20 Ottobre 1997, 25° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Danilo Cubattoli, Giuseppe Sgangarella

Presidente: Allora abbiamo Vanni con il difensore Filastò, XXXX Faggi, Zanobini per Corsi, Lotti che pure è presente, Pellegrini, chi c’è d’altro? Come si chiama lei?

Avv. Leonardi Francesca: Leonardi Francesca per l’avvocato Curandai

Presidente: Leonardi Francesca, Pellegrini prendiamo tutte le parti civili, PM se vuole introdurre i suoi testi stamattina.

P.M. Comincerei con don Danilo Cubattoli.

Presidente: Come si chiama Lei?

Don Danilo Cubattoli: Danilo Cubattoli.

Presidente: Dov’è nato?

D.D.C.: San Donato in Poggio il 24 settembre 1922 comune di Tavarnelle Val di Pesa.

Presidente: Risiede dove?

D.C.C.: Sono residente a Firenze Via del Lago D’Oro 7.

Presidente: Legga quel foglio che le passa la signorina.

D.C.C.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

Presidente: Sacerdote quindi più verità di lei.

P.M.: Grazie Don tutti la conosciamo, molti in quest’aula la conoscono, innanzitutto può spiegare alla Corte dove e come lei esercita il suo ministero per quanto riguarda la casa circondariale di Sollicciano, e da quando?

D.C.C.: Io sono cappellano da Sollicciano da quando l’hanno aperto, che prima dal 56 alle murate e a Santa Teresa.

P.M.: Vuole ricordare una ottimo alla Corte quando hanno aperto a Sollicciano?

D.C.C.: Sollicciano l’hanno aperto nel 1981 e allora cardinal Benelli volle che io fossi il cappellano ufficiale di Sollicciano perché alle murate c’erano quattro ma per il trasferimento ancora non si sapeva allora io sono andato lì da proprio l’apertura del carcere.

P.M.: Senta io comincerei, sono solo un paio soltanto le cose che le voglio chiedere, è uno è questa, nel corso di questa sua attività a Sollicciano lei ha conosciuto o ricorda di aver conosciuto Vinci Francesco?

D.C.C.: Vinci Francesco l’ho conosciuto qui alle murate, era precisamente alla terza sezione, sì era la terza sezione e io l’ho avuto lì per diverso tempo, mi ricordo era un po’ disperato e io lo prendevo in giro dicevo guarda Francesco se dovessi guardare fuori te sei il mostro di certo perché tu sei così brutto, ma poi dico ma mi sembra senza prove non ti posso dire nulla, non te la prendere perché se tu sei te peggio per te ma se non sei te sta tranquillo e questo ha passato un po’ tempo.

P.M.: Cioè lei ricorda queste scene di disperazione quando lui era accusato di essere lui il mostro, quindi aveva questa imputazione. Lei parla di scene di disperazione che faceva quando parlava con lei o lo ha visto?

D.C.C.: No con me anche perché era un po’ disperato normalmente perché tanto è vero dice ma vai su a trovarlo guarda che questo è un po’ così, allora come con tutti gli altri molte volte i miei ragazzi me lo segnalano mi dicano guarda c’è il tale che è in queste condizioni allora vado su capito? Il compito mio è quello di confessarli perché se non si vogliono confessare io non li voglio mica confessare e poi lì è tutto un altro mondo ma il mio compito è quello di dirgli guarda stai attento sta tranquillo abbi fiducia nella verità perché è qui il punto.

P.M.: Per caso Vinci lamentava che questa accusa che gli veniva mossa l’addebitava al comportamento di terzi? Ad esempio dice qualcuno mi fa stare qui? Discorsi di questo genere cioè

D.C.C.: Dottore son passati diversi anni però quello che ho così nella memoria perché lui più che altro diceva che era un infame che lui c’entrava nulla però questo che qui lo dicano tutti eh dottore guardi l’unico colpevole sono io in carcere gli altri sono tutti innocenti.

P.M.: Siamo pienamente convinti, io le dico questo, la domanda è questa, siccome qualcuno riferisce che il Vinci in quel periodo diceva di essere in carcere per conto di altri perché lui era al corrente di qualcosa e lui in fondo scontava una situazione per cui qualcuno fuori l’aveva tradito io le chiedo, questo discorso l’ha fatto anche a lei?

D.C.C.: No questo no, direi una cosa di cui non sono sicuro dottore, lui più che altro mi diceva che lui non c’entrava nulla ecco come dicono tutti, qualcuno dice sì io sono stato io un infame ho fatto così eh dico bravo figliolo tu sei meglio di tutti ma sennò dottore guardi e credo sia la prassi normale qui no? Si fosse in galera anche noi forse si farebbe uguale ma insomma.

P.M.: Probabilmente, chi lo sa, ecco ma queste scene lei ad esempio nel verbale cioè ad esempio ricordo che quando è stato sentito dal PM dice spesso mi è capitato di assistere a scene di disperazione del Vinci che si batteva anche il capo al muro.

D.C.C.: Benissimo questo è vero.

P.M.: Queste scene le ha fatte più di una volta?

D.C.C.: Sì mi ricordo che diverse volte lui faceva anzi a volte dicevo che tu fai un po’ troppa commedia perché una volta lo dici poi un’altra volta però non so se avete conosciuto il Vinci, Vinci era un uomo di quelli duri non era di quelli

P.M.: Quindi era difficile che facesse quelle scene, era anomalo.

D.C.C.: Però loro quando c’hanno una direzione c’hanno questa direzione non gli si leva subito dalla testa, come quando fanno lo sciopero della fame dico ma guarda che è peggio per te, quando insiste non c’è verso di farci nulla.

P.M.: Non le è sembrato che per questa sua detenzione lui c’è l’avesse con qualcuno? Nel senso che lui si sentiva coinvolto per colpa di qualchedun altro per cose non sue e non voleva parlare, ma questo come avrebbe riferito a terzi.

