30 Giugno 1997, 11° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Ennio De Pace, Marcella De Faveri, Vittorio Chiarappa, Valeriano Raspolini, Sabrina Carmignani

Presidente: Buongiorno a tutti. Scusate il leggero ritardo, sapete anche la ragione. Allora, Vanni c’è: difeso dall’avvocato Pepi. Poi, c’è: Faggi ovviamente manca. L’avvocato Bagattini e Fenies. Lotti Giancarlo: è presente con l’avvocato Bertini. Corsi Alberto. L’avvocato Zanobini non lo vedo. Dov’è?
Avv. Gramigni : (voce non udibile)
Presidente: Non… Accenda il microfono.
Avv. Gramigni : Ah, ecco. Avvocato Gremigni, sostituisco l’avvocato Zanobini.
Presidente: Bene. L’avvocato Saldarelli è presente. Puliti manca, è sostituito da Curandai. Poi, l’avvocato Ciappi, c’è l’avvocato Voena. Poi avvocato Colao. Passiamo con l’avvocato Patrizio Pellegrini come l’altra volta. Santoni Franchetti, è presente. Eriberto Rosso è sostituito dall’avvocato Saldarelli. Va bene. Allora possiamo… c’è tutto. Prego Pubblico Ministero, può portare i testi che ha citato per questa mattina.
P.M.: Sì, Presidente, grazie. Io comincerei col teste De Pace Ennio.
Presidente: De Pace Ennio? Come si chiama lei?
Enio De Pace: Debbo parlare io?
Presidente: Ecco, come si chiama?
E.D.P.: De Pace Ennio.
Presidente: De Pace Ennio. Dov’è nato?
E.D.P.: Taranto.
Presidente: Quando?
E.D.P.: 1924. Il 4 del maggio.
Presidente: Risiede dove?
E.D.P.: Eh?
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: A Firenze in via Benedetto Marcello 41. Sono 46 anni che sto qua.
Presidente: Bravo. Residente a Firenze, via Benedetto Marcello 41.
E.D.P.: Sì.
Presidente: Numero 41, va bene. Lo vedo qui scritto dalla lista. Legga quella formula che è davanti a lei.
E.D.P.: Non so leggere.
Presidente: Ecco, prima di… Vuol essere ripreso dalla telecamera, o no?
E.D.P.: No, no.
Presidente: No?
E.D.P.: No, perché già mi hanno pedinato, è meglio che ve lo dico prima.
Presidente: Già?
E.D.P.: Mi hanno pedinato.
Presidente: Pedinato? E che c’entra?
E.D.P.: Eh…
Presidente: Libera scelta, va bene. Rispettiamo la sua volontà.
E.D.P.: Eh, no, no.
Presidente: Allora, si obbliga a dire, dice che non sa leggere, si obbliga a dire la verità, tutta la verità, di questo fatto…
E.D.P.: Sì. Tutta la verità…
Presidente: … sui fatti che sarà chiamato a interrogarlo, va bene?
E.D.P.: Logico, logico.
Presidente: Bene. Pubblico Ministero, può fare le domande.
P.M.: Sì, grazie.
E.D.P.: Posso parlare?
P.M.: Un attimo, signor De Pace, scusi.
Presidente: Ora, ora. Lei risponda a domanda, così.
P.M.: Signor De Pace, qual è la sua professione? È pensionato… Mi sente?
E.D.P.: Imbianchino.
P.M.: Fa l’imbianchino, faceva l’imbianchino?
Presidente: Parli al microfono, per cortesia. Signore, parli al microfono, per cortesia.
E.D.P.: Sono in pensione, ora.
P.M.: Da quanto è in pensione? Da quanto tempo?
E.D.P.: Eh, perché ho avuto due infarti, mi hanno mandato prima in pensione, mi hanno mandato dieci anni prima.
P.M.: Dieci anni prima. Ha avuto recentemente… Diceva degli infarti, in che anni?
E.D.P.: Due.
P.M.: Due. E poi recentemente ha avuto problemi di salute?
E.D.P.: Sì, ora pure sei mesi fa, l’influenza mi ha preso questa metà.
P.M.: Gli ha dato dei problemi al…
E.D.P.: Sono stato ricoverato.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Ho avuto il fuoco di Sant’Antonio all’occhio e…
Presidente: Senta, lei deve parlare vicino al microfono, perché la sentiamo meglio.
P.M.: Ecco, vogliamo spostare… Spostiamo l’altro microfono… Le dispiace, qualcuno… Ecco, Antonio, mi scusi. Che magari il signore si volge verso di me, sennò non lo sentiamo.
Presidente: Glielo metta per bene davanti, eh. Ecco.
P.M.: Diceva, questo problema recente del fuoco di Sant’Antonio al volto, è una cosa di qualche mese fa.
E.D.P.: Sono uscito dalla Befana.
P.M.: Dalla Befana.
E.D.P.: Mi è successo, l’influenza. Mi hanno fatto sei punture di cortisone, in tre giorni e antibiotici in quantità e mi ha preso questo lavoro.
P.M.: Ho capito. Senta, lei conosce… Dove abita, ha detto, a Firenze?
E.D.P.: A Firenze.
P.M.: E conosce la zona di San Casciano degli Scopeti?
E.D.P.: Abitava la mia figliola.
P.M.: Abitava prima? La sua figliola.
E.D.P.: Sì.
P.M.: Dove abitava la sua figliola?
E.D.P.: A Strada… Dopo San Casciano, che si va… Io non volevo dire queste cose, perché… al numero 25, che si va alla vecchia strada… come la chiamano?
P.M.: Per San Casciano.
E.D.P.: Eh.
P.M.: E in che anni ha abitato sua figlia lì?
E.D.P.: Mia figliola è andata là nell’82.
P.M.: Nell’82. E fino a quando ha abitato lì?
E.D.P.: Ha venduto, perché ha venduto tutto, che gli hanno rubato tre volte, e l’hanno incendio.
P.M.: In che anno ha venduto, lo ricorda?
E.D.P.: Tre-quattro anni fa.
P.M.: Quindi, una decina di anni ha tenuto questa casa.
E.D.P.: Sì.
P.M.: Lei la andava a trovare questa ragazza?
E.D.P.: Quasi tutti i giorni.
P.M.: Aveva della terra, questa…
E.D.P.: Sì, aveva un po’ di terra. Poi io quella domenica, la mattina dell’85, andai a tagliare l’erba sopra a casa.
P.M.: A casa di sua figlia.
E.D.P.: A casa di mia figlia. Siccome che c’era l’incendio andava tutto il fumo a casa. Allora ho sospeso, ho sospeso. E dissi: ‘vengo il lunedì mattina’. Ed era… Un lunedì mattina alle cinque andai…
P.M.: Scusi un attimo, signor…
Presidente: Glielo metta davanti il microfono, glielo metta proprio davanti.
E.D.P.: Il lunedì mattina mi alzai alle cinque e andavo a San Casciano.
P.M.: Si alzò a casa sua da Firenze.
E.D.P.: Da Firenze. E andai a San Casciano. Siccome a Chiesanuova, di là entravo io e andavo a vedere per i funghi, dissi: ‘è fresco, vado a vedere dei funghi’. Arrivai nel bosco da parte di Chiesanuova, non dalla parte degli Scopeti.
P.M.: Lei andò in macchina?
E.D.P.: Eh?
P.M.: Andò con la sua macchina?
E.D.P.: Con la macchina, andai. Arrivai alla catena, là, c’era una catena, lasciai la macchina sempre, dove la lasciavo sempre. Io, da quel bosco era dal ’78 che praticavo quel bosco.
P.M.: Sempre per funghi.
E.D.P.: Per i funghi.
P.M.: Bene.
E.D.P.: Andavo anche a caccia, però a caccia andavo a Chiesanuova.
P.M.: Sì.
E.D.P.: E poi magari andavo per i funghi anche là. Andavo per i tordi, per i colombacci. Poi andavo pure a caccia a San Casciano. E allora, mentre la mattina arrivai, che dovevo andare a bruciare l’erba, mi fermai, era presto, mi fermai a questo bosco.
P.M.: Era già giorno?
E.D.P.: Era… mezzo e mezzo.
P.M.: Mezzo e mezzo.
E.D.P.: Stava facendo l’alba, quando partii da casa.
P.M.: Bene.
E.D.P.: Arrivai là, lasciai la macchina alla catena, c’è una catena. Che non la lasciavo mai dentro la catena la macchina, perché delle volte era aperta e delle volte era chiusa.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Ho detto: così mi chiudono la catena e rimangono con la macchina dentro’.
P.M.: Chiarissimo.
E.D.P.: E allora me ne rimanevo sempre fuori. Quando piglio il viottolo, questo viottolo che si vede sopra… Piglio il viottolo e scendo un pochettino giù, faccio un 100 metri, faccio. E salgo sopra, sopra a questa collina.
P.M.: La collina verso dove?
E.D.P.: Cioè, di sotto io non sapevo che di là erano gli Scopeti.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Di perine, quelle… le sorbe.
P.M.: Bene.
E.D.P.: C’era qualche fungo, lo avevo veduto prima. Erano tutti fungacci, così. Rosselle, quella roba là. E allora faccio due perine là a terra, erano ancora acerbe…
P.M.: Questo, nel bosco. Siete nel bosco.
E.D.P.: Al… chiamiamolo Scopeti, dentro al…
P.M.: Ora poi le mostriamo la foto che lei aveva già…
E.D.P.: Sì.
P.M.: Comunque faccia il racconto.
E.D.P.: Sì, ora glielo racconto. Quando arrivo a queste perine, sono a raccogliere delle perine, vedo che ce n’erano poche a terra, e acerbe. E continuo… Che sopra a questa collina c’è un viottolo che costeggia tutto di sotto e va ad uscire fino ad un’altra volta alla catena. Giro, così. Quando lascio le perine e sento un fruculio dentro il bosco, là. C’erano le scope che erano tre metri alte. Dissi: ‘chi c’è qua dentro?’ Cammino più avanti e lo sento più avanti. Arrivo ad un certo punto c’era un…
Presidente: Parli al microfono, al microfono.
E.D.P.: Sì. C’era un pezzettino di vuoto, di vuoto, di scopa più pulito, E lì sento più vicino questo… qualcheduno c’era dentro. Dico: ‘che c’è un cinghiale, che c’è qualcheduno?’…
Presidente: Fruscio, fruscio. Sì.
E.D.P.: E mi vedo comparire al signor Pacciani. Me lo vedo comparire. E gli dissi: ‘buongiorno’. Mi guarda e se ne scappa. Io ero qua e loro… Allora, io ero… era un manico di pistola. Perché non era un pacco. Perché lui, quando saliva, questo affare qua gli dava noia.
P.M.: Però lei non vide di cosa si trattava.
E.D.P.: Se ci aveva… era vestito…
P.M.: È una immaginazione sua di cosa fosse.
E.D.P.: Era vestito con una giacca avana, tipo impermeabile, tutto liscio, come… di spalle, di qua era tutto. . . poi lo vidi di faccia che era lui. E la giacca gli arrivava fino a qua. Il cappellino quasi bianco.
P.M.: Quasi, bianco?
E.D.P.: Quasi bianco. Avana, così. Più chiaro della giacca. La giacca era liscia, tutta liscia.
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Questo giubbotto…
P.M.: Questo cappellino com’era?
E.D.P.: … era fino a qua sotto. Era tutto quadro, come spalle, come vita, come sedere, diciamo. Era tutto uguale. E lo teneva stretto addosso e si vedeva questa cosa qua che a lui, ogni tanto, gli dava noia.
P.M.: Ma lei lo ha visto per parecchio tempo, o per… è stato un attimo?
E.D.P.: Come, da dove l’ho visto io, a cinque-sei metri, andando, passando questo viottolo. Poi c’è un pezzettino di scopa che era sette-otto metri. E in fondo nel bosco c’è la catena…
P.M.: Ho capito.
E.D.P.: Allora, perché lui sapeva già la scorciatura per arrivare prima là. Non prese il viottolo. Mi guardava e scappava. ‘Ciuccio, saluta’, dissi io. Furono queste parole.
P.M.: Come gli disse? Che parole?
E.D.P.: Ciuccio, a questo. Ciuco.
P.M.: Ciuco.
E.D.P.: Ciuco. Ho detto: ‘o bestia, almeno saluta’. Lui, una vipera. ‘Tu, tu, tu…’ dentro a quelle scope. E Scappò. E gli dissi queste parole.
P.M.: Che ore sarà stato di mattina?
E.D.P.: Le 06.10.
P.M.: Come mai è sicuro che sia questo orario? Che…
E.D.P.: Perché calcolai, l’orologio non l’ho visto. Calcolai quando partii da casa, andai là, andai sopra. Era quello.
P.M.: A che ora arrivò lì, lei dice verso le cinque, ha detto?
E.D.P.: Io, alle cinque partii da casa.
P.M.: Partì… Bene.
E.D.P.: Alle cinque. Feci colazione e arrivai là erano… l’orologio lo guardavo. Dissi: ‘si sta facendo l’alba’. Dentro il viottolo era più buio. Quando arrivo sopra, c’era la luce già. C’era la luce. Si vedeva bene, si vedeva. Ecco, era sortito quasi il sole. Poi sopra è pulito il bosco là, era pulito il bosco. Si vedeva bene. Non c’erano alberi, cose.
P.M.: Ecco, ora
E.D.P.: L’ho visto di…

