Il Procuratore Vigna “Uno schiaffo a me? Ma no, ai Giudici”

FIRENZE – “Ho sentito solo una parte della requisitoria per radio e devo dire che non mi ha convinto. Secondo voi è uno schiaffo per me? Mah, mi pare che sia stata criticata una sentenza dei giudici…”. Pier Luigi Vigna, procuratore capo di Firenze, il primo magistrato che ha creduto nella pista Pacciani, resta lontano dall’ aula bunker, dallo scenario del processo d’ appello. Resta nel suo ufficio della procura, circondato dalla sua scorta e dalle sue indagini, ma la sorprendente requisitoria del pg Tony lo chiama in causa. Come tutti i protagonisti, magistrati e giudici, poliziotti e carabinieri, dell’ inchiesta infinita sul ‘ mostro’ . Commenta Vigna: “Ripeto, non mi ha convinto. Né poco, né punto, né per la forma, né per i contenuti. Aspettiamo però. Vedremo domani (stamani, ndr) come concluderà la requisitoria il pg. La parola comunque spetterà ai giudici”. Nello stesso palazzo della procura, c’ è l’ ufficio di Paolo Canessa, pubblico ministero nel processo di primo grado contro Pacciani. Canessa preferisce non parlare, dice di essere tranquillo, sereno ma in realtà appare scosso. Così come Ruggero Perugini, l’ ex capo della squadra antimostro, il poliziotto del teorema Pacciani, che dal suo ufficio dell’ Fbi di Washington, dice: “No, non voglio e non posso commentare, ognuno può dire quello che vuole”. Il ciclone che s’ innalza dall’ aula bunker, travolge e demolisce l’ inchiesta, tocca anche Enrico Ognibene, il presidente della corte d’ Assise che il 1 novembre 1994 condannò all’ ergastolo Pacciani per sette degli otto duplici omicidi del maniaco. “Io ho lavorato serenamente – dice Ognibene – e continuo a farlo. Le motivazioni della sentenza di primo grado sono pubbliche. Chiunque le può leggere, confrontarle con le parole di Tony, eppoi decidere chi ha ragione e chi no. Noi abbiamo fatto tutto il possibile e chi ha seguito il processo lo sa bene. Non dico altro. Perchè i giudici parlano con i provvedimenti”. Dall’ altra parte la difesa sorride. Dopo le tensioni, le polemiche e le scaramucce verbali in aula fra gli stessi avvocati schierati con Pacciani, la prima parte della requisitoria del pg ha aperto uno scenario che profuma d’ ottimismo, d’ assoluzione, di guerra vinta dopo la battaglia perduta. “A me è sembrata una requisitoria intellettualmente molto onesta – dice l’ avvocato Nino Marazzita – una requisitoria che ha rilevato i limiti dell’ inchiesta”. Più duro l’ avvocato Rosario Bevacqua: “Finalmente si torna a sentire parlare di diritto. Questo pubblico ministero ha riportato la civiltà nel processo, il resto era da Medio Evo. Nei processi devono essere banditi gli impulsi emotivi. Sono sicuro: gli abbiamo dato una mano noi della difesa, con i nostri motivi a supporto della richiesta d’ appello”. Sorpresi i legali di parte civile. “Va bene ripulire la sentenza, ma il pg ha demolito proprio tutto” dice l’ avvocato Eriberto Rosso. “Quello che è successo lo ripeto da anni – attacca l’ avvocato Luca Santoni Franchetti – non si può costruire un tetto senza fondamenta”. Mentre il pg Piero Tony parlava, seduto alla sua destra, c’ era Renzo Rontini, padre di Pia, uccisa dodici anni fa insieme al suo fidanzata Claudio Stefanacci dalla calibro 22 del maniaco. Rontini non ha perso una battuta del processo di primo grado, ha assistito ad ogni udienza dell’ appello, e ieri ha ascoltato in silenzio anche le frasi di Tony, ha sentito le verità della sentenza della corte d’ assise crollare sotto i colpi di chi doveva ancora accusare chi era stato condannato per l’ omicidio di sua figlia e di altri tredici ragazzi. “No, non me l’ aspettavo. Ho sentito ogni parola, ogni frase del procuratore generale Piero Tony e per me è stato doloroso, molto doloroso. Tony ha fatto il suo lavoro, va bene, ma la sua è stata una arringa non una requisitoria. Allora se ha ragione lui in questi anni hanno sbagliato tutti? Io non voglio fare polemiche con nessuno, davvero. Ma non me l’ aspettavo, assolutamente. Le mie convinzioni? Non cambio idea su quello che ha stabilito la corte d’ Assise. Se Pacciani dovesse uscire dal carcere sarebbe una sconfitta della giustizia…”. Rontini commenta con amarezza, dignità, promette di tornare in aula anche stamani, e infine aggiunge un’ ultima cosa. “Io ho perso Pia, mia figlia, dodici anni fa. Ora, dopo tanto tempo, sento in un’ aula che non è stato accolto niente del lavoro degli investigatori. Credetemi è doloroso”.

di GIANLUCA MONASTRA

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6 Febbraio 1996 Stampa: La Repubblica – Il Procuratore Vigna “Uno schiaffo a me? Ma no, ai Giudici”
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