D.C.C.: Questo non mi sembra ecco lui diceva che era innocente questo sì, questo diceva io non c’entro, non c’entro nulla ma guarda mi tocca fare il carcere a me tanto è vero appunto lo prendevo in giro per dirgli se tu l’hai fatto tranquillo vedrai che verrà fuori la verità.

P.M.: Senta ancora una cosa lei invece cioè sempre nella sua attività a Sollicciano ricorda di aver conosciuto lo Sgangarella Giuseppe?

D.C.C.: Ecco lui l’ho conosciuto ancora di più perché Sgangarella dai primi permessi che aveva avuto veniva presso di me perché i giudici di sorveglianza diceva ha bisogno di uno che gli stia vicino e difatti io l’ho avuto per vari anni questo ragazzo, non c’è mai stato niente, è andato sempre regolare, è un povero ragazzo lo vedete anche voi, ora lui ha avuto questa grossa cosa per cui ha l’ergastolo, non acqua fresca.

P.M.: Tra l’altro è un fatto che l’ha anche sempre ammesso.

D.C.C.: Ecco sì l’ha detto subito lui, l’ha detto subito sta cosa qui e lo Sgangarella è un ragazzo che ha passato oramai molti anni di galera certe cose e anche un po’ intristito perché sa è morta quasi tutta la famiglia quindi è rimasto solo, non ha nessuno, poi il carcere genera una specie di cultura/di personalità che ha qualcosa di follia ecco, quando è lungo il carcere poi abbiamo

P.M.: Una certa follia la doveva avere fin dall’inizio se ha fatto quello che ha fatto.

D.C.C.: Sì sì quello lì io quello lì saranno gli psicologi guarda non tocca a me a giudicare perché sennò sarei portato a giudicare.

P.M.: Non giudichiamo e limitiamoci ai fatti, ha mai sentito dire dallo Sgangarella di avere lo Sgangarella rapporti di amicizia con Pietro Pacciani?

D.C.C.: Sgangarella siccome lui faceva anche lì a Sollicciano un po’ una volta prima lo scoprirono poi faceva lo scrivano e allora aveva rapporti un po’ con tutti nella sezione perché lo scopino e lo scrivano passano di cella in cella a quello che ha bisogno quindi rapporti c’è l’ha con tutti, quello che mi ricordo e lo dissi proprio anche al dottor Vigna che una volta mi disse ma sa guarda Pacciani m’ha detto che lui sa qui sa la, sa queste cose. Che sapeva varie cose a proposito di queste cose qui.

P.M.: Scusi queste cose qui

D.C.C.: Che lui sapeva a proposito del mostro gliel’avrebbe detto

P.M.: Pacciani avrebbe riferito a Sgangarella?

D.C.C.: Sgangarella mi disse guarda stai attento a dire solo la verità e a non creare cose che poi non son vere, questo io però lo ripeto un pochino a tutti perché l’ampliare, una cosa che sente la moltiplica per 50, di solo quelle che sono le cose vere altre no perché dopo ti ricasca addosso a te.

P.M.: Vediamo se ho capito bene. Sgangarella avrebbe riferito a lei di aver saputo fatti relativi alle vicende del mostro da Pacciani.

D.C.C.: Da Pacciani, lo sai che Pacciani mi ha detto la cosa così che lui sa qualcosa, ma io su questo punto mentre il Pacciani altre volte mi ha detto che sul punto non sapeva nulla ma io su questo punto io non posso dirci né qua né là.

P.M.: Lei ricorda se Sgangarella gli ha parlato di un rapporto tale fra esso Sgangarella e Pacciani che Pacciani gli aveva addirittura promesso che gli avrebbe dato una casa, una delle sue case?

D.C.C.: Questo lui me lo disse perché Sgangarella aveva l’idea, era l’idea sua, che entro poco tempo sarebbe venuto fuori siccome aveva fatto 15 anni con la buona condotta e tutto l’affare dice io fra poco tempo posso uscire, allora se esco dove vado a stare? Dico aspetta perché tanto hai l’ergastolo e mi ha detto che il Pacciani mi darebbe una casa, bene che ti dia una casa quindi (13.25) questo era quello che mi disse Sgangarella.

P.M.: La curiosità è arrivata al punto tale di chiedergli Sgangarella ma perché ti dà una casa o lei si è fermato?

D.C.C.: No io gli dissi lui mi disse perché io esco e c’ho bisogno di questo io dicevo attento che qui dentro tutti si promettano mare e monti perché poi li dentro sono tutti milionari no quando sono fuori non hanno nemmeno il biglietto per venire a Firenze ma sono tutti milionari se la risente e quindi sta attento questo ti da la casa ma che gli dai tu?

P.M.: Lei ma gli ha chiesto a Sgangarella dice ma perché te la da? Cosa vuole in cambio? Vuole qualcosa in cambio?

D.C.C.: No io qui non ho detto niente, non ho detto niente, dico guarda tu lo sai, gli interessi che ci sono non lo so perché poi sarebbe una cosa non spetta a me sapere se quello che c’hanno dentro e questo vogliono io cerco sempre di metterli sulla strada dell’onestà ecco, sta attento perché se te lo da perché tu va a fare una rapina tu sei un imbecille e ritorni in galera capito? Queste sono le cose più in là dottore si fa difficile a dirgli ma dimmi perché te lo da. Ecco mi sembra che non sia il mio compito.

P.M.: Senta ancora una cosa, lei sa che poi lo Sgangarella è stato imputato di un omicidio di una prostituta, omicidio commesso secondo l’accusa, è ancora pendente il procedimento in Corte d’assise in primo grado, commesso nel corso di un permesso, tra l’altro nel permesso era da lei. Ecco lei ricorda se lo Sgangarella a proposito di questo omicidio di cui lui è accusato e che ha nei confronti della parte offesa di una prostituta Mattei Milva lo Sgangarella le ha riferito che questa Mattei prima dell’evento chiunque l’abbia ammazzata, lui è soltanto imputato per ora, la Mattei aveva detto a Sgangarella dice guarda voglio andare dagli inquirenti a dire qualcosa che io so per quanto riguarda le vicende del mostro?

