8 Luglio 1997, 16° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.
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Paolo Santoni, Walter Ricci, Laura Mazzei, Teresina Buzzichini, Edmondo Bianchi, Roberto Bini, Manuela Bazzi, Dario Pampaloni
Presidente: Vanni lo vedo col suo difensore. Becattini, Zanobini; Bettini col Lotti. E Curandai, l’avvocato Curandai che mi rapprsenta tutte le parti civili, va bene? Ha notato tutto? Ha notato la presenza… Sì, sì, bene. Allora, Pubblico Ministero, può entrare il primo teste di questa mattina.
P.M.: Sì, bene, Presidente. Dobbiamo sentire Santoni Paolo.
Avv. Federico Bagattini: Presidente mi scusi, vorrei depositare i verbali delle dichiarazioni rese dalla signora Frigo usati per le contestazioni all’udienza di ieri.
Presidente: Bene.
P.M.: Presidente, a questo proposito, il P.M., siccome ha usato più volte foto e verbali, per contestazioni, ho fatto presente al Cancelliere che preparerei una cartella con l’elenco…
Presidente: Lo presenta tutto insieme.
P.M.: Ecco. Con l’elenco giorno per giorno, magari quando…
Avv. Federico Bagattini: Fra questi verbali è compreso anche il resoconto della telefonata avuta fra la signora Frigo il….
P.M.: Nessuna opposizione.
Presidente: Va bene.
Avv. Federico Bagattini: Anche perché ne fa riferimento nel corso dei successivi verbali.
Presidente: Allora, può venire il Santoni. Come si chiama lei?
Paolo Santoni: Santoni.
Presidente: Santoni come?
P.S.: Paolo.
Presidente: Fausto?
P.S.: Paolo.
Presidente: Paolo. Senta, vuol essere ripreso dalle telecamere, o ha difficoltà ad essere ripreso?
P.S.: Non mi interessa.
Presidente: Va bene. Dov’è nato?
P.S.: A Borgo San Lorenzo
Presidente: Quando?
P.S.: il 30 ottobre 1952.
Presidente: Residente dove?
P.S.: Vicchio.
Presidente: Legga quel foglio che ora le passeranno.
P.S.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie. Signor Santoni, lei dice abita a Vicchio?
P.S.: Sì.
P.M.: A Vicchio. Da quanto tempo?
P.S.: Da sempre.
P.M.: Da sempre. E anche negli anni ’80-’90, abitava a Vicchio?
P.S.: Certo.
P.M.: Lei ora è detenuto…
P.S.: Sì.
P.M.: Ci può dire per quale motivo? È in attesa di giudizio, o definitivo?
P.S.: No, definitiva.
P.M.: Ha avuto una condanna?
P.S.: Certo.
P.M.: Per quale reato?
P.S.: Per spaccio di coca.
P.M.: Senta, una cosa, signor Santoni, io devo farle solo una domanda: lei, in genere, a Vicchio stava in paese, girava per il paese, le è capitato di girare dalle parti della stazione?
P.S.: Diciamo, era il bar dove io frequentavo.
P.M.: Ho capito. Le è mai capitato negli anni di vedere in Vicchio il signor Vanni?
P.S.: Boh, non lo so.
P.M.: Può darsi che lei invece abbia reso una deposizione in cui ha detto che era sicuro di averlo visto?
P.S.: Sì, adesso a vederlo così no. Però può darsi che se ho visto qualche foto, lo abbia riconosciuto.
P.M.: Perché ora è cambiato e come… È così?
P.S.: Esatto.
P.M.: Senta, lei ha detto, dice… Le contesto che, in un verbale di dichiarazioni rese il 18 novembre del ’95, dice: “Effettivamente ho notato Vanni Mario sia fuori che all’ interno del bar denominato La Nuova Spiaggia nei pressi della Stazione FF.SS. L’ho notato più volte, non solo lì, ma anche in centro. Quando l’ho visto era solo e sempre a piedi. Temporalmente colloco la sua presenza a Vicchio sicuramente prima del ’90, o meglio nell’arco degli anni ’80. Sono sicuro di averlo visto al cento per cento, non perché lo riconosco dalle foto che voi mi mostrate, ma perché lo ricordo bene per averlo visto più volte in televisione. E soprattutto perché lo avevo già riconosciuto in una foto pubblicata dal Quotidiano L’Unità in occasione del processo a carico del Pacciani nell’Aula Bunker di Firenze”.
P.S.: È vero.
P.M.: È così. “A tale proposito, ricordo pure che questo giornale lo aveva il Rontini Renzo. E quando vidi la foto del Vanni fui sicurissimo che colui lo avevo già visto”
P.S.: Esatto.
P.M.: “Per quanto riguarda le foto che mi mostrate ve n’è una che ritrae Vanni Mario che sta con un bicchiere in mano. Di fronte a lui è fotografato un signore con camicia scura con elementi chiari a forma di rombo. Questo signore che porta gli occhiali e ha i capelli quasi bianchi, l’ho visto a Vicchio tantissime volte anche nel suddetto bar da solo. Non lo conosco, era un’altra persona. Apprendo da voi che si chiama Oliviero Dori è deceduto per malattia”. Lei dice: “Anche questo personaggio l’ho visto a Vicchio negli anni ’80. Sono sicurissimo di ciò che dico, anche perché frequento assiduamente il bar della stazione e osservo gli avventori distinguendo subito quelli abituali dagli altri che vengono da fuori”. Prosegue dicendo che: “Sia Vanni, sia la persona che mi viene mostrata e che indossa lacamicia scura, li_ho visti di pomeriggio”. È così?
P.S.: È vero.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Le parti civili? I difensori?
Avv. Giangualberto Pepi: Senta, signor Santoni, lei ha detto, nell’interrogatorio che le ha letto e contestato il Pubblico Ministero, di aver riconosciuto in quella persona che avrebbe visto più volte a Vicchio il Vanni, dopo averlo visto alla televisione.
P.S.: No, io lo riconobbi sulla foto lì del giornale.
Avv. Giangualberto Pepi: Foto del giornale e anche televisione, sembra abbia parlato.
P.S.: Quello, dopo. Cioè, il discorso fu… partì dal giornale.
Avv. Giangualberto Pepi: Cioè lei però ha fatto l’identificazione di Vanni solo dopo aver visto la fotografia, dopo aver visto che sotto la fotografia c’era scritto che questa persona si chiamava Mario vanni.
P.S.: È ovvio perchè non lo conosco mica.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, dicevo, ma lei vorrebbe essere più preciso di come e quando, in che posto, di giorno, di notte, avrebbe visto il Vanni, che cosa faceva, dove era? Perché, insomma, è un po’ generico. Se ne rende conto? Dice: ‘io ho visto Vanni varie volte a Vicchio’, e non mi dice come, dove, quando…
P.S.: Mi sembra di averlo detto.
Avv. Giangualberto Pepi: No.
P.S.: Ma io ho l’ho detto. L’ho visto giù al bar dove appunto io frequento. E più in piazza lì, a Vicchio, Piazza centrale.
Avv. Giangualberto Pepi: Ma di giorno, o di notte?
P.S.: Di giorno, di giorno.
Avv. Giangualberto Pepi: Di giorno. E cosa faceva?
P.S.: Che ne so, passeggiava.
Avv. Giangualberto Pepi: Dentro il bar?
P.S.: Eh?
Avv. Giangualberto Pepi: Dentro al bar.
P.S.: No, è entrato nel bar, ha preso qualcosa e poi è riuscito. Si è fermato li fuori a sedere e poi… niente, poi l’ho rivisto ancora dopo qualche giorno.
Avv. Giangualberto Pepi: Comunque oggi non sarebbe in grado di ridentificario.
P.S.: Così, no.
Avv. Giangualberto Pepi: Bene, grazie.
Presidente: Santoni, non l’avvocato Santoni, eh, Santoni… Santoni Franchetti. Senta signor Santoni, lei ha detto che era un frequentatore del bar della stazione.
P.S.: Sì.
Presidente: Bene. La Rontini Pia la conosceva?
P.S.: Sì.
Presidente: Frequentava anche il suo bar. È lo stesso bar di cui parla? Bar della stazione, è il bar dove c’era la Rontini Pia? localizzare nel tempo l’incontro di quel signore lì, del Vanni, che noi sappiamo essere il Vanni. Bene. Quando c’era la Rontini Pia a lavorare al bar, l’ha visto in quel bar lui o no?
P.S.: No. Credo…
Presidente: Non era in quel periodo lì. E quando era? Molto prima, insomma non in quel periodo.
P.S.: Adesso non mi ricordo. È passato un sacco di tempo.
Presidente: Se lo ricorda bene questo?
P.S.: Non me lo ricordo. Cioè nel senso… non so se prima o dopo. Non mi ricordo. Perché anche, poi la ragazza c’ha lavorato poco lì.
Presidente: Sì, appunto c’ha lavorato poco. Proprio per questo.
P.S.: Eh, un mi ricordo se era prima o dopo.
Presidente: Lei diceva, quante volte l’ha vista grosso modo? Che distanza di tempo, se lo ricorda?
P.S.: Io me lo ricordo di una volta in particolare che appunto, passeggiava, lì fuori dal bar, entrava e usciva. Poi l’ho rivista in paese, sempre lo stesso giorno e basta.
Presidente: Quindi, due volte. In due volte l’ha vista.
P.S.: Sì.
Presidente: Esclude che possa essere avvenuto quando la… non c’era la Pia?
P.S.: Questo non mi ricordo.
Presidente: Va bene. Altre domande?
Avvocato: Nessuna Presidente.
Avv. Giampaolo Curandai: No, Presidente. Su questo punto una domanda. Avvocato Curandai.
Presidente: Sì.
Avv. Giampaolo Curandai: Vorrei richiamare un attimino l’attenzione del signor Santoni su questo punto, cioè: lei ha visto più volte il Vanni in Vicchio. Ecco, per focalizzare un po’ meglio la sua memoria, l’ha visto prima o dopo l’omicidio della ragazza?
Avv. Giangualberto Pepi: No, no.
P.M.: Ha già risposto prima…
Presidente: No, no. … alla stessa domanda, l’è uguale, andiamo.
Avv. Giangualberto Pepi: Presidente, si vuol far dire ai testi quello che fa comodo
Avv. Giampaolo Curandai: Per niente.
Presidente: Avvocato, avvocato. Questo non lo permetto assolutamente. Non lo permetto assolutamente che lei si esprima in questi termini.
Avv. Giangualberto Pepi: Il modo di condurre di questo processo: ai testi si cerca di far dire quello che fa comodo all’accusa…
Presidente: Stia attento a quello che dice! Stia attento! Benissimo.
P.M.: L’ha fatto finora l’avvocato Zanobini, io ho provato a mettermi nel mezzo e mi son chetato subito. Quindi questa è un’affermazione … Scusami ma è…
Avv. Giangualberto Pepi: Più che altro aver parlato cosi chiaro, scusa eh.
Presidente: Avvocato, avvocato. È lui, al limite ripeterà le stesse cose. Però, lei come difensore e come legale non può esprimersi in quei termini, stia attento. Io rispetto lei, ma deve rispettare la Corte e la funzione che la Corte ricopre. Qui non c’è nesssun interesse a niente. Solamente alla giustizia. E mi spiace, ma il potere … ce l’avete voi. Andiamo.
P.S.: Appunto, non mi ricordo precisamente.
Avv. Giampaolo Curandai: La ringrazio. Non ho altre domande.
Presidente: Bene, può andare. Grazie.
P.S.: Posso andare?
Presidente: Sì, sì.
P.M.: Sentiamo Ricci Walter
Presidente: Come si chiama lei?
Walter Ricci: Ricci Walter.
Presidente: Senta, vuol essere ripreso dalle telecamere, o no?
W.R.: È lo stesso.
Presidente: Bene. Dov’è nato, dove risiede?
W.R.: A Firenze il 12 agosto 1937 ; San Casciano Val di Pesa in via IV Novembre 108.
Presidente: Legga quel foglio.
W.R.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
P.M.: Presidente, se crede.
Presidente: Sì, prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signor Ricci, può innanzitutto spiegare alla Corte qual è la sua attività, che lavoro…
W.R.: Sono impiegato di banca.
Presidente: Scusi, eh. Scusi.
P.M.: Sì.
Presidente: Il Santoni lo tenga un po’ ancora qui. Va bene?
P.M.: Diceva, signor Ricci, che lei è impiegato di banca.
W.R.: Sì.
P.M.: Lei conosce il Vanni?
W.R.: Sì.
P.M.: Come mai, può spiegarlo?
W.R.: Ma prima di tutto perché ‘è cugino della mia povera suocera
P.M.: È cugino di sua suocera.
W.R.: Sì.
P.M.: Da quanto tempo lo conosce? Quindi, da quando si è sposato?
W.R.: Eh, da quando mi sono sposato.
P.M.: Vi siete frequentati anche in passato? Andavate…
W.R.: Lì in paese.
P.M.: Senta una cosa: lei ,ha mai frequentato La Cantinetta? Il locale…
W.R.: Sì, certo, sì sì.
P.M.: C’era anche il Vanni?
W.R.: Sì.
P.M.: Sa chi erano gli amici del Vanni?
W.R.: Amici?
P.M.: Con chi frequentava La Cantinetta?
W.R.: Tutti quelli che venivano a La Cantinetta.
P.M.: E chi sono…
W.R.: Sia Pacciani, sia “Katanga”, come lo chiamano…
P.M.: “Katanga”, sarebbe il Lotti?
W.R.: Sì, il Lotti.
P.M.: Poi?
W.R.: Beh, altri. Tutti quelli che c’era lì sempre a La Cantinetta. Ora le posso…
P.M.: A me interessa…
W.R.: … fare una sfilza di nomi…
P.M.: Mi interessano solo quelli con cui era più amico.
W.R.: Mah, con il Lotti e con il Pacciani.
P.M.: Lotti e Pacciani. Il Dori, quel postino che poi è deceduto?
W.R.: Sì, anche con lui.
P.M.: Comunque i più assidui, erano Lotti e Pacciani.
W.R.: Sì.
P.M.: Senta una cosa: ed è mai capitato di aver visto, di aver saputo che andavano fuori la sera, andavano fuori a giro?
W.R.: Sì, sì, lo raccontavano loro.
P.M.: Lo raccontavano loro. E dove andavano?
W.R.: Mah, codesto non lo so.
P.M.: Cosa raccontavano?
W.R.: Che erano, stati… insomma, a delle cene, a delle merende, a delle… Insomma. ..
P.M.: E del fatto che facevano i guardoni di cui lei ha parlato nell’altro procedimento, cosa sa?
W.R.: Mah, io di questo affare qui, di guardoni…
P.M.: Lei ne ha parlato, le chiedo da clini lo ha saputo, o glielo contesto io.
W.R.: Ma ora mi chiede una cosa. . . Dottare, io non me lo ricordo da chi l’ho saputo.
P.M.: Non si ricorda da chi lo ha saputo?
W.R.: No. Se me lo legge lei, per favore….
P.M.: No, io ora volevo vedere se ricordava. . .
W.R.: No…
P.M.: Lo ha saputo nei bar, lo ha saputo da qualche…
W.R.: Sì, lì. Sa come si fa tutti in paese: una chiacchiera tira l’altra…Come si fa tutti, insomma, ecco.
P.M.: In queste chiacchiere, nel bar dicevano che facevano i guardoni. Ma si sa, sapeva, o ha capito dove, dove andavano…
W.R.: No, no, io questo, dove andavano…
P.M.: Sa se frequentavano qualche donna in particolare, Pacciani e Vanni?
W.R.: Mah io, di codesto affare, non lo so. Chi frequentavano, o no.
P.M.: Sa se il Vanni andava da solo, a con altri, da prostitute?
W.R.: Mah, per dire la verità luna volta o due ce l’ho accompagnato anch’io.
P.M.: Ricorda dove?
W.R.: Eh, la via non me la ricordo.
P.M.: La via?
W.R.: Non la ricordo.
P.M.: A Firenze?
W.R.: Sì, Firenze, sì.
P.M.: Può essere che fosse – come ha detto lei – Nella zona di piazza Piave?
W.R.: Sì.
P.M.: Eh? Lei, le contesto che in un verbale addirittura del 15 novembre ’91, lontano nel tempo, lei dice: “In particolare Vanni Mario mi chiedeva di portarlo a Firenze dove si faceva lasciare nella zona di Piazza Piave per andare da una prostituta che esercitava il mestiere in un appartamento vicino”.
W.R.: Sì, benissimo.
P.M.: È così?
W.R.: Sì.
P.M.: “In pratica io non l’ho mai portato…” Poi dice: “Mentre Pacciani mi può avere solo chiesto dei passaggi per portarlo a casa”.
W.R.: Per portarlo a casa. Faceva…
P.M.: Lo ha- mai portato?
W.R.: Sì, l’ho portato, sì, sì.
P.M.: Ecco. Insieme a Vanni da prostitute?
W.R.: Da solo, lo portavo.
P.M.: Di questa prostituta di piazza Piave, diceva qualcosa in particolare il Vanni?
W.R.: No, a me in particolare non mi ha mai detto… Io lo lasciavo lì e venivo via. E…
P.M.: Può darsi, come ha riferito a suo tempo, che le abbia detto questa frase? Che cioè il Vanni si sia lamentato della prostituta, era molto alta come tariffe?
W.R.: Eh, può essere, può essere.
P.M.: Può essere. Le ha mai detto che si portava dietro vibratori per giochi erotici, roba del genere? Oppure…
W.R.: Questo non lo ricordo se…
P.M.: Lei ha detto: “So, perché me lo ha detto lui che egli possedeva un fallo di gomma vibratore, presumo” – qui lei dice ‘presumo’ – “che se lo portasse dietro per i suoi giochi erotici”.
W.R.: Se l’ho detto, va bene.
P.M.: Lo ha detto lei.
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Qui, nessuno lo sapeva. Quindi è stato lei che ha introdotto questo argo…
W.R.: Benissimo.
P.M.: Lo ricorda questo fatto?
W.R.: Sì, sì, ora… perché se lo rammenta lei…
P.M.: Senta, le è capitato di vederli, il Vanni e gli altri amici che. frequentava il Pacciani qualche volta ubriachi o ha saputo che si ~erano ubriacati. Ha saputo se hanno avuto qualche episodio part i colare mentre andavano fuori la sera?
W.R.: Sì… Sì, un episodio credo che alla festa all’ Impruneta, insomma, davano noia… Insomma, c’era più che altro il Pacciani, dava noia a delle donne che erano alticci, veramente. E Vanni disse che ‘qualche volta ci si trova a qualche complicazione con qualcheduno’, insomma. ‘qualche volta ci si trova a fare i cazzotti’ perché il Pacciani dava sempre noia alle donne.
P.M.: Ho capito. Senta, le ha mai parlato il vanni che, del fatto che aveva paura del Pacciani?
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Sì. Come gliel’ha detto e perché aveva paura?
W.R.: Lui era contento di frequentare il Pacciani, cioè, ci stava bene in compagnia, andava fuori volentieri con lui. Però spesso, insomma, aveva paura, aveva timore del Pacciani. E poi sempre diceva: ‘più che altro mi fa anche paura con quel pistolone che ha in macchina’. Ora, se era un pistolone così, o un pistolino così, questo non lo so io.
P.M.: Era una frase di Vanni.
W.R.: Questo lo ha sempre affermato.
P.M.: Senta una cosa: e le ha mai parlato, le ha mai chiesto il Vanni di comprarli un vibratore perché il suo si era guastato?
W.R.: A me?
P.M.: Sì.
W.R.: Mi sembra di sì, mi sembra di sì. Però.. .
P.M.: Ricorda come andò l’episodio?
W.R.: Però gli dissi: ‘guarda, io di codeste cose… Vai in farmacia, tu le compri. Oppure tu vai, che ne so, a Firenze. Lo sai quanti tu ne trovi’.
P.M.: E come mai lo chiese a lei e non voleva andare da solo?
W.R.: Mah, io codesto non lo so.
P.M.: Si ricorda quando era l’epoca in cui il Vanni le parlò che Pacciani aveva in macchina un pistolone? Che epoca potesse essere.
W.R.: Mah sarà stato prima del… verso l’ottanta, così…
P.M.: Lei…
W.R.: ’79 un affare così.
P.M.: Lei ha così collocato questa dichiarazione che fa nel ’91. Lei dice: “Desidero precisare che la collocazione temporale di discorsi fatti dal Vanni Mario circa il possesso di un pistolone da parte del Pacciani Pietro, è nel ’77-78 per la prima volta che mia figlia aveva approssimativamente 14 anni”.
W.R.: Sì, eh.
P.M.: Quindi siamo negli anni ’77-’78.
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Lei dice che, in quella occasione, che le sembrò che aveva – come ha detto oggi – il Vanni, piacere di uscire con Pacciani, però ne era in un certo senso succube. Da cosa ha capito questo?
W.R.: Era timoroso. Era… Insomma, ci andava volentieri, però più che altro forse sarà stato per il fatto che non gli poteva dire di no. Non lo so, insomma. Però…
P.M.: Non gli poteva dire di no, perché? Ci spieghi questo.
W.R.: No, non lo so. Dice: ‘io, insomma, ci vo volentieri, però mi fa timore quell’uomo…’ Sempre riferendosi anche che lui aveva detto spesso e volentieri, sempre con quel pistolone in macchina.
P.M.: Cioè, lei ha capito quasi che era costretto ad andare?
W.R.: Costretto , costretto, sì.
P.M.: Era costretto ad andare con Pacciani. Che cosa facevano insieme?
W.R.: E che ne so, io non c’ero, sicché…
P.M.: Ma il perché lo costringeva?
