Il 10 Giugno 1996 rilascia testimonianza Giuseppe Sgangarella, sentito da Michele Giuttari presso il carcere di Firenze.

Fra l’altro dichiara, riferendo alla sua conoscenza con il Francesco Vinci e delle confidenze ricevute da questi durante un periodo di co-detenzione: “iniziò a dirmi che lui stava pagando per gli amici, che lo avevano abbandonato e, a tal proposito, mi fece il nome di Pacciani ed iniziò a parlarmi di questi, che io all’epoca, ripeto, non conoscevo ancora. Mi disse che se lui avesse parlato un giorno sarebbe finita male… Vinci piangeva spesso, diceva che lo avevano abbandonato e temeva di essere ucciso dai suoi amici…

Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 181

aveva conosciuto nella zona di San Casciano, circa dieci anni prima del racconto, il Pacciani ed altre persone, tra cui un postino amico del Pacciani ed alcune prostitute. Mi raccontò che erano soliti andare tutti in una casa colonica, credo disabitata, della zona di San Casciano, ove si sedevano intorno ad un tavolo e Pacciani a capo tavolo per fare i tarocchi e predire il futuro. Andavano sempre di sera e mi diceva che la strada per arrivare a questa colonica era brutta in quanto vi erano dei fossi. Vinci mi disse anche che in questa colonica vi era anche un’amante di PaccianiVedi: Nota informativa n°500/2001 del 3 dicembre 2001

… aveva dichiarato che, durante la propria detenzione, aveva conosciuto sia Pacciani che Francesco Vinci. Da quest’ultimo aveva appreso alcuni fatti che concernevano il Pacciani. Lo Sgangarella all’epoca faceva lo scrivano e aveva modo di parlare con diversi detenuti, era divenuto amico del Vinci, con cui aveva instaurato un rapporto di fiducia. Vinci gli aveva confidato di aver conosciuto, nella zona di San Casciano, circa dieci anni prima dal racconto, il Pacciani e altre persone, tra cui un postino, amico del Pacciani, e alcune prostitute. Gli aveva raccontato che erano soliti riunirsi, con Pacciani e con altri amici, in una casa colonica, disabitata, nelle campagne di San Casciano, per fare i tarocchi e predire il futuro. Lui, all’epoca, non aveva ancora conosciuto Pacciani. Vinci, che era accusato per i delitti del “Mostro”, gli aveva riferito che stava pagando per gli amici, dai quali era stato abbandonato. Diceva che se avesse deciso di parlare sarebbe finita male.
Vinci, in quel periodo era molto depresso, piangeva spesso e temeva di essere ucciso dai suoi amici.
Il detenuto disse di non aver mai parlato prima in quanto nessuno, prima, lo aveva interrogato, anche se lui, dopo aver letto sulla stampa che Pacciani lo aveva accusato di avergli nascosto il proiettile nel giardino, si aspettava di essere interrogato. A proposito dell’ accusa raccontò di essersi rivolto al personale di polizia penitenziaria del carcere, che aveva subito posto il divieto di incontro tra lui e Pacciani, che, nel frattempo, era stato arrestato per i delitti del “Mostro”. Successivamente il Pacciani era stato trasferito al Centro clinico del carcere di Pisa.
Scangarella raccontò anche di essere stato a trovare Pacciani, dopo la scarcerazione per la condanna della violenza alle figlie, nella casa di Mercatale, insieme a Don Cuba e ad un altro detenuto. Avevano cercato di mettere in moto l’autovettura del Pacciani, che aveva problemi di accensione. Durante la permanenza in quella casa Pacciani lo aveva tenuto costantemente sotto controllo seguendolo sempre da vicino.” Vedi Compagni di Sangue pag. 171/172

 

10 Giugno 1996 Testimonianza di Giuseppe Sgangarella

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