Il 28 Agosto 1994 veniva redatta una nota riassuntiva delle due testimonianze rilasciate da Morella Sali il 5 agosto 1994 e 26 agosto 1994 e di quella rilasciata da Marcella Conti presso la SG. CC. di Pistoia al Maresciallo Renato Paladini. La nota è stata inviata alla Procura Fiorentina in agosto 1994, il giorno è imprecisato.

Questa la nota (disponiamo solo del riassunto degli allegati): 28 agosto 1994 Nota Sali Morella e Marcella Conti

Da tale nota si evince:

– che le notizie alla teste erano state fornite dalla Mariella Ciulli (Moglie di Francesco Calamandrei),  la quale, sebbene angosciata dalla tremenda scoperta, appariva nelle sue piene capacità intellettive (facoltà – scrivevano i carabinieri – che invece sembrerebbe non possedere più oggi essendo affetta da gravi turbe di natura psichica;

– che in relazione al delitto del 1968 la Ciulli aveva riferito a lei e al proprio marito, Caramelli Mario che la notte del delitto ella si trovava insieme al marito e aveva partecipato a una seduta presso una veggente nel corso della quale sicuramente le era stato propinato qualche medicinale o intruglio e che ricordava vagamente di essersi recata col marito (allora fidanzato) sul luogo del delitto e di aver corso durante la notte con un bambino in braccio. Per ricordare maggiori dettagli la Ciulli si era fatta accompagnare dal Caramelli sul luogo del delitto del 1968 (si dava atto che il Caramelli al momento non era stato ancora sentito e non sarà sentito neppure dopo, come pure non sarà identificato e sentito Piero Magi, giornalista de “La Nazione”, di cui la Ciulli aveva parlato spiegando che anche costui quella notte si trovava nella casa della donna che toglieva il malocchio e che aveva capito dovesse avere una relazione con questa);

– che in relazione all’omicidio di una prostituta verificatosi nel 1984 in qualche modo era collegato il marito della Ciulli, il quale una sera sarebbe stato chiamato da una persona con la quale aveva fissato di lì a poco un appuntamento in via del Moro a Firenze. Dopo qualche giorno la Ciulli aveva appreso che proprio quella sera in un’abitazione di quella via era stata uccisa a coltellate una prostituta (il 13.10.1984 in effetti veniva uccisa nella sua casa Meoni Luisa, residente in Firenze, via della Chiesa,42 – scrivevano i carabinieri -; per il delitto della Meoni a suo tempo era stato sospettato Salvatore Vinci, ma il delitto di via del Moro in realtà è quello ai danni di Giuliana Monciatti, anche lei prostituta, uccisa nel suo appartamento il 12.2.1982 con violente coltellate e, quindi, è da ritenersi che si tratti dell’omicidio di cui aveva parlato la Ciulli. L’omicidio è rimasto a opera d’ignoti e in un servizio del giornalista Mario Spezi pubblicato su “La Nazione” il giorno 11.12.1988 dal titolo “Mostro identico coltello usato su due prostitute” veniva collegato alla vicenda del Mostro di Firenze. Lo Spezi a proposito dell’omicidio della Monciatti riferiva che in questa occasione l’assassino aveva preso la borsetta della vittima, ammazzata quattro mesi dopo un delitto del Mostro, ma non per rapina perché la borsetta non conteneva alcunché di valore o gioielli o denaro che furono trovati nell’appartamento. La borsetta scomparsa – spiegava il giornalista – rimanda direttamente e in maniera inquietante ai delitti del Mostro. In quasi tutti, infatti, anche se inspiegabilmente, è stato
riscontrato che l’assassino aveva preso le borsette delle sue vittime in qualche caso ritrovate aperte a qualche centinaio di metri di distanza dal luogo dell’omicidio, più spesso mai rinvenute. Come Clelia Cuscito – altra prostituta uccisa a coltellate nella sua abitazione in via Orsini il 14 dicembre 1985, tre mesi dopo altro delitto del Mostro – rileva il giornalista – anche Giuliana Monciatti era stata assassinata per sadismo come rilevò l’esame ancora una volta fatto dal Prof. Mauro Maurri sulle 17 ferite riscontrate sul suo cadavere. Ancora oltre il giornalista scriveva: Ancora una considerazione accosta gli omicidi delle due prostitute a quelli del Mostro: furono tutti premeditati. Ci infatti e perché se ne andrebbe a trovare una donna con un lungo coltello in tasca se non avesse già deciso di ucciderla? E quale altro movente può avere spinto l’assassino visto che non fu quello della rapina o quello occasionale scatenato da un litigio?… Dalla nota della squadra mobile del 13.2.1982 relativa alla prima segnalazione dell’omicidio si rileva, tra l’altro, che sul luogo del delitto ed indossa al cadavere nulla sembrerebbe mancante all’infuori di una borsa o di un grosso borsellino che la Monciatti sembrava essere solita portare con se, normalmente contenente le chiavi degli appartamenti, dell’auto e i soldi che guadagnava, peraltro modeste somme. Nel cestino dei rifiuti del locale in uso alla nominata in oggetto sono stati rinvenuti nr. 3 profilattici apparentemente usati nella serata che, come richiesto dal dr. Nannucci sono stati consegnati all’istituto di medicina legale);