W.R.: No, diceva delle volte: ‘Via, si va a prendere, si va a bere nel tal posto’. No, no ma vien via, vien via… ecco. E allora lui per non dire di no due volte, tre volte…
P.M.: Ma questa forma di essere succube, in cosa consisteva? Perché non ci sarebbe voluto andare? Se lo ha capito, eh.
W.R.: Ma io codesto… Non glielo posso aire, dottore, perché…
P.M.: Sono discorsi che le ha fatto Vanni?
W.R.: Sì.
P.M.: Però non ha, non è riuscito a capirne di più.
W.R.: Ma io non lo so.
P.M.: Sa se frequentavano Prato?
W.R.: Come?
P.M.: Sa se frequentavano la zona di Prato, un bar di Prato?
W.R.: Codesto non lo so. Me lo avrà anche accennato, però non me lo ricordo.
P.M.: Dove erano andati a trovare una donna, un discorso simile.
W.R.: Io sapevo a a Campi, mi sembra a Campi.
P.M.: Lei, a dire la verità, ha riferito nel primo verbale a Campi.
W.R.: Ecco.
P.M.: A Prato, scusi, chiedo scusa, a Prato.
W.R.: A Prato, io… sarà a Prato, però io credevo fosse a Campi.
P.M.: Ho capito. Lei – le ricordo – disse Prato e così anche sua moglie. Comunque questa è un’altra… Lei sa, ha qualche ricordo preciso del fatto perché, se andava in questo bar, ovunque esso fosse, sia a Prato che da un’altra parte?
W.R.: Mah, mi sembra fosse stato, in quel bar ci fosse stato la ex fidanzata del Pacciani, no? Se non mi sbaglio.
P.M.: Non lo so, se lo sa lei. Noi abbiamo solo messo insieme le dichiarazioni fatte dalle persone.
W.R.: Sì, sì…
P.M.: Lei, così ha detto.
W.R.: Sì.
P.M.: Lo ricorda così. Sono discorsi che le ha fatto il Vanni, che le ha fatto Pacciani? Li ha sentiti personalmente questi discorsi?
W.R.: No, no, io…
P.M.: Questo bar che freque… Se glielo ha fatto, glielo ha fatto vanni?
W.R.: No, no questo mi sembra di no.
P.M.: Nemmeno. E come li ha saputi questi…
W.R.: Così, sempre nel solito…
P.M.: Sempre…
P.M.: Lei, così ha detto….
W.R.: Sempre ne La Cantinetta, nel bar, lì.
P.M.: Senta una cosa: lei ricorda di aver saputo dal Vanni che aveva ricevuto delle lettere?
W.R.: Sì.
P.M.: Ci può spiegare come e cosa ricorda?
W.R.: Mi disse che aveva avuto una lettera che gli aveva scritto il Pacciani dal carcere, al Vanni. E aveva ricevuto questa lettera e che lo minacciava, su questa lettera, e disse: ‘ora prendo e vo dall’avvocato, gliela fo vedere ali ‘avvocato’.
P.M.: Gli disse da che avvocato andava?
W.R.: No, questo non me lo ha mai detto, andava dall’avvocato Corsi, io penso sia stato all’avvocato Corsi. Poi se è stato dall’avvocato Corsi, o da un altro avvocato, non lo so.
P.M.: Non lo sa. Senta, può darsi che lei abbia riferito di aver saputo da Vanni che le lettere erano due, anziché una?
W.R.: Mi sembra due, però io… di una sono sicuro; dell’altra no.
P.M.: Lei le ha mai viste queste…
W.R.: Mai.
P.M.: E ricorda che tipo di minaccia riferì Vanni a lei che era contenuta in queste lettere?
W.R.: Mah…
P.M.: Cosa doveva fare, perché lo minacciava?
W.R.: ‘Mi ha minacciato, mi ha minacciato. Ora quando esce me la fa scontare’. però… in che maniera gliela facesse scontare, non lo so.
P.M.: Ma che cosa aveva fatto per cui…
W.R.: Perché aveva chiacchierato troppo, dice.
P.M.: Ho capito. Senta una cosa: lei, può darsi che relativamente al contenuto di una, di queste lettere, ci fosse l’invito ad andare a casa della moglie di Pacciani?
W.R.: No.
P.M.: Lei ha riferito, dice: “Ho ricordi più precisi circa una di queste lettere, nella quale, secondo il Vanni, gli diceva di andare a casa della moglie a prendere o a portare qualcosa”. Questo ricordo come le è venuto?
W.R.: Mah, me lo avrà detto lui, senz’altro. Però io, in questo momento…
P.M.: Lei poi aggiunge: “Per quel che ricordo, il Vanni ha esitato un po’ dicendo che non voleva andar dall’Angiolina, ma il Vanni non mi ha mai raccontato se ci è andato, o meno. Si tratta di lettere pervenute prima della scarcerazione del Pacciani che è del dicembre ’91”. È così?
W.R.: Va bene…
P.M.: No, va bene…
W.R.: No, se c’è scritto costì…
P.M.: Lo ha detto lei.
W.R.: Non me lo ricordo. Che vuole…
P.M.: Ora gliel’ho riletta…
W.R.: Benissimo, benissimo?
P.M.: “Benissimo”, nel senso-che è così?
W.R.: Sì, è così.
P.M.: Ho capito. Lei ha mai prestato la sua macchina a Pacciani…
W.R.: No.
P.M.: Di questi fatti delle minacce contenute in quelle lettere, lei ha mai saputo che anche sua moglie aveva ricevuto confidenze dal Vanni?
W.R.: Se la mi’ moglie aveva…
P.M.: Aveva parlato di queste lettere con il Vanni. Sua moglie è parente diretta, no? del…
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Lei ricorda di aver parlato…
W.R.: Non me lo ricordo.
P.M.: Non si ricorda.
W.R.: Sì, mi sembra di sì. Mi sembra di sì, in casa…
P.M.: Cioè, in casa.
W.R.: In casa, sì.
P.M.: Che Vanni si era confidato anche con sua moglie?
W.R.: Sì, mi sembra, eh. Non voglio…
P.M.: Se lo ricorda. Sentiremo sua moglie. Non ho altre domande, al momento. Grazie.
P.M.: Si ricorda quando era l’epoca in cui il Vanni le parlò che Pacciani aveva in macchina un pistolone? Che epoca potesse essere.
W.R.: Mah sarà stato prima del… verso l’ottanta, così…
P.M.: Lei…
W.R.: ’79 un affare così.
P.M.: Lei ha così collocato questa dichiarazione che fa nel ’91. Lei dice: “Desidero precisare che la collocazione temporale di discorsi fatti dal Vanni Mario circa il possesso di un pistolone da parte del Pacciani Pietro, è nel ’77-78 per la prima volta che mia figlia aveva approssimativamente 14 anni”.
W.R.: Sì, eh.
P.M.: Quindi siamo negli anni ’77-’78.
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Lei dice che, in quella occasione, che le sembrò che aveva – come ha detto oggi – il Vanni, piacere di uscire con Pacciani, però ne era in un certo senso succube. Da cosa ha capito questo?
W.R.: Era timoroso. Era… Insomma, ci andava volentieri, però più che altro forse sarà stato per il fatto che non gli poteva dire di no. Non lo so, insomma. Però…
P.M.: Non gli poteva dire di no, perché? Ci spieghi questo.
W.R.: No, non lo so. Dice: ‘io, insomma, ci vo volentieri, però mi fa timore quell’uomo…’ Sempre riferendosi anche che lui aveva detto spesso e volentieri, sempre con quel pistolone in macchina.
P.M.: Cioè, lei ha capito quasi che era costretto ad andare?
W.R.: Costretto , costretto, sì.
P.M.: Era costretto ad andare con Pacciani. Che cosa facevano insieme?
W.R.: E che ne so, io non c’ero, sicché…
P.M.: Ma il perché lo costringeva?
W.R.: No, diceva delle volte: ‘Via, si va a prendere, si va a bere nel tal posto’. No, no ma vien via, vien via… ecco. E allora lui per non dire di no due volte, tre volte…
P.M.: Ma questa forma di essere succube, in cosa consisteva? Perché non ci sarebbe voluto andare? Se lo ha capito, eh.
W.R.: Ma io codesto… Non glielo posso aire, dottore, perché…
P.M.: Sono discorsi che le ha fatto Vanni?
W.R.: Sì.
P.M.: Però non ha, non è riuscito a capirne di più.
W.R.: Ma io non lo so.
P.M.: Sa se frequentavano Prato?
W.R.: Come?
P.M.: Sa se frequentavano la zona di Prato, un bar di Prato?
W.R.: Codesto non lo so. Me lo avrà anche accennato, però non me lo ricordo.
P.M.: Dove erano andati a trovare una donna, un discorso simile.
W.R.: Io sapevo a a Campi, mi sembra a Campi.
P.M.: Lei, a dire la verità, ha riferito nel primo verbale a Campi.
W.R.: Ecco.
P.M.: A Prato, scusi, chiedo scusa, a Prato.
W.R.: A Prato, io… sarà a Prato, però io credevo fosse a Campi.
P.M.: Ho capito. Lei – le ricordo – disse Prato e così anche sua moglie. Comunque questa è un’altra… Lei sa, ha qualche ricordo preciso del fatto perché, se andava in questo bar, ovunque esso fosse, sia a Prato che da un’altra parte?
W.R.: Mah, mi sembra fosse stato, in quel bar ci fosse stato la ex fidanzata del Pacciani, no? Se non mi sbaglio.
P.M.: Non lo so, se lo sa lei. Noi abbiamo solo messo insieme le dichiarazioni fatte dalle persone.
W.R.: Sì, sì…
P.M.: Lei, così ha detto.
W.R.: Sì.
P.M.: Lo ricorda così. Sono discorsi che le ha fatto il Vanni, che le ha fatto Pacciani? Li ha sentiti personalmente questi discorsi?
W.R.: No, no, io…
P.M.: Questo bar che freque… Se glielo ha fatto, glielo ha fatto vanni?
W.R.: No, no questo mi sembra di no.
P.M.: Nemmeno. E come li ha saputi questi…
W.R.: Così, sempre nel solito…
P.M.: Sempre…
P.M.: Lei, così ha detto….
W.R.: Sempre ne La Cantinetta, nel bar, lì.
P.M.: Senta una cosa: lei ricorda di aver saputo dal Vanni che aveva ricevuto delle lettere?
W.R.: Sì.
P.M.: Ci può spiegare come e cosa ricorda?
W.R.: Mi disse che aveva avuto una lettera che gli aveva scritto il Pacciani dal carcere, al Vanni. E aveva ricevuto questa lettera e che lo minacciava, su questa lettera, e disse: ‘ora prendo e vo dall’avvocato, gliela fo vedere ali ‘avvocato’.
P.M.: Gli disse da che avvocato andava?
W.R.: No, questo non me lo ha mai detto, andava dall’avvocato Corsi, io penso sia stato all’avvocato Corsi. Poi se è stato dall’avvocato Corsi, o da un altro avvocato, non lo so.
P.M.: Non lo sa. Senta, può darsi che lei abbia riferito di aver saputo da Vanni che le lettere erano due, anziché una?
W.R.: Mi sembra due, però io… di una sono sicuro; dell’altra no.
P.M.: Lei le ha mai viste queste…
W.R.: Mai.
P.M.: E ricorda che tipo di minaccia riferì Vanni a lei che era contenuta in queste lettere?
W.R.: Mah…
P.M.: Cosa doveva fare, perché lo minacciava?
W.R.: ‘Mi ha minacciato, mi ha minacciato. Ora quando esce me la fa scontare’. però… in che maniera gliela facesse scontare, non lo so.
P.M.: Ma che cosa aveva fatto per cui…
W.R.: Perché aveva chiacchierato troppo, dice.
P.M.: Ho capito. Senta una cosa: lei, può darsi che relativamente al contenuto di una, di queste lettere, ci fosse l’invito ad andare a casa della moglie di Pacciani?
W.R.: No.
P.M.: Lei ha riferito, dice: “Ho ricordi più precisi circa una di queste lettere, nella quale, secondo il Vanni, gli diceva di andare a casa della moglie a prendere o a portare qualcosa”. Questo ricordo come le è venuto?
W.R.: Mah, me lo avrà detto lui, senz’altro. Però io, in questo momento…
P.M.: Lei poi aggiunge: “Per quel che ricordo, il Vanni ha esitato un po’ dicendo che non voleva andar dall’Angiolina, ma il Vanni non mi ha mai raccontato se ci è andato, o meno. Si tratta di lettere pervenute prima della scarcerazione del Pacciani che è del dicembre ’91”. È così?
W.R.: Va bene…
P.M.: No, va bene…
W.R.: No, se c’è scritto costì…
P.M.: Lo ha detto lei.
W.R.: Non me lo ricordo. Che vuole…
P.M.: Ora gliel’ho riletta…
W.R.: Benissimo, benissimo?
P.M.: “Benissimo”, nel senso-che è così?
W.R.: Sì, è così.
P.M.: Ho capito. Lei ha mai prestato la sua macchina a Pacciani…
W.R.: No.
P.M.: Di questi fatti delle minacce contenute in quelle lettere, lei ha mai saputo che anche sua moglie aveva ricevuto confidenze dal Vanni?
W.R.: Se la mi’ moglie aveva…
P.M.: Aveva parlato di queste lettere con il Vanni. Sua moglie è parente diretta, no? del…
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Lei ricorda di aver parlato…
W.R.: Non me lo ricordo.
P.M.: Non si ricorda.
W.R.: Sì, mi sembra di sì. Mi sembra di sì, in casa…
P.M.: Cioè, in casa.
W.R.: In casa, sì.
P.M.: Che Vanni si era confidato anche con sua moglie?
W.R.: Sì, mi sembra, eh. Non voglio…
P.M.: Se lo ricorda. Sentiremo sua moglie. Non ho altre domande, al momento. Grazie.
Avv. Giancarlo Zanobini: Avvocato Zanobini per l’avvocato Corsi. Senta, signor Ricci, lei ha saputo di queste lettere di minaccia?
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Dal Vanni, ha detto. E si ricorda all’incirca il periodo? L’anno? Ha un punto di riferimento temporale?
W.R.: No, ora come ora, no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Quindi non ricorda, nel modo più asscoluto, il periodo di tempo. ’80, ’90…
W.R.: Prima che fosse scarcerato il Pacciani, mi sembra quattro-cinque-sei mesi, un affare così.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, benissimo. Sì, sì. E quindi, in questo periodo, il Vanni le parlò di questa lettera che gli era arrivata e che conteneva minacce.
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Vero? Oh, poi lei ha detto che – forse sempre in questo periodo, immagino, no? – le abbia detto che la doveva far vedere all’avvocato.
W.R.: ma lui mi disse che aveva ricevuto questa lettera.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
W.R.: Mi disse c’erano delle minacce da parte del Pacciani, e che… Anzi, gli domandai: ‘ma che c’è scritto, che minacce ti ha fatto, che… Fammela vedere’. ‘No, no, non la fo vedere a nessuno, non la fo vedere a nessuno. Ora vo dall’avvocato e gliela fo vedere a lui’, e basta.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Non le disse però da quale avvocato andava.
W.R.: No, questo no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Quindi è lei che, diciamo, ha fatto una deduzione quando ha parlato dell’avvocato Corsi.
W.R.: Ma io, deduzione, deduzione mia, nel senso di dire: siccome tutte le cose…
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
W.R.: Perché l’avvocato Corsi è anche mio avvocato, se c’ho insomma, qualcosa… vo dall’avvocato Corsi.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
W.R.: E appunto, lui, con tutte le cose che ha avuto, sia in famiglia… andava sempre dall’avvocato Corsi. Presumo sia andato dall’avvocato Corsi.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, è una cosa che…
W.R.: Però non lo so.
Avv. Giancarlo Zanobini: … lei ha presunto. Ho capito bene?
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Domanda: lei, dopo questo primo diciamo riferimento da parte del Vanni della lettera, ne ha avuto un altro? Voglio dire, qualche giorno dopo, ne avete riparlato di questa lettere. Lui gliene ha riparlato?
W.R.: No, no. Io…
Avv. Giancarlo Zanobini: Quindi non gli ha nemmeno detto, per esempio: ‘dopo sono stato dall’avvocato’.
W.R.: No, no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Lei, questo, non lo sa.
W.R.: No.
Avv. Giancarlo Zanobini: Qualunque sia stato l’avvocato. Eh? Precisi, non gli ha detto: ‘sono stato dall’avvocato, l’ho fatta vedere all’avvocato…’
W.R.: No, no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Senta, e appunto diceva che l’avvocato Corsi è anche, è stato il suo avvocato.
W.R.: Io so che…
Avv. Giancarlo Zanobini: Di lei, Ricci, no?
W.R.: Sì, sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Così come lo era stato del Vanni.
W.R.: Io ho avuto un paio di incidenti con la macchina e sono stato da questo avvocato Corsia.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Lei sa che praticamente tanti del paese di San Casciano erano…
W.R.: Mah, la maggior parte.
Avv. Giancarlo Zanobini: … la maggior parte va dall’avvocato Corsi.
W.R.: La maggior parte si va tutti lì, insomma, ecco.
Avv. Giancarlo Zanobini: Giusto. Bene. E può dire quali erano, al di là dei rapporti professionali, cioè nei quali il Vanni era cliente dell’avvocato Corsi,. come lei era cliente dell’avvocato Corsi, quali erano i rapporti fra il Vanni e l’avvocato Corsi?
W.R.: Mah, queste…. La mi chiede una cosa…
Avv. Giancarlo Zanobini: Paesani.
W.R.: Paesani, così.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Erano rapporti di amicizia, o erano rapporti di conoscenza?
W.R.: Ma come la intende l’amicizia lei, avvocato?
Avv. Giancarlo Zanobini: No, penso ci dica come la intende lei.
W.R.: No, io…
Avv. Giancarlo Zanobini: Voglio dire: lo, se sono amico suo…
W.R.: Ma se si va a prendere un caffè, così, perché ci si conosce in paese, che vuol dire, amicizia, oppure conoscenza?
Avv. Giancarlo Zanobini: E quindi, per lei, quali rapporti, che tipo di rapporti erano?
W.R.: Di conoscenza, così come…
Avv. Giancarlo Zanobini: Di conoscenza. Oh, benissimo.
W.R.: Poi, se erano amici in altre maniere, questo non lo so io.
Avv. Giancarlo Zanobini: Per quello che a lei…
W.R.: No, per me, così, paesani.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, benissimo.
W.R.: Di conoscenza, insomma.
Avv. Federico Bagattini: Sì grazie, signor Presidente. Signor Ricci, lei a proposito dei compagni di bevute di Pacciani e Vanni ha parlato del signor Lotti ; SI ricorda se vi fosse anche un certo maresciallo?
W.R.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Può dire come si chiamava, come si chiama?
W.R.: Eh, codesto non me lo rammento.
Avv. Federico Bagattini: Era un maresciallo lì di San Casciano?
W.R.: No, non era il maresciallo di San Casciano; stava lì e lo chiamavano “maresciallo”, però…
Avv. Federico Bagattini: Era un soprannome, o era effettivamente era la sua qualifica?
W.R.: lo credo fosse stato un maresciallo, proprio maresciallo; però se era…
Avv. Federico Bagattini: Dei Carabinieri?
W.R.: … dell’Arma dei Carabinieri non lo so.
Avv. Federico Bagattini: Non lo sa.
W.R.: Non lo so.
Avv. Federico Bagattini: A lei risulta se Pacciani e Vanni e questo maresciallo in qualche occasione sono andati fuori da San Casciano per bere, mangiare?
W.R.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: Ricorda…
W.R.: Erano insieme.
Avv. Federico Bagattini: Queste tre persone.
W.R.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: E si ricorda dove andavano?
W.R.: Mah, ora non lo so. Potranno essere: andati a Montefiridolfi, a Testa Lepre, o a Greve o all’Impruneta.
Avv. Federico Bagattini: Senta, in queste occasioni lei ricorda errili fungeva da autista?
W.R.: Questo maresciallo e Pacciani, perché la macchina il Vanni non ce l’ha mai avuta.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito. Senta, si ricorda se questo terzetto di persone a volte, almeno lei l’ha visto a ha saputo che fossero ubriachi?
W.R.: Mah, qualche volta, per dir la verità, insomma, e l’erano.
Avv. Federico Bagattini: Lei nel ’91 si espresse in termini più categorici, cioè a dire, riferisco, signor Presidente, dal verbale del 5 novembre 1991: “Il Pacciani e il Vanni ed il maresciallo erano spesso ubriachi. Andavano a bere e a mangiare insieme a Valigondoli, nonché numerose feste, sagre paesane della provincia, tipo Cerbaia, Montespertoli, Castelfiorentino, Greve, Impruneta, eccetera. Poiché il Vanni non aveva la patente della macchina, gli autisti di quelle scorribande erano il maresciallo, di cui non ricorda la macchina, ed il Pacciani”. Lei conferma queste dichiarazioni?
W.R.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, a proposito sempre di queste, che lei ha definito nel ’91, “scorribande per bere e mangiare”, successivamente lei citò un episodio specifico, che ha qualche cosa a che fare con, diciamo, l’aver alzato un pochino troppo il gomito. Si ricorda se si verificò un incidente o qualcosa di questo tipo?
W.R.: Sì, mi sembra che andassero fuori con la macchina del Pacciani in un viottolo, in un fosso…
Avv. Federico Bagattini: Io lo ricordo, è il verbale del 13 novembre 1991. “Ricordo una volta il Vanni mi raccontò che la sera prima, avendo un po’ bevuto erano andati fuori strada con la macchina e che il Pacciani, mostrando notevole forza, riuscì a rimettere sulla strada la vettura, anche se penso aiutato dagli altri due”.
W.R.: Benissimo.
Avv. Federico Bagattini: Quindi gli altri due erano il Vanni e il…
W.R.:
Avv. Federico Bagattini: Bene, grazie. Nessun’altra domanda.
