Il 4 Dicembre 1995 Michele Giuttari redige una nota sulle indagini, la nota 500/95, che invia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Firenze all’attenzione del Dott. Paolo Canessa. La nota ha lo scopo di richiedere allo stesso Sostituto Canessa le deleghe per le intercettazioni di Mario Vanni e Filippa Nicoletti.

Questa la nota: 1995 12 04 – Nota Michele Giuttari

N.500/95-S.M.
OGGETTO:
QUESTURA DI FIRENZE Squadra Mobile
Firenze, 04.12.1995
Proc. pen. Nr. 2374/94 mod.44. – Richiesta per l’autorizzazione all’intercettazione telefonica delle utenze sotto indicate:
055/822097, intestata a VANNI Mario – via Sarchiani 128, San Cascíano, in uso allo stesso.
0575/657461, intestata a NICOLETTI Filippa, nata a Marianopoli (CL) il 02.07.1952, residente a Castiglion Fiorentino (AR), via Aretina 120, in uso alla stessa ed installata al predetto indirizzo.

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA Presso il Tribunale Ordinario di FIRENZE c.a. Dott. Paolo Canessa

Come è noto, le articolate investigazioni, svolte in relazione al singoli episodi delittuosi e che hanno portato alla incriminazione e successiva condanna del noto Pietro Pacciani, hanno altresì fatto supporre, almeno per alcuni delitti, l’esistenza di uno o più correi che ragionevolmente devono essere individuati nell’entourage amicale dell’imputato.
Infatti, da puntuali testinionianze, alcune delle quali rese nel corso delle prime immediate ìndagini, sono emerse significative circostanze ed episodi che dimostrano inequivocabilmente che, in condizioni di luogo e tempo perfettamente compatibili con la realizzazione degli eventi criminosi, sono stati notati più soggetti, la cui presenza farebbe ipotizzare una loro compartecipazione.

A tal proposito, giova ricordare:

1. che per il duplice omicidio RONTINI-STEFANACCI (avvenuto il 29.07.1984) il teste Andrea Caini, assunto a verbale il 21.07.1994, ha riferito che, rientrando a casa dall’abitazione di una cognata, ove, insieme alla moglie e ad altri parenti, aveva festeggiato l’anniversario dei propri suoceri, seguendo il tragitto Bricciana/San Martìno a Scopeto/Sagginale/Polcanto, dopo circa un chilometro dalla abitazione della cognata, si è fermato presso una fontana per prendere l’acqua, allorché (erano le 24 circa), nel scendere dal mezzo ha visto transitare a forte velocità in relazione al tratto stradale sterrato, stretto ed in curva, due vetture, una di seguito all’altra, a bordo delle quali c’era il solo conducente.
Il predetto, al riguardo, ha precisato:
… Le due auto che marciavano ad una velocità approssimativa dì 60 all’ora dimostravano due cose: la prima che non dovevano trattarsi di persone residenti in quei posti perché una macchina levava un polverone, rispetto a quella seguente e la seconda cosa che comunque davano l’impressione di essere insieme e di conoscere bene la strada. La prima auto aveva i fari anteriori rettangolari, poteva essere una due volumi, oppure anche una tre volumi, comunque col cofano della bauliera corto, tipo la Ford Escort prima serie di colore scuro. La seconda auto poteva essere rossa più chiara della precedente. Entrambe erano vetture di media cilindrata; la seconda auto mi colpì perché commentammo così la scena: “ma guarda questo qui che sta attaccato alla macchina che precede con le sole luci di posizione accese!”. Ambedue i conducenti avevano una sagoma robusta e non erano giovani…
La teste Mariagrazia Frigo ha riferito di aver notato un’autovettura di colore rosso che procedeva a fari spenti nella zona del delitto, cosi come risulta dal verbale del 4 dicembre 1992, nel quale tra l’altro, ha dichiarato: … percorrevamo (intorno alle ore 23.55) quella strada (la donna insieme al marito ed alla figlia all’epoca di 10 anni tornava dalla casa di amici sita a circa 2 chilometri dal luogo in cui ha incontrato l’auto di cui dirà) con provenienza dalla fattoria La Rena ed eravamo diretti verso la via denominata Sagginale. Tale strada ha sbocco nelle vicinanze del luogo del duplice omicidio. A circa un chilometro dal termine della strada sterrata incrociammo una macchina con alla guida una persona che non accennava a rallentare e procedeva con accesi i soli fanalini di posizione. Tale condotta mi ha preoccupato, anche se mio marito mi tranquillizzò dicendo: “vedrai che si fermerà”. … La persona che ho visto aveva un’età intorno ai 50 anni con capelli brizzolati, tagliati a spazzola e indossava una camicia a quadri con maniche rimboccate aperta sul collo. Il suo sguardo era deciso e determinato. Somiglia in modo impressionante alla foto del PACCIANI Pietro pubblicata su alcuni quotidiani. … In merito all’autovettura posso affermare che questa era di media cilindrata, certamente non di marca italiana. Circa il colore non voglio esprimermi con assoluta certezza anche se ritengo che propendesse sullo scuro. Non era dotata di poggiatesta. Un altro particolare che desidero verbalizzare è quello di aver udito tra le 22.30 e le 23.00 di quella sera un colpo che ho attribuito ad un’arma da fuoco mentre mi trovavo nel giardino della famiglia BIANCHI da dove proveniva e che si trova subito dopo la fattoria La Rena…