P.M.: … le mostriamo un attimo una fotografia che lei ha già visto e vediamo se riesce a individuare meglio i luoghi…
E.D.P.: Sì. Dentro io a questo viottolo, fin sotto non ci sono arrivato mai. Sono arrivato più sotto. Mi sembra che c’era una casina sotto là.
P.M.: Una cascina?
E.D.P.: Una casina, una…
P.M.: Casina?
E.D.P.: Uno scarabocchio, là che c’era. Qua all’inizio, c’era un lago, c’era il lago.
P.M.: Allora andiamo un attimo, se si riesce a vedere, è molto sfocata questa foto. Se si riesce… Si può dare un po’ più di colore?
E.D.P.: Di sotto…
P.M.: Aspetti un attimo, aspetti un secondo.
(voce non udibile)
E.D.P.: Di là sotto, dove c’è il chiaro, c’è la strada.
P.M.: Allora vogliamo… scusi un attimo, togliamo… Scusi un attimo, proviamo a mostrare quella dal computer.
E.D.P.: Quel… Io l’ho visto quell’altra.
P.M.: Scusi… Signor De Pace, un attimo. Nel caso abbiamo la foto, gliela facciamo vedere a lei senza grandi meccanismi…
E.D.P.: Perché io sono entrato sempre dalla catena là.
P.M.: Può aspettare un secondo, perché…
E.D.P.: Perché di sotto io non lo conoscevo il posto.
P.M.: Ho capito. Ecco, questa è un po’ meglio, è un po’ più chiara. Lei riconosce in questa foto i posti?
Presidente: Sì, sì, questa è più chiara.
E.D.P.: Questa è la strada di sotto.
Presidente: Qua c’è la piazzola, no?
P.M.: Sì, c’è la piazzola.
E.D.P.: Quella è la piazzola. Quella là, io entravo da Chiesanuova, da dove c’è la catena.
P.M.: È lì dove c’è…
E.D.P.: Là, là.
P.M.: Questo è il bosco.
E.D.P.: Sì.
P.M.: Questo è il bosco e questa è la piazzola.
E.D.P.: Eh. Io andavo là sopra, dove c’è la B.
P.M.: Lei stava andando…
E.D.P.: Là, sopra quella collina là, stavo io.
P.M.: Sì.
E.D.P.: Io. E lui veniva di là, dove c’è la freccia andando sopra.
P.M.: (voce non udibile)
E.D.P.: Sì. Di là.
P.M.: Lei, la macchina, l’ha lasciata qui.
E.D.P.: Alla catena, dove c’è la catena. Perché c’è un viottolo, perché … che si entra là dentro. Poi, di qua sotto… Permette, mi posso alzare? Mi posso alzare? C’è un viottolo…
P.M.: Si alzi pure.
E.D.P.:… alla catena che va fino a quel punto. E io, la domenica dopo, col mio figliolo e un amico dissi: ‘si va a vedere dov’è stato questo omicidio?’, dissi, no? E si va là a mezzogiorno a vedere… e c’erano i Carabinieri.
Presidente: No, no, spieghi bene, spieghi bene.
E.D.P.: Eh?
Presidente: Spieghi bene.
E.D.P.: E dissero i Carabinieri, dissero: ‘che ci avete i fucili in macchina?’ Dissi: ‘sì’. ‘Portateli sopra’. E vidi a terra, là, dove la strada è in discesa, un monte di ovatta.
P.M.: Un monte?
E.D.P.: Ovatta.
Presidente: Ovatta.
E.D.P.: Ovatta giallo. E c’era una busta della farmacia, quella con tutte le mani, così. E c’era tutto disteso questo ovatta. E io ho appoggiato sopra … Ho detto: ‘qua ci sono stati dei finocchi, erano stati pure qua…’
P.M.: Dei finocchi? Va be’, tutta un’altra cosa.
E.D.P.: Eh…
P.M.: Senta una cosa. Un attimo, signor De Pace, stia a sentire me.
E.D.P.: Eh.
P.M.: Lei, come è riuscito – se è riuscito – a stabilire il giorno in cui ha fatto l’incontro con questo signor Pacciani? Come mai…
E.D.P.: Lunedì mattina, perché io dovevo andare a San Casciano a bruciare l’erba.
P.M.: Sì, ma come è sicuro che fosse quel lunedì mattina?
E.D.P.: Perché la domenica sono andato a vedere la strada, la domenica dopo. E era il lunedì.
Presidente: Come?
E.D.P.: Perché la domenica tagliai l’erba. Il lunedì andai a San Casciano. Per quello sono sicuro. Che la domenica dopo andai a vedere col mio figliolo e l’altro amico andammo a vedere dove era stato… E guardai, dissi: ‘può darsi pure che l’ho visto a questo qua’. Io…
P.M.: Cioè, lei la domenica successiva, si è reso conto che era stato il lunedì precedente.
E.D.P.: Lo dissi ai Carabinieri. Dissi: ‘vede, questa gente vengono di là’. Perché mi resi conto quando ho visto che là c’ero io, il lunedì.
P.M.: Senta una cosa.
E.D.P.: Quando l’ho cominciato a vedere in televisione, poi sul giornale, dissi: ‘proprio quello là, l’ho visto ‘.
P.M.: Senta un po’, ma ecco, come mai non si recò dai Carabinieri subito, non lo disse ai Carabinieri subito che…
E.D.P.: Non lo conoscevo chi era questo Pacciani. Io non volevo mescolarmi dentro a questa faccenda. Quando ho visto che lo avete lasciato fuori, ho detto: ‘qua non va più bene’. Io ho detto. . . Perché sono due, ora. Poi ho visto anche quell’altro, si nascondeva col giornale, quando arrivai io.
P.M.: Questo… Scusi, eh, signor De Pace.
E.D.P.: Eh.
P.M.: Lei si è presentato alla Questura, alla Polizia, diverso tempo dopo.
E.D.P.: No, io gli ho presentato, ero a casa della mia figliola a Casellina. E stavo vedendo la televisione, e si è visto che lo avevano mandato fuori. E ho visto tutta la Polizia, i Carabinieri, tutti là a cercare, proprio i pompieri… E disse, mia moglie non voleva a casa che andavo là. Disse: ‘non andare, non andare, non ti mescolare in questo. .. ‘ ‘Ma perché questa gente vuole giustizia, devo andare io. Vuole giustizia questa gente. Debbo andare’. Io avevo visto qualche cosa che non mi piaceva. l’ho visto a lui, là. E ho visto anche quell’altro, Lotti. Non era uno solo. Questo, a Lotti, l’ho visto alla fine del mese dentro a una 500 bleu, con vestito bleu, la camicia bianca. E io ero dentro la macchina. Arrivai con mio nipote là, ci aveva 17 anni. E io, quando ho visto a questo qua che si è coperto con il giornale, ho detto: ‘perché si sta coprendo ora che sono arrivato io?’.
Presidente: Ora andiamo una cosa per volta, eh. Lasciamo stare Lotti, facciamo la descrizione di prima. E poi parliamo di Lotti.
E.D.P.: Ero nascosto nel bosco per vedere di faccia quest’altro. Ho preso un viottolo e andai (non comprensibile) Disse mio nipote, dice: “che c’è il mostro”. Dissi: “l’ho visto di faccia”.
P.M.: Senta una cosa, scusi un attimo, eh, signor De Pace, per cercare di capire. Sua figlia, come si chiama?
E.D.P.: Mariapia De Pace.
P.M.: E sua figlia le diceva all’epoca, lei gli aveva racco…
E.D.P.: No, no, non sapeva niente nessuno. L’ho detto dopo, quando ha cominciato, che ho visto Pacciani, ho detto: ‘quello, stavolta l’hanno indovinata, è lui’, poi l’hanno preso. Dissi: ‘stavolta l’hanno indovinato. Il signor Vigna l’ha indovinata questa volta’.
P.M.: Quindi… Scusi, eh, sua figlia si chiama De Pace Mari.
E.D.P.: Sì.
P.M.: E ora abita a Firenze?
E.D.P.: Eh?
P.M.: Abita a Firenze?
E.D.P.: Sì, l’ha venduto là, tutto. Le è morto il marito. Questo è il secondo marito che gli è morto.
P.M.: Ho capito. Senta, questo problema che lei ha avuto ora, che gli ha dato sei mesi fa questo problema al volto, è stato improvviso, ha detto lei?
E.D.P.: È stata l’influenza. Ho avuto l’influenza, è venuto il dottore mi ha misurato la vista, subito cortisone. Sei punture in tre giorni, una la mattina, una alla sera. Antibiotici in quantità, e mi sono dovuto ricoverare.
P.M.: E poi è stato, di questa malattia si è curato, ha avuto ulteriori…
E.D.P.: Mi sto curando ancora.
P.M.: E che tipo di medicine prende?
E.D.P.: Per l’occhio ho la pomata. Me la devo mettere sei volte, sei volte al giorno. Poi c’ho questo cerotto che lo devo rimettere, non l’ho messo, perché di vedere, vedo. Questo cerotto, tutte le pomate…
P.M.: Lei ha qualche… Scusi, eh, signor De Pace, ha qualche per caso certificazione che riguarda che tipo di malattia ha avuto?
E.D.P.: Malattie non ho avuto nulla. Ho avuto soltanto…
P.M.: No, questo problema…
E.D.P.: No, sotto all’influenza, non c’è nulla. Mi hanno fatto tutte le visite. Fino ad ora, ultimamente, mi hanno visto di dentro… e c’è tutto sano dentro. SI, è tutto sano. Sono tutte queste medicine che mi hanno dato. E mi hanno…
P.M.: Ho capito. Presidente, io farei questa proposta alla Corte. Innanzitutto, mi sembra che qualche problema dovuto a questo stato di malattia, obiettivamente ci sia. E quindi chiederei innanzitutto di sentire, ex 507, la figlia del signor De Pace, su due questioni. Primo, quella…
E.D.P.: Non è…
Presidente: Un momento, un momento…
P.M.: Scusi, scusi un attimo, signor De Pace. Sia per quanto riguarda questo problema che è successivo al…
E.D.P.: Loro mi hanno detto, mia moglie e mia figlia…
P.M.: Di non venire. Sì, ha ragione.
E.D.P.: Mi ha detto: “non ti mettere in mezzo a questi guai”.
P.M.: Questo lo abbiamo capito.
E.D.P.: ‘Non ti mettere in mezzo a questa faccenda’.
P.M.: E quindi di sentire la figlia e la moglie, nel caso se fosse necessario. E di acquisire la documentazione medica tramite i figli, relativa a questo stato del signor De Pace. Tenendo presente che le deposizioni che aveva…
E.D.P.: Ci ha tanti guai la…
P.M.: Mi scusi, ora vediamo…
E.D.P.:… c’ha due figlioli. Uno, ricoverato…
Presidente: Ho capito. Ora lasci stare, è una cosa che non riguarda la…
P.M.: Tenendo presente che effettivamente, insomma, qualche problema per quello che riguarda lo stato del teste. E che ci sono due verbali in atti nei quali, fra l’altro lo stesso signor De Pace fa presente che lo stato di malattia è successivo. E sono: uno, addirittura dell’anno scorso, marzo ’96; e uno dell’ottobre ’96, nel quale non si dà atto di questa situazione diciamo che lascia qualche problema circa la possibilità di capire oggi in che situazione fisica il teste si trovi. Quindi, chiedo di sentire la figlie e di acquisire la documentazione medica.
Presidente: Bene.
P.M.: All’esito, ovviamente, o di risentirlo, o di utilizzare i verbali in atti. Non ho altre domande, grazie.

Avv. Giangualberto Pepi: Senta, Lei si ricorda di essere stato interrogato due volte dalla polizia?

E.D.P.: Si, mi ricordo, c’era uno l’ho visto qua.

Avv. Giangualberto Pepi: Allora io le ricordo che è stato interrogato il 3 di marzo del ’96 e successivamente il 3 di ottobre del ’96. Ecco, siccome in questi due verbali lei ha dato delle dichiarazioni del tutto opposte, io le chiede, vorrei sapere la sua risposta relativamente al giorno in cui lei dice di aver visto Pacciani nel bosco.

E.D.P.: Il lunedì mattina.

Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, però io a questo punto le contesto che nell’interrogatorio del 3 marzo ’96 lei ebbe testualmente a dire: “Non sono sicuro se tale incontro avvenne prima o dopo il delitto dei due francesi.”.

E.D.P.: No no ero sicuro perché…

Avv. Giangualberto Pepi: Questo l’ha detto lei…

E.D.P.: Ero sicuro perché io domenica andai a brucia’ l’erba. Il lunedì mattina che dovevo bruciare l’erba era la lui, il lunedì mattina, Pacciano, il lunedì. I domenica dopo, i domenica dopo dell’omicidio ero la io a vedere dove a stato

Presidente: Faccia leggere quello che ha detto prima poi le contestazioni.

Avv. Giangualberto Pepi: Lei ha detto testualmente: “Non sono sicuro se tale incontro avvenne prima o dopo il delitto dei due francesi. Ma sono certo che il bosco era ancora intatto, cioè non era ancora stato interessato da un incendio che ne bruciò una parte…”.

E.D.P.: Si a stato un incendio… prima hanno tagliato un pezzo di bosco.

Avv. Giangualberto Pepi: Lasci fare l’incendio…

Presidente: Faccia finire la domanda.

Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, io le domando come mai in un momento precedente, cioè nel marzo del ’96 dichiara di non ricordarsi di non aver visto il Pacciani prima o dopo l’omicidio…

E.D.P.: No no, si si, domenica andai a San Casciano

Avv. Giangualberto Pepi: Mi lasci finire la domanda, io le domando come mai nel marzo del ’96 lei non si ricorda la data di quando avrebbe visto Pacciani, mentre nell’ottobre da addirittura una giustificazione per dimostrare di aver visto il Pacciani un certo giorno. La domanda che io le faccio è questa. Come mai nel marzo non se lo ricorda e nell’ottobre…

E.D.P.: Io mi ricorda che lunedì mattina a domenica era a San Casciano a tagliar l’erba che l’avrei dovuta bruciare, tornai il lunedì mattina a bruciare l’erba e vidi Pacciani in quel posto la.

Avv. Giangualberto Pepi: Ho capito ma io le chiedendo come mai nel marzo lei non si ricorda quando ha visto Pacciani, mentre nell’ottobre, cioè molti mesi dopo, dichiara la data precisa in cui avrebbe visto Pacciani dando anche una giustificazione del motivo per cui se lo ricorda… se lo doveva ricordare anche a marzo.

E.D.P.: Il lunedì, il lunedì.

Avv. Giangualberto Pepi: Ho capito…

E.D.P.: non il martedì o il venerdì, ma il lunedì, perché dovevo andare a bruciare l’erba.

Avv. Giangualberto Pepi: E continua a dire il lunedì, io le sto domandando… Il lunedì viene fuori nel secondo interrogatorio, io le sto chiedendo come mai molti mesi prima non si ricorda la circostanza che poi viene fuori molti mesi dopo.

E.D.P.: Ma non mi ricordavo il giorno ma era il lunedì che ho visto Pacciani.

Avv. Giangualberto Pepi: Ho capito, ma lei nel marzo ha detto: “Non sono sicuro se tale incontro avvenne prima o dopo… si parla di un omicidio eeh!

Presidente: Allora ha dato la sua versione, ci creda o non ci creda è così…. 