Avv. Giangualberto Pepi: Avvocato Pepi. Senta signor Ricci, io vorrei sapere, perché non ho compreso bene, il tipo di rapporto che lei aveva con Mario Vanni; cioè se era un rapporto di frequentazione assidua, oppure se era di occasionale incontri tipo incontrandosi a un bar come La Cantinetta, o se viceversa avevate un modo di vita insieme.
W.R.: No, il modo di vita insieme io e il Vanni è semplicemente questo: che la sera io tornavo da lavorare e facevo la capatina a La Cantinetta, va bene – la fo tuttora – e si beveva un bicchiere di vino, ecco. E basta.
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi devo ritenere che gli incontri con Mario Vanni erano occasionali, nel senso che…
W.R.: È così.
Avv. Giangualberto Pepi: … non è che vi mettevate d’accordo, fo per dire: ci si vede alla tal ora a La Cantinetta.
W.R.: No, no.
Avv. Giangualberto Pepi: Vi incontravate lì?
W.R.: Così, sì, sempre.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco. Quindi sono incontri abbastanza occasionali. E quindi in questa situazione di occasionalità, il Vanni le avrebbe fatto queste dichiarazioni sia relative a una pistola che avrebbe visto, sia alle minacce contenute in una lettera.
W.R.: Si, ma queste non l’ha fatte personalmente a me, le ha fatte anche in pubblico, cioè alla Cantineetta.
Avv. Giangualberto Pepi: Cioè? Avrebbe parlato a più persone di queste cose?
W.R.: Sì, mentre si era lì, così, a discutere in una maniera, o nell’altra.
Avv. Giangualberto Pepi: Senta, ma visto che lei, fra l’altro, era anche in un certo qual modo quasi parente del Vanni, quando il Vanni le parlò di questa lettera contenente minacce, non gli chiese esattamente che cosa c’era dentro questa lettera?
W.R.: Gliele domandai, ma mi disse: ‘no, no, non dico niente, non dico niente: mi minaccia’. E basta.
Avv. Giangualberto Pepi: E poi lei non sa che cosa abbia fatto Vanni di questa lettera.
W.R.: No.
Avv. Giangualberto Pepi: Comunque non le disse nemmeno in linea generale, il contenuto di questa lettera.
W.R.: Mi disse solamente che “quando sortirò fuori, te la farò pagare”. Ora, io,”pagare” in che senso, non lo so.
Avv. Giangualberto Pepi: Senta, volevo sapere: quando Vanni le faceva queste rivelazioni così abbastanza importanti, in che situazione era? aveva già bevuto, il Vanni, stava bevendo?
W.R.: No, non era che si… era pienamente lucido.
Avv. Giangualberto Pepi: Senta, lei conosce Giancarlo Lotti?
W.R.: Sì, così come… Così.
Avv. Giangualberto Pepi: Lo conosce… Lui non è che lo conosca bene, insomma, di frequentazione.
W.R.: No, no, così.
Avv. Giangualberto Pepi: Gli incontri al bar…
W.R.: Al bar, sempre.
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi lei – non lo so, se poi lo sa me lo risponde sì o no – sapeva mica che il Lotti aveva tendenze omosessuali?
W.R.: No.
Avv. Giangualberto Pepi: Non lo sapeva proprio, o non se lo ricorda?
W.R.: Non lo so.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco. Non ho altre domande. Grazie. Ecco, l’ultima cosa: il Lotti, anche lui, era una persona dedita a bere oppure no?
W.R.: Normale…
Avv. Giangualberto Pepi: Beveva parecchio oppure no?
W.R.: Normale.
Avv. Giangualberto Pepi: Normale.
Presidente: Avvocato Bertini.
Avv. Stefano Bertini: Avvocato Bertini, difensore di Lotti, Signor Ricci, lei, parlando del signor Lotti, ha detto testualmente: “è un bravo ragazzo, sempre corretto in tutto e non è un fanfarone”. Ci vuol dire queste cose, appunto, da cosa ha tratto questa convinzione? Dalla sua conoscenza col Lotti?
W.R.: Per me, per me…
Avv. Stefano Bertini: In base a quali elementi?
W.R.: Per me l’è sempre stato corretto, un ragazzo… lavoro, assiduo al lavoro, sempre corretto. Con me l’è stato corretto.
Avv. Stefano Bertini: E il fatto che non è un fanfarone? Dico, c’era già qualche convinzione a riguardo, conosce per certi suoi aspetti particolari…
W.R.: No, no.
Avv. Stefano Bertini: Il suo carattere?
W.R.: Mah, io quando uno è normale, una persona così per me non è un fanfarone, non è un chiacchierone, non è un…
Avv. Stefano Bertini: Questo sapeva di lui anche, quindi.
W.R.: Come?
Avv. Stefano Bertini: Oltre alla conoscenza diretta sua, sapeva di lui anche queste circostanze in paese?
W.R.: Mah, in paese lo rispettan tutti.
Avv. Stefano Bertini: Grazie.
Avv. Giangualberto Pepi: Presidente…
Presidente: (voce non udibile)
Avv. Giangualberto Pepi: Sì, un attimo. Senta, ritornando alla famosa lettera in cui cioè sarebbero state queste minacce, Vanni le disse da dove era stata spedita questa lettera oppure no?
W.R.: Mah…
Avv. Giangualberto Pepi: Cioè da dove proveniva.
W.R.: ‘Mi è venuta, questa lettera, dal carcere’.
Avv. Giangualberto Pepi: Dal carcere. Ma allora, appunto, io le devo contestare che invece lei, nel novembre, il 13 novembre del ’91, ebbe a dire esattamente: “A me il Vanni, non ha mai detto di aver ricevuto lettere dal carcere da parte di Pacciani”. Allora: veniva dal carcere, o non veniva dal carcere?
W.R.: Mah, se gliel’ha scritta il Pacciani e il Pacciani l’era in galera, di dove la doveva ricevere.
Avv. Giangualberto Pepi: Sì, ma ora lei ha detto che Vanni le disse che non veniva dal carcere.
W.R.: Come, scusi?
Avv. Giangualberto Pepi: Io le ho chiesto, dico, la provenienza di questa lettera – perché le lettere provengono da tanti posti – e lei m’ha detto che veniva dal carcere, però le ricordo che, invece, nel ’91 lei ha detto che il Vanni le riferì di non aver mai ricevuto alcuna lettera dal carcere. Se mi vuol spiegare questa differenza.
W.R.: La differenza l’è quella: di dove veniva questa lettera io non lo so, ma se l’ha scritta il Pacciani – vedrà, il Pacciani l’era dentro – la sarà venuta dal…
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi è una supposizione sua che la lettera venga dal carcere.
W.R.: Non lo so mica io se il Pacciani l’era fuori, la sarà venuta di fuori.
Avv. Giangualberto Pepi: Bene.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie. Circa i rapporti da lei conosciuti fra Vanni e Corsi le chiedo questo: li ha mai visti al bar insieme, in compagnia, a bere insieme?
W.R.: Sì, anche fuori a parlare, lì in piazza del paese.
P.M.: Ecco, li ha visti fuori insieme a parlare in piazza del paese.
W.R.: Sì.
Avv. Giangualberto Pepi: In qualche occasione ha visto che a parlare insieme a Corsi e Vanni c’era anche Lotti? Le è mai capitato?
W.R.: Mah, dottore, ci sarà stato, però…
P.M.: Non ha ricordi precisi.
W.R.: No.
P.M.: La piazza del paese è quella dell’orologio?
W.R.: Dell”orologio, sì.
P.M.: Ha mai saputo o visto se il Corsi e il Vanni, non so, andavano a mangiare da qualche parte insieme, o ha mai avuto occasione di sapere che hanno partecipato a qualche cena?
W.R.: Sì, ho partecipato anch’io mi sembra a un paio di cene insieme al Corsi; si sarà stati una venticinquina, trenta persone.
P.M.: Ecco, cene di più persone.
W.R.: Sì
P.M.: Tornando al fatto che lei ricorda di aver visto Vanni e Corsi nella piazza dell’orologio che parlavano insieme, è capitato più di una volta? O ha un ricordo…
W.R.: Sì, sì. Spesso li ho visti insieme lì a parlare con altre persone, oppure da soli.
P.M.: Anche da soli.
W.R.: Anche da soli, però…
P.M.: Lei può collocare nel tempo questi colloqui?
W.R.: Mah, due volte li vidi parlare da soli, quando a
P.M.: Vede che ci si arriva, Ricci.
W.R.: Eh?
P.M.: Come mai non l’ha detto subito?
W.R.: Eh, io…
P.M.: È un sacco di tempo che noi le chiediamo questa cosa – se ha mai visto parlare e in quale occasione – e oggi al dibattimento ci viene finalmente a dire… Eh? Se lo ricorda questo episodio?
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Era nel momento in cui il Vanni le aveva parlato della lettera.
W.R.: Mi aveva parlato di questa lettera.
P.M.: E subito dopo, giorni dopo, o nello stesso frangente…
W.R.: Ma mi sembra il giorno dopo, due giorni dopo. Non mi ricordo. Ora non… no, no, il giorno dopo, mi sembra.
P.M.: In piazza?
W.R.: In piazza.
P.M.: Perché questa cosa l’ammette anche Lotti, eh. Allora io le chiedo: lei ricorda questo episodio, che Corsi e Vanni parlavano in piazza?
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Poi di questo episodio – che ne hanno parlato della lettera, Vanni e Corsi – il Vanni gliene ha più parlato?
W.R.: No, a me no.
P.M.: Lei ricorda se in questa occasione – in cui Vanni e Corsi in piazza parlavano della lettera – c’era anche Lotti, nei pressi o nelle vicinanze?
W.R.: Mah, ci sarà stato, però io non mi…
P.M.: Il “ci sarà stato” è…
W.R.: Non me lo ricordo.
P.M.: Ecco. Non se lo ricorda…
W.R.: Non me lo ricordo.
P.M.: Lei ha visto i due: Vanni e Corsi.
W.R.: Il Vanni…
P.M.: Il giorno dopo l’episodio del Vanni che le aveva parlato…
W.R.: Sì, il giorno dopo o due giorni dopo.
P.M.: Ricorda se era pomeriggio, sera?
W.R.: Pomeriggio, pomeriggio.
P.M.: Ha visto? Ci voleva tanto a dirlo?
W.R.: Ma…
P.M.: Ma sa…
W.R.: Passa il tempo.
P.M.: Sì, passa il tempo, però è una cosa importante. Senta ancora questo, lei ha rilasciato anche dichiarazioni… è stato sentito, mi scusi, come testimone nel processo che c’è stato a carico di Pacciani.
W.R.: Sì.
P.M.: Ricorda quelle dichiarazioni?
W.R.: Sì.
P.M.: Sono…
W.R.: Non ricordo…
P.M.: Ricorda che disse la verità, chiedo scusa.
W.R.: Sì, eh.
P.M.: Presidente, io chiedo quindi l’acquisizione ex 238 anche di quelle dichiarazioni, che sono in parte le stesse di oggi; oggi, ovviamente, sono domande più specifiche come quella ultima che ho fatto. Non ho altro da chiedere, se non l’acquisizione di quei documenti. Ah no, chiedo scusa. Mi perdoni, Presidente, ancora una cosa. Lei sa dire qualcosa circa i rapporti fra Vanni e la moglie? Che rapporti erano? Se erano buoni, se aveva dei problemi, se si lamentava di qualcosa.
W.R.: Mah…
P.M.: Di particolare.
W.R.: Vanni si lamentava perché una moglie la deve far da moglie, no?
W.R.: E a letto insieme, niente. Ecco perché io l’ho accompagnato quelle due o tre volte, mi sembra, dalle prostitute a Firenze.
P.M.: Era un problema per Vanni.
W.R.: Eh.
P.M.: Lo raccontava in questo senso.
W.R.: Sì, sì.
P.M.: Da sempre?
W.R.: Bah, mi sembra di sì; quasi da sempre.
P.M.: Lei ricorda se c’era stato un episodio per cui il Vanni era stato qualche giorno in carcere?
W.R.: Sì, perché mi sembra che avesse tirato alla moglie, no?
P.M.: Questo, all’inizio dei loro rapporti?
W.R.: No…
P.M.: Dopo che si erano…
W.R.: Più indietro.
P.M.: Sa se hanno avuto figli?
W.R.: Uno, una bambina.
P.M.: Deceduta.
W.R.: Sì.
P.M.: Sa per quale motivo?
W.R.: Perché era malata, era spastica, non mi ricordo di che cosa, morì.
P.M.: Dalla nascita?
W.R.: Dalla nascita, sì.
P.M.: Sa se questo episodio – questa circostanza della bambina che era nata così – era in qualche modo da mettere in relazione a quelle botte che aveva ricevuto, o sono cose diverse?
W.R.: Questo….
P.M.: Non lo sa.
W.R.: Questo non glielo so dire.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Avv. Giancarlo Zanobini: Avvocato Zanobini, per l’avvocato Corsi. Senta signor Ricci, lei ci ha mai parlato in piazza di San Casciano con l’avvocato Corsi?
W.R.: In piazza, al bar, ha voglia.
Avv. Giancarlo Zanobini: Da solo anche?
W.R.: Cioè, ho parlato certamente anche da solo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ha visto anche altre persone, oltre il Vanni, oltre lei, parlare da solo in piazza a San Casciano?
W.R.: L’avvocato Corsi?
Avv. Giancarlo Zanobini: L’avvocato… Altre persone di persone di paese che parlavano da sole in piazza di San Casciano con l’avvocato Corsi.
W.R.: Tanti.
Avv. Giancarlo Zanobini: Tanti?
W.R.: Tutto il paese, si può dire, insomma.
Avv. Giancarlo Zanobini: Quindi non era, per lei, una cosa particolarmente significativa vedere il Vanni parlare da solo con l’avvocato Corsi in piazza di San Casciano.
W.R.: No, no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene. Lei ha detto che ha visto, però, l’avvocato Corsi parlare da solo col Vanni in piazza a San Casciano il giorno dopo che gli aveva – il Vanni – a lei parlato della lettera.
W.R.: Sì, si.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ho capito bene?
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Senta, mi dice quante volte lei è stato interrogato su questa vicenda, se lo ricorda?
W.R.: Mah, diverse volte mi sembra. Ora, il numero non lo so.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, glielo posso ricordare io. Lei è stato sentito la prima volta il 5 novembre del ’91. Può essere, se lo ricorda?
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Si ricorda se il 5 novembre del ’91 lei parlò della lettera o delle lettere che il Vanni aveva ricevuto?
W.R.: Mah, pole essere.
Avv. Giancarlo Zanobini: Pole essere? E io le dico che non pole essere, perché le contesto – e quindi questo verbale viene, diciamo, allegato in senso negativo – perché il 5 novembre del ’91 il teste Ricci non ha mai parlato in tutto…
P.M.: Nessuno gliel’ha chiesto.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, glielo chiedo io.
P.M.: Il senso negativo, mi perdoni…
Avv. Giancarlo Zanobini: Glielo chiedo io, gliel’ho chiesto io. Gliel’ho chiesto io.
P.M.: Sì, ma il senso negativo?
Avv. Giancarlo Zanobini: Aspetti, scusi…
P.M.: Non vedo la contestazione, comunque il verbale…
Avv. Giancarlo Zanobini: No, siccome ha detto “può essere”, che abbia parlato…
W.R.: Pole essere, non ho detto di sì, avvocato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Le dico che non ne ha parlato e per dimostrare che non ne ha parlato io produco…
Presidente: Va be’, non ne ha parlato. Non gli han fatto la domanda e non ne ha parlato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Se mi diceva che non ne aveva parlato io non chiedevo l’allegazione.
Presidente: Bene.
P.M.: Era già allegato, perché le contestazioni le ha fatte il P.M….
Avv. Giancarlo Zanobini: È già allegato il verbale del 5 novembre? Non mi pare.
P.M.: Ho fatto le contestazioni io.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ah, bene. Allora, ricorda se è stato interrogato anche il 13 novembre ’91?
Presidente: Le date non può umanamente ricordarle.
Avv. Giancarlo Zanobini: Va bene, è stato interrogato…
Presidente: Facciamogli la domanda per bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. Ricorda se…
(brusio)
Presidente: … il 10 febbraio.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. Ricorda se il 13 novembre ’91… Presidente, hanno un senso, le spiego perché. Perché sono neppure a due, tre mési di distanza da quando lui ha collocato il colloquio con il vanni in cui si sarebbe parlato della lettera. Allora, io…
P.M.: Chissà quante cose…
Avv. Giancarlo Zanobini: Allora io voglio chiederle, signor Ricci, come mai anche nel secondo interrogatorio del novembre ’91 lei non ha parlato della lettera.
W.R.: Che ne so. Non me lo ricordo.
P.M.: Sono risposte a domande, avvocato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
P.M.: Mi perdoni, ma…
Avv. Giancarlo Zanobini: Scusi… No, Pubblico Ministero, abbia pazienza…
Presidente: Va be’, non ne ha parlato avvocato, ma non vedo il problema. Non ne ha parlato, basta.
Avv. Giancarlo Zanobini: Non ne ha parlato.
Presidente: Non ne ha parlato, basta.
P.M.: Non ne ha parlato spontaneamente.
Presidente: Via, andiamo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Allora…
(brusio)
P.M.: … spontaneamente, perché le domande sono lì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Posso concludere.
P.M.: Chissà di quante altre cose non ha parlato che riguardan sempre…
Avv. Giancarlo Zanobini: Posso, Presidente?
Presidente: Sì, sì. Faccia la domanda, per cortesia.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, no, la domanda gliel’ho già fatta, gli faccio la contestazione. Che nel verbale del 13 novembre ’91 lei non solo non ha parlato della lettera, ma testualmente ha escluso che il Vanni le avesse parlato della lettera, e le cito la frase da lei riferita: “A me il Vanni non ha mai detto di aver ricevuto lettere dal carcere da parte di Pacciani.” Siamo al 13 novembre ’91.
Presidente: Ci sono anche le ritrattazioni, eh.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Giancarlo Zanobini: Prego?
Presidente: Ci sono anche le ritrattazioni…
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, Presidente, c’è tutto, ma a me basta rappresentare guesta situazione.
Presidente: Sì, si, come no.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Giancarlo Zanobini: Mi sembra che sia significativa: nel novembre ’91 non si parla della lettera. La prima volte che si parla di questa lettera è il 27 novembre ’95.
Presidente: Bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene. È la prima volta, oggi, al dibattimento – e quindi a quanti anni di distanza lo potete calcolare voi, la Corte – viene a dire che il giorno dopo che aveva parlato col Vanni della lettera ricorda di aver visto l’avvocato Corsi e il Vanni parlare da soli a San Casciano, come a dire che si sarebbe dovuto parlare di questa lettera. Chiedo io: come mai lei ha parlato per la prima volta della lettera nel novembre del ‘95?
W.R.: Perché mi è stato chiesto, perché me lo disse in quell’epoca lì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Come?
W.R.: Lei vedrà che…
Avv. Giancarlo Zanobini: No. Lei ha detto, nel novembre del ’95 – scusi, abbia pazienza – nel novembre del ’95, le contesto, è una contestazione, Presidente, mi pare di proseguire con il pieno rispetto delle regole.
Presidente: No, ma vede quando un teste viene interrogato per la prima volta, io non lo so se è avvenuto questo in occasione dell’esame di lui…
Avv. Giancarlo Zanobini: Ma scusi Presidente, abbia pazienza…
Presidente: … però gli fanno delle domande e lui risponde.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, ho capito…
Presidente: Non è che può andare a dire il rosario.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Giancarlo Zanobini: Scusi…
P.M.: Può darsi che il P.M. non lo sapesse.
Avv. Giancarlo Zanobini: E allora… Ma queste son considerazioni che lei poi mi farà in sentenza, non è che mi possa dare la risposta al teste…
P.M.: No, sono considerazioni che sta facendo lei.
Avv. Giancarlo Zanobini: Allora scusate…
(brusio)
P.M.: Eh, sennò…
Avv. Giancarlo Zanobini: Abbiate pazienza, io devo proseguire.
P.M.: Sennò si fa opposizione formale.
Avv. Giancarlo Zanobini: No… Va be’ fai opposizione formale e…
P.M.: Certo!
Avv. Giancarlo Zanobini: … poi io, dopo, chiedo la contestazione.
Presidente: Bene, bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Le contesto.. . Lei ha detto: ‘perché me ne aveva parlato a quell’epoca’, quindi vuol dire nel novembre del ’95, cioè nel ’95 o poco prima. Le contesta che nel novembre del ’95, quando lei è stato interrogato, testualmente sul punte ha risposto: “Ricordo in particolare che quando Vanni mi parlava di queste lettere faceva caldo, forse era settembre. Mi ricordo anche che diceva che doveva andare dall’ avvocato” … vedete qui.. .
Presidente: Ma lei faccia le domande, però. Non gli legga…
Avv. Giancarlo Zanobini: Questa è la contestazione, sì…
P.M.: No, gliel’ho già fatta io questa contestazione e ha già risposto!
Avv. Giancarlo Zanobini: No, allora…
P.M.: Io gliel’ho fatta…
Avv. Giancarlo Zanobini: Posso terminare? Non capisco, io, perché quando fai le contestazioni tu, eccetera eccetera, non vieni interrotto…
P.M.: No, scusa.
Avv. Giancarlo Zanobini: . . . quando faccio la contestazione io vengo interrotto dal Presidente che mi fa le considerazioni. Le considerazioni si faranno in discussione, si metteranno sentenza. Me la volete far fare questa contestazione?
P.M.: Come no!
Presidente: Guardi che non è una considerazione, è un dato di fatto. Non è che il testimone, quando compare davanti al Pubblico Ministero o davanti al Giudice, può dire quello che gli pare.
Avv. Giancarlo Zanobini: No, scusi…
Presidente: Risponde alle domande.
