4 Ottobre 1997, 21° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Paola Fanfani, Marisa Pucci, Arturo Minoliti, Paolo Faggioli, Mario Marchi, Simone Bandinelli, Gherardo Gherardi

Presidente: Il Vanni? Allora, vedo che manca una telecamera in fondo all’aula, ce n’è una alle mie spalle; ricordo al tele cameraman, come si chiama non so, di non riprendere la Corte dalle spalle. La Corte può essere ripresa solamente frontalmente. Pare che non sia avvenuto questo nelle immagini della scorsa udienza. C’è, in tal senso, anche l’ordinanza ammissiva delle telecamere in aula all’inizio del processo. Allora, vediamo un po’ la difesa come sta. Vanni Mario, presente. Difeso dall’avvocato Antonino Filastò. Bagattini per Faggi, che continua ad essere assente. Bertini con Lotti, che è presente. Zanobini per Corsi, che non c’è, vero? 
(voce non udibile) No, Presidente.
Presidente: Per le parti civili. Saldarelli? Niente. Allora, c’è Curandai.
Avv. Giampaolo Curandai: Sì.
Presidente: Poi c’è Pellegrini. C’è Colao. Le altre parti sono rappresentate dall’avvocato Curandai, se non c’è incompatibilità. Va bene, avvocato Curandai?
Avv. Giampaolo Curandai: Sì, Presidente.
Presidente: Poi vedrà che piano piano arrivano tutti. Allora, preliminarmente informo che l’avvocato Pepi, che era difensore del Vanni, ha fatto pervenire un’istanza di rinuncia all’incarico. Da una sua motivazione, chi ha interesse, la può prendere in visione dalla segretaria. Va bene, allora si può riprendere l’udienza. Pubblico Ministero, cosa abbiamo stamattina?
P.M.: Abbiamo diversi testi, per l’esattezza dovrebbero essere sei.
Presidente: Voce.
P.M.: Dicevo, devo solo accendere… Abbiamo diversi testi, io ne ho citati sette, addirittura, che sono presenti. Alcuni saranno introdotti tramite la testimonianza del maresciallo Minoliti, che è il comandante della Stazione di San Casciano, e riguardano la questione della testimonianza fornita in dibattimento da Butini Fabrizio, in relazione a quell’episodio di omosessualità che c’è stato raccontato a riscontro di queste sue caratteristiche personali. Prima ho, comunque, alcuni dei familiari di Pucci Fernando, e per l’esattezza, la cognata e la sorella. Vorrei cominciare con Fanfani Paola.
Presidente: Allora, informo l’avvocato Filastò, perché l’avvocato Filastò non c’era nelle scorse udienze, che è stato sentito Butini… non mi ricordo il nome…
P.M.: Fabrizio, Presidente.
Presidente: Fabrizio, il quale sui rapporti, diciamo, omosessuali con il Lotti ha negato la circostanza. È importante sapere se ha detto la verità o non ha detto la verità per, a sua volta, poi determinare l’attendibilità del Lotti, e tutto il resto. Sono testi non indicati nella lista, quindi dovrebbero essere ammessi in base all’articolo 507 dalla Corte. La Corte è informata di questa situazione, è già d’accordo nel sentirli. Se siete d’accordo, li sentiamo oggi… 
P.M.: Sono già qui.
Presidente:  … e se no, si rinvia alla fine. Come volete, però vanno sentiti. Bene. Come si chiama lei, signora?
Paola Fanfani: Fanfani Paola.
Presidente: Fanfani Paola. Dove è nata?
P.F.: A NNNNNNNN
Presidente: Quando?
P.F.: Il NNNNNNN
Presidente: Residente?
P.F.: A NNNNNNNNNN
Presidente: Legga la formula che è davanti a lei.
P.F.: Leggo?
P.M.: Sì, sì.
P.F.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
Presidente: Signora, lei è venuta per riferire alcune circostanze che sono a sua conoscenza. Mi raccomando dica la verità.
P.F.: Senz’altro.
Presidente: Sa che i testi falsi o reticenti, quelli che tacciono la verità son perseguibili penalmente, quindi, nel suo interesse, ci dica tutto quello che sa. Bene, Pubblico Ministero può partire.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora, può spiegare innanzitutto il suo grado di parentela con Butini Fabrizio?
P.F.: Con…?
P.M.: Chiedo scusa, chiedo scusa, veramente. Con Pucci Fernando.
P.F.: Sono la cognata.
P.M.: Quindi, lei ha sposato il fratello.
P.F.: Sì.
P.M.: Il signor Valdemaro Pucci.
P.F.: Sì.
P.M.: Senta, da quanto tempo lei conosce Fernando?
P.F.: Da quando ero bambina, perché sto nello stesso paese, sicché.
P.M.: Ecco, abitava già da ragazza a Montefiridolfi.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Quindi, che età ha oggi Fernando?
P.F.: Non me lo ricordo. Mi sembra…
P.M.: Cinquant’anni, circa.
P.F.: No, più Fernando.
P.M.: Di più.
P.F.: Eh sì. L’avrà sessantaquattr’anni, mi sembra.
P.M.: Bene.
P.F.: Non son sicura dell’età.
P.M.: Sì, sì, poi lo verifichiamo. Quindi, lei lo conosce fin da ragazzo. Invece lei l’ha conosciuto di vista o personalmente, Lotti Giancarlo?
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Anche lui da tanto tempo o in tempi recenti?
P.F.: Da quando l’era amico del mi’ cognato.
P.M.: Ecco, la sa localizzare nel tempo questa amicizia? Cioè, è un’amicizia remota, da quando erano giovani, abitavano…
P.F.: Ma non penso, da quando ero giovani, da… ‘un so quando… sa ora le cose io…
P.M.: Tanti anni, eh, diciamo così. Da tanti anni.
P.F.: Insomma, da tanti anni, sarà stato una diecina d’anni conoscevo Giancarlo.
P.M.: Lei. E da…
P.F.: Il mi’ cognato…
P.M.: Ecco, da quanto si conoscevano con Fernando, lo sa?
P.F.: Non lo so. Questo non lo so. Io quando l’ho cono… l’ho conosciuto quando veniva a prenderlo a Montefiridolfi, poi, se prima poi si conoscevano e lui partiva da San Casciano… 
P.M.: Non lo sa.
P.F.: … io ‘un glielo so dire.
P.M.: Senta, lei dice l’ha conosciuto quando veniva a prenderlo a Montefiridolfi, perché erano amici, uscivano insieme?
P.F.: Sì.
P.M.: Questo lo ricorda. Veniva il Lotti Giancarlo in macchina, andavano…
P.F.: In macchina, sì.
P.M.: Sa dove andavano?
P.F.: Dove andavano?
P.M.: Sì.
P.F.: No, io dove andavano ‘un lo so.
P.M.: Non lo sa. Sa… queste uscite erano sia di giorno che di sera?
P.F.: Ma anche quello io ‘un ni posso di’ niente. Di giorno son più sicura, di sera no.
P.M.: Non lo sa. Il Fernando abita, o abitava con voi? Cioè…
P.F.: No, Fernando c’ha una casetta per conto proprio, vicino a noi.
P.M.: Vicino a voi. In questa casa abita da solo lui.
P.F.: Sì.
P.M.: Per quello che riguarda invece le sue necessità, lo aiutate voi o fa tutto da solo?
P.F.: No, a mangiare viene da me e dalla sorella. La sorella, poi, la pensa a accudirlo.
P.M.: Ho capito. Lui ha qualche hobby, qualche attività lavorativa, fa qualcosa?
P.F.: Ma, gl’aggeggia, ‘un è che c’abbi…
P.M.: Ecco. In questo significato “aggeggia”, cosa vuole dire?
P.F.: Che lavorucchia così. Fa un po’ d’imbian… imbianca se s’ha bisogno noi d’imbiancare la casa. Oppure fa un po’ di falegname, roba di’ genere.
P.M.: Per gli amici, per i conosc…
P.F.: Per noi, più che altro. Per noi di casa, ha capito?
P.M.: Per voi di casa.
P.F.: Anche per gli amici. Qualche volta se gli dicano: ‘vieni a imbiancare’, va, ecco.
P.M.: Certo. Quindi lui si… in questi lavori, diciamo, artigianali…
P.F.: Sì, preciso, sì.
P.M.: Senta ancora una cosa. Lei ricorda quando Fernando le raccontò qualcosa, così lei ha riferito, in merito a quel che aveva visto a Scopeti? Ricorda questo episodio?
P.F.: Me lo ricordo.
P.M.: Ce lo vuole spiegare come andarono le cose?
P.F.: Ero a tavola a mangiare e avevano fatto vedere in televisione tutto quel… io gli domandai: ‘ma te Ferna…’
Presidente: Scusi, quando avvenne questo? Quando avvenne questo?
P.F.: Che me lo disse?
Presidente: Eh.
P.F.: Me lo ricordo benissimo, fu il giorno che ci fu la scarcerazione di Pacciani. Però la scarcerazione fu la sera, e lui me lo disse a mezzogiorno. Sicché io il giorno preciso ‘un glielo posso dire.
P.M.: Era esattamente il 13 febbraio, a vedere dal verbale.
P.F.: Ecco.
P.M.: Del 1996, l’anno scorso.
P.F.: Sì, può darsi.
P.M.: Cosa raccontò, non la televisione, ovviamente, cosa raccontò Fernando?
P.F.: Mi raccontò che gl’aveva visto. Io gli domandai, ora le parole precise, come c’è scritto costì, ‘un gliele posso dire.
P.M.: No, ci dica cosa ricorda lei, o meglio…
P.F.: Mi ricordo che mi diss…
P.M.: … cosa le disse Fernando.
P.F.: S’erano fermati lì agli Scopeti, per fare dei bisogni suoi, e videro, tutto, insomma. Lui mi disse che aveva visto tutto. E io gli domandai anche ‘ma come t’ha’ fatto a vederli?’ ‘C’era il chiaro di luna’ mi disse – ‘c’era la luna e si vedeva benissimo’. Io, l’unica volta che c’ho parlato, l’è stata questa, m’è rimasto…
P.M.: L’unica volta che ha parlato di questo argomento.
P.F.: Di queste cose con lui, sì. Me lo disse da sé, spontaneamente, ecco.
P.M.: Di suo.
P.F.: Sì.
P.M.: Spiegò perché non l’aveva detto prima?
P.F.: No. No.
P.M.: E come mai lo disse a voi? Era stato sentito dalla Polizia.
P.F.: Era stato sentito dalla Polizia, forse quel giorno gli venne di dircelo anche a noi. Alla Polizia, penso, glielo aveva già detto.
P.M.: Glielo ha detto in precedenza. Quando raccontava che aveva visto tutto, per caso, disse o no, che lui voleva andare dai Carabinieri, quella notte?
P.F.: Sì, disse anche questo.
P.M.: E come mai non erano andati?
P.F.: Non erano andati perché il Lotti gli aveva detto di non andare.
P.M.: Lei ricorda, quando diceva: ‘abbiamo visto tutto’, o ‘ho visto tutto’, cosa aveva visto dell’omicidio?
P.F.: Che aveva visto tagliare la tenda con un coltello, mi disse, e sparare.
P.M.: Le disse chi aveva tagliato e chi aveva il coltello e chi aveva la pistola?
P.F.: Sì, mi disse anche questo.
P.M.: Ce lo vuole dire anche a noi, oggi?
P.F.: Mi disse: Mario Vanni.
P.M.: Aveva il coltello.
P.F.: Sì.
P.M.: E la pistola?
P.F.: Il Pacciani.
P.M.: Le disse anche se dopo, o durante questo episodio, lui e il Lotti erano stati minacciati dai due?
P.F.: No, a me questo non me lo ha detto.
P.M.: Non glielo ha detto. Su questo argomento, lei dice, non è più tornato? Lei non gli ha mai più chiesto nulla?
P.F.: No, non gli ho più chiesto nulla. Io gli ho chiesto: ‘ma sei sicuro di quello che tu ha detto? ‘. E lui m’ha detto: ‘sì, sono sicuro’.
P.M.: Senta ancora una cosa. Le ha raccontato se con il Lotti erano stati anche nei luoghi di altri omicidi, indipendentemente dall’avervi partecipato o meno?
P.F.: No, questo non me l’ha raccontato.
P.M.: Non ha detto se con Lotti era stato nella piazzola di Vicchio, nel millenovecento…
P.F.: No, questo…
P.M.: A lei non l’ha detto.
P.F.: No, a me non ha detto niente.
P.M.: Sa se lo ha raccontato a suo marito?
P.F.: Questo non glielo so dire.
P.M.: Lo dice suo marito.
P.F.: Ecco. 

P.M.: Senta, le ha raccontato Fernando che quando uscivano, andavano anche a spiare le coppie?
P.F.: Neanche questo mi ha raccontato.
P.M.: Non glielo ha raccontato. Lei, c’è un motivo per cui non è più tornata sull’argomento, o è lui, chiuso, che non ci vuole tornare?
P.F.: Cerco di non entrarci nell’argomento.
P.M.: Per la difficoltà.
P.F.: Ecco.
P.M.: Senta, lei dice: ‘l’ho conosciuto da bambino, Fernando’. Ricorda se, quando l’ha conosciuto lei, i genitori di Fernando, di suo marito, erano vivi? Lei li ha conosciuti?
P.F.: No, il babbo non l’ho conosciuto perché erano piccoli quando è morto. La mamma, sì.
P.M.: Lei può ricordare quando è morta la mamma?
P.F.: Mi sembra nel ’75.
P.M.: Quindi, Fernando era già grande.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Finché era viva la mamma, lui viveva con la mamma o viveva ugualmente con voi?
P.F.: No, no, con la mamma. Viveva…
P.M.: Con la mamma.
P.F.: … con la mamma e un fratello.
P.M.: E un altro fratello.
P.F.: E un altro fratello, si.
P.M.: Che ora non abita con voi.
P.F.: No.
P.M.: Non abita a Montefiridolfi.
P.F.: No, non abita più…
P.M.: Senta, lei ricorda se, quando morì il babbo, o in un’altra occasione, il Fernando era stato per qualche periodo, da bambino, all’istituto Don Facibeni, o…
P.F.: Sì. Io non me lo ricordo, l’ho sentito dire da mio marito, dai familiari, insomma.
P.M.: Lui era andato all’istituto Don Facibeni quando era morto il babbo? È una domanda, eh, non lo so nemmeno io.
P.F.: No, ‘un glielo so dire. Sì, penso proprio di sì, perché erano quattro figlioli tutti piccoli.
P.M.: Quindi…
P.F.: Lui aveva bisogno anche più di cure, sicché.
P.M.: Ecco, era andato all’istituto Don Facibeni, che è noto a Firenze, è un istituto dove vengono ricoverati…
P.F.: Però, io queste cose ‘un…
P.M.: … assistiti i ragazzi che hanno problemi familiari, ecco.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Questo lo ricorda…
P.F.: Questo l’ho sentito, ecco.
P.M.: Ecco.
P.F.: Perché io sono molto più giovane del mi’ cognato, sicché…
P.M.: Giusto.
P.F.: … ‘un me lo ricordo, quando era piccino lui ‘un me lo posso ricordare.
P.M.: Lei sa, per sentito dai familiari, che periodo c’è stato? Come mai poi la mamma l’ha ripreso?
P.F.: Non lo so questo, dottore, non lo so.
P.M.: Non lo sa. Lei sa se all’istituto Don Facibeni, il Fernando frequentava le scuole? Ha fatto qualche scuola o era…
P.F.: Penso di sì.
P.M.: Non ha sentito dire…
P.F.: Penso di sì, ma non lo so.
P.M.: Non lo sa. Benissimo. Sa se Fernando è stato ricoverato in istituti, in ospedali per malattie? O solo…
P.F.: In ospedale proprio no. Da quando lo conosco io, no.
P.M.: Mai.
P.F.: Prima, non lo so.
P.M.: Non lo sa. L’unica cosa che ha sentito dire è che era all’Istituto Don Facibeni.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Sa se lui ha ricevuto cure da qualche medico in particolare, qualcuno che lo ha assistito? Se conosce qualcuno, non il medico di famiglia, per la sua malattia o per quei problemi che lei dice questo ragazzo ha avuto da ragazzo?
P.F.: Non lo so questo.
P.M.: Non lo sa. Da quando lo conosce lei, sa se è assistito in qualche…
P.F.: Da qualche dottore?
P.M.: Sì.
P.F.: Non penso.
P.M.: No. Quindi, se…
P.F.: Lui fa la su’ vita tranquillamente.
P.M.: Fa la sua vita. Medico generico ce l’ha, o non c’ha nemmeno quello?
P.F.: Sì, certamente, quello…
P.M.: Per il resto, fa la sua vita tranquillamente.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Senta una cosa. Negli atti è stato acquisito – è anche agli atti della Corte perché è sotto sequestro – una lettera inviata il 10 settembre del ’96 dal Vanni, immutato, dal carcere a suo marito. Lei ha presente questa lettera?
P.F.: Sì, sì.
P.M.: La ricorda? L’ha letta?
P.F.: Non la capii, non s’è capita, nessuno.
P.M.: Ma, è negli atti. Suo marito si è sentito minacciato da questa lettera?
P.F.: Non credo.
P.M.: Non crede.
P.F.: No, no.
P.M.: Riceveva normalmente corrispondenza dal Vanni o era la prima volta?
P.F.: No, era la prima volta.
P.M.: Ecco, in questa lettera – è in atti – lui, fra tante cose che dice, dice: ‘per queste due bestie ne ho passate tante, ma tu e tua moglie non ne avete colpa’. Questo è la sostan…
P.F.: Questo me lo ricordo, questo… Perché si capiva molto male questa calligrafia. Però questo me lo ricordo.
P.M.: Ecco, diceva che Lotti e suo cognato Sono due bestie e per colpa loro…
P.F.: Questo ora me lo ha fatto ricordare, sì. Questo me lo ricordo.
P.M.: Lo ricorda. Suo marito da questa lettera, dice, non si è sentito minacciato o impaurito.
P.F.: No.
P.M.: No, minimamente. Bene, grazie. Presidente, io credo, ritengo che questa lettera sia agli atti, perché è sotto sequestro, comunque qua ne ho copia, con… 
Presidente: (voce non udibile)
P.M.: Ecco, sì. Qui c’è la copia e c’è addirittura, per quelle che sono le difficoltà di lettura, ma è molto chiara, c’è anche una sorta di trascrizione fatta dalla Polizia. Io vorrei… 
(voce non udibile)
P.F.: Pucci Valdemaro.
P.M.: Senta una cosa. Fernando ha, in un certo periodo, ottenuto una pensione di invalidità per lavoro? Lei lo ricorda? Ricorda come avvenne? Se ne è occupata lei?
P.F.: No, se ne è occupata mia cognata, che ora verrà qui lei, spiegherà…
P.M.: Se ne è occupata sua cognata. Bene. E di chi fu l’iniziativa di chiedere questa pensione, lei lo sa?
P.F.: No.
P.M.: Non lo sa. Lei sa… Siccome questa pensione è stata rilasciata, almeno per quanto riguarda la motivazione che c’è sul documento, perché soffre di oligofrenia, almeno così si dice – poi noi abbiamo sentito dei consulenti che ci hanno spiegato a loro parere come è la questione – lei sa di quale malattia soffre in realtà suo cognato? Indipendentemente dalla vita che fa e lei ce l’ha spiegato, lei…
P.F.: Mio cognato non è come una persona… come tutti noi, però…
P.M.: Ecco.
P.F.: … ora ‘un gli so spiegare.
P.M.: Non me lo sa spiegare. Lei ci ha detto prima che comunque conduce una vita normale…
P.F.: Sì.
P.M.: … nei termini che c’ha detto, e che non è assistito da nessuno. Non è che lui va tutti i giorni a un consultorio psichiatrico, prende…
P.F.: No, no.
P.M.: … determinate medicine?
P.F.: Ci vuole un po’ di pazienza, sia ben chiaro, dottore.
P.M.: Sì, sì, ma noi… almeno io l’ho conosciuto, ora lo facciamo conoscere anche alla Corte. “Pazienza” in che senso? Ci spieghi.
P.F.: Secondo le giornate un po’ che gl’ha.
P.M.: Ce lo vuole spiegare?
P.F.: Gl ‘è un po’ più agitato, calmo, secondo. Sarebbe… insomma, come gli posso dire, una persona che soffre di qualcosa.
P.M.: Benissimo. Lei non sa dirci cosa? Lei, dal punto di vista medico, non ce lo sa spiegare.
P.F.: No.
P.M.: Lei ne ha visti gli esiti soltanto.
P.F.: Sì.
P.M.: Ecco, il massimo delle cose che lei ha visto, dice: ‘in certi giorni è un po’ più agitato’.
P.F.: Ecco.
P.M.: Ad esempio?
P.F.: Se si leva male la mattina. Ora può succedere a tutti.
P.M.: Signora, ma anche tutti ci leviamo male la mattina.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Volevo capire se c’è una differenza.
P.F.: No, qualche volta ‘un ci si ragiona tanto bene, eh, se gl’è…
P.M.: Ecco, come mai?
P.F.: Scatta con nulla. Eh, come mai.
P.M.: Scatta con nulla, magari a una parola, a un discorso, o…?
P.F.: È nervoso, insomma.
P.M.: È nervoso. Per questo “nervoso”, quello che chiama lei “nervoso”, assume qualche farmaco o si calma da solo?
P.F.: Ma non credo che assuma nulla.
P.M.: Nessun farmaco. Io non ho altre domande, grazie.
Presidente: Parti civili?
Avv. Patrizio Pellegrini: Avvocato Pellegrini, parte civile. Lei ha detto che è nervoso, così, qualche volta risponde male, ci vuole pazienza. Ma capisce quello che dice, che gli viene detto? Nel parlare con voi, è persona che comprende…?
P.F.: Certamente, ‘un è mica proprio da dire… certamente…
Avv. Patrizio Pellegrini: Ha solo questo carattere un po’ scattoso.
P.F.: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Senta, quel giorno in cui riferì di aver visto, eccetera, lei l’ha già detto, che comportamento aveva? Era tranquillo, era agitato nel riferire a voi quell’episodio?
P.F.: Non era agitato.
Avv. Patrizio Pellegrini: Quindi lo disse con naturalezza?
P.F.: Come una confessione che si potrebbe dire a tutti.
Avv. Patrizio Pellegrini: Ecco, sì, come una confessione, quindi con un modo di fare sofferente, pentito; che atteggiamento aveva?
P.F.: Io questo ‘un c’ho fatto caso. Io so che me l’ha detto e ‘un c’ho fatto caso all’atteggiamento suo. Io sono stata a ascoltare, ma ora l’atteggiamento ‘un…
Presidente: Sembrava tranquillo?
P.F.: Sì, sì.
Presidente: Quando espose queste…
P.F.: Tranquillo, insomma, tranquillo…
Presidente: Sì, va be’, insomma…
P.F.: Sì, sì, come si parlerebbe ora.
Avv. Patrizio Pellegrini: In altre occasioni, suo cognato Fernando ha dato prova di raccontare cose per farsi grande, per darsi importanza?
P.F.: No.
Avv. Patrizio Pellegrini: Non ha mai avuto lei questo riscontro.
P.F.: No, assolutamente.
Avv. Patrizio Pellegrini: Quindi lo considera una persona sincera, per quello che…
P.F.: Io, sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Non ho altro. Grazie, Presidente. 

