Il 9 aprile 1996 viene interrogato Giancarlo Lotti. per confermare le sue dichiarazioni spontanee fatte quel giorno stesso ma alla presenza del suo avvocato Neri Pinucci come disposto dalla delega del Procuratore Paolo Canessa.
Questo il il verbale dell’interrogatorio e la nota e la trasmissione alla Procura del verbale di interrogatorio: 1996 04 09 – Giancarlo Lotti interrogatorio e trasmissione nota
Verbale di interrogatorio di persona sottoposta ad indagini su delega del P.M.
L’anno 1996 il mese marzo il giorno 9 alle ore 20.30 in Firenze presso gli uffici della Questura avanti al Dott. Michele Giuttari, dirigente della squadra mobile, che procede su apposita delega, in data odierna, del P.M. Dott. Paolo Canessa, assistito dal V. Isp. Michelangelo Castelli, è comparso :
LOTTI Giancario, nato a San Casciano Val Di Pesa il 16.09.1940, attualmente abitante in luogo noto al Servizio Centrale di Protezione. È presente l’avv. Neri Pinucci, subito avvisato. È altresì presente per ragioni connesse alle investigazioni l’ass. Callisto Di Genova.
Mi vien fatto presente che ho facoltà di non rispondere alle domande che mi verranno fatte e che le indagini proseguiranno ugualmente. Intendo rispondere. Oggi pomeriggio ho chiesto di parlare con personale della Squadra Mobile, come in e effetti ho fatto, per riferire alcuni particolari che ho ricordato proprio in questi giorni e che si riferiscono all’episodio di Vicchio del quale già ho parlato in precedenti interrogatori.
A.D.R. Dopo essere stato nella piazzola di Vicchio insieme al Pucci nell’occasione in cui notammo la Panda, a distanza di tre o quattro giorni, tornai in quel posto insieme a Mario con la mia macchina. Ivi giunti notammo che nella piazzola vi era ferma proprio quella Panda da me precedentemente notata insieme al Pucci precedentemente e ci fermammo vicino alla pianta grossa che si trova sulla stradina che porta al fiume proprio in corrispondenza della piazzola. Dopo circa dieci quindici minuti abbiamo visto uscire dalla piazzola la Panda e l’abbiamo seguita verso il paese sino a quando non si è fermata ad un bar e qui è scesa la ragazza. Ci siamo fermati anche noi e Mario, sceso dalla macchina, è entrato al bar intrattenendosi per circa dieci minuti. Mi disse poi che aveva preso un caffè. Siamo quindi partiti per fare rientro a casa. Durante il viaggio Mario Vanni, non era tanto tranquillo e mi disse che lui aveva voluto vedere quella ragazza per farci qualcosa, ma la giovane gli aveva risposto: “Io con te un uomo anziano, puoi essere il mio babbo”. Queste parole della giovane evidentemente avevano portato ad un cambiamento di umore del Mario che non era rimasto tanto bene per quei discorsi, tanto che mi disse: “Quella ninfomane, quella scema perché ha detto a me così” io gli dissi: “Se è giovane non può pensare a te”. Mario, facendomi questi discorsi, divenne nervoso, tanto che verso Pontassieve, dopo aver passato il sottopassaggio, lo richiamai dicendogli che dovevo stare tranquillo per la guida e che se avesse seguitato in quel modo, lo avrei lasciato per strada. Da quel momento non si parlò quasi nulla e tornammo a casa.
A.D.R. Giungemmo a Vicchio alla piazzola di sera; potevano essere le 21.00.
A.D.R. Sarà stato maggio. Era comunque estate.
A domanda dell’Avvocato Pinucci, risponde: Da quella sera, per diversi giorni — circa una settimana una settimana — io e Mario non ci siamo parlati.