Alla luce dei su esposti elementi, si può agevolmente affermare

a)- che nella zona del delitto vi era la presenza di un’autovettura di colore rosso, auto che, secondo le dichiarazioni del CAINI e della moglie, presentava solamente le luci di posizioni accese (e, quindi, procedeva quasi al buio) e seguiva in posizione molto ravvicinata altra autovettura e che secondo le dichiarazioni della FRIGO, procedeva a fari spenti. Con tutta probabilità, la coppia di coniugi e l’altra teste hanno notato quanto riferito in luoghi diversi della medesima zona ed a breve distanza di tempo gli uni dall’altra: ciò spiegherebbe il fatto che i primi hanno visto anche una seconda autovettura, mentre la FRIGO solamente il mezzo descritto.

b)- che gli autisti erano dalla sagoma robusta e non più giovani, come segnalato dalla coppia di coniugi ed una persona non giovane, di circa 50 anni, robusta e somigliante in modo impressionante al PACCIANI, secondo le affermazioni della FRIGO.

c)- che esiste una perfetta coincidenza degli orari in cui i testi hanno notato le circostanze riferite e che sono intorno alle 23.55 per la FRIGO e intorno alle 24 per i coniugi. Al riguardo, si rileva che tale orario è perfettamente compatibile con quello in cui l’autore e, verosimilmente, il suo complice si sono allontanati dal luogo del crimine, atteso anche che la FRIGO ebbe a dichiarare che, quella sera, mentre si trovava nel giardino della famiglia BIANCHI, aveva udito intorno alle 22.30/23.00 un colpo di arma da fuoco. Tale orario appare fortemente attendibile poiché sicuramente dall’inizìo dell’azione esecutiva (ore 22.30/23.00 ) sino all’esaurímento dell’attività criminosa con i noti rituali del “Mostro”, necessariamente è dovuto trascorrere un certo lasso di teinpo.

