Il 5 Marzo 1996 rilascia testimonianza Enio De Pace. Il De Pace si presenta spontaneamente in questura e rilascia testimonianza a Michele Giuttari.
Il De Pace sostiene che, mentre era nel Bosco in prossimità di Scopeti, ha visto un uomo, il 9 settembre del 1985.
Il De Pace racconta di aver salutato l’uomo che non gli rispose. Che l’uomo si muoveva in modo sospetto e con il braccio accostato al corpo come se occultasse qualcosa sotto una giacca grigio verde. L’uomo si allontanò velocemente. Il De Pace gli grida dietro: ‘o bestia, almeno saluta’.
Il De Pace, a distanza di anni, vedendo il Pacciani in televisione lo riconosce per l’uomo incontrato nel bosco.
Mostrategli delle fotografie riconosce quest’uomo in Pietro Pacciani.
Tratto da Storia delle merende infami pag. 278/279
“Il De Pace, pensionato di 72 anni, originario della Puglia, e da anni residente a Firenze, il 5 marzo 1996, si presentò nel mio ufficio. Raccontò che, all’alba di un mattino del settembre 1985, era in cerca di funghi nel bosco degli Scopeti, proprio nella parte sottostante alla piazzola dell’omicidio. Ad un certo punto aveva incontrato un individuo, riconosciuto, poi, per il Pacciani, che proveniva dalla piazzola del delitto e si dirigeva attraverso il vallone sottostante. Prima aveva sentito un fruscio di arbusti e, subito dopo, a pochi metri da lui, aveva visto sbucare dalla macchia quell’uomo, che, senza rispondere al suo saluto e con passo molto veloce, dopo averlo fissato in viso, aveva attraversato il sentiero, infilandosi nuovamente nel bosco. Ebbe l’impressione che non intendesse farsi notare. Ciò che più gli era rimasto impresso era il modo di camminare del Pacciani, l’andatura veloce e il braccio destro aderente al fianco come se tenesse qualcosa sotto la giacca. Gli fu domandato come mai avesse deciso di presentarsi in Questura con tanti anni di ritardo. Rispose che, dopo la scarcerazione di Pacciani, aveva sentito il dovere di riferire quello che aveva visto. L’episodio, sia per le circostanze di tempo e luogo, che per il comportamento, strano e sospetto del Pacciani, probabilmente, era da collegare alle fasi preparatorie del delitto o a quelle successive.” Vedi Compagni di Sangue pag. 127/128