Avv. Giancarlo Zanobini: Mi scusi, Presidente, abbia pazienza…
Presidente: Ha capito, non è che…
Avv. Giancarlo Zanobini: Allora io non sono stato…
Presidente: Non è che questo vuole essere…
Avv. Giancarlo Zanobini: … non sono stato chiaro.
Presidente: Eh.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ribadisco: lui, nel novembre del ’91 ha detto: “Vanni non mi ha mai parlato di lettere ricevute dal Pacciani dal carcere” Nel novembre del ’95, lui mi ha detto che lui l’ha detto nel novembre del ‘ 95 perché gliel’ha avrà detto allora. Io gli contesto che invece è stato lui stesso a dire che gliene aveva parlato nel settembre del, ’91, prima che uscisse dal carcere. Che era di pomeriggio, era settembre e faceva caldo. Questa è la contestazione che io gli faccio, e quindi chiedo anche l’allegazione di questo verbale.
Presidente: Bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ultima domanda. Quindi lei ha visto tutto questo suo procedere dal ’91 al ’95. Le chiedo: come mai solo oggi – 8 maggio ’97 – lei ha ricordato – 8 luglio ’97 – lei ha ricordato addirittura di questo colloquio a solo – avvocato Corsi e Vanni – del giorno dopo in cui il Vanni aveva parlato a lei della lettera, che era del…
Presidente: Ha capito la domanda?
W.R.: Sì. Prima di tutto non ho detto il giorno dopo subito; prima di tutto ho detto: o uno o due giorni o tre giorni. Ci siamo, questo, va bene? Poi, se fosse che parlava il Vanni di questa lettera insieme al Corsi in piazza, io questo non lo so, l’ho già detto e lo riferisco un’altra volta.
Avv. Giancarlo Zanobini: No, io le chiedo… Allora le faccio un’altra domanda. Era la prima volta che lei vedeva, un giorno o due giorni dopo…
W.R.: No…
Avv. Giancarlo Zanobini: … l’avvocato Corsi parlare con il Vanni in piazza a San Casciano? O era una delle tante volte?
W.R.: Una delle tante volte.
Avv. Giancarlo Zanobini: E come mai oggi ha ricordato soltanto quella volta lì?
W.R.: Guardi, il lunedì – come le preciso – se la va a San Casciano – e l’avvocato Corsi esercita il lunedì…
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, sì.
W.R.: …lo sa con quante persone la lo vede a parlare da solo?
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
W.R.: E allora? Tutto qui.
Avv. Giancarlo Zanobini: E perché se lo ricorda? Perché era un lunedì anche quello, allora?
W.R.: Ma io se era lunedì o martedì o mercoledì, ora non me lo ricordo. Ho detto un giorno così.
Avv. Giancarlo Zanobini: Comunque non era l’unica volta che il Vanni…
W.R.: No…
Avv. Giancarlo Zanobini: … e il Corsi parlavano insieme.
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Da soli a San Casciano.
W.R.: No.
Avv. Giancarlo Zanobini: Tante altre persone di San Casciano hanno parlato da soli in piazza…
W.R.: Ma mi sembra di averlo già detto.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
W.R.: Tutto il paese.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Lei compreso.
W.R.: Anch’io.
Avv. Giancarlo Zanobini: Senta, quando ha detto che c’eran queste cene, no, a cui partecipava anche lei, vero?
W.R.: Due volte.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, due volte. C’era anche l’avvocato Corsi?
W.R.: Sì.
Presidente: Venticinque.
W.R.: … una trentina, venticinque.
Avv. Giancarlo Zanobini: Che tipo di cene erano?
W.R.: Così: ‘ora si fa una cena, bene, via, che vieni anche te?’
Avv. Giancarlo Zanobini: No, dico, erano cene di tipo folcloristico dove si cantava?
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Lei suonava anche?
W.R.: No, no. Mai.
Avv. Giancarlo Zanobini: Mai.
W.R.: Mai suonato uno strumento.
Avv. Giancarlo Zanobini: Va bene, comunque ci partecipavano tante persone di San Casciano.
W.R.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Quindi non soltanto l’avvocato Corsi e il Vanni.
W.R.: No.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Lei sa se l’avvocato Corsi e il Vanni sono mai andati a cena da soli?
W.R.: No.
Avv. Giancarlo Zanobini: Al di là delle cene?
W.R.: Non lo so.
Avv. Giancarlo Zanobini: Grazie, non ho altre domande. Presidente…
Presidente: Ah.
Avv. Giancarlo Zanobini: C’è il Vanni che voleva fare una dichiarazione
Presidente: Avanti.
Mario Vanni: Senta signor Presidente io non ho mai parlato di…
Presidente: Come ?
Mario Vanni: Non ho mai parlato di pistole e non ho mai visto una pistola al Pacciani, mai.
Presidente: Pistolone no? Va bene. Senta signor Ricci.
W.R.: Sì
Presidente: Lei ha detto che un giorno dopo o due giorni dopo, tre giorni dopo vide parlare il Vanni con l’avvocato Corsi in piazza, lì a San Casciano.
W.R.: Sì.
Presidente: Dopo lei ci ha parlato lei col vanni? Cosa gli ha detto? Gli ha parlato?
W.R.: No…
Presidente: Allora con l’avvocato Corsi cosa gli ha detto? Ha riferito qualche discorso o no?
W.R.: Non gli ho mai richiesto niente, sia della lettera o che faceva a parlare col Corsi, se è stato dall’avvocato. Non gli ho mai chiesto niente.
Presidente: Quindi non ha fatto più discorsi con…
W.R.: No, no.
Presidente: Della lettera né dell’avvocato Corsi.
W.R.: No.
Presidente: Bene. Senta, sua moglie come si chiama?
W.R.: Mia moglie?
Presidente: Eh.
W.R.: Laura.
Presidente: Laura, come?
W.R.: Mazzei.
Presidente: Mazzei.
P.M.: È il prossimo teste.
Presidente: Sì, sì. Volevo sapere… ha detto che il Vanni si confidò anche con sua moglie di questa lettera. Prima.
W.R.: Ora, gli ho detto…
Presidente: In casa.
W.R.: Sì, mi sembra che gliel’abbia detto anche a mia moglie.
Presidente: Perché lui frequentava la sua casa. Il Vanni frequentava la sua casa.
W.R.: Sì, sì. È stato anche a cena, non una volta, più di una volta, a casa mia.
Presidente: Senta, un’ultima cosa. Lei ha detto che frequentava il giorno, al termine del lavoro, La Cantinetta; vedeva il Lotti, il Pacciani, il Vanni e altri personaggi.
W.R.: Sì.
Presidente: Eccetera, eccetera.
W.R.: Come tutte le sere.
Presidente: Ecco, vorrei sapere se ha mai visto questa persona qui.
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Sì, sì. Dopo facciamo vedere chi è.
W.R.: (voce non udibile)
Presidente: Questo qui. È un volto noto, o non è un volto noto?
W.R.: L’ho visto qui al processo, mi sembra.
Presidente: No, a La Cantinetta, io parlo insieme a loro.
W.R.: No.
Presidente: Altrimenti da altre parti.
W.R.: Mi sembra di no.
Presidente: No, bene. Si tratta, gli viene mostrata al teste la foto dell’imputato Faggi… È avvenuta la verbalizzazione o no? Ripeta, per cortesia, cos’ha detto di questo signore.
W.R.: Mi sembra di no.
Presidente: Non l’ha mai visto a San Casciano insieme al Lotti, ai Vanni…
W.R.: Mi sembra di non averlo mai visto.
Presidente: E a loro.
W.R.: No, no.
Presidente: L’ha visto al processo, al processo Pacciani.
W.R.: L’ho visto qui al processo, sì.
Presidente: Bene. Allora, se non ci sono altre domande il teste può andare.
P.M.: Nessuna il P.M., grazie.
Presidente: Senta, per cortesia il Santoni.
W.R.: Posso?
Presidente: Può andare, sì.
W.R.: Buongiorno.
Presidente: Può entrare l’altro teste.
P.M.: Sì, grazie Presidente. Vorrei sentire Mazzei Laura.
Presidente: Guardi, che la domanda che ho fatto io era nell’interesse del Vanni. Non era perché il Presidente della Corte ha interesse alla giustizia, non ha interesse né alla condanna e né all’assoluzione. Questo per chiarire una volta per sempre questo.
Avv. Giangualberto Pepi: Presidente, io non ho contestato la sua domanda. Ho contestato la domanda dell’avvocato Curandai.
Presidente: E allora.
Avv. Giangualberto Pepi: Io ho contestato la domanda dell’avvocato Curandai.
Presidente: Io ho sentito il bisogno di chiamare il teste per chiarire questo particolare. È sempre una domanda proprio a favore del Vanni. Ma no perché mi è simpatico il Vanni, per giustizia. Prego, come si chiama signora?
Laura Mazzei: Mazzei Laura.
Presidente: Mazzei Laura. Vuole essere ripresa dalla telecamera, signora?
L.M.: No.
Presidente: No. Per cortesia, no la telecamera. Dove è nata?
L.M.: A Firenze il 27 ottobre 1940
Presidente: Residente dove?
L.M.: San Casciano Val di Pesa in via IV Novembre 108.
Presidente: Bene.
L.M.: “Consapevole della responsabilità. morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a neon nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora, può… lei conosce il Vanni?
L.M.: Sì.
P.M.: Può spiegare come mai? Avete un rapporto di parentela?
L.M.: È parente di mia madre.
P.M.: Ci può spiegare?
L.M.: Cugino della mamma mia.
P.M.: Cugino della sua mamma.
L.M.: Sì.
P.M.: Lei lo frequenta, lo ha frequentato il Vanni negli anni?
L.M.: Normale, da parenti.
P.M.: Cioè, vi frequentavate le famiglie, in casa o una cosa abbastanza saltuaria?
L.M.: No, in casa, sì. Qualche volta saliva, così, ma come si farebbe cosi. Poi ci si incontrava fuori.. . Non proprio di dire siamo stati a cena insieme: no, questo no.
P.M.: Senta una cosa: lei conosce la moglie del Vanni?
L.M.: Sì.
P.M.: Ha mai ricevuto… anzi, scusi, la domanda è diversa: conosce che rapporti ha il Vanni con la moglie? Se sono rapporti buoni o rapporti…
L.M.: Mah… tempo indietro non tanto buoni. Quando era a casa insomma…
P.M.: Beh, ora non c’è.
L.M.: Sì, certamente.
P.M.: Ora non c’è, son quelli che sono. Non sono né buoni e né cattivi, signora.
L.M.: Eh, certo.
P.M.: Allora, quando erano poco buoni in che senso erano poco buoni?
L.M.: Mah, non so… si bisticciavano un pò per tante, diverse cose.
P.M.: Ci può spiegare quali cose?
L.M.: Quello che so io, vero, poi in casa quando non ci siamo non si può dire molte cose. Però, per quello che so io, lui si bisticciava. anche per la ragione che sua moglie è molto malata. Rapporti fra marito e moglie, non ne voleva sapere, e delle volte si bisticciavano anche per questo. Poi, altre cose – come gli ripeto – …
P.M.: Si è mai lamentato il Vanni con lei di questa mancanza di…
L.M.: Sì, qualche volta
P.M.: Le ha detto se lui andava, frequentava prostitute o l’ha saputo per questo motivo?
L.M.: No, da qualcuno l’andava senz’altro perché se la moglie non era mai… non, insomma… capito come voglio dire, no?
P.M.: Capito benissimo.
L.M.: Ecco. Allora, da qualcuno andava senz’altro. Però…
P.M.: Gliel’ha detto lo stesso Vanni che frequentava le prostitute? Parlando incidentalmente? Lei così ha riferito al P.M.
L.M.: Sì, qualche volta sì. Ma però non so nemmeno da chi, ecco. Quello non lo so.
P.M.: Se andava a Firenze o a San Casciano o a Montefiridolfi?
L.M.: Mah, dove non lo so. Sarà andato a Firenze, sarà andato… ma dove, di preciso…
P.M.: Sa se andava con qualcuno? Chi erano i suoi amici stretti lo sa?
L.M.: Amici di Mario?
P.M.: Sì.
L.M.: Mah, andava insieme qualche volta con Pietro col Pacciani…
P.M.: Pietro Pacciani?
L.M.: Sì. Poi, non lo so, il Lotti l’ho visto poco, insomma, li ho visti così a bere un bicchiere insieme, a La Cantinetta. Però se andavano in altri posti insieme, io non lo so.
P.M.: Le chiedo: sa se frequentava una donna a Montefiridolfi o se ha mai sentito da qualcuno parlare del fatto che essendo postino, frequentava le case e qualche volta se capitava ha intrattenuto qualche relazione?
L.M.: Mah, sarà senz’altro.
P.M.: No, no “sarà”. Io le chiedo se lei lo sa e se lo sa da chi. Se lei lo presume…
L.M.: Mah, io non lo so.
P.M.: Però: lei ha detto, ha fatto un discorso del genere, lei dice esattamente in data 6 maggio ’96, dice: “Qualche volta Vanni è venuto a casa mia, i rapporti non erano… ci frequentavamo raramente”. Dice: “I rapporti di Vanni con la moglie sono sempre stati disastrosi…”
L.M.: Sì, per lo meno…
P.M.: “… a suo dire. Lui ha sempre detto che con la moglie non voleva avere rappo… che la moglie non voleva avere rapporti con lui, né ovviamente con altri. Lo stesso…”
L.M.: Certo. Questo l’ho detto…
P.M.: “Lo stesso Mario diceva che per questo motivo frequentava le prostitute. Ho sentito anche parlare, non so se da lui direttamente di frequentazioni con donne compiacenti di Montefiridolfi ove faceva il postino”. Lei dice: “Non so se da lui…”
L.M.: Senta, io…
P.M.: “Non so se da lui”, lei dice, quindi può darsi che l’ha saputo da lui o da altri.
L.M.: Io, quello che ho detto, tutto non mi ricordo.
P.M.: Io le sto…
L.M.: Sicché…
P.M.: Ora che glielo dico, se lo ricorda? Ora che glielo leggo, se lo ricorda di aver detto questo?
L.M.: Sì, sì. Va bene. Sì, sì.
P.M.: Come le è venuto in mente questo discorso? Quando l’ha fatto, perché era un discorso che le aveva fatto Vanni?
L.M.: Mah, me lo pole aver fatto anche lui. Però, tutto insieme al Vanni o a Pacciani?
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Erano insieme?
L.M.: No, Pacciani meno. Pacciani l’ho visto poco insieme a La Cantinetta. Forse andavano in altri posti, mah… da qualche altra parte…
P.M.: Va beh, il “forse”…
L.M.: Quella di San Casciano, è più facile l’abbia visto Lotti insieme a Mario bere un bicchiere, ha visto, così.
P.M.: Senta, sa… ha mai visto il Lotti e il Vanni in compagnia di una parente di Vanni, di una vostra parente? Quella ragazza, Alessandra?
L.M.: Ho capito. Alle cene delle Feste de L’Unità, dello Sport…
P.M.: Li ha visti loro tre insieme?
L.M.: Sì. E sua sorella, che ora è deceduta, sorella di Vanni.
P.M.: Ecco.
L.M.: Loro li ho visti spesse volte a cena insieme.
P.M.: Cioè, Lotti, Vanni e quest’Alessandra e questa sorella di Vanni deceduta?
L.M.: Sì, sì. Che è deceduta, sì.
P.M.: Non è la mamma di questa Alessandra?
L.M.: No, no. Sorella di Vanni.
P.M.: Ricorda il nome di questa che è deceduta?
L.M.: Evelina
P.M.: Evelina. E questa Alessandra come si chiama di cognome?
L.M.: Alessandra… Bartalesi, può essere?
P.M.: Sì, sì. Lei sa che età ha questa Bartalesi?
L.M.: Questa ragazza? Mah, io non lo so di preciso.
P.M.: Giovane o dell’età del Lotti e del Vanni, o più giovane?
L.M.: No, più giovane. Molto più giovane. Però, ora di preciso io non so quanto…
P.M.: Fra i venti e i trent’anni.
L.M.: Sì, sì. Penso di sì.
P.M.: È una ragazza che ha avuto un incidente?
L.M.: Sì, sì. Ha avuto un male, è rimasta un po’ impedita.
P.M.: Lei ha capito o sa perché frequentava questa ragazza il Lotti e il Vanni?
L.M.: Mah, no. Io non lo so. Io li ho visti a cena insieme, però non so cosa ci sia stato fra loro.
P.M.: Senta, sa se in questo periodo o in altri, il Vanni era spesso pieno di soldi? Lei dice: “Aveva rotoli di soldi con sé”.
L.M.: Sì, in ultimo sì. Aveva, sì. Aveva soldi, sì.
P.M.: Come mai?
L.M.: Non so come mai, non glielo so dire. Teneva i soldi in tasca. Io glieli ho visti anche…
P.M.: Cosa vuol dire…
L.M.: … qualche milione.
P.M.: Qualche milione con sé aveva.
L.M.: Come dice?
P.M.: Lo ha visto con rotoli con…
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Non gli ha mai chiesto come mai
L.M.: Mah, sa ha visto… son cose… io gli ho detto: ‘come mai tu porti questi soldi tutti dietro?’, perché ha visto, tante volte li fai vedere, sa, nel mondo che si vive… dice: ‘così, devo far dei regali, qui, sotto e sopra’. Basta.
P.M.: Quando c’aveva questi soldi, c’era anche Lotti?
L.M.: No.
P.M.: Era da solo?
L.M.: Quando l’ho visto io, sì. Poi se… capito? un ero mica sempre presente io. Sicché quando l’ho visto io…
P.M.: Sa se queste cene che facevano con queste, persone che lei ha descritto, pagava Vanni?
L.M.: Credo, sì. Sì, questo sì.
P.M.: Cioè, sembra di capire da questo discorso che era un periodo di grande prodigalità di questo…
L.M.: Sì, sì.
P.M.: Lei è riuscita a capire, glielo richiedo: perché?
L.M.: Mah, per conto mio l’era perché e’ beveva un po’ troppo. Faceva queste cose perché…
P.M.: Sa in che periodo…
L.M.: …perché non era lui che comandava, l’era i’ vino. Per conto mio…
P.M.: Per conto suo. Sa in che periodo… e qualcuno se ne poteva approfittare, secondo il suo discorso. Va beh. Sa il periodo di tempo in cui avvenivano questi fatti? Quello dei soldi, in che epoca siamo? Prima dell’arresto recente, dopo il processo Pacciani, prima del processo?
L.M.: Mah, prima dell’arresto, di quando fu arrestato. Poco prima.
P.M.: Quindi ’96, ’95.
L.M.: Sì, poco prima.
P.M.: Da qualcuno…
L.M.: Scusi, eh?, posso avere un pochino d’acqua? C’ho un po’ la bocca…
P.M.: Lei ha mai saputo da Vanni che era stato con Pacciani a Prato?
L.M.: Con Pacciani?
P.M.: A Prato.
L.M.: A Prato?
P.M.: In un bar, dove lavorava la fidanzata.
L.M.: La fidanzata di Pacciani?
P.M.: Sì. Lei ha riferito questo particolare.
L.M.: Sì, mi sembra una volta che lo raccontasse : ‘sì, siamo stati vedere la fidanzata di…’ dal di fuori, non so se poi entrarono; questo non lo so.
P.M.: Lei si è ricordata e così abbiamo… di un bar che poteva essere o a Prato o a Campi. Però .lei disse Prato.
L.M.: Sì.
P.M.: Poi, dice, forse Campi. Lei ha ricordi più precisi o…
L.M.: No, no. Un mi ricordo di preciso. O Prato o Campi, però non mi ricordo. Mah, cosa ho detto la volta…
P.M.: Ora, ne ha parlato anche nel processo precedente. Lei ha detto, l’altra volta: “Per quel che riguarda racconti…”
L.M.: Il posto di preciso…
P.M.: “… racconti di Vanni in merito a una visita fatta con Pietro Pacciani all’ex fidanzata di quest’ultimo che aveva un bar, ho un ricordo abbastanza vago” – quindi anche all’epoca era vago – …
L.M.: Sì, sì.
P.M.: “… di questo tipo di ricordo che era lo stesso Vanni a fare questo racconto. Ricordo che erano stati in questo bar dove lavorava la fidanzata di Pietro ma non erano entrati. Mi sembra che dicesse che questo bar si trovava a Prato. È un ricordo un po’ sfumato perché a volte mi sembra che dicesse che questo bar era a Campi”.
L.M.: Sì.
P.M.: “Mi sembra di ricordare comunque che questo bar era a Prato o a Campi.”
L.M.: O a Campi, sì.
P.M.: Io le volevo chiedere se di questo bar di Prato, perché un bar di Prato è venuto fuori in altri racconti di testimoni in questo processo, volevo chiederle se di questo bar di Prato aveva o di Campi, aveva qualche ricordo più preciso.
L.M.: No. No, no. Come le altre volte. Uguale, non mi ricordo di preciso.
P.M.: Senta una cosa, vorrei parlare di un altro argomento di cui lei ha già detto qualcosa.
L.M.: Sì.
P.M.: Quello se ha ricevuto confidenza da Vanni circa una lettera che il Vanni aveva ricevuto mentre Pacciani era in carcere.
L.M.: Sì, una volta sì. Mi disse…
P.M.: Dove era…
L.M.: … scritto, e lo minacciava dicendogli: ‘quando esco te la fo pagare’, insomma così. Mi sembra di averlo già detto questo.
P.M.: Sì, sì. Lei ha detto anche signora, glielo leggo perché l’ha detto…
L.M.: Sì.
P.M.: … nel processo…
L.M.: Sì, sì.