D.C.C.: Senta io dell’affare della Mattei Milva fino a che non è successo l’omicidio non sapevo nulla, non la conoscevo, cioè sapevo che era la mamma di questi che sono in carcere ma lo sapevo da figlioli non da lui, non sapevo nemmeno che lo Sgangarella praticava questa casa perché me lo dissero proprio i carabinieri, quando vennero la sera a prendere la roba sua e io dissi ma guardi questo ragazzo era qui la sera io l’ho detto poi domani è rientrato e mi dissero ma che c’è qualcosa? Sa dice la casa dove l’hanno ammazzata dove stava questa ragazza che stava con lui, l’hanno fatto arrabbiare ed è successo un macello.

P.M.: Questa fu la sua impressione.

D.C.C.: I carabinieri mi dissero ma come la dici così più se l’hanno fatta arrabbiare può essere successo un macello per questo ragazzo perché normalmente, potrebbe la follia ma se non è successo questo maresciallo questo ragazzo la sera era qui da me.

P.M.: Mi scusi se la interrompo il discorso delle imputazioni a carico dello Sgangarella in questo processo non interessa, io la domanda vorrei che lei capisse anche perché lei ne ha parlato già, se lo Sgangarella ovviamente dopo parlando con lei le abbia riferito dice sa quella donna di cui io sono accusato io ci ho parlato che tempo prima e lei mi ha detto Lei ma temi ma che voleva andare in procura o dai carabinieri a riferire quello che lei sapeva del mostro.

D.C.C.: Questo non me l’ha detto o perlomeno guardi dottore io non vorrei

P.M.: Privatamente siccome lei questo l’ha riferito a noi.

D.C.C.: Anche quando lui mi disse questa cosa qui io la cosa che l’ho ripetuto dico stai attento su queste cose, stacci molto attento a dire solo la verità non ampliare, non allargare, perché se tu vedi perché quella è un’altra cosa, se lui vede come succede per tanti che dicendo certe cose li possono giovare per altre vanno dritto. Qui allora io dico sempre ragazzi state attenti perché i pentiti (18.24) confessionale gli altri fanno paura.

P.M.: A tutti a tutti ci fanno poi abbiamo difficoltà sempre a riscontrare.

D.C.C.: Ci fanno proprio paura a me poi io li vedo dopo le condizioni, figlioli le paure che li piglia la notte, le cose, son tragedie. A quello lì proprio guarda mi raccomando quello che tu sai se è vero riferiscilo ma non ampliare le cose, non dire queste cose.

P.M.: Però lei dice, glielo ricordo, vede se abbiamo capito bene nel momento in cui abbiamo fatto questo verbale dice, circa i discorsi, dunque la domanda che le facciamo è questa, lo Sgangarella le ha mai detto che Pacciani in cambio di quella casa gli aveva chiesto di far qualcosa? Lei riferisce, mai lo Sgangarella mi disse che Pacciani avesse chiesto di commettere qualcosa di cattivo per lui. Poi dice, circa i discorsi fatti da Sgangarella ricordo anche che lo stesso non so precisare quando esattamente ha riferito che nella casa di San Mauro a Signa dove sarebbe avvenuto poi l’omicidio della Mattei che lui frequentava e dove poi è avvenuto l’omicidio di quella donna di cui è accusato aveva sentito discorsi relativi agli affari del mostro.

D.C.C.: Questo è vero. Quello che dicevo anche io quando lui mi disse così dissi stai attento perché se son cose devi dire la verità e basta non andare più in là non ampliare perché dopo tu ti fai danno per te e per gli altri.

P.M.: Senta lei sa se nella casa della dove fu ammazzata la Mattei Milva abitava anche il figlio di Francesco Vinci, di nome Fabio, o l’ha saputo solo dopo?

D.C.C.: Questo l’ho saputo del figlio Francesco, l’ho visto la prima volta quando c’è stato il processo a Sgangarella e c’era lì il figlio di Vinci Francesco, di Vinci Francesco Fabio e la moglie, c’erano tutti e due lì e lui mi disse appunto ma guarda io stavo lì con l’altra ragazza che Fudori con la Marinella, ma dico guarda bene a parte che era un po’ su di giri perché avrei dovuto diverse dirgli tantissimo e tra l’altro dice ma sai che tutto lui l’ha fatto ha fatto una cosa lui, se tu lo sai diglielo alla Corte però invece l’impressione di un ragazzo completamente di fuori il Vinci.

P.M.: Comunque il fatto storico era per quello che ha capito lei poi risulta lui, abitava lì questa Mattei Milva aveva in casa il figlio di Francesco Vinci.

D.C.C.: La Marinella e lui ed era un po’ una casa che si allarga.

P.M.: Senta un’ultima cosa lei ha conosciuto il Pacciani?

D.C.C.: Sì l’ho conosciuto, tutti i giorni andavo mi raccontavo 100 volte che lui era innocente e tutto.

P.M.: Anche la questione delle figlie che lui era accusato delle figlie lui diceva?

D.C.C.: Anche l’affare delle figlie, quando io l’ho conosciuto era già in carcere per l’affare delle figlie, questo delle figlie mi sembra son quelle cose che sono una categoria di carcerati un po’ a sé quelli che hanno questi tipi di delitti e allora con loro credo ci voglia sempre molta delicatezza perché mentre tutti gli altri li ammazzerebbero subito, il cappellano non è per la pena di morte, bisogna cercare di pigliarsi come sono.

P.M.: Ove colpevoli.

D.C.C.: Bisogna pigliarli un pochino come sono, ecco tanto più che poi mi sono trovato anche a varie cose di gente accusata dalla figlia di averla violentata da 12 anni a 18, gli hanno dato 8 anni è venuto ha fatto un anno e poi all’appello non c’era nulla. Bisogna andarci sempre piano su queste cose.

