ma noi non abbiamo mai cercato di fare delle valutazioni in questi termini, noi dovevamo tenere molto largo.

P.M.: Il più oggettivo possibile, andando avanti in questa indagine

R.P.: Recuperammo naturalmente dagli atti precedenti recuperammo tutto ciò che riguardava ognuno di essi è fra cui anche tutto ciò che riguardava il signor Pacciani e venimmo a conoscenza fra le altre cose anche di questa sentenza di questo omicidio del 51 che proprio per le sue caratteristiche che ho prima descritto ci sembrava interessante.

P.M.: Meritevole di approfondimenti.

R.P.: Naturalmente, ecco qua subentra un modo di leggere l’indagine, io so molto bene che quando ci si fa influenzare dagli aspetti suggestivi di un’investigazione si può arrivare a cercare di far quadrare il cerchio.

P.M.: Cosa faceste in proposito?

R.P.: Cercammo un criterio di esclusione oltretutto è anche un criterio pratico perché è più facile escludere un sospetto da un novero che coinvolgerlo assolutamente.

P.M.: Con questo metodo cosa otteneste per quello che riguarda Pacciani, gli altri e Pacciani in particolare.

R.P.: Beh gli altri furono esclusi abbastanza agevolmente e il Pacciani aveva indubbiamente delle caratteristiche come persona, io parlo leggevamo gli atti quindi solo sugli atti ci basavamo, che ci sembravano escludenti, facilmente escludenti, nel 78 aveva avuto un infarto.

P.M.: Ecco quindi per voi fu importante ai fini dell’esclusione.

R.P.: Eh fu importante inoltre aveva 65 anni insomma una persona anziana.

P.M.: Questi dati li esaminasse a fondo.

R.P.: Una persona anziana, un uomo sposato, un uomo sposato con figli, ora la presenza di una famiglia/familiari sono dei potenziali testimoni sono comunque un impedimento per uno che vuole uccidere in libertà insomma tutti elementi che quando fu fatta la prima segnalazione sull’esito dei primi accertamenti sul conto di Pacciani diedero un giudizio di improbabilità, oltretutto nell’85 il mostro aveva dimostrato di essere particolarmente reattivo, forte, molto forte, in buona forma fisica insomma il mostro nell’85 solleva il corpo, lotta con il francese, va bene che il francese era ferito, lo sopraffà facilmente poi ne solleva il corpo insomma lo scaraventa cioè tutte cose che sembravano poco compatibili con un anziano signore che all’epoca aveva 65 anni ed aveva subito un infarto insomma ecco. Però non ci potevamo accontentare di una valutazione personale.

P.M.: Quindi in un primo momento questi dati vi portarono a mettere anche Pacciani fra quelli da escludere.

R.P.: Ci portarono a diffidare della attendibilità di questa com’è possibile pista.

P.M.: Allora come mai invece poi avete continuato.

R.P.: Perché la cominciamo con l’attività convenzionale di polizia, l’attività convenzionale di polizia mira a ricostruire il passato di una persona attraverso i testimoni, coloro che l’hanno conosciuto e non soltanto i familiari, la sua vita lavorativa, la sua vita pregressa anche quella non lavorativa, i suoi amici e i suoi conoscenti, insomma tutto quello che è il mondo di un uomo per quanto può essere ricostruito dall’esterno che può essere accertato/verificato e ci siamo spinti molto lontani nel tempo per fare questo. Il quadro che ne è uscito fuori in sintesi era che

P.M.: Prima se vuole chiarire il meccanismo di polizia che avete usato cioè lei ha detto innanzitutto testimoni e ricostruzione di atti.

R.P.: Testimoni e ricostruzioni di atti.

P.M.: Certo quindi vi siete mossi in questa direzione perché i dati che avevate portavano a dubitare.

R.P.: A dubitare però noi dovevamo accertare tanto per esempio naturalmente non è che chiedemmo perizia però insomma ci consultiamo se il tipo di infarto fosse totalmente inabilitato.

P.M.: Esistono atti di questo tipo?

R.P.: Si chiedemmo naturalmente la cartella clinica, la storia clinica dell’imputato dalla quale emergevano anche altri aspetti interessanti però insomma probabilmente.

P.M.: C’è li dica quali erano questi, cioè voi avete acquisito degli atti di questo infarto, che altri documenti avete visto?

R.P.: Beh l’infarto era del 78 nel 76, noi detto interessanti ma non è che fossero proprio cose dell’altro mondo insomma trovammo che il signor Pacciani si era fatto estrarre dall’ampolla rettale un corpo estraneo.

P.M.: Questo è negli atti dell’ospedale scusi?

R.P.: Eh sì ma il 76, vabbè voglio dire insomma noi avevamo avuto anni di indagini su tutti i possibili ambienti con criteri sessuali la cosa ci lasciava perfettamente freddi era un fatto poi oltretutto il signor Pacciani era in carcere per aver abusato delle figlie.

P.M.: Ecco questo era l’altro dato che voi documentalmente vi trovaste davanti.

R.P.: Certo ecco era un dato interessante per molti motivi.

P.M.: Cioè nel momento in cui voi faceste queste indagini cercaste di capire dove Pacciani perché vi può servire.

R.P.: Esatto va beh scopriamo innanzitutto che non è che dopo l’infarto si sia riguardato cioè non è un infartato di quelli che si mette sotto vetro.

P.M.: Almeno questo vi raccontano i testimoni.

R.P.: I testimoni anzi la cosa ci lasciò colpiti molto perché i testimoni fra altre cose cogliemmo con un certo stupore anche l’esistenza di una vera e propria paura nei confronti, ne avevano paura perché lo conoscevano come un uomo.

R.B.: Io mi oppongo a queste domande e a queste risposte, i testimoni parleranno al momento opportuno.

P.M.: La domanda era come il dottor Perugini ha ricostruito la personalità non sono persone fisiche è un mezzo di indagine.

Presidente: Tanto voi capite che tanto questo non sposta di 1 mm il processo.

R.P.: Cioè uscì fuori che molte persone ne avevano timore perché pareva che fosse un uomo dall’ira imprevedibile, piuttosto violente, un uomo che non amava essere contraddetto e che essendo estremamente forte, una forza veramente eccezionale avevano tutti i motivi di temerne le possibili reazioni, posso raccontare episodi.

P.M.: No li facciamo raccontare ai testimoni, li sentiremo.

R.P.: Quindi al succo era questo, la condizione fisica del sospetto era rispondente cioè era sufficiente a continuare le indagini al di là dell’infarto.

P.M.: Stavo chiedendo prima e poi ci siamo interrotti.

R.P.: Perché c’era anche un altro elemento che è importante, il tessuto familiare.

P.M.: Era proprio questa la domanda, voi accertate dov’è.

R.P.: Quello che volevo dire, perché come ho detto la presenza di una famiglia per quanto violentata e vessata può essere sempre una condizione di impedimento per un uomo che vuole avere la libertà di muoversi ma sono tutti potenziali testimoni tutto sommato. Beh ci rendemmo conto che invece il microcosmo familiare di Pacciani lo lasciava libero, non che lo lasciasse libero ma non c’era altra possibilità, non è che Pacciani dovesse rendere conto a nessuno di quello che faceva, di come lo faceva, di quando lo faceva e le figlie e moglie tenute in totale soggezione segregate cioè un quadro che ci diceva che insomma il Pacciani era libero e tranquillo di fare ciò che voleva.

P.M.: Scusi invece in quel periodo in cui voi indagate libero non era, come mai?

R.P.: Non era perché era stato arrestato nell’ 87.

P.M.: Cioè voi quando iniziate l’indagine lui è detenuto, quando fate questi accertamenti di cui lei finora ci ha parlato Pacciani è detenuto.

R.P.: Lui è detenuto, ho detto l’indagine la iniziammo nell’89 la sviluppiamo rapidamente nel 90, nel 90 abbiamo già un serie di elementi che sono per noi di interesse ma fra le altre cose uscì fuori allora un dato che ci pareva significativo e Pacciani prima o poi sarebbe stato scarcerato.

P.M.: Per cos’era detenuto?

R.P.: Era detenuto per la violenza nei confronti delle figlie, le figlie poi avevano fatto un certo quadro.

P.M.: Le sentiremo, comunque lui era detenuto perché era stato condannato in espiazione di pena in quel momento per un episodio di maltrattamenti alle figlie.

R.P.: No di violenza carnale continuata, ripetuta nei confronti delle figlie e quindi quando noi sviluppiamo questi accertamenti lui è in carcere. Fra i tanti testimoni che noi abbiamo sentito perché non è che potessimo sentire soltanto i familiari, perché bene o male i familiari potevano raccontarci una versione che non era del tutto depurata da elementi emotivi, però un dato che ci colpì fu che nell’89, no nei primi del 90, così come un dato di conversazione uscì fuori che lui possedeva un altro fucile rispetto a un vecchio fucile ad avancarica e la cosa unita al fatto che nel famoso delitto del 51 figurava una pistola che non era mai stata recuperata.

P.M.: Che voi oltre a tutte le caratteristiche che ci ha detto finora vi rendete conto che dagli atti e da quello dall’esclusione testimoniali è una persona che in qualche modo ha avuto a che fare con armi questo.

R.P.: è una persona che ho avuto a che fare con armi, non solo, ci viene detto che lui dopo cena usciva col fucile e andava a caccia e questo fu.

P.M.: Sulla detenzione e sul possesso di queste armi avete potuto fare innanzitutto degli accertamenti.

Presidente: Allora sentiamo la domanda anche qual è.

P.M.: Oh vede se si fa la domanda forse è meglio e si capisce, voi avete accertato se era legittimo detentore di armi cioè se aveva detenuto e denunciato presso qualche ufficio di polizia armi da quando avete potuto fare questo accertamento in poi cioè da quando c’è conoscenza dal 51 in poi, la domanda è questa, non sono per testi, ha visto che è molto più semplice?

R.P.: Io mi rendo conto che per amore di sintesi tante precisazioni non le ho fatte dandole per scontate ma chiaro che uno degli accertamenti primi che si fa in un caso del genere vedere se la persona detiene armi legittimamente.

P.M.: Sono atti di polizia questi, se non li fa un vicequestore della squadra omicidi non so chi li deve fare.

R.P.: Questo è un dato oggettivo.

Presidente: Non meravigliamoci tanto perché in questo ne abbiamo viste di tutti i colori.

P.M.: Beh allora noi parliamo di quello che abbiamo fatto.

Presidente: Però il dottor Perugini quanto a solerzia.

R.P.: Quello che volevo dire per l’appunto avevamo rilevato che ecco come fascicolo armi al Pacciani risultava

P.M.: Ecco un scusi vuole spiegare cos’è il fascicolo armi, andiamo un attimo.

R.P.: Si al momento in cui al momento in cui viene denunciato un fucile o un’arma qualsiasi naturalmente da parte di qualsiasi cittadino nella divisione amministrativa di una questura e come nel comando dei carabinieri insomma.

P.M.: La norma/il testo unico di polizia prevede.

R.P.: Prevede che ci sia questa l’obbligatorietà di questa denuncia quindi la denuncia del possesso al di là della detenzione del porto. Ecco lui risultava aver posseduto fino al 1979 un fucile ad avancarica, un vecchio fucile, che però a seguito di una ordinanza del prefetto che gli ingiunse di disfarsi di quest’arma lui aveva ceduto prima ad un suo conoscente e poi aveva portato a suo cognato che abitava nel Mugello e questo era l’unico dato ufficiale.

P.M.: Lei ha accennato ad una detenzione anche precedente su quella detenzione li lei ha potuto fare sugli atti che lei ci ha descritto cioè atti di polizia qualche accertamento a parte quella sentenza?

R.P.: In realtà noi acquisimmo anche gli atti, i verbali, le testimonianze di quell’episodio del 1951.

P.M.: Che riguardava che arma scusi o che armi?

R.P.: Dunque fu all’epoca l’imputato stesso a dire che deteneva due armi, aveva detenuto fu condannato per una pistola che fu trovata evidentemente sequestrata e l’altra invece non fu mai trovata pare che fosse un revolver, ecco è bene precisarlo questo, pare che fosse un revolver che lui all’epoca, io sto parlando di atti che abbiamo letto, che lui all’epoca disse ma io la misi dentro una siepe/un cespuglio poi sparì e dice tanto era inefficiente cosa che invece, non so se rilevi.

P.M.: Non rileva, rimaniamo solo agli atti di polizia, lei dice nel 51 già c’era stata la detenzione illegittima.

R.P.: Insomma manca una pistola, manca una pistola a tamburo

P.M.: A tamburo? Diciamolo subito.

R.P.: L’ho detto, l’ho precisato che era a tamburo, ma infatti il dato oggettivo la prima preoccupazione in questo contesto investigativo è che il Pacciani sarà prima o poi scarcerato, è una persona.

P.M.: Che sarà prima o poi scarcerato scusi o al di là di facili ironie.

R.P.: Parlo di allora.

P.M.: Per il fatto per quale era detenuto nel 51 sennò si ingenera una confusione che forse in questo momento lei dice lui era stato indagato per armi aveva una condanna per armi nel 74 o 79 non aveva più quel fucile lei come ufficiale polizia giudiziaria questo dato cerca di svilupparlo anche perché poi è persona che sarà scarcerata e quindi sarà nel 91 sarà bene che almeno come polizia lei si faccia carico di questo.

Presidente: Io non vorrei che stamattina non so cosa è successo forse l’aula dimezzata, guardate che se continuiamo così perdiamo tempo, se perdiamo tempo lo dobbiamo recuperare perché voi pensate in questa situazione vorrà dire che in agosto dichiaro il processo urgente e continueremo a fare udienza e voi lo sapete che io non sono abituato a minacciare invano, state attenti.

P.M.: No cortesemente però 4 anni di indagini del dottor Perugini non li possiamo concentrare in un’ora come stiamo facendo ecco cortesemente.

R.P.: Allora sarò più preciso, il Pacciani era detenuto per la violenza sulle figlie, era stato arrestato due anni e mezzo prima del momento in cui noi accertiamo, nel momento in cui a noi viene detto che lui ha un fucile non ad avancarica ma a retrocarica con il quale andava a caccia, sappiamo già che lui aveva una pistola perché aveva avuto una pistola non essendo stata ritrovata nessuno ci vieta di pensare che quella pistola lui l’abbia ancora nella sua disponibilità, abbiamo un dato di una possibile imminente scarcerazione di una persona che sta in carcere perché accusato dalle figlie ed altre persone di aver usato loro violenza carnale continuata, è un personaggio che dalle testimonianze emerge come un uomo impulsivo.

P.M.: Mi scusi qualche d’uno dei testimoni che poi sentiremo vi parla anche di pistole?

R.P.: Non in quella fase, successivamente, emerge che questo uomo impulsivo nulla ci vieta di pensare che possa commettere uno sproposito una volta che sia scarcerato per la violenza sulle figlie, quindi al di là di quello che è l’interesse investigativo specifico per l’indagine sui duplici omicidi c’è un dato a questo punto direi non solo professionale ma anche di coscienza

Pacciani 2

R.P.: Credo di aver risposto alla sua alla sua domanda.

P.M.: Successivamente per questo fucile/queste armi ci fu un processo/ci fu un rapporto lo ricorda? Tanto per togliere questo dubbio.

R.P.: Eh sì successivamente quindi

P.M.: Per chiarire il dato fucile.

R.P.: Beh allora molto sinteticamente nel 90, per l’esattezza giugno l’11 giugno del 1990, noi abbiamo acquisito dati tali da ritenere che lui abbia detenuto e detenga un fucile ed abbiamo chiesto la perquisizione, gli forniamo il giorno stesso la perquisizione l’informazione di garanzia perquisiamo, lo perquisivano, perquisiamo le sue tre case pertinenze alla ricerca di armi e troviamo in effetti elementi che ci fanno capire che queste armi effettivamente potrebbero esserci state, ci danno la conferma, tanto è vero che lui poi successivamente sarà condannato non per il fucile che noi non troveremo anche se troveremo strozzini da cacciatori, borse da cartucce, però indubbiamente in quella circostanza noi rileviamo un dato di fatto, lui sarà successivamente condannato nel corso di un processo che si terrà nel 92 per quell’arma.

P.M.: Quindi poi in questo momento storico dell’indagine

R.P.: No mi scusi PM non per quell’arma perché il fucile non l’avevamo trovato, lui fu condannato per la detenzione di un proiettile da guerra, uno dei tanti oggetti collegati allo sparo che insomma.

P.M.: Senta una cosa dottor Perugini in questa fase dell’indagine che poi porterà a fatti più specifici e che magari per praticità dico subito che analizzeremo in un secondo momento col dottor Perugini cioè l’indagine vera e propria, le perquisizioni e i sequestri, io avrei intenzione di sentire come teste il dottor Perugini dopo aver escusso tutti i testi proprio perché cronologicamente è andata così, sono stati da questo momento in poi sentiti numerosi testi e poi fatti ulteriori atti di polizia giudiziaria, quindi io vorrei che oggi almeno l’impostazione del PM è questa dal momento che il dottor perugini ci ha detto che la ricostruzione della vita di questo personaggio/di questa persona che oggi è sotto processo è stata fondata su atti verbali e su testimonianze vorrei proprio distinguere i due momenti cosicché nei dettagli su quella che poi è l’attività successiva della polizia e della questura di Firenze dei carabinieri ci torniamo dopo che abbiamo sentito i testi anche noi.

Presidente: Forse anche questo è più opportuno.

P.M.: Ecco mi sembra quindi dividere proprio in due per correttezza/per linearità perché siamo andati in senso cronologico e non ripetere benissimo vorrei dividere in due questa testimonianza del dottor Perugini volevo solo che il dottor Perugini ci precisasse ancora un attimo sempre nella ricostruzione che voi fate in quel momento, lei ci ha parlato di ambiente familiare di questo signore e ci ha detto che c’erano le due figlie c’è l’ha già detto, ecco che cosa faceva, che lavoro faceva, come lavorava, come viveva questo in quel momento lo avete appurato che lavoro faceva? Si muoveva, territorialmente da dove si era spostato, se si era spostato, questi elementi qua.

R.P.: Beh da tutti gli accertamenti che abbiamo svolto dati anche oggettivi che sono arrivati non soltanto dalle testimonianze di altre persone ma anche dalle sue stesse, emergeva che lui si spostava nella provincia di Firenze, si spostava, andava in giro, andava in giro faceva merende con gli amici, si spostava con le figlie, poi voglio dire non doveva mica spiegare niente a nessuno.

P.M.: Ci mancherebbe no, prima di questo era necessario vedere un attimo gli spostamenti per motivi di lavoro, noi abbiamo una precedente udienza fatto vedere alla Corte come si era spostato dal Mugello a San Casciano e Mercatale, ecco volevo vedere se lei aveva fatto accertamenti sul tipo di lavoro e che attività svolgeva, come viveva, come si manteneva, come manteneva la famiglia e se questo ha in qualche modo stimolato o meno l’approfondimento delle indagini.

R.P.: Si beh certamente per noi i suoi spostamenti, la possibilità che lui si spostasse in certe zone piuttosto che in altre per noi era un dato di grande importanza.

P.M.: La domanda nel senso molto pratico è che non è che aveva vissuto a Milano e a Reggio Calabria se si era spostato.

R.P.: Si era spostato sempre in quell’ambito, ecco è questo sì ho capito la domanda del PM perché è un dato importante di questa di questa inchiesta è che uno degli elementi oggettivi nella serie omicidiaria e la territorialità, la territorialità dell’autore significa che lui in quelle zone/in quel territorio ci si sente a suo agio, non solo ci si sente a suo agio, lo conosce, ma al di là di questo fatto lo conosce perché ci ha vissuto, ci ha lavorato, ha amici, ha conoscenze ha comunque e questo è un dato di polizia un valido pretesto da esibire in caso venga intercettato da carabinieri o polizia e lui dice sono andato oppure vengo da e questo è un dato importante per noi, la territorialità è certamente il imputato questo tipo di territorialità e di conoscenza di un certo territorio che era il territorio in cui poi saranno commessi i duplici omicidi c’è l’ha quello è un dato oggettivo.

P.M.: Quindi il primo dato è di anagrafe?

R.P.: Ovvio il primo dato è d’anagrafe, una bellissima ricostruzione, lui aveva vissuto in un certo periodo anche dopo la scarcerazione aveva vissuto in Mugello sempre concentrato in una determinata area del Mugello, poi alcune zone per noi apparivano molto interessanti perché era stato a Particchi, aveva avuto una casa.

P.M.: La domanda era sul lavoro presidente, che lavoro faceva in queste occasioni.