(Voci non udibili)

Presidente: Allora altra domanda…

Avv. Giangualberto Pepi: Senta, lei oggi ha detto che questa persona che lei avrebbe identificato come Pacciani era vestito di colore avana…

E.D.P.: Avana

Avv. Giangualberto Pepi: Ecco allora io le contesto che il 3 ottobre lei ha detto che questa persona era vestita.. indossava un cappellino tipo ciclista di cencio e una giacca di color grigio-verde. Ora il grigio-verde non mi sembra…

E.D.P.: Avana (non comprensibile)

Avv. Giangualberto Pepi: Avana non è il grigio verde, mi scusi eehh

E.D.P.: Avana

Avv. Giangualberto Pepi: E allora prendo atto che per lei considera l’avana il grigio-verde…

Presidente: Bene…

E.D.P.: Poi lo vidi in faccia lo vidi..

Avv. Giangualberto Pepi: Senta, poi stamattina, poi è stato interrotto dal Presidente, lei ha parlato ad un certo momento di aver visto non solo Pacciani, ma anche Lotti. Come mai fino ad ora non ne aveva parlato di questa cosa? Come mai finora non ne aveva mai parlato? Negli interrogatori non parla di Lotti.

E.D.P.: Non volevo immischiarlo dentro questa faccenda, quando poi ho visto che era qua… ce l’hanno loro, ce l’hanno tra le mani, poi è stato portato via… è sortito, ho detto no…

Avv. Giangualberto Pepi: Ho capito, senta, come ripeto, lei è stato sentito due volte dalla polizia, come ha parlato in quelle due occasioni di Pacciani, se avesse visto anche Lotti, non vedo che motivo ci fosse per dire anche questa.

E.D.P.: L’ho visto alle 10 di mattina Lotti, ci stava anche mio nipote entro la macchina, che andai a vedè pei funghi, questo qui come arrivai ci aveva la macchina sulla destra, ci aveva il giornale e se lo mette così… e io perché si è messo il giornale cosi, lo voglio vedè chi è questo qua. Si nascosa nel bosco… (non comprensibile, brusio in aula). L’ho voluto vedè di faccia, è passato l’ho visto co una 500 blu scuro..

Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, ma in che giorno avrebbe visto Lotti?

E.D.P.: All’ultima giornata di settembre, domenica 17.

Presidente: ultima domenica di settembre.

Avv. Giangualberto Pepi: L’ultima domanda. Lei ha detto che ad un certo momento ha sentito il dovere civico di testimoniare soltanto quando era stato assolto Pacciani dopo l’appello. Ora io le chiedo, visto che lei aveva già riconosciuto o dice di aver riconosciuto Pacciani in quell’occasione, come mai non si è presentato a rispondere in primo grado?

E.D.P.: Non volevo mettermi in queste faccende.

Avv. Giangualberto Pepi: Ma poi ci si è messo sicché…

E.D.P.: Voi quando l’avete messo fuori, che ho visto che era libero ho netto, no deve fini sta storia. ecco… Questa storia l’ho detta ad un prete, l’ho detta ad un prete ed ad un avvocato, mi hp consigliato prima con loro, con queste persone. sono andato prima da un prete e poi da un avvocato (non comprensibile)

Presidente: Senta, senta un pochettino.
E.D.P.: M’hanno detto: “che vuole questo?” Non voglio nulla io, voglio giustizia, questa gente chiede giustizia.
Presidente: Signor De Pace, si giri di qua. Bene? Ecco, lei ha detto che ha visto Pacciani nel bosco, che era lunedì, lunedì che bruciò l’erba e che la domenica successiva andò a vedere perché c’erano stati i Carabinieri per il delitto.
E.D.P.: C’erano stati i Carabinieri là. Per quello … lunedì, la domenica dopo andai là.
Presidente: Ho capito, ho capito. Ho riassunto io le sue dichiarazioni. Lei come fa a dire che era il Pacciani?
E.D.P.: Perché l’ho visto di faccia pure.
Presidente: Ma lo conosceva già il Pacciani, o no?
E.D.P.: Sì, era Pacciani.
Presidente: Ma lo conosceva già…
E.D.P.: No, non lo conoscevo. Se lo conoscevo venivo subito. Quando l’ho incominciato a vedere sul giornale e nelle televisioni ho detto: ‘stavolta l’hanno indovinate, è lui ‘.
Presidente: Quando cominciò a vedere sui giornali e in televisione.
E.D.P.: Poi quando ho visto a quell’altro, ho detto: “saranno due, ci saranno sotto”.
Presidente: Lei di questa cosa, che aveva visto il Pacciani nel bosco, eccetera, ne ha parlato con qualcuno? E quando…
E.D.P.: No, l’ho tenuto chiuso.
Presidente: Chiuso per sempre.
E.D.P.: Eh.
Presidente: E quando…
E.D.P.: Quando pure l’ho visto in televisione, l’ho tenuto sempre chiuso.
Presidente: E quand’è che ha parlato con l’avvocato… Con quale avvocato ha parlato?
E.D.P.: Lo Presti.
Presidente: Lo Presti?
E.D.P.: Eh. E … di sotto casa. E il … ha detto pure: “vai a testimoniare tutto”.
Presidente: Scusi, l’avvocato Lo Presti uomo, o l’avvocato Lo Presti donna?
E.D.P.: Uomo.
Presidente: Come si chiama?
E.D.P.: Lo Presti.
Presidente: Come si chiama Lo Presti? Silvio
P.M.: Silvio.
Presidente: Silvio Lo Presti.
E.D.P.: Che sta vicino a casa mia.
Presidente: E quando ci parlò con questo avvocato?
E.D.P.: Vicino a casa mia, per la strada.
Presidente: Sì, ma l’epoca, l’epoca, il periodo?
E.D.P.: Quando ho conversato tutta la cosa.
P.M.: Quando si è presentato alla Polizia.
Presidente: Quando si è presentato alla Polizia?
E.D.P.: Quando mi sono presentato alla Polizia.
Presidente: Ecco.
E.D.P.: (non comprensibile)
Presidente: Senta un po’, il Lotti, lei ha parlato che ha visto anche il Lotti. Quando ha visto il Lotti e dove ha visto il Lotti?
E.D.P.: La domenica mattina, alla catena. C’è la catena, a quel bosco, c’è la catena.
Presidente: A Chiesanuova.
Presidente: La macchina là, la 500 bleu e io mi parcheggiai di qua, c’era il mio nipote dentro, c’aveva 17 anni, mio nipote. E ha visto il mio nipote, ho chiuso la… L’ho guardato io a questo qua, come sono arrivato si è messo il giornale, ho detto: “ma che si copre questo qui?’ Il mio nipote mi ha detto: ‘nonno, che c’è il mostro?’ ‘Stai zitto”. Ho preso il fucile e me l’ho portato nel bosco.
Presidente: Da caccia?
E.D.P.: No, ma là è riserva non si può portare il fucile, ma l’ho portato dentro la custodia il fucile.
Presidente: Eh.
E.D.P.: Quando sono entrato dentro il bosco, non sono andato a vedere dei funghi, mi sono nascosto nel bosco, mi sono nascosto. E chiuso la macchina, è venuto là, ha preso il viottolo e è andato verso, sotto dove è stato l’omicidio. Quando è arrivato giù sotto, ho detto ‘ andiamo via, ho detto a mio nipote. ‘Nonno, c’è il mostro?’ ‘Stai zitto, andiamo via, non mi garba quell’uomo’. 
Presidente: E anche Lotti.. .
E.D.P.: A coprirsi con il giornale, non si voleva far vedere, qualche motivo c’era.
Presidente: Senta, e anche Lotti l’ha riconosciuto in televisione?
E.D.P.: Sì.
Presidente: Non lo conosceva prima, non ci ha mai parlato prima?
E.D.P.: (non comprensibile) di faccia, lo volevo vedere di faccia chi era.
Presidente: Eh?
E.D.P.: (non comprensibile) era, con il vestito bleu e la camicia gialla.
Presidente: Voglio dire, Lotti non lo conosceva lei prima?
E.D.P.: Chi lo conosceva.
Presidente: Va bene.
E.D.P.: Non conoscevo né Pacciani e né Lotti. Se lo conoscevo che era Pacciani, subito vi telefonavo e dicevo: “sì, è lui”.
Presidente: Va bene. Ci sono altre domande?
P.M.: Nessuna il P.M., Presidente.
Presidente: Bene, può andare grazie.
P.M.: Presidente, chiedo scusa, avrei da perfezionare l’istanza che avevo già fatto. Cioè quella di sentire la figlia, di acquisire la documentazione medica perché obiettivamente… così abbiamo la possibilità di valutare l’incidenza di questo stato che presenta il teste sulle sue odierne capacità. Di sentire inoltre l’avvocato Lo Presti – ammesso che sia il Lo Presti Silvio – su questa confidenza che avrebbe ricevuto. All’esito di queste eventuali testimonianze, se del caso, sentire anche il nipote. Mi sembra che preliminare sia quello oggi…
Presidente: Il nipote non ce l’ha detto come si chiama. Chiamiamo un attimo lui, il teste.
P.M.: Sì.
Presidente: Fatelo venire in aula.
P.M.: Presidente, il mio pensiero era questo, se permette: preliminare era la necessità di accertare l’attuale stato di salute del teste, per vedere se c’è una possibilità di capire se c’è stato qualche mutamento rispetto al passato e per vedere di capire obiettivamente l’attuale situazione del, De Pace. Grazie.
Presidente: Signor De Pace, qui, qui, a sedere un attimo.
E.D.P.: Io ho visto tante cose.
Presidente: No, no, no…
E.D.P.: Io ho visto tante cose, ma mettendo in mezzo a queste cose si passano dei guai. Ho visto tante cose e non le posso raccontare.
P.M.: Va bene, va bene, signor De Pace.
Presidente: Ormai che c’è, ce le dica queste cose.
E.D.P.: Io vorrei parlare con lui e con Vigna. Non mi hanno fatto mai parlare.
Presidente: Bene.
P.M.: Va be’, poi vediamo, poi la convochiamo.
Presidente: Scusi.
Avv. Giangualberto Pepi: Mi sembra, Presidente, che a questo punto se il teste dice di aver visto tante cose, siccome siamo qui per cercare la verità…
Presidente: Gli faccia la domanda…
Avv. Giangualberto Pepi: Sarà bene che glielo dica.
Presidente: Bene, bene.
E.D.P.: È la verità quello che ho detto.
Presidente: Bene, bene.
E.D.P.: Sennò non venivo qua.
Presidente: Senta, oh, allora suo nipote, che era con lei quando ha visto il Lotti, come si chiama suo nipote?
E.D.P.: Ricoverato.
Presidente: Come “ricoverato”?
E.D.P.: A Torre Galli.
Presidente: Io ho domandato come si chiama.
E.D.P.: Iaci Paolo
Presidente: Come?
E.D.P.: Iaci Paolo.
Presidente: Iaci Paolo.
E.D.P.: Iaci Paolo.
Presidente: Io non lo capisco.
E.D.P.: Ha ragione. Iaci Paolo.
Presidente: Iaci Paolo.
E.D.P.: Ricoverato a Torre Galli sta.
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: Al coso là, all’ospedale.
Presidente: Dove risiede?
E.D.P.: A Casellina.
Presidente: Casellina. Via?
E.D.P.: Via… come si chiama? Numero X, non mi ricordo, è…
Presidente: A Casellina, va bene, lo troveremo. E ora è ricoverato. Perché è ricoverato?
E.D.P.: Sono due figli, tutti e due.
Presidente: E perché è ricoverato?
E.D.P.: Perché sotto militare l’hanno fatto… Sono 10 anni che è cosi.
Presidente: Ah, è ricoverato per disturbi mentali?
E.D.P.: Sta male, sta male conciato.
Presidente: Fa così, disturbi mentali?
E.D.P.: Eh.
Presidente: Va bene, va bene.
E.D.P.: Sta male conciato, sta.
Presidente: Senta, e sua figlia dove abita ora?
E.D.P.: Mia figlia?
Presidente: M.P..
E.D.P.: A Casellina.
Presidente: Sempre a Casellina.
E.D.P.: Sì.
Presidente: Il numero lo sa? La via la sa?
E.D.P.: Numero X è il numero.
Presidente: Numero X.
E.D.P.: Un pezzo di via, non lo so.
Presidente: Non si ricorda la via, va bene.
P.M.: Va bene, la troviamo Presidente.
Presidente: Senta, lei ha detto c’ha tante cose da dire, le dica ora.
E.D.P.: No, no, è meglio non farlo.
P.M.: Ma se riguardano questo processo…
E.D.P.: È meglio non farlo.
Presidente: Va bene.
E.D.P.: È roba grossa.
Presidente: Allora va bene.
E.D.P.: Io volevo parlare con Vigna prima, non m’hanno mai fatto parlare con Vigna.
P.M.: Sì, va bene.
Presidente: E parli ora, scusi eh.
E.D.P.: No, no. C’è troppe orecchie.
Avv. Giangualberto Pepi: A questo punto sennò, viene considerato reticente. A questo punto se ha da dire, lo dica.
E.D.P.: C’è troppe orecchie.
Avv. Giangualberto Pepi: A un certo punto, ha parlato di cose grosse, mi sembra che sia proprio…
Presidente: Bene, l’avvocato vuole insistere. Ci insiste lei avvocato Pepi.
Avv. Giangualberto Pepi: Io insisto…
Presidente: La parola spetta a voi.
E.D.P.: Quando vi dico che era Pacciani, era Pacciani, sennò non venivo qua.
Avv. Giangualberto Pepi: Lasci fare un attimo Pacciani, di cui ha già detto.
E.D.P.: Era lunedì.
Avv. Giangualberto Pepi: Lei ha detto testualmente: “Io ho cose importantissime che ho visto e grossissime…”
E.D.P.: Non vi posso raccontare nulla.
Avv. Giangualberto Pepi: E come non le può raccontare… 
(brusio)
E.D.P.: Perché no, perché so io quando le racconto queste cose.
P.M.: Riguardano questi fatti, o fatti diversi?
E.D.P.: No, altri fatti. Peggio, peggio sono.
P.M.: E allora in questo processo non interessano.
E.D.P.: Peggio sono.
P.M.: Bene.
Presidente: Va bene.
P.M.: Presidente…
Presidente: Può andare, grazie.
P.M.: Insisto nelle richieste.
Presidente: Questo alla fine, si vedrà.
P.M.: Sì, sì, Presidente, volevo…
E.D.P.: Io volevo parlare allora…
P.M.: Va bene, va bene. 
(brusio)
Presidente: Signor De Pace…
E.D.P.:… con Vigna. Non mi hanno mai fatto conoscere Vigna.
P.M.: Glielo faremo…
E.D.P.: Ora c’è lei.
P.M.: Glielo facciamo conoscere. Va bene.
Presidente: Signor De Pace, può andare, grazie.
E.D.P.: È roba che non si può parlare.
Presidente: Abbiamo capito.
E.D.P.: (voce non udibile)
P.M.: Bene.
E.D.P.: (voce non udibile)
P.M.: Va bene. Abbiamo capito.
E.D.P.: (voce non udibile)
Presidente: Attenzione a non cadere, mi raccomando.