2. che, in relazione sempre alla segnalata presenza di un secondo individuo, sempre di mezza età e di corporatura robusta, Giancarlo Lotti e MUSSO Salvatore hanno anch’essi riferito importanti elementi. Infatti:
LOTTI Gíancarlo, frequentatore, unitamente al VANNI ed al PACCIANI del locale La Cantinetta, e saltuariamente anche coi compagni di merenda dei suddetti, nel verbale di dichiarazioni rese in data 19.07.1990, tra l’altro, ha riferito: Conosco di vista una persona che frequentava il Pacciani. Questa persona era un uomo alto 1,80 circa, grosso di corporatura, vestiva in modo elegante, veniva a San Casciano con un Volkswagen Maggiolino di colore rosso, non conosco il suo nome e non so dove abita. Questa persona si appartava a parlare con il Pacciani, non so di cosa parlassero, certe volte andavano via in macchina. Vanni Mario conosceva questa persona e qualche volta andavano via tutti e tre in macchina. MUSSO Salvatore, in data 01.08.1990, lnformalmente, tra l’altro, ha riferito agli ufficiali di P.G. che alla Cantinetta andavano a trovare il PACCIANI anche altre due persone, di cui una alta e ben vestita con capelli biondi brizzolati, all’epoca di mezza età, e l’altra più bassa che fumava il sigaro. Queste due persone dovevano essere parenti e forse provenivano da Firenze, ma comunque non erano di San Casciano.