P.M.: La domanda a cui volevo arrivare era ovviamente se lo conosceva mi ha già detto di si, la domanda è questa, è mai stato a casa di Pacciani? Nel caso in caso positivo se ricorda quando e con chi c’è stato.

D.C.C.: A casa di Pacciani io ci sono andato prima per accompagnarlo quando uscì dal carcere perché il direttore di allora mi disse guardi lo porti fuori lei perché lui vuole uscire ma ci sono i giornalisti, di qua giornalisti non vuole uscire, lui deve uscire, allora io c’avevo il camion ero stato li a prendere il pane vecchio la roba che si butta via, lo misi sopra si coprì e uscì dalla porta e lo portai su a casa, ma non s’andò subito a casa perché anche a casa c’erano tutti giornalisti, si andò più tardi al buio e passando a casa dalla piazza, tant’è vero c’era la moglie si affacciò e mi disse ma chi c’è? C’è suo marito, ma che mio marito eh e gli disse eh ma qui come si fa? Noi non si sa mica posto allora dice allora vado di là nell’altra casa l’accompagnai nell’altra casa non ci aveva luce, non c’era gas, io feci fece da mangiare mi ricordo aveva portato perfino tutta la roba di carcere, ci aveva il tegame, il fornello tutto e si fece da mangiare, questa fu la prima volta che lo accompagnai.

P.M. Questa è la scarcerazione quando usci, siccome è uscito due volte praticamente, qui siamo nel 91. Scusi le volevo chiedere questo la domanda era questa, è mai stato a casa di Pacciani con qualcuno e in special modo con lo Sgangarella.

D.C.C.: Ci sono stato dopo un giorno c’era qui un altro amico di Sgangarella un ragazzo ora il nome non me lo ricordo bene era un ragazzo aveva fatto il carcere, Rescigno precisamente, che aveva fatto il carcere insieme a Sgangarella, era uscito andava spesso a casa di loro c’è questa amicizia bella anche chi ha fatto il carcere c’è una certa io lo vedo con tutti veramente si crea un qualcosa di speciale speriamo non sia solo per fare le rapine ma ho visto che è una cosa molto bella questa qui no? Quando sono stati in carcere c’è uno una specie di affetto particolare poi forse per la sofferenza che c’era, son belle queste cose quando ci si vuol bene si vuol bene e allora questo ragazzo dice ma andiamo a trovare il Pacciani e si prese con la macchina di questo ragazzo e si andò a trovare il Pacciani, io Rescigno e Sgangarella.

P.M.: Poco dopo la scarcerazione?

D.C.C.: Si l’era passato, quanto sarà passato? Un mese non più, non era cominciato niente della perquisizione, non c’era stato niente, allora si andò perché lui ha detto guarda io c’ho la macchina che non mi va in moto, allora andiamo insieme e la si prova.

P.M.: La macchina del Pacciani?

D.C.C.: La macchina di Pacciani.

P.M.: Scusi se la interrompo, lei ricorda se a volere andare a casa di Pacciani fu lo Sgangarella?

D.C.C.: Io avevo questa cosa che siccome c’ero stato dopo e mi aveva detto che non gli andava la macchina allora dissi andiamo a vedere se si va ecco è una cosa e parti anche da me.

P.M.: Forse parti anche da Sgangarella? Siccome Sgangarella dice che andò per vedere la casa che quello gli aveva promesso io le chiedo.

D.C.C.: Questo non lo saprei dire, io so che si andò perché volevo mettere in moto la macchina per vedere se gli andava fuori, tant’è vero che (26.55) la batteria non reggeva tanto che io ci ritornai dopo tre o quattro giorni e gliela misi in moto.

P.M.: Ho capito, senta lei ricorda se nel periodo in cui foste nel tempo in cui voi eravate a casa del Pacciani per caso i due, Pacciani e Sgangarella sono rimasti a parlare da soli?

D.C.C.: Guardi io come siamo entrati la prima volta siamo andati dai via Sonnino dove li sta lui attualmente e lui ci ha dato qualcosa da bere, un bicchierino così poi ha detto andiamo a vedere se di mette in moto questa macchina. Che è invece la sulla piazza il garage, allora siamo andati tutti e tre li e ci siamo messi ad armeggiare, c’eravamo tutti e tre e Pacciani, ecco poi era già sera eh perché.

P.M.: Vi siete trattenuti a lungo?

D.C.C.: In tutto sarà un’ora ecco non ci siamo stati tanto.

P.M.: Lei sa se prima o dopo lo Sgangarella discuteva con il Pacciani per caso era contrariato o della casa o di altre questioni?

D.C.C.: Non ebbi modo di vedere poi non avevo nemmeno capito se lo dovessi controllare perché mi faceva. Direi una cosa per un’altra.

P.M.: Senta lo Sgangarella ha mostrato addirittura un disegno relativo a questa casa che Pacciani avrebbe offerto a Sgarella, io le mostro questo disegno le chiedo se lei l’ha mai visto o magari, non è il disegno preciso, Sgangarella fa questo racconto, Pacciani nel offrirmi la casa mi fece un disegno della casa, io questo disegno non c’è l’ho più e lo rifaccio e manda una lettera e fa il disegno lui, dice è uguale a quella che ha fatto Pacciani però lo disegno io, le chiedo ora se lei ha mai visto nei racconti per caso le viene in mente, non ci riusciamo, il disegno sarebbe questo al di là della casa sopra secondo il racconto sarebbe quella di Pacciani, la casa sotto sarebbe quella sempre di Pacciani che questo Pacciani avrebbe offerto a Sgangarella, lei un disegno simile l’ha mai visto? Nel contesto di un discorso

D.C.C.: Questo sì, l’ho visto sulla memoria oggi non ci crederei più l’avevo buona ma dopo tanti anni per grazie a Dio comincia ad essere un po’ fasulla ma questo non l’ho mai visto.