R.P.: Ma lui faceva l’agricoltore, si occupava del bestiame, son tutti dati che oltretutto ci provengono dalle sue dichiarazioni ma in realtà l’imputato è un uomo che è in grado di fare molti mestieri, ha fatto molti mestieri perché se non vado errato anche mi raccontò lui ma poi dobbiamo accertato che immediatamente dopo la scarcerazione nel 64 si mise a lavorare come calzolaio presso una ditta, in carcere aveva fatto il fornaio, si intendeva di meccanica, faceva molte cose, aveva molte capacità professionali, aveva fatto anche il macellaio, insomma un po’.

P.M.: Quando era mercatale che lavoro faceva?

R.P.: L’agricoltore e si occupava perché lavorava all’epoca presso la fattoria dei fratelli Rosselli la ci lavorerà per molti anni, sostanzialmente faceva l’agricoltore.

P.M.: La sua attività principale era quella.

R.P.: Sì diciamo la sua attività principale era quella.

P.M.: Presidente io riservandomi di risentire il dottor Perugini nella fase successiva all’escussione testi oggi non ho altre domande.

Presidente: Benissimo, signori avvocati di parte civile prego avete domande, nessuna benissimo, avvocato Bevacqua prego.

R.B.: Scusi dottor Perugini lei ha fatto prima una ricostruzione di questa personalità dicendo che aveva visto dei fori, aveva visto il corpo della Bonini nel 1951 tutta quella documentazione, mi pare di aver detto questo.

R.P.: No non ho detto questo, io non ho visto, ho visto alcune delle fotografie dell’epoca, per quanto riguarda la collocazione e la sede dei complessi lesivi quelli emergono da un da un verbale di autopsia che fu all’epoca firmato.

R.B.: Perché non c’era, perché pare che l’abbia trovato stamattina il PM.

R.P.: No guardi.

R.B.: Almeno così ho capito io.

R.P.: No il dato oggettivo è questo, il verbale d’autopsia che è stato poi acquisito dal PM parla in termini estremamente più dettagliati di quei complessi lesivi ai quali ho fatto cenno però c’è una piuttosto congrua documentazione sulle modalità in cui l’omicidio del Bonini fu commesso, documentazione che non è stata acquisita dal PM recentemente, si tratta di atti della sentenza di appello se vuole io posso mostrarle, della sentenza d’appello della prima sentenza, che parlano piuttosto dettagliatamente di come si svolsero le cose. Lei ricorderà avvocato che all’inizio io ho detto senza precisare esattamente lo strumento contundente che la Corte all’epoca ipotizzo, l’uso di un randello, di un corpo contundente, nella lettura di quegli atti questo tipo di, per essere molto preciso, questo tipo di precisazione io non ho trovato un riscontro, un dato di riscontro è invece sul duplice sull’esistenza di un duplice complesso lesivo ferite da frantumazione quindi da corpo contundente e ferite da arma da punto e taglio.

R.B.: Quindi secondo lei chi prima colpisce con un pugno e poi uccide con un coltello usa due colpi contundenti?

P.M.: Lo dice la sentenza.

R.B.: Io sto parlando chi colpisce con un calcio perché non si sa se fosse pugno o calcio pare che fosse una pedata e poi o prima o durante colpisce anche con un coltello usa due mezzi diversi.

R.P.: Avvocato mi permetta di risponderle, io ho parlato dell’esistenza di due complessi lesivi di diversa natura che fa presupporre l’esistenza di due strumenti da offesa, mi consenta di sottolineare il fatto che al momento in cui si parla di complesso lesivo che avrebbe prodotto lo sfracellamento del cranio del Bonini, sfracellamento multiplo si parla di un strumento diverso da un piede perché risulta inverosimile la versione che fu data dall’imputato in quella circostanza di aver dato pedate perché il medico legale si espresse dicendo io non credo che si possono produrre lesioni del genere esclusivamente tirando calcagnate.

R.B.: Va bene senta al di là di questo dato che per lei è importantissimo ancorché in quel primo episodio, l’omicidio del 51, muore solo una persona e non muoiono altre persone, la ragazza è viva, rimane viva e vitale tant’è che poi pare che facciano anche l’amore io le domando sembrerebbe che anche in tutti gli altri omicidi non vi sia sempre la presenza di due armi e questo io glielo voglio ricordare e non vi siano sempre le stesse modalità di esecuzione dei delitti, le voglio ricordare quello del 68 dove si spara ma non si eviscera nulla, non si toglie nulla, non si usa coltello, quello del 83 dei ragazzi tedeschi è quello dell’82, quello dell’82 lo capisco lei mi risponde immediatamente.

R.P.: No, per tutti gli altri se lei mi consente, vede quando io parlo di firma d’autore parlo di un pluralità di elementi, una pluralità di elementi non significa 2, 3, 4, 5, non significa sempre lo stesso numero di elementi presenti su ogni scena del crimine, significa qualcuno di questi elementi presenti sulla scena del crimine. Quello che volevo dirle è vero quello che lei dice ma lei mi cita il delitto del 1968 delitto nel quale l’assassino si trova di fronte un imprevisto la presenza di Natalino Mele figlio seienne della Barbara Locci, è un imprevisto che va preso in considerazione perché naturalmente gli imprevisti modificano il comportamento dell’autore del reato, lei mi parla del 1982 delitto nel quale vengono uccisi il Migliorini e Mainardi delitto nel quale il Migliorini ancorché mortalmente ferito riesce ad arretrare con la macchina e si sposta dalla piazzola isolata, si va a infossare con metà macchina sul bordo di una strada che è trafficata, strada che è trafficata, molto trafficata, e quindi mette l’assassino in condizioni di non più poter fare altre cose ciò nonostante in quella circostanza l’assassino compie un atto gratuito che è un atto di sfida, lo scagliare nei campi le chiavi della macchina, d’avviamento della macchina. Lei mi parla dell’83, nell’83 caro avvocato ho troppa stima di lei e nell’83 le vittime sono due uomini circostanza che l’assassino molto verosimilmente non è stato in grado di accertare, sono due uomini ed è chiaro che quindi la diversità della vittima, la diversità della vittima coppia, quando parlo di vittima parlo di coppia, coppia eterosessuale, però in quel caso la coppia è fatta da due uomini e quindi una volta consumata l’uccisione non c’è lo spunto, non c’è la volontà dopo l’accertamento di procedere a nessuna ulteriore attività di firma di quel delitto, quindi lei mi ha citato gli unici tre casi nella serie delittuosa in cui questa firma è stata posta solo parzialmente, le dirò che l’unicità dell’arma impiegata che risulta essere sempre la stessa Beretta calibro 22 con rainfall modello 70 che utilizza solamente con cartucce winchester è un sufficiente nesso fra questa e fra questi omicidi e gli altri invece caratterizzati da una firma precisa, le do atto che l’assenza di altri elementi della ritualità potrebbero destare delle perplessità, però le ricordo che gli altri elementi della ritualità quindi oggetto dell’assassino coppia, luogo dell’omicidio, epoca dell’omicidio, zona della campagna, tutti contribuiscono a fornire sufficientemente un pezzo di firma, forse non si leggerà il nome e cognome ma siamo in grado di intuirlo ugualmente.

R.B.: A proposito della sua intuizione ecco non le sembra un po’ direi contraddittoria la personalità del tipo d’autore che commette questi delitti rispetto al tipo d’autore quale potrebbe essere Pacciani che ama le donne, che le stupra, addirittura è condannato per aver violentato le figlie, non le sembra veramente contraddittorio come tipo cioè come motivo di indagine.

R.P.: Avvocato quando noi eravamo all’inizi e cercavamo perché ognuno di noi per molti anni ha tirato fuori illazioni prima di approfondire la conoscenza dell’argomento vede lei mi sta ricordando le perplessità che avevamo noi all’inizio, perplessità che io non ho esitato a manifestare quando dico che c’erano degli elementi all’inizio che ci facevano dubitare dico la verità, ho giurato di dire la verità, però posso garantirle che l’esperienza criminologica, l’esperienza di fatto, l’esperienza di polizia, non ci porta a frequentemente a contatto con autori di omicidi seriali che siano impotenti io direi che di questa casistica semmai quella che figura preminente è una iper sessualità, se vuole le posso citare o le posso fornire documentazione ho portato con me tutto ciò che ho, non soltanto libri, ho portato con me schemi di indagine che si sono sviluppati, vede questo è un equivoco che ha aggravato molto all’inizi sul complesso dell’inchiesta ci ha fatto aprire indagini su ipotesi come questa ma vede non è così, la realtà ci insegna che un delitto sessuale cioè sessualmente motivato cioè sessualmente connotato, il sesso c’è, la sessualità è viva, è presente, è attiva, non viene spesso agita perché è in contrasto con quelle non mi faccio usare parole difficili io non sono psicologo con le cariche aggressive sotto ma un atto d’odio, un atto d’odio erotizzato, è la regola di questo tipo di uccisioni e se crede siccome la mia è la parola di un investigatore, tenga presente che io questo l’ho preso sempre con estremo riserva, con beneficio di inventario, perché noi abbiamo ci siamo basati sui fatti, fatti e fatti.

R.B.: Ecco a proposito di fatti perché io volevo capire un pochino come voi siete partiti, mi sembrerebbe che voi siete partiti non dai fatti, siete partiti da una esame di personaggi che potevano avere delle connotazioni particolari di criminalità, va bene, e personaggi prima 100 poi diventano 26 e alla fine si riducono a due e poi si riduce ad uno solo, mi pare che questo sia oppure no? Perché io le faccio delle domande ben precise ed è questo, io credevo una volta quando si studiavano anche certi tipi di comportamento, lei ha fatto lo stesso servizio dove l’ho fatto io, ecco prima si parte dall’oggetto e poi si risale al soggetto, ora io dico qual è l’oggetto da cui lei è partito.

R.P.: Omicidi.

R.B.: No quello no, quello è un fatto non è un oggetto.

R.P.: Allora io non parliamo di oggetto io parlo di un dato oggettivo, allora il dato oggettivo è questo, l’assassino non colpisce in determinate epoche, per un lungo tempo, prendiamo in considerazione quel periodo lei comprenderà avvocato che avendo qualche centinaia di migliaia di sospetti un criterio investigativo che ci consente di ridurle e di focalizzare perché vede.

R.B.: Prende il computer.

R.P.: Vede avvocato io ho capito cosa lei vuole intendere ma io vorrei rispondere in modo esauriente se poi non riesco lei me lo dica, noi siamo partiti da dati oggettivi, il dato oggettivo è questo, abbiamo un autore che dopo aver fatto uno sterminio fra l’81 e l’85 si ferma giusto? Nel momento in cui noi cominciamo.

R.B.: No, dopo l’85.

R.P.: Sì ho detto fra l’81 e l’85 dopo si ferma, in quel momento in cui noi ricominciamo a approfondire e investigativamente l’ipotesi noi seguiamo un criterio che è oggettivo che e di ricostruzione statistica di determinate cose, nessuno ci può dire che subentri, certo c’è una valutazione dell’uomo ma il computer senza l’uomo non serve a niente, ci vuole l’uomo che gli dica quello che deve cercare ecco per il resto è un servo stupido ma è oggettivo come una macchina fotografica ti dà esattamente quello che c’è dentro è quello che vede non aggiunge altro e questo è molto importante perché questa è un’indagine che si è arricchita di troppi elementi di suggestioni e motivi con i quali abbiamo dovuto fare i conti in più di una volta forse anche adesso, capito? Quindi il dato oggettivo/l’elemento oggettivo e questo queste persone sono state arrestate in quel periodo e nei precedenti periodi considerati cioè quelli in cui il mostro di Firenze colpiva erano e avevano la disponibilità di agire, erano liberi di agire, questi sono dati oggettivi non sono interpretazioni. Per quanto poi riguarda mi consenta, se il presidente consente si tratta di una cosa talmente vasta che qualche appuntino me compreso, per quanto le invece riguarda quella che è la tipologia da autore vede la tipologia d’autore è importante in casi del genere al momento in cui noi ci troviamo ad avere a che fare con migliaia di persone perché ti aiuta non a escludere perché la tipologia d’autore è una valutazione umana, una interpretazione può essere opinabile però ti aiuta per esempio a creare delle priorità, se il presidente mi consente io darei una brevissima lettura molto sintetica di quanto i periti hanno detto.

R.B.: I periti li sentiremo.

D.B.: Eh lei mi ha fatto una domanda di carattere che richiama una mia

R.B.: Io voglio capire voglio capire come si parte va bene? La partenza, si parte da un elemento soggettivo, va bene? Cioè si mettono nel computer una serie di persone che hanno avuto dei precedenti penali, si guarda fra queste persone, l’attenzione si appunta su uno che guarda caso nel 51 ha avuto un precedente di un certo tipo.

R.P.: La correggo prima che vada avanti l’attenzione si punta su molti, anche su morti, questa indagine è stata fatta anche sui morti.

R.B.: Però poi si riduce ad una persona, va bene, a una persona che ha la caratteristica.

R.P.: Signor no mi perdoni io lo debbo correggere perché sennò no prima che lei vada no nell’89, nel 90, nel 91, nel 92 noi continuiamo a investigare su un numero di persone estremamente più ampio di quanto lei possa immaginare, il signor Pacciani è una delle nostre opzioni, guardi mi consenta non voglio citare e non posso parlare di altri investigati però nel quando c’è ne andiamo in Francia per verificare, faccio un ecco soltanto un esempio uno per tutti, c’è ne andiamo in Francia per verificare se la coppia uccisa lì con una calibro 22 che poi accerteremo essere una pistola a rotazione in quel caso se quella coppia sia stata uccisa dagli stessi proiettili, con le stesse dinamiche, con le stesse connotazioni lesive con cui ha operato.

P.M.: In che anno siamo mi scusi.

R.P.: Mi pare che se non vado errato mi pare che siamo nel 92.

P.M.: Quindi Pacciani è ampiamente a conoscenza dell’imputazione.

R.B.: Si vabbè ma questo forse non ci siamo capiti, non siamo in sintonia ancora, voi cominciate un’attività di indagine di un certo tipo, ritenete che Pacciani possa essere un sospettabile che poi diventa addirittura un indagato, io le dico quando diventa indagato esattamente il 24 ottobre 1991 informazione di garanzia.

R.P.: Un pochino prima.

R.B.: No informazione di garanzia diventa il 24 ottobre 1991 a seguito di un suo rapporto esattamente del luglio del 9 luglio 1991, fra il luglio e l’ottobre ci sono i famosi mesi dove tutti si dovrebbe andare a riposare se il presidente vuole va bene? Quindi lei fa questo rapporto alla dottor Vigna e al dottor Canessa ed in particolare dice che il Pacciani ribadisce di aver sempre condotto il fatto poi che egli frequentemente giri per le discariche quindi voi avete accertato un dato fondamentale.

R.P.: Lo dice lui, lo abbiamo accertato anche da altri ma lo dice lui.

R.B.: Per recuperare materiali utilizzabili fra cui abiti e scarpe è una ulteriore conferma della sua mobilità, va bene, lei assegna a Pacciani la mobilità quella che lei oggi chiama territorialità molto più estesa, al Pacciani l’assegna perché va a cercare nelle discariche.

R.P.: Mi perdoni ulteriore conferma significa che conferma un dato già accertato in precedenza, ulteriore conferma, non dico questo ci dice che lui dice io ho già trovato/io ho già accertato che lui è mobile territorialmente/geograficamente e potrei anche dirle che la sua mobilità è significativa ma non lo voglio dire lo diranno i testi e dico il fatto che lui se ne vada a giro, che se ne vada in giro, anche con questo scopo/anche con questo pretesto capito? Ma prima gli elementi dai quali io deduco o mi consentono di dedurre la sua mobilità sono altri ma non voglio neanche starli a citare il fatto che un imputato come il signor Pacciani agricoltore quindi la forma di lavoratore più stanziale che si possa immaginare radicata al suolo dispone di più macchine e di più motorini, che se ne fa? Ma vede non è su questo dato che noi abbiamo dedotto la sua mobilità, è nata da una serie di accertamenti testimoniali.

R.B.: Ma lei li ha visti qualche chilometri di queste macchine? Sicuramente avete visto se eravate tutti i giorni.

R.P.: No, però mi ricordo che se non vado errato che il signor Pacciani per dirne una prende appunti sulle carte geografiche, in particolare, si già ha ragione lo ricordo a 132 km ma non è importante questo non è su quello che mi baso cioè su cui ho basato la mia.

R.B.: Comunque lei parla di questa mobilità poi dice per indurre, chiedo scusa, di indurre per far sì che il pubblico ministero emetta le informazioni di garanzia e lei si preoccupa lo dice più volte in vari rapporti state attenti Pacciani deve uscire se esce è un problema lo dice più volte, lo indica più volte,

R.P.: Eh sì perché

R.B.: Non lo fate uscire bisogna addirittura misura di prevenzione lei insomma manda tutta una serie di documenti addirittura anche al dottor Margara il quale per la prima volta per prima richiesta non lo fa uscire Pacciani, ci sono tutti i documenti agli atti. Oh lei però in questo documento a pagina 4 del volume C, questo per ricordarlo al signor pubblico ministero, parla di una circostanza che secondo me è un po’ forzata mi scusi, subito dopo l’omicidio dell’85 dunque è il caso inoltre di far rilevare che l’alibi da lui fornito ai carabinieri di San Casciano che subito dopo l’omicidio dell’85 perquisiscono la sua abitazione di piazza del popolo 7 in quanto in Mercatale insieme ad una lettera anonima, una lettera anonima che lo indica quale responsabile del duplice omicidio dei due cittadini francesi.

R.P.: Vuole leggermi testualmente quello che scrivo io.

R.B.: Guardi glielo do.

R.P.: La ringrazio.

R.B.: Responsabile di due duplici omicidi (audio rovinato)

R.P.: Vediamo subito mi consenta, allora si è vero l’ho firmato io quindi l’ho detto io, no in effetti la lettera anonima dice vogliate, prendo atto ha ragione, in effetti la lettera anonima che ho detto prima oltretutto è imprecisa come indicazione se non vado errato dice vogliate al più presto interrogare il nostro concittadino o qualcosa del genere perché tratta male le figlie, un tiratore scelto, sì etc… è vero.

R.B.: Non centra assolutamente nulla con il duplice omicidio.

Presidente: La lettera è stata mandata in occasione del duplice omicidio sembra che un collegamento.

R.B.: Si signore, però la leggiamo.

Presidente: Sotto questo profilo capito e basta.

R.B.: Però viene discussa lettera dice tutt’altra cosa non c’è negli atti, è qualcosa di completamente asettico.

P.M.: Agli atti no perché gli anonimi non si possono tenere, non c’è l’hanno gli atti? Allora glielo leggo.

Presidente: L’abbiamo cassata, comunque via il contenuto lo sappiamo avvocato, diciamo che però è stata mandata.

R.B.: è stata mandata il 9 11 85 alla caserma dei carabinieri

Presidente: è l’omicidio dei francesi era avvenuto dell’8 9 85 appunto.

P.M.: Se non è collegato nemmeno temporalmente.

R.B.: Ma si dice vogliate interrogare perché tratta male questo fa più mestiere etc… però chiedo scusa signor presidente siccome si inizia questa indagine con questa spinta/con questo suggerimento indicativo io voglio ricordare anche al questore Perugini.

R.P.: Non mi hanno ancora promosso.

R.B.: Nei carabinieri sarebbe stato colonnello vabbè lei è passata a miglior vita per me il fine è connotare il personaggio, vale la pena di riferire certe sue emergenti note di sadismo, di feticismo che non appaiono certamente discordanti con gli identikit d’autore tracciate dagli esperti, a tal proposito giova ricordare che il Pacciani nega di aver ideato un quadro che peraltro riconosce di avere materialmente il dipinto il quale tradisce in base ad un’analisi psicologica del contesto pittorico fantasie di estrema violenza e comunque significative della personalità dell’autore. Questa è la è il primo cioè uno dei tanti è l’ultimo della fase indagativa, rapporto che lei manda al signor procuratore della Repubblica il quale dopo qualche giorno a seguito di queste sue indicazioni investigative emette la famosa informazione di garanzia.

P.M.: Per consentire di difendersi, per fargli sapere che c’è l’indagine.

R.B.: Io le domando ancora un’altra cosa che mi pare anche abbastanza importante.

R.P.: Devo prendermi appunti, vuole rileggermi per cortesia avvocato cosa scrivo io a proposito di quel quadro.

R.B.: Glielo dico subito, se vuole le do la copia fotostatica, a tale proposito giova ricordare che il Pacciani nega di avere ideato un quadro, una cosa è ideare ed una cosa è colorare, il quale tradisce quindi Pacciani diceva la verità perché la sua non era l’idea del quadro, non era sua era di un altro l’abbiamo già scoperto grazie ad una giornalista e lui aveva quindi detto fin da allora la verità che egli aveva soltanto colorato questo quadro, il quale tradisce in base ad un’analisi psicologica del contesto pittorico fantasie di estrema violenza e comunque significative della personalità dell’autore. Quindi lei da quello che io riesco a capire.

