Il 2 Dicembre 1996 si è svolta la discussione della Prima Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione di Roma sulla sentenza di assoluzione di Pietro Pacciani.

Eravamo al 2 di dicembre. Davanti alla la Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione, in Roma, si sarebbe discusso il ricorso proposto dal Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Firenze avverso la sentenza del 13.2.1996 della Corte di Assise di Appello, con cui Pietro Pacciani era stato assolto dall’imputazione di essere il “Mostro di Firenze”.

Un’eventuale conferma, da parte della Corte di Cassazione, della sentenza di assoluzione a carico di Pacciani avrebbe sicuramente costituito, soprattutto per me che conoscevo a fondo l’inchiesta bis, una mostruosità giuridica. Il ricorso del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Firenze verteva essenzialmente e, anzi, esclusivamente, sul seguente punto: «l’inosservanza, da parte della Corte di Assise di Appello del terzo comma dell’art. 125 c.p.p. e la mancata e manifesta illogicità della motivazione per non avere quella Corte argomentato in alcun modo sull’acquisizione prodromica della ordinanza cautelare del 12.2.1996 a carico del Vanni, in base al contenuto della quale si sarebbe dovuto stabilire se ricorressero i presupposti per accogliere o meno la richiesta di interruzione della discussione per acquisire, in un processo esclusivamente indiziario, una prova diretta costituita dall’essere emerso che testi oculari avevano assistito alla perpetrazione dell’omicidio dei due francesi. Né spostava alcunché la disposta segretazione del nome dei testi (due oculari e due di supporto), atteso che trattavasi di persone esattamente individuate e la disegretazione sarebbe intervenuta entro qualche giorno».

Intorno alle ore 13 squillò il mio cellulare: era terminata la discussione del ricorso. Il Procuratore Generale d’udienza, nel suo intervento, aveva chiesto la reiezione del ricorso stesso e, conseguentemente, la conferma della sentenza di assoluzione nei riguardi di Pacciani. La notizia mi turbò profondamente. Non riuscivo a comprendere come il Procuratore Generale, che in pratica rappresentava l’accusa, avesse potuto avanzare quella richiesta ignorando completamente l’esistenza di fonti importanti di prova, non accolte durante la discussione davanti alla Corte di Assise di Appello. Non poteva andare a finire in quel modo. Sarebbe stato vergognoso.

Intorno alle 15,30 squillò di nuovo il cellulare. La Corte Suprema di Cassazione, disattendendo le conclusioni del Procuratore Generale, aveva accolto il ricorso annullando la sentenza impugnata e rinviando ad altra Sezione della Corte di Assise di Appello di Firenze. Era stata annullata la sentenza di assoluzione di Pacciani, che, pertanto, riacquistava la veste di imputato dei duplici omicidi del “Mostro”.”.

Vedi Compagni di Sangue pag. 114/115/116

La sentenza fu poi pronunciata il 12 dicembre 1996.

2 Dicembre 1996 Discussione della Prima Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione sulla sentenza di assoluzione di Pietro Pacciani
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