Presidente: Bene, un altro teste può entrare.
P.M.: Sì, Presidente, grazie. Sentiamo De Faveri Marcella.
Marcella De Faveri: Buongiorno.
Presidente: Come si chiama lei signora?
M.D.F.: De Faveri Marcella.
Presidente: Dove è nata, quando è nata, dove risiede?
M.D.F.: Sono nata a Montechiaro d’Asti il 12.1.1944 e risiedo a Bagno a Ripoli, via Fattucchia nr.24. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Risponda alle domande del Pubblico Ministero e poi dei difensori. Senta, vuole essere ripresa dalla televisione, o no?
M.D.F.: No.
Presidente: No. Bene. Allora niente telecamere. Pubblico Ministero, prego.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora, può innanzitutto spiegare alla Corte qual è la sua professione?
M.D.F.: Sono insegnante. 
P.M.: Senta signora, lei ricorda di essere stata in giorni vicino all’omicidio di Scopeti in quella zona a trovare qualcuno?
M.D.F.: Sì, era il giorno… era una domenica, ero andata a trovare degli amici che stanno lì agli Scopeti, nella villa di fronte dove poi è successo.
P.M.: Si ricorda come si chiamano questi amici?
M.D.F.: Sì, Rufo.
P.M.: Era la domenica prima che fosse scoperto l’omicidio?
M.D.F.: Sì. Io l’ho saputo alla televisione il lunedì, quando…
P.M.: Quindi era la domenica 8?
M.D.F.: La domenica 8, sì.
P.M.: Lei questa visita a questi amici Rufo l’ha fatta nel pomeriggio o la mattina?
M.D.F.: Siamo arrivati verso le tre.
P.M.: Di pomeriggio.
M.D.F.: Di pomeriggio, sì.
P.M.: “Siamo”, nel senso con suo marito?
M.D.F.: Con mio marito sì.
P.M.: Suo marito si chiama, scusi?
M.D.F.: Chiarappa Vittorio.
P.M.: Ci può raccontare questa visita, il momento in cui siete arrivati, avete visto qualcosa?
M.D.F.: Sì. Allora, noi siamo arrivati, c’è un problema per entrare nella villa di questi amici perché praticamente bisogna allargarsi sulla destra per poter entrare nel cancello e c’è una specie di piazzola e c’era una macchina ferma. Per cui abbiamo commentato in maniera un po’ sfavorevole insomma, questo fatto di avere una macchina che ci impediva di fare la manovra. Mentre mio marito cercava di entrare, io ho guardato…
P.M.: Chiedo scusa. Voi venivate da…
M.D.F.: Noi venivamo da Firenze.
P.M.: E per andare nella casa del Rufo voltavate a sinistra o a destra?
M.D.F.: A sinistra. Normalmente nella piazzola ci si allarga perché praticamente si ritorna… il viale è parallelo alla strada, per cui bisogna allargarsi per entrare.
P.M.: Allargare sulla destra…
M.D.F.: Sulla destra.
P.M.: … chiedo scusa, verso la piazzola e poi girare…
M.D.F.: E girare e praticamente tornare indietro.
P.M.: Una specie di U.
M.D.F.: Una specie di U.
P.M.: Benissimo. Lei ricorda questa manovra…
M.D.F.: Sì, che è stata più difficoltosa del solito proprio perché c’era una macchina ferma.
P.M.: Guidava suo marito ha detto.
M.D.F.: Guidava mio marito, per cui lui era impegnato nella manovra e io ho guardato chi era, insomma. E ho visto che c’era una macchina ferma con due signori. Allora, il muso della macchina, questa, era verso diciamo San Casciano. Uno era appoggiato sul cofano, al cofano, per cui dava le spalle, e l’altro guardava sulla parte destra, verso il bosco, appoggiato alla macchina, per cui io non ho visto in faccia questa gente.
P.M.: Vuole andare avanti nel racconto?
M.D.F.: Sì. Poi siamo arrivati a casa di questi amici. Mio marito aveva comprato un teleobiettivo alla macchina…
P.M.: Alla macchina fotografica?
M.D.F.: Sì, alla macchina fotografica. Il ricordo è che giocavano con questa cosa, ‘guarda come si vede bene’, così e…
P.M.: Giocavano con il…
M.D.F.: Con il teleobiettivo. ‘Guarda come si vede bene da lontano, da vicino…’
P.M.: Con il signor Rufo.
M.D.F.: Con il signor Rufo. A un certo punto ho detto: ‘voglio vedere anch’io’. Guardando in fondo vedo bene la macchina. Ecco, rivedo la macchina.
P.M.: L’automobile.
M.D.F.: L’automobile ferma. Ecco, poi…
P.M.: Dalla casa del Rufo, questo.
M.D.F.: Dalla casa del Rufo, sì. Poi mi ricordo che mio marito ha dovuto ritornare a Firenze per fare un necrologio, sarà andato via verso le quattro e mezza. Nel ritorno commenta che ancora c’era questa macchina che impediva la manovra. Da lì poi siamo andati via verso le otto circa e la macchina era ancora lì.
P.M.: Lei ricorda qualcosa di più specifico sul tipo di macchina e sulle caratteristiche fisiche di queste due persone? A suo tempo, quando si presentò, almeno sembra che avesse i ricordi uh po’ più particolari. Vogliamo vedere se li ricorda ancora?
M.D.F.: Sì, allora, in effetti ce li ho più sulle persone che non sulla macchina perché di macchine non me ne intendo, non le riconosco. Mentre delle persone: uno era, non so…
P.M.: Lei li ha visti da dietro, ha detto.
M.D.F.: Da dietro. Per cui dal dietro, uno era, come si può dire, un po’ il contadino classico toscano, con la testa quadrata, quasi senza collo, un po’ tozzo, un po’ robusto e l’altro più slanciato ecco.
P.M.: Più magro.
M.D.F.: Più magro, ecco, basta, non…
P.M.: Lei ha detto anche qualcosa sul colore dell’auto e anche sulle caratteristiche. 
M.D.F.: Ecco. La caratteristica è che era una macchina senza. . . come si dice dietro?
P.M.: Il baule, era…
M.D.F.: Insomma,. quelle che…
P.M.: Lei ha detto era tronca dietro.
M.D.F.: Sì, più o meno ecco. Secondo me sono tutte uguali, per cui non posso essere più precisa.
P.M.: Comunque lei ha avuto l’impressione che non avesse il baule.
M.D.F.: Sì.
P.M.: E sul colore?
M.D.F.: Sul colore…
P.M.: Se lo ricorda.
M.D.F.: Quando sono venuta da lei avevo un dubbio se rossa o bianca. Poi ho Fatto mente locale, cioè proprio di cercare di… e quasi sicuramente era rossa. Perché io guardavo poi molto di più la gente che c’era che non la macchina, anche perché non… ripeto, conosco la 500 e la Volkswagen, riconosco, le altre sono tutte uguali.
P.M.: Le fu mostrata anche una foto, non da me, penso in Questura, della macchina, lo ricorda? Di una macchina.
M.D.F.:Sì, sì.
P.M.: Senta, se io le mostro ora la foto di quei posti presa dall’aereo, mi può vedere se descrive la manovra?
M.D.F.:Sì.
P.M.: Eh, grazie. Se riusciamo a mostrarle, sennò le foto sono state ingrandite, io le produco Presidente. Sono quelle fatte, dopo il fatto, dall’aereo. Sono abbastanza chiare per quanto riguarda i luoghi e quindi le produco. Sono diverse foto fatte all’epoca. Nel caso non fosse possibile vederle con questi visori, chiedo di mostrarle direttamente le foto alle parti e alla teste. Si vede male, obiettivamente non si vede i colori.
M.D.F.: Non è splendida.
Presidente: L’altro giorno si vide bene.
P.M.: Presidente, siccome le foto in realtà sono molto chiare, se lei consente, dopo che le ha viste la Corte, mostrerei proprio le foto alla teste.
Presidente: Sì, sì, si può fare anche questo. Però l’altro giorno si vide bene.
P.M.: Io, Presidente… C’è qualcosa al proiettore evidentemente. (voci fuori microfono)
M.D.F.: Se io riconosco il cancello, che in questo momento non riconosco…
P.M.: Possiamo far vedere intanto le foto alla teste, Presidente?
M.D.F.: Ah ecco, qui sì, vedo la strada. Allora…
P.M.: Possiamo avvicinarci…
Presidente: Vada lì. Il microfono ce l’ha.
P.M.: Sul visore è difficile, quindi io pensavo se era possibile intanto mostrare la foto alla Corte…
Presidente: Sì.
M.D.F.: Allora, noi si veniva da qui, per entrare in questo… Allora, noi si veniva da Firenze. Per entrare in questo cancello, che è qui, bisognava allargare in questa piazzola e tornare. C’era una macchina lì, per cui diventa difficile e ci si accorge proprio che esiste una macchina. Da qui si allarga qui e praticamente si torna indietro. Cioè, qui forse è più chiara. La strada…
Presidente: (voce fuori microfono)
M.D.F.: Era… qui. Dove c’è lo slargo, dove noi si veniva, si allargava qui e si tornava indietro. Con una macchina qui questa manovra non si può fare.
Presidente: Io l’ho vista, però la deve vedere… gli avvocati, la difesa, eccetera. Se potete metterla comunque al video, al proiettore.
P.M.: Noi ci riproviamo, Presidente.
Presidente: Eh.
P.M.: Vuole riprovare?
Presidente: L’altra volta che avete fatto col computer voi?
P.M.: Sì. Proviamo anche quello, Presidente.
Presidente: Il computer mi sembra che sia più chiaro.
P.M.: Proviamo anche col computer, le proviamo in tutte e due i modi.
Presidente: No, così non è chiara. Là, col computer forse è meglio.
M.D.F.: Sì, però ora che ho visto la fotografia lo posso fare. Ora che l’ho vista.
P.M.: Sì, solo abbiamo…
M.D.F.: Ah, già, è vero.
P.M.: Non è possibile mettere più a fuoco.
Presidente: Sta migliorando.
P.M.: È una questione di colori…
Presidente: Eccolo qua, ora si vede bene. Ma che effetti di sera.
P.M.: Ne abbiamo due a posta, uno compensa l’altro.
Presidente: Guarda lì.
M.D.F.: Sì, ora funziona.
Presidente: Ora funziona, ora vede benissimo signora.
M.D.F.: Sì.
Presidente: Faccia una cosa: vada di là col microfono e ci indichi col dito dov’era la macchina, qual era la stradina che dovevate imboccare. Con una penna, possibilmente con una penna che non…
P.M.: Se lo fa sulla foto direttamente dov’è l’operatore forse…
Presidente: Indicategli come deve fare.
M.D.F.: Allora, noi si veniva da qua, da Firenze e dovevamo entrare in questa strada, per cui normalmente ci si allargava alla piazzola qua, per far manovra. Ovviamente una macchina qui, vedendo la manovra, ci si accorgeva appunto della scomodità. Per cui si notava che non era possibile, insomma, noi dovevamo fare questa inversione.
Presidente: Signora, se può segnare sulla fotografia, cosi, con una X possibilmente, dov’era la macchina che impediva il passaggio.
M.D.F.: Faccio sulla foto?
Presidente: Sì.
P.M.: Sì, sì.
Presidente: Ecco.
M.D.F.: Si vede?
Presidente: Sì, sì, si vede, si vedrà anche nella proiezione.
P.M.: E la casa dei vostri amici, signora, dov’è?
M.D.F.: È in fondo a questa strada, qui sul poggio.
P.M.: Ci sono altre foto che…
Presidente: Sì, sì.
P.M.: … sono già in atti, ma io le ho rimesse tutte insieme, per cui si…
M.D.F.: È in alto rispetto alla strada.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Ecco la casa degli amici, sì, sì. Amici suoi.
M.D.F.: Ecco. Qui non capisco niente. Allora, questa è la strada… Ah, ecco, no allora è questa la casa. No, è questa.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Signora, si è ricordata o no?
M.D.F.: È lo stesso, per cui la casa è questa.
Presidente: Noi abbiamo capito e non ci siamo mai stati, pensi un po’.
M.D.F.: Allora, venendo da qui, si girava nella piazzola e sopra c’era la casa, questa.
P.M.: Bene, Presidente, non ho altre domande.
Presidente: Bene. Può tornare a sedere signora.
Avv. Patrizio Pellegrini: Avvocato Pellegrini, parte civile.
Presidente: Prego, avvocato.
Avv. Patrizio Pellegrini: Signora, le chiedo di focalizzare bene la sua attenzione, il suo ricordo sulle figure, che lei ha visto di spalle…
M.D.F.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: . . . delle due persone che erano appoggiate alla macchina.
M.D.F.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Di una, lei ci ha detto: contadino classico toscano, tozzo. Ecco, ci dovrebbe dire, quindi immagino l’altezza, quale potrebbe essere?
M.D.F.:Non era basso, però per tozzo intendo senza collo, quelle teste…
Avv. Patrizio Pellegrini: Squadrate.
M.D.F.: … squadrate, che vanno direttamente alle spalle. Non basso comunque.
Avv. Patrizio Pellegrini: Non basso.
M.D.F.: Non bassissimo insomma.
Avv. Patrizio Pellegrini: Un’altezza media.
M.D.F.: Altezza media.
Avv. Patrizio Pellegrini: L’età che poteva… lei avrà visto i capelli, se erano neri, bianchi?
M.D.F.: Sì, i capelli erano dritti, grigi, grigiastri insomma.
Avv. Patrizio Pellegrini: Bene. E questo è quello più tozzo.
M.D.F.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Poi lei ha parlato di persona un po’ più snella.
M.D.F.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Più alta o semplicemente più snella?
M.D.F.: Più snella, però non con la forma senza collo.
Avv. Patrizio Pellegrini: Sì, sì, sì. Quindi è persona più longilinea?
M.D.F.: Più longilinea, sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ecco. E questa persona più longilinea, più alta del prima o analoga, secondo quello che lei ricorda, che ha visualizzato?
M.D.F.: Non posso dirlo perché, intanto era quasi seduto sul cofano, per cui non lo so.
Avv. Patrizio Pellegrini: Già.
M.D.F.: E poi, a parità di altezza, il longilineo sembra più alto, a meno che non siano vicini. Non so dirlo ecco.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ho capito. E circa l’età, anche apparente di…
M.D.F.: Non giovane. Anche lui capelli… un po’ di meno, ì cioè meno capelli e…
Avv. Patrizio Pellegrini: Brizzolati.
M.D.F.: Sì, insomma, colore indefinibile ecco.
Avv. Patrizio Pellegrini: No, no, d’accordo, dica lei se non è un colore indefinibile.
M.D.F.: Sì…
Avv. Patrizio Pellegrini: Nel senso biondiccio, rossiccio…
M.D.F.: Era… No, sul rossiccio no. Il bianco o grigio che deriva da un ex biondo piuttosto che da un nero.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ho capito.
M.D.F.: Non so come chiamarlo.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ho capito.
M.D.F.: Sabbia, ma…
Avv. Patrizio Pellegrini: Stoppa.
M.D.F.: No…
Avv. Patrizio Pellegrini: Va bene.
(voce fuori microfono)
Avv. Patrizio Pellegrini: Va bene, crediamo di aver capito.
M.D.F.: Non come i miei, ma forse poteva essere un biondo, un ex biondo, ecco.
Avv. Patrizio Pellegrini: Un ex biondo, ho capito. E l’abbigliamento di queste persone?
M.D.F.: Non mi…
Avv. Patrizio Pellegrini: Che cosa ricorda?
M.D.F.: Non me lo ricordo bene.
Avv. Patrizio Pellegrini: Camicia, casacche…
M.D.F.: Non ricordo.
Avv. Patrizio Pellegrini: Non ricorda. Bene, grazie. Non ho altro.
Presidente: Le altri parti civili? 
Avvocato: No.
Presidente: Nessuna. Allora, avvocato Pepi.
Avv. Giangualberto Pepi: Avvocato Pepi. Soltanto, signora, una precisazione che mi interessa da quello che lei ha dichiarato.
M.D.F.: Sì.