Presidente: Avvocato lo rilegga dall’inizio perché mi sembrava che non fosse completa.

R.B.: Per meglio infine connotare il personaggio vale la pena di riferire certe sue emergenti note di sadismo e di feticismo.

R.P.: Che non sono riferiti al quadro.

R.B.: Che non appaiono certamente discordanti con gli identikit d’autore tracciati dagli esperti e che pur con estrema ponderatezza hanno contribuito allo screening dei numerosissimi sospetti, quindi siamo a livello di sospetti, a tale proposito giova ricordare che il Pacciani nega di avere ideato un quadro che peraltro riconosce di avere materialmente dipinto, quindi lei a Pacciani non assegna alcuna criticità.

Presidente: Colorato mi sembra.

R.B.: No dipinto, in base ad un’analisi psicologica del contesto pittorico fantasie di estrema violenza è comunque significativa della personalità dell’autore. Presidente a sua disposizione se io ho tradito.

R.P.: Se il presidente mi consente vorrei rispondere puntualmente a questa domanda che è piuttosto articolata e sarei grato se fosse possibile e se fosse possibile se la Corte lo consente di avere davanti il quadro o una riproduzione fotografica.

Presidente: Volete il quadro?

P.M.: Abbiamo nel caso una riproduzione fotografica.

R.B.: Possiamo vedere il quadro io non ho problemi, si può prendere anche quello di Picasso.

R.P.: No perché voglio soltanto indicarle, no perché devo rispondere puntualmente a questa domanda.

R.B.: Lei ricorderà Jeronimus Bosch cosa faceva.

R.P.: Sono un appassionato di Jeronimus Bosch anche se prima.

R.B.: Pare che non fosse un mostro.

R.P.: Nessuno comunque, allora lei vede quando noi notiamo quel quadro in quel quadro rileviamo che verosimilmente è stato scorciato ma il dado in sé non ha importanza non ha registrato, cosa colpisce noi e che quel quadro così com’è rappresenta un orfenario che parla di violenza, che parla di morte, che parla di sessualità e in alto a destra c’è uno spicchio di luna nuova, sono elementi che colpisco. Naturalmente quel quadro può averlo dipinto lui, può averlo dipinto lei, posso averlo dipinto io, questo grazie ai giornalisti c’è stato dato modo di appurarlo ma vede il signor Pacciani dice di averlo fatto lui quel quadro, mi consenta avvocato legga tutti gli atti.

R.B.: Nega di avere ideato il quadro, nega è una cosa diversa.

R.P.: Esatto ma dice d’averlo fatto lui e sa non lo dice mica solo a me, non lo dice soltanto al PM, materialmente dice, lei dice che non ha mentito io le dirò che lui ha mentito quattro volte, dice non soltanto a me, a noi, lo dice al PM dottor Canessa, al dottor Vigna nel corso di un colloquio, va a raccontare il significato del quadro ad un certo numero di persone, lo interpreta, se lo appende in casa, ma quello che colpisce di quel quadro al di là dell’effetto che può destare su una persona che come me non ama la violenza e che quel quadro è datato 10 Aprile 1985, l’ultimo duplice omicidio è stato commesso a settembre del 1985, quel quadro firmato da Pacciani Pietro, Pietro Pacciani che gli dà un titolo, un sogno di fantascienza, che lui racconta ad altri testimoni che è stato un sogno che lui ha fatto e che ha dipinto, che lui firma e che lui data di tutto questo quello che è investigativamente rilevante per noi che peraltro quel quadro non lo sequestriamo perché ci siamo sempre tenuti lontani col forcone tutte le suggestioni da questa indagine però un dato rilevante per noi che alla data del 10 giugno 1985 quasi anniversario di un omicidio commesso nel 1951 il Pacciani o qualcuno segna sei croci in basso quasi nascoste fra due piantine, quelle sei croci non so che cosa significhino, io non sono entrato nel cervello dell’imputato, non posso leggerlo con il cervello dell’imputato ma a data giugno 1985 abbiamo 14 morti ammazzati di cui sei donne, abbiamo detto prima ma non lo abbiamo detto perché c’è lo inventiamo noi ma perché c’è lo racconta la scena del crimine ma perché c’è lo racconta l’assassino con la storia che lui racconta ogni volta che uccide che le donne sono il fuoco dell’attenzione dell’assassino, 7 coppie uccise, 7 coppie uccise all’epoca del 10 giugno 1985, una di queste coppie è formata da due uomini, io a matematica la conosco poco però le donne mi risultano essere sei e sei sono le croci che sono apposte su un quadro che è firmato e datato dal Pacciani che lui dirà ad altri che è un sogno di fantascienza che lui ha dipinto, perdoni, che lui dirà ai PM che è un quadro che lui ha preso/un’idea che ha preso da un fumetto di fantascienza e poi l’ha riprodotta su scala più grande se vuole legga pure il verbale di interrogatorio del 6 luglio.

Presidente: Dottor Perugini tanto questi atti poi ci sono.

R.B.: S il dottor Perugini ha visto i disegni della sorella di Mayer e ricorda quante croci aveva disegnato la sorella di Mayer? Se lo ricorda o non se lo ricorda?

R.P.: Io ho visto i disegni fatti non dalla sorella di Meyer.

Presidente: La sorella consegnò l’album.

R.B.: Ci sono dei disegni, c’è un Monte tagliato con delle croci, esattamente signor presidente, non so se anche la sorella sia un mostro.

R.P.: No ma vede avvocato mi perdoni quello che io ritengo significativo è che lui abbia mentito su questo quadro, mi perdoni, perché l’ultima versione quella aggiornatissima che lui mi dà al momento in cui torniamo a parlarne mi dice no è una stampa come quella li, vuole che le mostri quale stampa mi sta indicando in quell’epoca l’imputato? È una stampa di Firenze in bianco e nero cioè io quella lì l’ho colorata, ecco era una stampa e l’ho colorata come sempre, anche il quadro era una stampa io l’ho colorata, il quadro non è una stampa, io l’ho fatto radiografare non è una stampa e le dirò un’altra cosa avvocato fra gli elementi del quadro che mi colpiscono e peraltro quel quadro non viene sequestrato subito, è il fatto che questo mostruoso animale una specie di Minotauro con la testa di generale col corpo di Toro in realtà il corpo di Toro non è un Toro ma è una mucca perché quel quadro chiamiamolo così in quel quadro il disegno è stato modificato, la mucca ci aveva una faccia placida da mucca qualcuno gli ha fatto i denti, gli ha fatto la faccia da Toro, Toro incupito molto incupito avvocato e alla mucca è stata cancellata la mammella, mi scusi avvocato, vede avvocato io non sono un allevatore di bestiame ma quello che le voglio dire è che mi consenta è che questi elementi che noi abbiamo preso in considerazione perché spero e mi auguro e penso che lei quel quadro in casa non se lo appende, non se lo firma, non se lo attribuisce e non va a spiegare ad altri che è suo, va bene? Ma questi elementi che abbiamo preso in considerazione sono elementi suggestivi, sono ben altre le suggestioni se vuole avvocato, sono elementi suggestivi ma li abbiamo tenuti a distanza.

R.B.: Lei conosce i quadri di Viani, perché c’è lo porterebbero via in casa però io me lo terrei, quello forse no perché non mi piace, non mi piace lo schema pittorico.

R.P.: Quel fatto non ha assunto dignità di indizio avvocato, è stato un elemento che noi abbiamo ritenuto un elemento di valutazione di personalità.

R.B.: Io non ho capito quindi qual è l’elemento oggettivo che porta la vostra indagine nei confronti di Pacciani, perché mi scusi, io credo, questo per ricostruire sul piano storico la vicenda investigativa vostra, voi fate tutta una serie di intercettazioni ambientali di ogni tipo, fate tutta una serie di supposizioni, regolarmente autorizzate dal pubblico ministero sulla base dei suoi rapporti per carità, dal Gip, richieste da lei e poi dal Gip, da un giudice vabbè anche voi siete giudici, dunque quindi lei fa tutta questa serie di proiezioni indagative, prima indagative (salta l’audio) ma vengono trovati dopo e si sostanza, blocco schizzi 17×24 in un proiettile che viene trovato in un certo posto nel giardino e poi ma questa non è niente perché la Corte eccellentissima ha ritenuto di non poter utilizzare la lettera che avvolgeva oltre che un certo panno questa asta guida molla, la famosa asta guida molla, praticamente voi siete partiti questo vorrei capire siete partiti nei confronti di Pacciani non avendo un bossolo, un proiettile con l’H o qualcosa soltanto da queste idee.

R.P.: Avvocato mi consenta lei che oltre ad essere un abilissimo avvocato ha anche un precedente come ufficiale dell’arma e quindi io immagino siccome ex carabinieri non esistono ecco quello che voglio dirle è che lei è fin troppo a conoscenza di quelle che sono le tecniche investigative di quella che è la procedura investigativa per fare una domanda del genere a me, però io certamente sono pronto a spiegarle, è ovvio che al momento in cui noi andiamo a perquisire una persona lo facciamo per accertare, così si chiama accertare che cosa? Un sospetto, un sospetto che riteniamo fondato che ci deriva da una serie di verifiche di diversa natura che abbiamo fatto, un sospetto che vogliamo in un modo o confermare o escludere perché quello che l’investigazione mira ad accertare è la verità, è il dato obiettivo, proprio quel dato obiettivo a cui lei fa riferimento, ma è chiaro che io non posso partire dal dato obiettivo perché se già c’è l’ho l’oggetto in mano a che le chiedo a fa la perquisizione? Capito? Mi scusi mi sbaglio? Quindi quello che lei mi propone di spiegarle e l’acqua calda cioè è ovvio che io non posso al momento in cui sto cercando un oggetto partire dal presupposto totalmente opposto, lei mi propone di percorrere un cammino che non ha nulla a che fare non soltanto con quelle che sono le tecniche di polizia investigativa ma neanche con la logica e il buon senso, siccome io la conosco per essere quello che è immagino che questa domanda sia mal formulata o io l’abbia capita male.

R.B.: L’ho formulata male io ma l’ho formulata volutamente scusi volutamente volevo vorrei capire scusi capisci perché se io mi convinco, mi perdoni questa digressione, se io mi convinco che tizio è un delinquente si stratifica costantemente in me, capisce? Io questo glielo dico con estrema chiarezza.

R.P.: Io le sono grato.

R.B.: Per me questa indagine manca di un supporto oggettivo.

R.P.: Io le sono grato di fornirmi una volta di più l’occasione per ribadire che fino al momento in cui a carico di signor Pietro Pacciani noi non ricaviamo/non recuperiamo elementi d’ordine oggettivo consideriamo e continuiamo a considerare quelli che sono le nostre deduzioni, i nostri convincimenti come i nostri convincimenti ma le ho detto e l’ho detto in premessa siccome questa indagine negli anni precedenti ha subito molto l’impatto di suggestioni e di convincimenti personali noi ci siamo sempre sforzati, sempre costantemente e di questo è traccia negli atti non è che lo racconto io, ci siamo sempre e costantemente sforzati di mirare al dato obiettivo, non abbiamo cercato di costruire un vestito da colpevole addosso al signor Pacciani e addosso a nessun altro, quelli che sono i dati che lei ha citato e che se lei mi consente sono dati che ha enucleato da un contesto investigativo ben più massiccio che io le pregherei di produrre come conoscenza perché vede avvocato una impropria formulazione.

R.B.: Lei doveva fare l’avvocato, cioè fa bene anche il suo mestiere ma l’avvocato avrebbe fatto molto bene, ho ancora ho da fare parecchie domande.

Presidente: Appunto quindi io direi sono l’una e un quarto sospendiamo per due ore e alla ripresa va bene? Allora viene sospesa fino alle 15:15 d’accordo?

Presidente: Ecco dottor perugini si accomodi grazie benissimo, prego avvocato.

R.B.: Senta dottor Perugini lei ha fatto questa serie di indagini ed ha iniziato ecco da quando ha iniziato perché nell’89 lei parla di avere ipotizzato nel Pacciani una persona che poteva essere indagata per questi reati.

R.P.: Lui come tanti altri.

R.B.: Ecco quando voi avete iniziato questa attività di indagine nei confronti del signor Pacciani vi siete attivati anche a vedere di reperire delle prove, quindi cercare di fare attività di polizia giudiziaria.

R.P.: Mi consenta avvocato, non voglio interromperla ma visto che me lo chiede io lo preciso subito, la prima attività che noi facciamo in un caso del genere, soprattutto in un caso del genere, in cui la persona è tanto importante è quello di cercare di conoscerlo, quindi la nostra prima attività non è stata quella di reperire prove, la nostra prima attività è stata quella di renderci conto, e questo abbiamo fatto anche con tutti gli altri, di chi fosse, cosa fosse, cosa avesse fatto, ecco questo.

R.B.: Ecco quindi avete cominciato a vedere chi era, chi è costui no? La domanda che fanno nei libri tutti i grandi investigatori, chi è costui? Ecco quando voi avete capito? Che cosa avete capito? Che poteva essere costui una persona idonea ad essere indagata?

R.P.: Vede le prometto e tendo proprio a sottolinearlo costantemente al limite della pedanteria, lui e altri, ecco quando abbiamo capito, abbiamo capito intanto che determinate cose non ci convincevano, abbiamo capito per esempio ecco abbiamo evidenziato nei suoi trascorsi abbiamo evidenziato degli elementi che potevano essere interessanti, naturalmente ciò che era accaduto nel 1951 quando l’imputato era un ragazzo/era un giovane non potevano essere rapportati nello stesso modo a quella che noi consideravamo come ipotesi oggetto di indagine i duplici omicidi, però indubbiamente quelli che ho descritto prima tutti gli elementi che collegavano come un nesso quantomeno operativo modale quell’omicidio con quelli successivi per noi assumevano una rilevanza, quantomeno ci mettevano nella condizione di non poter mollare ecco gli accertamenti fino al momento in cui non avessimo raggiunto il legittimo convincimento che lui era da escludersi dalla lista dei sospetti oppure procedere ad ulteriori attività da approfondimento, non a caso però per esempio il primo momento in cui cominciamo a materialmente operare sulla persona nasce dall’accertamento relativo all’arma a questo fantomatico fucile che non abbiamo mai trovato come peraltro non abbiamo trovato mai neanche la pistola che scomparve nel 51.

R.B.: Posso fare una domanda a proposito del fucile? Ma cosa c’entrava il fucile con la pistola/con i proiettili?

R.P.: Vede è un dato investigativo e noi purtroppo non è che possiamo investigare soltanto ciò che ci piace, noi ci troviamo di fronte a una ipotesi di reato comunque commessa anche se compare in questo ambito investigativo ad una precisa ipotesi di reato e su quella ipotesi di reato intanto che cominciamo a fare degli accertamenti perché? Perché ho detto prima ci era stato fornito dalle numerose testimonianze un quadro talmente indicativo di una personalità quantomeno irruente, quantomeno prepotente, quantomeno violenta, quadro che non era soltanto voce di popolo era desumibile da quelli che erano i motivi che avevano portato in carcere l’imputato nell’87, la violenza continuata, i comportamenti familiari estremamente indicativi anche quelli di una personalità che certamente non perdona e l’omicidio del 1951, unico dato certo ma fonte ricchissima di indicazioni quantomeno sul come l’imputato poteva reagire. Ora ci troviamo di fronte ad un imputato, a un detenuto, che sarà scarcerato perché la condanna era di 8 anni considerando tutto sarebbe uscito di lì a poco aveva già scontato quasi quattro anni come di fatto avverrà, sarà scarcerato di lì a poco, chiaramente è un dato anche di coscienza quello di esaurire tutti gli accertamenti necessari per recuperare per toglierli la disponibilità di un’arma della cui esistenza noi siamo assolutamente sicuri, della cui esistenza noi siamo assolutamente sicuri non perché soltanto

R.B.: Quale arma?

R.P.: Il facile a retrocarica, non soltanto perché c’è lo dicono i testimoni ma perché della presenza di materiale da caccia che provano di un’attività venatoria, di un’attività venatoria clandestina come ci era stato detto, di un’attività venatoria praticata di sera con un’arma che certamente non è il fucile ad avancarica perché nella disponibilità dell’imputato e di altre persone alle quali lui aveva portato gran parte di questo materiale va bene troviamo oggetti che sono estremamente indicativi un carichino per cartucce da caccia, ora il carichino lo spiego, serve per caricare cartucce che vanno utilizzate in fucili a retrocarica, avevamo trovato borraggio, avevamo trovato cartucce calibro 12, avevamo trovato tutto ciò che a casa mia, che non sono cacciatore, non si trovano, allora l’esistenza di questo fucile per noi era un dato quantomeno molto probabile, quindi tutti gli accertamenti inizialmente si orientano nel tentativo di rintracciare questa arma, non è neanche da dimenticare il fatto che noi cercavamo anche quel famoso revolver che era stato lasciato in un cespuglio e che era misteriosamente scomparso, revolver che lui aveva dichiarato ai carabinieri che all’epoca lo interrogarono essere inefficiente, revolver che peraltro risultava essere efficiente da altre testimonianze e quindi era certamente un dato preoccupante per noi, tanto più che l’imputato in quel momento si trovava in carcere per essere ivi stato mandato da persone che avevano testimoniato a suo carico una lunga vita di violenze praticate nei confronti di due ragazze, due bambine le sue figlie.

R.B.: Lo so che è un dato oggettivo ricorrente che lui avesse fatto certe cose per carità però io mi scusi ma devo così un attimo contraddirla su quelle che sono le informazioni fatte da voi proprio sul punto del Pacciani come guardone e come uomo che girava di notte, voi avete sentito addirittura anche una persona lo avete trasfuso questo in un rapporto e questa persona che era un maresciallo dei carabinieri ha escluso che il Pacciani fosse persona che girasse di notte affermando inoltre che durante i servizi notturni da lui svolti non ha mai avuto modo di controllarlo aggiungeva che il Pacciani è stato il proprietario di una lambretta molto scassata poi di una Fiat 500 ed infine di una Ford che avrebbe dovrebbe tutt’ora detenere, non gli risulta che il Pacciani fosse un guardone ne ha mai, ma questo vi fa onore eh perché avete guardato e avete preso tutto, non ha mai appreso anche da voce di popolo che fosse stato sorpreso in particolare atteggiamenti sia nelle campagne di San Casciano né nell’abitato di quel centro, questo è stato un maresciallo dei carabinieri che voi avete escusso ed avete sentito ed è un maresciallo della zona che conosceva Pacciani il quale ha escluso che Pacciani di notte girasse, che fosse cacciatore, che andasse a giro, quindi sono altre dichiarazioni che voi avete preso.

R.P.: Lei noterà avvocato che il fatto che noi recepiamo tutto ciò e lo evidenziamo, lo evidenziamo perché è giusto che sia detto perché tutti gli elementi coinvolgenti vanno detti e vanno detti anche tutti gli elementi non coinvolgenti ma escludenti e questo.

R.B.: Questo l’ho detto solo io.

R.P.: Questo è stato un nostro modo di ragionare e di predicare, quello che voglio dirle è che io la ringrazio della stima di cui fa oggetto delle forze dell’ordine ma vede io faccio parte della famiglia e immagino che il maresciallo che dice di non averlo mai sorpreso in giro ecco non abbia passato tutte le sere della sua vita davanti all’abitazione o alle abitazioni del Pacciani, io non ricordo quale maresciallo sia quello.

R.B.: Di Bella.

R.P.: No l’ho sentito io ecco adesso me lo volevo ricordare, quello che voglio dire è che il fatto che lui non lo avesse mai sorpreso a girare non voleva assolutamente dire che il Pacciani non girasse.

R.B.: Ma lei l’ha sorpreso dopo Pacciani.

R.P.: No io mi sono limitato esclusivamente ad acquisire testimonianze di persone che lo avevano visto in giro ma anche e soprattutto le testimonianze di coloro che con lui vivevano e che lo vedevano uscire, la moglie e le due figlie, ho detto come dato preliminare, vorrei aggiungere una cosa, mi avrebbe molto stupito allora di trovare qualcuno che mi dichiarasse di aver sorpreso il signor Pacciani a spiare le coppiette, le sembrerà strana questa mia affermazione ma sa perché? Perché i guardoni mondo nel quale abbiamo dovuto addentrarci ecco abbiamo dovuto predicare hanno degli usi, dei costumi, delle consuetudini, si dividono le zone, il territorio, hanno delle zone di caccia, una loro particolare professionalità, il discorso di un imputato noto, molto noto, come guardone regolare in qualche zona, come guardone regolare badi bene in qualche zona, mi avrebbe sorpreso perché l’assassino intendo l’assassino non aveva nessun interesse certamente ad andare a spiare regolarmente le coppie.