A.D.R. Per quanto riguarda l’ubicazione del bar di Vicchio dove è entrata prima la giovane e dopo il Vanni non so come si chiami la via, ma posso indicarlo come segue: c’è una stradina piccola che va giù e lì finisce la strada. Non so se c’è la stazione e di fronte c’è un edicola di giornali.
A.D.R. Dopo questa occasione, tornai a Vicchio la sera in cui venne fatto il delitto a quei ragazzi e di questa sera ho già riferito ampiamente nei precedenti interrogatori.
A.D.R. Dopo tre o quattro giorni dal delitto di Vicchio incontrai Vanni nel piazzone di S. Casciano e mi disse che bisognava andare a Mercatale da Pietro per prendere una lettera da mandare. Andai così con Mario nella casa di Pietro, che si trova a Mercatale in una piazzetta nei pressi della quale vi è una specie di coop. Qui trovammo Pietro in cucina e vidi che c’erano dei fogli di giornale sul tavolo. Non erano fogli di un quotidiano, bensì di un giornale più grosso tipo l’Espresso. Vidi che che Pietro alcuni fogli li aveva “belli e preparati” per mettere quelle cose nella busta.
A.D.R. Non ho visto quelle cose proprio perbene, Può darsi che erano “quelle cose che avevano tagliato”. Pietro ha messo le cose dentro la busta e ha sigillato la busta con una sostanza, che non so che cosa fosse.
A.D.R. La busta sarà stata grande così (si dà atto che il Lotti fa il segno della mano sino all’inizio del braccio); era sul bianco; c’era il francobollo; l’indirizzo era scritto a penna normale ed era stato scritto da Pietro. Ho visto solamente che in fondo c’era scritto “Firenze”. Non ho potuto leggere l’indirizzo perché non era scritto bene. Mario prese la busta e mi disse di accompagnarlo a Vicchio per imbucarla. Lo portai con la mia macchina a Vicchio; ci fermammo nei pressi del bar che ho già detto; Mario scese dalla macchina ed immbucò la lettera in una cassetta postale che si trovava vicino al bar di cui ho parlato e precisamente subito dopo il bar, a pochi metri di distanza. Poi tornammo S. Casciano.
A questo punto l’Ufficio fa presente che il Lotti questo pomeriggio, quando ha chiesto l’intervento del personale di Polizia per riferire i nuovi particolari da lui ricordati, raccontando la visita a casa di Pacciani per il ritiro della lettera da inviare, ha riferito che, giunti a casa, avevano trovato il Pacciani in cucina, sul tavolo vi erano dei fogli di giornale ed il Pacciani, al loro arrivo, era sceso giù in garage, tornando nuovamente in cucina dopo alcuni minuti con una boccia di vetro in mano contenente un liquido scuro dalla quale aveva prelevato qualcosa che lui non ebbe modo di vedere che cosa fosse e che aveva collocato, prima, in un foglio bianco piegato e poi questo in un altro foglio di giornale, sigillando il tutto nella busta. Fa altresì presente che il Lotti, a proposito della cosa prelevata dal Pacciani dalla boccia disse di non averla vista ma di aver ritenuto che potesse essere una cosa tagliata in occasione dell’omicidio.
Il difensore si oppone a che siano formulate contestazioni ricavate da atti non “garantiti”.
Il Lotti dichiara: Si, Si effettivamente quello che mi è stato rappresentato io l’ho detto ed è la verità. In effetti Pacciani, dopo il nostro arrivo, scese giù nel garage e tornò con una boccia di vetro in mano contenente un liquido scuro e da questa boccia prese qualcosa che collocò prima in un foglio, che, dopo aver piegato, mise a sua volta in altro foglio di giornale, chiudendo il tutto nella busta sigillata come ho detto prima.
A.D.R. Su mia richiesta, Vanni non mi fornì spiegazioni del perché la lettera bisognava imbucarla proprio a Vicchio. Mi disse bisogna spedirla li e basta ed io lo accompagnai.
Letto confermata e sottoscritto alle ore 21.50 odierne.