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi, lei mi conferma che quest’auto rossa che lei ha visto, tronca di dietro, sarebbe stata presente alla piazzola degli Scopeti dal momento in cui voi siete arrivati, quindi dalle 15.30, fino alle 20.00.
M.D.F.: Sì, sino alle 20.00, sì.
Avv. Giangualberto Pepi: Bene, grazie. 
Avvocato: … domande, signor Presidente. Lei, signora, ha visto soltanto quell’auto?
M.D.F.: Sì. 
Avvocato: Grazie.
Presidente: Senta signora, lei dice, poi, che è andata lì dai suoi amici, Rufo, e poi ha guardato con… come si chiama, col teleobiettivo.
M.D.F.: Sì.
Presidente: La macchina l’ha guardata?
M.D.F.: Sì.
Presidente: Quelle persone erano sempre lì, oppure non si vedevano?
M.D.F.: No, io poi non le ho più viste quelle persone. C’era la macchina. Ma ritornando indietro, io persone non ne ho viste.
Presidente: Lei a che ora è andata via, poi, dal Rufo?
M.D.F.: Sette e mezza, otto.
Presidente: La macchina c’era o no?
M.D.F.: Sì, c’era.
Presidente: Era sempre lì.
M.D.F.: Sì, però non ho visto più nessuno.
Presidente: Ma era sempre la stessa macchina o una macchina simile?
M.D.F.: Cioè, era sempre lo stesso colore, nella stessa posizione. Io non ho guardato la targa se era uguale.
Presidente: Ho capito, ma lei ha parlato di una macchina che sembrava senza bagagliaio… S
M.D.F.: Sì, sì, la macchina…
Presidente: … era quella lì.
M.D.F.: Sì.
Presidente: Va bene. Non c’erano persone a bordo né vicino.
M.D.F.: No, non c’erano persone, no. Non le ho viste, per lo meno. Anche perché, tornando indietro, non c’è il problema della manovra, per cui…
Presidente: Si, sì.
M.D.F.: Ho visto sempre quella macchina.
Presidente: E per uscire non avevate i problemi che avevate per entrare.
M.D.F.: No.
Presidente: No?
M.D.F.: No, perché ci si allarga sulla sinistra e si riesce a entrare. Dovevamo tornare a Firenze…
Presidente: No, sulla destra.
M.D.F.: Sì.
Presidente: Dovevate fare la manovra inversa a quella che avete fatto prima.
M.D.F.: Sì. Però, mentre prima bisogna allargarsi molto per imboccare, ci si allarga dal cancello…
Presidente: Ah, dal cancello.
M.D.F.: … perché ingombrava di meno nell’uscita, insomma.
Presidente: Va bene. 
Avv. Stefano Bertini: Presidente…
Presidente: Avvocato Bertini? 
Avv. Stefano Bertini: Sì, una sola domanda, signora. Lei ha detto che ha avuto dei dubbi per parecchio tempo sul fatto che potesse essere o bianca o rossa, la macchina.
M.D.F.: Sì.  
Avv. Stefano Bertini: Lo conferma questo fatto?
M.D.F.: Come?  
Avv. Stefano Bertini: Conferma il fatto che ha avuto dei dubbi sul fatto che fosse bianca o rossa?
M.D.F.: I dubbi, quando ho fatto la dichiarazione, avevo dei dubbi. Poi ho fatto proprio mente locale e io, purtroppo, ho una memoria visiva molto per i colori. 
Avv. Stefano Bertini: Comunque, ecco, la cosa che ricorda maggiormente è che aveva la coda tronca, quello sì.
M.D.F.: Sì. E poi, facendo mente locale, sono sicura al 90% fosse rossa. 
Avv. Stefano Bertini: Grazie.
Presidente: Bene, può andare, signora. Buongiorno.
P.M.: Buongiorno e grazie, signora.
P.M.: Sentiamo il signor Chiarappa Vittorio.
Presidente: È Chiarappa Vittorio?
Vittorio Chiarappa: Chiarappa Vittorio, sì.
Presidente: Dove è nato?
V.C.: A Roma, il 05/07/1941.
Presidente: Risiede?
V.C.: In Firenze.
Presidente: È il marito di quella signora che è uscita poc’anzi?
V.C.: Sì.
Presidente: Bene. Legga quella formula lì davanti a lei.
V.C.: “Consapevole della responsabilità…” 
(Non udibile) Ad alta voce.
Presidente: Ad alta voce.
V.C.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie, Presidente. Signor Chiarappa, può spiegare innanzitutto alla Corte qual è la sua professione?
V.C.: La mia professione è musicista, insegno al Conservatorio Cherubini.
P.M.: Senta signor Chiarappa, lei ricorda di aver passato la domenica da qualche parte il giorno prima dell’omicidio degli Scopeti? E se lo ricorda, perché?
V.C.: Sì, me lo ricordo perfettamente per due motivi. Perché quella domenica andammo a trovare dei nostri amici che hanno la villa proprio di fronte alla… questo è un motivo. Dei carissimi amici. Poi, l’altro motivo è che lo stesso giorno scesi a Firenze per fare un necrologio per la morte di F.F., un grande musicista. Mi ricordo esattamente. Il terzo motivo è che comprai, e portai dai miei amici perché siamo tutti e due appassionati, un teleobiettivo, e giocammo tutto il pomeriggio con questo teleobiettivo, facendo diverse inquadrature.
P.M.: Non fece delle foto.
V.C.: Peccato no, peccato no. Sarebbe stato…
P.M.: Eh, più utile anche per noi.
V.C.: Sì.
P.M.: D’altronde… Però c’è il suo ricordo.
V.C.: Sì.
P.M.: Ce lo vuole spiegare…
V.C.: Sì, il ricordo è questo, che…
P.M.: … cosa vide e cosa fece.
V.C.: Ecco, il ricordo è questo, che con il teleobiettivo, appunto…
P.M.: Mi perdoni, scusi. Se risaliamo a quando voi veniste da Firenze, se ricorda: venivate da Firenze?, mi scusi.
V.C.: Sì, venivamo da Firenze…
Presidente: Ah, scusi. Vuole essere ripreso dalle telecamere?
V.C.: Come?
Presidente: Vuole essere ripreso dalle telecamere?
V.C.: No, assolutamente; no.
Presidente: Sì o no?
V.C.: No.
P.M.: Assolutamente no, ha detto.
V.C.: Non ho nessuna…
Presidente: Ah, va bene.
V.C.: Dunque, andammo, credo il pomeriggio verso le, abbastanza presto, da questi nostri amici e…
P.M.: Venivate da Firenze?
V.C.: Venivamo da Firenze, sì.
P.M.: In macchina.
V.C.: In macchina, sì.
P.M.: Guidava lei?
V.C.: Guidavo io, sì, sì.
P.M.: Bene.
V.C.: E per entrare nella villa, nel vialetto, si deve… qui c’è la strada degli Scopeti che porta poi a San Casciano…
P.M.: Sì, sì.
V.C.: Si deve fare una curva, una specie di curva, e poi rientrare nel vialetto.
P.M.: Cioè allargare un po’.
V.C.: Allargare, sì.
P.M.: Come mai, perché è stretta?
V.C.: Perché è stretta.
P.M.: Altrimenti non ci si riesce?
V.C.: Altrimenti non ci si riesce.
P.M.: Ho capito.
V.C.: Ora, andando non mi .sono accorto di niente, cioè ho fatto bene la manovra e tutto; poi dopo, col tempo, giocando appunto con il teleobiettivo vidi – e purtroppo non ho scattato una fotografia, perché mi è sembrato molto banale – vidi una macchina parcheggiata proprio nello spazio dove serve per fare la curva e rientrare nel vialetto, una macchina con un signore appoggiato. E fino a lì niente di eccezionale. Poi, dovendo ritornare a Firenze per fare questo necrologio, uscendo dal vialetto per ritornare sulla strada dovevo ancora allargarmi, e c’era sempre questa macchina.
P.M.: La macchina che lei aveva visto col teleobiettivo?
V.C.: La macchina…
P.M.: Invece non ricorda di averla vista quando siete arrivati.
V.C.: No, questo no.
P.M.: Lei non lo ricorda.
V.C.: Questo non lo ricordo.
P.M.: Bene.
V.C.: Ritornando dopo aver fatto il necrologio, quindi domenica… ritornando, e ho provato un senso di fastidio, perché dovendo allargarmi per rientrare il vialetto, c’era ancora questa macchina. Allora ho dovuto…
P.M.: Era solo in questa occasione, quando è tornato dopo il necrologio?
V.C.: Sì, sì, solo.
P.M.: È andato lei soltanto.
V.C.: Io soltanto, sì. Perché mia moglie era rimasta nella villa.
P.M.: Lei ricorda le caratteristiche di questa macchina?
V.C.: Sì, le caratteristiche sì. Una macchina rossa, sbiadita, rossa, con… adesso è passato il tempo, ma il finale non era rotondo ma tronco.
P.M.: Lei, venendo da Firenze, vedeva il cofano o questa coda? La macchina era posizionata…
V.C.: La macchina… No, no. Io ho visto il dietro della macchina.
P.M.: Bene. Quindi aveva il fronte vero San Casciano, per intendersi.
V.C.: Il fronte della macchina era verso San Casciano, sì. Posizionata in quella maniera.
P.M.: Bene.
V.C.: Poi, appoggiato alla macchina, questo signore che non ho visto perché era di spalle. Questo non l’ho potuto vedere.
P.M.: La persona che lei ha visto, ricorda di averla vista quando ha visto col teleobiettivo, o anche quando è passato e ha fatto la curva?
V.C.: Soprattutto col teleobiettivo, l’ho vista. Poi anche facendo la curva, stava sempre lì, appoggiata alla macchina, che guardava.
P.M.: Lei ha visto una persona sola.
V.C.: Sì, una persona sola.
P.M.: Di questa persona non ha altre caratteristiche nella sua memoria.
V.C.: No, mi ricordo un persona ben piantata. Una persona che era appoggiata alla macchina e guardava nella direzione dove poi…
P.M.: Lei può, compatibilmente con il suo ricordo, indicare gli orari di quando usava il teleobiettivo e quando l’ha visto…
V.C.: Dunque, saranno state… Sì, il pomeriggio, perché… Le quattro, le cinque, sì.
P.M.: Quanto tempo le è stato necessario per andare a Firenze a fare il necrologio? Se lo ricorda, ovviamente.
V.C.: Mah, il tempo… Avrò impiegato a fare il necrologio, poi era domenica, quindi sarò stato a Firenze un’ora, un’ora e mezza, due ore. Un’ora, due ore.
P.M.: Se le mostriamo, signor Chiarappa, le foto aeree di quel posto, lei è in grado di indicarci la sua manovra e le posizioni?
V.C.: Sì, sì, sì. Questo sì.
P.M.: Vogliamo riprovare con quella foto più chiara? Se non le dispiace, signor Chiarappa, se lei si avvicina a quel signor che ha la foto – se lei riconosce la foto, ovviamente – la guarda un attimo. Sì, magari se va direttamente alla foto originale, magari se la guarda con calma e poi…
V.C.: Ecco sì, questo è lo spiazzale. Si deve, con la macchina, entrare qui.
P.M.: Ecco, allora se ora può parlare a voce alta, se c’è un microfono. Prego, prego, rimanendo lì, c’è un microfono.
V.C.: No, no. È esattamente la foto della… Ecco, qui c’è lo spiazzale dove ci si deve allargare per poi entrare in questo vialetto. Questo è il vialetto della casa dei miei amici. E la macchina era posizionata qui.
P.M.: Ci può indicare dov’è, in quella foto, Firenze e dov’è San Casciano?
V.C.: San Casciano è da questa parte.
P.M.: Bene.
V.C.: E Firenze è da qui. E poi qui c’era l’altro vialetto per entrare anche da… Ma noi soprattutto qui, si entrava qui. Allora, per poter fare manovra, anche facendo attenzione alle macchine, ci si doveva per forza allargare su questo spiazzale. Allora, da qui poi fare attenzione e entrare dentro.
P.M.: Lei, quella manovra l’aveva fatta altre volte?
V.C.: Sì, sì, molto spesso, perché erano, appunto, dei carissimi amici e quindi ci frequentavamo molto.
P.M.: Non ho altre domande, grazie Presidente.
Presidente: Parti civili?
Avvocato: No, grazie.
Presidente: Niente. Difensori?
Avv. Giangualberto Pepi: Avvocato Pepi. Una sola domanda, che è una precisazione: la stessa già fatta a sua moglie.
V.C.: Sì.
Avv. Giangualberto Pepi: Signor Chiarappa, quindi questa macchina lei l’ha vista presente sul posto anche quando voi siete andati via dai vostri amici. Era sempre lì.
V.C.: Sì, era sempre lì.
Avv. Giangualberto Pepi: Che ore erano più o meno, se lo ricorda?
V.C.: Le sette, sette e mezza, otto.
Avv. Giangualberto Pepi: Bene.
V.C.: All’incirca.
Avv. Giangualberto Pepi: Grazie.
V.C.: Prego.
Avv. Giangualberto Pepi: Un’altra sola domanda: se ha visto altre auto in quella spiazzata.
V.C.: No, no, soltanto questa macchina.
Presidente: Pubblico Ministero?
P.M.: Ancora una domanda, chiedo scusa. Quando siete andati via, la persona c’era ancora, se lei lo ricorda, o c’era solo la macchina?
V.C.: Ecco, questo non posso dirlo perché non mi ricordo, anche perché era un po’ buio, non ho fatto bene attenzione. Della macchina sì, perché con i fari, dovendo fare manovra, la macchina me la ricordo, perché la persona non mi ricordo se c ‘ era.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Senta, lei quando ha detto che la prima volta che è arrivato non si è accorto della macchina. Quindi la manovra l’ha fatta tranquillamente.
V.C.: Sì.
Presidente: La manovra di conversione a sinistra.
V.C.: Sì, sì, credo.
Presidente: L’ha fatta tranquillamente.
V.C.: È passato un po’ di tempo, quindi non ricordo esattamente.
Presidente: Mentre la seconda… Come?
V.C.: Non ricordo esattamente adesso, ma credo di averla fatta tranquillamente. Poi mi ha dato fastidio dovendo andare a Firenze, ritornando, che c’era questa macchina.
Presidente: La seconda volta, nel ritornare, nell’immettersi sulla stessa strada che porta alla villa, ha avuto difficoltà a fare la manovra o no?
V.C.: Ho avuto difficoltà, difatti sono andato avanti, ho fatto marcia indietro per poi… Allora ho pensato: la domenica la gente si mette qui, va be’. Tutti abbiamo diritto.
Presidente: Come mai non ha preso la stradina più avanti?
V.C.: Perché non c’è stradina più avanti. Lei dice i viali?
Presidente: Sì, la strada lì.
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Sono due strade.
V.C.: Quell’altra non si fa mai, quell’altra non si faceva mai.
Presidente: Non la facevate mai.
V.C.: No.
Presidente: Cioè vuol dire…
V.C.: Perché la prima stradina è quella che porta direttamente alla villa; l’altra si deve fare un giro per poi ritornare alla villa.
Presidente: Ah, ritornare su.
V.C.: Sì.
Presidente: Ho capito, va bene. Bene, se non ci sono altre domande, può andare.
P.M.: Sì, scusi.
Presidente: Sì.
P.M.: Scusi Presidente, proprio per chiarezza. Se lei è in grado di poter indicare approssimativamente l’orario in cui lei – se non ho capito male – tornando da Firenze dopo aver fatto il necrologio, ha avuto questa difficoltà. Che ore potrebbero essere state? Perché lei dice: “la prima volta non ricordo se c’era la macchina; la seconda volta, tornando da Firenze, ho avuto questa difficoltà”.
V.C.: Saranno state… Dunque, siamo andati verso le sette e mezzo, otto, le sei e mezza.
P.M.: Ecco.
V.C.: Dalle cinque…
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
V.C.: Sei, sei e mezza, ecco.
P.M.: Perfetto.
Presidente: Può andare, grazie.
V.C.: Grazie.
P.M.: Ah, chiedo scusa. Approfitto un attimo, Presidente, della presenza del signor Chiarappa per chiedere una cosa. Il proprietario della casa da cui andavate si chiama Rufo Giancarlo?
V.C.: Si chiamava, perché…
P.M.: È deceduto.
V.C.: È deceduto, sì.
P.M.: Volevo…
V.C.: Sì.
P.M.: Nessun’altra domanda, grazie.
Presidente: Bene.
P.M.: Presidente, questa domanda era per introdurre, e io avevo citato per oggi il teste, appunto, Rufo Giancarlo…
Presidente: Rufo Giancarlo, deceduto. Va bene.