P.M.: … e io chiedo quindi l’acquisizione ex 238 di questo verbale. Lei nel precedente processo ha detto: “Sì, una volta”… La domanda è quella della lettera: le viene chiesto di spiegare in che termini e lei dice: “Il contenuto era che il Pacciani una volta che sarebbe uscito, si sarebbe ribellato a Vanni perché Vanni aveva parlato troppo di lui”.
L.M.: Sì.
P.M.: La domanda che le feci io l’altra volta, era: “Lo aveva minacciato di morte?” Lei risponde:!“Sì, minacciato” E aggiunge: “Dice: ‘Quando esco di carcere ti sistemo io'”.
L.M.: Sì, sì. E difatti…
P.M.: Io le chiedo di morte e lei risponde: “Sì di morte”. Lei ricorda qualcosa di diverso da quello che ha detto, o le cose…
L.M.: No, no. Lo stesso, sì, sì.
P.M.: Senta una cosa: “Sa perché di questa minaccia?” Lei dice: “Perché?” Il perché l’ha chiesto a Vanni, qual era il motivo di questa minaccia piuttosto grave sembra di capire.
L.M.: Mah, no. Io chiedere, mi sembra di no.
P.M.: Ma è una confidenza che le fece in un momento particolare!?
L.M.: No, no. Era venuto…
P.M.: Era tranquillo?
L.M.: Sì tranquillo. Era venuto così, a trovarmi come altre volte e mi disse: ‘mi ha scritto questa lettera e io c’ho un po’ paura perché l’è un omo, ha visto è un omo forte…’ cosi. Basta.
P.M.: Senta, sempre in quel dibattimento lei ha detto che il Vanni aveva timore di Pietro. Poi le chiesi io se le aveva mai parlato il Vanni del fatto che Pietro Pacciani avesse una. pistola.
L.M.: Una volta…
P.M.: È un racconto…
L.M.: Una volta lo disse. Però io se le son… se è vero oppure no, questo io non lo posso sapere. Lo disse…
P.M.: Lui le disse così.
L.M.: Sì. Disse la teneva rinvoltata in un panno bianco, così, in macchina. Poi, se è vera o non è vera, io questo non lo posso sapere.
P.M.: Lei non l’ha mai vista? È un racconto di Vanni.
L.M.: No, no. Mai vista.
P.M.: E quando parlava di questa pistola, diceva, dimostrava di avere paura del Pacciani?
L.M.: Sì, un po’ sì.
P.M.: Ma lei sa perché il Vanni frequentava ugualmente Pacciani se ne aveva paura? Gliel’ha mai chiesto?
L.M.: No, l’era amico, cosi. Si trovavan bene assieme a quanto pare. Scusi, eh? Bevo.
P.M.: Prego, prego.
L.M.: Grazie.
P.M.: Lei sa che rapporti c’erano fra Vanni e Lotti in particolare?
L.M.: Mah, amicizia, così.
P.M.: Lei il Lotti lo conosce?
L.M.: Sì. Mah, non è… ho scambiato qualche parola proprio ne La Cantinetta, così, se mi sono fermata e c’era, ma pochissime parole. Io non è che…
P.M.: Perché è un tipo che parla poco o perché lei non ha avuto occasione?
L.M.: No, non ho avuto occasione, ma non è un tipo tanto aperto. Per me, per il mio vedere. Poi…
P.M.: Vanni ha mai parlato dei rapporti che aveva con Lotti?
L.M.: No.
P.M.: Una persona che si chiama Pucci Fernando di Montefiridolfi, la conosce?
L.M.: No, non lo conosco.
P.M.: Sa chi è, indipendentemente da una sua conoscenza prima dei fatti di questo processo?
L.M.: No.
P.M.: Lei ne ha mai sentito parlare come amico di Vanni e di Lotti?
L.M.: No, io no. Noi…
Presidente: Senta signora, lei ha parlato di una pistola di Pacciani, almeno a detta del Vanni.
L.M.: Sì.
Presidente: Il Vanni ha mai parlato che voleva acquistare lui una pistola? Se è vero, non è vero e in che termini gliene ha parlato eventualmente?
L.M.: Quando me ne ha parlato, ora son tanti anni. È parecchio tempo fa. Però, ora un mi ricordo di preciso l’anno, insomma…
Presidente: E va beh. Che cosa gli ha detto?
L.M.: Dice…
Presidente: Cosa gli disse?
L.M.: Disse che c’aveva questa pistola, porto…
Presidente: No, no. Non la pistola del Pacciani.
L.M.: Ah.
Presidente: Se Vanni voleva, lui, avere una pistola.
L.M.: Ah, no.
Presidente: Voleva acquistare una pistola.
L.M.: No, no.
Presidente: Non sa nulla di questo?
L.M.: No, no.
Presidente: Senta, lei ha detto poi che in ultimo il Vanni aveva un rotolo di denaro, di banconote eccetera.
L.M.: Sì.
Presidente: E in ultimo, quando?
L.M.: Prima di essere arrestato.
Presidente: Prima di essere arrestato.
L.M.: Sì. Che era tutti i giorni ubriaco, questo non lo può negare perché… Teneva, andava a prendere i soldi, poi gli furono fermati da sua sorella, allora in banca non glieli davano più. Ma tutti i giorni aveva i soldi in tasca.
Presidente: Beh, teneva i soldi in tasca. Lei parla di rotoli.
L.M.: Sì, rotoli, mica venti milioni per volta, eh. Saranno stati due, tre. Io un gliel’ho mica contati, eh.
P.M.: Due o tre milioni, scusi?
Presidente: Sì, due o tre milioni.
L.M.: Sì.
Presidente: Bene. Se non ci sono domande, può andare. Grazie.
P.M.: Nessuna il P.M.
L.M.: Posso andare?
Avv. Giangualberto Pepi: A questo punto scusi signora, avvocato Pepi, lei ha parlato di due o tre milioni, però non li ha contati. Quindi poteva…
L.M.: No.
Avv. Giangualberto Pepi: … potevano essere anche meno.
L.M.: Sì, certamente. Quello sì.
Avv. Giangualberto Pepi: E anche di più.
L.M.: O anche qualche cosa di più.
Avv. Giangualberto Pepi: Allora, mettiamo… ha detto cinque milioni, visto che ha detto due o tre milioni, mettiamone sette. Dicevo, signora, lei sa se dove li prendeva ‘sti soldi: se li ritirava dalla banca dove aveva un conto?
L.M.: Certo. Avrà avuto…
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi, non li andava certo a rubare.
L.M.: No. Per 1’amor di Dio!
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi, dai suoi depositi regolari ritirava i soldi…
L.M.: Certo.
Avv. Giangualberto Pepi: … che non costituisce reato.
L.M.: Certo, li ritirava dove li aveva.
P.M.: Mi perdoni Presidente, un’ultima domanda a questo proposito.
Presidente: Sì.
P.M.: È una sua deduzione che li prendesse in banca? O lei ha visto che quel denaro l’aveva…
L.M.: L’aveva, l’aveva. Ho visto il libretto anche. Sicché questo, lo posso dire.
P.M.: Ha visto… mi scusi, ha visto il libretto dove erano stati fatti dei prelievi?
L.M.: Sì.
P.M.: Ecco.
L.M.: Dove li aveva e, giustamente, li toglieva da lì.
P.M.: Cioè, lei ha visto che nel libretto c’erano i prelevamenti?
L.M.: Ho visto che c’era ancora dei soldi, però non mi son messa a leggere quando li aveva prelevati e il giorno e l’ora…
P.M.: Però dal libretto ha visto che c’erano dei prelevamenti piuttosto cospicui?
L.M.: Mah…
P.M.: Cioè, siccome lei ha detto all’avvocato, a domanda dell’avvocato Pepi che quei soldi li prendeva in banca.
L.M.: Sì.
P.M.: Io le chiedo: è una sua deduzione o lei ha visto lui materialmente prendere i soldi in banca?
L.M.: No, io non l’ho visto prendere i soldi in banca.
P.M.: Bene. Allora le chiedo…
L.M.: Io ho visto il libretto dove c’aveva dei risparmi e io penso li abbia tolti da lì. Non mi son messa a guardare il giorno, l’ora e tutto quando è stato a levare i soldi.
P.M.: Perché lei su questo libretto – mi scusi signora –
L.M.: Sì, prego.
P.M.: … se lei lo ricorda – lei ha visto materialmente che sui libretto vi erano delle annotazioni negative di prelievi o ha visto il libretto in genere?
L.M.: No, il libretto così, in genere. Non mi son messa a…
P.M.: Quindi, lei dice esiste il libretto, esistevano i soldi: li avrà presi di lì.
L.M.: Ecco. Bravo.
P.M.: Però lei non sa se erano stati presi materialmente da quel libretto.
L.M.: No, no. Non ho guardato.
P.M.: Quindi quando lei ha risposto: li prendeva in banca, dice perché era uno che denaro ce l’aveva.
L.M.: Sì, un po’ io penso…
P.M.: Però non sa dire con esattezza perché non l’ha visto lei, se quel denaro che lui aveva in quei rotoli veniva da quel libretto.
L.M.: Quello non lo so.
P.M.: Bene, grazie.
L.M.: Prego.
Avv. Giangualberto Pepi: A questo punto signora, allora lei mi sembra che l’abbia già detto, comunque le rifò la domanda: lei è a conoscenza che comunque in una certa situazione, fu interdetto a Vanni di ritirare il denaro dal proprio conto corrente o libretto di risparmio quello che era. L’ha detto lei prima. libretto.. Chi è che glielo vietò?
L.M.: Io per sentito dire, eh, da sua sorella. Perché gli fu fatto luce perché tutti i giorni c’aveva i soldi in tasca, dice: ‘guarda, Mario, sennò va a finire con questi soldi qualcheduno glieli prende’. Io so che sua sorella è andata in banca, per sentito dire però, non è che me l’ha, detto a me. Questa è una cosa per sentito dire.
Presidente: Sentito dire da chi?
L.M.: Così…
Presidente: In paese.
L.M.: Eh.
Presidente: Come si chiama la sorella? La sorella di lui?
L.M.: È morta.
Presidente: È morta. E quando è morta?
L.M.: È morta… quanto sarà ora? Un annetto. Più di un anno.
Presidente: Va bene. Altre domande?
P.M.: Nessuna il P.M..
Avv. Giangualberto Pepi: A questo punto istanza dell’avvocato Pepi, di informazioni bancarie sul movimento del conto corrente, o del libretto di risparmio che il signor Vanni aveva e quindi chiedo che la Corte stabilisca e chieda queste informative bancarie.
Presidente: Potete… senz’altro, comunque si valuterà la conferma articolo 507. Potete produrre anche la fotocopia del libretto, non c’è problema.
P.M.: Presidente, mi sembra che sia già fra gli atti del P.M..
Presidente: Non lo so. Ora vedremo.
P.M.: Comunque ci dev’essere. Non vorrei sbagliarmi, ma anche la sorella o le sorelle furono sentite sul punto. Se ce n’è qualcuna deceduta, si producono i verbali; se qualcuna può essere sentita, il P.M. non si oppone.
Presidente: Bene. Signora, può andare. Sospendiamo dieci minuti e poi…
Avvocato: Se è possibile un quarto d’ora, Presidente.
Presidente: Bene. Un quarto d’ora.
Presidente: Ci siamo tutti. Allora il Pubblico Ministero può riprendere coi suoi testi.
P.M.: Sì, Presidente. Innanzitutto: io ho citata per oggi, cioè ho fatto le citazioni per due testi che riguardano l’omicidio dell’83 e li ho citati come riscontro alle dichiarazioni di Lotti circa la presenza sul luogo dell’omicidio dell’83. E ho citato come testi Nenci Giovanni e Nenci Buzzichini Teresina, che sono esattamente le due persone che dicono quelle cose che ha riferita il dottor Giuttari. Volevo far presente che Nenci Giovanni – che aveva fatto una deposizione addirittura subito dopo l’omicidio del 1983 al Galluzzo, esattamente il 13 settembre, si era presentato ai Carabinieri del Galluzzo – è deceduto e quindi chiedo l’utilizzazione del verbale, che produco insieme a tutti gli atti che ho detto..
P.M.: Bene.
P.M.: È invece presente la moglie, la vedova, Nenci Buzzichini Teresina, la quale è a riscontro sia delle dichiarazioni del marito, sia su fatti a diretta conoscenza sua circa un’auto diversa.
Presidente: Bene.
P.M.: Quindi…
P.M.: Può entrare la donna.
P.M.: … sentirei La signora aveva degli impegni di lavoro stamani, è venuta lo stesso, quindi la ringraziamo già da ora perché ha chiuso un negozio, se non ho capito male, per venire da noi.
P.M.: Signora buongiorno.
Teresina Buzzichini: Buongiorno.
P.M.: Vuole essere ripresa dalle telecamere, o no?
T.B.: Basta che non si rompa l’obiettivo.
P.M.: Ah, va be’. Non si rompe, non si rompe.
T.B.: Non sono…
P.M.: Va bene. Dov’è nata signora lei?
T.B.: Caprese Michelangelo il .
P.M.: Quando?
T.B.: 9 agosto 19?? (non si capisce).
Ufficiale giudiziario: Residente?
T.B.: NNNNNNNN
P.M.: Residente sempre…
T.B.: Guardi, non mi faccia leggere nulla che non sono buona a dire una parola. So scrivere e so leggere, ma sono talmente tesa…
P.M.: Emozionata.
T.B.: … che non so buona a dire nulla, tanto…
P.M.: Signora, purtroppo bisogna che…
T.B.: Io quello che ho detto, ammetto.
Presidente: Bisogna purtroppo leggerla, via, piano piano.
P.M.: Sta dicendo la signora che è emozionata.
Presidente: Piano piano.
T.B.: “Consapevole della responsabilità. morale e giuridica che assumo con la mia deposizione… Guardi, basta.
Presidente: No, no, su signora, continui, continui “Mi impegno a dire tutta la verità”.
T.B.: Certo. “Mi impegno a dire tutta la verità”.
Presidente: “E a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
T.B.: Certo.
Presidente: Va bene. Prego Pubblico Ministero.
P.M.: Signora, è molto semplice quello che le chiediamo. Sono io che parlo signora, mi guardi. Se crede…
P.M.: Lì, lì.
P.M.: Se le può essere utile eh, poi guardi chi crede.
T.B.: Sì, sì. No, siccome… Dica.
P.M.: Senta, le volevo chiedere questo: lei ricorda di avere raccontato degli episodi, sostanzialmente uno, relativo a…
T.B.: No.
P.M.: Scusi, mi lascia finire un secondo? Relativo al fatto che lei, con suo marito, ai tempi in cui fu scoperto, e prima dell’omicidio di quei tedeschi a Giogoli, passavate da quella strada.
T.B.: Sì.
P.M.: È così?
T.B.: Sì.
P.M.: Vuole spiegare. .. Suo marito è deceduto, vero?
T.B.: Sì, il NNNNNN.
P.M.: Nel ‘NNN. Vuole spiegare
T.B.: Il NNNNN.
P.M.: Ho capito. Vuole spiegare un attimo alla Corte come mai passavate da quella strada?
T.B.: Perché noi stavamo a Giogoli.
P.M.: Voi abitavate a Giogoli .
T.B.: A Giogoli, da Brandimarte. Sicché noi quella strada la facevamo sei volte al giorno.
P.M.: Sei volte al giorno.
T.B.: Sì, partivamo alle sette, le sette e mezzo, così, la mattina.
P.M.: Lei e suo marito.
T.B.: Io e mio marito, che poi mio marito all’otto doveva essere nel lavoro lì a Brandimarte. Sicché noi si partiva presto. Poi dopo…
P.M.: Quindi accompagnava, prima di andare da questo lavoro suo, accompagnava lei?
T.B.: Certo, perché io non guido.
P.M.: E dove l’accompagnava signora?
T.B.: Al Galluzzo.
P.M.: Ecco.
T.B.: Alla mia attività.
P.M.: Perché lei ha una lavanderia al Galluzzo?
T.B.: Ho una lavanderia.
P.M.: Bene.
T.B.: Sì. E vedevamo questi ragazzi già da una settimana, che avevano questo pulmino. Non un camper, un pulmino qualsiasi insomma. La mattina, si vedeva la radio… si sentiva perlomeno la radio, presto e…
P.M.: Cioè, quando passavate dalla strada loro…
T.B.: Erano a pochi metri dalla strada.
P.M.: Sentivate la radio accesa.
T.B.: E purtroppo era a pochi metri da via Volterrana.
P.M.: Va bene. Diceva, la mattina sentivate la radio accesa, quindi…
T.B.: Si sentiva la radio accesa. Forse l’hanno lasciata anche tutta la notte perché era due giorni che erano morti, la radia, la luce c’era sempre accesa.
P.M.: Ho capito. Andiamo un attimo a quando voi li sentivate nei giorni precedenti. Dice lei: ‘era una settimana che li vedevamo’. Li vedevate la mattina, poi?
T.B.: Sì, la mattina, poi nel mezzo del giorno non c’erano e si rivedevano la sera, verso le otto, così. Lì, che stavano mangiando, insomma stavano… uno era normale, uno aveva i capelli lunghi e c’aveva un ciuffo di dietro, come li portano tutti i giovani ora. Logicamente era dell’83, comunque. Però l’aveva il pizzo, si vedeva che era un maschio. Magari di dietro…
P.M.: Si vedeva che era maschio anche se aveva i capelli lunghi, è questo che vuole…
T.B.: Anche i capelli lunghi. Perché aveva la barba, una donna credo…
P.M.: Ma lei li vedeva perché passavate di lì davanti, non è che vi fermavate?
T.B.: No, si sono fermati anche giù alla mia attività, hanno portato della roba a lavare. Però io non… erano normali clienti e basta.
P.M.: E ha riconosciuto che erano gli stessi per le figure, o per il pulmino?
T.B.: Sì, sì. Per il pulmino e per quello che portavano insomma me…
P.M.: Sì, ma come, mai è sicura che fossero loro, per la figura?
T.B.: Son sicura che fossero loro, sì, sì.
P.M.: Va be’ signora, io le chiedevo solo questo.
T.B.: Sì. Che poi purtroppo, quando noi il sabato mattina, anche se veniva sempre, che allora lavoravo anche il sabato a lavorare, la mattina alle sette, sette e mezzo c’era una macchina della Polizia che li trasportavano e li portavano via.
P.M.: Questo dopo l’omicidio.
T.B.: Sì.
P.M.: Ma io volevo sapere da lei: lei ha raccontato di aver visto, prima della scoperta dell’omicidio, un’autovettura e suo marito un’altra.
T.B.: Sì.
P.M.: Ci vuole spiegare cosa avete visto…
T.B.: Prima la macchina rossa, proprio accanto al pulmino, che fu quella che il mi’ marito lo intuì, insomma ebbe un che di presentimento, di andare a raccontarlo al maresciallo.
P.M.: Questo dopo l’omicidio, quando seppe che era…
T.B.: Se l’era il giorno dell’omicidio, se l’era… non lo so. Io questa macchina rossa, insomma ci dette nell’occhio. Magari lì delle macchine se ne fermavano tante, si vedevano tutti i giorni. Però quella lì…
P.M.: Era proprio vicina al pulmino.
T.B.: L’era proprio vicina al pulmino e ci dette più nell’occhio.
P.M.: Lei ricorda di questa macchina rossa qualcosa, o l’ha vista solo suo marito?
T.B.: No, l’ho vista anch’io, però lui ci stava più attento perché l’era più preso sulle macchine. A me le macchine non mi interessavano…
P.M.: Ecco. Suo marito all’epoca si presentò ai Carabinieri e disse addirittura…
T.B.: Il lunedì, sì.
P.M.: Sì. Disse addirittura che era una macchina di color rosso ma disse anche che macchina era.
T.B.: Era… Sì, disse anche che macchina era e che era anche targata Firenze. Che allora, se si stava un pochino attenti, praticamente non ce n’era centinaia di quelle macchina, si trovava subito. Se la cosa… l’è venuta fuori dopo… Io quando lo lessi sul giornali dissi, ma… Insomma, lasciamo perdere.
P.M.: Senta signora, a parte questa considerazione, lei
T.B.: No guardi, io le macchine proprio, gliel’ho detto prima.
P.M.: Fu suo marito a dirlo, l’ha riferito.
T.B.: Sì.
P.M.: Lei invece ha detto di aver visto un altro tipo di ma…
T.B.: Dopo… Il giorno dopo, una macchina chiara. Però poteva essere una Ford Fiesta, poteva essere una 127. Io lo dissi al mi’ marito: ‘guarda, un’altra macchina lì, Gianni, vicino a quel pulmino’. C’era una macchina che veniva in su da via Volterrana, lì, c’è pochi metri. E allora c’era una macchina, un operaio che veniva in su e dava, guardava quella macchina. Si girò così: ‘davvero guarda, c’è un’altra macchina lì’. Propria accanto al pulmino.
P.M.: Lei ricorda in che orario potesse essere?
T.B.: La mattina, l’ho detto, dalle sette alle sette e mezzo, che noi si andava via presto perché il mi’ marito all’otto doveva essere sul lavoro.
P.M.: Quindi la macchina rossa fu vista di sera e la macchina bianca…
T.B.: No, di mattina.
P.M.: Tutte e due?
T.B.: Tutte e due di mattina.
P.M.: E vicino a queste macchine che erano vicine al pulmino c’erano delle persone…
T.B.: Senta, potevano essere sdraiate nei sedili, potevano non si far vedere, potevano essere per i campi, io non lo so.
P.M.: Non ha visto nessuno.
T.B.: Noi non si vide nessuno.
P.M.: Senta lei…
T.B.: Che poi c’era un po’ di bosco lì, c’era molti pruni… un po’ di bosco.
P.M.: Ho capito.
T.B.: Lei ricorda se questi giovani… Ha detto di averli visti nella lavanderia da lei. Li ha visti anche per caso alla Coop giù al Galluzzo?
