Il 12 Giugno 1996 fu interrogato Giancarlo lotti alla presenza di  Paolo Canessa e Michele Giuttari oltre il difensore di fiducia Avv. Alessandro Falciani.

Questo il verbale di interrogatorio: 1996 06 12 – Giancarlo Lotti interrogatorio

N. 5047/95 R.G. notizie di reato
VERBALE RIASSUNTIVO DI INTERROGATORIO REGISTRATO DI PERSONA SOTTOPOSTA AD INDAGINI

L’anno 1996 il mese il giorno 12 alle ore 16,30 presso gli uffici della Squadra Mobile della Questura di Arezzo innanzi al Pubblico Ministero Dr. Paolo Canessa con la presenza, per ragioni attinenti le indagini, degli Ufficiali di PG della Questura di Firenze Dr. Michele Giuttari Dirigente della Squadra Mobile, Vice Ispettore Ugo Nativi e Assistente Callisto Di Genova della Polizia di Stato è comparso:
LOTTI GIANCARLO nato a S.Casciano Val di Pesa (FI) il 16.09.1940 attualmente domiciliato in luogo noto al Servizio Centrale di Protezione;

È presente il difensore di fiducia Avv. Alessandro Falciani del Foro di Firenze, di cui confermo la nomina che ho fatto nei giorni scorsi.

A.D.R. Confermo le dichiarazioni finora rese, in quanto tutto ciò che ho detto è la verità. 

Lei mi chiede di chiarire meglio quanto è a mia conoscenza in merito a quel Giovanni di Calenzano di cui ho parlato nell’interrogatorio del 26/4 u.s.. Io ciò che so in proposito l’ho già detto e lo confermo. Circa l’omicidio di Calenzano furono Vanni e Pacciani a dirmi che dopo l’omicidio erano andati a casa di questo Giovanni a lavarsi. Io ho insistito per sapere di più da Vanni ma lui non mi ha detto altro, forse per la paura che ha sempre avuto nei confronti del Pacciani.

Lei mi chiede se i due mi abbiano mai parlato di quali veicoli possedesse il Giovanni. Io ricordo che Vanni una volta mi disse che Giovanni aveva una Fiat 131 ma non ricordo se mi disse il colore di questa macchina. Voglio comunque precisare che il Vanni non è un esperto di macchine.

Lei mi chiede a questo punto di dire quale macchina avesse il Giovanni la sera dell’omicidio degli Scopeti. Io posso dire che mi sembrò una macchina grossa ma non notai che tipo di auto fosse ne ho ricordi precisi sul colore. L’auto aveva una persona a bordo ma io non ebbi modo di vederne le sembianze.

A.D.R. Come ho già detto l’altra volta erano stati Vanni e Pacciani a dirmi che quella sera agli Scopeti sarebbe venuta anche un’altra persona. Fu poi il Vanni che successivamente, forse dopo una o due settimane dalla sera dell’omicidio o forse più, mi disse che quella notte agli Scopeti c’era il Giovanni di Calenzano. Per la verità’ il Vanni mi disse anche il cognome del Giovanni ma io non lo ricordo. Mi disse questo nome dopo un po’ perchè forse lì per lì non si fidava a dirmelo. Gli chiesi perché quella sera era venuto anche questo di Calenzano ed ho insistito un po’ per farmelo dire ma Vanni mi disse zittendomi che volevo sapere troppe cose. Mi disse solo che a questo “gli garbava”.

A.D.R. Quando io con la mia macchina con il Pucci arrivammo di fronte alla piazzola degli Scopeti, la macchina del Giovanni non c’era arrivò dopo e si soffermò più avanti nel punto che a sua richiesta indico in uno schizzo che viene allegato al verbale. La macchina di quello di Calenzano l’ho vista ferma avanti a noi in direzione di S. Casciano ad una distanza che non so esattamente indicare quasi a metà della discesa che c’è in quel punto.

A.D.R. Io non vidi quando esattamente arrivò quella macchina in quanto deve essere arrivata, per quel che ho capito, quando ero su nella piazzola.

A.D.R. Non so dire se mentre io ero su nella piazzola il conducente la vettura sia sceso anche lui a vedere o meno quel che accadeva .

A.D.R. Con il Pucci parlammo di questa auto e della persona che vi era quando ripartendo vedemmo l’auto.

