Il 17 Febbraio 1996 rilascia interrogatorio Giancarlo Lotti. sentito da il P.M. Dott. Paolo Canessa, assistito per la redazione del presente verbale dall’Ispettore Superiore della PS Riccardo Lamperi della Squadra Mobile della Questura ai Firenze Sez. SAM. Presenti inoltre il V.Q. Agg. della PS Dr. Michele Giuttari, Dirigente della Squadra Mobile, il Commissario della PS Dr. Fausto Vinci, l’assistente della PS Callisto Di Genova, nonché l’agente Scelto della PS Lidia SCIROCCHI, tutti appartenenti alla Squadra Mobile -SAM-.
Questa la testimonianza: 1996 02 17 – Giancarlo Lotti Testimonianza
“Lei mi chiede di precisare meglio, rispetto a quanto già da me dichiarato, i miei rapporti con la Filippa Nicoletti. La conobbi nel 1981, in piazza a San Casciano. Doveva essere agosto perché io ero in ferie. Me la presentò un mio conoscente, tale Giovanni Vermigli il quale, in quella occasione, mi chiese di accompagnarla a casa dal momento che avevo la macchina. La accompagnai in via di Faltignano dove abitava e seppi che la persona con cui stava era in carcere. La ritrovai successivamente a San Casciano e di lì a poco, dal momento che avevo la macchina, mi chiese di accompagnarla a Firenze, cosa che effettivamente feci, al carcere che si trovava dalle parti di Piazza Beccaria. Io la aspettai fuori. Col tempo cominciammo a frequentarci sempre di più̀ e, abbastanza spesso, accompagnavo la Filippa al carcere, quando andava a trovare il suo uomo che avevo saputo, nel frattempo, si chiamava Salvatore. Capitava così che andavo a trovare la Filippa di giorno, facevamo l’amore e a volte sono rimasto a dormire diverse volte. La mattina, però, dovevo venire via perché dovevo lavorare all’impianto presso la draga del Ponterotto. Dopo tre o quattro mesi il Salvatore uscì dal carcere inaspettatamente e ricordo che quel giorno si presentò a casa di via di Faltignano proprio mentre ero con la Filippa, ma a chiacchierare. Io me ne andai e da quel giorno fu la Filippa a venire a casa mia, presentandosi in Borgo Sarchiani, presso la mia abitazione di cui in precedenza avevo dato le chiavi. Ricordo che una sera, ero stato al cinema da solo, ed al rientro, verso le 23.00, nell’aprire la porta di casa, sentii che qualcuno, dal dentro, la spingeva verso di me.
Una volta entrato mi accorsi che in casa c’era proprio la Filippa e che aveva portato con sè delle valigie dicendomi che era venuta via da casa di Salvatore. Mi disse che era entrata con le chiavi che le avevo dato in precedenza e che l’aveva accompagnata un tale Roberto, di Prato, amico intimo di Salvatore. Non conosco il cognome di questo Roberto. Mi sembra che lavorava con Salvatore e che si occupavano di cabine telefoniche e di attacchi telefonici. Non so indicare il periodo preciso in cui la Filippa venne con le valigie a casa mia. Ricordo, comunque, che fu in epoca successiva al ritorno di Salvatore dal carcere. Stette un paio di giorni da me pregandomi di non farmi vedere in giro per paura che Salvatore ci scoprisse. Dopo qualche giorno, una sera, bussarono alla porta di casa mia, in borgo Sarchiani. La Filippa era in casa con me. Dalla finestra vidi che per strada c’erano Roberto e Salvatore il quale mi disse: “digli a quella cagna di scendere!”. Io avvertii la Filippa che Roberto e Salvatore la stavano cercando e che erano in strada. Lei voleva che fossi io a parlare con i due, ma io le risposi che erano fatti suoi e che era stata lei a venire da me. Lei si decise a scendere ed i due se la portarono via. Dopo qualche giorno, forse due o tre, lei si ripresentò a casa e mi chiese di riportarle le valigie. Io le dissi che doveva arrangiarsi da sola, primo perché si trattava di 7/8 valigie, secondo perché io avevo paura del Salvatore. La Filippa mi aveva raccontato che aveva fatto 21 anni di carcere. Avevo paura che mi ammazzasse per la gelosia. La Filippa mi pregò di portarle comunque le valigie e di lasciarle sulle scale, cosa che io feci. Dopo quel periodo cioè̀ a metà del 1982 io andai ad abitare alla casa della draga del Ponterotto, dove lavoravo e, più̀ di una volta, è capitato che la Filippa si sia presentata a casa mia, alla draga, facendosi accompagnare in taxi. Più̀ di una volta è rimasta a dormire con me lì, ma il proprietario della draga mi diceva che non dovevo portare quella donna in casa perché la vedeva un po’ troppo spesso. Ricordo che in una occasione fu una tale Cristina che lavorava presso una bottega di alimentari vicino a casa che mi venne a chiamare dicendomi che c’era una donna che mi cercava e che aveva bevuto; era cascata e si era fatta male. Andai a prenderla alla bottega e vidi che aveva il viso ed i ginocchi sgraffiati. Mi disse che era scivolata sul ghiaino, sulla strada che portava al ponte verso casa mia. Successivamente si trasferita via di Faltignano ad Arezzo ed io andavo a trovarla a casa sua. Ad Arezzo ci andavo di sabato o di domenica, partendo la mattina, data la lunga distanza e rientrando a San Casciano la sera. E’ capitato, qualche volta, che con la Filippa siamo andati a fare qualche girata dalle parti di Mercatale dove andammo a mangiare alla trattoria LA CALCINAIA.