T.B.: Sì, sono stati anche alla Coop perché venivano con delle borse della Coop, sì.
P.M.: Ecco, lei… Ah, ecco, ha visto…
T.B.: Sì.
P.M.: Non ho altre domande Presidente, grazie.
Presidente: Parti civili? Difensori? Signora, può andare grazie.
T.B.: Grazie a lei.
P.M.: Vorrei sentire se è arrivato Bianchi Edmondo, che è il signore proprietario della casa relativa a quei testi Frigo… che abbiamo sentito ieri.
Presidente: Sì, sì.
P.M.: È il proprietario della casa. Il cugino.
Segretario d’udienza: (voce non udibile)
Presidente: Come?
Segretario d’udienza: Non vuole essere ripreso.
Presidente: Va bene. Per cortesia, niente telecamere per il teste. Non vuole essere ripreso. Bene, non vuole essere ripreso eh?
Edmondo Bianchi: No.
Presidente: Bene. Si chiama lei Bianchi Edmondo?
E.B.: Sì.
Segretario d’udienza: Nato a?
E.B.: Nato a Bussi il 7 febbraio 1926.
Segretario d’udienza: Residente?
E.B.: A Firenze. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signor Bianchi, può innanzitutto spiegare alla Corte qual è la sua attività?
E.B.: Io faccio il consulente aziendale.
P.M.: Senta, lei ha un rapporto di parentela con i signori Bertaccini e con la signora Frigo?
E.B.: Sì. Parentela diciamo per via di mia moglie, che è la cugina del marito della Frigo.
P.M.: Cioè, sua moglie è cugina del signor Bertaccini.
E.B.: Esatto.
P.M.: Voi avete una casa in campagna nei pressi del luogo dove è avvenuto l’omicidio dell’84?
E.B.: Si.
P.M.: Ha presente lei dove è che è avvenuto l’omicidio. Ce l’ha presente ora?
E.B.: Sì.
P.M.: Ecco, può dirci in linea d’aria innanzitutto, come distanza, casa sua con il luogo dove è avvenuto l’omicidio è molto distante? Cioè, la sua casa è in alto e il luogo è in basso.
E.B.: Sì, sì. La mia casa è sui 400 metri di altezza e il luogo è sul piano della strada. Potrà essere 300 metri, 400.
P.M.: Quindi è molto vicino in linea d’aria. Per arrivarci invece c’è una strada..
E.B.: Sì, c’è una strada che…
P.M.: Sterrata.
E.B.: Sterrata, sì. In salita.
P.M.: Ecco, per andare a casa sua, dalla Sagginalese c’è un’indicazione
E.B.: Sì.
P.M.: La fattoria La Rena si trova, andando verso la montagna per intendersi, si trova prima o dopo la sua casa?
E.B.: Prima.
P.M.: Prima della sua casa.
E.B.: Prima della mia casa.
P.M.: Senta ancora una cosa: questa strada, che dalla Sagginalese va verso la sua casa, all’epoca – 1984 – ricorda se era percorribile fino a San Martino a Scopeto?
E.B.: A quell’epoca sì, era percorribile. È sempre un po’ percorribile, però si…
P.M.: Sì, io l’ho fatta però è un po’…
E.B.: Ora è molto…
P.M.: Più accidentata.
E.B.: Sì, ora è trascurata e ci si passa male. Prima c’era il contadino, che poi è morto, e quindi è stata un po’ abbandonata e quindi è una strada che ci passa poche persone.
P.M.: Ecco, da La Rena a San Martino a Scopeto sa poi se la strada passa per un posto che si chiama Bricciana dove c’è una fonte e poi torna di nuovo sulla Sagginalese verso Dicomano, o non l’ha mai percorsa lei?
E.B.: Bricciana, sì. Quando si arriva su a San Martino mi sembra che si svolti a sinistra… No, si vada un po’ giù…
P.M.: Si va a diritto.
E.B.: … sempre sulla strada asfaltata e poi, dove inizia la montagna, si volta a sinistra e ritorna giù.
P.M.: E ritorna sulla Sagginalese.
E.B.: Sì.
P.M.: Quindi, partendo dal bivio che va verso La Rena, che sale da lei, bene?
E.B.: Il bivio…
P.M.: Prendendo la strada dalla Sagginalese che viene verso la fattoria La Rena…
E.B.: Certo, certo.
P.M.: …percorrendo tutta questa strada che ora abbiamo descritto si ritorna sulla Sagginalese un pezzo più avanti.
E.B.: Certo. Un pezzo più avanti verso Dicomano.
P.M.: Verso Dicomano?
E.B.: Esatto.
P.M.: Dopo, rispetto al bivio per La Rena, il luogo dell’omicidio, molte dopo.
E.B.: Sì, certo.
P.M.: Nel mezzo, sulla Sagginalese c’è un passaggio a livello?
E.B.: Sì.
P.M.: Grazie. Senta ancora una cosa, lei ricorda di avere parlato, subito dopo l’omicidio, o successivamente, con suo… con il signor Bertaccini del fatto dell’omicidio? Del fatto dell’omicidio, cioè, siete stati poi a vedere dov’era avvenuto l’omicidio? Voi due eh, voi due uomini.
E.B.: Mi sembra di sì. Qualcosa del genere.
P.M.: Lei ha memoria se all’epoca, ai tempi dell’omicidio, mi riferisco ai tempi antecedenti l’omicidio, il signor Bertaccini e la signora Frigo venivano a trovarvi in casa lì?
E.B.: La signora Frigo e Bertaccini, dato che oltre parenti s’era anche amici, venivano spesso a passare la domenica da noi in campagna. Spesso vuol dire delle secttimane… una domenica sì, altre no. Insommaa c’era un’assiduità delle loro visite. Poi se era prima dell’omicidio o dopo, non lo…
P.M.: Non ha un ricordo preciso.
E.B.: Sì.
P.M.: Lei ha sentito da sua cugina un racconto relativo a cosa aveva visto la sera dell’omicidio sua cugina e il signor Bertaccini?
E.B.: Sì, infatti ce la raccontò lei, ma dopo tanti anni, quando lei vide il giornale, ecco.
P.M.: Ci vuole riferire il racconto esatto che le fece sua cugina? Che giornale aveva visto, cosa c’era e cosa vi raccontò?
E.B.: Ma lei raccontò che una sera che era stata da noi, per cui non ricordo se c’era o non c’era, ma siccome lei era frequente venire, quindi se lei ha detto che c’era ci sarà stata senz’altro.
P.M.: Sua cugina è una persona che…
E.B.: Sì, sì, sì. Non si discute.
P.M.: È una persona che se dice una cosa è quella.
E.B.: È attendibile.
P.M.: La ringrazio.
E.B.: Però io non ricordo…
P.M.: Lei personalmente.
E.B.: Non lo ricordo.
P.M.: Può invece, ecco riferire cosa…
E.B.: Lei è
E.B.: Lei dopo diversi anni, perché dopo che diciamo è venuto fuori il fatto e i giornali ne hanno parlato…
P.M.: Il fatto, scusi, Pacciani accusato?
E.B.: Sì, il fatto Pacciani accusato. Lei, parlando con noi, ci disse che aveva visto una macchina, che aveva incrociato, una macchina mentre scendeva giù da casa nostra.
P.M.: Mentre lei scendeva aveva visto una macchina che saliva.
E.B.: Sì, una macchina che veniva su.
P.M.: E in questa macchina disse che aveva riconosciuto il Pacciani.
E.B.: Sì, mi sembra. . .
P.M.: Così disse.
E.B.: Sì, sì.
P.M.: E lei ricorda se su questa circostanza la Polizia ha sentito lei?
E.B.: Sì.
P.M.: E era una circostanza di cui le chiedevano la verifica, o era per conoscere da lei l’attendibilità di sua cugina?
E.B.: Per l’attendibilità della cugina.
P.M.: Perché le sembrò che la Polizia non la credesse?
E.B.: Sì, dice… Insomma, verteva il nostro, diciamo, colloquio verteva sul fatto che la Bertaccini avesse detto, avesse visto quello che aveva detto o meno. Ma dice se era stata quella sera più che altro. No, ho sbagliato: se quella sera, se era. stata da noi. Ci fu chiesto se quella sera la Bertaccini era stata da noi. E io ho detto…
P.M.: Quella che ha detto oggi.
E.B.: Quello che ho detto oggi: può essere o non può essere.
P.M.: Ricorda se questa richiesta, di questo funzionario o ispettore di Polizia, le è stata fatta a verbale, o telefonicamente, o in altro modo?
E.B.: No, no, ci siamo presentati all’ufficio di Polizia.
P.M.: Però non faceste dei verbali? Lei così ha detto.
E.B.: Sì, non ce…
P.M.: Non firmaste nessun atto.
E.B.: No, no.
P.M.: Noi non ne abbiamo trovati. Senta una cosa, ritornando al discorso che le aveva fatto sua cugina in questa occasione, il contenuto è quello che ci ha già riferito, o ha in mente qualche altro particolare, sul contenuto del racconto fatto da sua cugina?
E.B.: No, perché….
P.M.: Se era un’auto, che so, si era comportata in un certo modo, che tipo di auto era?
E.B.: Sì, era
P.M.: A parte che lei diceva c’aveva visto il Pacciani dentro.
E.B.: L’aveva detto era una macchina che veniva a gran velocità. Questo racconta la Maria Grazia.
P.M.: Certo, certo.
E.B.: Che veniva a grande velocità, che a momenti ci si scontrava e il discorso è finito…
P.M.: Lei ricorda se sua cugina diceva che tipo di auto era?
E.B.: No.
P.M.: No. E lei ha capito, o ha chiesto a sua cugina come mai un racconto così importante non l’aveva fatto prima e l’aveva fatto solo quando aveva visto il giornale con Pacciani?
E.B.: Sì.
P.M.: Cosa le ha spiegato?
E.B.: Perché lei ha detto, era ovvio, era una domanda che dopo tanto tempo… Lei disse: ‘io vidi questa macchina che a momenti ci veniva addosso e poi insomma siamo andati via’. Poi nel futuro, quando venne fuori il giornale, la fotografia del signor Pacciani, dice: ‘a me sembrò. . . sembrò, io riconobbi nell’uomo che avevo, visto quella sera per il Pacciani’.
P.M.: Perché lei diceva gli era rimasto impresso? Spiegava il perché?
E.B.: Gli era rimasto impresso. Mi disse che gli era rimasto impresso per il fatto che aveva creato questo intoppo, diciamo…
P.M.: Ma sua cugina diceva come mai come figura gli era rimasto impresso, che era proprio quello, l’aveva visto?
E.B.: Beh, l’aveva visto… Lei dice che l’aveva visto, perché il fatto che poi ha fatto la denuncia a seguito della lettura del giornale, deve averla vista.
P.M.: Se è una persona attendibile come lei ci dice non ha motivo di dubitarne, è questo il concetto?
E.B.: Sì, non…
P.M.: Invece il marito, il signor Bertaccini ha fatto a lei lo stesso racconto? Ricorda se…
E.B.: No, con… Sì, ma con il marito è stato un discorso generale perché…
P.M.: Lui non diceva di aver riconosciuto persone, o…
E.B.: No, mi sembra che lui mi avesse detto -che in quel momento si era dovuto piegare con la macchina, dentro la macchina perché gli era cascata della roba per terra, non lo so.
P.M.: Non si ricorda il perché.
E.B.: Qualcosa del genere, che non ha visto la persona che io mi ricordi. Lui non credo che l’abbia vista, stando a quello che mi dice lui.
P.M.: Senta, lei sa o ha capito, in che punto loro avevano incontrato questa auto, in cui sua cugina aveva riconosciuto il Pacciani? Cioè, più a valle rispetto a casa sua, più verso il basso?
E.B.: Diciamo a metà strada.
P.M.: Gliel’hanno mostrato questo posto? O l’ha capito lei?
E.B.: No, mostrato no, perché non credo che ci siano più venuti dopo. Credo che me l’abbiano descritto un pochino.
P.M.: E lei ha capito questo.
E.B.: Sì, ho capito, perché ormai è tanti anni che vado lì.
P.M.: Lei ricorda se all’epoca, percorrendo la strada che da casa sua va verso la Sagginalese, c’era la possibilità, rimanendo nelle strade fra i campi, di arrivare sopra la Boschetta dove è avvenuto l’omicidio e guardare sotto? Lei ha mai avuto occasione di fare…
E.B.: No, no.
P.M.: Non
E.B.: Io faccio solo la strada…
P.M.: In su. Nemmeno una passeggiata le è capitato?
E.B.: No, no.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Parti civili? Difensori?
Avv. Giangualberto Pepi: Avvocato Pepi, soltanto una precisazione signor Bianchi. Ho capito bene che la signora Frigo parlò a lei di questa vicenda, di questo fatto, circa otto anni dopo?
E.B.: Dopo che venne sul giornale. Gli anni non li ricordo, dopo che è venuto la fotografia del Pacciani.
Avv. Giangualberto Pepi: Comunque dall’84, data dell’omicidio, che è il 29 di luglio del ’94… dell’84, mi scusi, successivamente la signora Frigo ha frequentato sempre la sua casa anche, fo per dire, succe…
E.B.: Non… Diciamo, la frequentazione della mia casa è stata un po’ un periodo che può essere limitata nell’arco di pochi mesi, poi non ricordo neanche quanti mesi. Però poi è cessata insomma, non è cessata male, sempre rimanendo…
Avv. Giangualberto Pepi: Comunque ecco, mi interessava sapere questo: successivamente all’omicidio, cioè dopo il luglio ’84, per un certo periodo la signora Frigo continuò a frequentare la sua casa, o no?
E.B.: Può darsi che l’abbia frequentata anche, come può darsi di no, ma non lo ricordo. Perché per me la di quel giorno – che poi fra l’altro non so neanche, ora me lo ha detto lei – non è stato un elemento che mi ha… Io ho saputo tutto dopo, dopo, quando è venuto sul giornale, perchè mi riferisce la Maria Grazia. Prima, al momento del fatto, io non sapevo di tutti questi fatti.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, e questa versione che le dà la Maria Grazia Frigo avviene a casa sua, o in un altro posto, casa della Frigo?
E.B.: No, credo per telefono.
Avv. Giangualberto Pepi: Per telefono.
E.B.: Per telefono.
Avv. Giangualberto Pepi: Comunque, ecco, lei ha detto è stata dopo sporadica questa situazione e comunque vi siete in qualche modo visti nel lasso di tempo di otto anni?
E.B.: Sì, sì, senz’altro. Ci saremo visti, non c’era…
Avv. Giangualberto Pepi: Bene. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Bene , può andare, se non ci sono altre domande.
P.M.: Una sola. Scusi Presidente.
Presidente: Sì.
P.M.: Lei ha ricordo – credo abbia già risposto ma era per capire meglio io – se… Lei dice: ‘La frequentazione di casa nostra abbastanza assidua è stata in un certo periodo di mesi’ e sembra di capire, da quel che ha detto, nell’estate di dell’84, era più assidua.
E.B.: Dell’84 viene come conseguenza.
P.M.: Come considerazione sulla base di quello che abbiamo detto. Lei in questo momento non sa.
E.B.: Sì, io non…
P.M.: Ecco, lei ricorda se, ad esempio l’anno successivo, c’era un’uguale intensità di frequentazione tutti i mesi… tutte le domeniche, o focalizzandola solo in un arco di tempo limitato, come ha detto, è solo quello…
E.B.: Può darsi che ci sia stata con meno frequenza. C’è stato un periodo che la frequenza era più…
P.M.: Quasi assidua, domenicale.
E.B.: … assidua, domenicale. E poi…
P.M.: Più rare… Più…
E.B.: … rarefatta, quindi non c’è stato un momento ben definito. C’è stato leggermente…
P.M.: Bene.
E.B.: Ma non per motivi. ..
P.M.: Particolari.
E.B.: No, no.. .
P.M.: Bene. Lei ha, in qualche modo, un riferimento a questo periodo. Ad esempio se avevate dei figli o delle bambine. Lei e i Frigo… e i Bertaccini scusi, di un’età particolare che le possano fare venire alla memoria l’anno, o non l’aiuta questo riferimento?
E.B.: No, i miei figli no perché i miei figli erano… ’84… Comunque c’era da dire questo… No. Lei aveva una bambina. La Frigo aveva una bambina.
P.M.: Ecco, quando lei ricorda questa famiglia di amici, parenti che venivano da voi, questa bambina – con più frequenza – che età poteva avere? Se lo ricorda.
E.B.: Era piccina, era. Poteva avere sette-otto anni più o meno.
P.M.: Ho capito. La ringrazio, non ho altre domande.
Presidente: Può andare, grazie.
Roberto Bini: Bini Roberto.
Presidente: Bini Roberto. Allora, il teste non vuole essere ripreso mi fa dire attraverso… Anzi, me l’ha detto lui. No, lui no… Non vuole essere ripreso vero? Bene. Niente telecamera. Bini Roberto. Dove è nato?
R.B.: Bini Roberto, nato a Vicchio il 28 dicembre 1945.
Segretario d’udienza: Residente?
R.B.: A Vicchio. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Prego Pubblico Ministero
P.M.: Grazie, Presidente. Signor Bini, può spiegare alla Corte innanzitutto qual è la sua attività, la sua professione?
R.B.: Attualmente, pittore.
P.M.: Attualmente?
R.B.: Pittore.
P.M.: Pittore. In passato ha fatto l’esercente, il corner…
R.B.: Sì, il commerciante, dal ’73.
P.M.: Ha avuto un bar, lei?
R.B.: Sì.
P.M.: Ci può spiegare dove e in che periodo.
R.B.: Al bar La nuova Spiaggia a Vicchio del Mugello dall’83 al ’93.
P.M.: Per dieci anni, quindi, lo ha avuto.
R.B.: Nove anni e mezzo, sì.
P.M.: Lei ricorda se questo bar all’epoca dell’omicidio Rontini-Stefanacci?
R.B.: Sì, ero io.
P.M.: Lei, quindi, ha avuto alle sue dipendenze in quel bar, la Pia Rontini.
R.B.: Sì.
P.M.: Ricorda il periodo in cui la ragazza, il periodo di tempo, fino all’omicidio, ha lavorato, da quanto tempo prima l’aveva assunta?
R.B.: Dal 1 luglio al 29.
P.M.: Quindi, circa un mese.
R.B.: Sì.
P.M.: Ricorda lei se aveva un orario fisso, o se era un orario che concordavate in base alle esigenze di volta, in volta, o comunque settimana per settimana?
R.B.: Generalmente faceva chiusura, sempre
P.M.: Cioè, il turno usuale era quello…
R.B.: Dalle sette, sette e mezzo, all’una, secondo fabbisogno, insomma.
P.M.: Questo, sia durante la settimana, che i festivi, che il sabato e la domenica?
R.B.: Sì.
P.M.: Generalmente. A volte faceva anche altri turni? Se lo ricorda?
R.B.: Era quasi sempre… il suo turno era quello lì. Solamente quel giorno lì che fu scambiato.
P.M.: Quel giorno lì, cioè la domenica in cui avvenne l’omicidio, a parte che fu scambiato, lei ricorda che orario fece? Se fece orario anche la mattina.
R.B.: Fece… Non vorrei sbagliare, ma mi sembra ha fatto l’orario spezzato. Cioè, dall’otto a mezzogiorno; poi ha riattaccato alle quattro, fino alle otto, sette e mezzo, otto.
P.M.: Lei ricorda se c’è un motivo particolare per cui quella domenica fece quest’orario e non quello 19.00-24.00?
R.B.: No, si scambiarono con una sua collega. Gli disse se poteva fargli, coprire la sera.
P.M.: E chi è che chiese di essere sostituita? La collega, o la Rontini?
R.B.: La collega mi ha detto che fu la Rontini a chiedere se poteva aver libero la sera.
P.M.: Quindi era stata la Rontini a chiedere di…
R.B.: Sì, almeno mi hanno riferito così.
P.M.: Chi gliel’ha riferito questo?
R.B.: La dipende… la Bazzi Manuela.
P.M.: Ecco, signor Bini, lei però, sentito dalla Squadra Mobile il 18 novembre del ’95, ha detto che invece l’accordo era intercorso per la sostituzione tra Francini Marisa
R.B.: Sì…
P.M.: …su richiesta di Francini Marisa e la Rontini.
R.B.: E in effetti pensavo fosse così, però, riparlando appunto con la signora Bazzi, mi ha detto che fu lei a…
P.M.: Siccome questo è un punto importante, soprattutto perché la signora Bazzi fa un racconto diverso successivo al suo, vuol essere così gentile, innanzitutto di fare riferimento alla sua memoria. Cioè, lei dice: ‘io mi ricordo…’ – e tant’è così ha detto alla Polizia – ‘che era la Francini Marisa che chiede la sostituzione ‘.
R.B.: E in effetti si pensava fosse così. Io sapevo l’orario. Perché io sapevo l’orario, difatti, riguardando sul libro presenze, vedo c’è otto ore e c’è l’orario appunto che viene spezzato, cioè che fa quattro e quattro. Però chi era stato… A quel punto lì pensavo che in effetti fosse stata lei a chiederlo, invece…
P.M.: Questa Francini.
R.B.: … ho avuto conferma dalla Bazzi appunto che era lei. Io non è che ero, non è che sia stato io ad ascoltare quando si scambiavano questo turno, non è che ero presente.
R.B.: Sì.
P.M.: Quindi, nel suo ricordo, non riesce a focalizzare se c’erano la Francini o la Bazzi, la sera nel 20.00-24.00?
R.B.: Eh, questo non me lo ricordo. So che appunto la Bazzi fece questa… No, anzi, però ho sempre… non è chiara la cosa, non è che abbia…
P.M.: Non è per niente chiara. Tant’è qualcuno dice che la Bazzi era al mare. Però…
R.B.: No, no, la Bazzi era… l’accompagnai io addirittura. Me lo ha riconfermato lei. Presente era presente. Doveva andare in ferie, doveva andare in ferie, però dopo quello che è successo, è dovuta rimanere ancora lì.