A.D.R. Il Vanni mi aveva detto, qualche giorno prima, che la sera dell’omicidio sarebbe venuta anche un’altra persona, il nome però come ho già detto me lo fece dopo in quanto fui io a scalzarlo per sapere nome e cognome. Il Vanni non voleva parlarmene per paura di quell’altro. Escludo che il Vanni ed il Pacciani mi abbiano detto che quello di Calenzano era presente anche all’omicidio di Vicchio del 1984 come Ella mi dice avere riferito il Pucci che lo avrebbe a sua volta saputo da me. Se dice così il Pucci sicuramente si sbaglia.

A.D.R. Vanni e Pacciani mi dissero che il Giovanni lo conoscevano, che stava a Calenzano; non mi dissero come lo avevano conosciuto né che età avesse né che mestiere facesse.

A.D.R. Circa il fatto che questo Giovanni era coinvolto nell’omicidio di Calenzano, non ricordo esattamente quando me lo dissero perché è passato troppo tempo. Circa l’omicidio di cui furono vittima due tedeschi entrambi uomini, confermo quanto ho già detto. Io fui costretto ad andare quella sera stessa con Vanni e Pacciani.

A.D.R. Non so se li avevano visti la sera precedente. Io quella sera andai con la mia macchina, ma non ricordo quella sera quale avessi esattamente, perché in quegli anni ne ho cambiate diverse. Loro due andarono con la macchina del Pacciani, non ricordo quale.

A.D.R. Confermo ciò che ho detto l’altra volta relativamente all’omicidio di Baccaiano. Furono Vanni e Pacciani che mi convinsero ad andare con loro. In pratica fui costretto. Mi dissero: “devi venire per forza”. Io non volevo andare ma Pacciani era “incazzato” con me e mi costrinse ad andare. Io mi impaurii perchè non li conoscevo abbastanza. Pacciani mi disse che se non andavo mi metteva le mani addosso. Mi dissero che si sarebbe andati a vedere una coppia. Io stetti fermo in macchina distante e vidi quello che ho già detto. Anche dopo l’omicidio ero impaurito e non chiesi perché mi avessero portato. Io mi fermai ad una certa distanza da loro e non sapevo cosa volessero fare, non me lo avevano detto. Dopo tanto tempo, vinta un po’ la paura per quel che avevo visto, chiesi a Vanni perché mi avevano portato e Vanni mi disse che era stato il Pacciani. Da quel giorno stetti tanto tempo senza parlare con il Vanni. Vanni poi mi ha detto in seguito che Pacciani mi aveva voluto portare per coinvolgermi nella faccenda in modo che così non avrei più parlato perché ero coinvolto come loro.

A.D.R. Dell’omicidio di Scandicci del 1981 vicino alla discoteca “ANASTASIA” ne ho sentito parlare solo in televisione. Né Pacciani né Vanni me ne hanno parlato. La stessa cosa devo dire anche per gli omicidi precedenti di cui ho sentito parlare solo in televisione.

Lei mi chiede a questo punto di dire se conosco particolari motivi per cui fu commesso l’omicidio del 1983. Io quel che sapevo l’ho già detto.

Lei mi chiede se ho mai sentito dire da Pacciani o da Vanni se l’omicidio del 1983 ai danni dei due uomini tedeschi era stato fatto perchè all’epoca c’era qualcuno in carcere. Io di questo non ho sentito parlare. Si dà atto che l’Ufficio informa il LOTTI che le indagini hanno fornito elementi in proposito. Dopodiché

A.D.R. Io questa cosa non la so.

Lei mi chiede ancora se con riferimento alla lettera inviata da Pacciani, che era in carcere, a Vanni di cui ho già parlato abbia capito o meno che Pacciani chiedeva a Vanni di fare qualcosa per scagionarlo quando era accusato di essere il mostro di Firenze. Io non so niente in proposito.

Si dà atto che il P.M. informa il Lotti che anche su tale circostanza le indagini hanno fornito elementi in tal senso.

A.D.R. Anche di questa cosa non so niente.