R.B.: Quindi non era un guardone l’assassino.

R.P.: No molto diverso, quello di cui stiamo parlando è l’attività il voyeurismo è una cosa, il sopralluogo è un’altra, che l’assassino potesse effettuare dei sopralluoghi in diversi modi ecco magari anche non da solo magari non soltanto.

R.B.: Questi luoghi dovevano essere a lui noti, tipo Cavenzano, tipo Lastra Signa dovevano essere luoghi noti, avete fatto accertamenti sulla capacità al di là della capacità sulla conoscenza di questi luoghi approfondita deve esserlo da parte del Pacciani perché non risulta nulla agli atti.

R.P.: Io credo che lei allora non abbia letto tutti gli atti avvocati no mi scusi perché qualche cosa può sfuggire.

R.B.: No perché voi avete legato scusi almeno per quel che ricordo la presenza del Pacciani in certi luoghi legandola idealmente alla presenza della Bugli tant’è che la richiesta di rinvio a giudizio del signor pubblico ministero al Gip è proprio in funzione di questo legame strano quasi ancestrale fra il signor Pacciani e questa Bugli e quindi ogni volta che la Bugli si sarebbe spostata lui da spostato perché soltanto uno spostato può fare questo. Lei è anche psichiatra non lo so. Perché da spostato andava ad uccidere nello stesso luogo dove c’era la sua amica però qualche cosa non torna perché la sua amica non era sempre lì, non era negli stessi luoghi etc… lei lo sa meglio di me e il Pacciani non ci stava. Ecco non riesco a capire questo collegamento.

R.P.: Mi perdoni se ho detto errore prima mi è scappato quello che volevo dire è che io non trovo giusto definire spostato né il signor Pacciani né quello che noi riteniamo essere l’orrore del duplice omicidio, ecco adesso non facciamo una perché i convincimenti personali in questa sede non collimano. Quello che voglio dirle è un altro, sulla mobilità del signor Pacciani noi abbiamo numerose riferimenti non ultimi da parte del signor Pacciani perché vede alcuni amici, uno in particolare che lui conosce negli anni, a parte i bagni con cui andava a fare le merendine, ci sono delle persone con cui lui va in giro a far le merendine e così via, si muove, si sposta, ma vede per dirgliene una gliene cito uno emblematico c’è un signore che per l’appunto abita a Calenzano credo non so se sia stato convocato come teste però è uno, ecco immagino di sì immaginavo, che abita a via del lago e che incontra, circostanza poi raccontata anche dall’imputato, di averlo conosciuto in un ristorante.

R.B.: L’uso delle mattonelle

R.P.: A Scarperia, bravo, si quello del mattonelle a Scarperia o dice lui a Montespertoli non ricordo bene, ecco a Scarperia in occasione di una festa del vino nella quale lui stava pranzando al tavolo accanto, amicizia che scaturisce negli anni 70, che magari la persona che abbiamo sentito poi si confonde bene sugli anni se si trattava del 79 o degli anni 80 però in effetti la conoscenza ha data da prima del 77 e quindi questo è un dato che noi abbiamo accertato e quindi è sicuro che almeno negli anni 70 lui si spostava, ma non è soltanto questo avvocato, lei vuole che io prosegua perché vede a Calenzano perché vede al di là di questa conoscenza di questo teste di Calenzano la cui abitazione è un dato suggestivo ma insomma è a 900 m dal luogo del delitto delle Bartolini, del delitto, non è soltanto lui che gira con il Pacciani perché il Pacciani gira con altri amici, Pacciani viene a Firenze, si muove, si sposta, ha la macchina, la sa guidare, la sa guidare molto bene, questo è un dato che abbiamo verificato anche noi, non ha quella incapacità di orientarsi, non ha quella incapacità di guidare che lui tende a sottolineare in ogni momento e mi chiedo perché e vede avvocato.

R.B.: è un dato oggettivo

R.P.: Che deriva da altre cose, per un investigatore e lei lo è stato prima di me per un investitore il fatto che una persona neghi o tenda ad evidenziare una cosa non vera appare sospetto.

R.B.: Ecco mi scusi ma questo è un altro discorso, ora mi scusi dato che lei ha parlato delle macchine io voglio ricordarle due cose che ha detto Lei in un suo rapporto, il soprascritto Pacciani è proprietario delle seguenti autovetture di color bianco Ford Fiesta targata Firenze D26 etc… e Fiat 500 targata FI i cui numeri di targa non risultano annotati nel corso dei noti servizi preventivi di controllo del territorio, scusi e poi le dico un’altra cosa e poi lei mi dirà avvocato io questo non l’ho scritto l’avete scritto voi, dice avete sentito voi tutta una serie di testi questo teste non ha riferito quello che invece voi avete riferito sennò avrei citato il che era un teste, che era un cercatore di funghi, che si spostava anche in zone come il Muraglione, San Godenzo ed altri anche notevolmente distante dalla sua abitazione, il Cacioli Mauro aggiungeva però che però il PP, cioè il Pacciani, non sarebbe stato in grado di disimpegnarsi alla guida dell’autovettura per vie intensamente trafficate, questo lo dice lo riportate voi in un vostro rapporto esattamente glielo do anche sotto gli occhi del 13 Febbraio 1991, ancora doveva uscire Pacciani, Pacciani esce il 6 dicembre 1991.

R.P.: Verissimo, me lo ricordo perfettamente.

R.B.: No dico è un po’ leggermente, in contrasto con quello posso dire da parte sua.

R.P.: Posso interromperla un momento? È vero quello che lei dice e questo fa fede del fatto che noi abbiamo segnalato tutti i dati, tutti gli elementi testimoniali non soltanto quelli che erano a supporto di una ipotesi accusatoria e torno a ripetere che ancorché all’epoca avessimo già acquisito una certa serie di elementi e di sospetto non eravamo ancora affatto persuasi della sovrapponibilità perfetta dell’imputato con l’autore dei duplici omicidi, ma questo verrà dopo, per quanto riguarda le macchine e i mezzi di trasporto io voglio dirle questo vede lui la lambretta c’è l’ha dal 57 guardo perché non

R.B.: Vecchia lambretta.

R.P.: Eh sì, la 600 dal 69, la 500 dal 77 infine dall’83 se non vado errato la Ford Fiesta in più c’è un motorino sulla cui provenienza tuttora grava l’ombra del mistero che lui ci ha detto che gli è stato regalato da uno che invece

R.B.: Bengasi, evidentemente era un mezzo nostalgico questo, un’opera d’arte.

R.P.: Ma questo non lo so probabile quindi il discorso è sempre quello stiamo parlando non di elementi di prova ma di elementi da verificare, noi abbiamo una persona che gira, si sposta, si sposta per la campagna, viene a Firenze, va a Vicchio del Mugello e dispone di un certo numero di mezzi di trasporto soprattutto esce quando vuole, come vuole e senza dover rendere conto di niente a nessuno, certamente non doveva rendere conto di niente alla moglie Magna Angiolina la quale aveva la proibizione di affacciarsi alle finestre che tuttora quando si rivolge a lui lo chiama il mio padrone, certamente non doveva rispondere di nulla alle figlie tenute in uno stato di soggezione ai limiti della

R.B.: Le sentiremo.

R.P.: Quindi quello che voglio dire è che lui è libero di muoversi senza dover rendere il lavoro.

R.B.: Dopo il lavoro perché lui è

R.P.: Avvocato vede

R.B.: L’ha detto prima lei che lavorava dai Marchesi o da Rosselli Del Turco e faceva l’operaio agricolo, Rosselli Del Turco notorio fatto notorio ma credo lei lo sappia meglio di me avevano una stalla con tanti buoi

R.P.: Certo ma Io credo che lui non dovesse pettinare tutti i buoi tutti i giorni e ho visto molti buoi prendersi cura da soli della pastura ma a parte questo noi ci siamo presi la briga di verificare alcuni elementi, il suo libretto di lavoro per citargliene una nel mese di ottobre del 1981, se non sbaglio, lui ha 48/50 ore di lavoro nel mese ora non mi dica che non

R.B.: Ha avuto un infarto.

R.P.: Mi consenta avvocato questo discorso dell’infarto oltretutto collocato in una sede cardiaco come ci fu detto non perizia che non gli impediva di svolgere attività lavorative neanche molto pesanti certamente non gli ha impedito di andarsene in giro a bere con gli amici, di violentare le figlie, no, ma soprattutto non gli ha impedito di svolgere attività faticose né di far sfoggio della propria forza ogni qualvolta ricorreva l’occasione, sono numerosi gli episodi ma siccome sono aneddoti li lasciamo stare.

R.B.: Dato che lei è un forte dico anche un uomo uno studioso di psicologia

R.P.: No io sono un poliziotto.

R.B.: Studioso dell’apatia e delle malattie del carattere certamente perché sennò non sarebbe un criminalista, un criminologo o comunque uno che studia i fatti di deviazione della personalità ecco lei ha detto che il signor Pacciani era uno che andava a bere, era un forte bevitore di vino vero? C’è scritto da tutte le parti.

R.P.: I familiari lo dicono, i familiari lo dicono, i testi lo dicono e quindi io lo ripeto.

R.B.: Quindi era un forte bevitore no?

R.P.: Era un bevitore era uno che beveva, insomma era uno che non so come si definisca un forte bevitore, io sono astemio quindi per me un forte bevitore può essere uno che beve due bicchieri.

R.B.: Comunque uno che beveva, uno che beva abbastanza, che andava con Simonetti, con Vanni, che bevevano era stato visto più volte a bere.

R.P.: Era uno che quando beveva era difficile contraddittorio.

R.B.: Quindi beva normalmente, ecco non le sembra così dal punto di vista concettuale che la caratteristica del bevitore possa non bene attagliarsi alla caratteristica di colui che ha commesso questo con estrema, è un giudizio certamente un giudizio non lo voglio sapere, non lo voglio sapere non glielo domando non glielo domando mi fermo scusi pubblico ministero anche perché lascia il tempo che trova anche perché acqua fresca rispetto al vino e acqua.

R.P.: Però non avrei nessuna difficoltà a rispondere

R.B.: No no anche perché lo domanderemo eventualmente ai vari.

R.P.: Vorrei fare una rettifica, io non sono uno psicologo, non sono psichiatra, sono un poliziotto che ha fatto studi di criminologia cioè io mi sono specializzato in criminologia clinica ma premetto che questo non mi dà nessun diritto di definirmi un esperto, ho sempre considerato questa specializzazione come un punto di partenza non come un punto d’arrivo, quanto all’appunto che lei fa è vero l’ho pensato anch’io quello, purtroppo le statistiche sono un dato oggettivo sembra che pongano in diretta relazione l’assunzione di sostanze quali alcol a determinati fatti episodi di violenza.

R.B.: Questo è un dato, questo non c’è dubbio, lo dicevano i nostri nonni questo siamo tutti.

R.P.: Parliamo di questo tipo di avvocato si.

R.B.: Oh mi scusi lei ha parlato prima di arma, questa famosa arma che era il cosiddetto pallino fisso dell’attività indicativa di tutti giusto? Perché quest’arma non si è mai trovata ed allora partiamo col fucile a retrocarica, c’era una ad avancarica, tanto lei sa tutto di questo forse la Corte non lo sa ma credo che possono essere elementi di poco conto sul piano della valutazione probatoria, in realtà una pistola fu l’oggetto non dei vostri desideri certamente dei vostri desideri ma dell’indagine particolareggiata, puntuale, insistita da parte della Sam, da parte sua, da parte dei carabinieri, ecco mi scusi io le voglio fare una domanda di altro tipo, avete sempre lavorato insieme carabinieri e Sam quindi sempre d’accordo nel senso che l’attività di indagine per la scoperta del presunto omicida è stata solo attribuita a voi oppure avete continuato fra di voi interferire, voglio saperlo questo perché devo fare un’altra domanda dopo.

R.P.: Vede il passato ha insegnato che il seguire piste diverse indagini lavorando sugli stessi casi non era produttivo, il problema dei rapporti sotto il profilo investigativo certamente si poneva, io sono stato felice e sono felice di dire che dal momento in cui noi abbiamo iniziato a lavorare in un certo modo c’è stata una specie di immedesimazione organica fra noi e l’arma dei carabinieri e quindi.

R.B.: Perché le devo fare una domanda sul punto prima ecco cominciamo con la pistola, la pistola fu oggetto delle vostre ricerche, tutti dicevano, alcuni dicevano, che sicuramente aveva un pistolone, nessuno l’aveva visto, però era nell’involucro questo pistolone, ecco io le domando se poi questo pistolone fu trovato e dove fu trovato e che cos’era il pistolone.

R.P.: Questo pistolone non fu mai trovato, un momento arrivo lei vorrebbe che io, questo pistolone non fu mai trovato per il semplice fatto che invece del pistolone nell’anno 1987 nel corso di una perquisizione che i carabinieri quando arrestarono il Pacciani fecero sommaria su indicazione delle figlie trovarono una pistolina, una pistolina un modello mari una scacciacani, qua che vuole arrivare avvocato.

R.B.: No, io no, questo lo avete scritto voi.

R.P.: Questo che intende, voglio dire una pistolina modello mari che nella circostanza fu sequestrata per la quale il Pacciani credo subì un processo e fu regolarmente giustamente assolto perché era una cosa ridicola, quella pistolina mari sulla cui provenienza l’imputato ci mentì ma era una sua costante, ci mentì perché disse che l’aveva Afro Gazziero che smentisce che la pistola.

R.B.: Perché tutti si allontanano da Pacciani.

R.P.: No, questo non tutti si allontanano, Afro Gazziero smentì ecco usiamo il tempo esatto smentì allora che di aver dato i figli di Afro Gazziero disse noi a lui non abbiamo mai dato assolutamente nulla quindi intanto non riconoscono il tipo di pistola ma secondo punto nell’ipotesi fosse stata quella pistola e non era certamente non gli è stata data se l’è presa.

R.B.: Ah vabbè allora scusi

R.P.: Io non gliel’ho data, i figli non gliel’hanno data, certamente i genitori non gliel’hanno data.

R.B.: No mi scusi perché su questo punto dobbiamo essere tutti puntuali, lei ricorda cosa disse anche ai sensi dell’articolo 62 non lo può dire ma cosa disse sul punto Pacciani che cioè gli era caduta dentro la macchina questa pistola? Sì o no se la ricorda questa cosa?

R.P.: Pacciani disse questo me lo ricordo a memoria quello che disse il Pacciani, il Pacciani disse questo, disse io vidi i figli di Afro Gazziero che sparavano alle mosche dentro la macchina e avendo paura che mi rovinassero la macchina, paura che tuttora mi stupisce, avendo paura che mi rovinassero la macchina li sgridai e loro lasciarono la pistola, io me la tenni sempre pensando di restituirla ai figli di Gazziero e poi non l’ho più fatto.

R.B.: Allora mi scusi sul punto lei prima ha detto che Pacciani ha mentito, io mi permetto di dissentire perché lo scrive lei nel verbale/nel rapporto 25 novembre 91 in data 23 11 91 alle 10:40 Gazziero Alessandro, il ragazzino, nuovamente sentito a verbale ha individuato con certezza nella pistola a Salve di marca mari modello 320 tipo semiautomatico di colore nero con sportellino sul retro della culatta per l’introduzione del carrello caricatore porta capsule l’arma giocattolo analoga in tutto e per tutto a quella con cui si divertiva da ragazzo a verbale precisava rettificando che il caricatore si inseriva appunto dal retro inoltre dichiarava di aver mai giocato con detta pistola insieme al fratello Gazziero Marco nelle circostanze e nei modi riferiti al Pacciani Pietro.

R.P.: Allora il Pacciani Pietro stando a queste non ha detto la verità.

R.B.: Scusi io non credo che Pacciani si va a prendere.

R.P.: Ma quale rilevanza?

R.B.: No la rilevanza la date voi mi scusi dottore.

Presidente: Signori ricordiamoci però del 62 troppo spesso oggi c’è lo siamo dimenticati, l’articolo 62 del codice, norma che io non condivido ma c’è.

P.M.: Fra l’altro chiedo scusa a tutti questi testi sono ancora da sentire, il PM stamattina ha detto sentiamo i testi perché la Corte mi ha dato con quell’ordinanza un’indicazione, sentiamo i testi poi vediamo se queste cose sono utili, ma allora se quello che io ho cercato.

Presidente: Quindi vorrei capito?

R.B.: Certo presidente Pacciani si è già sentito sbilanciato una volta mi scusi pubblico ministero perché io ero intento a fare delle domande ad un colonnello dei carabinieri che era stato indotto dall’accusa dopodiché il colonnello non è più venuto perché

P.M.: Io le ho detto quando lo richiamo questo io ho detto li richiamo quei testi come ho detto scusi è finita l’istruttoria dibattimentale, il dottor Perugini io ho detto lo risentirò dopo sentiti i testi ora non mi può dire che non l’ho riportato il teste.

Presidente: Proseguiamo sennò si perde altro tempo. Allora avete capito il discorso c’è il 62 per favore cerchiamo di rispettarlo.

R.B.: Comunque questa pistola mari fu trovata che era identica a quella del ragazzo Gazziero.

R.P.: Ma non aveva molti elementi di somiglianza con quello che viene indicato come pistolone.

R.B.: Che nessuno ha visto però.

R.P.: Hanno detto che c’era un pistolone avvolto ma nessuno l’ha mai visto, c’è il 62 quindi non posso esprimermi, quello che voglio dirle è che la pistola mari che credo che possiamo esibire mal si presta a essere definita come pistolone avvocato perché è una pistolina così è una pistolina.

R.B.: Mal si presta anche l’imputato di essere imputato di questi delitti.

R.P.: Ma noi non lo abbiamo certamente accusato della detenzione di quella pistolina.

R.B.: No di ben altro ma la pistolina serve, ecco a proposito della pistolina c’è un’asta guida molla che è stata introdotta nel processo anche se un certo documento il foglio che accompagna questa asta guida molla è un foglio un po’ particolare cioè la Corte di assise ha ritenuto di non poterla acquisire perché sennò si sarebbe violata una norma però la si potrà anche acquisirla dopo non lo so, comunque ancora ecco poi lei che è ottimo indagatore che vede questo pezzo di ferro perché lei capisce è un pezzo di ferro più corto di questa matita con una rotondella di ferro attaccata qui e nient’altro, lei che vede, lei io parlo di lei che conosce le armi, che lo vede per terra perché pare che l’anonimo abbia trovato soltanto questo pezzettino di ferro per terra va bene? Ecco vede questo pezzo di ferro che fa? Come fa a ritenere che quel pezzo di ferro possa far parte di una pistola Beretta?

R.P.: L’anonimo non è perché perdoni se male non ricordo l’anonimo dice questo è o può essere un pezzo di pistola che l’ho visto sul giornale, il giornale la nazione come noi verificammo aveva pubblicato l’esplosivo non ricordo quale, io oltretutto in quei giorni ero a Roma e quindi son cose che acquisì successivamente cioè aveva pubblicato l’esploso di una pistola indubbiamente io dico nel momento in cui in una situazione di assoluta tranquillità, in una situazione di silenzio io mi imbatto in una cosa del genere gli do un calcio e lo butto via, se però

R.B.: Lei perugini o lei chiunque.

R.P.: Io chiunque, forse ma io non faccio non faccio testo, ma se io ho avuto per quasi due settimane un esercito a scavare in casa di una persona con i giornali che giorno, sera e a colazione parlano della ricerca della pistola, la ricerca dei proiettili, rinvenimento di un proiettile, non sull’altra, se io sono un attento lettore di questi giornali, sono un curioso, e magari guardi aggiungo, conosco o di persona o per sentito dire la persona che è sotto investigazione in questo momento beh io probabilmente l’avrei presa e portata ai carabinieri.

R.B.: Cosa che è stata mandata ecco questo io non lo avrei fatto.

R.P.: Questo io non lo avrei fatto, io l’avrei presa e l’avrei portata ai carabinieri senza lasciare l’incertezza. A noi le ombre e i punti oscuri non ci sono mai piaciuti.

R.B.: Ma queste ombre sono ancora più fitte se si può parlare di ombre fitte perché guarda caso questa asta guida molla è avvolta a parte che da questo foglio di carta anche da un pezzo di stoffa e questo pezzo di stoffa io le voglio ricordare il verbale che voi avete fatto del ritrovamento della stoffa che mi ha un po’ colpito, nessuna ombra di dubbio sulla correttezza di coloro che facevano le indagini però mi ha colpito, io gliela leggo perché l’ha scritta lei, l’agente della Sam è lei, decidevamo di aspettare il rientro di queste ultime 2 figlie per invitare anche loro alla verifica dei loro effetti personali, noi sappiamo che le figlie non vogliono vedere il padre, vogliono che il padre non ci sia addirittura sono nemiche del padre, per quei noti fatti.

