il 28 Febbraio 1996 viene condotta una perquisizione dell’abitazione di Lorenzo Nesi ma non viene ritrovato nulla di interessante al fine delle indagini. Subito dopo lo stesso Nesi rilascia una testimonianza.
“Lo conosco fin da quando ero ragazzo. Era amico di un mio zio, ora deceduto e che faceva anche lui il postino. Stando con mio zio, conobbi Vanni. Anche se tra di noi c’era una notevole differenza d’età col tempo diventammo amici. La nostra vera frequentazione incominciò nella prima metà degli anni Settanta quando io, lavorando nel settore tessile, giravo con il furgone o con la macchina per visitare i clienti di Firenze e dintorni. Mi capitava così di incontrare Vanni mentre faceva l’autostop per venire a Firenze da parenti oppure da puttane. In quelle occasioni gli davo un passaggio e durante la strada mi parlava delle prostitute che frequentava, tra cui una certa Gina della quale elogiava la bravura nel rapporto orale. Gli dissi che avrei voluto provare anch’io. In una occasione lasciai Vanni dalla Gina Manfredi e andai a sbrigare delle pratiche. Tornai a prenderlo dopo una mezz’oretta e non lo trovai in strada. Salii allora a casa della donna. Non trovai nessuno nella sala d’aspetto e, convinto che Vanni fosse ancora nella camera da letto con Gina, aprii la porta. Vidi che c’era una persona con un mantello nero, di quelli che indossano i magistrati, e vidi pure che c’era una lampada di forma rotondeggiante che emanava una fievole luce rossa. Questa persona mi sembrò un mago. Era solo e alla mia vista ebbe un gesto di stizza. Chiusi subito la porta e andai via. In strada adesso accanto al furgone c’era Vanni che mi stava aspettando. Gli raccontai l’accaduto dicendogli che non sarei più tornato da Gina.” Perché è entrato nella camera da letto e non ha aspettato nella sala d’attesa che venisse qualcuno a cui chiedere di Vanni? “Capisco che può sembrare strano, dottore, ma deve sapere che con Mario, Gina e la donna delle pulizie, Pina, avevamo fatto l’amore in quattro nello stesso letto. Per questo non mi creai problemi. In quelle occasioni vidi che Vanni usava un vibratore, talvolta in possesso della stessa Gina e qualche volta vidi che trombava pure.” Ha riconosciuto l’uomo col mantello nero? “Penso che fosse Salvatore, il mago di San Casciano. L’ho visto per pochi istanti, ma mi è sembrato lui.” Ci parli delle altre prostitute frequentate da Vanni. “Circa le prostitute da cui andavano, una signora in via della Scala, una alle cascine con cui Vanni aveva avuto un rapporto dentro un furgone, ed una di San Casciano che però praticava in alberghi a Firenze. Lui voleva andare da questa prostituta, ma forse non è andato” (Gabriella Ghiribelli) Aggiunge: “Ricordo che quando passavo con Mario da un casolare vicino a San Casciano, vicino al luogo dell’ultimo delitto, me lo indicava dicendomi «Lì si tromba». Mi diceva che lui era solito andare lì a trombare. In questo posto ritengo però che Mario andasse per Antonietta (Sperduto) e non per Filippa (Nicoletti) che invece la caricava Garibaldi (Giancarlo Lotti). Mi parli di Antonietta. “Mario la conobbe quando lei stava al Ponte Nuovo e incominciò a frequentarla. Mi raccontava che all’inizio Antonietta non «gliela dava» e che lui si masturbava mentre la donna cercava di sfuggirgli girando intorno al tavolo da pranzo. Poi però alla fine lei gli «allargò le gambe» e Mario così iniziò la relazione che proseguì anche quando la donna andò a vivere nel casolare vicino a quello di Filippa. Voglio far notare che Mario con Antonietta si comportava sempre bene, nel senso che era solito farle dei regali, e non mi riferisco a anelli o cose del genere, ma a roba da mangiare, tipo bistecche, pollo, braciole… Mario mi disse anche che aveva parlato con Pacciani della sua relazione con Antonietta e che Pietro l’aveva convinto a portarlo con sè dalla donna. Iniziarono così quelle che Mario chiamava le «famose spedizioni», che in linea di massima avvenivano nel pomeriggio di sabato o di domenica. Mario mi diceva che da