– che il marito della Ciulli possedeva due pistole di cui una regolarmente denunziata a nome suo o del padre e altra, una Beretta calibro 22 a canna lunga (quest’ultima dal farmacista sarebbe stata mostrata a un dipendente della sua farmacia che subito dopo sarebbe stato licenziato e che sarebbe stato identificato in Cocchini Gianfranco di San Casciano – Decimo, al momento non ascoltato). Pistole che il marito, dopo il delitto del 1985, avrebbe gettato in mare per disfarsi (da accertamenti il Calamandrei non risultava possessore di armi, mentre il di lui genitore, Calamandrei Gioacchino, nato a San Casciano V. di P. il 24.2.1909, deceduto nel 1971 era effettivamente in possesso di una pistola automatica marca Beretta cal. 9 matricola 649933 che, dopo la morte, non risultava consegnata ai competenti CC ovvero presa in carico da altre persone per cui risultava arma da ricercarsi);

– che il marito della Ciulli la notte del delitto del 1985 era tornato a casa graffiato in volto e che nei giorni successivi aveva avuto modo di rinvenire nell’abitazione: una maschera da carnevale in lattice o gomma dei figli lacerata in più punti, una borsa di plastica macchiata di sangue con guanti da chirurgo, nel freezer all’interno di un fagotto, che il marito le aveva detto conteneva cibo per cani, una mammella femminile e l’organo genitale femminile. Dopo tale rinvenimento, la Ciulli collegando altri fatti (il coniuge non riusciva a avere rapporti sessuali normali a seguito di un trauma subito da bambino, l’acquisto di bisturi, il frequente acquisto di stivali da barca, il continuo cambiare autovetture, il fatto che la sera dell’uccisione dei due ragazzi tedeschi il marito le aveva detto che usciva per un riunione di farmacisti) si era convinta che il marito fosse il “Mostro” tanto che poco dopo l’omicidio gli aveva esternato i suoi sospetti venendo aggredita e chiusa in un ripostiglio. Dopo di ciò la Ciulli, consigliata da una non meglio indicata persona, aveva gettato via tutto ciò che aveva trovato e che poteva accusare il marito;

– che le persone che avrebbero potuto fornire riscontro alle dichiarazioni della Ciulli erano: Caramelli Mario, Don Gino parroco di San Casciano, Conti Marcella, amica della Sali (che sentita confermava i racconti della Ciulli spiegando che era presente anche tale Visconti Lina di anni 64 abitante a Pinerolo (TO) località “Porte”), Conti Giorgio, Cigna Maria Luisa, Melani Anna, Melani Rina, Arena Maria Grazia. Nel verbale la Sali Morella dichiarava anche di aver saputo dalla Ciulli che il marito aveva sempre frequentato un brutto giro, composto da persone poco raccomandabili, tra cui un ricettatore d’oro di Pistoia, alcune delle quali non di origine toscana dalla Ciulli definite “meridionali, brutti, con certi ceffi”. Precisava altresì di aver saputo che il marito della Ciulli non era in grado di avere rapporti sessuali normali per cui nei rari rapporti avuti per la procreazione riusciva a possederla solo da dietro. Una volta la Ciulli l’aveva sorpreso nudo davanti allo specchio con la bava alla bocca ed invasato che stava dicendo che “odiava le donne e sfidava la legge”. A proposito dell’acquisto dei bisturi precisava che la Ciulli le aveva raccontato che in una occasione questa aveva accompagnato il marito a Borgo San Lorenzo. Precisava anche che la Ciulli le aveva lasciato un appunto in cui era segnato il nome e l’indirizzo di una donna che a suo dire era molto intima del marito e con cui aveva avuto una feroce litigata (nell’appunto c’è scritto Via S. Nicolò 105 1 piano Volvo Rossa 480 Rosellina Riccone).

Dal Gides 2 Marzo 2005 Nota riassuntiva Nr.133/05/GIDES Pag.84/88

28 Agosto 1994 Nota su Morella Sali e Marcella Conti
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