P.M.: Bene io non ho altre domande grazie. No una soltanto chiedo scusa, lo Sgangarella le ha mai detto di avere un certo patrimonio? Ha detto di avere avuto in un periodo anche 15 milioni?

D.C.C.: No dottore lui ci aveva 8 milioni.

P.M.: Per quello che sa lei aveva 8 mesi ecco.

D.C.C.: Lui mi disse che aveva 8 tanto è vero che per lui usciva fuori allora mi disse tienili te questi qui tanto io esco in settimana e aveva 8 milioni lo Sgangarella, gli dissi guarda te li tengo questa settimana o quando tu ritorni però o tu li metti alla posta o te li porti in carcere perché io quattrini non li voglio toccare, come dissi a Pacciani quando vuoi portarlo a Ranieri dissi io a te nulla c’è l’ho da me la provvidenza me li manda perché devo tenere i vostri mettili in posta che volete, erano 8 milioni che lui c’aveva, in quel momento quel tempo c’aveva una ragazzina che stava lì ai ponte a Greve e la famiglia l’aveva aguzzato che questo ci aveva quattrini. Perché lui c’era andato lo Sgangarella c’era andato da loro, (31.55)

P.M.: No però lei di questi 8 milioni ha una prova materiale o solo racconti?

D.C.C.: I soldi li ho visto io.

P.M.: Siccome lei dice tutti dicono, lei lì ha visti?

D.C.C.: No no li ho visti quei soldi erano roba della posta eh mica erano soldi liquidi, era roba a nome di Sgangarella e questi soldi io quando li tenni per questo periodo di tempo, massimo un mese, perché poi usciva lo feci perché c’era questa famiglia che lui c’era andato a cena e dopo 2/3 giorni seppi che questa ragazza era anche lei drogata eccetera, allora ci andai io andiamo a sentire perché al Babbo allora dissi ma vi rendete conto che questo ragazzo è in difficoltà per le cose. Perché in difficoltà? Perché c’ha l’ergastolo. Ma come? Ci ha detto che lui c’ha qui, c’ha la, c’ha sotto. Allora io dissi dammi qui i soldi perché spariscono e difatti chiuse tutto. In quel periodo lo fece perché io ero al mare e lui uscì e chiede per una settimana proprio affidato su alla casa che c’è a San Martino a quelli di emmaus e allora vedeva più spesso questo, io non c’ero il controllo di tutti i giorni non lo potrei avere però d’altra parte però non avevo nemmeno obblighi precisi non era che l’ufficio mi avesse detto lo deve controllare tutti i giorni ma io credo che quando uno esce in queste condizioni la cosa migliore è che un po’ di controllo ci sia.

P.M.: Senta scusi ancora una domanda, lei ricorda se il Pacciani voleva anche regalare allo Sgangarella la sua lambretta/motorino così dice lo Sgangarella.

D.C.C.: Senta la lambretta era lì fuori dell’uscio diceva portamela via ha detto perché non sapeva più che farsene ed era proprio lì fuori me lo ricordo ora, mica la posso portar via anzi ci aveva anche il letto/un lettino nuovo con tutta la roba, dico ma questa ci senti portami via anche sto qui perché ma come è delle tue figliole, no no portamelo via guarda perché questa cosa qui ma perché lo devo pigliare io portamelo via perché la mia figliola che l’ha comprato letto, rete e materasso perché l’ha detto c’è il parroco è innamorato di lei e si sposano e qui ci mettano il bambino.

P.M.: Bene il contesto, allora questo è il discorso di Pacciani, no io le chiedevo

D.C.C.: No questo è quello che ci ha detto, tanto è vero ero meravigliato poi mi disse in questa maniera e lì c’era don Marco un bravissimo ragazzo proprio che ha assistito loro le è stato vicino ma un ragazzo però la figliola e poi la figlia son dei tesori ma avete visto anche voi come sono.

P.M.: Hanno avuto i loro problemi, non ho altre domande.

Presidente: Parte civili? Difensori?

Avv. Nino Filastò: Don Curatoli parlando di lei, lei ha parlato di questa disperazione Vinci e che si dichiarava innocente, con particolare riferimento al delitto del 68, quello per cui era stato in galera il Mele, diceva qualcosa Vinci per quel delitto lì?

D.C.C.: Senta avvocato io per grazia di Dio ho questo modo un carcere, non voglio saper mai niente di quello che hanno fatto, mai e anche quando me lo vogliono dire ti dico guarda abbi pazienza mi fa male allo stomaco a sentire queste cose perché questo a me mi facilita enormemente il compito. Come si fa a parlare con un uomo che magari tu sai che ha ammazzato 4 bambini e dirgli in carino guarda fratello è difficile mi potrebbe voglia di fare un’altra cosa capito? Allora come principio io non voglio mai sapere e cerco di dimenticare anche quando l’ho saputo dalla stampa o da queste cose chiedo al signore me lo faccia dimenticare perché il mio compito è quello di essere un fratello per tutti a capito? Ora se tu c’hai un fratello assassino non è facile, allora come principio io non voglio saper niente, non voglio saper niente, mi facilita il compito ha capito presidente? Sennò siamo uomini tutti mi mandate anch’io anche tu vieni a raccontarmi beh capito allora io devo essere prete grazie a Dio e cerco di farlo il prete.

Avv. Nino Filastò: Ho capito, senta a proposito dei quattrini del Pacciani può dirci qualcosa su come si comportava in carcere, se riusciva ad accumulare dei soldi in carcere Pacciani, se era un tipo spendaccione visto che era abbastanza se invece era particolarmente amaro, se aveva l’abitudine di giocare il soldo al soldo.

D.C.C.: Senta per Pacciani in carcere io non ho visto mai spendere nulla, d’altra parte però non lo posso vedere perché non lo vedo con gli altri, hanno il coso della spesa quindi un’idea vera per passare quattrini cioè quelli gliela portano la spesa e quindi ne so nulla. So che Pacciani ci aveva da parte, me lo dicessero i carabinieri quando vennero fuori, dei soldi tanto è vero eravamo 110 milioni, loro dissero che se glieli tenevo io, (38.38) perché io i soldi non li voglio tenere un cappellano.