R.P.: Sono intimorite dal padre, sono spaventate per la verità.

R.B.: Uno che è spaventato non è amico di quello che lo spaventa, l’assistente capo Venturini stando appoggiato con la schiena allo stipite della porta che dalla cucina affaccia sul salotto notava appeso ad un gancio a lato della cucina a gas uno straccio evidentemente usato, grande intelligenza e grande capacità del Venturini che conosco molto bravo, evidentemente usato come strofinaccio avente le caratteristiche della stoffa da noi cercata, richiamava quindi la nostra attenzione Venturini e la Rosanna notato lo straccio diceva che c’erano altri, la Rosanna, ciò detto apriva lo sgabuzzino delle scarpe prendendo a colpo sicuro, aspettava quasi che voi arrivaste, da un ripiano un altro straccio di simili dimensioni e fattura, all’interno dello stesso sgabuzzino in effetti ve ne erano altri 5 che ci venivano successivamente spontaneamente consegnati, subito dopo arrivavano tanto la Magna Angiolina quanto la figlia Graziella le quali coadiuvavano la congiunta nell’attività di ricerca in particolare la Graziella ci accompagnava anche nel garage, pensi questa ragazza che in mezzo si ricordava che laggiù c’era quel pezzo di stoffa la Graziella e quella me sottostante dove rinveniva in un’anta della credenza, guardi nascosto però era lì nell’anta della credenza, ivi presente una striscia del medesimo tessuto che ci consegnava. Ecco lei che è un uomo molto attento e molto intelligente premesso che chiaramente nessuno della polizia ha fatto questo, chiaro.

P.M.: Che cosa scusi ha fatto.

R.B.: Che potrebbe aver fatto, io non sto dicendo nulla, premesso che nessuno quindi le persone che hanno potuto fare questo in particolare potrebbero essere o la Rosanna o la Manni madri o la Manni figlia, voi avete constatato che a un certo punto c’era questo straccio, immediatamente

R.P.: Il signor Pacciani, diciamoli tutti.

R.B.: O il signor Pacciani ma mi pare che siamo nel giugno del 92, va bene il Pacciani era uscito da poco tempo va bene però qualcuno dico non vi siete e non avete fatto delle indagini per scoprire, per domandare alla Rossana.

Pacciani 3

R.P.: La scritta dalle figlie e da altre persone di conoscenza, quello che voglio dirle sembra che il tutto sia nato in un’unica soluzione non è così, vede un’asta guida molla per quanto sia un pezzo di pistola che poi risulterà provenire da una pistola Beretta modello 70 esattamente l’arma del modello con cui l’omicida compie i suoi delitti, non ci diceva niente altro di più il modello 70 non è soltanto prodotta nel calibro 22, è prodotta in calibro 7 e 65 presumo che sia prodotta anche in calo 9 insomma voglio dire non ci dice nulla, noi con quel pezzo di pistola caro avvocato non ci facciamo assolutamente nulla, è un pezzo di metallo inerte e muto.

R.B.: Però c’era qualcuno per incastrare Pacciani.

R.P.: Mi perdoni aspetti mi faccia finire l’esposizione poi diciamo, quel pezzo di metallo però è avvolto in un pezzo di stoffa, il minimo che noi possiamo fare è cercare di verificare se quel pezzo di stoffa può provenire dalle stoffe che in quantità industriale il Pacciani tiene in casa sua. Ora quando siamo andati noi non è che abbiamo fatto una ricerca in casa abbiamo chiesto alle figlie se per caso rammentavano di aver visto una stoffa bianca a fiori verdi, mi pare che fosse una cosa del genere, a casa loro, loro ci dissero no assolutamente non c’è lo ricordiamo e quindi stavamo andandocene se non fosse stato per l’assistente Venturini che avendo seguito la casa di Pacciani salotto confinante con la cucina vi è rimasto in piedi sullo stipite ha visto questo strofinaccio lui ha la vista migliore della mia evidentemente e ha detto anche a quel punto noi abbiamo detto ma ecco la stoffa è questa ecco e loro ci hanno detto ma questo c’è né un monte di pezze di questo tipo qui, perché lo sanno?

R.B.: Perché gliel’aveva dato una certa signora eccetera

R.P.: Eh ma questo è un fatto importante perché quella stoffa faceva parte di lenzuola date da una parente della datrice di lavoro della Graziella tempo prima, è un dato che loro ricordano.

R.B.: Due anni prima quando il signor Pacciani era ancora in galera però, ecco scusi io faccio la domanda per gli investigatori.

R.P.: Si però il signor Pacciani nel momento in cui la l’asta guida molla viene ritrovata non è in galera e fuori ed è fuori per l’esattezza dal 6 dicembre 1991, dal 6 dicembre 1991 fino al mese di giugno del 92 intercorre un lasso di tempo più che sufficiente per fare in modo che il signor Pacciani, premetto, avvolga quel pezzo di pistola nell’ipotesi che ne prenda tutte le precauzioni atte alla conservazione al non deterioramento di quel pezzo di pistola e cerchi di nasconderlo. Per il resto avvocato io ho molto sperato, molto sperato, che l’anonimo che ha scritto quella lettera si facesse vivo, lo abbiamo sperato tutti ma lo abbiamo sperato perché certamente questo dato anche se poi viene a connotarsi nei dati oggettivi appare/si presta a questo tipo di interpretazione che lei gli dà.

R.B.: No io non gli voglio dare questo, io domando a lei scusi faccio io le domande mi scusi dottor Perugini, lei da ottimo investigatore qual è quando vede/sente/avverte/legge delle lettere anonime avverte questa situazione strana di qualcuno che vuole a tutti i costi, mi scusi la terminologia/il verbo incastrare il Pacciani che cosa fa? Cioè capito perché questo qua è chiaro che è qualcuno che vuole incastrare il Pacciani.

P.M.: Così legge lei perché lo vuol far dire al teste?

R.P.: Non deduco nessuna ipotesi di fantasia, non lo voglio fare ma posso raccontarle e posso dirle con assoluta certezza che ci sono persone sul conto delle quali sono arrivate ben più di due lettere anonime, persone che peraltro non erano neanche mai emerse e comparse in evidenza come è comparso il signor Pietro Pacciani che ha goduto di una notorietà sui giornali direi strepitosa secondo me impropria però c’è l’ha avuta, a questo punto è strano che né sia arrivata soltanto una perché la nostra esperienza era ben diversa perché al momento in cui qualcuno veniva nell’ordine di idee/veniva pubblicato sulla stampa poi sommerso da lettere anonime ma quello che lei dice non significa che qualcuno voglia incastrare il Pacciani, il tono stesso della lettera anonima è il tono di chi racconta, per quel che ricordo io, di chi racconta un fatto, ho trovato questa li, e aggiunge e non dice il signor Pacciani è quello che l’ha nascosta ma dice, guardate che lì ci abbiamo visto ci va lui e con la moglie e le figlie, non so se ricordo, lui ci va insomma tenetene conto è questo il tono della lettera quindi un tono narrativo/espositivo non un tono livoroso di colui che vuole a tutti i costi che si mettano le mani sul Pacciani aggiunge il che poi è difficilmente contestabile che la moglie e le figlie sono tenute in soggezione da lui magari lo dice in un modo un po’ che quindi non sono libere molto spesso di ragionare col loro cervello, lo dice in Toscano “son grulle” ecco e fanno tutto ciò che lui li ordina il che è un dato oggettivo.

R.B.: Lei però quando finisce questo rapporto per dare forse inconsciamente ulteriore peso indagativo a questo ritrovamento mi pare che faccia un’asserzione che non è confortata da un dato oggettivo vero e glielo ripeto/glielo leggo subito, tale affermazione più volte ripetuta dall’indagato, l’indagato dice la circostanza appare tanto più interessante in quanto stando all’anonimo l’asta guida molla avvolta nella stoffa sarebbe stata da questi trovato in una zona grossomodo ubicata fra la strada che conduce a Luiano e la stradina di Crespello dove Pacciani si sarebbe recato in passato asseritamente per rintracciare la moglie che si era persa in quel bosco andando a cercare funghi fuori stagione, tale affermazione più volte ripetuta dall’indagato non solo agli scriventi e ai carabinieri risulta per quel che riguarda il suo essersi recato in quella zona veritiera e puntualmente riscontrata tanto in sede di intercettazione quanto da un servizio di osservazione, si allega a tale scopo la relazione di servizio del 22 4 92, e io vado a vedere questa relazione di servizio e la relazione di servizio è piuttosto muta perché

R.P.: La prego di leggerla gli dia voce.

R.B.: La leggo si, dunque allora annotazione di servizio relativa alla intercettazione ambientale a carico di Pacciani Pietro, ambientale significa qua dentro o no?

R.P.: Dovrebbe esserci allegato allora legga per cortesia

R.B.: Tutto, leggo tutto, ambientale cosa vuol dire? Tanto per cominciare.

R.P.: Che era intercettato in casa sua.

R.B.: In casa sua, al signor dirigente della squadra mobile la sottoscritta gente di PS Scirocchi Lidia comandata di servizio con turno 13 19 quindi sta lì a sentire quello che succede in casa.

R.P.: è il suo compito

R.B.: E dice 12:40 il Pacciani commenta quello che sta vedendo in televisione, 14:00 sta dicendo alla moglie che ha fatto un altro viaggio a San Casciano senza pagare in quanto non ha timbrato il biglietto e se sarebbe passato il controllore gli avrebbe detto che lui lo aveva timbrato ma che non lo aveva segnato pertanto non era colpa sua, 14:10 il Pacciani spegne la televisione, 14:30 il Pacciani e la moglie vanno in cerca di asparagi, ma non si sa dove non c’è scritto dove, alle 17 il Pacciani e la moglie rientrano, 17.30 il Pacciani è in giardino.

R.P.: Quando il Pacciani e la moglie escono di casa per andare in cerca di asparagi c’è altro agente che si occupa di vedere, io ho allegato tutto e credo che si dovrebbe trovare anche quella relazione di servizio.

R.B.: Non c’è, perché io ho letto tutto.

P.M.: Allora perché non lo facciamo dire ai testi dato che gli atti di PG in questo processo non sono usufruibili, io l’ho fatto leggere perché non si dicesse che il PM non vuole che si leggano gli atti ma questi atti non sono usufruibili dobbiamo sentire i testi avvocato.

Presidente: Avvocato c’è poco da fare, chi di spada colpisce di spada perisce.

P.M.: Va bene che sono stato zitto però non può dire che manca un atto, non sono usufruibili sentiamo i testi e da stamani.

R.B.: No la cosa è leggermente diversa perché nel rapporto si parla di un allegato e io leggo l’allegato e l’allegato non mi dice niente punto e basta.

P.M.: Il rapporto giudiziario non è utilizzabile come atto dalla corte.

R.P.: C’è con assoluta certezza.

R.B.: Lei dice che l’ha allegato lo vedremo, oh abbia pazienza, allora ho quasi finito perché mi si abbassa la voce, la voce è importante per uno che parla sempre, senta lei mi ha detto/ci ha detto anche per capire un pochino come è stata l’attività di indagine che voi comunque avete sempre mantenuto un rapporto con le altre forze di polizia che indagavano sugli altri elementi oggettivi e soggettivi che potevano avere una qualche rilevanza sul piano della prova, quindi sul piano della ricostruzione dei fatti in particolare della individuazione del personaggio, personaggio che aveva commesso tutti questi efferati delitti no?

R.P.: Dal 1989 abbiamo lavorato.

R.B.: Allora io le domando questo perché io sono tasto da vecchio carabiniere da quattro soldi sono rimasto un po’ perplesso dico ma come mai non si è fatto un’indagine sul punto, io leggo due pagine che mi sono un po’ rimaste strane da digerire se si possono digerire le pagine, allora ci fu un fatto, io non so se lei lo ricorda oppure no siccome lei mi ha detto che aveva ancora attività di indagine d’accordo con i carabinieri le domanda se è stata fatta un’indagine sul punto perché qua ci sono degli elementi oggettivi da cui trarre ecco si tratta di una pistola che Danio Bardi ebbe a denunciare smarrita.

R.P.: Calibro 6 corto.

R.B.: Calibro 22

R.P.: Si calibro 22 corto.

R.B.: Ma corto o lungo non mi interessa.

R.P.: Eh no interessa a noi perché la pistola è smarrita, è un calibro diverso dalla pistola con cui sono stati commessi gli omicidi.

R.B.: Sicuro?

R.P.: Per quanto mi è dato ricordare sì e la prego di credermi.

R.B.: Perché guardi questo fatto mi ha lasciato perplesso perché.

R.P.: Aveva lasciato perplesso anche me finché non ho accertato che si trattava di un calibro 22.

R.B.: Però io comunque sarei andato avanti, mi scusi perché sarei andato avanti? Perché questo signore dice di avere smarrito il 21 agosto del 1971 questa pistola per lui aveva lasciato in una macchina.

R.P.: Diceva perché credo che sia deceduto.

R.B.: Però è morto dopo l’85, 86, 87, 88, 89 ecc… però mi scusi c’è un dato che mi ha un po’ così colpito, dal controllo effettuato dagli agenti nell’interno dell’auto, l’auto è stata poi ritrovata, non fu trovata la pistola, la pistola di cui sopra non veniva rinvenuta e suo tappetino anteriore sinistro vicino al sedile veniva notata una piccola goccia di sangue, altre gocce di sangue venivano notate sul fianco sinistro del suddetto sedile e nel vano porta oggetti lato sinistro veniva trovato un tovagliolo intriso di sangue inoltre sul pannello della portiera sinistra all’altezza della manopola veniva notato un piccolo foro che qualcuno aveva sparato ed aveva ferito qualcosa o qualcuno si era ferito. Ecco io ho visto che qua si è bloccato/si è fermato non è andato avanti nulla, domandavo è andato avanti oppure no?

R.P.: è andata avanti fino al momento in cui abbiamo ritenuto che se dovevamo approfondire oltre questo avevamo circa altre 6000 piste di gran lunga migliori da approfondire ma mi consenta se io debbo fare accertamenti su colpi esplosi che peraltro non sono stati esplosi con una pistola del calibro di quello che noi cerchiamo allora mi chiedo per quale motivo non dovrei fare accertamenti su colpi esplosi con una 44 magnum o con una 38, quello che voglio dirle avvocato e che noi abbiamo in mente un’arma che ha una sua precisa connotazione, che ha nelle sue caratteristiche meccaniche delle tracce che consentono di identificarla perché vede avvocato noi fra le altre cose che di cui non ho parlato fra quei 29.800 e spiccioli documenti che abbiamo inseriti nell’archivio famoso c’è uno dei documenti che riguarda le pistole smarrite, denunciate/smarrite/rubate quelle di cui non abbiamo trovato traccia perché gran parte di questa attività come vi ho detto noi non siamo andati a caccia di farfalle siamo andati a caccia di dati/di fatti si è svolta su elementi concreti, chiaro che il primo tipo di accertamento che noi dovevamo fare erano su tutte quelle pistole che per un motivo o per l’altro venivano alla nostra considerazione in circostanze sospette, voglio dirle lei ha detto mi chiedo perché non è stato sviluppato, è stato sviluppato, naturalmente alcuni degli sviluppi preferirei tacerli se non è necessario perché coinvolgono una persona che non è in questo momento indagata altrimenti dovremmo parlare di alcune centinaia di medici/chirurghi/ginecologi/avvocati, io ritengo che sia

R.B.: Qui si tratta di pistola, sangue e un buco.

R.P.: Ecco la pistola posso dirle avvocato noi abbiamo spinto gli accertamenti fino al punto di rilevare che quella pistola non era del calibro che interessava a noi, che la persona per cui guardi fra la 22 corto e la 22 lungo esiste la stessa differenza che al gioco del lotto fra il 18 e il 24 sono vicini ma son due cose diverse non c’è possibilità di confondersi, è un problema di calibro avvocato, il 22 corto è un colpo da gara, io ho avuto modo, il 22 corto è un colpo che si usa nelle gare di automatica ai poligoni di tiro che è sostanzialmente molto difforme. Perdoni mi perdoni la interrompo e non vorrei e di quant’è quel rapporto?

R.B.: Questo rapporto è del 1971 e poi viene ripreso poi dal 91.

R.P.: Ecco insieme a tutti gli altri che noi prendemmo in considerazione.

R.B.: C’è un fatto invece del 1985 che mi ha pure questo stupito qua la prima volta mi ha stupito però lei mi ha spiegato che non essendo lo stesso calibro il mio stupore si è vanificato, ora invece questo è uno stupore che permane perché? Perché viene sentito dai carabinieri di Prato ecco non so se lei ha fatto anche queste indagini un certo signore il quale dice che nell’estate dell’ 81 mentre mi trovavo a sorbire un caffè presso il bar sito in località nome di Gesù di Calenzano è venuta una persona mi ha dato tre proiettili dicendo che lui ne aveva altri 5 o 600 questa persona aveva altezza 1.80 circa e guarda caso questo proiettile, questa volta si, era un proiettile calibro 22 con fondello la lettera H.

R.P.: I proiettili calibro 22 winchester vengono stampati contestualmente nel numero di alcune decine di migliaia. La mole

R.B.: Ne aveva 5 o 600 questo.

R.P.: La mole se per questo avvocato sono stati trovati dei proiettili di analogo calibro nel piazzale dell’ospedale di Ponte a Niccheri alcuni no credo qualcuno di più comunque qualcuno allora mi confondo con quelli inviati ai magistrati, vede parliamo di oggetti che vengono prodotti in quantità veramente mostruosa ecco siamo nell’ordine di milioni nei lotti ma in sé e per sé considerati questi proiettili credo che se andassimo a cercarli all’armeria qua vicino non avremmo difficoltà a procurarceli, quelli che ci interessano sono proiettili riconoscibili/identificabili che abbiano i segni/marchi/le tracce della pistola che sono quelle sì, quelle sono riconoscibili.

R.B.: Ma scusi io le faccio una domanda, come nei confronti del Pacciani non è stato trovato né prima non è stato trovato nulla ma si è soltanto personalizzata la indagine, me lo consente perché questo mi pare che sia.

R.P.: No non glielo consento perché non è vero.

R.B.: Cioè attraverso il computer questo signore aveva dei problemi, ha avuto dei problemi.

R.P.: Allora si è spersonalizzata perché è intervenuto uno strumento estraneo oggettivo che non aveva nessunissimo interesse a identificare il signor Pacciani.

R.B.: Questo mi pare che sia importante, mi pare che dovesse essere importante per l’attività di indagine perché? L’uomo che mi ha dato i proiettili posso descriverlo come segue, anche se non lo credo e se non lo ricordo al 100%, altezza 1.80 corporatura robusta ecc… non voglio dire che chi è o chi non è perché non si sa, questo signore che ha ricevuto questi proiettili è addirittura una guardia giurata, era addirittura una guardia giurata, e questi proiettili li aveva avuti nell’81 dice che questo signore che glieli aveva dati.

P.M.: Chiedo scusa presidente ma allora perché no chiedo scusa ora la devo interrompere perché mi ha interrotto perché non ha indotto questo teste invece di fare le domande al dottor Perugini io non ho altro da dire.

R.B.: Sì allora scusi l’ha fatto le indagini su questo punto o no?

P.M.: Scusi insisto la domanda non è così ponibile eh scusi.

R.B.: Ha fatto le indagini su una persona che aveva ricevuto dei proiettili e che questi proiettili erano con il fondello H?

R.P.: Io non ho nessuna difficoltà a rispondere perché la sua domanda è giusta ed è pertinente, quello che voglio dirle è che sono state fatte indagini naturalmente non le ho fatte tutte io e quando dico io intendo e parlo della sezione della Polizia di Stato ecc… anche perché sarebbe stato materialmente impossibile lei si rende conto che avendo da macinare un numero di sospetti che si contavano nell’ordine delle migliaia io non credo che mi sarebbe bastata né ai miei collaboratori un’intera vita per approfondirli tutti a meno che non emergessero sul conto di queste persone dei dati di tale interesse da indurre ad un approfondimento particolarissimo, no mi perdoni, non è una valutazione soggettiva, è una valutazione oggettiva di valutazione di dati, sono i dati/sono i fatti che parlano per se.

R.B.: Il dato che cos’è? Il dato è il computer perché o è il computer che mi da dei dati e non è un dato oppure è un dato oggettivo/un elemento oggettivo dal quale noi dobbiamo risalire attraverso questo dato alla cosiddetta verità, il sillogismo, è vero o no? Il dato oggettivo qual è? Qua abbiamo dei proiettili con una marca ben precisa H ed una persona che dice io l’ho ricevuta da una persona che mi dice che questo ne aveva 5 o 600, la domanda che le faccio può attivata oppure no l’indagine?