Presidente: Altri? Avvocato Colao?
Avv. Aldo Colao: Signora, scusi, Montefiridolfi è una frazione piccola?
P.F.: Sì.
Avv. Aldo Colao: E quindi, vi conoscete un po’ tutti.
P.F.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Il Pacciani, lei lo conosceva, prima?
P.F.: Ha voglia, se lo conoscevo.
Avv. Aldo Colao: Lo conosceva perché abitavate vicini di casa?
P.F.: Eh, vicinissimi.
Avv. Aldo Colao: E senta, quando il Lotti veniva a prendere Fernando, lei ha mai visto se si intratteneva a volte anche con Pacciani?
P.F.: No, questo non l’ho mai visto, perché Pacciani abitava un po’ più fuori Montefiridolfi, sicché, strada facendo lo potevano montare allora, ma io, quando gl’ha montato Fernando non ho mai visto il Pacciani montare.
Avv. Aldo Colao: Lei si ricorda in che anno Pacciani venne a Montefiridolfi, più o meno, a stare? E di dove veniva.
P.F.: ‘Un me lo ricordo. So soltanto…
Avv. Aldo Colao: All’incirca.
P.F.: Le figlie andavano a scuola con le mie figlie, però ‘un mi ricordo l’anno che gli è venuto a…
Avv. Aldo Colao: Senta scusi, il Vanni era il postino di Montefiridolfi o no?
P.F.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Ecco, quindi lei conosceva bene anche il Vanni.
P.F.: Certamente.
Avv. Aldo Colao: Lo conosceva. E avevate mai visto qualche frequentazione fra il Vanni e Lotti? Lei li ha mai visti insieme?
P.F.: No, io ‘un l’ho visti insieme, perché, abitando a Montefiridolfi, stavano tutti e due a San Casciano e io non gli ho visti loro insieme, mai.
Avv. Aldo Colao: E fra il Vanni e il Pucci? Una conoscenza, un parlare.
P.F.: Conoscenza come tutti si poteva avere col Vanni, perché l’è il nostro postino.
Avv. Aldo Colao: Andare via insieme?
P.F.: No.
Avv. Aldo Colao: Non lo ha mai visto, eh? Grazie signora, non ho altre domande.
Presidente: Avvocato Bagattini?
Avv. Federico Bagattini: Grazie, signor Presidente. Una sola domanda, signora. È successo mai che Fernando, parlando (voce non udibile) familiari, abbia riferito di ulteriori confidenze che il Lotti gli aveva fatto (voce non udibile)…
P.F.: Non ho capito, scusi.
Presidente: Un po’ più voce, avvocato.
Avv. Federico Bagattini: Dicevo, signora, sé è mai successo, a parte quell’episodio del 13 febbraio del ’96, che Fernando abbia riferito di confidenze che aveva a lui fatto il Lotti a proposito di questi fatti.
P.F.: No.
Avv. Federico Bagattini: Quindi, soltanto in quella sera del 1985 (voce non udibile)…
P.F.: Non mi ha fatto altre confidenze. (voce non udibile) 1996.
Avv. Federico Bagattini: Bene, grazie.
Presidente: Avvocato?
Avv. Nino Filastò: Si, grazie. Avvocato Filastò, difensore di Vanni. Signora, i rapporti fra Lotti e suo cognato erano di che genere? Si vedevano spesso, che lei sappia?
P.F.: La domenica, il sabato. Poi, ora, tutte le volte io non lo so. Erano amici, uscivano insieme.
Avv. Nino Filastò: Uscivano insieme. E Lotti veniva a prendere suo cognato.
Avv. Nino Filastò: Con la macchina.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Da quanto tempo?
P.F.: Mi sa che io proprio ‘un me lo ricordo questo. Qualche volta…
Avv. Nino Filastò: Lei ha notato per caso che da un certo momento in poi questi rapporti fra queste due persone si sono interrotti?
P.F.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Quando?
P.F.: E ora l’anno io non me lo ricordo, ma l’era belle due o tre anni, anche quattro che non si vedevano più.
Avv. Nino Filastò: Due, tre anni, anche quattro, rispetto…
P.F.: Tre anni, forse. Ora, di preciso ‘un gli posso dire una cosa per un’altra. Ora non uscivano più insieme, ecco. Forse sono più esatta a dire così.
Avv. Nino Filastò: ‘Da circa tre anni’, lei ha detto.
Presidente: Da quando? Lei ha detto: ‘circa tre anni’. Ma da quando?
P.F.: Da quando gl’è successo questo… da quando è venuta fuori questa cosa, loro era già tre anni forse, che non si vedevano più.
Avv. Nino Filastò: Quindi, diciamo tre anni…
Presidente: Dal ’96?
P.F.: Ma non glielo so dire. Loro era diverso tempo ora che non si frequentavano, che non si frequentavano più, ha capito cosa…?
Presidente: Signora, per capire, tre anni, scusi se mi intrometto, tre anni sono… lei ha parlato… il Pucci ha parlato a lei del ’96, quando uscì il Pacciani dal carcere, è così?
P.F.: Sì.
Presidente: Ecco, e i tre anni…
P.F.: No, ma io volevo dire, forse mi sono…
Presidente: Appunto, spieghi.
P.F.: Loro era diverso tempo che, da quando è venuto fuori questa cosa, non si frequentavano più, ha capito?
Presidente: Ma questa cosa è venuta fuori da tanti anni, ma…
P.F.: No, ma da quando…
Presidente: … a che periodo si riferisce lei?
P.F.: Da quando è uscito fuori il mi’ cognato, il Lotti, da quando è dal ’96?
Avv. Nino Filastò: Insomma da quando ha fa… 
Presidente: Ecco, ’96, tre anni prima, due-tre anni prima, bene.
P.F.: Ecco, mi sono spiegata male. Era diverso tempo che non si frequentavano più.
Avv. Nino Filastò: Due-tre anni, più o meno.
P.F.: Si;.
Avv. Nino Filastò: Senta, lei dice che Fernando abita in una casetta per conto proprio. Ma è una casetta isolata rispetto alla vostra?
P.F.: No, no, è vicino lì a noi.
Avv. Nino Filastò: Cioè a dire, attigua.
P.F.: Sì, sì, è vicina al mio negozio di alimentari.
Avv. Nino Filastò: E lei ha detto che la sorella pensa ad accudirlo.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Che significa “pensa ad accudirlo”? Ce lo vuol spiegare meglio, cosa gli fa?
P.F.: Sì fa le sue cose che ha bisogno, lo lava.
Avv. Nino Filastò: Ah, lo lava.
P.F.: Lo lava, non lavare lui, gli fa le sue faccende…
Presidente: Lava gli abiti, gli indumenti. Vuole dire questo?
P.F.: Gli indumenti, sì, gli fa le faccende lì in casa, sua sorella gli… e poi mangiare il giorno viene da me’, la sera va dalla su’ sorella.
Avv. Nino Filastò: Senta, è mai stato fidanzato?
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Direi di no.
P.F.: Per l’amor di Dio, no.
Avv. Nino Filastò: Voglio dire, se lei fa così…
P.F.: No, ma sono sicura, di questo sono sicura.
Avv. Nino Filastò: Lei ha mai saputo che abbia avuto qualche relazione con qualche ragazza del paese?
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Senta, lei ha detto che il giorno della scarcerazione di Pacciani, suo cognato venne fuori con questa confidenza.
P.F.: Ma, il giorno, poi la sera si seppe che Pacciani l’era stato lasciato, insomma. Il giorno a pranzo.
Avv. Nino Filastò: Ecco, il giorno a pranzo. Ci vuole raccontare come avvenne questa… dove eravate, chi eravate, tanto per cominciare, e dove eravate.
P.F.: S’era io e lui a tavola.
Avv. Nino Filastò: A tavola. Eravate lei…
P.F.: Io, penso, lui e forse mio marito anche.
Avv. Nino Filastò: E forse suo marito. Voi tre.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Guardavate la televisione, per caso?
P.F.: Sì, proprio successe, si vedeva tutti questi fatti della televisione e lui forse si volle alleggerire di qualcosa, ci disse così.
Avv. Nino Filastò: E vi disse come ha detto. Senta, ma precedentemente, prima di questo giorno in cui avviene questo discorso guardando la televisione a pranzo, lei lo sapeva che lui era stato interrogato dalla Polizia?
P.F.: Sì, lo sapevo.
Avv. Nino Filastò: Quante volte?
P.F.: Non lo so, non me lo ricordo. Io…
Avv. Nino Filastò: Voglio dire, come accadeva che venisse interrogato? Andava da sé alla Polizia, lo vanivano a prendere…
P.F.: Lo venivano a prendere.
Avv. Nino Filastò: Lo venivano a prendere a casa. Quante volte non se lo ricorda?
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Molte volte, una volta sola…
P.F.: Non me lo ricordo, no.
Avv. Nino Filastò: Non se lo ricorda. E, rispetto a questi incontri che lui… Ma voglio dire, ma questo è avvenuto, rispetto al giorno in cui c’è stato questo pranzo e suo cognato ha fatto queste dichiarazioni, questo è avvenuto molto tempo prima, oppure in quel periodo di tempo lì, che la Polizia lo veniva a prendere?
P.F.: È stato in quel tempo lì.
Avv. Nino Filastò: In quei giorni lì. E voi non glielo avete chiesto a lui, precedentemente: ‘ma perché ti viene a prendere la polizia?’
P.F.: Gli s’è chiesto, ma lui non diceva nulla.
Avv. Nino Filastò: Lui non vi ha detto niente?
P.F.: No. Quando ce lo ha detto, gliel’ho detto.
Avv. Nino Filastò: Ma, dico, lei ha detto che la Polizia è venuta a prenderlo più volte, non una volta sola.
P.F.: Più volte sì, ma non mi ricordo quante volte.
Avv. Nino Filastò: Più volte. Quante, no, ma più volte. E, insomma, non avete insistito per sapere il motivo per cui…
P.F.: Io non ho…
Avv. Nino Filastò: Perché, voglio dire…
P.F.: Io non sono parte proprio interessata nei suoi confronti, sono cognata acquistata. Non mi posso mettere a insistere sulle cose… Se me le vuol dire, uno, me lo dice. Ma io, sono cose che non mi permetterei di volerle sapere.
Avv. Nino Filastò: Certo, però mangiate insieme tutti i giorni.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Non eravate preoccupati, per caso?
P.F.: Ma certamente.
Avv. Nino Filastò: Di che cosa signora?
P.F.: Di che cosa, sa, quando si tratta della Polizia, non si sapeva.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Eh, sì, certo. Dunque, lui vi disse di avere visto tagliare la tenda.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Vi disse anche di aver visto questa persona entrare nella tenda?
P.F.: A me mi disse… questo non me lo disse.
Avv. Nino Filastò: Non lo disse.
P.F.: Vide tagliare la tenda.
Avv. Nino Filastò: Ma non disse di aver visto una persona entrare?
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Senta, in precedenza, quando voi mangiate mi pare di aver capito che c’è la televisione accesa.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E questo non è avvenuto sicuramente quel giorno lì, c’era anche in altra occasione.
P.F.: Certamente.
Avv. Nino Filastò: E, quindi, vi è capitato molto… le è capitato molto spesso di mangiare insieme al suo cognato con la televisione accesa.
P.F.: Certamente.
Avv. Nino Filastò: E, ovviamente, di seguire le vicende del “Mostro”.
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Anche perché Pacciani lo conoscevate.
P.F.: Io?
Avv. Nino Filastò: Sì.
P.F.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: E lo conoscevate anche abbastanza bene, insomma.
P.F.: Eccome.
Avv. Nino Filastò: Avrà abitato vicino a voi, per un certo periodo di tempo. Quindi vi sarà capitato, a lei, a suo marito, durante il pranzo di commentare…
P.F.: Ma certamente.
Avv. Nino Filastò: … le vicende del processo Pacciani.
P.F.: ..certamente.
Avv. Nino Filastò: Questo, in presenza di suo cognato.
P.F.: Sì, anche.
Avv. Nino Filastò: E suo cognato, in queste occasioni, ha mai detto nulla su questo argomento?
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Quindi, per tutta la durata del processo di I Grado, praticamente quasi tutti i giorni si vedeva questi fatti in televisione, il suo cognato non ha mai detto nulla.
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Nemmeno un accenno fugace. Cerchi di rammentarselo, perché è molto importante. Non so, una battuta, un commento su una dichiarazione di Pacciani…
P.F.: No. No.
Avv. Nino Filastò: Un commento negativo sulla persona di Pacciani, dire: ‘quello è un gran farabutto’.
P.F.: Si, questo lo ha detto.
Avv. Nino Filastò: Cioè, come?
P.F.: ‘Quello gli è un gran mascalzone’, ecco.
Avv. Nino Filastò: Ma riferito a che, ai fatti del “Mostro”?
P.F.: Sì anche.
Avv. Nino Filastò: Cioè?
P.F.: ‘Quello gli è un deficiente…’ qualche volta diceva qualcosa. Ma ora, come si farebbe tutti, insomma, quando si vede alla televisione le persone così.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Anche per la storia delle figlie. La sapevate la storia delle figlie?
P.F.: Hai voglia!
Avv. Nino Filastò: Ma, voglio dire, rispetto al… guardando la televisione e commentando, commentando voi, ha notato che suo cognato fosse imbarazzato, in qualche modo?
P.F.: No, non ho guardato. Non ci ho fatto caso.
Avv. Nino Filastò: Senta, quindi quando lei ha detto poco fa, confessione a tutti, a proposito di suo cognato, lei faceva riferimento a lei e a suo marito. A nessun altro.
P.F.: Quando ce lo disse, ci s’era soltanto noi due, sì.
Avv. Nino Filastò: Poi, successivamente?
P.F.: Successivamente non ce ne siamo neanche più entrati nei confronti suoi di domandargli tante cose. Lo aveva detto. Io poi, personalmente, non ci…
Avv. Nino Filastò: Va bene, lei poi non gli ha chiesto più niente.
P.F.: Io non gli ho… Gli ho chiesto: ‘ma sei sicuro di che tu dici?’ E lui mi ha detto ‘sì, sono sicurissimo’.
Avv. Nino Filastò: Ma questo, quel giorno stesso, o in giorni successivi?
P.F.: Anche qualche giorno dopo gliel’ho domandato. E lui mi ha detto: ‘è sicurissimo’.