3. che per il duplice omicidio MAURIOT – Kraveichvili (avvenuto in località SCOPETI – via degli Scopeti tra le 23 e le 24 del 08.09.1985), la teste Sharon Stepman ha riferito che la notte dell’omicidio, verso le ore 23 tornando a casa dopo aver lasciato un amico, percorrendo la via Scopeti verso Firenze, giunta poco prima del ristorante “La Capannina”, ha notato una autovettura di media cilindrata, di colore bianco, il cui autista, nell’uscire dalla stradina che conduce al luogo del delitto, al sopraggiungere dell’auto della teste, ha spento le luci facendo marcia indietro con il presumibile scopo di non farsi notare. Detta circostanza è stata riferita dalla teste ai carabinieri del Nucleo operativo di Firenze il 10 settembre 1985 e, quindi, dopo due giorni dal fatto. Il giorno 2 ottobre 1995, è stata sentita dalla P.G. e, oltre a confermare la circostanza di cui sopra, ha aggiunto di essere sicura che l’auto era di colore bianco e che si trattava di una carrozzeria squadrata nella parte frontale (Sono più portata a pensare che si trattasse di una Fiat, ha dichiarato). Lo stesso giorno 2 ottobre, sentita dal P.M. ha ulteriormente precisato: Circa l’auto, nel confermare ciò che ho detto, i miei ricordi precisi sono i seguenti: era un’auto bianca di cui io vidi, davanti a me, la parte laterale anteriore fino allo sportello del guidatore, tant’è che vidi la persona di cui ricordo solo che era un uomo di mezza età: per l’esattezza, anche se lo illuminai con i miei fari, più che vederlo esattamente lo intravidi; ebbi l’impressione che accanto a lui ci fosse un’altra persona ma di questa non posso dire assolutamente niente. Ha, altresì, precisato che l’orario era sicuramente dopo le ore 23 e forse vicino alle 24. Già nel primo verbale ai CC del 10.09.1985, aveva indicato l’orario come verso le 23.
Altro teste Giuseppe Pordoli, assunto a verbale dai carabinieri di San Casciano in data 10.09.1985, tra l’altro, ha dichiarato: … per circa un settimana, ovvero dal 2 corrente fino a Giovedì 5, ho notato sul luogo ove sono stati uccisa i due giovani una tenda, le cuí dimensioní mi sfuggono, e due autovetture di colore bianche, una più chiara e l’altra più scura… per circa 15 giorni, prima del duplice omicidio, ho notato poco lontano dal luogo in questione una motocicletta [il cui] colore non era unito. Ricordo che era a strisce multicolore come giallo verde o bianco. Non ho notata la targa, ma solo la sigla “FI”. Accanto ho notato sempre una persona che si aggirava nei paraggí. Poteva avere l’età di 40 anni circa, corporatura robusta alta 1,75 circa, capelli castano chiaro e radi di taglio normale. Tutte le sera faccio ritorno da Fírenze, con la mia autovettura percorrendo la via Degli Scopeti. Questo avviene sempre verso le 17 circa. In tali occasioni come precisato da circa 15-20 gíorni a questa parte ho notato la persona e la motocícletta suddetta. Penso che la motocicletta possa essere di media cilindrata.
Sabrina Carmignani, anch’essa sentita a verbale dai carabinieri in data 9 settembre 1985, tra l’altro, ha dichiarato: …verso le ore 17,30 circa di ieri 8 corrente, unitamente al mio fidanzato GALLI Mauro … ci siamo recati agli Scopeti, nel punto in cui sono stati rinvenuti i cadaveri di dite persone in data odierna. Preciso che ci siamo fermati vicinissimo alla tenda, molto piccola, di colore grigio chiaro. Poiché pensavamo di disturbare la gente che eventualmente vi fosse dentro a dormire, sempre a bordo della nostra autovettura, siamo venuti nuovamente a ritroso fermandoci a pochi metri di distanza ove abbiamo consumato un panino… ricordo che davanti alla tenda che si affaccia verso la strada ho notato un po’ di sporco… ricordo bene che vicino alla tenda vi era una macchina di colore chiaro, mi sembra, anzi ne sono sicura che era una Golf, i cui fari erano orientali verso la tenda a distanza di circa 1 metro e mezzo. Siamo andati via dal posto dopo circa una mezz’ora dall’arrivo. Mentre che stavamo andando via è arrivata un’altra autovettura con una persona a bordo. Era una macchina tipo la Regata, ma si trattava di un’auto che non so descrivere, anche perché non ho dato importanza alla cosa… Molto spesso si notano (nella zona del delitto) uomini da soli a piedi, i quali, quando vedono i fari delle macchine, si girano di spalle per non farsi riconoscere. Ora che ricordo ho notato molte volte uno di San Casciano, un tipo strano che fuma la pipa, taciturno, il quale frequenta molto la casa del Popolo … lo chiamano “Seghe-Seghe”…
Marcella De Faveri ha riferito che intorno alle ore 14.30/15.00 del 08.09.1985, insieme al marito, si è recata alla casa colonica dell’amico Giancarlo Rufo e, nell’effettuare la manovra per svoltare ed immettersi dentro il cancello di detta colonica (posta di fronte alla stradina che conduce al luogo del delitto), ha notato, ferma sul lato destro della careggiata ed in posizione che ne ostacolava la manovra di svolta, una autovettura dalla forma tronca dietro, di colore rosso, sicuramente non più nuovo né brillante, ma sbiadito. Andata via intorno alle ore 19.00/19.30, ha notato ancora ferma in quel posto la stessa macchina. All’atto dell’arrivo (e, quindi, nel pomeriggio), ha notato che nei pressi dell’auto in questione vi erano due uomini che descrive nel seguente modo: A) uno era un uomo di mezza età, di corporaiura tipo squadrata, di media altezza, senza collo, con testa dal taglio rettangolare, che mi dava l’apparenza di essere un contadino. Costui stava appoggiato al cofano motore della macchina (cioè alla parte anteriore indirizzata verso San Casciano) guardando in avanti, lungo la strada. Mi dava l’impressione di avere i capelli tagliati corti. B) il secondo personaggio era appoggiato sul lato destro dell’auto e guardava il bosco. Questi dava l’impressione di essere un po’ più alto del precedente e come figura sembrava meno grezzo dell’altro…
Vittorio Chiarappa, marito della DE FAVERI ha fornito anch’egli una versione analoga a quella del coniuge, specificando: … notai che lì vi era parcheggiata, parallelamente alla strada, con il davanti in direzione di San Casciano, una vettura di colore rosso sbiadito, di forma squadrata, con il dietro tronco. Notai anche che c’era un uomo che, mostrando le spalle, guardava in direzione del viottolo che conduceva al luogo del delitto. Quest’uomo non si muoveva e stava appoggiato al tetto dell’auto, dalla parte dell’asfalto in modo tale che io potevo vederlo completamente di spalle… Osservai l’uomo anche quando scesi con la mia macchina a Firenze da solo per fare il necrologio (intorno alle 15.30) e mi colpì molto il fatto di ritrovarlo, nella medesima posizione, dopo circa un’ora e mezza (intorno alle ore 17) quando rientrai alla colonica del RUFO… Egli era di corporatura grossa di mezza età…
Lorenzo Nesi, la notte dell’omicidio, vede PACCIANI assieme ad altra persona, non riconosciuta, a bordo di un’autovettura Ford Fiesta proprio nella zona del delitto. Riferisce che stava rientrando da una gita in montagna con alcuni amici dei quali in sede di dibattimento fa i nomi, allorché, nel recarsi a San Casciano per accompagnare una coppia di amici, aveva notato per l’appunto l’auto con i due uomini.