R.P.: Allora quella cosa arrivo ai carabinieri che certamente fecero i loro accertamenti, aggiungo, quei proiettili consegnati da questo signore in quella circostanza, va bene? Erano non diversi da alcune altre centinaia di proiettili arrivati a noi per altre vie il cui unico interesse era la rispondenza ad un marchio di fabbrica che ne produce milioni, se quel signore ci avesse portato dei proiettili che erano significativi in quanto quei proiettili erano stati rinvenuti in luoghi significativi o erano segnati a quel punto le posso assicurare che l’attività di indagine non sarebbe stata inferiore a quella che è stata esperita per alcune centinaia di persone fra cui il signor Pacciani che non ha goduto di un trattamento di particolare

R.B.: Benevolenza, voi non dovete fare benevolenza.

R.P.: Gli investigatori mirano ad accertare dei fatti non a voler bene agli indagati ecco, ma voglio dire non è che nei suoi confronti si sia adoperato un metro investigativo diverso da quello adoperato per chiunque altro e quando parlo di chiunque altro non parlo di due persone, parlo di molte persone.

R.B.: Vabbè senta io concludo perché poi casomai siccome lei dovrà ritornare è un piacere per me averla qua, ecco lei ha detto che la famiglia Rosselli Del Turco era la famiglia presso cui questo signore lavorava e avete fatto delle indagini sul punto in particolare avete cercato di sapere che cosa facesse, dove lavorasse e in che zona lavorasse il signor Pacciani, ecco io voglio che lei siccome leggo un suo rapporto se conferma che lui stava in una casa colonica di via Sant’Anna proprietà di monsignor Indro posta di fronte alla casa e sull’altro versante della valle dove abitava il Pacciani Pietro, vedi foto numero 9, viene data in locazione da diversi anni a turisti stranieri prevalentemente di origine tedesca questo me lo conferma?

R.P.: L’ho scritto io, sicuramente (audio indecifrabile)

Presidente: Bene altro avvocato Fioravanti?

P.F.: Io pochissime cose perché già è stato molto lungo ed esauriente per la fase l’avvocato collega Bevacqua, dottor Perugini lei questa mattina ha affermato che Pacciani è una delle nostre opzioni, questa è una frase che non può disconoscere, questa sera ha detto noi abbiamo degli elementi da verificare e non delle prove, io le chiedo voi cercavate l’autore che firmasse questi delitti, come mai ci dite che siete partiti dal 1989 risultandovi così da quegli 82 un condensato di 26 nomi e non vi siete curati dall’85 all’89 di una lettera anonima che penso sia stata la vera partenza per le vostre indagini, cioè è quella lettera o sono le vostre indagini dall’89?

R.P.: Quella lettera anonima si confonde con altre centinaia di migliaia di lettere anonime arrivate come arrivavano in genere subito dopo i duplici omicidi e come spesso arrivano dopo un fatto che desta scalpore, quella lettera anonima ebbe sviluppo in una perquisizione condotta approssimativamente in una sola delle case del signor Pacciani non nelle altre due che lui già possedeva né nelle loro pertinenze dopodiché l’ufficio continuò ad occuparsi visto che i carabinieri avevano dato esito negativo per quanto riguardava la perquisizione del Pacciani continuammo a occuparci di molte, numerose, numerosissime altre opzioni, ora è molto facile adesso in questo momento il processo si focalizza su un personaggio, tutto ruota intorno ad un personaggio perché è lui l’imputato e può sembrare questo può dare la falsa impressione che noi per anni ci siamo occupati soltanto di lui questo non è vero, il fatto che noi nel 1989 iniziamo quel tipo di verifica quel tipo di accertamento non potevamo iniziarlo nel 1985 subito dopo perché quel l’accertamento scaturisce dal silenzio dell’autore dei duplici omicidi per un certo periodo di tempo, spero di essere stato chiaro, quindi al momento in cui dopo una serie omicidiaria estremamente virulenta, ripetuta, l’autore che tutti ci si aspetta torni a colpire con la stessa regolarità non colpisce più, in quel momento e non colpisce più per certi anni in quel momento noi cominciamo a considerare quella opzione. Però vede di ipotesi investigative ne sono state fatte tante altre nel frattempo se crede io posso farle avere, posso fare avere uno schema di quante ipotesi investigative abbiamo sviluppato non con minor cura e non con minore attenzione.

P.F.: Mi basta la risposta, soltanto mi resta il dubbio che la partenza non sia quella di un computer ma quella di una persona non quella dei fatti ma quella di un soggetto e basta, mi resta il dubbio me lo tengo, ecco perché le indagini su Pacciani sono state intensificate perché poteva essere la chiusura più semplice di un qualcosa che doveva essere chiuso oppure perché realmente i fatti riscontrati sulla persona di Pacciani e sull’ambiente di vita di Pacciani erano realmente oggettivi.

R.P.: Lei mi fa una domanda molto difficile, io cercherò di essere

P.F.: Sono 25 anni e 26 di indagini.

R.P.: Primo noi abbiamo supportato per 25 anni un’indagine aperta e quindi nessuno ci imponeva di chiuderla ecco e nessuno di noi ha cercato di forzare i tempi per chiuderla, io non credo sinceramente per quanto fosse grande il desiderio nostro di catturare l’autore dei duplici omicidi che potessimo pensare di chiuderla al momento in cui cominciamo a investigare su questo nucleo di nomi lo facciamo come abbiamo sempre fatto, come gli altri, con la giusta dose di scetticismo e con la giusta dose di impegno, ecco naturalmente niente ci garantiva che l’una o l’altra ipotesi si sarebbe rivelata fruttuosa però i fatti ci sono capitati in mano, certo li abbiamo cercati, certo forse abbiamo posto in atto l’attività investigativa convenzionale forse nel modo giusto, gli errori ne avremo commessi diversi indubbiamente nessuno è perfetto, però i fatti ci sono capitati in mano non è che li abbiamo creati, non li abbiamo inventati, non li abbiamo piantati e innaffiati per farli crescere, sono cresciuti da soli.

P.F.: Non lo dice nessuno questo che voi li abbiate inventati, io ho detto forse c’era qualche caso più attinente ma più difficile al caso del mostro di Firenze, diciamo mostro dell’autore.

R.P.: Io penso ecco io vorrei avvocato Fioravanti sgombrare il campo una volta per tutte da questo perché credo che lei voglia parare sul discorso delle insospettabile ad alto livello, è un discorso che molti hanno fatto, vede io credo che la Sam ha investigato più insospettabili di quanti sia possibile e lecito sospettarne col risultato che questi cosiddetti insospettabili, le persone in posizioni eminenti, in posizioni di rilievo, di prestigio, etc… hanno finito inevitabilmente per ritrovarsi ad essere i primi sospettati in questi duplici omicidi, noi cercavamo un autore di duplici omicidi che fino a quel momento non era stato sospettato. Vede, e questa è una mia considerazione personale, in un immaginario collettivo in cui tutti pensano al chirurgo perché la stampa ha detto che l’autore taglia magnificamente bene fa operazioni chirurgiche, tutti pensano al ginecologo perché si focalizza sul seno e sulla vagina delle donne, tutti pensano alla persona talmente al di sopra di ogni sospetto, noi abbiamo semplicemente considerato che non potevamo escludere neanche coloro che apparendo/sfuggendo all’immaginario collettivo erano ugualmente potenziali sospettabili, il signor Pacciani è stato un potenziale sospettabile esattamente come tutti gli altri, naturalmente non abbiamo escluso queste persone di cui lei parla e per quanto riguarda le difficoltà investigative.

P.F.: Ma nemmeno oggi sono escluse. Nemmeno oggi queste persone sono escluse perché noi abbiamo elementi da verificare e non prove, quindi non so.

R.P.: Mi perdoni parlavo al passato, parlavo al passato.

P.F.: Quindi abbiamo messo una pietra sopra?

R.P.: Scusate è bella l’assonanza però non è così, quello che voglio dire è che noi non facciamo altra attività che quella di raccogliere elementi che sono quelli che sono si presentano nella loro natura, nella loro essenza, nella loro quantità, sono quelli e al momento in cui ci sembrano pertinenti, ci sembrano rilevanti, ci sembrano significativi li presentiamo come è dovere nostro senza particolari interpretazioni mi consenta avvocato Bevacqua ma con l’apparenza del dato che è, del fatto che è all’autorità giudiziaria, non rilevano i convincimenti personali in questo processo ma lei certamente non vuol sapere di che cosa sono convinto io, se me lo chiede io glielo posso dire.

P.F.: Ma io non glielo chiedo, io questo non glielo chiedo, no io volevo soltanto due cose ma le faccio in un’unica domanda brevissima, il primo punto della domanda quante persone ha frequentato il garage di Pacciani dal 6 12 91 giorno della libertà di Pacciani al 25 maggio 92 giorno dell’arrivo della lettera ai carabinieri cioè quante persone l’hanno frequentato tra cui anche molti della polizia, seconda domanda.

R.P.: Mi ripete le date perché su questo.

P.F.: Pacciani viene liberato il 6 dicembre del 91.

R.P.: Mi perdoni avvocato lei ha fatto una domanda alla quale ha dato una risposta, che ha detto fra cui molti della polizia.

P.F.: Cioè oltre quelli della polizia tante altre persone l’avranno frequentato Pacciani stesso, io le chiedevo quante persone, quante volte hanno frequentato quel garage per poter trovare qualcosa attinente a quello straccio e a quel tiramolla, questa era una delle domande, seconda domanda, noi siamo stati insieme, lei ed io, in quel periodo delle perquisizioni quasi giornalmente la mia grande meraviglia se me la può spiegare è il ritrovamento del proiettile in quel paletto di vigna.

R.P.: Non lo dica a me.

P.F.: Ecco quel paletto di vigna cioè la vigna, vigneto no vigna io dico vigna la chiamo vigna sono marchigiano la chiamo vigna, ecco in quel paletto fu trovato senza prima esserci passato col metal detector, fu trovato per caso oppure era stato avvertito, guardi queste erano le mie due ultime domande.

R.P.: Io sono molto grato di queste domande, primo per quanto riguarda la frequentazione del garage di Pacciani che se lei mi dice nel periodo intercorrente beh certo avevamo perquisito quel garage certamente, prima ancora della nostra perquisizione mi sembra che il Pacciani ci portò un paio di ex detenuti assieme a Don Cubattoli, mi ricordo bene? Perché può darsi che io dica qualcosa di cui non sono.

P.F.: No perfetto.

R.P.: Altre persone a parte i familiari non a me personalmente non risulta che abbiano frequentato quel garage, per quanto riguarda i proiettili, la sua grande sorpresa

Presidente: Scusate un attimo eh io vi dico una cosa del proiettile ancora non ne abbiamo parlato per la verità nell’esame io direi che sul proiettile sarebbe bene, il proiettile è un punto piuttosto importante d’altra parte non ha fatto parte dell’esame quindi magari ne parliamo diffusamente compiutamente dopo se siete d’accordo.

P.F.: Io non ho altre domande.

Presidente: Prego avvocato.

R.B.: Mi ero dimenticato due cose di domandare al signor al dottor Perugini, lei ha fatto una serie di verbali di perquisizioni sono stati fatti questo io faccio riferimento ad un verbale di perquisizione dell’undici giugno 1990 quando ancora Pacciani era in carcere. Ecco io le voglio domandare credo che ci sia gli atti ci siano gli atti questi verbali di perquisizione, è un verbale che è segnato 000032, non è 007 ma 32, questo verbale si dice ad un certo punto che voi, la Sam, ha fatto dei rilevamenti facendo la perquisizione con attrezzatura idonea per il rilevamento dei metalli, quindi già nel 1990, va bene? Ecco quindi questo lei lo conferma?

R.P.: Sì.

R.B.: Le domando anche se conferma oppur no quest’altro dato, avete sentito tutta una serie di persone, c’è l’articolo 62 ma questi non sono stati né indicati né sentiti però sentiti da voi quello che hanno detto questo non lo hanno detto ma voi l’avete recepito perché l’avete trasfuso in un rapporto ed è la pagina 15 di questo accertamento su Pietro Pacciani del 3 maggio 90 il Pacciani è ancora in carcere queste persone dicono in particolare un certo Nesi, di aver saputo per voce di popolo che quasi la vox day che Pacciani deteneva un fucile sicuramente quello ad avancarica ma anche egli escludeva che il Pacciani avesse passione per la caccia, ne potrebbe affermare di averlo incontrato specie di notte nelle campagne del circondario, era solito fare apprezzamenti anche pesanti nei confronti delle donne che a quanto gli risulta piacevano molto al Pacciani, lo conferma?

R.P.: Lo confermo e piacevano tanto che sul lavoro se legge tutto.

R.B.: Non è stato sentito Pampaloni Pietro classe 1918.

R.P.: Credo che sia stato sentito, credo di si.

R.B.: Altro ex dipendente

R.P.: Quella è una sintesi, un sunto, ecco allora bisognerebbe andare a prendere i verbali di sommarie informazioni, mi consenta però realizza una verità parziale, va detto tutto.

R.B.: C’è la sua verità, la mia verità, un dato parziale.

R.P.: Un dato oggettivo.

Presidente: Grazie, può andare dottor Perugini? Lei avvocato Colao.

A.C.: Grazie, dottor Perugini lei stamani ha parlato descrivendo gli 80 nominativi che erano stati oggetto di indagine e fra questi c’era il Pacciani che sarebbe stato portato ad escludere il Pacciani da questi cosi a impronta per le malattie di cui quest’uomo era portatore.

R.P.: Anche per le malattie.

A.C.: Anche per le malattie e per l’età se non erro.

R.P.: E per il fatto che era sposato con figli ecco.

A.C.: Oh viceversa poi ha detto per converso che c’è stato un episodio ospedaliero che non ho capito bene in cui al signor Pacciani sarebbe stato estratto un oggetto dalla ampolla retta.

R.P.: Era un fallo.

A.C.: Mi vuole precisare bene gli elementi di questo episodio.

R.B.: Mi pongo perché esiste presidente esiste nel fascicolo del dibattimento addirittura una cartella clinica quindi siccome l’avvocato Colao non è né un medico che ha estratto l’ampolla né nessun altro, non è un perito né il dottor.

A.C.: Chiedo scusa, chiedo scusa avvocato e chiedo scusa presidente se mi è consentito io ho posto una domanda perché stamani il teste ha fatto una precisazione, questa precisazione era rimasta oscura perché il teste l’ha appena sfumata, ecco quindi il discorso era un fallo.

Presidente: Avvocato Colao mi perdoni guardi in atti esiste una certificazione medica che riguarda proprio questo episodio, ora io non credo che il dottor Perugini francamente sia interessato e ci può dare spiegazioni migliori le chiederemo al Pacciani a suo tempo, capito?

P.M.: Lo possiamo chiedere al medico che ho indicato io sul punto signori.

Presidente: Quindi credo che il dottor Perugini più di quello che ha detto non possa dire, altre domande?

A.C.: Un’altra cosa volevo chiedere, lei ricorda nei verbali della Sam che ha sottoscritto o naturalmente a cui ha partecipato, certo erano tanti, che il Pacciani era solito accompagnarsi con le figlie in macchina e poi lasciarle a volte per lunghi periodi sole in macchina allontanandosi per due o tre ore in occasioni di feste o sagre?

R.P.: Sì lo ricordo questo.

A.C.: Grazie non ho altre domande.

Presidente: Avvocato Pellegrini prego.

A.P.: Avvocato Pellegrini parte civile, lasciando stare i processi che non abbiamo fatto o che ancora non abbiamo fatto e ritornando a quello che stiamo facendo io le chiedo dottor perugini di indicare in modo schematico senza entrare nel dettaglio degli elementi di prova che via via poi verranno sviluppati nel corso della successiva indagine dibattimentale quali sono gli elementi di fatto quindi elementi concreti che vi hanno indotto a focalizzare l’attenzione su Pietro Pacciani e a offrire quindi la figura di Pietro Pacciani alla autorità giudiziaria, agli indagatori e quindi a questo processo.

Presidente: Avvocato Pellegrini purtroppo lei stamani non c’era ma mi spiace il teste ha riferito diffusamente e dettagliatamente, non so se esaurientemente.

A.P.: No non chiedevo attraverso quali elementi o attraverso quali derivazioni si era giunti a individuare Pacciani come soggetto da indagare, una volta iniziate le indagini comunque ci si sia arrivati o attraverso il computer o attraverso le lettere anonime lasciamo stare, diamo tutto per accantonato non mi sembra tra l’altro nemmeno particolarmente interessante almeno a me personalmente, una volta individuata tra i vari indagati la persona del Pietro Pacciani, lo sviluppo delle indagini attraverso gli elementi acquisiti durante le indagini quali sono in una ricostruzione schematica non credo che sia stato non lo so se stamattina è già stato fatto questa dettaglio degli elementi acquisiti via via nel corso delle indagini a carico di Pacciani che hanno portato alla focalizzazione delle indagini stesse sulla figura di Pietro Pacciani tanto che si fa il processo a Pietro Pacciani. Capisco che è una domanda un’ampia.

Presidente: Avvocato è tutta la mattina che noi parliamo di queste cose dal radicamento sul territorio, dal aver consumato un omicidio con certe modalità e via e via dicendo con perquisizione ora se vogliamo ripetere tutto questo ci stiamo fino a domani. È una domanda troppo generica tra l’altro il teste mi correggano le parti presenti ha già esaurientemente più che esaurientemente risposto sul punto.

A.P.: Presidente insisto su questo, non vorrei ripetere e far ripetere (salta l’audio)

R.B.: Se ci fossero saremmo tutti tranquilli.

P.M.: Probabilmente ci sono se.

A.P.: Che non ci siano mi sembra un po’ strano quantomeno nella ricostruzione indagatoria della polizia, se a questo è già stato risposto io mi scuso.

Presidente: Speriamo che risponda il processo in qualche maniera.

A.P.: Ma una elencazione schematica di questi dati dottor Perugini li ha tutti a mente e c’è li può dire tranquillamente.

R.P.: Ecco il presidente giustamente sottolineava che di questo se n’è parlato diffusamente questa mattina perché ora il dato di partenza.

Presidente: Ora l’avvocato non c’era dovrei far fare al teste un Bignami della mattinata.

A.P.: Per carità non certo ad uso e consumo dell’avvocato Pellegrini.

Presidente: Ha da aggiungere qualche cosa?

R.P.: Volevo soltanto fare una precisazione per l’osservazione che ha fatto l’avvocato Bevacqua, non è vero che non ci sono elementi di fatto, è una piccola precisazione perché è vero l’indagine convenzionale mira a recuperare quelli che sono elementi concreti, toccabili, annusabili, tagliabili, pescabili, questo non significa che degli elementi percepibili ma non tangibili non siano ugualmente elementi di fatto. Ecco è questo il discorso che volevo spiegare e questo è il motivo per cui questa mattina si è iniziato a parlare di quello che è un elemento importante, non cardine ma importante è il ricorrere fra il delitto del 1951 e la serie delittuosa che spazia fra il 68 e l’85 di determinati elementi di fatto, determinati elementi oggettivi che hanno la forza del dato oggettivo e che anche se non sono palpabili sono ugualmente concreti e sono ugualmente veri, questo era quello che tenevo a ricordare. Per quanto riguarda il resto credo avvocato a meno che lei non abbia in mente qualcosa di più preciso io.

A.P.: No la domanda evidentemente rivolta a lei, io quali possono essere gli elementi via via acquisiti li conosco attraverso le carte visto che la prova la svolgiamo al dibattimento se lei ci faceva la traccia che ha seguito attraverso la quale la Sam è arrivata volta per volta a individuare in Pacciani il personaggio giusto per questo processo.

R.P.: Avvocato questa è un’indagine che è durata per molti anni, per diversi anni si è svolta quotidianamente, certamente ci sono dei punti/dei momenti che siamo agganci nel tempo che per noi sono interessanti che ci hanno consentito degli sviluppi, io penso che per elencarli tutti dovremmo io posso cominciare a parlare però dovremmo porci

A.P.: Io non vorrei appunto che questo vi portasse troppo ampio, allora mi limito tornando indietro nel tempo, quali sono le modalità dell’omicidio del 51 che è stato

R.B.: Mi oppongo alla domanda.

Presidente: Si ma gliela faccia fare.

A.P.: è un’opposizione preconcetta evidente.

R.B.: No so dove va a parare.

Presidente: Avvocato Pellegrini formuli l’intera domanda.