Avv. Nino Filastò: Ho capito. Lei ha detto: ‘il mi’ cognato soffre di qualcosa’. vediamo un po’ di entrare… lei, per esempio, è stata mai interrogata da dei medici, da dei periti?
P.F.: Io?
Avv. Nino Filastò: Sì.
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Su. questo argomento. No. Soffre di qualcosa, significa che, per esempio, le cose le capisce bene, parla bene? Ora…
P.F.: Parlare, parla bene.
Avv. Nino Filastò: Sì. Come lei?
P.F.: A vederlo così, sì. Ma si vede, avendoci un contatto sempre giornalie… una persona che non lo conosce, può dire: ‘è una persona normale’, ma c’è qualcosa, bisogna starci insieme per vedere.
Avv. Nino Filastò: Le scuole, come, che scuole ha fatto?
P.F.: Senta, non glielo so dire, questo, perché… Io…
Avv. Nino Filastò: Sa leggere, scrivere?
P.F.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: All’istituto Don Facibeni, c’è stato per quanto tempo?
P.F.: Non lo so.
Avv. Nino Filastò: E lei ha detto che suo cognato avrebbe riferito di aver visto sparare.
P.F.: Sì, anche.
Avv. Nino Filastò: In che modo, sparare a chi? Lo disse?
P.F.: Non lo… Vide sparare. Poi, sparare a chi, a me non me lo ha detto.
Avv. Nino Filastò: A lei non glielo ha detto.
P.F.: Eh, sparare a chi…
Avv. Nino Filastò: In sostanza, quello che riferì solamente è di aver visto tagliare la tenda e visto sparare. E nient’altro?
P.F.: E nient’altro, no. Lui si impaurì, mi disse, e si richiuse in macchina. Ecco, cosa mi ha detto.
Avv. Nino Filastò: Quindi, non parlò di minacce ricevute da qualcuno…
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: No.
P.F.: A me non me le ha dette, queste cose.
Avv. Nino Filastò: A lei non gliele ha dette. Va bene, io non ho altre domande. 
Avvocato: Le dispiace, signor Presidente. Signora, rispondendo al collega, lei ha detto che, allorquando parlavate in casa, magari guardando la televisione, commentando…
Presidente: Avvocato, si sente poco bene… 
Avvocato: (voce non udibile)
Presidente: No, stia pure a sedere, perché sennò il microfono non fa…
Avv. Nino Filastò: Eh, infatti, Presidente. La ragione per cui io sto seduto, perché stando in piedi, o si prende il torcicollo, o il mal di schiena, o non si sente.
Presidente: Bene. 
Avvocato: Signora, lei ha riferito che avete avuto modo più volte, numerose volte, di commentare lei e suo marito e il Pucci Fernando di (incomprensibile) … ha detto che, in queste occasioni, Fernando non tradì mai qualche forma di imbarazzo. È così?
P.F.: Ma si cercava di parlarne il meno possibile, di fronte a lui, anche. Non è che si parlasse tanto, perché… Così, si parlava quando c’era io e il mio marito, mica quando c’era lui, anche. 
Avvocato: Per qualche motivo specifico?
P.F.: No, c’era qualche motivo specifico, ma… 
Avvocato: (voce non udibile)
P.F.: No, non c’era punti motivi specifici. Si è parlato quel giorno, poi ci se n’entrava il meno possibile, ecco, in queste cose. 
Avvocato: (voce non udibile)
P.F.: Perché lui tanto non stava neanche al nostro dialogo. Non stava atte… 
Avvocato: Le avrebbe capite?
P.F.: Avrebbe capito, ma non rispondeva, non… Bisogna capirlo, lui. 
Avvocato: Senta, e quindi, in tutti questi anni, quindi mi riferisco dall’85 fino al ’96, né a lei, né a suo marito, venne mai il sospetto che Fernando potesse sapere qualche cosa di questo fatto.
P.F.: No.. Assolutamente. 
Avvocato: Decisamente no.
P.F.: No, no. 
Avvocato: Quindi, in sostanza, non si tradì mai con voi durante questi anni. Grazie.
P.M.: Presidente, se consente, ancora due domande. Signora, delle precisazioni a seguito delle risposte che lei ha dato ai difensori. Esattamente questa: lei ha riferito che, qualche volta, lei ricorda che Fernando era stato preso dalla Polizia e portato a Firenze. Lei ricorda se, in queste occasioni, Fernando veniva accompagnato, ad esempio, da suo marito, o da sua cognata?
P.F.: Qualche volta sì. Sì.
P.M.: Lei ricorda che qualche volta è andato da solo?
P.F.: Non me lo ricordo.
P.M.: Ecco, no. È sempre andato con qualcuno…
P.F.: Sì, sì…
P.M.: … glielo dico io. Lei ricorda comunque che, quando andava con la Polizia, ci è andato anche suo marito?
P.F.: Sempre qualcuno.
P.M.: Bene.
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Un’altra cosa: sua cognata ha poi riferito che, in presenza vostra, quando lui fece questa confessione, ha anche detto esattamente che gli era stato detto di non parlare con nessuno di quello che sapeva. E che quindi anche lui sarebbe stato riservatissimo con chiunque, perché così gli era stato raccomandato dalla polizia. Lei ricorda se lui fece un discorso simile?
P.F.: Ma io non me lo ricordo.
P.M.: Non lo ricorda. E ancora una cosa: lei riferiva poco fa che, per quel che ricorda lei, in passato – poi abbiamo cercato di chiarire in quali anni – fra Fernando e Giancarlo Lotti, non c’era più quella frequentazione di prima.
P.F.: No, no.
P.M.: Poi, abbiamo cercato di approfondire. E lei ha parlato di due o tre anni prima…
P.F.: Io ho detto così, ma non sono sicura, ecco.
P.M.: Ecco, benissimo. Allora le chiedo: può essere nel suo ricordo che questo mutato atteggiamento e questa non più assidua frequentazione, risalga negli anni, a qualche anno prima i due o tre che dice lei? Perché, sia il Lotti, che Fernando, dicono che, dopo l’omicidio, non si frequentavano più.
P.F.: Può darsi, sì. Io, però, l’anno preciso…
P.M.: Benissimo.
P.F.: Ora gli ho detto…
P.M.: Però, capito, fra due-tre, o sette-otto…
P.F.: Sì, io ho detto… Ha ragione, ma gli anni passano alla svelta.
P.M.: Benissimo. Era questo che mi volevo…
P.F.: Sì.
P.M.: Lei ricorda, se lo sa, oppure lo ha capito, il perché, da un certo periodo in poi non frequentavano, non si frequentavano più? Dal momento che entrambi dicono che, dopo quel fatto, siccome non erano andati dai Carabinieri, dice Fernando: ‘io non ne volli più sapere, mi spaventai’. Quindi lui lo fa risalire – e così dice il Lotti – addirittura all’85. Lei, di questa circostanza, il perché non si frequentavano più, ha mai capito qualcosa, o ha mai cercato di approfondirla?
P.F.: No, non ho mai cercato. Io lo vidi non andava più, ma non è che gli domandi tante cose, ha capito?
P.M.: Benissimo. Nel suo ricordo, può essere che risalga a dieci anni prima i fatti? Cioè, gli anni ’85- ’86, questa mutata assiduità, ecco.
P.F.: Non gli posso dire, dottore…
P.M.: Ecco, non lo ricordo.
P.F.: … perché non me lo ricordo.
P.M.: Senta una cosa ancora: quando lei ha detto prima, dice: ‘io, dopo quel giorno, ho provato a richiederglielo, dopo quella…’, lei l’ha chiamata “confessione”.
P.F.: Sì.
P.M.: Si liberò di un qualcosa, quel 13 febbraio. E lui gli ha sempre detto: ‘sì, sono sicurissimo’, le ha detto.
P.F.: Sì, questo sì.
P.M.: Poi lei ha detto: ‘lui,’ – a domanda del difensore di parte civile – ‘è persona che non è capace di inventare, non inventa’. senta ancora, poi invece a una domanda su quello che vedeva in televisione sul processo Pacciani, lei ha riferito che lui diceva era, prima ha detto “delinquente”, poi “deficiente”. Ricorda…
P.F.: Sì. Ora non me lo ricordo le parole precise, ma qualche volta lo diceva, come si dice…
P.M.: Cioè, era una… Etichettava il Pacciani in senso negativo.
P.F.: Sì.
P.M.: Ecco, le parole esatte… Ma la parola “delinquente”, se la ricorda come detta da Fernando, o…
P.F.: Sa, non me lo ricordo di preciso…
Presidente: Non si ricorda la parola, via.
P.F.: Io so che…
P.M.: Non se lo ricorda. Benissimo.
P.F.: … diceva come si diceva noi, insomma ecco, tante volte.
P.M.: Ecco. Senta ancora una cosa: lei ci ha riferito un paio di volte, ha detto, che questo discorso a tavola avvenne il giorno a pranzo e poi fu liberato la sera.
P.F.: Sì, me lo ricordo benissimo.
P.M.: La sentenza è delle ore 16.00 di quel giorno, quindi…
P.F.: Sì.
P.M.: Lei è sicura che ancora non sapevate che era stato scarcerato, quando lui fece questo…
P.F.: Sì, sì.
P.M.: Non lo sapevate.
P.F.: No, non si sapeva. Sono sicurissima, guardi, questo me lo ricordo benissimo.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie, Presidente.
Presidente: Signora, una sola domanda. Signora…
Avv. Nino Filastò: Mi scusi, Presidente, un’ulteriore… Signora, giudizi, lei ha parlato di un giudizio negativo nel periodo precedente a questo avvenimento che lei ha riferito, questo pranzo in cui il suo cognato fa quelle dichiarazioni. In precedenza, vale a dire dall’85- fino a quell’epoca qui, lei ha mai sentito suo cognato fare un apprezzamento negativo su Vanni?
P.F.: No.
Avv. Nino Filastò: Dire: ‘quello là è un poco di buono, una persona poco raccomandabile…’
P.F.: No, ma io ci parlavo, non è che ci parli tanto con mio cognato, da dire…
Avv. Nino Filastò: Comunque, parlarci poco o molto, insomma, su Vanni, lei ha sentito delle espressioni negative da parte di suo cognato? 
P.F.: No, no.
Avv. Nino Filastò: Mai?
P.F.: Ma non è che ci si era neanche entrati col Vanni. Non si parlava mica di queste cose.
P.M.: Non era neanche in carcere.
P.F.: Eh.
Avv. Nino Filastò: Come?
P.M.: Non era neanche in carcere, era più difficile parlarne.
Avv. Nino Filastò: Senta, e dopo?
P.F.: Mio cognato?
Avv. Nino Filastò: Sì.
P.F.: In che senso? Dire di Vanni?
Avv. Nino Filastò: Dire di Vanni è una persona violenta, cattiva…
P.F.: Cattiva l’ha detto, qualcosa gli ha detto.
Avv. Nino Filastò: Cioè?
Presidente: Riferito al Vanni?
P.F.: Riferito al Vanni, sì.
Presidente: E com’è che ne ha parlato?
P.F.: Ne ha parlato quando si era a pranzo, quella volta…
Avv. Nino Filastò: Ah, va be’ a pranzo. No…
Presidente: Ah, in quella occasione lì?
P.F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Io non sto parlando del pranzo. A parte quel pranzo.
P.F.: A parte, no. Io non ho più parlato, ecco, di queste cose.
Avv. Nino Filastò: Ecco, dopo non ne avete più parlato.
P.F.: Lui viene lì da me, mangia e va via. Insomma…
Avv. Nino Filastò: Sempre in silenzio.
P.F.: Sempre in silenzio, noi si guarda il telegiornale, si parla, ma lui non è tanto di inserirsi nelle nostre…
Avv. Nino Filastò: Insomma, praticamente della cosa, ne avete parlato solo quel giorno.
P.F.: Se n’è parlato anche dopo. Io gli ho domandato se era vero, se era sicuro, però…
Avv. Nino Filastò: Va bene, questo l’ha detto.
P.F.: … però non è che io ci sia rientrata un’altra volta a ridomandargli…
Presidente: Questa è la sua versione, avvocato, via.
P.F.: … le stesse cose. Ha capito?
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
Presidente: Senta, signora, suo cognato lei, Pucci Fernando, lo ha mai visto col Vanni? Frequentava il Vanni, o no?
P.F.: Ma si conoscevano così, come si… Frequentare non lo so, io.
Presidente: Ecco, lei ha parlato che riferì di questo episodio degli Scopeti nel ’96, il giorno che uscì dal carcere il Pacciani. Ecco, un po’ prima di quel periodo, vedeva frequentare suo cognato il Vanni, o no?
P.F.: Ma non credo.
Presidente: No, se lo sa lei, se lo ha visto lei.
P.F.: No, no.
Presidente: No.
P.F.: Io non l’ho visto.
Presidente: Ecco, volevo sapere un’altra cosa: il suo cognato ha mai riferito episodi, o si è vantato di qualche cosa che poi è risultato infondato?
P.F.: No.
Presidente: Anche una cosa banale, purché sia, purché sia stata una balla, come si dice.
P.F.: No.
Presidente: No. Bene. Se non ci sono altre domande, può andare la teste. 
Avvocato: Una precisazione vorrei chiedere, Presidente.
Presidente: Sì. 
Avvocato: Senta, signora, scusi. Lei, ho visto che ha un atteggiamento protettivo nei confronti di suo cognato. Quantomeno è la donna di casa, quindi… ed è una persona anche attenta, lei. Ma le faccio questa domanda, dico: di fronte a delitti efferati di questo genere, non le venne spontaneo di chiedere: ‘ma perché fanno queste cose?’ Glielo disse, si ricorda… 
Presidente: Ha già risposto, comunque… 
Avvocato: … se lei ha chiesto…
P.F.: Io gli dissi, ma… 
Avvocato: .. . non le venne spontaneo chiedere: ‘perché fanno cose così terribili? Così orribili?’
P.F.: a mio cognato? 
Avvocato: Sì.
P.F.: Io gli dissi: ‘ma come tu hai fatto a stare zitto…’ – gli dissi così – … 
Avvocato: Ecco.
P.F.: … ‘tutto questo tempo?’ E a me mi avevano detto: ‘io volevo andare dai Carabinieri e Giancarlo non volle’, mi disse così. Io gli dico le parole che mi ha detto lui. 
Avvocato: Sì, signora, grazie. Però dicevo, non le venne spontaneo di chiedere: ‘ma perché si possono fare…
Presidente: Domande, domande. 
Avvocato: … queste cose’, non le venne spontaneo?
P.F.: No.
Presidente: Okay. 
Avvocato: Va bene, grazie. 
Presidente: Signora, può andare. Grazie. Ecco, prima che arriva il teste voglio informare, ci sono rappresentanti della RAI, qui? 
(voce non udibile)
Presidente: Ecco, per cortesia, se c’è qualche rappresentante della RAI, informate la sede, eccetera, se avete interesse ancora alle telecamere. Perché c’è il Gruppo Fininvest, o Mediaset, che ha interesse a mettere le telecamere in aula. Dirò alla Corte di provvedere se sostituire o non, la RAI. 
(voce non udibile) D’accordo.
Presidente: Bene? Grazie.

P.M.: Prego, si accomodi.
Marisa Pucci: Buongiorno.
Presidente: Buongiorno, signora. Come si chiama, lei, signora?
M.P.: Pucci Marisa.
Presidente: Pucci Marisa. Dov’è nata?
M.P.: A NNNNNNNN
Presidente: Quando?
M.P.: Il NNNNNN
Presidente: Risiede, dove?
M.P.: A NNNNNNN
Presidente: Legga quel foglio lì..
M.P.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Ha capito, signora? Ha sentito? Di non nascondere nulla di quanto è a sua conoscenza e dire la verità.
M.P.: Certo.
Presidente: Nel suo interesse, soprattutto.
M.P.: Certo.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Signora, lei è la sorella di Fernando Pucci?
M.P.: Sì.
P.M.: E Fernando abita con lei da sempre, o… avete sempre abitato nello stesso paese?
M.P.: Sì. Sempre vicini…
P.M.: Di casa.
M.P.: … accanto alla mia casa di…
P.M.: Mi scusi se glielo chiedo. È più grande lei, o è più grande di età…
M.P.: È più grande Fernando di 14 mesi, sì.
P.M.: Il Fernando, cioè, i vostri genitori, anzi, finché, fin quando hanno vissuto, rispetto all’età di Fernando?
M.P.: Il babbo è morto nel ’44.
P.M.: Quindi, Fernando quanto aveva?
M.P.: Aveva 12 anni. Io, 10.
P.M.: E sua mamma?
M.P.: La mamma è morta nel ’75.
P.M.: E quando morì il babbo, Fernando abitava con i genitori, con voi?
M.P.: Sì, Fernando è stato un po’ in collegio…
P.M.: In collegio, ricorda dove?
M.P.: Eh, io non me lo ricordo bene, guardi. So che era a Fiesole. Cose sapute dalla mamma, ma dopo lui c’è stato pochissimo. Poi è stato da Facibeni.
P.M.: È stato in questo collegio, da Don Facibeni, perché mancava il babbo, perché era venuto a mancare il babbo?
M.P.: Eh, mancava il babbo, e poi si era in quattro figlioli. La mamma sola, poverina, l’ha fatto una vita…
P.M.: Lo immaginiamo.
M.P.: Ecco. E lo ha messo… è stato da Facibeni. Poi, a un certo momento, Facibeni… Perché lui non è una persona… Insomma, proprio perfetto.
P.M.: Ora ce lo spiega.
M.P.: Allora Facibeni gli ha detto alla mamma, la chiamava addirittura per nome, proprio Facibeni…
P.M.: Don Facibeni in persona.
M.P.: Sì. Gli ha detto: ‘guarda, Bruna, mandami l’altro ragazzo che fo studiare lui, ma lui…’, lo ha dovuto…
P.M.: Aveva difficoltà a studiare.
M.P.: Lui, insomma, è ritornato a casa.
P.M.: Ricorda che scuole faceva quando, che classi faceva, quando era da Don Facibeni?
M.P.: Ma io non so se faceva… Perché era un po’ in ritardo, se faceva la quinta. Questo, non glielo so dire, perché…
P.M.: È passato tanti anni.
M.P.: E poi ero, anch’io avevo…
P.M.: Giovane anche lei.
M.P.: Ecco.
P.M.: Lei ricorda se, indipendentemente da questo collegio e da Don Facibeni, Fernando è stato ricoverato in qualche ospedale psichiatrico…
M.P.: Mah, credo che da prima di Facibeni, sia stato, a me mi sembra di aver sentito, Anna Torrigiani, si chiamava questo istituto. Oppure Umberto I. Ma io non glielo so dire, perché se c’era la mamma…
P.M.: Ho capito.
M.P.: Ecco, ma io non… Mi sembra di aver sentito quest’Anna Torrigiani. A Fiesole, sono sicura.
P.M.: Era un collegio.
M.P.: Era un collegio per ragazzi non perfetti.
P.M.: Ho capito.
M.P.: Credo sia stato così, insomma.
P.M.: Non era uno ospedale.
M.P.: No, non era un ospedale, l’era un collegio.
P.M.: Ho capito. Senta ancora una cosa: poi è rientrato a casa…
M.P.: Sì, è rientrato a casa…
P.M.: … ed è sempre vissuto con voi? Vicino alla famiglia…
M.P.: Sì, è sempre stato con la mamma.
P.M.: Con la mamma.
M.P.: Sa, le mamme, ora c’è tante cose, ma allora la mamma lo ha tenuto sempre con sé, gli ha fatto le cosine lì, gli ha… Ha capito?
P.M.: Lui ha imparato qualche mestiere in questi anni?
M.P.: Sa fare… sa fare tutto.
P.M.: Mestieri artigianali, intendo.
M.P.: Sì, queste cosine. Non perfette, però accomoda…
P.M.: Ci vuole spiegare?
M.P.: Accomoda una porta, imbianca una stanza, a noi ci fa tutto lui. Siamo diversi nipoti, lì, a tutti gli fa qualcosa, ecco. Lavora per la famiglia, perché siamo…
P.M.: Capita anche per amici?
M.P.: Sì, anche per amici. Fa tante cosette, insomma. Gli danno qualcosa. Perché lui ha solo una pensione di invalidità, e…
P.M.: Lei sa se ha un laboratorio dove lui fa il suo lavoro?
M.P.: No, no, c’ha una bottegha…
P.M.: Una stanza…
M.P.: C’ha una stanzina per sé che noi gli si è comprato tutti gli arnesini. Perché da solo, c’ha 300mila lire in mese di pensione…
P.M.: Cioè, la sua pensione di invalidità, attualmente, è di 300mila lire.
M.P.: È di 300mila lire.
P.M.: Ecco, così abbiamo inquadrato…
M.P.: Sì, ma noi, ha capito, in casa non sta. A pranzo va dalla signora che c’era prima, dal mi’ fratello e a cena viene da me. Io gli faccio tutto in casa, perché siamo la porta accanto, ha capito? Io abito proprio lì, vicino.
P.M.: Quindi lei ha praticamente sostituito la mamma.
M.P.: Io ho sostituito la mamma, sì. Tutti siamo, siamo tutti, perché Fernando, in tutto il paese a Fernando gli voglian tutti bene, ha capito?
P.M.: Senta ancora una cosa: lei, della amicizia fra Fernando e Giancarlo Lotti, la sa collocare nel tempo? Si conoscono da sempre, o…
M.P.: Mah, di preciso non glielo so dire quant’è. Ma insomma, usciva con lui, veniva a prenderlo con la macchina, perché lui la macchina, la patente non ce l’ha.
P.M.: Ci aveva un’Ape, però, lui.
M.P.: C’ha l’Ape.
P.M.: Ce l’ha tuttora?
M.P.: Sì, c’ha l’Ape… Si figuri, quella lì…
P.M.: Non bisogna toccargliela.
M.P.: No, per carità!
P.M.: Ma lui, a San Casciano, va da solo con l’Ape? O andava…
M.P.: Sì, sì. Va da solo con l’Ape, sì. Hai voglia! Va alla Sambuca a farsi i capelli, va da tutte le… Insomma, non lontano. A Firenze, se va a Firenze, viene con noi, insomma, ecco. Se c’è da far qualcosa..
P.M.: O andava con Giancarlo?
M.P.: Andava con Giancarlo.
P.M.: E Giancarlo veniva…
M.P.: A noi ci diceva che… via, si vedeva noi Giancarlo venire a prenderlo con la macchina…
P.M.: Con la macchina.
M.P.: … rossa, sì. Veniva a prenderlo lui. E lo riportava a casa.
P.M.: Anche il sabato e la domenica?
M.P.: Dopo cena… Pochissime volte eh, perché noi non si voleva. Perché si è tenuto proprio come un bambino, ha capito?
M.P.: Tutti i nipoti, anche i nipoti gli vogliono bene, tutti. Siamo in…
P.M.: Lo abbiamo capito, credo che sia molto chiaro l’atteggiamento…
M.P.: Ecco.
P.M.: … sia la personalità di suo fratello.
M.P.: Appunto, lo ha visto lui com’è come… ecco.
P.M.: Abbiamo almeno percepito già abbastanza bene.
M.P.: Appunto, che lui è così, perché lui… insomma, gli sta con tutti, perché si è tenuto… La mamma…
P.M.: Protetto.
M.P.: Ecco, protettissimo. Perché Fernando è il primo di… in casa è il primo, quando è Natale, i nipoti… Insomma, addirittura quando è Natale fa come i bambini che viene a prendere, va a prendere il regalino in tutte le case.
P.M.: Chiarissimo, signora.
M.P.: Perché i nipoti glielo fanno tutti.
P.M.: Bene, molto chiaro. Senta ancora una cosa: lei ricorda il giorno in cui Fernando fece questa confessione in casa?
M.P.: Bah, a me…
P.M.: Come andarono le cose. Lei era presente?
M.P.: No, a me non me lo ha mai detto.
P.M.: Ah, a lei non lo ha mai detto.
M.P.: No. Perché io non gliel’ho neanche chiesto, perché mi dispiace a chiederglielo. Non me… Sennò, forse, me lo avrebbe detto. Ma io non so, mi sembra di… Non lo so, così, mi sento proprio di non doverglielo chiedere. E io non gliel’ho mai chiesto. L’ho saputo dagli altri, perché…
P.M.: Dagli altri parenti. Però lui le ha raccontato che la sera dell’omicidio dell’85 lui era andato alla piazzola degli Scopeti per un bisogno fisico insieme al Lotti?
M.P.: Sì, ce lo ha raccontato così, la sera che siamo a cena, glielo ha chiesto… neanche a mio marito, però, perché anche al mi’ marito, gli sta sempre insieme, insomma… Ma non gli ha voluto… Difatti il mi’ marito dice che: ‘come mai non ce lo ha voluto dire se..’, ecco.
P.M.: Invece, il giorno in cui avvennero i fatti, ve lo disse.
M.P.: No, no, no.
P.M.: Ecco, a lei ha riferito…
M.P.: A nessuno, il giorno che avvennero i fatti a nessuno.
P.M.: No, nell’85, no. Io dico successivamente, quando fu sentito dalla Polizia, ve lo ha raccontato.
M.P.: A me no, non me lo ha mai…
P.M.: A lei…
M.P.: Perché io non gliel’ho mai chiesto.
P.M.: Ecco.
Avv. Nino Filastò: Ha detto due volte di no, Pubblico Ministero vogliamo continuare a fargli dire di sì. Presidente, insomma, voglio dire…
P.M.: Avvocato, scusi, c’è un verbale. Stia un attimo calmo…
Avv. Nino Filastò: Il verbale, il verbale si sta facendo… Il verbale lo conosco anch’io.
Presidente: Avvocato, abbiamo capito.
Avv. Nino Filastò: Il verbale si sta facendo ora, il verbale.
Presidente: Si fanno tante domande ripetitive, quindi, se vogliamo essere proprio rigorosi, allora…
Avv. Nino Filastò: No, perché, domande ripetitive d’accordo, ma non domande che suggeriscono le risposte. Mi scusi, Presidente. Perché gli si dice: ‘le ha parlato di questa cosa il signor…?’, e la signora risponde no, non gli si può immediatamente dopo, dire: ‘ma gli ha detto se per caso, quella sera…’Eh, allora a questo punto, non solo si suggerisce la risposta…
Presidente: Una spiegazione…
Avv. Nino Filastò: …ma si suggerisce una risposta difforme, rispetto a quella che la testimone ha riferito prima…
Presidente: No. No, no. Non è vero, avvocato. È una impressione sua. Andiamo.
Avv. Nino Filastò: E va bene. Tanto c’è il verbale.
P.M.: Meno male, Presidente. Perché, fra l’altro, c’è, ripeto, un verbale, in cui obiettivamente si vede come stanno le cose. Vediamo se la signora ricorda…
Avv. Nino Filastò: No, ma…
P.M.: … bene oggi…
Avv. Nino Filastò: Questo, obiezione totale. Il verbale è come se non ci fosse.
P.M.: No, mi consenta Io voglio fare una contestazione alla signora…
Avv. Nino Filastò: Fa la contestazione, allora. Benissimo.
P.M.: … e quindi la faccio nei termini che ritengo opportuno fare per sollecitare prima il ricordo della signora.
Presidente: Va bene, va bene. 