P.M.: … che fu sentito dai Carabinieri addirittura il giorno 10 settembre dell’85 e fu lui che indicò ai Carabinieri, il giorno dopo l’omicidio, della visita di questi due amici. Quindi vorrei che fosse acquisito, a questo punto, il verbale di quella deposizione e che io produco alla Corte, essendo oggi impossibile ripeterla.
P.M.: Allora sentirei Raspollini Valeriano.
Valeriano Raspolini: Buongiorno.
Presidente: Buongiorno a lei. Come si chiama?
V.R.: Valeriano Raspollini.
Presidente: Nato?
V.R.: 13 febbraio 1942.
Presidente: Risiede dove?
V.R.: Risiedo a San Casciano, in via Scopeti n. 9.
Presidente: Bene.
V.R.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Senta, vuole essere ripreso dalle telecamere, oppure ha difficoltà?
V.R.: Mi è indifferente.
Presidente: Va bene. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie Presidente. Signor Raspollini, può spiegare alla Corte qual è la sua professione?
V.R.: Sì, io faccio un mestiere difficile, nel senso che cerco di rendere culturalmente accettabile a chi non lo desidera l’arte moderna. Mi occupo di arte moderna, sono un esperto di arte contemporanea.
P.M.: Ho capito, grazie. Lei abitava dove ha detto, cioè in via Scopeti n. 9, anche nel 1985?
V.R.: Esattamente.
P.M.: Senta, la signora Sharon…
V.R.: Sharon Daliana.
P.M.: … Daliana è Statman, dico bene?
V.R.: Statman, sì.
P.M.: Abitava con lei all’epoca?
V.R.: No.
P.M.: No.
V.R.: Noi siamo soltanto amici da moltissimi anni.
P.M.: Ho capito.
V.R.: La signora è sposata con un mio amico d’infanzia e che risiede a New York.
P.M.: Ho capito. Senta, lei ricorda se quella domenica la signora Sharon era venuta da lei?
V.R.: Dunque, la sequenza è questa: la domenica io ho fatto un viaggio in Umbria con la signora Daliana. Siamo partiti la mattina e abbiamo passato la giornata a Panicale. Panicale è un paesino medioevale integro, relativamente integro, non contaminato da orpelli…
P.M.: Va bene, insomma, andaste a Panicale.
V.R.: Abbiamo passato la giornata visitando gli affreschi: ce ne sono bellissimi del Perugino.
P.M.: Purtroppo oggi ci occupiamo di tutt’altre cose.
V.R.: Questo… Lei mi ha chiesto di questa giornata e io le fo la sequenza.
P.M.: Si.
V.R.: Poi abbiamo cenato a Panicale da amici della signora e poi siamo rientrati verso… Passando da San Casciano io mi sono fermato a casa mia e la signora ha continuato per Firenze, passando dalla via Scopeti.
P.M.: Quindi è tornata via da sola.
V.R.: Sì.
P.M.: Bene.
V.R.: Io, dunque, non sono un teste oculare.
P.M.: Benissimo, era quello che volevo cercare di farle dire, ce l’ha detto.
V.R.: Prego.
P.M.: Quindi lei ha soltanto sentito il racconto della signora Sharon e poi, sulla base di quel discorso, siete andati dai Carabinieri. Grossomodo è questo il. . . Non lo voglio dire io, ecco.
V.R.: No, no. Dunque, la sequenza del giorno successivo è stata questa: abbiamo saputo del delitto e quando ne ho parlato con Sharon, avevo bene in mente che lei era passata di lì intorno alla mezzanotte. La cosa era curiosa, da questo punto di vista, per una concomitanza di circostanze. Se posso avere dell’acqua, per gentilezza, un istante, perché…
Presidente: Ora gliela portano, eh.
V.R.: Grazie. Comunque posso continuare.
P.M.: Prego. Racconti pure lei, così ci riusciamo a capire.
V.R.: Benissimo. Dunque, parlando con Sharon…
P.M.: Il giorno dopo, cioè il giorno dopo che fu scoperto il fatto.
V.R.: Già conosciuto attraverso i mezzi d’informazione, la vicenda di cui ci stiamo occupando…
P.M.: Sì.
V.R.: Lei mi ha detto che passando aveva notato una macchina di colore bianco, di cilindrata media, con due o più persone a bordo; e nel momento in cui stava passando, questa macchina ha avuto un comportamento fortemente anomalo. E quindi era il gesto che era determinante, in quel caso; il gesto era un gesto che lo si può attribuire però a tantissime possibilità. Potevano in effetti essere…
P.M.: Questo le disse la Sharon.
V.R.: No.
P.M.: Ah.
V.R.: Lei mi disse soltanto del gesto.
P.M.: Allora vediamo il gesto, poi vediamo dopo a cosa attribuirlo.
V.R.: Benissimo. Il gesto, dunque, era quello di queste due o più persone a bordo, che hanno abbassato o spento i fari e hanno cercato di non immettersi, come era logico, nella via degli Scopeti. Secondo me, secondo…
P.M.: Al di là sul secondo, mi scusi, ci può dire se la signora Sharon le ha descritto in che punto era questa macchina che fece questa strana manovra? Lasciamo la strana, per ora, poi l’interpretazione…
V.R.: Certamente.
P.M.: A noi interessa focalizzare se la signora Sharon le ha detto dov’era questa macchina e dove fece questa manovra.
V.R.: Dunque, la signora Sharon… Io ho spiegato dove era il luogo, perché lo conosco benissimo, perché ci passo ogni giorno per andare a Firenze, perché io ho vissuto da ragazzino a Sant’Andrea e quindi sono zone che conosco…
P.M.: Lo conosce bene.
V.R.: Quindi, ho spiegato qual era la piazzola dove era successo questo evento e lei credo che abbia capito, e in effetti per tantissimo tempo io so, adesso lei dopo la visita, recente… Ma questo lo vediamo dopo. Lei sostiene che questa macchina era dall’altra parte della strada. Io avevo capito…
P.M.: Dalla parte opposta della piazzola.
V.R.: Esatto, esatto. Io avevo capito che questa macchina usciva direttamente dal bosco, dalla piazzola.
P.M.: Ho capito. La signora, invece, disse subito che era di fronte.
V.R.: No, non lo disse subito.
P.M.: Chiedo scusa, allora. Lo sentiremo direttamente dalla signora. Perfetto. Disse qualche altra cosa? Lei disse che era una macchina bianca…
V.R.: Una macchina bianca con queste due o più persone a bordo; questo gesto. Naturalmente, prima di decidere di andare a denunciare questa storia…
P.M.: Il racconto glielo fece di persona?
V.R.: Sì, sì. Ho chiamato la signora, è venuta a San Casciano, è stata gentilissima. Abbiamo pensato se era possibile identificare qualche altro elemento nella sua percezione, che lei deve immaginare era molto rapida: un frammento nella notte. Non è stato possibile identificare né lettere o cifre della targa, né frammenti di qualsiasi altro genere. Intendo dire sigle, stemmi, qualsiasi altra cosa che potesse fare identificare che tipo di macchina era. E tanto meno era possibile, secondo la signora, identificare la struttura fisica delle persone che erano a bordo. Quindi, perché decidere di fare comunque questa testimonianza?
P.M.: Ci andaste dai Carabinieri?
V.R.: Ci siamo andati.
P.M.: Ricorda quando?
V.R.: Esattamente: il martedì successivo, che sarebbe… Dunque, il delitto era della domenica, il lunedì è il giorno in cui è stato conosciuto; il martedì era il giorno in cui la signora è venuta; abbiamo fatto questa analisi per vedere se era possibile aggiungere qualche elemento, e poi… Grazie. Poi, dunque, siamo andati dai Carabinieri. Dai Carabinieri…
P.M.: C’è effettivamente un verbale del giorno 10.
V.R.: C’è un verbale. Il verbale, se ho una buona memoria, deve essere molto corto, perché c’è stata una circostanza che è stata curiosa. Dunque io, quando mi sono presentato, ho spiegato…
P.M.: È andato anche lei dai Carabinieri?
V.R.: Sono andato anch’io.
P.M.: Lei non fu sentito, però.
V.R.: Sì.
P.M.: Ah, anche lei.
V.R.: Ho parlato essenzialmente io.
P.M.: Ho capito.
V.R.: Ho spiegato le ragioni per cui avevamo deciso che quel frammento poteva essere utile. E se a loro poteva interessare. Finché, essendo un frammento, voi vi rendete conto, estremamente marginale, perché di macchine bianche ce ne sono una quantità infinita e di persone a bordo che possono fare manovre anche in una situazione del genere, possono essercene altrettante. Poteva trattarsi di una coppia che si era appartata.
P.M.: Appartata.
V.R.: Ma comunque ho spiegato, ho fornito quasi delle istruzioni per l’uso, in un certo senso. Ho spiegato che probabilmente se rintracciavano quella macchina, anche se non erano a bordo le persone responsabili dei delitti, potevano essere comunque dei testimoni formidabili, perché si trovavano ad essere presenti in un momento significativo in un luogo dove era stato commesso un crimine.
P.M.: Ho capito. E cosa successe? Dice, perché questo verbale fu breve? Non…
V.R.: Glielo spiego. Ho anche spiegato che mi ricordo testualmente…
P.M.: Questo avviene nella Stazione Carabinieri di San Casciano.
V.R.: Siamo nella Stazione Carabinieri di San Casciano, ci sono molte persone e siamo tutti in piedi. E le persone che mi ascoltano io non saprei identificarle, perché la maggioranza di queste persone non le avevo mai viste.
P.M.: I Carabinieri, erano. Insomma, qualcuno della Stazione.
V.R.: Assolutamente.
P.M.: Non erano altri testimoni, erano…
V.R.: Non erano quelli di San Casciano.
P.M.: Non erano i Carabinieri di San Casciano.
V.R.: Io non ho riconosciuto nessuno di quelli di San Casciano.
P.M.: Va bene.
V.R.: O non ho ricordanza che sia cosi.
P.M.: Bene.
V.R.: E quindi ho spiegato che, secondo me, c’era un problema, visto che dai mezzi di informazione sembrava che, per le indagini relative a questa vicenda, i dati fossero così marginali e così ristretti, anche poter fare una indagine eventualmente con estrema rapidità sui sospetti che avevano una macchina di colore bianco, mi sembrava, secondo il mio immaginario, una…
P.M.: Un elemento utile…
V.R.: … attitudine logica.
P.M.: Certo.
V.R.: E ho anche spiegato che effettivamente, di fronte a queste circostanze, una delle questioni che caratterizza l’intelligenza, è proprio far fronte con rapidità a situazioni impreviste.
P.M.: Va bene, certo. Senta una cosa: e invece…
V.R.: Io ho avuto…
P.M.: Ecco, perché…
V.R.: Ho avuto l’impressione allora che le persone mi abbiano ascoltato. Non a caso uno di questi ha preso, ha iniziato a verbalizzare. Ha chiesto le generalità, i dati sommari, come si fa in queste circostanze. Ha iniziato a dattiloscrivere. E quando ha scritto la frase “Macchina di colore bianco”, si è interrotto, ha alzato gli occhi verso di noi e ha chiesto: ‘numero di targa’. E lì francamente mi sono un po’ sconcertato, anche perché…
P.M.: Eh, la capisco.
V.R.: … lei deve capire…
P.M.: Lei deve capire anche il carabiniere. Comunque…
V.R.: Senz’altro. Io attribuisco questo…
P.M.: … noi sappiamo chi è.
V.R.: Attribuisco questo anche al fatto che una giornata stressante, comportasse anche questa possibilità. Però…
P.M.: Loro pensavano sarebbe stato più facile, no?
V.R.: Probabilmente. Io debbo dirle che l’idea però di essere con una signora americana che si era prestata gentilmente a questo tipo di operazione, ecco, certo lì mi sono sentito in un certo imbarazzo. Perché sa com’è, stranieri che vengono da Paesi dove pretendono di avere una cultura più funzionale della nostra, insomma… E lei allora è stata molto parca di parole, in questo senso. Abbiamo lasciato che la cosa finisse in quel modo e pensavamo che qualcuno avesse fatto una verifica di questa storia. E devo dire che per 11 anni io non ho mai saputo più niente, fin tante che un giorno…
P.M.: Eh, perché la verifica poi è diversa. Quindi sa, una macchina bianca, deve anche capire…
V.R.: Certo. Un giorno è apparso, dopo aver telefonato a casa mia, il dottor Lamperi, con…
P.M.: Va bene. Quello è successivo, ci sono i verbali. Senta una cosa, quindi il…
V.R.: Se mi consente dottore…
P.M.: Prego, prego, se è utile al…
V.R.: Sì.
P.M.: Certo.
V.R.: Sì. Allora, quando è arrivato il dottor Lamperi…
P.M.: Della Questura?
V.R.: Uno della Questura…
P.M.: Per la Corte.
V.R.: … con due dei suoi assistenti, io, mi dispiace, i nomi non li ricordo.
P.M.: Va bene, un ispettore, non ha importanza ci sono, penso, dei verbali, sì.
V.R.: Benissimo. Mi ha mostrato la fotografia della macchina, del frontale della macchina di Pacciani. E se ricordo…
P.M.: A lei?
V.R.: A me, sì.
P.M.: C’era la signora Sharon?
V.R.: No.
P.M.: No, era solo lei.
V.R.: Con la signora Sharon è successo successivamente. Ma, io mi riferisco, per quanto compete me.
P.M.: Certo.
V.R.: E ricordo che su quel frontale c’era un fregio rosso trasversale, molto evidente, ricordava un po’ le decorazioni dei diplomatici dell’America Centrale. E, ecco, questo – devo dire, per la conoscenza che ho della capacità percettiva di Sharon – se lo avesse visto lo avrebbe probabilmente notato.
P.M.: Sì.
V.R.: Posso anche precisare. Noi siamo persone anche abbastanza addestrate alla percezione, alla codifica dei segni. E la signora, per esempio, un giorno stavo passando per via Condotta, era nel mese di febbraio, le otto di sera, soltanto passando ha visto in una vetrina c’era un libro scritto dall’ex ministro Paolucci dedicato a Donatello, e mi ha detto, soltanto con un colpo d’occhio, che quella copertina, di quel libro – parlo solo di quella copertina di quel libro – aveva una dominante magenta. E quindi capisce che non…
P.M.: È una signora che ricorda bene i colori.
V.R.: Esatto.
P.M.: Va bene, ho capito tutto. Non ho altre domande, grazie.
V.R.: La ringrazio.
Presidente: I difensori? Nessuna domanda. Può andare, grazie. Ah, e allora?!
Avvocato: No, siamo di parte civile, signor Presidente.
Presidente: Appunto.
Avvocato: L’unica domanda è questa: se ricorda, se la signora Sharon le disse qualche cosa a proposito del numero delle portiere di quest’auto.
V.R.: Delle portiere?
Avvocato: Sì.
V.R.: No/ questo dettaglio non saprei dirglielo. Anche perché, nella descrizione lei mi aveva parlato di una percezione della macchina frontale, quindi, lei capisce che non era facile percepire dettagli sulle portiere.
Avvocato: Prego. Ho finito.
P.M.: Presidente, se è possibile interrompere cinque minuti. Faccio presente che alcuni testi, per necessità, erano stati convocati per oggi pomeriggio, e lei mi ha detto oggi pomeriggio no, quindi li convocherei domani mattina. Se ho capito bene.
Presidente: Se fosse possibile di andare avanti il più possibile stamattina.
P.M.: Sì, sì, stamani quelli che ci sono li sentiamo.
Presidente: Va bene.
P.M.: Grazie.
Presidente: Sospendiamo dieci minuti.
P.M.: Grazie. Presidente, se non ne arrivano altri, c’è un teste soltanto, complesso, ma un teste, quindi.