Avv. Nino Filastò: 110 milioni in carcere aveva nel libretto del carcere? Ha detto 110 milioni?

D.C.C.: Questi erano su un libretto ed erano le pensioni almeno da quello che vidi io, lì con loro erano le pensioni perfino dei suoi genitori che l’aveva messo tutto da parte per di più lui poi oltre a questo era aveva fatto 13 anni di carcere di quello vero eh non come ora è sempre brutto il carcere ma ora è un’altra cosa, quest’uomo ha sempre lavorato e non ha speso un soldo in generale, ha messo tutto da parte, ha messo tutto da parte il Pacciani io anzi in un primo tempo non ci credevo nemmeno perché dicevo sarà come gli altri no? Mentre mi ricordo che gente che l’ha conosciuto di Mercatale una volta gli disse ora se Pacciani viene fuori va a fare qualche lavoretto si viene a casa e libero farà qualche lavoretto e questa donna mi disse si sa se lo paga lo fa ma senno non fa nulla tant’è lo dico ma rimasi un po’ così, ho saputo da altre persone questo, ma il carcere sa la gente che … il carcere sono quelli che ci stanno poco in galera se viene uno di questi ci ha da stare un mese e c’ha quattrini paga tutti ma se non c’ha da degli altri la legge è uguale per tutti ricerca e risparmiare il più possibile son tutti ricchi a parole nei fatti si c’è le spese piccole che si fa insieme uno non ha soldi magari li mette per quell’altro, ma a parole si parole sono tutti ricchi son tutti i milionari miliardari ora poi però.

Avv. Nino Filastò: Senta il Pacciani a lei a parte queste voci che riguardano Sgangarella ma a lei personalmente ha mai detto di sapere qualcosa sulla vicenda del mostro? Delle notizie, delle informazioni?

D.C.C.: Avvocato io questo dubbio l’avrei avuto fin dal principio che lui sapesse qualcosa ma così per dire ma tanto è vero a lui gli dicevo guarda Pietro se sai qualcosa dillo, questo è il solo modo in modo perché te tu possa (41.25) però personalmente, attenti che qui siamo al di fuori delle confessioni perché poi grazie a Dio Pacciani non si è mai confessato che io in questo punto tanto è vero le avevo detto Dio guarda che tu ti devi confessare mi disse una volta ma dice chiama questo prete guarda lo chiamo subito detto se tu voi lo chiamo e poi so che invece ci è andato da sé, è andato da don Gino a confessarsi perché lo conosceva ed una volta disse che c’era il cardinale mi confesso (…) ma queste sono le battute di carcere si capisce non è mia insomma.

Avv. Nino Filastò: Don gli diceva se sapessi anche cosa direi questo diceva? Lei diceva, se tu sai qualche cosa dillo, (…)

D.C.C.: A me ha detto sempre così, guardi presidente ogni volta io entravo li ricominciava a dirmi tutta la storia, avrà scritto 100 memoriali tutti dice perché che tu fai non parli con nessuno nemmeno questo me l’ha detto molte volte, ma questo qui capito non tocca a me a giudicare ragazzi.

Avv. Nino Filastò: Passando allo Sgangarella lei lo ha esortato ha detto poco fa, varie volte, a non ampliare le cose e perché lei faceva questa sottrazione, come carattere era uno che gonfia un po’ le cose questo Sgangarella? Lui in particolare.

D.C.C.: Lui anche in modo, poi in fondo questo ragazzo io l’ho avuto da quando è uscito fuori in fondo magari lei dice ma lei è un mostro, le qui, le la, per me è un ragazzo mio capito in fondo è uno dei miei figlioli e allora che gli si dice mi prenderai mica il bambino eh sta attento perché tu ti metti in un labirinto dove non so, se tu dici la verità bene ma se tu non dici la verità tu non te la levi più. Ecco questa è una cosa che credo qualunque genitore lo direbbero suo figlio, non mi potevo dire sta zitto perché no ma se tu la sai di la verità, ma di la verità solo la verità, ecco questa è l’esortazione che faccio a tutti ma bisogna vedere come la ricevano ecco.

Avv. Nino Filastò: Questa domanda Don a che fare con la sua esperienza di carcere, la sua presentazione come domanda di carattere generale, dall’epoca della vicenda del mostro in poi le è capitato di sentire o di sentir dire di altri detenuti che sapevamo delle cose che riguardavano il mostro con una certa frequenza oppure non è mai abitato.

D.C.C.: Ma su questo punto qui capito c’è gente che dice di sapere del mostro ma anche questo è tutto fuori dal fatto della confessione ma fino a che punto è vero, io ho sentito dire tanto è vero l’ho detto guardate che se sapete qualcosa chiamate il dottor Canessa o chiamate il dottor Vigna e glielo dite, meglio loro che devo fare a me è inutile che io sappia.

Avv. Nino Filastò: Don con riferimento a queste persone che dicono di sapere qualche cosa sul mostro è capitato qualcuno che dica cose di questo genere con la prospettiva di qualche vantaggio rispetto alla sua posizione?

D.C.C.: Questo è chiaro che questo è successo già a porto azzurro sicché di gente diceva noi si sa chi è il mostro portateci fuori e vi si dice, questo sono ricatti ragazzi va bene ora io parlo con questi altri ma insomma qui bisogna andarci piano però io su questo punto spero che se c’è qualcosa deve venire fuori. D’altra parte sennò dottore non si sarebbe qui a fare questo ecco. Io ho una gran fiducia in questa cosa nel vostro lavoro e nella vostra professione.