quel momento non era riuscito più ad avere rapporti sereni con Antonietta perchè Pacciani buttava fuori il marito di lei e voleva toccare anche le figlie creando problemi. In pratica, per come intendo io, quando c’era Pacciani non c’era la «caricata» tranquilla che invece Mario, da solo, riusciva a fare. Mario mi diceva che non poteva fare a meno di portare con sè Pacciani perchè non era capace di dirgli di no. Mi diceva che Pacciani usava violenza fisica nei confronti del marito di Antonietta, che lo minacciava e addirittura che lo cacciava da casa per poter avere un rapporto sessuale con la donna. A un certo punto mi disse che non potevano andare più dalla donna perchè avevano saputo che il marito si era munito di un arnese da difesa, tipo una falce o una roncola o qualcosa di simile. Mario temeva che potesse succedere qualcosa di grave. Questi fatti si verificarono tra il 1979 e il 1980. Mario però continuò a frequentare la donna anche nella nuova casa, ma non so se ancora insieme a Pacciani o da solo.” Sa qualcosa della morte del marito di Antonietta? “Sentii parlare della morte del marito di Antonietta, che venne trovato impiccato e voglio manifestare una mia impressione che ho ricavato anche per aver notato un cambiamento di comportamento di Mario dopo questo evento. In pratica ho notato che Mario diventò particolarmente nervoso ed era in uno stato di evidente soggezione nei confronti di Pacciani. Ipotizzai che l’uomo potesse essere stato ucciso magari col coinvolgimento di Mario che così rimase strettamente legato a Pacciani.” Ricorda qualche episodio particolare di Vanni? Qualche episodio che spieghi meglio la sua personalità? “era un uomo buono e tranquillo che però diventava violento quando beveva o quando una donna non «gliela dava»” Conosce qualche fatto specifico? “una volta assistetti ad un episodio di violenza. Accompagnai Mario a casa di Pacciani a prendere la legna e poi a casa, dove la scaricò mettendola in un ripostiglio vicino alla cucina. Poi cominciò a rimproverare la moglie perchè non voleva «trombare» costringendolo a andare a prostitute, non considerando che lui era un brav’uomo tanto che faceva quei sacrifici per prendere la legna e salirla a casa con grande sforzo e sacrificio. La moglie andò in bestia e cercò di chiamare i carabinieri. Mario prese un pugnalone o una baionetta e la minaccio tirando fuori «l’uccello» e dicendole: «guarda che uccello che ho». Al che la donna fuggì gridando e io mi adoperai per calmare Mario. Mi stupì in questo episodio abbastanza tragico il fatto che Mario avesse «l’uccello eretto». Conosce qualche altro fatto interessante? “L’episodio della lettera che già ho riferito al processo a carico di Pacciani. Pacciani era in carcere. Vanni venne a trovarmi in evidente stato di agitazione, tanto che la prima impressione che ebbi fu che avesse bevuto. Mi chiese di accompagnarlo dalla moglie di Pacciani. Gli risposi: «Ma cosa vai a fare a quest’ora? Puoi allungarti domani mattina quando fai il giro della posta». Mi rispose che era urgente perchè gli era giunta una lettera da Pacciani che conteneva «fatti brutti, fatti di sangue, cose grosse». Mi aggiunse che lui si era «bello rotto i coglioni» perchè Pacciani una volta gli diceva di fare una cosa e un’altra volta un’altra cosa facendomi capire che aveva ricevuto più lettere. Io non conosco il contenuto della lettera perchè non mi fu fatta leggere, ma vidi solo la busta quando eravamo nel furgone e stavamo andando a casa Pacciani. Giunto a Mercatale lo lasciai in Piazza e gli chiesi se dovevo aspettarlo. Mi rispose di no. Conosce Fernando Pucci e Giancarlo Lotti? “Fernando solo di vista. Lo vedevo in paese in compagnia di Lotti e anche di Vanni. Conosco invece molto bene Lotti. E’ una brava persona, buona di carattere e silenziosa. Di lui una volta Vanni mi disse che aveva «trombato» molto Filippa e che aveva avuto con questa un rapporto anale, tanto che fu costretto a ricoverarla in ospedale.”.
“Invitai il Nesi nel mio ufficio per l’interrogatorio.