Lei mi chiede se ricordi di essere stato con la Filippa Nicoletti a fare girate in macchina da qualche altra parte. Ricordo che una volta ho accompagnato la Filippa a Prato. L’accompagnai all’ospedale dove Indovino era ricoverato. Non so dire esattamente il periodo. Ricordo che era stato operato e capii che aveva avuto un’operazione all’altezza del ventre. A volte siamo stati a mangiare insieme con Filippa alla trattoria Nello di San Casciano, nel periodo in cui Salvatore era all’ospedale a Prato. Un’altra volta siamo andati insieme, io e la Filippa, a casa dei parenti di Salvatore. Non ricordo se questi parenti facevano capo ad un fratello o ad un cognato dell’Indovino. Una volta l’ho accompagnata ad Alessandria a trovare le figlie. Ricordo che partimmo di mattina, dormimmo ad Alessandria da un conoscente della Filippa. Ricordo che poi ho saputo dalla Filippa che qualche persona di Alessandria informò Salvatore che io avevo accompagnato la Filippa ad Alessandria. Ricordo che il giorno del rientro da Alessandria la Filippa mi disse di lasciarla alla stazione di Firenze, dove, a suo dire sarebbe venuta a prenderla Salvatore con la macchina. Ricordo in proposito che, dopo averla lasciata alla stazione di Firenze, in macchina mi diressi verso San Casciano e, all’altezza dell’uscita della Superstrada del Galluzzo incontrai in auto l’indovino che veniva verso Firenze. Ci riconoscemmo entrambi, ma ognuno andò per la sua strada. Mi ricordo ancora che una volta sono stato con la Filippa a fare una girata in macchina in quel posto che si chiama Vicchio. Ricordo che una volta mangiammo in una trattoria che si trova a Vicchio, ma non ricordo il nome. Ora che lei mi chiede se si trattasse della “Casa del prosciutto” le dico che quello è effettivamente il nome della trattoria dove andai con la Filippa. Lei mi chiede se in queste occasioni è capitato che abbia fatto l’amore in macchina con la Filippa ed effettivamente, a pensarci bene, qualche volta, dato che non sapevamo dove andare, abbiamo fatto l’amore in macchina. L’altra volta non gliel’ho detto perché ero bloccato su vai punti; ora che pian piano mi stò sbloccando le dico che, effettivamente, con la Filippa ho fatto anche l’amore in macchina. Effettivamente, dato che lei me lo chiede, è capitato anche più̀ di una volta che sono andato con la Filippa in macchina, a Vicchio, dalle parti della Casa del Prosciutto. Deve essere stato d’estate. Abbiamo girato un po’. Abbiamo fatto l’amore in macchina appartandoci e poi siamo andati a mangiare alla Casa del Prosciutto. Non ricordo in questo momento esattamente quale fosse il periodo.
ADR: Mi è capitato anche di recarmi a Vicchio, in macchina, con Fernando Pucci. Abbiamo fatto una girata nello stesso posto dove sono andato con la Filippa Nicoletti, dalle parti della Casa del Prosciutto. Col Pucci sono andato a Vicchio, nell’estate del 1984. Non ricordo con più̀ precisione il periodo. Mi sembra di ricordare che per andare a Vicchio passavo da Pontassieve. Ora che mi viene in mente sono stato in quella zona anche con la Gabriella Ghiribelli. Andavamo con lei alla Rufina perché lì la Gabriella conosceva una persona, un anziano pensionato, di cui non ricordo il cognome, che aveva la moglie cieca e che per quel che ho capito, era un cliente della Gabriella da tanti anni. È capitato poi, un paio di volte, che con la Gabriella, dalle parti della Rufina, abbiamo fatto l’amore in macchina vicino alla strada. Ricordo anche che, ad un certo punto, passarono anche due della Polizia Stradale in motocicletta.“