P.M.: Sì, che è successo, è successo nei giorni dopo.
R.B.: Sì.
P.M.: Io vorrei focalizzare questa domenica. E le volevo far presente che lei oggi mi ha detto che è la Bazzi perché è la Bazzi che gliel’ha riferito, per cui è lei a sostituirla.
R.B.: Sì, sì. In effetti non…
P.M.: Mentre lei, il 18 novembre ’95, sentito sul punto, senza che lei avesse parlato con questo, apparentemente con la Bazzi, dice: ‘no, fu la Francini Marisa a chiedere la sostituzione’. Lei personalmente non lo ricorda.
R.B.: Non ho assistito direttamente a questo scambio di orari.
P.M.: Ma come mai lei ricorda, o ha ricordato, quando le è stato chiesto, che era la Francini? Quel giorno ci furono tutte e tre, per intendersi?
R.B.: Sì.
P.M.: Sia la Francini, sia…
R.B.: Sì.
P.M.: Ecco, è così. Lei sa se c’è un motivo particolare per cui la Bazzi poi le ha detto che era stata lei? Perché lei ha detto poco fa, dice: ‘non torna questo fatto’. Cioè, se la Bazzi ha un qualche motivo per non essere precisa sul punto.
R.B.: Non lo so, questo non lo posso sapere. Non ne ho la più pallida idea, veramente.
P.M.: Quindi, gli orari, lei ricordava come ha detto alla Polizia. Poi la Bazzi gli ha detto: ‘no, ero io a chiedere, sono stata io a chiedere la sostituzione alla Rontini e quindi…’
R.B.: Si. Sì, non era appunto questa Francini, ma era appunto questa Bazzi.
P.M.: Questo comunque lo dice la Bazzi Lei, il ricordo lo aveva nell’altro modo che ci ha detto. Senta, lei ricorda se la Rontini, la sera, facendo quel turno serale 20.00, addirittura a volte le una, veniva accompagnata a casa da qualcuno?
R.B.: No, generalmente c’era o il babbo, il genitore, così.
P.M.: Lei ricorda…
R.B.: Non è che ci fosse… Qualche volta c’era qualcuno, magari, qualche volta potevo andargli dietro io con la macchina, oppure c’erano degli avventori che uscivano allo stesso orario, magari. Questo poteva succedere.
P.M.: C’era un motivo particolare per questa ragazza veniva a accompagnata? o era una cautela generica?
R.B.: Generica, più che altro.
P.M.: Anche tutte le altre ragazze che facevano quel turno le accompagnavate?
R.B.: Alcune sì. Alcune, per mancanza magari di mezzi.
P.M.: La Rontini, invece, ci aveva un mezzo proprio?
R.B.: Ci aveva un motorino.
P.M.: E anche quando aveva il motorino, la accompagnavate?
R.B.: No. No, magari qualche volta andava qualche avventore, oppure finiva il turno… insomma, andava via quando finiva il turno lei, che magari si metteva dietro.
P.M.: Lei, a lei signor Bini, è mai capitato di accompagnarla?
R.B.: No.
P.M.: Lei ricorda se era stata la Pia a chiedere di essere accompagnata?
R.B.: Non so, perché quando uscivano poi non sapevo cosa avveniva fuori dal bar. Delle volte si perdevano di vista…
P.M.: Io le chiedo se mai la Pia le aveva chiesto, aveva manifestato qualche generica sua preoccupazione. Dice: ‘è sera…’ Se a lei, signor Bini, ha mai fatto…
R.B.: No, personalmente no. Cosi, in generale, può avvenire, può essere qualche problema. Ma non che focalizzasse un qualcosa di definitivo, ecco, di preciso.
P.M.: Ma lei ricorda una cosa di questo genere che la Pia aveva manifestato una preferenza ad essere accompagnata?
R.B.: Una… qualche volta, viene di parlare, oppure c’era una macchina, o c’era quello o quell’altro. Però non è, capito?
P.M.: Niente di specifico.
R.B.: Così in generale, non specifico.
P.M.: Però le aveva detto la Pia che c’era stata qualche macchina?
R.B.: Qualche volta accennò così, vagamente, ma non…
P.M.: Può essere più preciso?
R.B.: Non posso essere…
P.M.: Su questo “vagamente” cioè, la stessa Pia le aveva accennato al fatto che era stata seguita da qualche macchina?
R.B.: Diceva questa macchina, però può darsi anche sia una illusione… Non è che ci avesse detto: ‘quella macchina è venuta per forza dietro…’
P.M.: A me interessa sapere se la Pia le aveva fatto questa…
R.B.: Sì, qualche volta lo diceva. Appunto, lo diceva, questi…
P.M.: Qualche macchina che l’aveva seguita.
R.B.: Che gli sembrava, oppure non gli sembrava. Quello poi…
P.M.: Fu per questo motivo che lei aveva favorito il fatto che qualcuno l’accompagnasse?
R.B.: No, no.
P.M.: No. Lei ricorda quanti giorni prima la Pia gli aveva manifestato questa preoccupazione?
R.B.: No, questo…
P.M.: O quel timore…
R.B.: …no. Francamente no.
P.M.: Ha detto ha lavorato un mese, no?
R.B.: Sì, ma non posso sapere se era… Poteva essere un giorno, una settimana, o dieci giorni.
P.M.: Comunque era una preoccupazione che aveva espresso anche a lei.
R.B.: Sì, ma non era una preoccupazione…
P.M.: Era una circostanza, diciamo così.
R.B.: Sì, sì.
P.M.: Lei sa se qualcuno, in particolare, aveva in effetti accompagnato poi la Pia? Qualche avventore in particolare?
R.B.: Io so che c’era uno… Ora non mi ricordo il nome, c’era un ragazzo lì che veniva sempre al bar, che era uno degli ultimi sempre ad andare via. E qualche volta facevano il viaggio insieme, abitava lì in quella zona.
R.B.: Sì, bravo, sì.
P.M.: È lui?
R.B.: Sì.
P.M.: Lei, con questo Poggiali, o con altri, ha poi parlato del fatto che lui aveva effettivamente accompagnato la Pia ed erano stati seguiti?
R.B.: Sì, anche lui faceva questi, questi… parlando così, che c’era, che l’aveva accompagnata. Ma non…
P.M.: E con che macchina…
R.B.: Non è che sapesse cose eccezionali, o cose…
P.M.: Non sapeva chi li aveva seguiti, ma diceva che qualcuno li aveva seguiti.
R.B.: Qualche volta… qualche, una macchina o due, sembra che abbia. . . Però anche lui, dice: ‘può essere una…’
P.M.: Impressione.
R.B.: No, vaga, vaga.
P.M.: Ce lo ha già riferito lui.
R.B.: … non ben delineata.
P.M.: Le disse se questa macchina aveva seguito lui e la Pia in più occasioni? Una, due tre, dieci, o…
R.B.: Mi disse appunto che c’era una macchina che lo seguiva. Però, con esattezza, anche lui non è che si… Io, parlando così, scambiando due parole, non. è che abbia…
P.M.: Lei ricorda se questo arbitro di tennis che abbiano detto si chiama Parigi, le parlava di un tipo di macchina particolare?
R.B.: Questo, no.
P.M.: Lei ricorda se il Parigi diceva, le fece questo racconto…
R.B.: Poggiali, non Parigi.
P.M.: Chiedo scusa. Poggiali. Le fece questo ricordo nell’immediatezza del…
R.B.: No…
P.M.: Subito dopo l’omicidio, o anni dopo?
R.B.: No, no, dopo diversi anni, ha fatto questo…
P.M.: Dopo diversi anni.
R.B.: Sì.
P.M.: Sa se il Poggiali disse di averne parlato con i Carabinieri?
R.B.: Questo, non lo so.
P.M.: Non lo sa. Sa se qualche altro avventore del bar, come questo signore, aveva avuto la stessa, lo stesso tipo di incontri?
R.B.: No, di altri casi no, assolutamente.
P.M.: Sa se altri avevano, come lei, saputo dal Poggiali questo tipo di racconto?
R.B.: No.
P.M.: Lei lo ha avuto direttamente da lui…
R.B.: Sì, da lui, esatto.
P.M.: … e dalla Pia, prima.
R.B.: Sì.
P.M.: La Bazzi Manuela, per quanto tempo ha lavorato da lei?
R.B.: Eh, con esattezza non lo so. Non me lo ricordo.
P.M.: Mesi, anni, giorni…
R.B.: Anni, anni.
P.M.: Anni. Quanto tempo prima dell’omicidio era stata sua collaboratrice la Bazzi?
R.B.: Ma non era tanto che era lì da me. L’avevo presa perché appunto, andando in ferie le altre sue colleghe, altre dipendenti, mi ci voleva sempre una persona in più. Ecco perché avevo contattato anche lei.
P.M.: E ricorda in che giorni, se questa Bazzi faceva un altro lavoro e veniva solo saltuariamente?
R.B.: No, ci aveva un’altra attività, faceva un altro lavoro. Andava a Firenze, non so che faceva.
P.M.: Abitava lì a Vicchio, all’epoca?
R.B.: A Dicomano.
P.M.: Vicino al bar La Spiaggia della stazione…
R.B.: Sì.
P.M.: … ha mai visto, se c’erano dei tavoli di fronte alle scale?
R.B.: Di fuori sì.
P.M.: Ha mai visto il signor Rontini seduto al bar?
R.B.: Sì.
P.M.: C’è un piazzale davanti con gli alberi.
R.B.: Sì, c’è degli alberi, poi c’è un marciapiede più che uno spiazzo.
P.M.: Senta una cosa: le sono mai state mostrate foto del signor Vanni dell’anno ’84, risalenti al passato, dalla Polizia?
R.B.: Nell’84 no.
P.M.: Lei non ha mai visto foto del Vanni con la fisionomia di allora?
R.B.: Mi furono fatte vedere delle foto sì, però non mi ricordo. Ultimamente l’ho visto, lo potrei riconoscere, ma non prima. Se anche sono state fatte delle foto, non è che abbia, al momento, riconosciuto un qualcuno o un qualcosa.
P.M.: Però, ecco, le chiedo: le foto… Il signor Vanni è questo signore sulla mia destra insieme ai suoi difensori. E quindi ha una fisionomia diversa da quella che aveva nell’84. Io le chiedo: ha mai visto foto del signor Vanni, le sono mai state mostrate con la fisionomia di quegli anni lì?
R.B.: Se anche mi sono state fatte vedere, però non ho, non ho bene visione, ecco. Non potrei dirlo con esattezza.
P.M.: Non potrebbe dirlo… Io ancora la domanda non gliel’ho fatta. Cioè, la domanda è questa: ha mai visto il signor Vanni, diciamo ora genericamente per capirsi, con sembianze più giovani, a Vicchio?
R.B.: Fisicamente?
P.M.: Sì.
R.B.: No.
P.M.: Non lo ha mai visto?
R.B.: No.
P.M.: Lo esclude o non ha ricordi?
R.B.: No, no…
P.M.: Non ha ricordi.
R.B.: Venivano migliaia di persone, non potrei.
P.M.: Ecco, non è in grado di… Senta, tornando all’epoca, 1984, lei ricorda se vicino al suo bar, nei pressi, c’era una cassetta della posta?
R.B.: Alla stazione.
P.M.: La più vicina era quella lì. Che distanza era dal bar?
R.B.: Cento metri.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie.
Avv. Giampaolo Curandai: Signor Bini… Avvocato Curandai per Rontini Laura. Lei ricorda un episodio di questo genere, cioè, una sera, anzi, verso mezzanotte, cioè dopo la chiusura del bar, un certo signor… Era presente un certo signor Poggiali. Lei, in quella occasione, prima diciamo di salutare Pia Rontini, espressamente chiese al signor Poggiali di accompagnare a casa Pia Rontini?
R.B.: Non potrei giurarlo, non lo so. Non… Può darsi anche, come può darsi no.
Avv. Giampaolo Curandai: Su questo punto la invito a ricordare bene, perché il signor Poggiali ieri ha dichiarato che lei espressamente invitò il signor Poggiali ad accompagnare Pia Rontini. Può darsi che questo episodio, può escluderlo oppure no che questo episodio fosse avvenuto…
R.B.: Può essere anche verificato, però, parlando si può dire: ‘vai, guarda, vedi’, ma così. Come si dice tante parole, si può aver detto anche questo. Però non…
Avv. Giampaolo Curandai: Quindi lei non lo esclude.
R.B.: Io non potrei… Non lo escludo e non lo affermo.
Avv. Giampaolo Curandai: Non lo esclude. Lei ci può dire la motivagliene di questo invito?
R.B.: No, la motivazione, no.
Avv. Giampaolo Curandai: Non se lo ricorda.
R.B.: Non credo…
Avv. Giampaolo Curandai: Lei però, prima, ha più volte detto, o perlomeno ha espressamente chiarito, che Pia Rontini aveva confidato di esser inseguita da qualche macchina.
R.B.: No, proprio inseguita, no. Insomma, aveva delle perplessità come può avere un ragazzo di quell’età, o una ragazza di quell’età, ecco.. Delle paure, ci possono essere, ma no che proprio… Sennò, magari, l’avrei accompagnata anche io personalmente.
Avv. Giampaolo Curandai: Va bene. Grazie.
R.B.: Prego.
Avv. Giangualberto Pepi: Senta, signor Bini. Più che altro sono chiarimenti, perché mi sembra che quelle che lei ha dichiarato sia stato piuttosto preciso. Però io volevo una sua conferma, che rimanesse chiara: lei ha detto – e me lo può riconfermare – che, per quanto riguardava gli orari di lavoro, la povera Rontini aveva sempre il turno notturno.
R.B.: Sì.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco. E c’è stato purtroppo, in quel giorno, il cambio. Ecco, io volevo sapere: lei è a conoscenza, la richiesta del cambio di orario, è stata fatta in quello stesso giorno, è stata chiesta prima…
R.B.: Eh, anche questo non potrei confermarlo, comunque penso sia avvenuto o il giorno prima, o il giorno stesso.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco.
R.B.: No, forse il giorno prima. Il giorno stesso no, non era possibile.
Avv. Giangualberto Pepi: Ecco, senta, lei… Volevo sapere questo: al di fuori di quei due o tre casi che ci ha parlato in cui la Rontini sarebbe stata accompagnata o da avventori o da altre persone a casa, in linea di massima, nei 29 giorni che è stata alle sue dipendenze, tornava sempre regolarmente a casa da se col motorino?
R.B.: Col motorino oppure il padre l’accompagnava.
Avv. Giangualberto Pepi: Senta, ma in questo periodo, proprio siamo in vicinanza anche all’omicidio che poi si verificherà, la Pia Rontini com’era? era tranquilla, nonostante che…
R.B.: Si, si.
Avv. Giangualberto Pepi: Non palesava nessun pericolo, minaccia, non gli parlò di…
R.B.: No, no. No…
Avv. Giangualberto Pepi: …preoccupazioni, né che era stata disturbata da qualcheduno,…
R.B.: No.
Avv. Giangualberto Pepi: Quindi era tranquilla.
R.B.: Sì, sì.
Avv. Giangualberto Pepi: Era solo, come ha detto lei, una preoccupazione per dato l’orario e data l’età per tornare a casa.
R.B.: Certo.
Avv. Giangualberto Pepi: Bene. La ringrazio.
Presidente: Una domanda, per cortesia. Il giorno dell’omicidio c’è stata questa modifica di turno che lei dice le riferì la… come si chiama, la..,
R.B.: La Bazzi.
Presidente: La Bazzi, eccetera, c’è stata anche qualche altro giorno questa modifica di turno?
R.B.: Non ho capito, scusi.
Presidente: C’è stata modifica d’orario anche in qualche altro giorno?
R.B.: Può avvenire perché delle volte, avendo quattro o cinque dipendenti, qualcuno abbia delle problematiche di orari…
Presidente: No, ma lei se lo ricorda questo particolare, o no?
R.B.: Che si cambiasse turno?
Presidente: Eh.
R.B.: Sì, sì.
Presidente: In qualche altra occasione?
R.B.: Sì, sì.
R.B.: Non con Pia, però, eh.
Presidente: No, no, sempre con la Pia.
R.B.: No, no.
Presidente: Se la Pia, anziché fare le 19:00 a chiusura, faceva anche altri orari
R.B.: No, no, generalmente era il orario, quello li. Di fare le chiusure del…
Presidente: Quindi a lei le risulta che solamente quel giorno lì ci fu modifica di orario.
R.B.: Sì, sì.
Presidente: Va bene.
P.M.: Un’ultima domanda, Presidente, dato… un seguito alla sua. Lei, per riepilogare io per capire, lei dice: ‘io ricordavo che fu la Francini Marisa a chiedere il cambio turno. La Bazzi mi ha detto: ‘no, fu lei a chiederlo’ Poi ora ha precisato: ‘questo cambio deve essere stato chiesto il sabato, e non fu una cosa della domenica’. Come mai lei presume che se lo siano chiesto il sabato?
R.B.: Sì, quello… No, o il sabato, o due giorni avanti, perché la domenica…
P.M.: Sì, sì, certo.
R.B.: Perché siccome, quando si faceva i turni, non è… o uno si sentiva male, andava via, allora a quel punto lì icché succedeva, succedeva. Ma altrimenti, facendo l’orario spezzato, lei entrò alle otto la mattina e andò via a mezzogiorno o l’una. Poi rivenne nel pomeriggio. Quindi, questo orario, non poteva avvenire…
P.M.: Sennò non la vedeva, non l’avrebbe vista la Bazzi.
R.B.: No, non poteva.
P.M.: Doveva essersi messa d’accordo prima.
R.B.: Sì, penso senz’altro.
P.M.: Lei, di questo cambio che lei ricorda con la Francini, ne ha parlato con la Bazzi, con la Francini ne ha parlato? Ha chiesto alla Francini Marisa, dice: ‘ma allora, fosti te che hai dato il cambio, o è stata la Bazzi?’
R.B.: Appunto, me lo sono chiarito, perché non è che fossi…
P.M.: Con la Francini ci ha parlato?
R.B.: No, parlò mia moglie. Gli ha detto appunto che lei, l’aveva cambiato la Bazzi. E ho saputo appunto che era stata la Bazzi.
P.M.: Ecco, anche la Francini ha confermato questa circostanza.
R.B.: Sì, sì.
P.M.: Grazie. Non ho altre domande.
Presidente: Può andare, grazie.
R.B.: Buongiorno.
P.M.: Sentiamo Bazzi Manuela.
Presidente: Scusi, eh, noto ora che l’avvocato Zanobini è andato via? Da chi è sostituito? Come si chiama lei, avvocato?
Avv. Federico Bagattini: Bagattini.
Presidente: Bagattini. Ah, benissimo. C’è anche l’altro avvocato dietro, bene.
Avv. Giangualberto Pepi: È per Bertini, eh, Presidente.
Avv. Cartelli: Avvocato Cartelli per Bertini, signor Presidente.
Presidente: Ah, bene. Scusi, come si chiama lei, signora?
M.B.: Bazzi Manuela.
Presidente: Bazzi Manuela. Vuol essere ripresa dalle telecamere?
M.B.: No.
Presidente: No. Niente telecamera.
Segretario d’udienza: Dove è nata?
M.B.: Londa il 12 luglio 1954.
Presidente: Residente?
M.B.: Dicomano.
Segretario d’udienza: Legga la formula.
M.B.: Sì. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, grazie. Signora, signorina, lei può dire innanzitutto alla Corte che lavoro fa?
M.B.: Io ora, attualmente sono disoccupata.
P.M.: Nell’anno ’84 quando avvenne l’omicidio a Vicchio ai danni di Pia Rontini, che lavoro faceva?
M.B.: Facevo la barista presso La Nuova Spiaggia in gestione di Bini Roberto.
P.M.: Faceva anche altri lavori, o faceva solo quello?
M.B.: No, andavo a Firenze in una famiglia. E il sabato e la domenica, siccome ero separata, avevo due bambini, andavo a svolgere anche questo lavoro.
P.M.: Da quanto tempo faceva questo secondo, questo ulteriore lavoro al bar del Bini?
M.B.: Eh, sarà stato… mi alternavo il sabato e la domenica, sarà stato due mesi, si, pressappoco.
P.M.: Sull’estate, insomma.
M.B.: Estate… Cioè, i giorni liberi che avevo dall’altro lavoro. E poi, dopo quello che è successo, sono stata impiegata a tempo pieno. Lasciai il lavoro a Firenze e facevo la barista a tempo pieno.
P.M.: Lei ricorda, quindi che in quei due mesi faceva il sabato e la domenica?
M.B.: Il sabato e la domenica, sì.
P.M.: Ricorda se aveva il sabato e la domenica un orario pressoché fisso, o era una specie di jolly, per così dire?
M.B.: Facevo… Sì ero un po’ il jolly. Poi facevo magari il pomeriggio e chiusure, mi alternavo…
P.M.: Il sabato e la domenica.
M.B.: Il sabato e la domenica, sì.
P.M.: I turni pomeriggio e chiusure, ce li può dire che turni erano?
M.B.: Pomeriggio e chiusure, entravo all’una, una e mezzo, se facevo il pomeriggio andavo via alle sette e mezzo, l’otto la sera. Era un po’ elastico come orario. E…
P.M.: E invece quello serale?
M.B.: Quello serale era dalle otto, otto e mezzo, fino a chiusura: all’una, alle due, secondo quando chiudeva il locale.
P.M.: Lei ricorda chi altri, in quel periodo, lavorava nel bar?
M.B.: C’era una signora, Marisa, però di cognome non mi…
P.M.: Franconi, per caso? Franconi?
M.B.: Può darsi. Ora, di preciso, non me lo ricordo.