Da recenti acquisizioni testimoniali, si sono raccolti ulteriori significativi elementi e, in particolare:
– il teste BENVENUTI Sergio, recentemente assunto a verbale su alcune circostanze riferite da Renzo Rontini, genitore di Pia Rontini, ha riferito che il PACCIANI, circa un mese prima del suo arresto per violenza canale nei confronti delle figlie, ha visto a Casole, presso l’abitazione della sorella dell’imputato, lo stesso PACCIANI, insieme alle figlie e ad altra persona robusta e più alta del suddetto PACCIANI.
– il teste NICOLETTI Filippa ha riferito che LOTTI Giancarlo era persona molto vicina sia al PACCIANI che al VANNI Mario, che tuttora frequenta. La donna ha altresì soggiunto che il LOTTI, appreso che ella avrebbe dovuto essere sentita dai magistrati, le aveva detto che intendeva conoscere ciò che l’A.G. le avrebbe chiesto, palesando, in tal modo, un interesse alle indagini difficilmente giustificabile in un atteggiamento di normale curiosità.

A quanto sopra esposto, va soggiunto che anche dalla lettura della sentenza di primo grado della Corte di Assise di Firenze emerge l’ipotesi della presenza di eventuali complici per taluni del Infatti, a pag. 443 di detta sentenza, si legge: Se, infatti, come si è visto, l’analisi della dinamica materiale dei delitti non è affatto incompatibile con la presenza e l’agire della sola persona dell’assassino, bisogna pur dire che, inversamente, neppure sono emersi elementi che possano far escludere in via di principio la presenza, sul luogo dei delitto o in luoghi viciniori, di possibili complici del Pacciani, con funzioni di appoggio e di ausilio…
Sempre dalla motivazione della cennata sentenza, emerge con assoluta chiarezza come il VANNI sia terrorizzato dal suo “ex compagno di merende” e, a tal riguardo, giova richiamare la pag. 337 laddove si fa riferimento a quanto riferito dal teste NESI e cioè il fatto che una sera, mentre il PACCIANI si trovava ancora detenuto per il reato di violenza carnale ai danni delle figlie, il nominato NESI ricevette la visita del VANNI, che, con fare molto concitato, lo aveva pregato di accompagnarlo subito dalla moglie del PACCIANI, alla quale avrebbe dovuto consegnare una lettera inviata dal marito.
Sempre a tal proposito, il NESI ha soggiunto che il VANNI aveva insistito molto in tale richiesta, facendo presente che nella missiva di cui trattasì, recapitata allo stesso VANNI, il detenuto [incomprensibile] dovuto parlare con urgenza con la moglie Angiolina.
Altri particolari afferenti allo stato di soggezione in cui il VANNI si trovava nei confronti del PACCIANI, si desumono chiaramente dalle recenti dichiarazioni rese a codesta A.G. dal teste Walter Ricci, che ha riferito di aver appreso dal VANNI che il PACCIANI aveva inviato al VANNI più lettere dal contenuto minaccioso e l’avvertìmento che costui, ove interrogato, non avrebbe dovuto far cenno alcuno ai suoi rapporti con il PACCIANI.
Un’ulteriore significativa circostanza, relativa ai rapporti tra il VANNI ed il PACCIANI, è rappresentata dalle dichiarazioni rese il 14.11.1995 a codesta A.G. da RONTINI Renzo e dalla moglie di questi, nonché da quelle rese a personale dipendente in data 18.11.1995 da SANTONI Paolo. Infatti, il RONTINI ha dichiarato di aver notato il VANNI più volte a Vicchio, in un periodo di tempo antecedente al 29 luglio 1984, intento a passeggiare nei pressi del bar “Nuova Spiaggia”, presso cui lavorava la propria figlia Pia.
Anche il SANTONI, che è da tempo un assiduo avventore del citato locale, ha riferito di aver notato, più volte nel corso degli anni ‘80, il VANNI sia all’interno che fuori dal predetto esercizi commerciale.