Erano le ore 11,30. Nesi entrò nella mia stanza camminando nervosamente, manifestò il suo risentimento per la perquisizione subita. Mi fece presente che lui aveva sempre collaborato. Specificava, poi, con modi visibilmente adirati, che, da quel momento, non avrebbe proseguito più nella sua collaborazione. Lo invitai a stare calmo. Gli feci capire che non era lui l’indagato e che la perquisizione era stata eseguita al fine di rilevare qualcosa che riguardasse Vanni, del quale lui, come risultava, era stato ottimo amico per tantissimi anni. Gli feci presente che avrei dovuto interrogarlo, su delega della Procura della Repubblica. Si sedette di fronte a me, dicendomi che, comunque, non avrebbe firmato alcun atto perché aveva collaborato sempre informalmente senza firmare nessuna carta. Gli feci presente che la collaborazione informale non mi interessava e che avrei dovuto compilare comunque un verbale, che lui poi sarebbe stato libero di sottoscrivere o meno, ma che, comunque, sarebbe stato firmato da me, come ufficiale di polizia giudiziaria. L’interrogatorio si protrasse per quasi cinque ore. A volte il testimone si alzava dalla sedia per passeggiare nella mia stanza, ma con atteggiamento molto tranquillo. Mi rendevo conto che, man mano che l’interrogatorio andava avanti, il testimone capiva sempre meglio che quello era un incontro diverso da quelli avuti nel passato. Alla conclusione firmò l’atto insieme a me. Riferì cose nuove sul conto di Vanni. Lo conosceva da 40 anni. Andavano a prostitute insieme. Raccontò di una prostituta di nome Gina, della quale il Vanni elogiava la bravura nel rapporto orale, tanto che lui, una volta, gli aveva chiesto di voler provare. Una volta avevano fatto l’amore in quattro: lui, Vanni, Gina e la donna di servizio di quest’ultima. Raccontò che, in un’altra occasione, aveva lasciato l’amico a casa della Gina e si era recato a sbrigare alcune pratiche. Era ritornato dopo circa mezz’ora a riprenderlo. Non trovandolo in strada era salito nell’appartamento della Gina, aveva aperto la porta della stanza da letto, e si era trovato davanti una scena inquietante. C’era una persona con un mantello nero. L’ambiente era buio, illuminato solo da una lampada rotonda con la luce rossa. Aveva avuto l’impressione che quell’individuo fosse un mago. Aveva raccontato tutto a Mario, dicendogli che lui non sarebbe più tornato dalla Gina. Disse
che Mario era solito usare un vibratore ma qualche volta, trombava pure. Qualche volta era andato con lui alle Cascine, e gli aveva messo a disposizione il proprio furgone, per avere rapporti con le prostitute, mentre lui aspettava fuori. Quindi raccontò di Mario e Antonietta Sperduto. All’inizio lei non gliela dava e Mario si masturbava mentre Antonietta girava intorno alla tavola. Poi, però, sempre secondo il racconto che gli aveva fatto l’amico, la donna gli allargò le gambe. Vanni aveva iniziato con lei una relazione che era continuata anche quando Antonietta era andata ad abitare in via di Faltignano. Si era comportato sempre bene con quella donna, tanto che, quando faceva il giro della posta, le portava bistecche, pollo o braciole. Ma quando aveva iniziato a portare Pacciani, a cui Mario aveva raccontato di quella relazione, non era più riuscito ad avere un rapporto sereno con lei. Erano iniziate le famose spedizioni del pomeriggio del sabato o della domenica. L’arrivo di Pacciani aveva, in pratica, messo in moto una serie inaudita di violenze. Pacciani buttava fuori di casa il marito della donna e voleva toccare anche le figlie. Quando c’era lui saltava la caricata tranquilla che, da solo, Mario riusciva a fare. Nesi disse che Mario eseguiva gli ordini di Pacciani, non era in grado di opporsi e di non portarlo con sé. Raccontò poi un episodio molto significativo per conoscere meglio la personalità del Vanni. Aveva accompagnato Mario a prendere della legna a casa del Pacciani e, poi, insieme, erano tornati a casa. Mario aveva scaricato la legna dal furgone, riponendola nel ripostiglio della cucina. Ad un certo punto aveva incominciato a rimproverare Luisa perché non voleva trombare con lui, che era così costretto ad andare a prostitute a Firenze. Luisa era andata in bestia e aveva cercato di chiamare i carabinieri. Mario aveva preso un coltello. Nel fare ciò, si era abbassato i pantaloni, aveva tirato fuori l’uccello, dicendole: guarda che uccello che ho! Lei scappava per la casa e lui aveva cercato di calmare Vanni. Disse di essersi molto stupito per il fatto che Mario aveva l’uccello eretto in quella situazione abbastanza tragica. In relazione, poi, all’episodio della lettera, inviata da Pacciani a Vanni, riferì che un pomeriggio l’amico, visibilmente turbato, gli aveva chiesto di accompagnarlo con urgenza dalla moglie di Pacciani, Angiolina. Aveva motivato quella sua necessità dicendogli che aveva ricevuto una lettera, contenente fatti brutti, fatti di sangue, cose grosse. Ma non gli disse altro. Quindi lo aveva accompagnato con il furgone a casa di Angiolina, lasciandolo lì.” Vedi Compagni di Sangue pag. 150/151/152/150