P.M.: La signora di nome Marisa…
M.B.: La conosco, però… Sì, la signora Marisa faceva la mattina. Poi poi c’era un’altra che si chiamava Luciana. Di cognome non me lo ricordo. Era dipendente anche lei, sì, fissa. Poi c’era la moglie del Bini Roberto, e basta.
P.M.: Roberto chi è? Ah, il Bini Roberto.
M.B.: Il Bini Roberto.
P.M.: Lei ricorda se c’era anche il nipote di Pacciani che lavorava là? Si chiama Caminati Valerio.
M.B.: Sì. Ho lavorato anche con lui, però dopo è subentrato lui.
P.M.: Lei sa se il Caminati Valerio – che lei dice ha lavorato dopo qualche volta, nell’epoca precedente l’omicidi, aveva sostituito o aveva lavorato…
M.B.: Mah, io non me lo ricordo.
P.M.: Non lo…
M.B.: Penso proprio di no.
P.M.: No.
M.B.: Non me lo ricordo.
P.M.: Non lo ricorda. Senta, venendo a quella domenica, lei che orario avrebbe dovuto fare, o qual era il suo orario?
M.B.: Io dovevo…
P.M.: E se c’è stato un cambiamento su questo orario, ci dovrebbe spiegare che cambiamento è stato e quando lo ha deciso.
M.B.: Cioè, la Pia a me mi chiese se potevo fargli la chiusura, perché l’avrebbe dovuta fare lei. Cioè, l’otto e mezzo, la chiusura del locale; e io dovevo fare il pomeriggio. Si è invertito la cosa, perché lei mi disse doveva andare a cena col suo ragazzo e gli facevo un piacere grande. E in effetti è stato così, ho cambiato il turno.
P.M.: Lei ricorda questa richiesta di piacere quando è avvenuta? Cioè, quand’è che vi siete messe d’accordo?
M.B.: Penso la sera prima. Ora non me lo ricordo, dopo 13 anni, non è proprio…
P.M.: Vi eravate messe d’accordo il giorno prima? Perché la sera stessa non vi incontravate a…
M.B.: Eh, cioè, io montavo e lei smontava.
P.M.: Quindi dovevate essere d’accordo prima, sennò alle quattro mancava qua…
M.B.: In effetti lei, insomma, si precipitò subito via. Addirittura la richiamai, gli dissi: ‘Pia, non mi saluti nemmeno?’, così tanto per dire qualcosa. E allora venne lì e mi salutò, mi dette un bacino. E fu l’ultima volta che la vidi.
P.M.: Il turno 16:00 o 13.00-20.00, quella domenica lo avrebbe dovuto fare lei?
M.B.: Sì. Io dovevo fare il pomeriggio e lei la chiusura e invece ci siamo scambiati…
P.M.: È sicura di questo? Perché il signor Bini, sentito dalla Polizia prima che lei gliene avesse parlato di questa faccenda, dice che fu la sostituzione con questa signora Marisa. Lei è sicura di quello che dice, o ha un ricordo…
M.B.: Certamente. Certamente sono sicura.
P.M.: In qualche dato di questo processo che in questo momento non ricordo, e quindi non posso farle una contestazione specifica, però le faccio la domanda, mi sembra di aver letto, o avuto l’impressione, che lei in quel periodo , quel giorno, o prima o dopo, lei era stata al mare, o andava al mare. Ho letto male io?
M.B.: Eh, sì.
P.M.: Bene.
M.B.: Sì, perché ci avevo problemi economici, sicché non me lo potevo permettere.
P.M.: No, la giornata al mare, non…
M.B.: No, no, no. Io non ricordo. Non ricordo…
P.M.: Eh, se non ricorda, lei ha un ricordo talmente diverso, però esclude di essere stata al mare quella domenica. E la sostituzione con la Pia magari è avvenuta la domenica prima?
M.B.: No, no.
P.M.: E lei, quella sera, in realtà, la sostituzione alla Pia l’aveva in altro modo?
M.B.: No, no, gliel’ho sostituito io il turno, perché io stavo a Dicomano a quell’epoca. E il signor Bini è venuto ad accompagnarmi. Si è chiuso alle due e lui è venuto ad accompagnarmi a casa. E la Pia, cioè, io addirittura non ho saputo niente di quello che era successo. L’ho saputo il lunedì mattina…
P.M.: Sì, mi scusi, la mia domanda è diversa. Non il fatto che lei abbia fatto quel turno, è pacifico. Io dico: la richiesta di sostituzione nel turno…
M.B.: Che sia stata un’altra…
P.M.: Sì.
M.B.: No. Io non…
P.M.: Perché lei, tutto sommato, ha, come conseguenza di questo turno, lei ha anche detto alla Polizia: ‘beh, mi sono sentita quasi in imbarazzo, perché se… di averla sostituita.’
M.B.: Certamente, insomma. Io penso…
P.M.: Per quel che è successo.
M.B.: Eh, ma… Certamente, però cioè, è stato tutto casuale, non è…
P.M.: I fatti sono questi. Senta, lei con la Pia aveva un rapporto di conoscenza abbastanza specifico, o l’aveva conosciuta solo nel bar?
M.B.: L’avevo conosciuta, da pochi giorni lì, si lavorava insieme.
P.M.: Senta, le faccio una domanda a cui la prego di essere più attenta possibile nel suo ricordo : lei ha mai avuto qualche accenno, o qualche racconto dalla Pia, sia pure generico, del fatto che qualche avventore, magari così, le aveva fatto qualche apprezzamento generico, eh, di quelli…
M.B.: Sì, sì.
P.M.: Non, ovviamente niente di forte.
M.B.: No, no, era una ragazza molto riservata la Pia. Sapevo che ci aveva questo ragazzo e gli voleva tanto bene, però… Cioè, non so, era anche un carattere dolce, un carattere aperto…
P.M.: La mia domanda è diversa. Se…
M.B.: Sì, ho capito. No, no. Non…
P.M.: Era riservata. E quindi, di queste cose, non ne avevate mai parlato.
M.B.: No.
P.M.: Effettivamente. E lei ricorda se al bar, anche dopo l’omicidio, o prima, qualcuno parlava della opportunità, o necessità di accompagnare la Pia la sera quando smetteva il turno?
M.B.: No.
P.M.: Mai sentito dire.
M.B.: Mai.
P.M.: Quel, un certo Poggiali che faceva l’arbitro di tennis, lo ricorda come avventore del bar la sera tardi…
M.B.: Mah, ora… chiusura e a volte ha accompagnato la Pia, perché seguita. Ha mai sentito questi discorsi?
M.B.: No, no.
P.M.: Allora faccio le altre. . . le domande a lei. Lei dice, se non ho capito male: ‘una sera mi accompagnò il signor Bini a Dicomano’?
M.B.: Sì, sì.
P.M.: Perché, era una cosa normale che lei venisse accompagnata, o fu eccezionale quella sera?
M.B.: No, no, m’accompagnava tante volte, perché non avendo la macchina, il treno a quell’ora non c’era sicché…
P.M.: Quindi lei veniva sempre accompagnata da qualcuno?
M.B.: O da lui, oppure restavo a Vicchio, c’ho un fratello a Vicchio, restavo da lui. Sono stata a dormire anche su perché c’hanno un appartamento, quando dovevo fare la mattina. M’arrangiavo un po’ così, perché quando non c’era il treno, certamente io la macchina non ce l’avevo e allora…
P.M.: Da Borgo a Dicomano ci sono treni fino a tardi?
M.B.: No, da Vicchio…
P.M.: Da Vicchio, scusi.
M.B.: Dalle nove in poi non c’è più un treno.
P.M.: Senta ancora una cosa: lei ricorda se nel bar c’erano avventori anziani, questi che vengono un po’ a bere.
M.B.: Ma certamente. In un bar di paese si sa, ci passa tante persone, ci può essere quello che ti fa la battuta, ci può essere quello… Però insomma…
P.M.: Un apprezzamento sulla femminilità.
M.B.: Apprezzamenti, certamente. Però…
P.M.: Lei è capitato?
M.B.: Mi può essere capitato.
P.M.: Niente di particolare.
M.B.: Niente di particolare.
P.M.: Il signor Vanni, che siede al banco degli imputati sulla mia destra, e che ovviamente in quegli anni aveva sembianze diverse, le ricorda nessuna persona vista in passato a Vicchio?
M.B.: No, io l’ho visto solamente sui giornali.
P.M.: Le sono mai state mostrate foto del Vanni come era in passato?
M.B.: No.
P.M.: Quindi lei l’ha visto solo con le sembianze di oggi, o sui giornali?
M.B.: Sì, ora.
P.M.: Senta ancora una cosa, di questi episodi, apprezzamenti nel bar di avventori, ha qualche ricordo particolare, o solo generico?
M.B.: Generico perché…
P.M.: Le è mai capitato di sentir dire che gualche avventore magari si era un pò spinto a chiedere appuntamenti, fare apprezzamenti un pò più forti?
M.B.: Mah, ora. . .
Avv. Giangualberto Pepi: Credo che su questo la teste abbia già ampiamente risposto, Presidente. L’ha detto tre volte.
Presidente: Avvocato, per carità.
P.M.: Signora, lei ha ricordo se all’epoca del fatto, cioè ’84, vicino al bar vi era una cassetta delle lettere?
M.B.: No.
P.M.: Non ha ricordo perché… C’è la stazione vicina?
M.B.: Sì.
P.M.: Se alla stazione ci fosse fuori una cassetta delle lettere?
M.B.: Penso ci sia, però…
P.M.: Mi interessava sapere se lo ricordava all’epoca.
M.B.: Non lo ricordo. Penso ci sia certamente, però non le ricordo.
P.M.: Lei ha detto…
M.B.: Cioè, non c’ho mai fatto caso.
P.M.: . . . che a Vicchio a volte dormiva, o quando è capitato arrangiandosi, da un suo fratello?
M.B.: Sì.
M.B.: Sì.
P.M.: Lei ha mai avuto attività lavorative diverse in Vicchio?
M.B.: Dopo però.
P.M.: Successivamente.
M.B.: Successivamente.
P.M.: All’epoca solo quelle che ha detto.
M.B.: Sì.
P.M.: Che attività ha svolto a Vicchio dopo?
M.B.: Dopo?
P.M.: Sì.
M.B.: C’ho avuto un negozio di generi alimentari.
P.M.: Era per caso di proprietà del Bini prima?
M.B.: Sì.
P.M.: Cioè, ve lo siete scambiato, o lei era gestore e proprie…
M.B.: No, io ero gestore insomma…
P.M.: Era di proprietà del Bini…
M.B.: Mi ha venduto le patenti.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Parti civili? Niente. Avvocato. . .
Avv. Giangualberto Pepi: Signora, brevissime domande. La prima è questa: la povera Pia Rontini che tipo di orario aveva nel lavoro, aveva un orario fisso — che le risulti a lei – oppure cambiava orario?
M.B.: Questo io non glielo so dire, perché…
Avv. Giangualberto Pepi: Non lo sa anche perché lei…
M.B.: … ero dipendente sicché ci si vedeva poco. Magari si faceva qualche pomeriggio insieme. Però…
Avv. Giangualberto Pepi: Esatto. Comunque, quando in questo periodo, soprattutto in vicinanza dell’omicidio, la Pia Rontini come le sembrava? Era tranquilla, oppure le sembrava agitata?
M.B.: Certamente, era una ragazza favolosa.
Avv. Giangualberto Pepi: Certo. Senta signora, l’ultima domanda: successivamente all’omicidio lei_ ha mai ricevuto delle 1ettere anonime?
M.B.: No.
Avv. Giangualberto Pepi: Di nessun tipo.
M.B.: Di nessun tipo.
Avv. Giangualberto Pepi: La ringrazio.
Presidente: Bene, può andare. Grazie.
P.M.: Sentiamo ancora: Pampaloni Dario
D.P.: Pampaloni Dario.
Presidente: Come si chiama lei?
D.P.: Pampaloni Dario.
Segretario d’udienza: Nato a?
D.P.: A Dicomano il 13 aprile 1928
Segretario d’udienza: (voce non udibile)
D.P.: 1928.
Segretario d’udienza: Mese?
D.P.: 13 aprile 1928.
Segretario d’udienza: Risiede?
D.P.: Vicchio.
Segretario d’udienza: (voce non udibile)
Presidente: Come?
Segretario d’udienza: (voce non udibile)
Presidente: Non riesce a leggere? Senta, vuole essere ripreso dalla telecamera, o no?
D.P.: No, no.
Presidente: No. Allora niente telecamere. Allora, si impegni a dire la verità e a non nascondere nulla di quello che conosce di questa vicenda, sul quale sarà interrogato, va bene?
D.P.: …
Presidente: Come?
D.P.: Sì.
Presidente: Sì, bene.
P.M.: Signor Pampaloni, che lavoro fa lei?
D.P.: Fo il pastore.
P.M.: Lei conosce il posto, La Boschetta dove è avvenuto l’omicidio?
D.P.: Certo.
P.M.: Come mai? Ci andava per il suo lavoro?
D.P.: Andavo a pascolare il gregge.
P.M.: Lì, accanto… nel campo che è lì accanto.
D.P.: Sì.
P.M.: Anche al momento dell’omicidio? Anche all’epoca, no scusi, al momento. Anche nell’84?
D.P.: Sì.
P.M.: Lei ricorda…
D.P.: Ma non tutti i giorni.
P.M.: … di aver visto di giorno, in altre ore, la macchina celeste di quei ragazzi che poi sono morti?
D.P.: No.
P.M.: Non ce l’ha mai vista?
D.P.: I ragazzi, sì.
P.M.: C’ha visto i ragazzi lì a La Boschetta?
D.P.: La macchina verde…
P.M.: La macchina celeste.
D.P.: Boh.
P.M.: In quello spiazzo ce l’ha mai vista?
D.P.: Ce l’ho vista due volte, ma sa, io andavo da qua e là.
P.M.: Sì, io le chiedo innanzitutto se c’ha visto la macchina.
D.P.: Sì.
P.M.: Ce l’ha vista. Qualche tempo prima che poi fossero ammazzati?
D.P.: Mah, ora non mi ricordo.
P.M.: Però è quella macchina lì?
D.P.: Mi pareva bianca a me.
P.M.: Celeste. Ma i ragazzi li conosceva lei?
D.P.: Sì. Così, d’occhio.
P.M.: Perché li aveva visti lì, o li aveva visti a Vicchio?
D.P.: Li conoscevo così anche a Vicchio.
P.M.: Quindi quando, avendoli conosciuti a Vicchio li ha visti anche lì alla Boschetta?
D.P.: Cè l’ho visti un par di volte, così.
P.M.: Bene, chiarissimo. Senta una cosa, il posto dove ha visto questa macchina, la macchina era parcheggiata, in questo paio di volte, così, se poi ha visto le foto, com’era parcheggiata al momento dell’omicidio?
D.P.: Mah, io l’ho vista venire così poi…
P.M.: Entrare…
D.P.: Non stavo mica sempre lì.
P.M.: Lei ha detto conosce la zona, quindi ha presente dove ora ci sono quelle croci, no?
D.P.: Sì.
P.M.: Sopra, la collina sopra le croci, sa se si poteva arrivare dalla strada sopra che va alla fattoria; La Rena fino lì, sopra proprio La Boschetta? Se c’era una strada, sopra…
D.P.: No, no.
P.M.: Non lo sa.
D.P.: Strada non c’è.
P.M.: Non strada, un… nei campi si poteva andare? C’erano dei campi sopra coltivati?
D.P.: No, vicino alla strada che va La Rena.
P.M.: Sì.
D.P.: Lì, sì.
P.M.: Ecco. Dalla strada che va a La Rena si poteva arrivare fin sopra La Boschetta e vedere sotto? A piedi, o con una macchina, o nei campi?
D.P.: No, perché c’è il bosco.
P.M.: Ah, c’è un bosco? Ma noi abbiamo delle foto che non sembra ci sia un bosco. Sembra un posto dove ci si arriva.
D.P.: Proprio dove successe il fatto c’è il bosco.
P.M.: Ho capito. Ma io mi riferisco a sopra, sulla montagna, sulla collina. Lei c’è mai stato all’epoca?
D.P.: Alla strada che va a La Rena.
P.M.: Dalla strada che va a La Rena, girando nei campi, si può andare più vicino possibile a sopra La Boschetta? Si poteva all’epoca. Il bosco sopra…
D.P.: Sì c’è un campo c’è.
P.M.: Ecco. Questo campo, lei ricorda se all’epoca ci potevano passare i trattori o se c’era accanto al campo una strada?
D.P.: No, non mi…
P.M.: Non se lo ricorda.
D.P.: No.
P.M.: Senta una cosa, lei è mai stato a bere, o a prendere qualcosa al bar La Spiaggia a Vicchio, vicino alla stazione?
D.P.: No.
P.M.: Non c’è mai stato. Non ho altre domande, grazie.
Presidente: Prego.
Avv. Federico Bagattini: Sì, signor Presidente, una sola domanda. Signor Pampaloni, mi riferisco alla piazzuola dove è successo il fatto, lei oltre a questa Panda celestina, aveva notato altre macchine in altre…
P.M.: Presidente, chiedo scusa. Il difensore che ha fatto domande ora, non è difensore per quello che riguarda l’omicidio dell’84.
Avv. Federico Bagattini: Che vuol dire?
Presidente: Che interesse?
P.M.: Che interesse ha? Credo che debba avere interesse a fare la domanda.
Avv. Federico Bagattini: L’interesse è questo, signor…
Presidente: Le accuse mosse a carico del Faggi… Mi trovo un pochino in imbarazzato perché francamente questo tipo di opposizione…
Presidente: Ma il Faggi non risponde del delitto Rontini.
P.M.: Non ho nessuna opposizione. Per carità, anzi.
Presidente: No, no, basta che ci spieghi.
P.M.: Ecco, esatto.
Presidente: Il Faggi non risponde del delitto Rontini, quindi non…
Avv. Federico Bagattini: Però risponde di due fatti in relazione alle chiamate in reità del signor Lotti.
P.M.: Sì, però il teste…
Avv. Federico Bagattini: E allora io credo che sia comunque compito di questa difesa, di tanto in tanto, magari non tutti i giorni, cercare di fare domande per saggiare, verificare l’attendibilità del Lotti, tutto qui.
P.M.: Nessuna opposizione formale. Io prendo atto…
Presidente: Va bene, faccia la domanda, faccia la domanda.
Avv. Federico Bagattini: Mi sembrava… che ovviamente…
Presidente: Nessun problema che lei faccia le domande, così per chiarire.
Avv. Federico Bagattini: Mi sembrava così ovvio, insomma, comunque…
Presidente: Anche ieri mi pare, domandava lei se era sempre difensore del Faggi o no, appunto perché faceva domande che non avevano attinenza per gli episodi ascritti al Faggi, comunque.
Avv. Federico Bagattini: Sì, sì, ho capito. Ma io credo…
Presidente: Va bene, può fare le domande che crede.
Avv. Federico Bagattini: Comunque ne faccio una sola, così si fa anche veloce.
Presidente: No, ma non è per proibire, per carità. Bene, faccia pure.
Avv. Federico Bagattini: E allora, le domandavo signor Pampaloni se lei ha notato altre macchine in quella piazzola oltre alla Panda celestina?
Presidente: Ha capito signor Pampaloni?
D.P.: No.
Avv. Federico Bagattini: Non ha capito o non l’ha vista?
D.P.: Non l’ho vista.
Avv. Federico Bagattini: Non l’ha vista. Allora bisogna che le rinfreschi un pochino la memoria. Perché lei fu sentito dalla Polizia di Stato il 16/07/96 e in quella circostanza, a domanda, lei rispose: “Ho notato che molte macchine si fermavano nello spazio in questione. Posso dire di aver visto la Panda celestina di Claudio due volte, o tre. Non ricordo di preciso, sicuramente nel pomeriggio, in quel momento che mi trovavo là con le pecore…”
D.P.: Quello, sì.
Avv. Federico Bagattini: Quindi lei conferma quello che le ho letto?
D.P.: Pomeriggio, li ho visti sì.
Avv. Federico Bagattini: Però lei disse anche, signor Pampaloni: “Ho notato che molte macchine si fermavano nello spazio in questione. Posso dire di aver visto la Panda celestina…”
D.P.: Io non facevo mica il guardone. Ero con le bestie.
Avv. Federico Bagattini: Questo nessuno gliel’ha detto.
D.P.: Ero con le bestie lì.
Avv. Federico Bagattini: Lei si ricorda di aver… . .
D.P.: Ora non mi ricordo.
Avv. Federico Bagattini: Lei si ricorda di aver detto questa cosa nel luglio del ’96 alla Polizia?
D.P.: No, io no.
Avv. Federico Bagattini: Non se lo ricorda e quindi si produce il verbale.
Presidente: Comunque ci sono le fotografie dell’epoca dove si vedono i passaggi delle ruote. Quindi non è quelle due o tre volte che ha visto la Pia Rontini. Va bene, può andare. Grazie.
P.M.: Presidente, noi stiamo andando velocissimi e io i testi, erano otto per stamani, ho già terminato.
Presidente: Bell’e finito?
P.M.: Sì.
Presidente: Bene, allora…
P.M.: Abbiamo una velocità sorprendente, anche rispetto alla lista testi del P.M.. Quindi cerco giovedì di convocarne altri rispetto a quelli che mi ero memorato.
Presidente: Allora, giovedì mattina.
P.M.: Spero di farcela a convocarne di più di quelli che avevo pensato.
Presidente: Allora, giovedì 10 luglio alle ore 09.30.
P.M.: 09.30.
Presidente: Alle 09.30. Allora, signori avvocati per cortesia, allora giovedì 10 alle ore 09.30 si prosegue. Prendete atto. Nuova traduzione dell’imputato Vanni. L’udienza è tolta.