Il 26 Giugno 1996 rilascia testimonianza Alessandra Bartalesi a Michele Giuttari.
“Vediamo innanzitutto di spiegare i motivi per i quali avevo sentito la necessità di incontrare questa donna, la cui presenza non era mai affiorata neppure nel corso dell’inchiesta su Pacciani. Alcuni giorni prima, insieme al Pubblico Ministero, avevo eseguito una perquisizione nell’abitazione e nello studio legale dell’avv. Alberto Corsi di San Casciano [7]. Nel corso della perquisizione erano state rinvenute numerose copie di un libro di poesie scritto dalla Bartalesi a seguito di una malattia, un aneurisma cerebrale, contratta nel 1985 a causa di una malformazione congenita. Secondo quanto riferiva il professionista, quelle copie sarebbero state consegnate a lui per la vendita presso amici e clienti. Il particolare mi induceva a ritenere che vi fossero ottimi rapporti tra il legale e la donna, per cui ipotizzavo che, dall’interrogatorio di quest’ultima, avrei potuto acquisire notizie concernenti i rapporti intercorsi tra il legale e Mario Vanni. Notizie, che avrebbero potuto contribuire a chiarire la necessità del Vanni di rendere l’amico professionista depositario di importanti segreti.
L’interrogatorio si rivelò di grande interesse non solo per quanto riguarda Vanni, ma anche perché mi permise di acquisire notizie riguardanti Giancarlo Lotti. La testimone era stata anche lei una donna dei “compagni di merende”. Nell’estate del 1995 aveva frequentato lo zio Mario e Giancarlo Lotti, instaurando con quest’ultimo una relazione di affettuosa amicizia nella prospettiva – poi non concretizzatasi – di far nascere un vero e proprio rapporto sentimentale.
Ecco, quindi, che cosa la Bartalesi dichiarava.
Raccontava di non conoscere personalmente l’avvocato Corsi, del quale aveva sentito parlare solamente come di un avvocato del paese. Ne aveva sentito parlare anche dallo zio Mario Vanni. Una volta, mentre si trovava insieme allo zio e a Giancarlo Lotti, aveva sentito i due parlare del Corsi. Non era riuscita a comprendere il contenuto di quella conversazione poiché i due interlocutori avevano subito abbassato il tono della voce allo scopo evidente di non farle capire che cosa stessero dicendo. Era il mese di agosto del 1995 e già dalla fine di luglio lo zio Mario le aveva fatto conoscere Giancarlo Lotti. Da quel momento, tutte le sere, tutti e tre uscivano insieme per andare a cena a San Casciano o nei paesi vicini.
La testimone forniva un’interessante descrizione della personalità del Lotti, anche sotto l’aspetto della sua sessualità.
Raccontò che, quando il proprio fidanzato si trovava fuori San Casciano, passava molto tempo con Giancarlo con il quale, talvolta, era andata anche al mare. Sempre nell’agosto del 1995 era stata a pranzo con lui in un locale degli Scopeti. Dopo aver mangiato, Giancarlo l’aveva portata proprio nei pressi della piazzola, teatro degli omicidi del 1985. Lì Giancarlo aveva provato a fare l’amore con lei senza riuscire, però, ad avere una normale erezione del pene. Si era giustificato col fatto di aver bevuto troppo. Aveva tentato ugualmente di congiungersi con lei, ma inutilmente. Uscito dall’auto, poi, si era appoggiato allo sportello e si era masturbato. Alessandra era rimasta male e aveva invitato Giancarlo ad accompagnarla subito a casa. Cosa che l’uomo aveva fatto. In un’altra occasione, sempre con l’auto di Giancarlo, in una delle loro girate, erano passati da Baccaiano, proprio dal luogo, in cui nel 1982 il “Mostro” aveva ucciso. Passando da lì, lei aveva ricordato l’episodio, pregando Giancarlo di andare veloce senza fermarsi in quel posto. Giancarlo le aveva risposto: non avere paura. Quando sei con me il Mostro non ce!
[7]L’avv. Corsi aveva formato oggetto di attività investigativa poiché, sulla base di risultanze d’indagine, era emerso che Mario Vanni aveva fatto leggere proprio al professionista, suo amico, chiedendogli un consiglio, una lettera, dal contenuto minaccioso, ricevuta da Pacciani, quando quest’ultimo si trovava detenuto nel carcere di Firenze.“
Trascritto da: Compagni di Sangue pag. 67/68/69