Il 26 Giugno 1996 rilascia testimonianza Alessandra Bartalesi a Michele Giuttari e al PM Paolo Canessa dopo la testimonianza del 26 giugno 1996.
“In successivi interrogatori del Pubblico Ministero, la teste aggiungeva altri fatti e dettagli precedentemente non riferiti. In particolare riferiva che Lotti le aveva proposto, più volte, di diventare la sua fidanzata. A lei non sarebbe dispiaciuto visto che con il proprio fidanzato litigava spesso, mentre con Lotti andava molto d’accordo e era favorevolmente colpita dalle sue premure e dalle sue gentilezze. Il fidanzamento non sarebbe dispiaciuto neppure allo zio Mario, che più volte le aveva detto che con Giancarlo faceva una bella coppia. Però aveva capito che Giancarlo aveva problemi di natura sessuale, precisamente di impotenza. Problemi, che, per come aveva avuto modo di capire, aveva anche lo zio Mario. Precisava, a proposito degli interessi femminili dello zio e di Giancarlo, di aver capito, dai discorsi che facevano, che entrambi erano alla ricerca di esperienze con donne, perché si sentivano emarginati.
Riferì una circostanza che all’epoca non l’aveva particolarmente insospettita, anche se le era apparsa alquanto strana. Lotti le aveva manifestato i propri timori per il fatto che lei andasse in giro da sola con Vanni. Non mi piace che tu vada da sola con tuo zio, aveva detto, serio. In quella occasione, proprio per non farla andare a Montespertoli da sola con lo zio, Giancarlo, che era intenzionato a recarsi a Firenze dalla Gabriella, aveva cambiato i suoi programmi, preferendo andare lui ad accompagnarli al paese.
Ad Alessandra pareva che Lotti nascondesse qualcosa di importante, nel senso che si comportava come se, avendo un mistero, volesse comunicarglielo senza però averne il coraggio. In pratica, aveva capito che Lotti intendeva dire qualcosa ma dentro di sé aveva contemporaneamente un qualcosa che gli diceva di non dirla.
Un altro fatto misterioso era, secondo lei, la grande disponibilità di denaro, che avevano sia lo zio che Lotti. Quasi ogni sera lo zio pagava anche centomila lire e, una volta, le aveva dato una busta con cinque milioni in contanti per consentirle di dare l’acconto per l’acquisto di un’auto. Tutto ciò era inusuale e strano.“
Trascritto da: Compagni di Sangue pag. 69/70/71