Avv. Nino Filastò: Senta a proposito di questa casa/questo disegno che lei ha visto non so se si potessero rivedere ancora ma insomma c’è lo ricordiamo, lo vede questo disegno? Gli dia un’occhiata un’altra volta a questo disegno, non so io può darsi che sbagli ma questa casa di Pacciani ha due piani?

D.C.C.: Se si dovesse fare la raffigurazione della casa di Pacciani non c’è nulla perché le sono una catapecchia da una parte, una catapecchia dall’altra parte ma io non so poi i disegni sono così.

Avv. Nino Filastò: No ma sono due catapecchie ad un piano solo o un piano terreno mi sbaglio? Sembra un condominio a vederla.

D.C.C.: Una che c’ha solo il pianterreno, l’altra ha il garage sotto è un primo piano di sopra ci sono queste cose quella di piazza lì del coso (…)

Avv. Nino Filastò: Questo volevo sapere che addirittura quella dietro sembra addirittura tre piani c’è persino una specie

D.C.C.: Quando avete preso le fotografie della casa non c’è bisogno che lo domanda a me.

Avv. Nino Filastò: Va bene io non ho altre domande.

Presidente: Difensore?

P.M.: Allora due in breve, il fatto che i detenuti dicono di sapere qualcosa è per avere vantaggi che lei sappia a lei è capitato solo in relazione a questo fatto o anche a altri fatti per quella che è la sua esperienza nell’ottica che lei stava raccontando le è mai capitato qualche determinato caso in cui dice beh di quel fatto so qualcosa indipendentemente

D.C.C.: Sì sì ma anche in altri casi, questo glielo devo (salta audio)

P.M.: Quindi è un comportamento del detenuto.

D.C.C.: Anche su questo dottore la mano sul fuoco come si fa a mettere io non c’è la metterei nemmeno se le dico io e quindi ci vuole tutta la vostra esperienza vedere e sentire e vedere come la fa ecco io credo però che su questo la verità forse viene fuori.

P.M.: Noi né siamo convinti, senta una cosa quando lei ha detto, è una curiosità ma è una domanda perché nella Corte può essere utile, lei dice se non ho capito male dice quando arrivò Pacciani qualche dubbio su Pietro che sapesse qualcosa l’ho avuto e poi gliel’ho chiesto questo qualche dubbio è una cosa di pelle di suo istinto/sua esperienza di sacerdote o gliel’ha chiesto per qualche motivo particolare? Come mai le venne qualche dubbio che lui sapesse qualcosa cioè c’è un riferimento concreto che le fa venire in mente il dubbio o è una cosa che guarda il suo spirito?

D.C.C.: Ecco no guardi più che altro io ho sempre detto che vedendo quest’uomo di fuori non potevo dire niente perché non volevo niente questo lo dicevo perché Pacciani ha fatto 13 anni di carcere di quello vero, è stato a contatto con un sacco di detenuti ha l’abilità tecnica del galeotto che sa indovinare certe cose, sa fare, e quindi avevo questa cosa dico ma forse se sai qualche cosa dillo Pietro, il mio dubbio un dubbio così ma senza un elemento se avessi avuto delle prove ma non c’erano prove e più che altro perché un uomo della sua esperienza perché è un uomo che ha l’esperienza del carcere se aveva saputo qualche cosa dillo ma cose concrete no balle.

P.M.: Un’ultima domanda lei dice i carabinieri quando uscì o in un certo momento mi dissero o mi fecero vedere mi offrirono dei libretti in cui lui aveva mi dissero o visto 110 milioni e poi lei ha aggiunto dice erano le pensioni dei genitori tutto quello che metteva da parte, siccome in quest’aula è stata fatta una ricostruzione dettagliata di questo patrimonio e soprattutto non c’è nessun elemento concreto che faccia pensare salvo prova contraria che fossero denaro guadagnato in carcere perché in carcere da quello che è emerso aveva guadagnato nella precedente detenzione solo 300.000 lire questo fatto che fossero le pensioni dei genitori le è stato riferito o gliel’ha detto Pacciani o l’ha sentito dire perché gli elementi concreti sono in tutt’altra direzione.

D.C.C.: Questo qui Pacciani me l’ha sempre detto guarda sono le pensioni così e così gliela è anche i carabinieri lui disse sono le pensioni dei miei tutto qui ma guarda io non li tengo io vedete voi.

P.M.: Indicazioni concrete no sono discorsi di Pacciani.

D.C.C.: Pacciani mi aveva riferito.

Presidente: Ma senta ma Pacciani in carcere lavorava?

D.C.C.: Sì quando ha fatto il carcere ha sempre lavorato, quando ha fatto gli altri carceri. Ora qui da noi con l’impostazione che aveva lui dottore non poteva lavorare, stava in carcere in una cella da solo.

Presidente: A Sollicciano o alle Murate?

D.C.C.: A Sollicciano quando era io ho conosciuto lui più che altro a Sollicciano perché l’imputazione aveva l’aveva messa all’infermeria oppure all’ottava sezione, all’ottava sezione se tutti quelli che hanno certi reati sui figli, sulle cose, sono veramente poi sono isolati anche fra di loro. Lui non poteva far niente per gli altri bisogna come del resto il Beppe, lo Sgangarella, anche lui per diverso tempo in questi tre anni non ha potuto fare nessun lavoro perché capito siamo in una situazione, succede dal nulla, una volta guardi è successo a lui.

Presidente: Quindi lui ha lavorato in carcere alle murate quando era tenuto per…

D.C.C.: Quando era prima per la prima cosa, lì da noi io il Pacciani non l’ho mai visto lavorare alle murate quando era all’infermeria perché aveva questa imputazione delle figlie e quindi non è il caso di tenerlo insieme agli altri vabbè perché basta uno passi lì ma diciamo che per il collo lo strozza, anche per farsi grandi ha capito?

Presidente: Si senta poi un’altra cosa lei ha parlato, mi riallaccio un po’ alla domanda che ha fatto l’avvocato Filastò, storico del delitto del 68 quello del quale fu imputato il Mele e anche il Vinci. Vinci lei dice che non voleva sapere nulla di questo delitto ma a cercato di parlargli o no?