A.P.: Allora la domanda che evidentemente già si capiva se l’avvocato Bevacqua si è opposto prima che la formulassi è questa, evidentemente l’omicidio del 51 come tutti gli omicidi ha determinate modalità, denota la presenza di una certa mano, quali di queste modalità sono state riscontrate analoghe se non uguali negli omicidi successivi che interessano questo processo?

R.B.: è un giudizio e mi oppongo alla domanda 187, chiede di esprimere un giudizio.

A.P.: Non è un giudizio.

R.B.: Si chiede di esprimere un giudizio ad un personaggio che è investigatore, non è perito.

A.P.: Ma non si tratta di giudizi, gli elementi/gli strumenti attraverso i quali sono stati commessi gli omicidi che hanno analogie/che uguaglianze ci sono? Non è un giudizio è una constatazione di fatto, l’uso delle armi, di quali armi, in quale modo sono state usate.

R.B.: L’ha già precisate signor presidente queste cose ha già detto.

Presidente: Il teste non può formulare giudizi, però può descrivere ovviamente i fatti che gli sono noti senza formulare.

A.P.: Ma non chiedo.

R.B.: Scusi presidente l’ha già detto stamattina mi perdoni ma già detto stamattina, perché poi possono diventare qualcosa non è iuvant, il Milan ha vinto, mi scusi presidente il problema è diverso credo perché ha già detto stamattina il teste che l’omicidio del 51 è stato caratterizzato dall’uso di un coltello e di uno strumento contundente.

A.P.: Non vuole che risponda al teste e risponde lei.

Presidente: Via stamani ne abbiamo già parlato avvocato Pellegrini dell’omicidio del 51.

A.P.: Sull’uso delle armi il numero, la localizzazione delle ferite, se tutte le ferite sono mortali, se si è accentuata ad infierire anche dopo che si era già procurato la morte.

R.B.: C’è già un’ordinanza della Corte presidente sul punto.

Presidente: E comunque c’è in atti anche la sentenza.

R.B.: C’è la sentenza, 236 e 238.

Presidente: Quantomeno su questi. Altre domande? Bene prego avvocato Ciappi.

A. Ciappi.: Sulla domanda che mi sembra riguardi l’unico punto che in realtà il test finora non ha chiarito cioè le modalità dell’omicidio del 51 mi sembra di dover notare che l’opposizione della difesa non è fondata, l’ordinanza di stamane ha escluso i documenti relativi al processo del 51 per un motivo formale i documenti di per sé sono ammissibili.

Presidente: Però abbiamo parlato anche delle modalità.

A. Ciappi: Non ne abbiamo parlato diffusamente quantomeno le opposizioni di stamattina hanno fatto in modo che il teste non potesse parlarne in modo diffuso quindi sulla firma dell’autore degli omicidi per cui si procede e sulle eventuali analogie della firma con l’autore del 51 siccome non è un problema personologico ma è un problema di valutazione dei fatti mi sembra se ne possa parlare, i documenti di per sé sono ammissibili, i documenti di per sé sono ammissibili sono stati tardivamente comunicati, il contenuto di quei documenti può essere oggetto di testimonianza, se quei documenti fossero perduti il testo non potrebbe dirci cosa aveva letto in quei documenti, cioè voglio dire possiamo sapere dai testi quali documenti del processo del 51 ha visto e sulla base di quei documenti quali analogia ha trovato, oltretutto non è una valutazione quella che si chiede al teste si chiede al teste di spiegarci perché determinati

Presidente: Intanto lei interpreta a modo suo l’ordinanza della Corte prima di tutto, secondo sull’omicidio del 51 abbiamo già documenti che parlano, se poi saranno strettamente indispensabili o assolutamente necessari vorrà dire che la Corte a suo tempo e a tempo debito acquisirà altra documento.

A.C.: è anche vero che la Corte li acquisisce a suo tempo e a tempo debito se sono assolutamente necessari laddove delle prove processuali acquisite in sede dibattimentale indichino la rilevanza non semplicemente l’esposizione delle parti, quindi se al teste non si dà modo di parlare bene per che cosa potrebbero essere rilevanti quei documenti difficilmente quei documenti potranno

Presidente: Il teste né ha già parlato abbastanza diffusamente quindi valuterà poi la Corte in un secondo momento sennò ci capito si rimette in ballo, altre domande signori?

R.B.: Credo che il signor Pacciani voglia dire qualcosa, voglia fare delle dichiarazioni spontanee.

Presidente: Allora per favore però gli dovete favorire il microfono, allora rende dichiarazioni spontanee.



Pacciani: Mi deve scusare signor presidente ma volevo contestare qui i fatti che io mi trovavo a cassieri anni 73 a San Casciano col marchese Pier Francesco Rosselli ero cassiere pagato tutti i giorni perché avevo 26 vitelloni lavoravo anche la domenica, mi si dice che gli andavano in giro andavo qua a spiare a girare a che ma che sono un pazzo poi a guardare che tagliati inoltre poi con 26 vitelloni nella stalla e quattro ore di lavoro in fattoria io lavoravo 12 ore di giorno ero pagato tutta la settimana dunque gli domando a lei se io avevo il tempo da andare a girare, non avevo il tempo nemmeno di legarmi le scarpe io e poi che vai a vedere che fa gli altri?

Presidente: Quindi lei vuol dire che lavora tutti i giorni compresa la domenica.

Pacciani: Compresa la domenica compreso la domenica anche la notte quando partoriva le vaccine e compagnia bella, poi mi si dice andare a caccia, a caccia io il fucile l’ho dichiarato avevo un fucile avancarica denunciato e l’ho regalata ai miei nipoti c’è tutto sui memoriali che io ho fatto e citato tutto passo passo della mia vita, io sbagliai nel 1951, pagai il mio debito venni fuori chiesi la riabilitazione, chiesi perdono alla parte lesa per sì moglie mi fece una famiglia e di questo fatto sia chiuso un debito si paga una volta non due, cosa si va a cercare sempre il solito chiodo il 51 e lui qui e lui la e lui sotto e sopra è pagato, è sbagliato, tutti sono soggetti a sbagliare sia ti perdono io ho difeso il mio onore e la mia moglie/la ragazza e doveva essere la mia moglie perché certamente questa si lamentava piangendo dice ma ha preso per forza un violenza dice lo picchia una donna io andai per tirargli due pugni poi dopo andare a liberare perché fu aggredito e come l’han dette poi tremante di paura e tutti può succedere di un fatto può succedere a tutti dice ero geloso certamente ero geloso di sta donna la dovevo sposare non avevo piacere me la pigliasse un altro la mia moglie la dovesse moglie poi si dice che gli ha fatto un Toro dice senza le poppe, io domando a Dio se un Toro ha delle mammelle, io l’ho mai visto no eh sì mi è stato contestato dice ha fatto un Toro senza le mammelle, una mucca un Toro.

Presidente: Lei ha capito male, ha capito male, si diceva che questo essere strano questa specie di mucca eccetera aveva disegnato anche le mammelle e che poi lei nel colorarlo o qualcosa del genere l’ha cancellate, questa mammella lei nel disegnare/lei nel colorare l’ha cancellata.

Pacciani se si parla di questo quadro che io lo ritenevo di fatascienza non fatto da me, ho fatto la terza elementare non son capace certo a fare un disegno così, io lo ritenevo un quadro di fatascienza invece questo quadro è stato specificato che l’ha fatto un autore di fama, che è stato, e si riferiva alla guerra la di Cile contro Pinochet e compagnia bella rivoluzionari insomma ora questo qui io l’ho colorato ma ho dichiarato sempre in tutti i memoriali in tutte, non l’ho fatto certo, ho detto poi si riferisce alle crocette sono gocciole dell’ombrello che cadano con l’acqua luccicando col sole sembrano siano crocette stelle io non ci ho capito nulla l’ho solo pitturato e basta.

Presidente: Quindi lei dice le crocette non le ha fatte lei?

Pacciani: Le croci che cascano dalle stecche dell’ombrello ma scindersi anche la fotografia si fa presto a vedere poi l’altezza io se si va a vedere la carta d’identità dice 1,70 m ma io sono 1,65 m scarso ora la carta d’identità si dice a voce quanto è alto ma sarò arto 1.70 ma io mi son misurato 100 volte Dio Bono non è che io non ho mai detto le bugie mai ho sempre detto la sincera verità, si può pigliare tutti i passi della mia vita che ho fatto, c’ho tutti i libretti di lavoro dai 64 all’87 e qui c’hanno le copie anche i signori avvocati.

Presidente: Quindi lei avrebbe dichiarato un’altezza maggiore?

Pacciani: no ma io me lo se si tratta della carta identità mi e si fa voce me lo dicano a voce io non avevo metro per misurarmi io sarò io non mi ero mai misurato per la verità chi vuole noi contadini ti amiamo a misurarsi per compagnia e poi queste malattie che ho avuto quelle le sono nella sincera verità, le malattie che ho avuto perché ho avuto due infarti e porto sempre qui e cerotti attaccai per la circolazione di sangue e figlio un pugnello di questa terapia e codice pericoloso pericoloso ah se si tratta di questa di questa fotografia della mucca senza mammelle e qui non c’è l’ha questo gli è l’originale e questa è la copia che ho fatto io se lei vuole fare un c’ha quella lì non c’ha la mucca le mammelle che cos’è ti passo a cercare le lucciole per lanterne non so io non ho fatto di male a nessuno ho sempre lavoravo a tutti il mondo e perché si va a pigliare tutta questa matassa di queste fandonie, io che ho fatto l’ho perché si deve andare a cercare ma poi si domanda un contadino si domanda se un contadino va a pigliare migliaia e migliaia di cartucce e dove va? Alla guerra noi si compra un atto di chiodini fino ad accomodarsi le scarpe non mi ha non mi ha le cartucce c’è qui una lettera anonima di 13 Aprile 1973 arrivata alla magistratura bisognerebbe leggere alliscia cioè quello che è stato quello il mestiere che faceva l’altezza tutto questo che ha fatto questa lettera anonima dice tutto. Certi trucchi mi sono stati fatti non somigliava a chi ma da una persona che mi odia io non odio nessuno a tutti c’è qualcheduno nel mio andiamo a fare questi trucchi non mi ha fatto io gli ho come la cartuccia si dice messa nel travetto quella casa è stata vuota passi anni e la cartuccia nella perizia dice e risale da tre a quattro anni sicché c’è l’ho messa io su un cielo ero qua e quando ho fatto la percezione di era un mese si stava lì in 1996 io la ringrazio infinitamente.

Presidente: Bene, questo avvocato che ne facciamo di questo non lo so la volete produrre?

P.M.: Io non ho capito da chi viene, chi l’ha fatta.

Presidente: Sembra che sia fatta una copia fatta da lui di un originale di una specie che viene.

P.M.: Nessuna opposizione se si capisce da dove arriva.

Presidente: Avvocati se la volete vedere e qui.

P.M.: Possiamo acquisirla per quanto può valere la deposita l’imputato.

Presidente: Il dottor Perugini può andare per ora? Bene dottore grazie arrivederla. Signor PM chi abbiamo ancora?

P.M.: Dunque la situazione questa per oggi abbiamo il PM ha citato diversi testi, sentiamone uno sentiamo Nesi Lorenzo.

Presidente: Si accomodi.



L.N.: Devo leggere? Consapevole della mia responsabilità morale e giuridica che assumono con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

Presidente: Senta consente a essere ripreso con le telecamere o no? Non gliene importa allora possiamo procedere come sempre, prego signor PM.

P.M.: Signor Nesi lei un giorno si è presentato spontaneamente in procura ricorda per che cosa aveva da dire, lo volevo dire anche alla Corte stamani?

L.N.: Ah dunque quando venne fuori che Pacciani era inquisito di essere a conoscenza di questi delitti dico inquisito in un primo momento scartai a priori io personalmente l’idea che Pacciani potesse essere l’autore di questi fatti poi

P.M.: Perché lo conosce?

L.N.: Pacciani? Sì sì.

P.M.: Poi come mai si presentò in procura, cosa doveva dire?

L.N.: Dopo pensando con mente ferma e con mente lucida e chiara diversi giorni mi ricordavo di diversi episodi di Pacciani.

P.M.: C’è li vuole raccontare come li racconto al PM quel giorno?

L.N.: Mi ricordo dunque io voglio specificare bene cioè io conoscevo Pacciani in quanto che Pacciani all’epoca aveva le bambine da de monache in croce di via al talent veniva a posteggiare la macchina dove io avevo la ditta prima.

P.M.: Che ditta aveva Nesi?

L.N.: Una ditta di maglieria che ho tutt’ora e Pacciani ora non mi ricordo proprio se mi fu un po’ fatto conoscere da Vanni.

P.M.: Chi è Vanni?

L.N.: Vanni Mario.

P.M.: La Corte non lo sa, me lo dica come lei lo disse al PM quel giorno lo ridica oggi non si preoccupi il signor Pacciani sta a sentire è una pubblica udienza.

L.N.: Cioè ripensando riallacciandomi al discorso precedente ripensando a queste cose dalla prima opinione che io avevo di Pacciani perché nell’epoca in cui si conosceva Pacciani io conobbi Pacciani forse negli anni 68/69, lo conobbi perché anche andavo per mio lavoro a Montefiridolfi e lui c’aveva la casa.

Presidente: Si volti verso la Corte non guardi Pacciani, si giri proprio completamente volga le spalle sennò qui capito, lei deve parlare solo con noi non lo guardi nemmeno.

L.N.: Siccome è una cosa imbarazzante

Presidente: Imbarazzante, lasci fare, tanto la verità se è verità non è mai imbarazzante poi lei riferisce circostanza di fatto no?

P.M.: Che ha già riferito signor Nesi non deve avere alcuna preoccupazione, ridica quello che ha già detto.

L.N.: C’avete i verbali, sì ha ragione, se Pacciani dice che non mi conosce

P.M.: Continui il suo discorso lei andava a Montefiridolfi nel 68.

L.N.: Andavo a Montefiridolfi quasi tutti i giorni, Pacciani aveva le bambine dalle monache in croce di via io conoscevo Pacciani come una persona per bene, una persona dedita alla famiglia, alle bambine, tante volte l’ho incontrato la domenica pomeriggio perché lui andava a prendere le bambine dalle monache in croce di via la domenica pomeriggio in cui mi diceva io vo a prendere queste bambine poverine le son sole e mi sembra in qualche occasione gli abbia dato così delle maglie a cui lui contraccambiava passando io per andare a Montefiridolfi o con due pomodori io mi fermavo perché era una persona che ritenevo onesta, simpatica, un po’ stravagante perché magari gli andava non so per le osterie col Vanni o che ma dopo però è venuto dopo quando si seppe della violenza sulle figlie ma io già allora Pacciani non lo vedevo più. Pacciani in una di queste occasioni che io passavo per andare a Montefiridolfi in occasione saranno stati dunque gli anni 70 credo anni 69/70 in un’occasione mi disse che lui parlando di caccia io sono un cacciatore parlando di caccia mi disse che lui tirava dicendo guarda non si ammazza più nulla, mi disse che lui tirava i fagiani con una pistola al che io dissi

Presidente: Pacciani stia zitto e non commenti lei comunque guardi noi.

L.N.: Al cui io dissi boh come si fa a ammazzare un fagiano una pistola.

P.M.: Sta raccontando quello che ha già raccontato.

R.B.: Cosa ha raccontato e cosa gli ha detto l’imputato.

P.M.: Stava dicendo, vada avanti, lei dice il racconto che ha avuto, il teste è già in difficoltà se non lo fermiamo in continuazione.

L.N.: Si è chiarito come io conoscevo Pacciani in realtà in verità da persona onesta e seria mi disse queste cose, io rimasi.

Presidente: Allora ci racconti che ammazzava i fagiani.

L.N.: Che ammazzava i fagiani con una pistola e come faceva? Gli andava su un albero e lui quando era il tramonto non di notte come è stato detto quando era tramonto lui mi ammazzava con la pistola. Ora se ne abbiamo ammazzati uno se ne abbia ammazzati 10 o 5 o 7 io non lo so, dato di fatto.

Presidente: Al tramonto?

L.N.: Al tramonto non di notte, se è una bugia di Pacciani o è la verità questo non lo so, ripensando.

P.M.: Scusi prima disse qualcosa anche dopo che li colpiva cosa succedeva?

L.N.: Cascavano come sassi.

P.M.: Lei disse questo, e lei? Stette a sentire.

L.N.: Cosa normale, no non normale, ai fagiani si spara col fucile con una pistola io cioè il discorso avvenne che parlando di caccia Pacciani e io dicendo ma a caccia sarebbe meglio smettere d’andare io sto per riepilogare un po’ la cosa perché possa capire mi disse beh io dice a Pacciani io gli tiro da pistola nel 69/70.

Presidente: La pistola all’imbrunire sugli alberi.

P.M.: Scusi signor Nesi, lei in realtà al PM ha riferito che le fu detto di notte c’è qua il verbale io glielo faccio leggere, lei al PM si è presentato spontaneamente è ha detto queste cose però non disse al tramonto disse di notte, qua il verbale faccio presente che si è presentato spontaneamente, qua il verbale è suo lei ha detto di notte noi non la conoscevamo è venuto lei, per noi scrivere di notte o al tramonto era uguale qua c’è scritto di notte. Bene ci siamo capiti male.

Presidente: Oggi dice tramonto.

P.M.: Perfetto glielo volevo ricordo, senta una cosa, la pistola non l’ha vista? Ovviamente no, lei ha detto ho conosciuto il Pacciani forse tramite un altro signore?

L.N.: Sì forse Mario Vanni.

P.M.: Lei poi ha raccontato qualcosa di più di questi signori?

L.N.: Mario Vanni mentre Pacciani era detenuto per violenza alle figlie venne da me un pomeriggio e mi disse che doveva andare dalla moglie di Pietro a Mercatale perché Pietro gli aveva scritto una lettera dal carcere in cui c’erano delle cose bruttissime e io dissi Mario ho da fare portami in tutti i modi perché io devo andare dalla moglie di Pietro perché.

Presidente: Questo glielo disse Mario Vanni questo “mi devi portare da lei”

P.M.: Lei lo accompagno?

L.N.: Io lo accompagnai.

P.M.: Come mai questa grande fretta? Non si mise il dubbio? Non chiese.

L.N.: Non lo so perché all’epoca Pietro Pacciani non era mica cioè era in carcere per la violenza alle figlie ma c’era una lettera che aveva scritto a Vanni, Vanni mi chiese

P.M.: Ma come mai venne, mi perdoni, come mai venne da lei perché non andò da solo?

L.N.: Perché forse quella sera mi ricordo bene pioveva e Vanni andava solo la Vespa e io lo portai io a Mercatale cioè Vanni.

P.M.: Ma la sua curiosità non si spinse oltre?

Presidente: In auto?

L.N.: In auto, io lo lasciò a Mercatale, non so cosa c’era scritto nella lettera.

P.M.: Però cosa le disse il Vanni? Perché questa urgenza?

L.N.: C’era de fatti gravi che doveva parlare con la moglie di Pacciani.

P.M.: E di questi fatti gravi di che cosa si trattasse? Che tipo di fatti?

L.N.: No assolutamente chiaramente chiedete la Vanni.

P.M.: Lo chiederemo, quando lei lo accompagno poi lo aspettò quando uscì?

L.N.: Io lo accompagnai e venni via.

P.M.: Come? Pioveva e lo lascia lì?

L.N.: Avrà preso l’autobus, io dottor Canessa lo accompagnai.

P.M.: Sì io mi limito a cercare di capire e lei non era nemmeno curioso di sapere cosa, no non gliene importava nulla. Senta una cosa e invece di questa conoscenza fra Vanni e Pacciani lei ha riferito qualcosa anche un po’ più dettagliata, cosa facevano, dove andavano.

L.N.: Quando Pacciani erano due amici veramente amici so che si frequentavano andavano insieme.

P.M.: Lei ha detto dove andavano signor Nesi, glielo ricordo lo dico chiaramente l’ha detto.

L.N.: Credo fossero andati diverse volte e a giocare a carte a vari gondoli, alla cantinetta a bere un bicchiere di vino di qua o di là, molte volte qualche volta o molte volte saranno andate insieme da prostitute.

P.M.: Lei ha indicato anche dove perché qualche volta ci ha accompagnato qualcuno lei.

L.N.: Sì perché Vanni io la accompagnavo da una prostituta che ora io non so da via io siccome venivo a Firenze molto spesso per lavoro accompagnavo a volte Vanni me lo chiedeva lo accompagnavo da questa prostituta.

P.M.: L’ha detto lei quindi gliel’avrà detto il Vanni, poi chiedo di leggere il verbale perché l’ha detto lei.

L.N.: Domandi a Pacciani se gli andava da quella.

