Il 18 Marzo 1996 fu eseguita una perquisizione della casa dell’appuntato Filipponeri Toscano a causa delle dichiarazioni di Giancarlo Lotti dell’11 marzo 1996 e 12 marzo 1996.
“gli furono trovate in casa, in un armadietto metallico, numerose armi e 200 cartucce Winchester calibro 22 con la lettera “W” impressa sul fondello. Dalle indagini successive era emerso che “il suddetto carabiniere aveva detenuto un revolver calibro 22 marca Guerrini, a quattro colpi dal 19 ottobre 1973 al 25 febbraio 1975; che aveva acquistato alla stessa data del 25 febbraio 1975, una pistola Beretta calibro 22 Long Rifle dall’armeria di Nesi Aldo di San Casciano, arma che aveva poi detenuto fino al 29 settembre 1984, data in cui l’aveva ceduta a tale L.M.; aveva acquistato in data 7 gennaio 1985 da tale Lorenzo Mencarelli una pistola Beretta, calibro 22 modello ’76, arma ugualmente denunciata con un atto di denuncia che recava in calce la seguente aggiunta: (Nota bene, numero 100 cartucce calibro 22 Long Rifle); Aveva ancora acquistato in data 2 settembre 1990 una carabina calibro 22 da tale M.S., arma pure denunciata con un atto di denuncia che recava in calce l’analoga aggiunta di cui sopra” (cit. Sentenza Vanni/Lotti 24.03.98).
Toscano dichiarò di non essersi mai occupato del caso del “mostro di Firenze” ma il capo della squadra mobile, Michele Giuttari, appurò che aveva prestato servizio presso la caserma dei carabinieri di San Casciano, il cui organico aveva contribuito alle indagini su Pietro Pacciani. Negli archivi dell’ Arma fu inoltre trovato un fonogramma, firmato da Toscano, spedito al comando provinciale, alle dieci del 24 dicembre 1980, in cui riferendosi alla morte di Renato Malatesta, si segnalava “un sicuro caso di suicidio”.” Dal blog Insufficienza di prove
La mattina del 18 marzo eseguimmo la perquisizione. L’atto di polizia giudiziaria portò al rinvenimento, all’interno di un armadietto metallico che si trovava nella rimessa al piano terra dell’abitazione, di una pistola semiautomatica marca Beretta calibro 22 modello 76, completa di caricatore, nonché di 200 cartucce calibro 22 marca Winchester-Super-Speed che avevano, impresso, sul fondello il carattere di di identificazione “W” F.T., interrogato sulla detenzione dell’arma e delle munizioni, regolarmente denunciate, disse di aver acquistato l’arma da un certo Moncarelli che gli aveva ceduto anche le munizioni dello stesso calibro.
Gli accertamenti svolti per verificare le sue asserzioni portarono a elementi che contrastavano con esse.
Lorenzo Moncarelli, interrogato, confermava di aver venduto a F.T. la pistola Beretta calibro 22 Long Rifle matricola A01017U in data 07.01.1985. Aggiungeva di avergli dato anche il munizionamento di cui era in possesso e che aveva acquistato presso il poligono di tiro delle Cascine, da lui frequentato. Il teste riferiva, però, che una volta che si trovava in compagnia di F.T., questi si era fermato a salutare il Pacciani.
Gli accertamenti consentirono di verificare che il Moncarelli era stato, in effetti, un frequentatore per le esercitazioni al poligono di tiro. Risultava essere titolare del libretto di tiro n. 41712, recante vidimazioni relative ad esercitazioni del 27.11.1972 – 30.11.1973 – 29.11.1974-24.11.1975 – 12.12.1978. Ma non risultava nessuna traccia dell’acquisto delle cartucce.
La società Olin USA, interpellata in relazione alla produzione e distribuzione delle cartucce calibro 22, marca Winchester, ci comunicò che il simbolo “H” sul fondello delle munizioni era stato impresso fino al 1980-1981. Dopo di allora era stato impresso il simbolo “W”, come quello che risultava sulle cartucce sequestrate a F.T.
Le cartucce sequestrate all’ex carabiniere non potevano, in nessun modo, provenire dal precedente titolare dell’arma, dato che il Moncarelli aveva frequentato il poligono fino al 1978 e, cioè, nel periodo di tempo in cui vi erano ancora le cartucce calibro 22 con il simbolo “H” sul fondello. Se il Moncarelli avesse ceduto, all’atto della vendita dell’arma, anche le munizioni, queste sarebbero state contrassegnate quindi dalla lettera”H” e non dalla “W”. Le cartucce avevano un’altra provenienza, che l’indagato non aveva riferito.
Per completezza vennero fatti accertamenti anche presso l’armeria di certo Nesi Aldo in San Casciano, con il quale F.T. aveva avuto rapporti commerciali. Non risultavano, però, acquisti di cartucce. Vedi Compagni di Sangue pag. 102/103