A.D.R.: In merito alla lettera che il Vanni disse di avere ricevuto da Pacciani, intendo fare delle precisazioni. Io la lettera come ho già detto non l’ ho vista anche se più volte quando me ne parlò chiesi al Vanni di farmela leggere. Il Vanni mi disse che non poteva e che la doveva portare a qualcuno che si intendeva di quelle cose. Io capii che era sua intenzione portarla forse ai carabinieri ma la cosa mi sembrava improbabile o più probabilmente al suo avvocato. Alle mie insistenze il Vanni diceva: “PERCHE’ TE LA DEVO FARE LEGGERE?” al che io gli dicevo: ” NON HAI FIDUCIA IN ME!” e lui mi diceva di no perchè aveva paura che io lo raccontassi. Io comunque capivo che in quella lettera il Pacciani minacciava in qualche modo il Vanni e che chiedeva di fare qualcosa per farlo uscire dal carcere, ma il Vanni era così impaurito e preoccupato che non volle farmi vedere il contenuto di quella missiva. Voglio spiegare ancora che io ero curioso e che gli sono andato dietro per vedere dove la portava ed ho visto che si dirigeva verso lo studio dell’avv.to Corsi che si trova vicino al semaforo nei pressi della Cassa Rurale e la pensione “MERI”. Io gli chiesi se potevo andare anche io con lui ma lui mi disse di no e volle andare da solo anche perché era molto amico dell’avvocato CORSI e quando aveva bisogno di qualcosa la portava a lui. Dopo diversi giorni mi disse che aveva lasciato la lettera ed io capii anche se non me lo ha detto espressamente, che l’aveva portata all’avvocato CORSI. Del resto erano molto amici da tanto tempo ed andavano a cena insieme anche con quelli del loro partito.

Voglio aggiungere che in altre occasioni non mi ricordo esattamente quali, ma credo che il Pacciani non fosse in carcere, Vanni mi diceva che aveva ricevuto da lui una telefonata nella quale lo minacciava che lo voleva fare fuori ma non mi ha spiegato perché. Come ho detto non so precisare se questa telefonata avvenne quando il Pacciani era in carcere e non so se il Pacciani dal carcere potesse telefonare o meno. Sono sicuro che Pacciani lo aveva minacciato per telefono di ammazzarlo.

Lei mi chiede a questo punto di chiarire quale era lo stato d’animo del Vanni quando il Pacciani era in carcere accusato di essere il mostro. Non ho problemi a dirLe che il Vanni aveva una grande paura che succedesse qualcosa anche a lui e che Pacciani parlasse. Aveva paura di finire in carcere anche lui e per la verità l’avevo anch’io. Voglio dire a questo punto che diceva sempre: “SE FO’ COSI’ BENE SE NO VADO DENTRO ANCHE IO”.

Lei mi chiede di spiegare cosa intendesse dire Vanni con questa frase. Vanni ripeteva la frase che le ho appena detto. Le voglio dire che mi ha spiegato poi che Pacciani voleva che Vanni facesse un omicidio per farlo uscire e che lo minacciava che altrimenti prima o poi lo avrebbe ammazzato. Vanni era preoccupato soprattutto di questa minaccia e voglio dire che per questa paura di essere ammazzato è andato più di una volta dall’avvocato CORSI. Per la verità ho visto io che si incontravano spesso in piazza a S. Casciano sotto l’orologio. Io ero distante e li ho visti parlare insieme. Dopo questi colloqui il Vanni mi riferiva sempre che il Corsi gli diceva di stare calmo che non gli sarebbe successo nulla. Il Vanni però mostrava di non essere per niente tranquillo nonostante le rassicurazioni del Corsi. Questi colloqui avvenivano quando il Pacciani era in carcere accusato di essere il mostro di Firenze. Voglio aggiungere ancora che un giorno mentre il Corsi ed il Vanni erano in piazza a San Casciano a parlare tra loro, il Corsi mi chiamò e disse davanti a me che non c’era da preoccuparsi delle minacce di Pacciani dal carcere. Dopo questa assicurazione fatta in presenza mia e del Vanni capii dall’espressione del Corsi che i due volevano ancora parlare tra sè e che io da quel momento ero in più. Li lasciai quindi parlare da soli ed andai via verso il bar.

Lei mi chiede a questo punto se so dire come arrivassero queste minacce di morte del Pacciani al Vanni. Io non glielo so dire. Il Vanni non me lo disse. Mi parlò come ho detto di una sola lettera. Voglio ribadire che in quel periodo il Vanni era comunque impaurito nonostante le rassicurazioni del Corsi.