P.M.: Grazie, Presidente. Lei, signora, ha raccontato questo alla Polizia esattamente il 24 gennaio del ’96. Se io leggo bene questo verbale: Pucci Marisa. Eh?
M.P.: Sì. Sì, sì.
P.M.: Bene?
M.P.: Mi dica.
P.M.: Vediamo di ricordare insieme, così… E il verbale dice: “Voi mi chiedete se mio fratello Fernando ha mai detto qualcosa circa i motivi per cui è stato recentemente sentito in Questura dai Magistrati. Effettivamente” – lei dice – “la sera che lui ritornò, accompagnato dal nostro fratello Valdemaro, dopo essere stato sentito in Questura, intorno alle 21.30…”
M.P.: Sì.
P.M.: Quindi, siamo in epoca antecedente, eh.
M.P.: Sì, sì.
P.M.: Fa un primo racconto diverso, da questo, eh.
M.P.: Sì, venne a cena, lui è venuto a cena da me…
P.M.: “Io gli chiesi cosa gli era stato domandato.” Lei dice.
M.P.: Sì.
P.M.: “Lui mi rispose genericamente che gli avevano fatto domande sul ‘Vampa’.” È così?
M.P.: Eh, e basta.
P.M.: Su…
M.P.: E basta.
P.M.: Posso leggere…
M.P.: Sì, lei legga pure.
P.M.: … ancora cosa ha detto.
M.P.: Certo.
P.M.: “E che lui aveva detto tutto quello che sapeva, specificando a me di non parlare con nessuno in paese e che anche lui sarebbe stato riservatissimo con chiunque, perché così gli era stato raccomandato dalla Polizia.”
M.P.: Eh, ma io… Io non credo di aver detto… Perché a noi non ci ha detto nulla.
P.M.: Sì, signora. A voi non vi ha detto nulla, esatto.
M.P.: Mi ha detto solo gli avevano chiesto di questa cosa.
P.M.: E gli avevano detto di non riferire nulla a voi? Dal verbale si legge così.
M.P.: Eh, può darsi che ci abbia…
P.M.: Ecco.
M.P.: Quello, può darsi.
P.M.: Benissimo.
M.P.: Di non dire nulla…
P.M.: A voi parenti. Ecco.
M.P.: A noi.
P.M.: È così?
M.P.: Sì.
P.M.: Lei ricorda questo?
M.P.: Ma non spiegò niente lui, eh. Disse solo…
P.M.: Benissimo.
M.P.: … che: ‘mi hanno chiesto di questo fatto, ma…’
P.M.: “E mi hanno detto di non riferire nulla”, ai parenti.
M.P.: Sì, ma nemmeno quello. Noi non… Lui non mi doveva dire…
P.M.: Abbiamo capito benissimo, signora.
M.P.: ecco, ecco.
P.M.: almeno io. “Aggiunse di aver detto agli investigatori che una sera, diversi anni fa, mentre si trovava con Giancarlo a passare dalla piazzola degli Scopeti, ho capito che alludeva a quella dove furono uccisi i due francesi, entrambi furono rincorsi e allontanati da due persone. Per tale motivo, aggiunse testualmente: ‘noi si venne via. Io volevo andare dai Carabinieri, ma Giancarlo non volle’.”
M.P.: Sì, questo me lo ha detto in un secondo tempo, però, a me, eh. Non me lo ha detto quella sera lì.
P.M.: E infatti lei lo riferisce alla Polizia il 24 gennaio.
M.P.: Ecco. Io…
P.M.: E lui sarebbe stato sentito nei giorni precedenti.
M.P.: Non me lo ha detto. Questo, che gli avevano dato…
P.M.: Che lui voleva andare dai…
M.P.: Che lui voleva andar dai Carabinieri, me lo ha detto.
P.M.: Ecco.
M.P.: E io gli ho detto: ‘e perché non ci sei andato?’ ‘Perché il Lotti non è voluto venire’.
P.M.: Benissimo.
M.P.: Questo, sì, me lo ha detto. Però non quella sera lì. Perché si è insistito, dopo parecchio tempo me lo ha detto, però, eh. Si è insistito e…
P.M.: Lui era fedele a quello, apparentemente a quello che gli aveva detto la Polizia di non dire nulla.
M.P.: Ecco, sì.
P.M.: No, questa è una deduzione mia, eh, signora.
M.P.: Guardi, che lui non è una persona perfetta, però quello, stia tranquillo, che quando ha detto una cosa…
P.M.: E così si è comportato.
M.P.: … gli hanno detto di non lo dire, non lo dice.
P.M.: Lei capì, o cercò di capire come mai Fernando, quella sera, voleva andare dai Carabinieri? Cos’era successo? Indipendentemente da quello che ha saputo dopo, io dico…
M.P.: Dopo tanto tempo, perché lui lo ha detto dopo tanto tempo.
P.M.: Certo.
M.P.: Ecco. Io gli ho detto: ‘perché non sei andato dai…’, tutti, tutti, io e il mi’ marito solo, perché non c’era neanche il mi’ figliolo, perché gli era già andato, era già uscito. ‘Perché un tu gliel’hai detto, un tu sei andato dai Carabinieri?’, ecco. Poi, sa, con lui non c’è da insistere. Perché non si può insistere, ha capito?
P.M.: Infatti lei dice: “Dopo questo episodio, non ha commentato più nulla, né io gli ho chiesto altro per aderire alla volontà di riservatezza espressa da Fernando.”
M.P.: Ecco, ha visto gli dico la verità.
P.M.: Io penso di sì, perché…
M.P.: È così.
P.M.: … sta dicendo la stessa cosa…
M.P.: Ecco. È proprio così, perché a me mi dispiace insistere, perché dopo si arrabbia e io… Guardi, che il mi’ fratello mi… Insomma, la mamma ce lo ha raccomandato tanto, sicché noi si tiene come…
P.M.: Mi sembra che vi state comportando come da…
M.P.: Ecco, lei lo ha vi… Non so se lei lo ha visto…
P.M.: L’ho visto, sì.
M.P.: Sicché sta bene, non gli manca nulla e si fa tutto per lui. Quello che non può lui, si fa tutto noi.
P.M.: E, successivamente, da quello che riferisce suo fratello Valdemaro, invece Fernando ha poi riferito tutto ciò che lo stesso Fernando ha riferito alla Polizia.
M.P.: Sì.
P.M.: Lei al Magistrato. A lei Fernando ha poi raccontato nei dettagli cosa aveva visto…
M.P.: No, io l’ho saputo dal mi’ fratello.
P.M.: Lo ha saputo dal suo fratello.
M.P.: Sì.
P.M.: Quindi lei è rimasta dalla…
M.P.: Perché io non ho mai…
P.M.: … viva…
M.P.: … insistito, con lui, ha capito? Perché…
P.M.: … dalla viva voce di Fernando ha sentito solo il discorso che, quella notte, erano lì e che lui voleva andare dai Carabinieri.
M.P.: Sì, sì. Guardi, e difatti anche una sera di queste sere, il mi’ marito dice: ‘gli ha ha detto le cose. E a noi…’ ‘Ma può darsi che abbia… non so, che gli dispiaccia dirmelo a me. Non lo so’.
P.M.: Ha una sorta di timore nei confronti della sorella.
M.P.: No, timore no, poverino, perché… Si figuri…
P.M.: Allora gli dispiace.
M.P.: Ecco.
P.M.: Gli dispiace fare questo racconto. Invece a suo fratello maschio, lo ha raccontato…
M.P.: È più facile. Forse più confidenza, non lo so. Noi siamo sempre, siamo sempre lì con lui, eh.
P.M.: Sì, sì.
M.P.: Perché Valdemaro c’ha il negozio lì, accanto. Io c’ho la casa lì, accanto; i nipoti sono su… Insomma, è protetto da tutti.
P.M.: Quindi, il racconto completo, lo ha fatto poi a Valdemaro…
M.P.: Il racconto completo lo ha fatto a Valdemaro. Io lo so da loro, insomma. Fra fratelli, bisogna dirselo, vero. Anche per decidere come…
P.M.: Eh, certo. Senta ancora una cosa: noi abbiamo chiesto a sua cognata – e lei ci ha dato una certa risposta – la domanda che è stata fatta è questa: Fernando è un tipo chiuso, lo abbiamo capito, dice il meno possibile. Su questo argomento è stato chiusissimo. E poi ha fatto i racconti che ha fatto.
M.P.: Sì.
P.M.: Ma Fernando, in genere, è uno che racconta balle? Si vanta…
M.P.: No.
P.M.: Non è capace.
M.P.: No, per carità! No, no. Guardi, lo può chiedere a tutto il paese.
P.M.: Senta ancora una cosa…
M.P.: Balle non le ha mai raccontate, Fernando. Se… noi si dice che, se dice una cosa, sicuramente l’è vera. Perché lui, balle, non… Io… No.
P.M.: Infatti. Noi ci fa piacere apprendere da lei questo, perché ci serve per valutare le dichiarazioni di suo fratello.
M.P.: No, no, questo glielo assicuro. Io, come sorella glielo giuro su icché la vuole, che Fernando balle non ne racconta.
P.M.: Senta ancora, signora, una…
M.P.: Non è neanche il carattere che chiacchiera tanto. Lui è sempre a… Qualche cosa ha sempre da fare. E meno male che ha la sua, ha le sue cosine da fare. Ha capito? Perché sennò…
P.M.: Certo.
M.P.: … sarebbe nervoso, sarebbe… Invece lui fa tutte le sue cosine, tranquillo, tutto contento perché gli fanno i complimenti… Come un bambino, insomma, ecco.
P.M.: Chiarissimo. Senta, il fatto che, quindi, abbia raccontato questo episodio cosi difficile per lui, in un secondo momento e solo a suo fratello maschio, ha una sua logica, in quello che ci racconta. E ‘ più facile… lei lo trova normale il fatto che lo abbia detto a lui.
M.P.: Io penso di sì. Perché io sono una donna… E poi penso per non mi fare dispiacere. Io penso, ecco.
P.M.: Sì, sì, ma…
M.P.: Come lo penso io, poi non glielo…
P.M.: Ma lo possiamo pensare anche noi, conoscendo le cose dall’esterno, queste cose.
M.P.: Ecco, poi lei lo ha visto come…
Avv. Nino Filastò: Si può pensare un sacco di cose. Ma i testimoni vengono interrogati sui fatti, secondo la legge. 
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Secondo il Codice, i testimoni, vengono interrogati sui fatti, non sui pensieri, sulle valutazioni…
M.P.: No…
Avv. Nino Filastò: …che corrispondano o meno a quelle del Pubblico Ministero, perché sono cose che non riguardano l’audizione dei testi.
P.M.: Io, avvocato, la sto a sentire, eh, se vuole facciamo polemica, ma…
Avv. Nino Filastò: No, io faccio una obiezione formale, su domande che sono…
P.M.: Sui miei pensieri. Va be’, li farò al momento…
Avv. Nino Filastò: E sui pensieri della testimone.
P.M.: L’ho anticipato, l’ho anticipato.
Avv. Nino Filastò: Che proprio sono esclusi nella valutazione del…
P.M.: Vuole che ritiro il pensiero, avvocato? Lo ritiro.
Avv. Nino Filastò: No, oramai lo ha espresso.
P.M.: E allora, grazie.
Avv. Nino Filastò: Per carità di Dio.
P.M.: Chiudiamo e andiamo avanti. Senta ancora…
Avv. Nino Filastò: Vorrei che non facesse più domande di questo genere alla testimone, questo, sì.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Lei ha mai visto, o ricorda di aver visto, Fernando in compagnia anche del Vanni?
M.P.: No. Se mai è andato a imbiancargli la casa. Ma Vanni…
P.M.: È andato a imbiancare la casa al Vanni?
M.P.: Sì, gli ha imbiancato la cucina e… Il Vanni era lì, accanto a me, eh. Veniva a portare la posta accanto a me. Il mi’ marito è stato 20 anni insieme a fare il postino. Il mi’ marito è portalettere anche lui, è stato a San Casciano insieme 20 anni. E, in casa mia, io tutti i giorni lo vedevo Vanni, eh. Perché l’ufficio postale, addirittura, il fondo è mio. E io sono davanti. E la casa mia è davanti all’ufficio postale.
P.M.: È tutto molto vicino.
M.P.: Sa, in un paese così, Vanni lo conoscevano tutti. Tutti gli si… Insomma, non c’era nulla da dire, ecco.
P.M.: Certo.
M.P.: Per me.
P.M.: Certo, ci mancherebbe.
M.P.: E era sempre, si fermava sempre lì, da… una chiacchiera, tutti i giorni la si faceva, perché è quanto di qui e lei, insomma, ecco.
P.M.: La stessa distanza.
M.P.: Sì.
P.M.: Lei sa, per caso, ho ha visto una lettera scritta da Vanni a suo fratello, mentre Vanni era in carcere? La ricorda, o l’ha vista? Ne sa niente?
M.P.: Sì.
P.M.: Ricorda il contenuto di questa lettera?
M.P.: No, perché non ci si capiva nulla.
Presidente: Suo fratello…
M.P.: Io…
Presidente: … suo fratello, chi? Quale suo fratello? Valdemaro, o Fernando? La lettera…
M.P.: La lettera l’ha mandata anche al mi’ marito. Ma non ci si capiva nulla, io non l’ho letta mai.
P.M.: Anche a suo marito, scusi, suo marito come si chiama?
M.P.: Benelli Lino.
P.M.: Benelli ?
M.P.: Lino.
P.M.: Rino.
M.P.: Io non gliel’ho fatta neanche vedere, perché l’ho buttata via e basta, subito. Perché non ci si capiva nulla.
P.M.: Come mai l’ha buttata via, signora?
M.P.: Eh, ma…
P.M.: Noi ce l’abbiamo, la lettera, perché l’abbiamo sottoposta a censura e l’abbiamo fotocopiata.
M.P.: Io no… Noi non ci s’è capito nulla. Io non ci ho capito nulla.
P.M.: Benelli ?
M.P.: Lino, è mio marito.
P.M.: Sì. Strano, però, signora, che lei la butta via, se non ci ha capito nulla. . Come mai non l’ha data a suo marito?
M.P.: No, glielo Così, in casa, l’era. Dice: ‘l’ha scritta Vanni, ma che…’, ma tanto l’aveva scritta a tutti a Monte, ha capito?
P.M.: Sì. Questo, l’ho capito.
M.P.: Ecco, la lo sa anche lei.
P.M.: È una cosa…
M.P.: Ma io… Non ci si capiva niente, sicché…
P.M.: E lei l’ha…
M.P.: La si è buttata via.
P.M.: Noi, la… Benelli Rino. Ma c’era, per caso, delle frasi nei confronti vostri? Ad esempio, a quella a Valdemaro, noi l’abbiamo sequestrata, è in atti. E, fra le varie cose, dice…
M.P.: Non lo so, perché io non ho guardato neanche quella di Valdemaro. Non ne ho guardate punte, perché io non ci capivo niente. E poi, sa, mi faceva un po’…
P.M.: E’ un fastidio.
M.P.: Ecco. Un po’… Non la volevo neanche leggere, ecco.
P.M.: Per caso lei ricorda se, fra le altre frasi, c’era che, riferito a Lotti e a suo fratello, Vanni diceva che erano due bestie. E per colpa loro si trovava in carcere?
M.P.: No, no, io non glielo posso dire…
P.M.: Non lo sa.
M.P.: …perché non l’ho letta. Io dico, ho giurato di dire la verità, e dico la verità, guardi.
P.M.: Certo, signora. Benissimo. Lei dice: ‘l’ho buttata via per fastidio e non l’ho data…’
M.P.: Sì, perché sapevo che l’aveva mandata a tutti… a tutti. A Montefiridolfi, a tanti. Lo sapevo, perché siamo in un paesino, siamo tutti una famiglia.
P.M.: Ora, tutte queste lettere, noi le abbiamo sequestrate. E c’è un elenco veramente notevole…
Presidente: Va bene…
P.M.: E in queste lettere ci sono contenute minacce di questo senso: ‘quando uscirò, gliela farò pagare a Giancarlo e a Lotti.’
Presidente: Se ha detto che sono in atti, si possono leggere quando volete. Quindi non c’è problema. Bene.
M.P.: Ecco, io non l’ho letta.
P.M.: Benissimo.
M.P.: Ecco.
P.M.: Benissimo, signora.
M.P.: Non l’ho letta perché mi dava fastidio leggerla, e poi non ci si capiva nulla.
P.M.: Bene, grazie.
M.P.: Poi non la volevo leggere, perché io sono… questa cosa la mi è rimasta tanto… Per il mi’ fratello, perché io non volevo vedere il mi’ , fratello, ha capito?
P.M.: Chiarissimo, signora.
M.P.: Mi fa dispiacere, ecco.
P.M.: Signora, è chiarissimo.
M.P.: Avete capito icché voglio dire.
P.M.: Chiarissimo, chiarissimo, almeno per me. 
P.M.: E senta ancora una cosa: lei sa se Fernando, in qualche modo, conosceva o frequentava Pacciani?
M.P.: No.
P.M.: Non lo sa, o non li ha mai visti insieme?
M.P.: No, non lo frequentava.
P.M.: Lo conosceva perché…
M.P.: Si conosceva tutti, perché…
P.M.: Abitava…
M.P.: Lo conoscevo anch’io benissimo. Ci ho parlato tante volte, per carità, era a poca distanza da noi. Se una volta gli è venuto a farmi fare, non mi ricordo che, un gingillo, a cucire qualcosa. Ma quando venne… Le bambine le conoscevo da piccoline, quando le venivano a scuola, perché c’è la scuola accanto a me, c’era. Ora non c’è più. Però il Pacciani, sa, un discorso ci s’è fatto tutti, insomma. Parlare ci si è parlato tutti. In paese era sempre lì.
P.M.: Ha mai sentito, per caso, fare apprezzamenti su Pacciani, da parte di suo fratello?
M.P.: No, no. Fernando non ho mai sentito… No, no, ma Fernando non aveva, con Pacciani non aveva confidenza…
P.M.: No, dicevo, apprezzamenti su che tipo è, se lo conosceva, insomma…
M.P.: No, no, perché Fernando non parla male, non parla male di nessuno. No, no.
P.M.: Come costume non parla male…
M.P.: No. Poi non lo conosceva nemmeno. Insomma, lo conosceva di vista, ma… Perché non era, non andava mica a fare le merende, il mi’ fratello, e a fare… Anzi, questo ci ha fatto dispiacere a noi, perché io sono sicurissima, perché la sera viene a cena da me alle sette e mezzo in punto, lui è in casa. Perché è di una precisione, sulle cose…
P.M.: Qualche volta però lui ha riferito che si tratteneva fuori, o il sabato e la domenica, anche dopo cena. E che lei era un po’ contraria, se…
M.P.: Dopo cena ero contrarissima.
P.M.: E’ capitato raramente?
M.P.: Il giorno poteva andare dove voleva. Gii è capitato raramente, sì.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie.
Avv. Aldo Colao: Signora, scusi, se non ho capito male, lei ha detto che il Pucci Fernando, suo fratello, ha rimbiancato, rimbiancò la casa al Vanni.
M.P.: SI, è vero.
Avv. Aldo Colao: Ecco. E se non ho capito male, il Vanni abitava vicino a voi?
M.P.: No, veniva a fare il portalettere a Montefiridolfi.
Avv. Aldo Colao: Ecco. Quindi…
M.P.: E così, dalla mattina… Io l’ho sempre visto tutti i giorni, Vanni, eh.
Avv. Aldo Colao: E allora Fernando si recò alla casa del Vanni…
M.P.: A San Casciano.
Avv. Aldo Colao: …a San Casciano.
M.P.: Sì. Una volta gli ha imbiancato non so che, insomma, una stanza. Perché fa questi lavoretti, così, piccolini. Ha capito, lui.
Avv. Aldo Colao: Senta, lei si ricorda quando fu quest’epoca, più meno?
M.P.: No…
Avv. Aldo Colao: Così, approssimativamente.
M.P.: No, no. No, non me lo posso ricordare questo.
Avv. Aldo Colao: Sì. Una cosa, prego, il Pacciani lei si ricorda… Lei è nata a Montefiridolfi, no?
M.P.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Quindi, diciamo, una presenza storica in quel paese, via, è nata e vissuta lì.
M.P.: Sì. Presenza storica, no. Ma, insomma, sono nata…
Avv. Aldo Colao: Quindi, si ricorda bene. . . Si ricorda quando il Pacciani venne dal Mugello a Montefiridolfi?
M.P.: Sì.
Avv. Aldo Colao: In che periodo fu?
M.P.: Ah, che periodo, non glielo so dire.
Avv. Aldo Colao: All’incirca.
M.P.: Bisogna chiederlo al padrone che è andato a lavorare. Io non glielo so dire.
Avv. Aldo Colao: Sì. E le bambine che età avevano quando il Pacciani…
M.P.: Le bambine le andavano a fare le elementari.
Avv. Aldo Colao: Le elementari?
M.P.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Quindi, quanti anni avranno avuto?
M.P.: Le elementari le hanno fatte lì, a Montefiridolfi.
Avv. Aldo Colao: Iniziato, eh, l’elementari.
M.P.: Sì. Sì, sono sicurissima, perché io ero… Insomma, ci avevo anche i miei figlioli, l’ultimo ragazzo che ho avuto, sicché…
Avv. Aldo Colao: Bene. Lei non ha mai visto Pacciani e Vanni insieme in paese?
M.P.: No, Pacciani e Vanni insieme non l’ho mai visto, in paese, io. Vanni, tutti i giorni; ma Pacciani, quando veniva in negozio, quando andava a far spesa. Perché c’è tutti i negozietti lì, intorno alla piazza e io sono in piazza.
Avv. Aldo Colao: Bene, grazie. Non ho…
M.P.: Io sto in piazza, ha capito, sicché vedo, la gente la vedo.
Avv. Aldo Colao: Sì, sì, ho capito. Grazie.
Presidente: Altri difensori? Avvocato Bagattini.
Avv. Federico Bagattini: Sì. Grazie, Presidente. lei ha ripetuto più volte che Fernando era tenuto come un bambino.
M.P.: Sì, difatti è vero.
Avv. Federico Bagattini: In modo particolare ha detto che (incomprensibile)
M.P.: Protettissimo, senz’altro.
Avv. Federico Bagattini: (incomprensibile)
M.P.: Glielo possono, glielo possono dire, tutti.
Presidente: Ora faccia parlare, signora.
M.P.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: No protettissimo. Mica da…Così, il fratello che la mamma lo…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: Lui era solo…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
Presidente: Non credo.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: No, no, no. Mica per questo, sa noi si è. . . Si è fatto così, perché… Non so, perché è solo, è… si è tenuto sempre con… Perché a lui bisogna dirgli tutto, icché deve fare, icchè ‘un deve fare, se ha da andare a fare una visita bisogna andarci noi. Oddio, se ha da andare a fare un esame del sangue, va anche da sé a San Casciano. Però bisogna tenerlo sempre… E difatti siamo tutti… 
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) 
M.P.: No, è lui che viene a chiederci, ha capito, anche. ‘Devo fare questa cosa, devo…’, ha capito? Forse è perché si sarà tenuto così… Non so, non glielo so neanche dire. Io mi sento di fare così, ecco.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) 
M.P.: Perché lui c’ha la sua casa, accanto a noi, tutti insieme. Perché è la stessa casa. La mamma l’ha… ce n’è un pezzo per uno, ha capito? E lui ha la sua… bisogna che sia solo, perché la mattina lui si alza, fa il suo comodo… Si fa solo il caffè in casa, lui. Poi viene a chiederci tutto. Se lui va a Mercatale, viene a dirmi: ‘Marisa, vo a Mercatale’, ecco, ha capito com’è? Se va a farsi i capelli, mi dice: ‘Marisa, vado a farmi i capelli’. Oppure a Valdemaro, oppure… Lui è..
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: Non chiede il permesso.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) Avverte…
M.P.: Avverte che va via. Qualunque cosa, ha capito? Lui ci chiede tutto. Quando va a prendere la pensione, viene in casa, a un passo, perché ha da salire solo le scale, dice: ‘vado a riscuotere la pensione’, ecco, tutto. A noi ci dice tutto.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) Vi dice tutto.
M.P.: Tutto.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) 
M.P.: Questa cosa forse la gli sembrava grossa. E, per non farci dispiacere, penso. E perché…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) 
M.P.: Io penso anche che lo abbia fatto perché io non volevo che andesse fuori dopo cena. Non si voleva nessuno, insomma. Forse lo ha fatto per questo, per…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: E’ così, insomma, è così. Noi si pensa così, ecco.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) (incomprensibile) oltre a quello che ha già riferito parlando (incomprensibile) ha mai detto altre cose, ha mai lasciato intendere che sapesse altre cose?
M.P.: No, no. Anzi, il mi’ marito gli ha sempre detto: ‘ma come gli ha fatto anche a vedere alla televisione i processo, a vedere… e a non gli scappare mai detto qualcosa’, ha capito? E invece lui, mai. Nemmeno a tavola, quando siamo a tavola…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: No, mai.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: Mai. Mai, sennò noi siamo persone che…
P.M.: Lo avreste detto, signora, via.
M.P.: Eh, certo che si sarebbe detto, eh. Si figuri… E difatti col mio fratello Valdemaro, si dice sempre: ‘ma se ce lo aveva detto, se ce lo aveva detto subito, noi ci si…’
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: No, no, ma noi ci si…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: No, no, nemmeno. Appunto, guardi, è quello che si dice noi. Anche a tavola, noi a cena si vede sempre il telegiornale, ormai s’ha questo… un brutto vizio, ma insomma, è questo: gli fosse… Noi ci siamo posti anche noi questa domanda, in casa.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile) Come ha fatto…
M.P.: Come ha fatto a tenersi questa cosa, vedendo… Ha capito? Chissà come mai? Se non voleva dire lui…
Avv. Federico Bagattini: A voi vi meravigliò anche il fatto che (incomprensibile) non gli fosse scappato, quindi anche involontariamente.
M.P.: No, ma non è che chiacchiera tanto, ha capito, lui. Non… No, no, appunto, noi ci siamo meravigliati, ma non si sa per quale motivo non… Nulla, nulla a nessuno. Nemmeno a Valdemaro che… gliel’ho detto, noi si tiene come un figliolo, nemmeno come un fratello.
Avv. Federico Bagattini: Le ha mai confessato un atteggiamento di paura…
M.P.: Solo, che era diversi anni che non andava più con Giancarlo. E questo gli si è chiesto, qualche volta. Ma non rispondeva nemmeno, lui. ‘Come mai un tu va più con…’ Non so, gli aveva fatto uno scherzo, così…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: No, gli aveva fatto uno scherzo, gli aveva fatto una cosa al su’ fratello. Gli aveva trovato il lavoro, lui chissà che gli sembrava di aver fatto, perché Giancarlo non lavorava. E allora lui lo lasciò, questo lavoro, dopo 15 giorni. Dice: ‘ma guarda, non ha lavoro…’, se ne prese tanto per male, perché glielo aveva trovato lui, si sentiva importante, ha capito? E allora non ci è andato più insieme. E poi, se è questo, non si sa.
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: Per una sorta di risentimento. E poi gli sembrava, perché era il su’ amico, che gli avesse, che gli aveva trovato il lavoro, perché non aveva…
Avv. Federico Bagattini: (voce non udibile)
M.P.: Ecco, ecco, perché lui, se fa qualcosa, la si figuri! Gli sembra… Ecco.
Avv. Nino Filastò: Grazie, signora.
M.P.: Prego.
Avv. Nino Filastò: Avvocato Filastò, difensore di Vanni. Ecco, su quest’ultimo punto, chiariamo meglio questa circostanza. In sostanza, se ho capito bene, eh, lei mi dica se ho capito bene, se sbaglio mi interrompa subito.
M.P.: Sì, sì..
Avv. Nino Filastò: Suo fratello aveva trovato il lavoro a Lotti.
M.P.: Sì.
Avv. Nino Filastò: È così?
M.P.: Sì. Da fare il manovale.
Avv. Nino Filastò: Da fare il manovale. Glielo aveva offerto. Il Lotti ci era stato per 15 giorni…
M.P.: Ma non mica da Fernando, eh. Da un muratore.
Avv. Nino Filastò: No, no, da un muratore, sì.
M.P.: Ecco.
Avv. Nino Filastò: Il Lotti c’era stato 15 giorni da questo muratore…
M.P.: Sì.
Avv. Nino Filastò: … e poi non ci era andato più.
M.P.: No.
Avv. Nino Filastò: Abbandonando il lavoro.
M.P.: Sì. E lui chissà…
Avv. Nino Filastò: E quindi suo fratello ci era rimasto male.
M.P.: Ci era rimasto male. Lui si prende per male delle cose, no? E poi, sa, poteva anche avere qualche altro motivo. A noi ci aveva detto così.
Avv. Nino Filastò: Va bene. Lui vi disse che il motivo era quello, perché non si vedevano più.
M.P.: Il motivo era quello.
Avv. Nino Filastò: Ve lo disse lui, questo?
M.P.: Sì, sì, ce lo ha detto… A me me lo ha detto lui.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Senta, signora, lei ha definito suo fratello come un bambino.
M.P.: Come un bambino, come… noi si tratta come un bambino, perché…
Avv. Nino Filastò: Voi lo trattate come un bambino.
M.P.: Eh, perché…
Avv. Nino Filastò: Come bambino, come lo definirebbe? Buono, o cattivo?
M.P.: Ah, buono.
Avv. Nino Filastò: Buono, per bene.
M.P.: Sì, sì. Oddio, qualche volta, sa…
Presidente: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Sì, va bene. Allora, la domanda, Presidente…
P.M.: Ha visto? Presidente, lo ha detto lei, eh.
Avv. Nino Filastò: Ha ragione.
M.P.: Eh.
Avv. Nino Filastò: Avete ragione, ritiro la domanda.
M.P.: Quello che gli si chiede, ce lo fa a tutti. Siamo una fila… e ci fa a tutti.
Avv. Nino Filastò: Senta, a parte questo. Si è mai messo nei guai suo fratello?
M.P.: No, no.
Avv. Nino Filastò: Combinato qualche cosa di…
M.P.: Niente, guardi, glielo posso giurare su tutto.
Avv. Nino Filastò: Sa, qualche volta, una storiaccia con qualche donna…
M.P.: No, no, no. Non ha mai, nessuno è mai venuto a dire: ‘Fernando…’, mai. Fernando, se viene a Montefiridolfi, la incomincia dalla prima casa fino all’ultima, a Fernando gli vogliano tutti… Fernandino, è per tutti Fernandino.
Avv. Nino Filastò: Certo. Signora, quindi vi è mai capitato che vi abbia nascosto qualche marachella, qualche cosa che lo…
M.P.: Ma che marachelle! E sempre lì con noi. Va al mare 15 giorni con gli anziani, senta. E, anche loro, mamma mia! ‘Fernando…’, sono tutte persone che si conosce, anche di San Casciano, perché la mamma lavorava e aveva… insomma, conoscevano tutti la mamma. E poi conoscevano tutti la mamma perché era un esempio di mamma, perché la ci ha rallevato in quattro con la sua… è morto il babbo, aveva 34 anni e ha fatto una vita da cani per tirarci su. Con la sua onestà con il suo… Perché la Bruna, il marchese Antinori… Certo, che il marchese Antinori, ha fatto tante cose lui, perché lo aveva giurato sul babbo, quando è morto, sul mio babbo, che avrebbe aiutato…
Avv. Nino Filastò: Che avrebbe aiutato la sua madre.
M.P.: … la sua e la nostra famiglia. E ci ha aiutato fino a noi che non siamo stati tutti sistemati.
Avv. Nino Filastò: E Don Facibeni gli dava del tu a sua madre, no? La chiamava per nome.
M.P.: E Don Facibeni, sì, gli ha detto: ‘Bruna, non ti posso tenere Fernando. Mandami l’altro.’
Avv. Nino Filastò: ‘Mandami l’altro. ‘
M.P.: Ha portato l’altro fratello, lo ha fatto studiare, la marchesa Antinori lo ha fatto studiare agli Scolopi. Era ragioniere.
Avv. Nino Filastò: Ah.
M.P.: E Facibeni, è stato da Facibeni, perché da lassù, a quei tempi, non si poteva andare noi a Firenze, perché non c’era mezzi.
Avv. Nino Filastò: Certo, certo.
M.P.: Allora lui gli è stato da Facibeni. E la marchesa Antinori… si è saputo quando gli ha finito, che la marchesa lo aveva fatto studiare lei. Noi ci si meravigliava, aveva pagato lei…
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
M.P.: E ci ha aiutato fino a che… Perché la mamma era un esempio di mamma che non si può dire…
Avv. Nino Filastò: Un esempio di mamma.
M.P.: … icché l’era la Bruna, ecco.
Avv. Nino Filastò: Va bene, benissimo.
M.P.: La mi capisce, è morto il babbo…
Avv. Nino Filastò: Certamente, certamente.
M.P.: … lei è rimasta con 45 lire…
Avv. Nino Filastò: Ma certamente, la capisco.
M.P.: Se non ci avessero aiutato tutti…
Avv. Nino Filastò: Eh, certo.
M.P.: Siamo tutti sistemati bene, il nostro Signore ci ha aiutato…

