“Noi avvocati lasciati da soli ad accusare Pietro Pacciani”
FIRENZE – “Provo un senso di vertigine di fronte al diverso atteggiarsi delle parti in campo. Mi rendo conto che, se non ci fossimo noi parti civili, in questo processo cadrebbe l’ accusa e mancherebbe ogni dialettica processuale”. E’ l’ avvocato Patrizio Pellegrini, che rappresenta i genitori di Pia Rontini, massacrata nel 1984, a dare voce allo smarrimento degli avvocati di parte civile al processo d’ appello per i delitti del ‘ mostro’ , dopo che il Pg Piero Tony ha chiesto, in assenza di una nuova perizia balistica, l’ assoluzione di Pietro Pacciani. Le parti civili sono rimaste sole a difendere la sentenza di condanna contro Pacciani e a chiederne la conferma in appello. Ed è toccato a loro sostenere che gli elementi di accusa contro Pacciani non sono nè fragili nè illusori. Fragile e illusorio è semmai, a loro parere, usare il profilo psicologico dell’ assassino realizzato quando le indagini erano nel buio più profondo – un killer gelido, intelligente, impotente, sideralmente solo, abile nell’ uso del coltello – per sovrapporlo con l’ immagine ruvida e ruspante di Pacciani e concludere che Pacciani non può essere il ‘ mostro’ . Operazione arbitraria, che gli avvocati contestano al Pg Tony. “Le nostre convinzioni riguardo la colpevolezza di Pacciani – ha sostenuto l’ avvocato Pellegrini – sono meditate e non preconcette. Come tutti, all’ avvio del processo di primo grado, ci mettemmo in posizione d’ attesa. Come tutti, siamo passati attraverso le varie fasi del convincimento: ‘ Non è escluso che Pacciani sia colpevole, è possibile che lo sia, è probabile che lo sia, è lui’ . Se voi non siete convinti che i primi giudici abbiano visto bene, riaprite il processo. Non lasciate nulla di intentato. Se pensate che molte cose potrebbero chiarirsi con l’ inchiesta in corso sui presunti complici di Pacciani, sospendete il processo in attesa che essa si definisca. Ricordate che la persona indagata come complice di Pacciani è quel Vanni che in udienza ammise di avere una paura matta dell’ amico. Questa folle paura non vi insospettisce?” “L’ immagine di assassino che i criminologi di Modena costruirono studiando i delitti – ha sostenuto l’ avvocato Guido Puliti – non può essere usata per provare che Pacciani non c’ entra. E’ un’ operazione arbitraria. E’ seguendo questi fantasmi che per anni le indagini hanno seguito sentieri sbagliati, finchè non è stato deciso di adottare una metodologia diversa e di fondare la prova solo su elementi di carattere materiale. E’ da questo metodo che è uscito Pietro Pacciani”. “Se per assurdo avesse ragione il procuratore generale quando sostiene che dopo alcuni anni il ricordo si corrompe irrimediabilmente – ha polemizzato l’ avvocato Manuele Ciappi – dovremmo abbreviare i tempi di prescrizione dell’ omicidio. Sarebbe inutile indagare se dopo 10 anni la credibilità dei testimoni è zero. Non è così e alcuni dei testi che videro Pacciani nella zona di Scopeti prima dell’ ultimo delitto (settembre ‘ 85) sono certamente attendibili”. Per parte sua, l’ avvocato Aldo Colao ha sollecitato una perizia su un trincetto trovato in casa Pacciani: secondo i suoi calcoli, si attaglierebbe perfettamente con le ferite con cui fu finito il giovane francese nell’ 85. Su una linea del tutto diversa si è mosso proprio l’ avvocato di parte civile delle vittime francesi, Luca Santoni Franchetti, convinto “in coscienza” che la chiave del mistero si celi nel primo duplice delitto, quello del ‘ 68, e che la pista sarda sia ancora la più credibile. Oggi le parti civili concludono. Lunedì la parola passa alla difesa, mentre intorno al processo si gonfiano le polemiche. Ieri l’ ex ministro della giustizia Alfredo Biondi, in una interrogazione firmata anche da Tiziana Maiolo e Marco Taradash, accusa di “incredibile ingerenza” il procuratore di Firenze Pier Luigi Vigna che ha criticato pubblicamente le posizioni assunte dal Pg Piero Tony nel processo d’ appello.
di FRANCA SELVATICI