Il 9 febbraio 1996 viene convocato per rilasciare testimonianza Fernando Pucci. Denominato poi testa Alfa.
Questa la testimonianza: 09 Febbraio 1996 – Fernando Pucci testimonianza
Riassunto. “Ho visto tutta la scena, uno era Pacciani e l’altro Vanni. “Quando si arrivò alla piazzola degli Scopeti il Lotti fermò la macchina. Io non avevo notato, nei giorni precedenti, se lì ci fosse stata o meno la tenda che c’era quella sera. Il Lotti, invece, lo sapeva e difatti mi disse: “Andiamo, che si va a vedere un pochino. Ci sono due con una tenda”. Si fermò la macchina quasi all’abbocco con lo stradello che porta alla piazzola sul lato dello stradello in direzione San Casciano. Si scese piano piano, come si faceva sempre in questi casi. Vidi subito una tenda di colore sul grigio e accanto, poco discosto, un po’ prima della tenda, una macchina, di colore sul chiaro. La visibilità non era male perchè c’era la luna crescente, quella buona perchè nascano i funghi. Appena ci si avvicinò vedemmo due persone tra la macchina che ho detto e la tenda. Una era più bassa e tarchiata e l’altra era più alta. Quello tarchiato aveva in mano una pistola. Quello più alto aveva in mano un coltellone da cucina. Quello tarchiato ci vide e ci disse subito dietro : Vi ammazzo, vi ammazzo, andate via! Noi si girò le spalle e si scappò. Quando si fu tornati all’altezza della macchina io ero parecchio impaurito. Uno dei due mi parve il Vanni, anzi, era sicuramente il Vanni. Quello tarchiato con la pistola, lo riconobbi per il Pacciani. Io rimasi sconvolto e tutte le volte che mi è capitato di passare per quella strada mi è tornata la paura. Ora che mi viene chiesto se io abbia visto anche qualche altra cosa per rimanere così spaventato, voglio dire, liberandomi di un peso, che ho assistito a tutta la scena e che ho visto sparare. La cosa è avvenuta cosi. Quando i due ci hanno minacciato io volevo andare via; il Lotti, però, disse: “Andiamo, andiamo a vedere come va a finire!”. Si aspettò qualche minuto e poi, senza farci vedere, piano piano si ritornò sul posto dalla parte della macchina. Per guardare cosa accadeva senza essere notati girammo un po’ tra le frasche per arrivare dal lato della macchina parcheggiata vicino alla tenda. Poco dopo vedemmo questa scena: uno dei due, quello più alto, cioè il Vanni, andò dietro la parte posteriore della tenda e con quel coltellaccio da cucina che aveva in mano tagliò il tessuto. Ricordo ancora il rumore che fece, come di tela strappata. Il gesto che io vidi mi sembrò come fatto dal basso verso l’alto. A questo punto l’uomo uscì fuori dalla tenda, dalla parte anteriore, scappando verso il bosco, cioè dalla parte opposta della strada. L’altro che aveva la pistola, cioè il Pacciani, gli sparò e gli andò dietro mentre quello scappava, continuando a sparare. Nello stesso tempo il Vanni si introdusse nella tenda dal lato posteriore, attraverso l’apertura che aveva praticato. Sentii delle grida di donna provenire da dentro la tenda. A quel punto, spaventatissimi, siamo andati via e non ricordo di aver visto altro.“
La trappola si chiude, le successive confessioni del Pucci sembrano non ritorni di memoria ma preparate ricostruzioni che il testimone riesce comunque a confondere non dando un senso logico a ciò che realmente accadde. Che il Vanni si introduca dallo squarcio che lui ha fatto con il coltello è inverosimile, un taglio di 30 cm non permette ad un uomo di entrare. Il Pacciani che corre dietro al francese sparando non ha senso dato che la dinamica evidenzia che non ci sono bossoli oltre la tenda e che il francese è morto all’arma bianca.