Avv. Nino Filastò: Va bene, signora. Senta, invece, ecco, all’inizio lei ha detto che il suo fratello è stato in questo istituto di Fiesole. È sicura che fosse di Fiesole? Non si rammenta se era l’Umberto I?
M.P.: Avevo 10 anni, avvocato, io. Io avevo 10 anni, eh.
Avv. Nino Filastò: Ecco, però…
M.P.: Io so che la mamma la diceva che era stato in questo istituto che si chiamava Anna Torrigiani.
Avv. Nino Filastò: Anna Torrigiani. Per quanto tempo?
M.P.: Se vu’ volete far ricerche…
Avv. Nino Filastò: E be’, certamente.
M.P.: Prima della guerra.
Avv. Nino Filastò: Prima della… Per quanto tempo?
M.P.: In tempo di guerra.
Avv. Nino Filastò: In tempo di guerra. Il tempo della guerra, 4-5 anni?
M.P.: Non glielo so dire.
Avv. Nino Filastò: Non sa dire…
M.P.: Perché io ero più piccola di lui.
Avv. Nino Filastò: Va bene. Senta, signora, lei ha detto che il Vanni praticamente lo vedevate tutti i giorni.
M.P.: Io, tutti i giorni.
Avv. Nino Filastò: Mi dica un po’, avete mai avuto occasione di avere, come dire, paura di Vanni per qualche ragione…
M.P.: Io non di certo. Del mi’ marito era amico, ed è sempre stato a portare la posta a San Casciano nell’ufficio postale. Io, di Vanni, non ho di certo avuto paura. Per carità!
Avv. Nino Filastò: Nemmeno…
M.P.: Perché il Vanni era sempre lì da me. Io lavoravo, giù ci avevo una stanza che stavo, si metteva lì, a chiacchierare con me a sedere. Mamma mia, io non ho avuto di certo paura mai di Vanni.
Avv. Nino Filastò: Lo avete mai sentito dire abbia commesso qualche atto di violenza, qualche cosa?
M.P.: Io, io non l’ho mai sentito dire. Io, personalmente, non posso dire nulla.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
M.P.: Perché, insomma, siamo…
Avv. Nino Filastò: Quindi, questa lettera…
M.P.: … stati tanti anni lì, a uscio e bottega.
Avv. Nino Filastò: Su questa domanda che le ha fatto il Pubblico Ministero, per cui dice lei ha buttato via questa lettera, diretta a suo marito…
Avv. Nino Filastò: Ma quella lettera, la mi faceva rabbia. Perché il mi’ fratello era… a me mi dispiace tanto che, se lui… Perché, in qualche modo,…
Avv. Nino Filastò: Insomma…
M.P.: … questa cosa a lui la gli è rimasta qui.
Avv. Nino Filastò: Quello che volevo sapere: non è che l’ha buttata via per paura di Vanni.
M.P.: No, si figuri! Si figuri.!
Avv. Nino Filastò: Ah, ecco.
M.P.: Non ci si capiva nulla, io l’ho buttata via. Tanto non ci capivo nulla. L’aprii un pochino, non ci capivo nulla, l’ho presa e l’ho buttata via.
Avv. Nino Filastò: Senta, signora, mi pare questa domanda le è già stata fatta, ma vorrei rifargliela anch’io con più precisione.
M.P.: Faccia pure.
Avv. Nino Filastò: Grazie, signora. E quando eravate… Perché, se non sbaglio, suo fratello mangiava con voi, vero, la sera? Mi pare di aver sentito la sua cognata, dice: ‘il giorno mangiava da loro, dalla…’
M.P.: Sì.
Avv. Nino Filastò: ‘E la sera mangiava…’
M.P.: Sempre, anche ora, anche ora.
Avv. Nino Filastò: Anche ora. E mangiava con voi. Mangia con voi, la sera.
M.P.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ha sempre mangiato con voi.
M.P.: A casa mia, sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Mentre mangiate, guardate la televisione.
M.P.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Certo. Perché la televisione è lì, vicino al posto dove mangiate…
M.P.: Noi ci s’ha la televisione lì. Sa, così.
Avv. Nino Filastò: Sì, come…
M.P.: È un viziaccio, gliel’ho detto.
Avv. Nino Filastò: Anche io, signora. Tutti, è una abitudine.
M.P.: Ecco.
Avv. Nino Filastò: Comunque… Ecco, volevo chiederle questo: quindi vi è capitato – sto parlando di diversi anni fa, 12 anni fa, circa -…
M.P.: Sì, certo, certo.
Avv. Nino Filastò: … di seguire alla televisione, mentre mangiavate, i fatti del “Mostro”.
M.P.: Si seguiva anche…
Avv. Nino Filastò: Di Pacciani, il processo.
M.P.: Si seguiva anche perché era di lì…
Avv. Nino Filastò: Eh, era di lì, Pacciani. Certo. Ecco, mentre guardavate la televisione, che lei si ricordi, la sera, suo fratello è mai uscito con qualche battuta, che facesse…
M.P.: No, no.
Avv. Nino Filastò: pensare che lui, di questa cosa, qualche cosa ne sapeva?
M.P.: No. No, io non ho mai… Non ho… Noi si diceva, ma lui non l’ho mai sentito.
Avv. Nino Filastò: Mai.
M.P.: Non mi ricordo, ma non… non ha fatto, non ha detto nulla, insomma. Ecco.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Mai detto niente. Però, qualche volta, ne avete parlato con lui di quei fatti di Pacciani…
M.P.: Ma sa, con lui non si parla di… viene a cena, si parla di… Lui parla che domani ha da far quella cosa, al mi’ figliolo ha da fare una cosa, a quell’altro ha da far quell’altra… Parla di queste, parla solo di aggeggiare, lui.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Senta, signora, senta, ora abbia pazienza. Lei mi dovrà scusare se sono un po’ insistente e anche un po’ pignolo. Però lei ci ha riferito una circostanza che, dal mio punto di vista, è piuttosto importante. Vale a dire, in un certo momento, un certo periodo di tempo, suo fratello è andato a rimbiancare la cucina di Vanni.
M.P.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Eh?
M.P.: Vanni gli avviava qualcosa, dopo icché…
Avv. Nino Filastò: Se fosse possibile tentare di trovare un modo per individuare il tempo in cui questo è avvenuto.
M.P.: Eh, non glielo so dire, guardi, avvocato. Come fo a saperlo, io…
Avv. Nino Filastò: Se lei si rammenta, era un periodo di tempo in cui Vanni vi portava ancora la posta, oppure aveva smesso di portarvela?
M.P.: Non me lo ricordo, io. Non me lo, non me lo posso ricordare. Questo non me lo chieda, perché non me lo posso ricordare.
Avv. Nino Filastò: Più di 10 anni fa, più di…
M.P.: Mah, io non…
Avv. Nino Filastò: Meno?
M.P.: Forse meno di 10 anni.
Avv. Nino Filastò: Forse meno. Vede, perché qui c’è il signor Vanni, mi dice che, questo fatto, è avvenuto dopo che lui era andato in pensione. Ed è…
M.P.: Può darsi, può darsi che sia vero. Io non lo metto in dubbio. Ma io non me lo ricordo quando Vanni è andato in pensione. Ha capito?
Avv. Nino Filastò: Cosa dice, se lo chiediamo a suo fratello, ce lo saprà dire?
M.P.: No, lui non se lo ricorda di certo, guardi.
Avv. Nino Filastò: Ah, no, eh?
M.P.: No. Lui si ricorda che gli è stato dal Vanni a imbiancare, sì, sì. Perché… ma chi, il tempo giusto, non se lo ricorda Fernando, no. Glielo dico proprio…
Avv. Nino Filastò: Comunque a lei le pare che la possibilità che questo fatto sia avvenuto dopo l’andata in pensione di Vanni. E, come dice Vanni, come dirà Vanni, nel fare questa dichiarazione…
M.P.: Può darsi, può darsi. Se lo dice lui, può darsi che sia stato dopo. Ma io non lo so.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Va bene.
Presidente: Vanni? Vanni… Ci vuol spiegare, se lo vuole, eh, quando è avvenuta l’imbiancatura? Perché potrebbe essere utile.
Avv. Nino Filastò: Sì, certo, certo. Ecco, gli dica al Presidente quando è avvenuta questa imbiancatura.
Mario Vanni: Questa imbiancatura è venuta in tempo che ero in cosa, in pensione. Nell’89. Io andetti nell’87. Senta, mi dà un permesso di parlare con il signor Canessa?
Presidente: No, no. Il signor Canessa…
Mario Vanni: Voglio parlare con il signor Canessa.
Presidente: No. No, no, lei risponde solamente a questo e basta. Va bene?
Mario Vanni: No, voglio parlare in tutti i modi.
Presidente: Stia calmo, signor Vanni, sennò…
Mario Vanni: Perché lui mi ha sequestrato tutto, ma non posso andare né in banca, né…
Presidente: … l’allontano, eh.
Mario Vanni: … in posta, nessun posto. Mi ha sequestrato in fino il telefono. È una vergogna, non siamo in Cina, siamo in Italia…
Presidente: Bene. Basta ora. Signor Vanni, basta. Sennò si allontani.
Mario Vanni: È vergogna. Sono innocente, voglio andare; a casa! È 18 mesi che sono in galera ingiustamente. Ora basta!
Presidente: No, no…
Mario Vanni: È … una nazione contro di me.
Presidente: Allontanatelo, per cortesia, portatelo fuori.
Mario Vanni: Ha capito?
P.M.: Presidente…
Presidente: Portatelo fuori.
P.M.: Ecco, grazie. Grazie.
Mario Vanni: Perché ora basta, eh. Non ho paura. Sono fascista e me ne vanto !
Presidente: Bene.
Mario Vanni: Il Duce vuol libertà e non…
Presidente: Va beh, quando è calmo, poi può tornare. Comunque ora teniamolo un po’ fuori.  
Avv. Nino Filastò: È tutta la mattina che borbotta. È andata anche bene.
Presidente: Bene. Signora, lei ha sentito il Vanni? Il Vanni ha detto che…
Avv. Stefano Bertini: Presidente, mi scusi. Avrei una domanda anch’io.
Presidente: No, no, una attimo solo, un attimo solo.
Avv. Stefano Bertini: Ah, prego, prego.
Presidente: Il Vanni ha detto… Signora, signora…
M.P.: Ah, sì, abbia pazienza, mi sembrava… Con questi microfoni…
Presidente: Senta, il Vanni ha detto – non so se ha capito bene – che l’imbiancatura, secondo lui, è avvenuta nell’89.
M.P.: Può darsi.
Presidente: Quando lui era già in pensione. E lui era andato in pensione nell’87. Ecco, questa precisazione del Vanni, le ricorda qualche cosa, o no? Sulla domanda che le ha fatto 1’avvocato Filastò.
M.P.: Io so che è andato, lo so.
Presidente: Non l’aiuta per nulla?
M.P.: Eh, non lo so se era… Perché, che vuole, che vada… Se una cosa la ci si deve ricordare, una cosa importante…
Presidente: Lei ha parlato di una decina d’anni, una decina di anni fa da oggi.
M.P.: E può darsi, può darsi che sia…
Presidente: Bene.
M.P.: Una cosa importante, la ci si ricorda, ma io, quando è andato… La mi capisce, vero…
Presidente: Bene, cercheremo di saperlo dopo. Va bene.
M.P.: Ecco, io non posso…
Presidente: Allora, avvocato Bertini.
Avv. Stefano Bertini: Tante grazie. Signora, rispetto al primo tempo in cui suo i fratello fu interrogato dalla Polizia e vi riferì | quanto ebbe a dichiarare, quanto tempo prima lei aveva saputo della circostanza in base alla quale lui aveva rotto i rapporti con il Lotti?
 M.P.: Mah, io credo che sia dal ’90 che… che non ci va più. Ma noi si era felici, eh, che non fosse… 
Avv. Stefano Bertini: Ma dico, ma lei…
Avv. Nino Filastò: Presidente, mi permetta, posso allontanarmi a vedere se riesco a calmarlo?
Presidente: Allora, sospendiamo un attimo, sospendiamo un attimo. Sì, il difensore può andare verso il Vanni.
Avv. Nino Filastò: Bene.
Presidente: Va bene. Signora, lei rimanga…
M.P.: Sì, sì. Faccia pure, io non ho… 