A.D.R. Non so dire se il Vanni abbia parlato di queste minacce ricevute dal carcere ad altre persone oltre che all’avvocato Corsi. Non me lo ha mai detto. Il Vanni ed il Corsi erano per quel che ho capito intimi amici e Vanni aveva fiducia di lui. Voglio ancora a questo punto precisare qualcosa che non ho spiegato prima con riferimento all’omicidio ai danni dei due uomini tedeschi. Effettivamente il Vanni prima dell’omicidio mi disse che dovevano fare sortire uno dal carcere e che bisognava andare a fare l’omicidio. Mi costrinsero quindi ad andare con loro nei modi che ho già descritto.

A.D.R. Io non so dire, perché non me lo hanno detto, chi aveva costretto Pacciani e Vanni a fare quell’ omicidio.

A.D.R. Non conosco il motivo per il quale il Pacciani dovette fare quanto gli era stato chiesto. Il Vanni mi diceva che Pacciani doveva fare un omicidio sennò tutti e tre noi eravamo coinvolti ma non spiegò altro.

A.D.R. Non so dire come Pacciani avesse ricevuto il messaggio e da chi. In sostanza Vanni diceva: “O FACCIAMO SORTIRE QUELLO DI CARCERE O CI ANDIAMO DI MEZZO NOI”. Non mi hanno spiegato altro. Io per la verità capivo poco perché dovevo andare sempre con loro ma oramai sapevo che ero anch’io coinvolto e quindi andai con loro quando uccisero i due tedeschi seguendoli in macchina come ho detto.

A.D.R. Vanni non mi ha spiegato ed io non l’ho chiesto, come e perché il Pacciani fosse legato a quello in carcere.

Lei mi chiede a questo punto di spiegare cosa mi disse il Vanni di questa persona dal momento che all’epoca dopo l’omicidio dei due uomini tedeschi fu scarcerato un sardo e che all’epoca parlarono di ciò i mezzi di informazione. Io di questa cosa so solo quello che mi disse il Vanni e che quello che era in carcere che conosceva Pacciani poi fu scarcerato. Di nomi, di circostanze e di fatti precisi non so altro. Mi vengono a questo punto mostrate quattro foto, di cui due di profilo, raffiguranti Francesco Vinci, che vengono allegate al verbale, e mi viene detto che raffigurano la persona che all’epoca fu scarcerata. Io devo dire che questa foto mi ricorda qualcuno che ho visto ma non sono proprio sicuro.

Lei mi chiede di spiegare meglio ed io Le dico che ho la sensazione di avere visto una persona che assomiglia a quella della foto dell’uomo con la barba. Non so dire di più anche se Lei mi invita a riflettere. È una persona che credo assomigli a qualcuno visto in giro a S. Casciano non so dire dove né con chi.

A.D.R. Circa l’auto vista davanti a noi nell’omicidio degli Scopeti, voglio dire che quando prima ho dato indicazioni per fare lo schizzo che viene allegato al verbale ho effettivamente detto che l’auto su cui era questa persona, poteva essere scura, come Lei su mia indicazione ho scritto sullo schizzo, però io non so dire niente di sicuro sul colore di quell’auto che poteva anche essere chiara. Io l’ho vista quando siamo ripartiti e l’ho illuminata con i fari e questa si è avviata in avanti in direzione S. Casciano, poco prima di noi. Quando sono arrivato al bivio che è poco avanti e che da una parte và a Chiesanuova e dall’altra a S. Casciano, non sò dire che direzione abbia preso perché non ho visto. Io sono andato avanti verso S. Casciano e poi sono andato ad accompagnare il Pucci a casa a Montefiridolfi e non l’ho più vista.

A.D.R. Quando io mi sono avviato, il Pacciani ed il Vanni che, come ho detto a suo tempo, avevano la macchina dalla parte opposta della strada rispetto alla piazzola, dietro un muretto non erano ancora andati via e non sò dire quindi cosa sia avvenuto dopo che noi ce ne siamo andati né tantomeno se si siano incontrati con il Giovanni di Calenzano. Si dà atto che vengono allegati al verbale sia lo schizzo effettuato con le indicazioni fornite dal LOTTI che le quattro foto raffiguranti VINCI Francesco.

Si dà’ atto che il difensore di fiducia Avv.to FALCIANI si è allontanato con il consenso
dell’indagato e dell’Ufficio prima della verbalizzazione alle ore 20.20.

L.C.S. alle ore 22.20

12 Giugno 1996 Interrogatorio di Giancarlo Lotti

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