Presidente: Allora, prego, Pubblico Ministero, può entrare il teste?
P.M.: Sì. Sentiamo Carmignani Sabrina, Presidente.
Presidente: Sì. Non vuole essere ripresa. Allora, la teste non vuole essere ripresa dalle telecamere. ‘ Ecco, facciamo una cosa, Ufficiale Giudiziario, ogni volta- che viene il teste glielo dice prima, così evita a noi di… Ci può sfuggire. Dove è nata, signorina?
Sabrina Carmignani: Come, scusi?
Presidente: Dove è nata?
S.C.: A Firenze.
Presidente: Quando?
S.C.: 8 settembre 1966. Sono residente a San Casciano, via NNNNNNNNNNNNN. Posso? “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Bene. Pubblico Ministero. Prego.
P.M.: Sì, grazie, Presidente. Signora o signorina, può spiegare alla Corte, innanzitutto, qual è la sua attività, che lavoro fa?
S.C.: Io lavoro in casa, con la mia famiglia.
P.M.: In che settore, di cosa si occupa?
S.C.: Dunque, ho un frantoio a San Casciano e poi faccio agriturismo.
P.M.: Ho capito. Senta, lei ricorda di essersi recata dai Carabinieri di San Casciano, se non sbaglio, il giorno dopo che fu… anzi, il giorno stesso, la sera, in cui fu scoperto l’omicidio di Scopeti.
S.C.: Sì.
P.M.: È vero…
S.C.: È vero.
P.M.: … che si presentò lei spontaneamente?
S.C.: No, no. Io quel giorno stavo andando a Firenze e passai dagli Scopeti con mia madre. E quindi, insomma c’erano tutte le persone, domandando cos’era successo mi rivolsi a mia madre dicendo che il giorno prima io ero lì. Quindi mi sentì non so chi e mi portò in caserma.
P.M.: I Carabinieri, comunque, li avvertiste voi o sua madre che lei era stata li quel giorno.
S.C.: No. C’era, non so se era un poliziotto, o così, e mi disse di venire in caserma.
P.M.: Ho capito. Benissimo. Senta, allora, vuole raccontare alla Corte il giorno in cui… cioè, se non ho capito male, la domenica lei si era trovata nella piazzola?
S.C.: Sì.
P.M.: Ci può spiegare un po’?
S.C.: lo tornavo da Firenze, era il giorno del mio compleanno, e…
P.M.: Quindi siamo al giorno 8 settembre.
S.C.: 8 settembre, esatto. E passai lì col mio fidanzato perché avevo dei panini, delle torte, così.
P.M.: Grossomodo, ricorda che ora può essere stata?
S.C.: Ma, non mi ricordo, più o meno…
P.M.: Pomeriggio, sera, mattina?
S.C.: Metà pomeriggio.
P.M.: Vide la tenda? C’era? Si fermò lì?
S.C.: Sì, con la macchina io entrai proprio davanti alla tenda.
P.M.: Con la macchina sua? O del suo fidanzato?
S.C.: Sì, con la macchina del mio fidanzato, sì.
P.M.: C’era qualcuno? Ricorda se…
S.C.: No, non c’era nessuno.
P.M.: La macchina delle persone della tenda c’era?
S.C.: Sì, c’era.
P.M.: C’era. Ricorda che era quella macchina che poi ha visto?
S.C.: Sì, era la Golf bianca, sì.
P.M.: Era la Golf bianca. Lei si trattenne un po’ in questa…
S.C.: Sì, io andai lì davanti e non pensavo ci fosse nessuno, perché non sembrava una tenda abitata da persone, quindi volevo scendere. Però poi, un po’ per il cattivo odore, un po’ perché la tenda c ‘ era tutto sporco, decisi di andare più indietro. Quindi mi spostai di lì e dopo… di lì a poco andai via.
P.M.: In questo… Quindi lei ebbe la sensazione se c’era qualcuno dentro o fuori questo non…
S.C.: La tenda era sciupata, era giù, non lo so…
P.M.: Giù in che senso, scusi?
S.C.: Non era tirata come una normale tenda. Era un po’ sciupata.
P.M.: Quindi, lei non sa dire se c’era qualcuno dentro, ebbe l’impressione o… ?. 
S.C.: Più che altro l’ impressione ci fosse dei materassini dentro, può darsi quelli che si usa, però non lo so.
P.M.: Non lo sa. Senta, nel tempo… lei quanto si sarà trattenuta in quel posto?
S.C.: Più o meno, 20 minuti, una mezz’oretta.
P.M.: Una mezz’ora. E ricorda, in questo periodo, se sopraggiunse qualcuno?
S.C.: Sì, quando stavo andando via arrivò una macchina che imboccò la piazzola lì.
P.M.: Ricorda qualcosa di questa macchina?
S.C.: Non so che macchina era, l’ho vista solo davanti.
P.M.: Ricorda qualche caratteristica particolare?
S.C.: Era una macchina che mi sembrava vecchia, con la vernice un po’ scolorita, tipo queste macchina vecchie scolorite dal sole. Non era una macchina nuova, cioè del tempo. Sicuramente risaliva a molti anni prima come modello.
P.M.: La tonalità di questa macchina, se era chiara o scura. Lei ha dato indicazioni alla Polizia su questa macchina. Ricorda qualcosa di più, vuole che… magari se lo ricorda lei è meglio, altrimenti io le posso sollecitare – se la Corte lo consente – ciò che ha dichiarato. Volevo capire se ricorda qualcosa di suo, invece che essere sollecitata da.
S.C.: Si, diciamo che io l’ho vista davanti e quindi…
P.M.: I fari, non lo so, le caratteristiche…
S.C.: Sì, era una macchina che a quel tempo mi ha dato l’impressione di una Regata come…
P.M.: Invece era una Regata, oppure…
S.C.: No, non era una Regata era simile il muso davanti.
P.M.: Il muso davanti perché è basso, alto…
S.C.: Perché era abbastanza basso.
P.M.: Lei ricorda se aveva fari tondi, fari rettangolari, non so, mi sembra su qualcosa lei abbia detto… nel dise…
S.C.: Probabilmente aveva dei fari rettangolari.
P.M.: Ho capito. Sul colore sbiadito lei ha qualche ricordo più preciso o ha solo questo ricordo sbiadito?
S.C.: Poteva essere benissimo, non so, un rosso molto sbiadito, decolorato proprio.
P.M.: Ho capito. Senta una cosa, e c’era qualche persona? Lei vide chi la guidava? Arrivò… Che manovra fece questa macchina?
S.C.: Questa macchina entrò… praticamente veniva da San Casciano…
P.M.: Quindi dietro voi era.
S.C.: Veniva da San Casciano e girò per entrare nella piazzola. Però c’era la mia macchina lì, quindi fece marcia indietro e proseguì non per San Casciano, nella direzione opposta.
P.M.: Lei vide se c’era un solo guidatore, se c’erano altre persone?
S.C.: Sì, mi sembra che c’era una persona dentro.
P.M.: Quello che guidava ci sarà stato di certo.
S.C.: Infatti.
P.M.: Su questa persona ebbe la possibilità di capire o di notare qualcosa, o assolutamente non ha ricordi, o non vide niente di particolare?
S.C.: Quello che ricordo è che, comunque, sembrava un cacciatore. Cioè, abiti…
P.M.: Non era uno elegante, insomma, ben vestito.
S.C.: No, no.
P.M.: Nient’altro, su questa persona, di più specifico?
S.C.: No.
P.M.: No. Senta una cosa, questa era esile, grosso, lei qualcosa ha detto, non so se…
S.C.: Abbastanza grosso, cioè, abbastanza grosso, non era comunque…
P.M.: Non esile, insomma.
S.C.: Non esile.
P.M.: Lei, mi sembra, abbia detto massiccio, di età matura. Può essere che aveva questo ricordo?
S.C.: Si, sì. Poteva essere un cacciatore, un pescatore, di questi signori così, vestiti da… con questi abiti.
P.M.: Questo più per l’abbigliamento.
S.C.: Sì.