Presidente: Allora, possiamo continuare, riprendere. Vanni è presente. Allora, avvocato Filastò, aveva lei la parola, vero?
Avv. Nino Filastò: Veramente no.
Presidente: Chi è che aveva la parola prima? 
Avvocato: Era l’avvocato Bertini.
Presidente: Ecco, già Bertini. Dov’è Bertini? Allora, è rimasto acceso il microfono, potete spengere, sennò dopo si sente… Avvocato Filastò, il microfono.
Avv. Nino Filastò: Ah.
Presidente: Sì. Allora aspettiamo un attimo Bertini, sennò facciamo una domanda noi. Va bene, signora, allora utilizziamo il tempo. Le faccio io una domanda a lei. Lei mi ha detto, signora, dei rapporti con Lotti.
M.P.: Sì.
Presidente: Di suo fratello con Lotti. Dice, da diversi anni non andava più col Lotti. Gli chiese il perché, ma lui non volle dire nulla. Poi ha riferito la storia del posto di lavoro, dal muratore, eccetera.
M.P.: Sì, io…
Presidente: Ecco, a che epoca è collegabile questa storia del muratore…
M.P.: No, così, era senza far nulla. Non aveva, forse non aveva soldi neanche per…
Presidente: Sì, ma quando è avvenuto questo?
M.P.: Eh questo nel ’90. Perché lui è dal ’90 che non sta più con lui.
Presidente: Quindi, dal ’90, non si sono più frequentati.
M.P.: Perché lui gli voleva bene, ha capito, al Lotti.
Presidente: Perciò dal ’90 non si sono più frequentati. 
M.P.: È suo amico… Eh?
Presidente: Scusi, dal ’90 non si sono più frequentati.
M.P.: No, no.
Presidente: Lei ha pensato che fosse la storia del lavoro.
M.P.: Sì, lui ci ha detto così.
Presidente: Per il posto di lavoro.
M.P.: No, lui ci ha detto così, veramente.
Presidente: E poi, dal ’96, avete saputo un’altra cosa.
M.P.: Si è saputo un’altra cosa.
Presidente: Bene. Allora, avvocato Bertini, prego, può continuare l’esame del teste.
Avv. Stefano Bertini: Sì. Presidente, la ringrazio. Un’altra domanda che volevo fare, in parte l’ha già proposta lei. Dicevo, lei prima ci ha detto che potevano essere anche altri motivi quelli per cui il…
M.P.: No, non ho detto altri motivi. A noi ci ha detto quel motivo lì.
Avv. Stefano Bertini: Ecco, però poteva…
M.P.: Sì, ma lui so che se piglia… che lui gli voleva tanto bene, gli fece quello scherzo e gli sembrava chissà che, che lui gli aveva trovato il lavoro, ha capito?
Avv. Stefano Bertini: Certo.
M.P.: E poi lo lasciò dopo 15 giorni e…
Avv. Stefano Bertini: Per quanto lei ha percepito, o ha capito dai discorsi che poi aveva fatto con lei e con voi, aveva del risentimento nei confronti del Lotti, ne parlava con odio…
M.P.: No, no. No, no. No no, non ne parlava con rancore.
Avv. Stefano Bertini: Ho capito.
M.P.: Non ne parla… Ora non gli si chiede neanche, nulla, perché si deve chiedere del Lotti, noi. Per carità, noi si lascia il più tranquillo possibile.
Avv. Stefano Bertini: Va bene.
M.P.: Si figuri… Non lo so…
Avv. Stefano Bertini: Va bene, la ringrazio.
M.P.: Prego.
Presidente: Dico, quando il Lotti crede, può fare, nel suo interesse, delle precisazioni che, in base a quello che dicono i testi.
Avv. Stefano Bertini: Certo.
Presidente: Spontaneamente. E poi l’esame sarà fatto alla fine. Bene. Allora, avvocato Colao.
Avv. Aldo Colao: Senta, signora scusi, vorrei che mi facesse una precisazione. Lei può escludere che suo fratello abbia fatto altri lavoretti a casa del Vanni, oltre a quella famosa rimbiancatura?
M.P.: Mah, io non glielo so dire. Quell’imbiancatura, sono sicura, ma se ha fatto altri lavoretti, non… io non me lo ricordo. Perché se mai, tanto tempo fa. Ha capito?
Avv. Aldo Colao: Grazie.
M.P.: Ma perché Vanni era… era di Montefiridolfi, più che di San Casciano, ha capito? Era quello, erano tutti amici del Vanni a Monte, perché stava sempre a Monte a portare la posta. C’è stato tanti anni. È un paesino piccolino, sicché ci si conosce tutti. Il Vanni, ha capito, era per quello che lui andava… si era amici tutti, insomma, ecco.
Avv. Aldo Colao: Senta, una cosa ancora: lei sa Pacciani perché lavorava a Montefiridolfi?
M.P.: Eh, perché quando è arrivato, è andato alla fattoria.
Avv. Aldo Colao: A che fattoria?
M.P.: Ah, dei Rosselli Del Turco.
Avv. Aldo Colao: Del marchese Rosselli Del Turco.
M.P.: Ha seguitato tanto a lavorare da lui.
Avv. Aldo Colao: Sì.
M.P.: Era una persona che lavorava come tutti. Poi ha comprato la casa a Mercatale, è andato via. Ma, forse quando l’era in pensione, perché era stato malato, non poteva tornare più nel campo. Non lo so. Questo non glielo so dire.
Avv. Aldo Colao: Grazie. Una cosa: le risulta che Pacciani può essere arrivato a Montefiridolfi negli anni ’70- ’71?
M.P.: Non glielo so dire.
Avv. Aldo Colao: Una cosa ancora: il Vanni era il postino anche del marchese Rosselli Del Turco? O sbaglio? 
M.P.: Eh, sì. Ma ora loro l’è tanto che non ci sono più.
Avv. Aldo Colao: Se era il postino della zona…
M.P.: No, perché lassù loro non ci stanno più. Non lo so ma…
Avv. Aldo Colao: Senta, lei…
M.P.: …loro è da tanti anni che non ci sono più.
Avv. Aldo Colao: Le risulta che il Vanni, quale postino, conoscendo un po’ intorno le persone, può avere presentato Pacciani per fargli trovare questo posto di lavoro al marchese Rosselli Del Turco?
M.P.: Ah, no, questo non glielo posso dire. Per carità! Queste non sono cose che io possa…
Avv. Aldo Colao: No, io le domandavo se…
M.P.: Sì, sì.
Avv. Aldo Colao: … le risultava, essendo il Vanni il postino del posto, ecco.
M.P.: No, ma forse c’era prima, è arrivato prima il Pacciani. Non lo so però, eh.
Avv. Aldo Colao: Prima, in che senso?
M.P.: Che il Vanni venisse a Montefiridolfi. Non lo so.
Avv. Aldo Colao: Va bene, grazie. Non ho altre domande.
M.P.: Prego.
Presidente: Bene. Se non ci sono altre domande, la signora può andar via.
M.P.: Eh, grazie.
Presidente: Prego, signora.
M.P.: Buongiorno.

Presidente: Buongiorno. Chi altro c’è?
P.M.: Si, Presidente. C’è quella (incomprensibile) ho anticipato all’inizio, relativo a verificare la veridicità del teste Butini. C’è il maresciallo Minoliti che è comandante la Stazione Carabinieri di San Casciano Val di Pesa, che ha acquisito, che ha elementi in proposito. E, sulla base di quanto ha accertato (incomprensibile) … è possibile acquisire la testimonianza ex 507 di quattro persone sul punto relativo all’omosessualità, o comunque le tendenze del Butini. E sono, questi quattro testi, tutti presenti oggi, oltre il maresciallo.
Presidente: Anche questo teste va ammesso.
P.M.: Sì, esatto.
Presidente: Va bene? Allora, se siete… Voglio sapere prima, se siete d’accordo, la Corte ha interesse a sentire queste persone.
P.M.: Sono tutte e cinque… Maresciallo, più quattro, sono tutti presenti.
Presidente: Se volete, siccome sono presenti, si possono sentire ora, ex articolo 507. Sennò si chiamano dopo.
P.M.: Io faccio istanza in tal senso.
Presidente: Ecco. La difesa? Nulla oppongono? 
Avvocato: Presidente, non c’è opposizione.
Presidente: Bene. Avvocato Filastò?
Avv. Nino Filastò: Avvocato Filastò. Io ritengo che siano ultronei, questi testimoni, sia Minoliti… Se il punto è questo…
P.M.: Il punto è questo.
Presidente: No, il punto è questo. La Corte li ritiene importanti, poi…
P.M.: E c’è anche un documento.
Presidente: Se lei ha opposizione a che si sentano ora, oppure vanno alterando un po’ l’ordine delle cose…
Avv. Nino Filastò: No, no, a me possono essere sentiti ora.
Presidente: Benissimo.
Avv. Nino Filastò: Va bene. Solo, mi sembrano…
Presidente: Va bene. La Corte ammette… Già ci siamo consultati prima, che sono stati informati tutti i membri della giuria, i Giudici togati, di questa circostanza. Ammette quindi i testi indicati dal Pubblico Ministero.
P.M.: Comincerei col maresciallo Minoliti…
Presidente: Se sono d’accordo le parti, vengono sentiti immediatamente. Bene. Può entrare il teste, maresciallo. Come si chiama lei?
Arturo Minoliti: Maresciallo Minoliti Arturo.
Presidente: Carabinieri di San Casciano.
M.M.: Comandante della Stazione di San Casciano Val di Pesa.
Presidente: Vuole leggere la formula, per cortesia?
M.M.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Bene. Allora, senta, lei viene sentito in base a una norma del Codice che consente alla Corte di ammetter direttamente i testimoni che le parti indicano a conoscenza di certi fatti. Allora, la situazione che intendiamo accertare noi, è questa. Un punto soltanto a noi interessa. Poi, la difesa, farà tutte, il Pubblico Ministero e gli altri, faranno quello che vogliono, che possono chiedere anche altre notizie, se credono. Comunque si tratta di questo: il Lotti si dice che è un omosessuale, comunque una persona che avrebbe anche rapporti non… diversi dalle donne, eccetera. Ecco, lei cosa sa, cosa ha saputo di questa storia?
M.M.: Mah, nell’accertamento che ho posto in essere, chiedendo a varie persone dei luoghi solitamente frequentati dal Lotti, non è emersa una conoscenza in tal senso. Sebbene il Lotti sia un soggetto che non è stato ben, come dire, inquadrato, identificato, per quelle che erano le sue abitudini. Si sa soltanto che il Lotti aveva delle amicizie più assidue, più frequenti, con le quali naturalmente si allontanava dal paese. O che frequentava anche nell’ambito del paese.
Presidente: Cosa ha saputo di questi, li ha consultati questi amici, qualcuno?
M.M.: Sì. Noi, io ho consultato i luoghi e le persone che conducono attività commerciale nei luoghi solitamente frequentati dal Lotti. Ho saputo che Lotti, per esempio, aveva, oltre alle amicizie già note a questa Corte, un’amicizia con un altro individuo di San Casciano, tale signor Butini. E si frequentavano principalmente nel bar che si trova, il bar Marchi, che si trova nella via Machiavelli, nella via centrale del capoluogo sancascianese. Soprattutto, sul Lotti, ci sono state maggiori reticenze, in tal senso. Perché la vicenda è ormai nota a tutti, ha provocato naturalmente un certo imbarazzo. E quindi, nessuno si è sbottonato. Fermo restando quello che ho detto poc’anzi. Cioè, che praticamente non era nota questa cosa, ma anche se, tutto sommato, non la si poteva escludere. Perché non si era a conoscenza di quello che faceva quando andava via da San Casciano…
Presidente: Comunque non sono state acquisite conferme.
M.M.: Conferme vere e proprio, conferme no, assolutamente.
Presidente: Neanche il Butini lo ha detto a lei.
M.M.: No, a me… Io, il Butini, non l’ho mai sentito. Ho sentito, però sul conto del Butini che era persona molto nota al Lotti, persona che incontrava il Lotti in questo bar e anche altrove, per cercare di lumeggiare naturalmente quella che poteva esser la personalità del soggetto. Per vedere se, in qualche modo, attraverso lui, ci si potesse ricongiungere con il Lotti, ecco, in certo qual modo. E il Butini è un soggetto molto conosciuto, anche da me personalmente, in paese. È soggetto particolare, ha avuto delle vicende anche familiari abbastanza problematiche che gli hanno portato dei problemi. È un soggetto a cui vengono fatti degli scherzi, degli apprezzamenti. Tipo quando naturalmente entrava nel bar che ho anzidetto, il bar Marchi in via Machiavelli. Alcuni conoscenti, almeno quelli più assidui, lo prendevano in giro, però bisogna vedere se era proprio una presa in giro, un modo di fare, o chissà cos’altro. Gli tastavano le natiche, lo apostrofavano: ‘oh, sei finocchio…’ E lui…
P.M.: Chiedo scusa. Questo, a Butini?
Presidente: A Butini, a Butini.
M.M.: E lui…
Presidente: Gli toccavano le natiche, gli dicevano ‘sei finocchio’…
M.M.: ‘Sei finocchio’. E lui si arrabbiava, si ritirava. Probabilmente perché si era in luogo pubblico e un tipo di scherzo giustamente non… non era di suo gradimento, ovviamente. Lui, tante volte, il Butini non era un soggetto molto espansivo, non si confidava molto spesso. Usciva con il Lotti, si sapeva che andava in giro con lui. A volte, qualche volta all’anno, anche con un altro individuo, un cittadino tedesco che saltuariamente passava per San Casciano. Però, sempre per quelle che erano le situazioni raccolte informalmente da me, il Butini doveva avere qualche problema. Nel bar, qualche volta, aveva detto che, insomma, si era masturbato davanti alla madre; o che aveva naturalmente l’intenzione di congiungersi con lei. Questo, ritengo che è un fatto che debba essere collocato agli inizi degli anni ’90, perché è da circa quattro o cinque anni che…
Presidente: Questo, chi lo avrebbe detto?
M.M.: Questa cosa chi me l’ha riferita a me? Me l’ha riferita praticamente una persona che conosce molto bene il Butini e che conosce bene anche il Lotti. Forse si potrebbe definire un amico, un conoscitore un attimino migliore di questi due individui.
Presidente: Come si chiama lui?
M.M.: Dunque, il Faggioli. Che è anche persona che, anche lui, qualche volta ha scherzato con il Butini, tastandogli le natiche.
Presidente: Faggioli come?
M.M.: Faggioli Paolo. E poi ho sentito altri soggetti che mi hanno confermato questa circostanza del fatto che veniva fatto oggetto di scherzi in questo modo. Sia dai conduttori del bar stesso, che da un esercente di attività commerciale di foto ottica che si trova di fronte al bar e che è un assiduo frequentatore.
Presidente: Va bene.
P.M.: Se ci vuol fare i nomi di queste persone, tanto…
Presidente: E chi sono queste persone?
M.M.: Allora, i conduttori dell’attività commerciale sono Marchi Mario e Bandinelli Simone. Invece, l’esercente commerciale di foto ottica, Gherardi Gherardo.
Presidente: Questi sono quelli che… di oggi?
P.M.: Sono quelli che il maresciallo li ha fatti, li ha convocati per oggi.
Presidente: Ah, va bene.
P.M.: Sì, sono tutti presenti.
Presidente: Ah, ecco, va bene. Allora, l’esame può continuare in forma ordinaria.
P.M.: Un’altra domanda soltanto: lei ha potuto appurare attraverso fonti, quelle che ha citato, od altre, se le frequenze che lei ci ha descritto: Lotti, Butini, e poi ha accennato a un tedesco, raramente, erano frequenze così, come ci ha raccontato in quest’aula il Butini, anche a volte con Vanni?
M.M.: Sì, sì. Anche questo. Praticamente erano degli assidui frequentatori del bar. E quindi sì, erano amici, si incontravano e stavano insieme. E a volte uscivano anche insieme. Probabilmente per passeggiare per il paese, o per andare, non so, forse anche fuori. Comunque erano delle persone che si conoscevano, si frequentavano nel bar, parlavano fra di loro. E poi c’e questa persona, questo tedesco che, soltanto saltuariamente, era un loro buon conoscente, anche se le persone che ho indicato prima, quelle da me contattate, tutto sommato non riuscivano a capire il perché di questa conoscenza. Qualcuno, insomma, faceva anche qualche illazione, che questo tedesco aveva anche la moglie, forse ci poteva essere interesse per questa donna. Ma nulla, nulla di certo.
P.M.: O forse anche rapporti fra uomini, o questa non ha percepito…
M.M.: In effetti, le persone da me interpellate, non si sono sbilanciate. Perché è una cosa non certa, non accertata. E quindi… Però non posso escludere che, nel loro pensiero, possa esser maturata un’idea del genere.
P.M.: Non ho altre domande. Grazie.
Presidente: Altre persone, altri difensori?
Avv. Nino Filastò: Avvocato Filastò.
Presidente: Avvocato…
Avv. Nino Filastò: Difensore di Vanni. Questo Butini è sposato? 
M.M.: È separato.
Avv. Nino Filastò: Da quando separato?
M.M.: Mah, dovrebbe essersi separato da diverso tempo. Ritengo, all’incirca, 7-8 anni, forse anche di più. Non ho avuto modo di… Quando si è separato, io… 
Presidente: Lo ha detto lui, ora…
Avv. Nino Filastò: Va be’. Figli?
M.M.: Dovrebbe avere dei figli, sì. Non so quanti, però.
Avv. Nino Filastò: Figli grandi, piccoli? 
M.M.: Non li conosco, non sono residenti a San Casciano.
Avv. Nino Filastò: E quindi lei non lo ha accertato questo particolare dei figli, quanti sono…
P.M.: Presidente, chiedo scusa. Posso solo intervenire. Nel fascicolo del Pubblico Ministero ci sono un centinaio di pagine, gli accertamenti su questo fatto, comprese le sentenze e c’è anche il nome degli ufficiali di Polizia Giudiziaria che hanno fatto questi accertamenti che sono diversi dal maresciallo Minoliti. Quindi, il difensore, può consultarli, se crede. E fare le domande…
Presidente: No, la domanda facciamogliela fare, dai, sennò…
P.M.: Sì, ma il maresciallo non lo sa, perché gli accertamenti non li ha fatti…
Presidente: Va bene. Dirà che non lo sa.
P.M.: … li ha fatti un altro organo.
Avv. Nino Filastò: Ora, il difensore sapeva che il maresciallo ha fatto gli accertamenti sull’eventuale omosessualità di questo Butini. Ora, mi sembrava da questo punto di vista…
Presidente: Va bene, va bene, prosegua, prosegua.
Avv. Nino Filastò: … che accertare se questo signor Butini aveva dei figli, oppure no era importante, cioè, se era sposato. Comunque, ha detto che non lo sa, fine del discorso.
Presidente: Va bene.
Avv. Nino Filastò: Questa faccenda della congiunzione, che voleva congiungersi con la madre, chi gliel’ha detta, chi gliel’ha riferita? Riferito a chi, a Butini, questo fatto?
M.M.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E chi glielo ha riferito a lei, questo fatto?
M.M.: Il Faggioli Paolo.
Avv. Nino Filastò: Il Faggioli. Ora… Che è fra le persone che dovremo sentire, se non sbaglio.
Presidente: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Lei ha parlato di… che anche Vanni, insieme a Butini, insieme a Lotti, era frequentatore di questo bar. Si sta parlando di quale bar?
M.M.: Del bar Marchi che si trova in via Machiavelli a San Casciano.
Avv. Nino Filastò: Ed era frequentato da queste persone soltanto, od è un bar frequentato, molto frequentato?
M.M.: È un bar molto frequentato, è centrale. È nel cuore del paese.
Avv. Nino Filastò: In genere, la frequenza a questo bar… Quante persone ci sono là che parlano, che sono amici fra di loro?
M.M.: Mah, dipende dagli orari. Generalmente nella pausa che solitamente viene indicata per il caffè, delle dieci, ci possono essere anche 20-30 persone. Ci sono degli orari, invece, che sono un attimino un po’ più morti e si possono incontrare 4-5 clienti.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Comunque nelle ore di punta, anche 20-30 persone, di questo genere che parlano, che giocano a carte, immagino… 
M.M.: Sì, nella saletta retrostante c’è…
Avv. Nino Filastò: … nella saletta retrostante. Guardano la televisione, eh?
M.M.: Sì, anche.
Avv. Nino Filastò: E senta, lei ha parlato di un, di questo tedesco.
M.M.: Sì.
Avv. Nino Filastò: L’ha identificato? Sa chi è?
M.M.: Non io. Non ho proceduto a tale tipo di attività.
Avv. Nino Filastò: E comungue, questo tedesco avrebbe moglie?
M.M.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Per le voci che lei ha raccolto, la sua frequentazione del Butini, sarebbe stata in rapporto a questa moglie del tedesco.
M.M.: No.
Avv. Nino Filastò: È così che lei…
M.M.: No, non è propriamente così. È soltanto, naturalmente un pensiero che è maturato nel corso del discorso con le persone che ho interpellato. Perché…
Avv. Nino Filastò: Come illazione di queste persone.
M.M.: Delle illazioni, perché non si riusciva a spiegare come mai questo cittadino tedesco, insomma…
Avv. Nino Filastò: Frequentasse…
M.M.: … frequentasse…
Avv. Nino Filastò: Il Butini.
M.M.: … il Butini, il Lotti e altri.
Avv. Nino Filastò: Senta, negli atti del suo ufficio, vale a dire del Comando dei Carabinieri di San Casciano, vi risulta qualche episodio collegabile o connesso col reato di atti osceni in luogo pubblico addebitabile al Butini?
M.M.: Che io ricordi, no. No. Mi sembra di no. Non lo so. Mi sembra di no.
Avv. Nino Filastò: Che, sempre agli atti del vostro ufficio, vi risultano degli atti di molestie, per esempio, nei confronti di minori, giovani oppure non minori, fatti dal Butini nei confronti di qualcuno?
M.M.: Mah, a me personalmente non risultano. Agli atti di ufficio mio, personalmente, se li ho guardati bene, però… bisogna vedere perché noi li guardiamo, li raccogliamo in un certo modo. Se ci sono dei reati, abbiamo delle notizie di reato, dei rapporti. Negli atti del fascicolo ci sono delle indicazioni, delle annotazioni. Però…
Avv. Nino Filastò: Che annotazioni ci sono?
M.M.: Mah…
Avv. Nino Filastò: Voglio dire: io so benissimo – anche perché c’è una norma precisa del testo unico della Legge’ di Pubblica Sicurezza in proposito – che il vostro ufficio, a cui lei appartiene come responsabile principale, anche una attività di prevenzione nei confronti di determinati reati.
M.M.: Certo.
Avv. Nino Filastò: Anche di carattere sessuale evidentemente, anche aventi a che fare con la morale pubblica. Ecco, da questo punto di vista qui, mi immagino che avrete delle persone, ce ne sarà qualcuna certamente a San Casciano, che sono particolarmente segnalate agli atti del vostro ufficio, da questo punto di vista?
M.M.: Mah, devo dire la verità: non ci sono gli episodi di cui lei fa cenno.
Avv. Nino Filastò: No, no. Non sto parlando di episodi, sto parlando di persone segnalate in questo senso.
M.M.: Ci sono dei comportamenti…
Avv. Nino Filastò: Sì.
M.M.: … da parte di soggetti che sono soltanto però, in quelle… le chiacchiere che si possono, le voci che si possono raccogliere in paese, le supposizioni. Però, di certo non c’è nulla altrimenti ci sarebbe stato una procedibilità da parte nostra.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Ma, su Butini non c’è nulla.
M.M.: A noi risulta soltanto quelli che sono state le sue problematiche di famiglia a seguito del rapporto con la moglie.
Avv. Nino Filastò: Della separazione con la moglie.
M.M.: Sì. Le varie querele che ci sono state fra le parti, le situazioni varie…
Avv. Nino Filastò: Querele, c’è stato delle querele?
M.M.: Prego?
Avv. Nino Filastò: Querele fra i coniugi?
M.M.: Mi risulta che ci sono state le querele.
Avv. Nino Filastò: Per che reati?
M.M.: Ingiurie, maltrattamenti. Adesso non le ricordo per bene, anche perché sono episodi che si sono verificati in tempi lontani, alcuni dei quali prima del mio arrivo al Comando di Stazione di San Casciano.
Avv. Nino Filastò: Ma quindi per quanto riguarda Butini, situazioni di allarme o comunque di attenzione da parte del vostro ufficio, aventi a che fare con reati a carattere sessuale, ce ne sono o non ce ne sono?
M.M.: Vede avvocato, il discorso è questo: un’annotazione in un fascicolo personale, si mette se si hanno più che qualche voce. Che ci sia un fatto più che concreto.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
M.M.: Il comandante di Stazione, almeno come mi ritengo io, che conosce bene il territorio e le persone, valuta attraverso i comportamenti, attraverso lo studio di quelli che sono gli atti. E il Butini per una serie di fattori, naturalmente è un soggetto che tutto sommato, può dar da pensare. E quindi, non è che viene controllato. Viene guardato, come viene guardato qualcuno però sotto un profilo un attimino diverso.
Avv. Nino Filastò: E i fatti per i quali lei, diciamo cosi, controlla il Butini son quelli che ci ha riferito poco fa, vale a dire che qualcuno come dire, mentre è nel bar gli fa degli scherzi di un certo tipo e nient’altro mi pare, no?
M.M.: Allo stato attuale, ci sono questi.
Avv. Nino Filastò: Solo questi. E questi fatti qui, lei li ha accertati in passato o li ha accertati ora in occasione di questo processo?
M.M.: No, erano già noti in passato. Io non ho fatto altro che raccogliere le conferme in maniera ufficiale per riferirle poi all’ufficio del Pubblico Ministero.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Grazie.
Presidente: Può andare, grazie.
Avv. Stefano Bertini: Mi scusi, una domanda. 
Presidente: Ah, scusi. Non…
Avv. Stefano Bertini: Sì. Maresciallo, lei prima ha riferito che il signor Butini veniva fatto oggetto di scherzi nel bar dove si recava. Le risulta se questo si verificasse anche nei confronti del Lotti?
M.M.: No. 
Avv. Stefano Bertini: Grazie.
Presidente: Domande, avvocato Colao?
Avv. Aldo Colao: Maresciallo – avvocato Colao – Montefiridolfi rientra nella sua giurisdizione?
M.M.: Sì, avvocato.
Avv. Aldo Colao: Lei era a conoscenza che il Vanni fosse il postino della zona di Montefiridolfi?
M.M.: Sì, avvocato.
Avv. Aldo Colao: Lei ci può dire, le risulta quando, nel corso di indagini o di informazioni in possesso suo, quando Pacciani arrivò dal Mugello a Montefiridolfi, in che anno, l’epoca all’incirca.
M.M.: Siamo… diciamo, negli anni ’70. Adesso con precisione…
Avv. Aldo Colao: Negli anni ’70. Senta e da chi fu chiamato a lavorare?
M.M.: Il Pacciani?
Avv. Aldo Colao: Sì.
M.M.: Mah, il Pacciani so che lavorava da Rosselli Del Turco prevalentemente. Poi, so che si è sempre adoperato, attualmente, a vari lavori di qui e di lì.
Avv. Aldo Colao: Sì, e le risulta se il Vanni…
Avv. Nino Filastò: Presidente, io non vorrei fare un’opposizione formale, ma…
Avv. Aldo Colao: … se il Vanni ha provato… scusa, sono fatti inerenti ai… sono domande inerenti ai fatti di causa.
Presidente: Avvocato.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma certamente.
Avv. Aldo Colao: No, mi stai interrompendo. Scusa, mi interrompi.
Avv. Nino Filastò: È che voglio fare opposizione a questo tipo di domanda.
Presidente: Avvocato…
Avv. Nino Filastò: Interrompo, sì. Faccio opposizione formale a questo tipo di domanda. Non ha niente a che vedere con i motivi per i quali questo testimone è stato chiamato dalla Corte a testimoniare stamani. 
(voci sovrapposte)
Avv. Aldo Colao: Hai finito?
Avv. Nino Filastò: A parte che poi avevo sentito dire che qui il processo a Pacciani non si doveva fare.
Avv. Aldo Colao: E allora sono domande inerenti ai fatti…
Presidente: Allora, una domanda che riguarda completamente…
Avv. Aldo Colao: … di reato che riguardano questo processo.
Presidente: Va be’, domanda non ammissibile perché la Corte l’ha chiamato per altro fatto, comunque non si può sempre provare un’altra maniera. Va bene?
Avv. Aldo Colao: Va bene.
Presidente: Ci sono altre domande?
Avv. Aldo Colao: Basta.
Presidente: Può andare, grazie.
M.M.: Grazie.