P.M.: Lei ha riferito che Vanni le ha detto così, senta una cosa, lei ha riferito a lungo di sua spontanea volontà ripeto e questo è importante perché nessuno aveva cercato il signor Nesi quali erano i rapporti Vanni Pacciani cioè uno sembra da come l’ha raccontato lei e poi emerge da tanti altri fatti che fosse succube dell’altro, in che in che termini? Come lei l’ha recepito questo fatto? L’ha già raccontato le ripeto.

L.N.: Per me erano due amici.

P.M.: Lei però non ha detto questo, ora glielo leggo eh così facciamo prima perché signor Nesi non so se lei sta dimenticando oppure ha dei motivi che poi ha elencato anche nel verbale il motivo per il quale lei

Presidente: Data del verbale?

P.M.: I verbali sono esattamente due 8 novembre 91 e 13 Marzo 93 sono questi due verbali che io poi chiedo di produrre però leggo per fare ricordare al signor Nesi magari qualcosa che ora gli sfugge, lei ci ha detto, circa i rapporti tra Vanni e Pacciani in sintesi posso dire che Pietro aveva un grande, Pietro Pacciani, aveva un grande ascendente sul Vanni, quest’ultimo lo rispettava, lo chiamava Petrone mi raccontava spesso le gesta Di Pietro nel senso che a volte capitava che facesse a botte con qualcuno, ecco e poi ha parlato delle scorribande dice lei prima di leggerlo che facevano insieme le cose che le hanno raccontato sempre, io chiedo queste scorribande di cui lei ha parlato ricorda ora prima che glielo leggo io dove le facevano?

L.N.: Mi ricordo che una volta dunque Vanni mi raccontò, non vedo quanto possa essere utile, che erano andati o a Scarperia o a Vicchio.

P.M.: Ecco se è importante lo lasci giudicare a me.

L.N.: In cui dopo aver bevuto a regola diversi bicchieri di vino piovendo gli scoperchiarono la 500.

P.M.: Chi gli scoperchiò?

L.N.: Con la 500 di Pacciani.

Presidente: Ma è strano lei Pacciani lei quando parlo io non mi sente eppure parlo più forte quando parla il teste ci sente benissimo, è già un po’ che noto questa cosa, lei c’ha un udito ha due livelli.

L.N.: Dopo persero l’automobile si fermarono non so però son sicuro che erano andati o a Scarperia o a Vicchio per cui dopo pioveva e Mario Vanni mi disse che gli aprirono la macchina che ci sarà molto tutti e si perse l’automobile e tornarono a cercarla il giorno dopo io non so dove.

P.M.: A Vicchio o a San Pietro, a Vicchio o Scarperia tornavano a cercarla.

L.N.: Di questo sono sicuro la macchina la persero in una zona verso San Donato non San Donato San Donato in Poggio cioè San Donato.

Presidente: Cosa intende, si capisce, ma la persero che vuol dire?

L.N.: Non lo so perché Vanni mi raccontò questo.

P.M.: Che erano andati in quei luoghi era successo questo alla macchina e questo è il concetto. Senta una cosa lei ha detto anche di che facevano qualcosa la notte si ricorda cosa ha detto almeno il racconto che ha fatto sennò glielo leggo io.

L.N.: La notte Vanni forse un po’ meno ma insieme un po’ giravano.

P.M.: Questo un po’ giravano capisce quanto è importante per noi il signor Pacciani ha detto finora che lui la notte dormiva perché lavorava tutto il giorno, ora lei si è spontaneamente recato in procura a dire questi fatti quindi si rende un attimo conto che è importante allora questo giravano la notte insomma ci deve un po’ far capire cosa vuol dire, cosa intendeva dire, lei come l’ha saputo, come girava. Come lo ricorda lei.

L.N.: Cosa faceva la notte io non lo so che la notte chiaramente non dico tutti i giorni non so quando ma che la notte è un po’ un poco insieme ci stavano insieme in senso affettuoso insieme questo ne sono sicuro quello che dico io.

P.M.: Perché gliel’ha detto il Vanni e lei crede al Vanni o perché li ha visti lei?

L.N.: No io non li ho visti.

P.M.: ecco ma lei ha aggiunto si trovavano spesso nei boschi la notte, cosa voleva dire? Perché nei boschi, l’ha detto lei in data glielo leggo, come mai lei ha aggiunto nei boschi?

Presidente: Lei si rivolga a me, lei si rivolga a me a noi, si rivolge alla Corte.

P.M.: Presidente ricordo a me stesso che c’è una norma che se l’imputato interrompe deve essere fatto allontanare io diffiderei l’imputato a non parlare altrimenti chiedo che sia applicata.

Presidente: Pacciani ha capito il discorso? Mi sente ora, eh quindi se lei continua ad infastidire dopo esce va bene? Lei si rivolga a noi parli non abbia paura.

P.M.: Questo perché lei dice nei boschi la notte? Lei ha già detto, ora ci ha chiarito che uscivano insieme la notte, ci ha anche detto di questo ne sono sicuro, ora andavano fuori nei boschi la notte, eh signor Nesi manca un passo solo per capire cosa facevano, c’è lo vuole spiegare anche a noi?

Presidente: Abbia pazienza dica le cose chiare non siamo mica in chiesa

L.N.: Che facevano nei boschi la notte io non lo so.

P.M.: Bene perché lei non c’era, però se è venuto lei spontaneamente a riferirci questo dato evidentemente le è sembrato importante poi le leggerò perché.

L.N.: Mi è sembrato importante gliel’ho detto a lei come persona a cui mi rivalgo all’introduzione che vi ho fatto.

P.M.: Ma lei è stato un cittadino veramente al massimo della collaborazione noi gliela riconosciamo anche oggi.

L.N.: Ma Vanni e Pacciani non so se giravano su 365 giorni 100, 5 o 30 però che la notte andavano a giro insieme questo dopo domandatelo quando non ci sono io a Pacciani e a Vanni.

P.M.: Dunque signor Nesi lei ha anche detto del Pacciani ho paura come mai? Lei ha detto queste cose ve lo dico vengo ma del Pacciani.

L.N.: Non so cosa pubblicano i giornali, leggo un articolo in una relazione di Pacciani in cui è un articolo su una nazione non mi ricordo di un paio di mesi fa Pacciani ha dichiarato se è vero quello che ha scritto il giornalista che a Vigna ci pensi il Dio e a chi mi testimonia contro ci penso io.

P.M.: Ecco ma lei come mai se ci pensa lui ne ha paura? Lei disse che aveva paura lo ha detto il 13 Marzo del 93 non due mesi fa quando c’è stato l’articolo.

L.N.: Poi è stato confermato.

P.M.: Come mai aveva paura allora?

L.N.: Avevo paura perché io ero una cosa che cioè qui bisogna fare un altro discorso che quando io andai spontaneamente dal dottor Canessa dopo averci pensato, dopo aver avuto proprio essermi spremuto il cervello sulle cose come ho detto prima quando lessi che Pacciani e lo ripeto è inquisito il mostro dissi questi son pazzi, dopo analizzando le cose perché dopo nelle cose Signor giudice lei sa che ci si ripensa, ci si pensa, rimisi insieme ma non per fantascienza per realtà queste cose e mi trovai in un in un contrasto dirle o non le dire, parlai con l’avvocato Segi, l’avvocato mi disse mah se tu vai in pretura e tu pensi di dire queste cose no dirle mi dispiace non le dire mi dispiace è stato e mi sembra che il dottor Canessa primi discorsi che si fece mi garantì che io non avrei avuto nessun più disturbo.

P.M.: Io ho detto, no io le dissi il verbale l’ha sottoscritto lei e le dissi nel caso in cui dovrà testimoniare come abbiamo fatto oggi le è stato chiesto se poteva essere ripreso.

L.N.: Forse non se lo ricorda ma a me mi garantì questo, dopodiché c’è stato un altro interrogatorio da parte del dottor Vigna e del dottor Canessa a cui ho ridetto le cose che sapevo questa è la verità.

Presidente: Quindi scusi se mi inserisco quindi la sua paura derivava dal fatto che ripensandoci meglio, capito, siccome potenzialmente il Pacciani poteva essere l’autore di quegli omicidi a quel punto poteva essere uno pericoloso anche per lei

L.N.: è chiaro avrebbe avuto paura anche lei.

P.M.: Bene era questa la domanda. L’ultima signor Nesi lei è stato chiarissimo io personalmente apprezzo veramente il suo comportamento perché è giusto e bisogna dargliene atto, lei disse anche dice, mi presentai spontaneamente perché in quel periodo avevo letto sui giornali che il Pacciani diceva di non avere armi e allora dice io ora io lo sapevo.

L.N.: Pacciani spiega se le armi a me che m’ha detto gli ammazzava i fagiani con la pistola me l’ha detto, cioè la base era questa che Pacciani sui giornali si leggeva chiaro che non aveva mai preso in mano una pistola né mai posseduto una pistola, ecco il punto chiave è questo, e allora a Pacciani se ha avuto una pistola o non ha avuto una pistola.

P.M.: Con sparava ai fagiani. Bene non ho altre domande grazie.

Presidente: Avvocati di parte civile? Avvocato Bevacqua.

R.B.: Senta lei lavorava nell’azienda del marchese, non so Conte.

L.N.: No io sono stato 16 anni dipendente ad Officine Grafiche Stianti.

R.B.: Non era dipendente come salariato del marchese Rosselli.

L.N.: Nella maniera più assoluta.

R.B.: Come si chiama lei Osvaldo? Ah Lorenzo ah allora scusi ho sbagliato però rimedio, senta signor Lorenzo Nesi è vero o non è vero che lei l’ultimo verbale 18 Marzo 93 non lo volle firmare?

L.N.: Non lo volli firmare.

R.B.: Oh, è vero o non è vero che lei quando l’8 novembre 91 fu sentito o andò lei personalmente dal pubblico ministero il signor Pacciani era ancora in galera?

L.N.: Si.

R.B.: Oh quindi lei viene sentito l’8 novembre 91 ed il Pacciani è in galera, viene sentito il 18 Marzo 93 ed il Pacciani è in galera, giusto? Si ricorda lei esattamente di quello che disse l’8 novembre 91 a proposito di questa idea del Pacciani che sparava, che cadevano come i sassi, lui dice che cadevano dovevano essere come dei buoi che cascavano insomma ecco lei disse esattamente questo, io non gli chiesi maggiori particolari ne ebbi modo di vedere la pistola, quindi lei non ha mai visto questa pistola.

L.N.: Mai vista.

R.B.: Lei ha sentito questi discorsi dal Pacciani.

L.N.: Fatti da Pacciani.

R.B.: Infatti non gli chiese che tipo di pistola era.

L.N.: No.

R.B.: Oh, per la verità io pensai che mi avesse raccontato una bugia, lei allora penso quando viene a parlare con il pubblico ministero l’8 novembre 91 che il Pacciani avesse detto una bischerata.

L.N.: Poteva essere vera.

R.B.: Per la verità lei dice questo, per la verità io pensai che stavolta questo lo firma va bene che mi avesse raccontato una baggianata.

Presidente: Questo all’epoca dei fatti.

P.M.: Non pensa ad una baggianata tant’è che si presenta.

R.B.: Le domande le faccio, per la verità io pensai che mi avesse raccontato una baggianata, l’ha detto lei questo? Le ho domandato se lei ha detto questo, bene, aggiungo che per quel che ho potuto conoscere io il Pacciani era un uomo molto attaccato alle figliole in quanto chiedeva spesso un golfino o qualcosa per loro, va bene?

L.N.: Esatto.

R.B.: Conferma, del fatto che Pacciani mi aveva parlato di avere una pistola non ne ho parlato mai con nessuno né ho mai sentito altre persone parlare di questa circostanza, l’ha detto lei questo? Guardi glielo faccio vedere.

L.N.: Esatto

Presidente: Avvocato mica lo nega lui.

L.N.: Esatto.

R.B.: Non ho altre domande, grazie.

P.F.: Una domanda sola, quando ha conosciuto il Vanni lei signor Nesi, sono l’avvocato Fioravanti.

L.N.: Allora guardi avvocato io sono nato il 19 luglio del 1942, il Vanni l’ho conosciuto fin dal ragazzo, il Vanni abitava a San Casciano.

P.F.: E quando ha conosciuto il Pacciani?

L.N.: Gliel’ho detto prima circa l’anno preciso non glielo posso dire ma grosso modo 68/69 diciamo.

P.F.: Dove l’ha conosciuto?

L.N.: Gliel’ho detto prima avvocato, l’ho conosciuto tramite Vanni, me l’ha portato lì gliel’ho spiegato io.

P.F.: Ma la conosciuto dove ho detto io a San Casciano?

L.N.: San Casciano.

P.F.: Benissimo mi basta questo 1969, 68/69, mi basta questo.

Presidente: Signor Nesi perché non volle firmare quel verbale? C’era un motivo specifico?

L.N.: Perché non volli firmare quel verbale e mi rifai il discorso che ho fatto al dottor Canessa, non volli firmare quel verbale perché io andai la prima volta alla Procura della Repubblica e poi il dottor Canessa o non se lo ricorda può far finta di non ricordarselo mi garantì come prima ipotesi quello che gli dicevo.

P.M.: C’è un verbale signore Nesi.

L.N.: Sì.

P.M.: Scusi l’ultima domanda è veramente importante, io chiedo di ovviamente per le contestazioni di produrre verbali, lei signor Nesi non so quando con il ricordo non è preciso ma lei dice di avere, nel verbale di quando si presenta, dice di aver conosciuto, a me spontaneamente dice e io glielo contesto perché lei così può darsi che facendoci mente locale le viene in mente dice, all’epoca dunque meglio di così lei dice ho conosciuto Pacciani lei la prima cosa che fa dice quando abitava a Montefiridolfi che dice.

L.N.: Abitava la.

P.M.: Lei al di là della data di quando l’ha conosciuta dice era un’epoca in cui abitava a Montefiridolfi, ora noi sappiamo che abitava a Montefiridolfi in altra epoca rispetto a quello, è nel verbale mi scusi nel verbale dice io all’epoca sarà comunque passato 15 anni cioè 15 anni fa rispetto al 91 se lei dal 91 lei aveva 15 anni e presto pari dice eravamo comunque a metà degli anni 70 forse il 73/75 ora come può dire 68?

L.N.: Eh sì guardi io ho detto 68 cioè i fatti a cui io ho elencato il verbale io risalgano a quegli anni.

P.M.: Cioè 73/75.

L.N.: Ma io Pacciani l’avevo conosciuto prima.

P.M.: Ci vuole spiegare, l’aveva conosciuto prima però a Montefiridolfi l’ha visto nel 73/75, no?

L.N.: Io vedo Pacciani nel 68/69 forse a Montefiridolfi.

P.M.: Non è così, questo è un dato pacifico, no come abitazione ovviamente, noi abbiamo l’anagrafe l’abbiamo già data alla Corte, sì però il teste ci ha detto è oggi che dice 68 io gli contesto e chiedo sempre come data lei ha detto quando abitava a Montefiridolfi poi io le chiesi ma in che epoca è lei fece questa ricostruzione anni 70.

L.N.: In questa ricostruzione io sono andato un po’ con gli anni con le macchine che avevo, mi ricordo che quando conoscevo Pacciani, la prima volta che ho conosciuto Pacciani dunque io avevo un’alfa, avevo una Volkswagen, e la Volkswagen io l’avevo negli anni 68.

P.M.: Quanto l’ha tenuta? L’ha tenuta 1 anno, 5 o 6 anni e già fatto no?

L.N.: L’epoca in cui io gli ho elencato i fatti che lei ha nei suoi verbali la risale ad un’epoca in cui io avevo un’alfa 2000 e mi ricordo bene che l’alfa 2000 la comprai nel dicembre 1973.

P.M.: Non ho altre domande grazie questi sono i verbali.

Presidente: Altro signori? Possiamo licenziare il teste può andare signor Nesi buonasera, produciamo i verbali ,chi c’è ancora pubblico ministero?

P.M.: Dunque presidente abbiamo una situazione di questo genere, i testi citati oggi una è malata e quindi la riciteremo, un altro è un teste che è deceduto dopo aver deposto è il teste Petroni Nello che ha prima presentato una denuncia nei confronti del Pacciani e poi ha deposto davanti al PM, io chiedo quindi che la sua deposizione della denuncia sia data lettura perché si tratta di una deposizione divenuta ovviamente irripetibile e importante per il PM ex 512 codice procedura penale, faccio presente che è una deposizione la cui lettura è un po’ complessa ci vuole un po’ di tempo, fra l’altro dico io che ci sono citati per oggi altri due testi Ricci Walter e Mazzei Laura i quali depongono su cose identiche e sarebbe bene sentirli insieme, l’ora sono le 18:10 mi dica il presidente cosa devo fare io questa è la situazione dei testi citati per oggi.

Presidente: Dunque allora per il teste deceduto.

R.B.: Ecco appunto per questo dato è deceduto io credo che ai sensi dell’articolo 495 numero 4 del codice di procedura penale essendo la testimonianza la richiesta di prove non pertinente all’oggetto delle prove debba essere dichiarata non ammissibile cioè secondo il pubblico ministero questo signor Petroni Nello dovrebbe deporre, ormai non depone più ha già deposto e già deposto anzi, in merito all’atteggiamento del Pacciani verso i vicini, le donne, le coppiette, le armi

P.M.: Deposto su quello su cui ha già deposto e che oggi è divenuto irripetibile.

R.B.: Però secondo me questo la richiesta di prove su questo punto a me pare che non possa essere ammissibile perché non pertinente all’oggetto delle prove di questo.

P.M.: è già stato ammesso se non sbaglio e io ho saputo stamani che è deceduto presidente.

Presidente: Chiede la revoca via.

R.B.: Ecco non mi sono spiegato probabilmente, l’articolo 495 non l’avevo sotto gli occhi ma me lo ricordavo un po’ nel corso dell’istruzione dibattimentale, il numero 4, il giudice decide con ordinanza sulle eccezioni proposte dalle parti in ordine alla ammissibilità delle prove quindi è un’eccezione che fa oggi e quindi credo di essere nei termini perché a mio avviso non è assolutamente pertinente perché è necessario che siano pertinenti le prove richieste dalle parti all’oggetto delle prove che è l’oggetto di questo procedimento io chiedo che vengano dichiarate non ammissibile e faccio eccezione.

Presidente: Quindi revocata l’ordinanza di ammissione nella parte de qua, va bene. Ci sono altri due testi se non ho capito male.

P.M.: Si che andrebbero sentiti entrambi presidente, poi si possono far venire tutti e due domattina ma sono testi che sarebbe opportuno poi.

Presidente: Sull’eccezione pubblico ministero?

P.M.: Mi sembra che non sia assolutamente fondata e quindi insisto.

Presidente: Allora diamo lettura della seguente ordinanza la Corte provvedendo sulla richiesta del pubblico ministero e sulle eccezioni della difesa dell’imputato ritenuto che non sussistono le condizioni per la regola del già ammesso mezzo di prova consistente nella testimonianza di Petroni Nello vertendo essa su circostanze non superflue a norma dell’articolo 495 comma 4 CPP che all’interno del processo Petroni Nello consegue l’acquisibilità dei verbali dichiarazioni a lui rese durante l’indagine ai sensi dell’articolo 512 codice procedura penale, per questi moti ammette la produzione di verbali predetti invitando il pubblico ministero a produrre altresì la documentazione dalla quale risulti l’intervenuto decesso del teste, e quindi lei poi c’è lo produrrà pubblico ministero e daremo lettura allora di queste dichiarazioni, benissimo, a questo punto direi sono le 18:30 fa un caldo torrido e direi che questo è il grosso problema di questi processi, se il comune non vi pone rimedio urgentemente andremo incontro a conseguenze anche gravi credo comunque me ne interesserò io, chi di dovere dovrà provvedere, benissimo direi che si può andare a domani mattina alle 09:00 per la prosecuzione va bene? Buonasera.

P.M.: Mi scusi mi aveva accennato su problemi della giornata di domani no perché io ho numerosi testi.

Presidente: Domani in tribunale una riunione importante tra tribunale e procura per la gestione del servizio lei sa soprattutto.

P.M.: Facevo per il calendario dei testi.

Presidente: Non possiamo purtroppo mancare quindi si fa udienza solo la mattina verso l’1.30. L’udienza è tolta. Bah normalmente sono i primi quattro giorni alla settimana, quantomeno per tutto giugno e così poi vedremo a seconda del punto in cui siamo arrivati col processo intensificheremo eventualmente, direi che in linea di massima si capito in linea di massima i primi quattro giorni a settimana sono tutti occupati da questo processo salvo se altri staremo un po’ a vedere. Arrivederci.

23 Maggio 1994 10° udienza processo Pietro Pacciani

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