P.M.: La persona che era con lei aveva qualche ricordo anche lui o… su questa persona?
S.C.: No, no.
P.M.: Infatti. Senta una cosa, lei quella tenda in quella piazzola l’aveva vista anche nei giorni precedenti? Era già passata…
S.C.: Sì, sì.
P.M.: Come mai? Lei abita lì ci ha detto.
S.C.: No, non abito lì però per andare…
P.M.: Non lì, mi scusi, in zona.
S.C.: Sì, abito vicino e per andare a Firenze, in genere, faccio quella strada. Quindi la sera d’estate, in genere io, insomma, andavo a Firenze così, e quindi passavo di lì. Avevo notato la tenda.
P.M.: Nei giorni…
S.C.: Sì.
P.M.: Nei giorni precedenti.
S.C.: Sì. E, addirittura, qualche giorno prima anche i francesi – perché c’era una festa paesana – la macchina l’avevo vista a San Casciano.
P.M.: Una festa paesana, ricorda che festa è?
S.C.: Ma, penso che c’era a Cerbaia qualcosa, mi sembra, in quei giorni.
P.M.: Va bene. E lei ha quasi certezza di aver visto i francesi o è una sua…
S.C.: Ma, in settimana, perché poi dopo venendo fuori tutta la storia, vedendo la macchina, vedendo le facce dei ragazzi ho un vago ricordo che forse li ho visti a giro.
P.M.: Senta, in quella piazzola lì, lei, nei giorni precedenti, oltre che passare le era capitato di fermarsi o di avere… era un posto che lei aveva, anche nei giorni precedenti, aveva visto qualche cosa, qualche episodio o qualche veicolo che le era rimasto impresso. Lei ha parlato di un motorino, ricorda?
S.C.: Sì, c’era un motorino parcheggiato sulla strada, appoggiato a un albero.
P.M.: L’ha visto più volte o in un’occasione questo motorino?
S.C.: Ma, mi sembra, più giorni che era lì.
P.M.: Nei giorni antecedenti l’omicidio?
S.C.: Sì. Cioè, nei giorni antecedenti, magari una settimana prima, non mi ricordo esattamente.
P.M.: Più volte? In che orari c’è passata lei? Per capire.
S.C.: Ma, io ci passo quasi… sia di pomeriggio che di sera. Ce l’ho visto diverse volte lì parcheggiato.
P.M.: Sia di pomeriggio che di sera, o è un ricordo generico?
S.C.: Ma, penso anche di pomeriggio. Di sera quasi sempre. Di pomeriggio…
P.M.: Ha mai visto persone vicino a questo motorino o ha visto solo il motorino?
S.C.: Ho visto solo il motorino.
P.M.: Questo motorino lei l’ha descritto alla Polizia. Lo ricorda ancora? Le caratteristiche di questo motorino?
S.C.: Sì.
P.M.: Le è stato mostrato anche delle foto che io poi le faccio… chiedo alla Corte di rivedere.
S.C.: Sì, è quei motorini vecchi, io il modello non lo so, non me ne intendo, però era di quelli col cassonetto sopra, quel cassonetto rotondo, vecchi motorini…
P.M.: Ricorda il colore?
S.C.: Rosso.
P.M.: Vecchi motorini, cioè, non quelli che usano ora tipo Ciao, queste cose qui.
S.C.: No, no, no. Quei vecchi motorini, non lo so come sono.
P.M.: Ho capito. Con la sella tradizionale.
S.C.: Con la sella tradizionale, esatto, e il cassonetto sopra.
P.M.: Il cassonetto, ci vuol far capire, il serbatoio.
S.C.: Il serbatoio, sì. Quello rotondo, tipo ovale, più o meno.
P.M.: Lo chiamavano: “a goccia” all’epoca come….
S.C.: Sì, può darsi.
P.M.: Può darsi. Ci può… Se io le mostro una foto della zona…
S.C.: Sì.
P.M.: … ecco, lei è in grado di indicarci dov’era lei, dov’era la tenda, dov’era la macchina che vide sopraggiungere…
S.C.: D’accordo.
P.M.: … e dove era il motorino?
S.C.: Esatto.
P.M.: E poi le mostrerei anche il motorino, grazie. Un motorino, sì, che lei ha già visto in sede di Polizia. (voce fuori microfono) Riesce a…
S.C.: Sì.
P.M.: Forse.
S.C.: Allora, il motorino era appoggiato…
P.M.: Signora, se lei può venire qua vicino dove è esattamente la foto, o l’operatore magari se lo indica, riconosce…
S.C.: Allora, il motorino…
P.M.: Innanzitutto, dove era lei?
S.C.: Allora, io sono entrata da qua, e sono andata fino a qua con la macchina. Sono entrata dentro.
P.M.: E lì c’era la tenda e la macchina.
S.C.: Esatto. Poi sono stata un po’ lì e, ripeto…
P.M.: Ce l’ha già spiegato.
S.C.: Ecco. Ho fatto marcia indietro e mi sono messa qui.
Presidente: All’imbocco della…
P.M.: Sì.
S.C.: Ecco, dopo un po’ la macchina è venuta da San Casciano è entrata qua e poi ha fatto marcia indietro e se n’è andata. E il motorino l’ho visto non a questo ma a questo albero qua appoggiato.
P.M.: Bene, grazie. Potrei, Presidente mostrare il motorino che…
Presidente: Sì, sì.
P.M.: Grazie. Si tratta di un motorino che è stato sequestrato e che è in atti di Polizia Giudiziaria di cui poi…
S.C.: Sì. In effetti il modello, più o meno, è quello, però il colore no.
P.M.: Il colore no. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Bene. Parti civili…
P.M.: Scusi, lei il colore, ha detto, era rosso quando l’ha visto.
S.C.: Si, sì.
P.M.: A quell’albero che c’ha indicato.
S.C.: Sì.
P.M.: La ringrazio. Prego.
Presidente: Parti civili? Avvocato Colao, bene.
Avv. Aldo Colao: Signorina scusi, lei ha visto anche altre persone, fisicamente, che giravano nei paraggi quand’era sul posto?
S.C.: Cioè, la domenica?
Avv. Aldo Colao: Sì.
S.C.: No, la domenica, no.
Avv. Aldo Colao: Persone, dico. Uomini.
S.C.: No.
Avv. Aldo Colao: Che passavano…
S.C.: No.
Avv. Aldo Colao: … per la strada.
S.C.: Be’, questo io l’ho già detto, l’ho visti qualche giorno prima, che magari camminavano lungo la strada, però il giorno stesso no.
Avv. Aldo Colao: E, un certo… una persona che aveva un nome curioso in paese. Un nome strano. L’ha visto?
Avv. Giangualberto Pepi: Opposizione. La domanda è suggestiva.
Presidente: Come… Perché suggestiva scusi?
Avv. Aldo Colao: Lei si ricorda di una persona in particolare?
S.C.: No.
Avv. Aldo Colao: Che è qui presente in aula?
S.C.: No, non mi ricordo. 
(voci sovrapposte)
Avv. Aldo Colao: Ma, è contestabile.
Presidente: A parte che, l’esame è indiretto si può fare anche la domanda suggestiva, quindi non c’è problema.
Avv. Aldo Colao: Sì, ma, a parte la suggestività, è contestabile perché nel verbale che la signorina rese, parla d’aver visto un certo “torsolo”.
S.C.: No. Io non ho mai detto di avere visto “torsolo” il giorno… Io… Il signor Vanni è di San Casciano, l’ho visto più volte in paese, ma io quel giorno non l’ho mai visto sui…
Avv. Aldo Colao: In quel posto non l’aveva visto?
S.C.: No.
P.M.: Quel giorno no.
S.C.: Io, quel giorno non l’ho visto.
Avv. Aldo Colao: In quel posto. E nei giorni precedenti, sì.
S.C.: No.
Avv. Aldo Colao: In quel posto lì, nella piazzola…
S.C.: No.
Avv. Aldo Colao: … in fondo alla piazzola.
S.C.: No.
Avv. Aldo Colao: Ma, il P.M. dovrebbe contestarlo questo, perché nel verbale…
P.M.: Beh, lo stava contestando lei, poi ci penso io.
Avv. Aldo Colao: … nel verbale che lei rese…
S.C.: Ma, quale verbale?
Avv. Aldo Colao: Nel verbale che rese, diciamo, alla Polizia Giudiziaria.
P.M.: Scusi, per capirsi, sennò facciamo inutilmente confusione, la domanda – non è una contestazione – lei nei giorni precedenti ha visto – precedenti o in precedenza – il signor Vanni in zona? E eventualmente in quale…
Avv. Giangualberto Pepi: Ha già risposto, Presidente, a questa domanda la teste. Ha già detto di non averlo visto, è inutile insistere su questo punto. L’ha bell’e detto.
P.M.: Ai fini poi di un’eventuale contestazione o precisazione, io chiedo di potergli rifare la domanda.
Avv. Giangualberto Pepi: Scusi, ha già risposto. L’ha bell’e detto. Gli faccia la contestazione subito, allora, perché ha risposto di non averlo visto né il giorno dell’omicidio né nei giorni precedenti.
P.M.: Al di là dei giorni precedenti, nella zona degli Scopeti, nella strada di fronte…
Avv. Giangualberto Pepi: Mi scusi Presidente, ma…
P.M.: … ha mai visto il Vanni?
Avv. Giangualberto Pepi: … mi sembra che stesse facendo la domanda la parte civile, ora, il Pubblico Ministero che fa si sostituisce alla parte civile? Insomma…
P.M.: La parte civile mi ha lasciato la parola e io ho preso lo spazio che il P.M. ha.
Presidente: Se si vuole accertare la verità, poi, indipendentemente dal prima e il dopo, non c ‘ è problema. Comunque, può continuare Pubblico Ministero.
P.M.: Volevo sollecitare, invece di fare contestazioni, eventuali ricordi suoi di aver visto persone, fra le quali Vanni, in zona, in epoche precedenti.
S.C.: Sì, ho visto persone, ma non potrei dire che ho visto Mario Vanni.
P.M.: Benissimo.
S.C.: Poteva essere chiunque, anche lei.
P.M.: Benissimo. Perfetto. Era questo che volevo sapere. Io la ringrazio.
Presidente: Avvocato Colao può continuare, grazie.
Avv. Aldo Colao: Ho finito, se il P.M. non contesta quanto già a verbale, io non ho il verbale.
Presidente: Io non lo so, io non ho il verbale.
Avv. Aldo Colao: Ma me ne ricordo bene dell’interrogatorio.
S.C.: Scusate, quale verbale, dice che io ho visto Mario Vanni sul luogo del delitto?
P.M.: No, no, non è…
S.C.: Io non lo conosco, non so quale verbale sia.
P.M.: Siamo pienamente d’accordo, signora.
Presidente: Va bene.
Avv. Aldo Colao: Va bene, grazie. Non ho altre domande.
Presidente: Altre parti civili?
Avvocato: No.
Presidente: Difensori degli imputati? Ora non gli faccia la stessa domanda lei.
Avv. Giangualberto Pepi: Io? No, no, per carità.
P.M.: Sennò dice ha visto anche lei..
Avv. Giangualberto Pepi: Da Sant’Andrea in Percussina spesso ci passo, però.
Presidente: Bene. Prego, avvocato Pepi.
Avv. Giangualberto Pepi: Io le volevo chiedere, lei prima parlando della tenda dei francesi ha detto che, nel giorno che poi si sarebbe verificato l’omicidio, di essere stata lì col suo fidanzato, mi sembra, e aver notato questa tenda…
S.C.: Sì.
Avv. Giangualberto Pepi: …come sciatta, un po’ sciupata. Ecco, la domanda che le volevo chiedere, ma questa impressione l’ha avuta anche nei giorni precedenti, o nei giorni precedenti la tenda era montata come doveva essere, tirata, eccetera.
S.C.: No, no, nei giorni precedenti la tenda era una tenda normale, non era rotta e sciupata. Questo…
Avv. Giangualberto Pepi: Non è che abbia avvertito qualcosa di particolare già a quell’ora, tipo odori strani…
S.C.: Sì, era molto caldo quell’anno e mi ricordo che,appunto, era il mio compleanno, avevo delle torte, e non ci si poteva star lì perché c’erano molte mosche, poi era un puzzo veramente…
Avv. Giangualberto Pepi: Notevole.
S.C.: Sì.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, non lo potrebbe specificare che tipo di odore è?
S.C.: Non lo so era un… cioè, più che altro dava l’impressione se c’è qualche animale morto da giorni, ecco, più o meno quello. È l’impressione che ho avuto al momento.
Avv. Giangualberto Pepi: Bene, la ringrazio, non ho altre domande.
P.M.: Scusi, un’altra domanda ancora: la tenda, se lei lo ricorda, era aperta o chiusa?
S.C.: La tenda era chiusa.
P.M.: Bene. E un’altra cosa, lei mi sembra abbia parlato che ha visto davanti un foglio di carta, qualcosa… ricorda?
S.C.: Sì, c’erano molti fogli, c’erano delle scarpe, mi sembra, un paio di scar… sì, di scarpe da donna, mi sembra e c’erano anche dei pezzi di carta, cioè, c’era molto sporco davanti.
P.M.: Carta, mi scusi, come residui di mangiare. Carta o giornali o…
S.C.: Carta, pezzi di foglio, così, buttati per terra.
P.M.: Davanti alla tenda.
S.C.: Sì.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Bene. Se non ci sono altre domande la teste può andare. Può andare signorina, grazie.
S.C.: Grazie.
P.M.: Presidente, come le avevo accennato, gli altri testi erano convocati per il pomeriggio ma per quella cosa che mi aveva accennato lei, vengono domani mattina. Quindi abbiamo terminato stamani. Presidente, venivano da…
Presidente: Questi testi l’ha già mandati a domani mattina?
P.M.: A domani mattina perché venivano da fuori Firenze, e quindi stamattina ho avvertito di venire domattina alle 9.30.
Presidente: Bene, a domani mattina alle 9.30.
P.M.: Domani mattina ho fatto venire tre testi che sono quelli di oggi pomeriggio. Poi volevo sapere se gli altri li devo convocare per giovedì o venerdì, perché, in questo periodo, Presidente, ci sono delle difficoltà nel…
Presidente: Io direi tutti e due i giorni, perché non possiamo.
P.M.: Sia giovedì che venerdì.
Presidente: Perché mercoledì saltiamo per consentire all”avvocato Pepi di partecipare al processo in Corte d’Appello.
P.M.: E calcolo, per solo la mattina di giovedì o venerdì…
Presidente: Tutta la mattina, facciamo, fino alle due.
P.M.: Bene, Presidente, bene.
Presidente: Bene, dalle nove alle due. Grazie, allora a domani mattina alle 9.30. Nuova traduzione del Vanni. L’udienza è tolta.
30 Giugno 1997 11° udienza processo Compagni di Merende

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