Oltre al nominato VANNI, che, per i motivi sopra esposti, appare soggetto particolarmente interessante per il prosieguo delle indagini, volte ad identificare eventuali complisi del PACCIANI, altro personaggio, di non minore interesse investigativo, appare senz’altro il LOTTI Giancarlo, anche alla luce delle recenti dichiarazioni rese dalla prostituta NICOLETTI Filippa. Costei, infatti, assunta a verbale da codesta A.G. il giorno 27.11.1995, ha dichiarato di avere ancora oggi una saltuaria relazione intima con il predetto LOTTI e che quest’ultimo, appreso che ella era stata invitata in Procura, le aveva detto che intendeva essere messo a conoscenza del contenuto dell’interrogatorio. Ha, altresì, riferito che analoga richiesta le era stata avanzata sempre dal medesimo LOTTI tutte le altre volte in cui, in passato, ella era stata avvicinata dagli investigatori nel corso delle indagini.

Ciò premesso ed in considerazione che le risultanze investigative, perseguite nell’ambito del procedimento penale nel quale è stato indagato il PACCIANI, hanno messo in chiara evidenza che il VANNI Mario ed il LOTTI Giancarlo erano soggetti strettamente collegati all’imputato, del quale erano assidui frequentatori, nonché compagni delle famigerate “merende”
– tali risultanze sono state confermate anche recentemente con le dichiarazioni, in particolare, dei testi sopra indicati,
– il LOTTI continua a mantenere un atteggiamento quanto mai strano, dimostrando ancora di voler conoscere tramite terzi (nella specie la NICOLETTI ) il contenuto di dichiarazioni rese all’A.G.,
– tra le amicizie del PACCIANI, sicuramente il VANNI assume un posto di primaria importanza nell’ottica investigativa prospettata nella presente nota, atteso anche il ruolo dal VANNI svolto durante la detenzione del PACCIANI, avendo goduto della massima fiducia da parte di quest’ultimo, che gli ha affidato sicuramente dei segreti importanti da recapitare, tramite una missiva, alla moglie.

Al fine di acquisire elementi utili per il proseguo delle investigazioni, volte alla identificazìone dei complici, elementi allo stato non altrimenti conseguibili, si prega codesta A.G. di valutare l’opportunità di chiedere al competente GIP l’autorizzazione all’intercettazione telefonica delle utenze, in oggetto meglio specificate.
In caso di positivo accoglimento, per ragioni di maggiore funzionalità operativa e per un più proficuo raccordo con le altre attività in corso, si prega di valutare l’opportunità che il chiesto servizio venga disimpegnato, a cura di ufficiali di P.G. di questo Ufficio, nella apposita sala intercettazioni della Questura.
IL DIRIGENTE

4 Dicembre 1995 Nota 500/95 di Michele Giuttari sulle indagini con richiesta di intercettazioni

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