Il 27 maggio 1994 si presentano spontaneamente al PM Paolo Canessa, dopo aver consultato il proprio legale e nell’intervallo del dibattito in corso del processo Pacciani, il Sig. Giampaolo Cairoli e la Signora Emanuela Consigli.
Nella testimonianza resa i due raccontano che al tempo, fin dal 1973, abitando nel comune di Vicchio di Mugello, in una zona denominata Uliveta, ricompresa all’interno di una riserva di caccia conoscevano bene il guardiacaccia della riserva, tale Gino Bruni. Il Cairoli riferisce che spesso tornando verso casa passava davanti ad una baracca che il Bruni aveva lì vicino e si fermava a parlare con lui. Circa un anno e mezzo o due anni prima (dunque nel 1993 o nel 1992) si era fermato presso la baracca dove già il Bruni stava parlando con una terza persona della quale egli non riusciva a ricordare l’identità: i due stavano parlando del Pacciani, perché era il momento in cui il nome dell’imputato era su tutti i giornali nell’ambito delle indagini sui delitti del mostro. Il Bruni diceva di conoscere molto bene il Pacciani e di avere appreso da lui i particolari del delitto commesso nel 1951; aveva aggiunto di essere a conoscenza che il Pacciani era in possesso di una pistola Beretta cal. 22 L.R., perché aveva visto detta arma, che era uguale a quella che lui aveva in dotazione. Narrava anche che la polizia a lui aveva ritirato l’arma per fare un esame balistico comparativo e commentava che alla pistola che aveva visto in possesso del Pacciani tale esame sicuramente non glielo avevano potuto fare. Il senso del discorso era: “Se Pacciani fosse veramente il mostro, figuriamoci se avrebbe consegnato la pistola”.
Dichiarazioni analoghe rendeva la Consigli Emanuela, alla quale il Cairoli, lo stesso giorno, aveva riferito il racconto del Bruni. Costei confermava in particolare che il Bruni aveva detto che la pistola che aveva visto nel possesso del Pacciani era una Beretta cal. 22 L.R. uguale alla sua e che proprio per questo l’aveva riconosciuta. Aggiungeva poi che sia lei che il Cairoli erano convinti che i magistrati fossero a conoscenza di tale circostanza e perciò essi non avevano pensato che essa fosse importante. Guardando invece la televisione era stata proprio lei ad avere l’impressione che i giudici forse non ne sapessero nulla; si era allora consultata col proprio avvocato e poi, d’accordo col Cairoli, si erano presentati al PM.
Entrambi i testi affermavano poi che il Bruni era persona corretta e attendibile, valida sia nel fisico che nella mente, e di non aver assolutamente dubbi che quel che aveva detto fosse la pura verità.
La testimonianza rilasciata fu tale da far ammettere i due testimoni al dibattimento qualche giorno dopo, esattamente alla 16esima udienza del processo Pacciani del 1 giugno 1994.
Vedi Sentenza Pacciani 1 novembre 1994 pag. 85/86