Presidente: Venga il Faggioli. Ecco, bravo, butti via… se lo metta in tasca, dove vuole. Come si chiama lei?
Paolo Faggioli: Paolo Faggioli.
Presidente: Faggioli. Dove è nato?
P.F.: A NNNNNNNNNN
Presidente: Quando?
P.F.: NNNNNNNNNN
Presidente: Residente?
P.F.: NNNNNNNNNNN
(voce non udibile) Legga la formula.  
P.F.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Senta, la Corte la deve interrogare sul… la Corte, la difesa eccetera, la deve interrogare sul… Parlo con lei, eh?
P.F.: Sì, sì.
Presidente: … su un particolare rapporto che può avere avuto col Lotti, col Butini, insomma. Materia attinente a sfera sessuale.
P.F.: Sì.
Presidente: Quindi, per cortesia ci dica la verità.
P.F.: Certo.
Presidente: Bene? Qualunque essa sia. Bene. Voglio sapere: lei conosce il Lotti? Lotti Giancarlo?
P.F.: Sì.
Presidente: Ecco, sotto il profilo sessuale, come lo conosce lei?
P.F.: Normale.
Presidente: Normale. Sa se ha rapporti oltre che con le donne, anche con gli uomini? Li conosce direttamente?
P.F.: A me non mi risulta.
Presidente: Non risulta. Bene. Senta, il Butini lo conosce?
P.F.: Sì.
Presidente: E il Butini com’è cioè sotto questo profilo? Lei, si dice che ha fatto degli apprezzamenti su di lui a un bar a San Casciano, dice: ‘bucaccio, buco’, cose di questo genere. L’avrebbe acchiappato e tirato anche le natiche. Come… da che nasce questa… come nasce questo suo apprezzamenti?
P.F.: Da uno scherzo. Ma solo scherzo.
Presidente: Solamente…
P.F.: Scherzare con lui.
Presidente: Lui ci sta allo scherzo o si offende?
P.F.: Qualche volta sì, qualche volta no.
Presidente: Ma non ci sono episodi specifici?
P.F.: No, no. Solo…
Presidente: Che lo fanno ritenere così, se lui è un buco, non buco…
P.F.: Non credo che sia buco.
Presidente: Ecco.
P.F.: Ma noi si usa fare… e poi non è alle natiche, è sotto le gambe per far paura soprattutto. Non per toccare il culo.
Presidente: Va be’. Bene. Pubblico Ministero.
P.M.: Come mai proprio al Butini gli fate questo? Cioè, è da tempo… Dato che sembra di capire a noi che è inequivocabile il gesto, indipendentemente che sia scherzo. Come mai proprio al Butini? Lo fate a tutti gli avventori…
P.F.: Non solo a lui, anche a altre persone, altri ragazzi.
P.M.: Anche al Lotti?
P.F.: No, lui no.
P.M.: Come mai al Butini, le chiedo?
P.F.: Perché… così. Andavo al bar, c’ho un metodo di sorseggiare la bevuta o il cappuccino e allora sto tutto piegato e lui… lui, qualche volta poi, perché secondo… tutti i giorni ‘un erano uguali per lui: delle volte era triste, delle volte era brillante. Delle volte mi diceva: ‘via Paolo, prendi il caffè, ti pago io’. Poi delle volte era chiuso e non…
P.M.: Come mai… lei ha riferito ai Carabinieri che qualcuno lo apostrofava come finocchio. Come mai? Come mai vien chiamato…
P.F.: Ma cosi, per scherzo, eh. Sempre per scherzo, come facciamo con altre persone.
P.M.: Sì, certo. Ho capito. Con tutti, le ripeto, con tutti gli avventori di questo bar o con qualcuno in particolare?
P.F.: Non tutti, con quelli chiaramente…
P.M.: Ma, ecco, quelli che hanno un particolare modo di fare. È questo il concetto?
P.F.: No, no.
P.M.: No.
P.F.: Cioè, noi lo facciamo con le persone normali. Con ragazzi che possono accettare lo scherzo, è ovvio. Non con le persone che…
P.M.: Ho capito. Lei ha assistito anche ad altre persone che facevano così con Butini?
P.F.: No. Nessun altro.
P.M.: Nessun altro all’infuori di lei.
P.F.: Io, altri ragazzi, ma così fra di noi. Soltanto per scherzare e basta. Tutto qui.
P.M.: E come nasce questo nel tempo, è tanto tempo che…
P.F.: Sì, è diversi anni, sì.
P.M.: Bene, grazie. Non ho altre domande. 
(voce non udibile)
Presidente: Si trattenga un attimo, poi lo richiamerò dopo. Altre domande al teste?
Avv. Nino Filastò: Solo una, Presidente. Signor Faggioli, l’espressione “addio buco” l’ha mai sentita dire in quel bar o altrove? Riferita ad una persona così, per salutarlo.
P.F.: No, non credo, non mi pare.
Presidente: Senta, lei ha mai visto in questo bar, e se sì quando, il Vanni, il Butini, il Lotti parlar tra loro?
P.F.: Sì.
Presidente: A quando risale?
P.F.: In tutti i bar.
Presidente: Va be’. A quando risale? L’ha fatto più vicino a noi, questo incontro.
P.F.: Due-tre anni fa, quattro. Da sempre. Come tutti i i sancascianesi, che loro eran sempre sul bar.
Presidente: È sicuro di questo?
P.F.: Cosa?
Presidente: È sicuro di questo? O è più lontano o è più vicino?
P.F.: Come tempo?
Presidente: Eh. Come epoca.
P.F.: Due-tre anni fa, quattro, cinque.
P.M.: Ha detto: da sempre.
Presidente: Da sempre, quindi sa, è una cosa che si allunga…
P.F.: Da sempre, per modo di dire…
P.M.: Per come lo ricorda lei, insomma.
P.F.: Sì, da sempre. Loro stavan sempre sul bar.
Presidente: Allora, facciamogli una domanda più specifica.
P.F.: Dica.
Presidente: Tanto questo è registrato. Il delitto degli Scopeti avvenne nell’85, va bene?
P.F.: Sì.
Presidente: ’85, son 12 anni fa. Ecco, dall’85 in poi ha visto il Vanni, il Lotti, il Butini… no, il Pucci, il Pucci Fernando al bar insieme, chiacchierare e intrattenersi tra loro?
P.F.: Sì.
Presidente: Insomma, avere rapporti diciamo…
P.F.: Sì.
Presidente: …amichevoli.
P.F.: Certo.
Presidente: Loro son stati amici per un certo periodo.
P.F.: Lì fuori come c’era tante persone, c’erano anche loro che parlavano fra di sé, parlavano con noi.
Presidente: Questo, dopo l’85. Abbiamo la data precisa, dopo
P.F.: Penso di sì. Ora non me lo ricordo di preciso, ma penso di sì. Sono 12 anni. Penso di sì.
Presidente: In questi 12 anni, io non dico l’anno e il mese e il giorno. Però, 12 anni è un bel periodo.
P.F.: Sì.
Presidente: O è ancora più lontano…
P.F.: No, più lontano non…
Presidente: Cos’ha visto lei? Cos’ha visto?
P.F.: Ho visto che parlavan fra di sé. Come parlavan con noi di qualsiasi cosa sul bar, dopo preso il caffè. Soprattutto dopo pranzo.
Presidente: Dopo pranzo? E chi c’era? Può dire qualcuno che ha visto queste cose?
P.F.: Io mi immagino il barista…
Presidente: E chi è il barista?
P.F.: … del tempo… il barista è… i due bar: Bar Sport dove è Marchi che è qui con noi, e poi il Bar Centrale, ha cambiato gestione comunque si chiamava Divelli Luciano. E come noi, tutti i sancascianesi che bazzicavan la piazza, e vedevan che s’era noi e loro sul bar. Chi passava…
Presidente: Senta, conosce… come si chiama?… il Butini, sì, ce ne ha già parlato.
P.F.: Sì.
Presidente: Il Butini frequentava un tedesco. Chi è questo tedesco?
P.F.: Il Butini, non mi pare. Semmai il Vanni e il Lotti, soprattutto.
Presidente: Frequentavano questo tedesco?
P.F.: Sì.
Presidente: E chi è?
P.F.: Non lo so. Lo conosco di vista ma non…
Presidente: Ma sta sempre lì?
P.F.: Veniva nel periodo estivo.
Presidente: Viene tuttora nel periodo estivo?
P.F.: Cosa?
Presidente: È venuto anche l’estate scorsa?
P.F.: Quest’anno non mi pare di averlo visto. Veniva nel periodo estivo, stava un mese, due, tre e poi andava via.
Presidente: Era giovane, anziano?
P.F.: Io… sui 60 anni circa, grosso modo.
Presidente: 60 anni. Va bene. Altre domande?
P.M.: Nessuna il P.M., Presidente.
Presidente: Un nome, Amundsen, gli dice qualche cosa?
P.F.: Amundsen?
Presidente: Eh.
P.F.: No, assolutamente.
Presidente: Pare che questo nome sia stato fatto dal Butini, ora non c’ho il verbale. Va bene. Può andare. Grazie.
P.F.: Prego.

Presidente: Venga il Marchi. Anzi, prima del Marchi, il maresciallo. Maresciallo, venga venga. Un attimo solo. Sotto il vincolo dell’impegno già assunto di dire la verità, lei ha poc’anzi riferito che il Butini frequentava un tedesco.
M.M.: Sì.
Presidente: Ecco, sa dire chi era questo tedesco, come si chiama, dove sta, dove non sta?
M.M.: No, perché dalle parti che ho interpellato, non mi è stato riferito. Io personalmente, non ho conoscenza fisica di questo cittadino tedesco.
Presidente: Quindi, nessuno gli ha detto… gli ha dato…
M.M.: No, mi hanno descritto soltanto il soggetto che era, il tipo di autovettura che utilizzava e che chiunque l’aveva visto in paese.
Presidente: Veniva a periodi, lì
M.M.: So che veniva a periodi e prevalentemente, durante il periodo estivo.
Presidente: Va bene. Grazie. Può andare. Come si chiama lei?
Mario Marchi: Marchi Mario.
Presidente: Dove è nato, dove risiede?
M.M.: San Casciano in Val di Pesa il 22 settembre 1938 e risiedo in via Montopolo n.12.
Presidente: Lei c’ha un bar, lì?
M.M.: Sì.
Presidente: Come si chiama il suo bar?
M.M.: Prego?
Presidente: Ah, no. Va beh, legga quella formula lì.
M.M.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Come si chiama il suo bar?
M.M.: Bar Sport.
Presidente: Bar Sport. Senta, è frequentato anche dal Lotti questo bar?
M.M.: Sì, sì.
Presidente: Dal Vanni?
M.M.: Sì.
Presidente: Dal Butini?
M.M.: Sì.
Presidente: Fernando, lo conosce?
M.M.: Sì. Butini…
Presidente: Butini… non so come si chiama. Come si chiama?
M.M.: Fabrizio.
Presidente: Fabrizio.
M.M.: Sì.
Presidente: E da Pucci Fernando?
M.M.: Pucci Fernando di rado.
Presidente: Di rado. Ecco, queste persone l’ha viste insieme e se sì quando l’ha viste insieme l’ultima volta al bar?
M.M.: L’ultima volta insieme tutte?
Presidente: No tutte, o tutte o due alla volta, che so io, tre alla volta.
M.M.: L’ultima volta non mi ricordo, comunque visto che Vanni e Lotti è un pezzo che mancano, potrà essere due anni, due anni e mezzo. Ecco, mi ricordo quando c’era la… delle feste nel piazzone, che erano insieme sia Lotti, Vanni…
Presidente: No, che erano insieme nel bar… Insieme nel senso che parlavano, si frequentavano, chiacchieravano tra loro.
M.M.: Sì, sì. Bevevano insieme.
Presidente: O bevevano insieme.
M.M.: Sì.
Presidente: Uno può essere nel bar insieme a altri, però…
M.M.: No, no. Bevevano insieme anche.
Presidente: E questo a quando risale… l’ultime…?
M.M.: Un paio d’anni, tre anni fa. Non mi ricordo ora perché le cose che non ci fa attenzione allora, insomma è difficile arrivare a stabilire il tempo preciso, ecco.
Presidente: Allora, gli Scopeti, abbiamo detto è avvenuto nel ’85. Mettiamo la data precisa: ’85. Va bene?
M.M.: Sì.
Presidente: Nell’85 in poi, un periodo piuttosto lungo, l’ha viste parecchie volte, molte volte, tutti i giorni queste persone?
M.M.: A volte potevan venire anche tutti i giorni.
Presidente: O non le ha viste mai dopo questo delitto?
M.M.: L’ho visti tante volte dopo questo delitto.
Presidente: E chi ha visto? 
M.M.: Tutti.
Presidente: Tutti. I nomi, i nomi.
M.M.: Nomi, ho detto: Vanni, Lotti, quelli che ho fatto prima, Butini, che ha fatto lei ecco.
Presidente: Può riferire un qualche episodio che è avvenuto nel bar, così, sia pure a livello di amicizia: che dicevano, cosa facevano…
M.M.: Mah, gli episodi che posso ricordare non mi viene in mente niente di strano da poter ricordare ecco. Erano un incontro come tanti altri, finché bevevano insieme. Poi si mettevano a sedere, leggere il giornale, parlare. Ma niente di particolare.
Presidente: Fino a due o tre anni fa, ha detto lei.
M.M.: Sì. Fin da ultimo.
Presidente: Senta, ha visto fare scherzi diciamo, di cattivo gusto, non so, nei confronti del Butini?
M.M.: Mah, scherzi di cattivo gusto, scherzi di toccargli il sedere quando mangia perché un po’… insomma, si rivoltava…
Presidente: E chi li faceva?
M.M.: Era una cosa non piacevole, ecco.
Presidente: Chi glielo faceva?
M.M.: Mah, chi si trovava a passare di lì quando era a prendere il panino…
Presidente: Gli toccava il sedere?
M.M.: Sì. Ma così per scherzo, niente di… come a lui a tanti.
Presidente: Perché lo facevano a lui e non a altri?
M.M.: No, anche a altri.
Presidente: Anche a altri.
M.M.: Sì.
Presidente: E a chi altri lo facevano? Al Vanni glielo facevano per esempio?
M.M.: Eh?
Presidente: Al Vanni? 
M.M.: No, al Vanni…
Presidente: Al Lotti?
M.M.: Son scherzi di paese, li possan fare anche a me, passa uno che…
Presidente: A me mi darebbe noia.
M.M.: Sì, da noia. Difatti da noia, ma, ‘un è che venga toccato… più che altro basta sentir fregare, viene di strizzare le gambe ecco. Nulla di particolare. ‘Un è un segno…
Presidente: Espressione, espressioni tipo ‘buco, finocchio’ cose del genere?
M.M.: No, semmai le diceva Butini a chi gli toccava… gli poteva dire: ‘buco tu sarai te’…
Presidente: Finocchio.
M.M.: …’mandami la tu’ sorella, la tu’ moglie’…
Presidente: Sì, va be’. Episodi specifici sul Butini che abbia avuto rapporti con uomini, si parla di rapporti sessuali, con uomini non sa?
M.M.: Non so niente, no.
Presidente: E del Lotti sa se aveva rapporti con uomini?
M.M.: No.
Presidente: Sempre sessualmente parlando? No. Bene.
P.M.: Nessuna domanda.
Presidente: Allora…
Avv. Nino Filastò: Una domanda. Nel suo bar ha mai sentito per caso, il Lotti, il Pucci e qualcun altro parlare del delitto degli Scopeti? 
M.M.: Mai.
Avv. Nino Filastò: Nessun altro ha parlato di questo delitto?
M.M.: Così, non loro ecco. Quando veniva letto il giornale, di questo ne poteva esser fatto dei commenti, ma nulla di particolare. Penso come sia stato fatto in qualsiasi bar che veniva letto il giornale, ecco.
Avv. Nino Filastò: Fra quelle persone che lei ha indicato presenti nel suo bar dopo l’85, c’è, sia pure saltuariamente perché meno degli altri, anche il Pucci?
M.M.: Mah, il Pucci gli dicessi l’ho visto cinque volte, potrebbe essere vero o no. Ecco, ma di più penserei proprio di no.
Avv. Nino Filastò: Però qualche volta sì.
M.M.: Qualche volta ci capitava.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
M.M.: Prego.
P.M.: Presidente se mi consente, una sola domanda.
Presidente: Sì.
P.M.: Lei signor Marchi, da quando ha quel bar?
M.M.: Posso dire che ci sono nato.
P.M.: Bene. Grazie.
Presidente: Se non ci sono altre domande, può andare. Grazie.

Presidente: Venga il Bandinelli Simone. Come si chiama lei?
Simone Bandinelli: Bandinelli Simone.
Presidente: Bene. Dove è nato, dove risiede, che fa.
S.B.: Dunque, son nato a NNNNNNN il NNNNNNNN. Lavoro…
(voce non udibile) Residente?
S.B.: Residente a NNNNNNNNN, lavoro al Bar Sport.
(voce non udibile) Legga la formula.
S.B.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere I nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Senta, lei conosce il Lotti?
S.B.: Sì. Come cliente.
Presidente: Come cliente. Cosa sa della sua vita privata, cosa fa, se va con le donne, se va anche con gli uomini?
S.B.: Mah, praticamente nulla di… Della vita privata…
Presidente: Nulla. Senta, e il Butini?
S.B.: Butini lo conosco un po’ meglio, ha abitato sopra il mio appartamento per diversi anni, prima di trasferirsi di casa. Per quanto riguarda la vita privata però, appunto, so che è stato sposato, ha due figli, ma non so molto altro.
Presidente: Non sa nessun episodio specifico?
S.B.: Non sono a conoscenza di nessun…
(voci sovrapposte)
S.B.: A parte le chiacchiere, no.
Presidente: Deve dire solamente episodi che sono a sua conoscenza, se li conosce, se li sa.
S.B.: Non ci sono episodi…
Presidente: Sia pur riferiti da altri, però si tratta di circostanze precise, capito?
S.B.: Sto pensando. No, non…
Presidente: Se qualcuno per esempio, gli ha raccontato l’episodio che è avvenuto tra lui e il Butini…
S.B.: Ah, no. Questo…
Presidente: … eccetera, allora lei dice chi l’ha detto e noi sentiremo chi l’ha detto.
S.B.: No, no. Questo, non…
Presidente: Non c’ha senso di farglielo dire a lei.
S.B.: No, no. Non ho mai sentito di episodi appunto… per me è stato un fulmine a ciel sereno quando l’hanno un po’ detto.
Presidente: Ecco, pare che nel bar dove lavora lei, qualcuno si permette di toccare il sedere al Butini…
S.B.: Sì, ma a livello proprio di scherzo. Si vede che è un…
Presidente: Perché lo fanno, com’è che lo fanno, chi lo fa.
S.B.: Perché lo fanno? Ha un sistema strano quando magari prende un tramezzino, qualcosa da mangiare, così. Mangia in maniera un po’ anomala.
Presidente: In che senso?
S.B.: Piegato in avanti per non sporcarsi. E quindi, magari anche passando qualcuno lo frega, così, allora lui si rigira un attimino male ecco.
Presidente: Va be’. Bene. Pubblico Ministero?
P.M.: Soltanto sempre nell’ambito molto chiaro che è venuto fuori, lei in queste occasioni ha mai sentito coloro che fanno questi, che lei definisce scherzi, che gli dicono: ‘ma sei finocchio tu?’ L’ha riferito lei ai Carabinieri.
S.B.: Sì, ora… Cioè, è lui che risponde: ‘non sono finocchio’…
P.M.: Capito, capito. Non ho altre domande, grazie.
Avv. Giampaolo Curandai: Scusi Presidente, una domanda. Avvocato Curandai, parte civile. Da quanto tempo, scusi, lei lavora presso questo bar?
S.B.: Mi sembra dall’85.
Avv. Giampaolo Curandai: Dall’85. Senta, nonostante questi scherzi, il Butini frequenta spesso il bar?
S.B.: Ancora, sì. 
Avv. Giampaolo Curandai: Spesso?
S.B.: Spesso, può capi… io non ci sono tutti i giorni e non ci sono a tutte le ore…
Avv. Giampaolo Curandai: Quando c’è lei, quando c’è lei…
S.B.: Facciamo dei turni e quindi mi capita di vederlo anche un paio di volte al giorno.
Avv. Giampaolo Curandai: Ah, bene. Grazie.
Presidente: Altri?
Avv. Nino Filastò: Ha detto – avvocato Filastò, difensore di Vanni – lei ha detto che Butini ha abitato sopra a casa sua.
S.B.: Sì. Praticamente… non so, ora di preciso il tempo. Prima si trasferisse dove sta adesso di casa, cioè in via della Libertà, mi pare.
Avv. Nino Filastò: Quando ha abitato sopra casa sua, era sposato, era con la moglie o era…
S.B.: Non era ancora sposato.
Avv. Nino Filastò: Non era ancora sposato.
S.B.: Non era ancora sposato.
Avv. Nino Filastò: In questo periodo di tempo lei ha mai notato che la casa del signor Butini venisse frequentata da uomini in particolare?
S.B.: No, in quel periodo…
Avv. Nino Filastò: Da uomini anche un po’ particolari.
S.B.: In quel periodo assolutamente no.
Avv. Nino Filastò: Camminano in un certo modo, parlano in un certo modo.
S.B.: No, no.
Avv. Nino Filastò: Lei è titolare di un bar nell’85?
S.B.: Sono in società con il signor Mar… con i due signori Marchi.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. In questo bar nel quale lei lavora dall’85, dall’85…
S.B.: ’85 o ’84.
Avv. Nino Filastò: Dal?
S.B.: ’85 o ’84. Insomma, ora…
Avv. Nino Filastò: Comunque, in epoca… da un’epoca precedente al delitto degli Scopeti…
S.B.: Mi pare di sì, mi sembra di sì, poi le date non…
Avv. Nino Filastò: Lei ha mai sentito… Pucci l’ha mai visto in questo bar?
S.B.: Io non conosco… mio pa… sentivo anche parlare di Pucci, ma se dovessi inquadrarlo adesso non saprei… non faccio molta vita di paese, non…
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Quindi non è in grado di indicarmi il Lotti…
S.B.: Il Lotti sì, Lotti sì.
Avv. Nino Filastò: … Pacciani, certamente.
S.B.: Ecco, Pacciani una volta m’hanno detto: ‘quello è Pacciani’, io…
Avv. Nino Filastò: Vanni?
S.B.: Vanni, sì
Avv. Nino Filastò: Lotti, Vanni, qualcuno di queste persone, Lotti in particolare, ha mai sentito abbia fatto qualche cenno, d’aver constatato qualcosa agli Scopeti?
S.B.: No, con me no.
Avv. Nino Filastò: Con lei no. Senta, su Lotti lei sa niente per caso di un incendio? Ha mai sentito parlare di un fatto che riguarda Lotti e un incendio?
Avvocato: Presidente, mi oppongo, siamo fuori tema.
Presidente: Sì, va bene, sì.
Avv. Nino Filastò: Ha ragione, si farà a qualcun altro questa domanda. Grazie.
Presidente: Senta, lei dice dall’84-’85 è in questo bar.
S.B.: Sì.
Presidente: Ecco, il Butini e il Lotti l’ha mai visti insieme, in questo bar e da che epoca? Si frequentavano da quell’epoca o no?
S.B.: Dunque, io non gli ho mai visti esattamente insieme, magari si possono essere trovati lì e avere scambiato qualche parola. Ora, non mi ricordo fatti specifici…
Presidente: Non ricorda nulla di specifico.
S.B.: No. Appunto perché tante persone si incontrano in…
Presidente: Questo è avvenuto di recente oppure più lontano nel tempo?
S.B.: Appunto, dipende… No, non saprei dire quando, più o meno. Sì, si sono incontrati e hanno scambiato qualche parola, insomma, non saprei però il periodo.
Presidente: Senta, Pucci Fernando lo conosce, vero? Lui viene al bar o no?
S.B.: Non saprei, cioè non mi vedo la persona…
Presidente: Non ce l’ha presente.
S.B.: Non mi vedo la persona, e quindi…
Presidente: Va bene.
S.B.: Io molte persone le riconosco a vista più che per nomi o…
Presidente: Sì, sì, va bene.
S.B.: … altro.
Presidente: Il Lotti come si chiama, come soprannome?
S.B.: Catanga.
Presidente: Catanga.
S.B.: I soprannomi un po’ meglio.
Presidente: Il Catanga e il Vanni l’ha visti parlare insieme?
S.B.: Sì.
Presidente: Intrattenersi insieme?
S.B.: Intrattenersi…
Presidente: Così, chiacchierare tranquillamente, eh?
S.B.: … si possono mettere seduti vicino al tavolo e magari parlano un po’, come è normale per tante altre persone.
Presidente: E questo a quando risale?
S.B.: Il periodo di tempo non glielo saprei dire, comunque prima che succedesse tutto questo.
Presidente: Succedesse che?
S.B.: Il fatto del… che si sapesse del Vanni indagato, più o meno, insomma. Almeno per me.
Presidente: Cioè, prima che il Lotti cominciasse a parlare.
S.B.: Sì.
Presidente: E quando è che ha cominciato a parlare il Lotti?
S.B.: Non lo so. Appunto, dicevo, siccome non ci sono stato dietro io a questa vicenda, e questa… 
Presidente: Appunto, lei deve dire quando lei si ricorda questi episodi.
S.B.: Non so, un anno e mezzo fa, circa. Un anno fa.
Presidente: Fino a un anno e mezzo fa, circa.
S.B.: Si, circa.
Presidente: Se non ci sono altre domande, il teste può andare.
P.M.: Senz’altro, Presidente.
Presidente: Bene.
S.B.: Grazie.

Presidente: C’è Gherardi Gherardo. Lei è Gherardi Gherardo?
Gherardo Gherardi: Sì.
Presidente: Dove è nato?
G.G.: A Firenze 
Presidente: Quando?
G.G.:16 Aprile 1936
Presidente: Residente?
G.G.: San Casciano Val di Pesa in via Guarducci 11
Presidente: Legga quel foglio, sì.
G.G.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di guanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Lei che è fotografo, c’ha un negozio di… 
G.G.: Ottica.
Presidente: … di ottica a San Casciano.
G.G.: Sì.
Presidente: Frequentato da chi? Conosce il Lotti, lei?
G.G.: Sì. Non è un mio cliente, ma insomma lo conosco.
Presidente: E come lo conosce?
G.G.: In paese ci sono due bar, sto nel centro e quindi.
Presidente: C’ha mai parlato con il Lotti?
G.G.: Saltuariamente, forse, qualche volta.
Presidente: Sa qualche cosa di particolare della sua vita privata?
G.G.: No. A parte che non è che io sono…
Presidente: Se frequenta uomini, tra virgolette, o no.
G.G.: Prego?
Presidente: Se frequenta uomini o no.
G.G.: Questo io assolutamente non posso…
Presidente: Non al bar, certamente.
G.G.: No…
Presidente: Nulla sa, bene. E il Butini…?
G.G.: Butini lo vedo perché io sono in negozio, di fronte c’è un bar, spesso è lì dentro, per cui non posso dire di non conoscerlo, perché…
Presidente: E anche lui, cosa sa della sua vita privata?
G.G.: So che… di privato…
Presidente: Qualcuno lo chiama “finocchio”, “buco”, oppure gli tocca il sedere: perché lo fanno?
G.G.: Ma io…
Presidente: È davvero una persona così, un soggetto tale, oppure… ?
G.G.: Ma, io per quello che gli posso dire, ho visto qualche volta, così, quelli scherzi che si possono fare anche se un pochino villani, il solito scherzo di far finta di toccare il sedere a uno, visto che lui reagisce non bene, cioè, reagisce male, si incavola, ecco.
Presidente: E lui che fa, reagisce?
G.G.: Sì, giustamente, penso.
Presidente: Senta il bar… Quale è il bar che sta di fronte al suo negozio?
G.G.: Il bar…?
Presidente: Che sta di fronte al suo negozio.
G.G.: Il bar del signor Marchi.
Presidente: Marchi. Ecco, lei ci ha mai visto il Lotti e il… come si chiama… e il Vanni insieme, parlare, intrattenersi?
G.G.: Dunque, penso di sì, perché, insomma erano dei frequentatori…
Presidente: No, lo sa o lo pensa? No, quello che pensa, no.
G.G.: Diciamo che io li ho visti…
Presidente: Se lei se lo ricorda…
G.G.: Visti parlare insieme, no, ecco, diciamo.
Presidente: Mai. Ecco, bravo. E il Lotti e il Butini?
G.G.: No, stessa cosa, assolutamente. Penso che io…
Presidente: Non li ha mai visti insieme. Bene. 
G.G.: Che possa ricordarmi di averli visti parlare insieme, no.
Presidente: Pubblico Ministero?
P.M.: Nessuna domanda, grazie.
Presidente: Altri?
Avvocato: Nessuna domanda, grazie.
Presidente: Allora può andare, grazie
G.G.: Grazie.
Presidente: Allora, Pubblico Ministero?
P.M.: Sì, Presidente. I testi citati dal P.M. per , stamani, sono terminati. Volevo, se possibile, vedere il calendario con la Corte dei prossimi giorni, in quanto, guardando la lista testi del P.M. io sono veramente agli ultimissimi testi, e magari ho qualche difficoltà a trovarli tutti nella prossima udienza, tenendo presente che se la prossima udienza è lunedì, alcuni è possibile, per il P.M., citarli. Però, io avevo fatto presente ai difensori con cui sono riuscito a parlare, che forse era intendimento del P.M., che se la Corte intende lavorare tutta la prossima settimana, o comunque la maggior parte dei giorni, forse era bene andare avanti integrando i testi del P.M. che sono, ripeto, ne sono rimasti tre o quattro al massimo, con quelli della difesa per consentire…
Presidente: Se siete d’accordo, sì. Se siete d’accordo si può fare benissimo, anzi.
P.M.: Mi sembra che con l’avvocato Bagattini eravamo in questo ordine di idee. Non ho parlato sul punto con l’avvocato Filastò, e quindi penso che se anche lui è disposto per i prossimi giorni a citare i testi ammessi, prima iniziamo, tenendo presente che io con lunedì ho quasi terminato, me ne rimane uno o due. Io, da mercoledì in poi…
Avvocato: Signor Presidente… no, no, scusi.
Presidente: Io volevo far presente solamente questo: io, tolto l’impedimento mio personale per martedì, poi il resto sono a vostra disposizione. Per quanto riguarda la settimana dal 13 al 18-19 quant’è, tutta la settimana dal 13, quest’aula non la possiamo usufruire perché c’è un altro processo di mafia, e quindi verrà un’altra Corte da fuori. Quindi, noi non possiamo utilizzare quest’aula. 

Avvocato: Per quanto tempo, Presidente?
Presidente: Per tutta la settimana dal 13.
Avvocato: Dal 13 al 20.
Presidente: Dal 13.
Avv. Nino Filastò: Presidente, per quando mi riguarda, io, prima di tutto devo fare ancora una ricognizione, perché non so nemmeno quali testi sono stati ammessi.
Presidente: C’è 1’ordinanza…
Avv. Nino Filastò: Lo so, lo so, devo… c’è questo problema. E il secondo problema è questo qua: io prima di sentire i miei testi voglio sentire Pucci, voglio sentire Lotti.
Presidente: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Questo non c’è dubbio. Io vorrei sapere…
P.M.: Pucci, sicuramente, se è possibile viene, lunedì noi abbiamo terminato. 
(brusio)
Presidente: Lunedì c’è Pucci?
P.M.: Penso proprio di sì, io l’ho citato.
Presidente: Allora, citate altre persone poi lunedì si stabilirà se farlo mercoledì, oppure saltare, insomma, va bene?
P.M.: Benissimo, Presidente. 
Presidente: L’avvocato Zanobini se ha qualcosa da dire può inserire.
Avv. Gabriele Zanobini: No, no, volevo avere chiaro questo, mi pare di aver capito che lei ha detto: ‘io tolgo il mio impedimento per martedì’.
Presidente: Martedì e basta, sì.
Avv. Gabriele Zanobini: E quindi, mi pare di aver capito che, quindi, le prossime due udienze sarebbero lunedì e martedì. Ho capito bene?
Presidente: No, no, io personalmente non posso martedì. L’ho già detto la scorsa…
Avv. Gabriele Zanobini: Avevo capito, tolto il martedì.
Presidente: Quindi, per me, lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì va bene sempre.
Avv. Gabriele Zanobini: Bene.
Presidente: Ecco, poi mi dice il collega che giovedì ha impegno lui. Quindi, lunedì, mercoledì e venerdì. Diciamo, questi tre giorni si possono utilizzare tutti e tre. 
Avv. Gabriele Zanobini: Ecco, Presidente…
Presidente: Cerchiamo di farlo in modo pieno per accelerare i tempi, perché la settimana dopo non ci saremo, quindi… 
Avv. Gabriele Zanobini: Senta, Presidente, io devo soltanto farle presente questa mia esigenza, cioè, mercoledì io sono impegnato presso la I Sezione del Tribunale di Firenze…
(voce non udibile) 
Avv. Gabriele Zanobini: Ecco, quindi mi interessa soltanto questo, che mercoledì non venga sentito né il Lotti né il Vanni. Punto e basta.
Presidente: Io non lo so. 
(voce non udibile) 
Avv. Gabriele Zanobini: No, no, il Pucci non mi interessa, il Pucci non mi interessa.
Presidente: Il Pucci lo sentiamo lunedì. Comunque, lunedì faremo il programma per il giorno successivo, va bene? 
Avv. Federico Bagattini: Signor Presidente, io sono in condizioni di dirvi che per mercoledì potrei portare circa quattro testimoni miei.
Presidente: Lei. 
Avv. Federico Bagattini: Per altro sono testimoni i cui tempi…
Presidente: Per Faggi, questi appartengono alla posizione di Faggi. 
Avv. Federico Bagattini: … sono abbastanza veloci, ecco, poi io non so che tipo di controesame vorrà essere fatto. Però, insomma si tratta…
Presidente: Se sono veloci, allora forse è meglio convogliare, magari fare mattina e pomeriggio, preferivo, eh? 
Avv. Federico Bagattini: No, perché più di quattro non ce la faccio, perché da oggi fino a mercoledì non sarei comunque in grado di eseguire le citazioni…
Presidente: E per lunedì c’ha qualche cosa lei o no? Per lunedì. 
Avv. Federico Bagattini: Per lunedì, no. Perché i suoi clienti li vedo lunedì pomeriggio, sicché.
Presidente: No, no… 
Avv. Federico Bagattini: Quindi, mercoledì io quattro ne porto.
Presidente: Va be’, andiamo a lunedì alle ore 9.00, e poi faremo il Pucci e qualche altro. Chi c’è? Ecco, Salamosca, come si chiama lui?
P.M.: Senz’altro lo facciamo venire lunedì, Presidente, lo citiamo ex 210…
Presidente: Esatto.
P.M.: Faremo la citazione.
Presidente: Come si chiama? Salamosca?
P.M.: Calamosca.
Presidente: Scalamosca. Allora, avvocato… scusi, eh, un momentino prima di smobilitare, informo l’avvocato Filastò. Avvocato Filastò la informo che questa persona, Calamosca è risultato che è un amico, conoscente del… 
(voce non udibile) Vinci.
Presidente: Vinci Francesco.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma lo so chi è Calamosca, Presidente, l’ho avuto come avversario in un processo in cui era parte offesa nel reato…
Presidente: Ecco, pare che lui conosca il Vinci… e come si chiama, questo qui, avrebbe dato la pistola.
P.M.: Sì, esatto.
Presidente: …Pare che ricattasse il Vinci questa persona per sapere un po’ di questa…
P.M.: Presidente, è bene farli fare a lui, sennò non…
Presidente: Bene, allora a lunedì ore 9.00. L’udienza è tolta per oggi.

4 Ottobre 1997 21° udienza processo Compagni di Merende

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