D.C.C.: Sto ripensando se lui avesse detto qualcosa ma mi sembra no più che altro mi diceva che veramente lui non c’entrava per niente che non aveva fatto che non centrava niente che non era lui che ha fatto queste cose capito? Però d’altra parte lui quando venne lì in carcere non è che si sia alzato di molto perché successe subito l’altro affare.

Presidente: Lei aveva un po’ rapporti diciamo affettuosi con questa persona no? Nel senso che lui si confidava parlava un po’ con lei il sacerdote diciamo il confessore nel senso buono di tutti eccetera, gli ha mai parlato di una pistola che lui aveva in mano.

D.C.C.: Aveva avuto comunque posseduto per un periodo l’unico discorso sulla pistola e su quella famosa scacciacani anche lui l’ha ripetuto sempre di cui gli fu fatto per fino il processo che gli fu trovata, parlo di Vinci, nemmeno che l’idea Vinci mai entrato per queste cose qui più che altro lui è quello che insisteva che lui faceva il carcere perché non c’entrava nulla ma niente di armi proprio mai parlato mai per niente. Delle pistole mai saputo niente.

P.M.: Presidente, scusi vorrei tornare un attimo su quel discorso del lavoro in carcere a seguito della sua domanda perché vorrei che Don compatibilmente con quello che sa e solo con cose a lei note personalmente ricordasse come stanno le cose, lei dice io l’ho conosciuto quando stava alle murate e a Sollicciano, alle murate non ne so niente non lo conosco.

D.C.C.: No perché le murate capito non era, io avevo tutto un’altra sezione.

Presidente: Don la rassicuro io lui alle murate non c’era perché è stato scarcerato nel ’64 la prima volta e riarrestato (57) benissimo allora lei dice quando era a Sollicciano non ha mai lavorato perché l’imputazione era quella dice però ha lavorato prima, ha detto lei, quindi lei si riferisce evidentemente a racconti che qualcuno le ha fatto perché nella detenzione che lui ha avuto fra il 51 e il 64 lei

D.C.C.: No no quello l’ha detto lui. Mi ha detto io ho sempre lavorato.

P.M.: Bene quindi quando lei dice ha sempre lavorato in carcere si riferisce a cose che le ha detto Pacciani. Noi abbiamo di quella detenzione il giorno in cui andò via e fu dimesso 350.000 lire lei niente sa di quanto possa aver lavorato o quanto guadagnato nella detenzione fra il 51 e il 64, sta a solo discorsi di Pacciani e così?

D.C.C.: Senz’altro non ho altre fonti dottore.

Presidente: Altre domande?

Avv. Nino Filastò: Solo una per fatto noto, le risulta Don che i detenuti spediscano soldi a casa? I detenuti che lavorano spediscano dei soldi in forma di vaglia a casa?

D.C.C.: Senz’altro, loro spediscono ora come gli extra comunitari che lavoravano come scopini fino a che non è stata ridotta la spesa loro prendevano 850 al mese, lo scopino, e loro mandavano regolarmente sulle 500.000 lire a casa e questo lo possono sempre fare chi vuole mandare soldi a casa li spedisce ed il carcere li manda a casa, c’è sempre questa possibilità, d’altra parte io vedo che quelli che hanno lasciato la famiglia in certe situazioni in carcere, ora siamo in una situazione un po’ dolorosa perché di lavoro c’è n’è poco e quindi un lavoro ma sarebbe una gran cosa a parte poi che 22 ore chiusi in cella senza far nulla è stupido eh, facciamoli lavorare diamoci 10 mila lire al giorno ma facciamoli lavorare diciamo. Quindi sono cose atroci, io veniamo a vedere le vicende poi ci siamo (59.20) e quindi il lavoro è una gran cosa sia per la famiglia e sia anche per loro poter fare, bisognerà su questo punto trovare una via e poi dico tutti voi lavorare tutto il giorno è non avete fatto nulla di male perché loro non l’hanno fatto sennò tutta la nostra legislazione basata sul lavoro e poi questi qui.

Presidente: Altre domande? Bene allora può andare. Può entrare Sgangarella Giuseppe. Come si chiama lei?

Sangarella Giuseppe: Sgangarella Giuseppe.

Presidente: Dov’è nato?

S.G.: Salerno

Presidente: Quando?

S.G.: 28 giugno 61

Presidente: Sta in carcere vero?

S.G.: Si sto in carcere a Sollicciano.

Presidente: C’è un foglio lì lo legga per cortesia ad alta voce.

S.G.: Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia disposizione mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

Presidente: Lei è un detenuto sa e conosce molto bene la vita del carcere sa cosa vuol dire essere accusati innocentemente o non innocentemente, per cortesia ci dica la verità. Lei ha una ragione in più per farlo. Prego PM.

P.M.: Grazie Presidente.

Presidente: Vuol essere ripreso dalla telecamera o no?

P.M.: Sgangarella può dire innanzitutto alla Corte da quanto tempo lei è detenuta a Sollicciano?

S.G.: A Sollicciano esattamente non mi posso ricordare signor pubblico ministero però so parecchi anni.

P.M.: Lei ricorda quando fu arrestato per il fatto per cui lei è detenuto? In che epoca?

S.G.: Fui arrestato il 17 agosto del 1979.

P.M.: Nel 79 ed il fatto per cui fu arrestato non è avvenuto a Firenze?

S.G.: No a Salerno.

P.M.: Quindi lei è venuto a Firenze successivamente?

S.G.: No mi trovavo nella relazione di porto azzurro ma quando fu che hanno aperto il carcere di Sollicciano sono stato portato nel carcere di Sollicciano.

P.M.: Quindi Sollicciano da quel che abbiamo presente in quest’aula è aperto all’inizio degli anni 80 qui può essere che lei sia a Sollicciano da più di 15 anni? È così? Senta a Sollicciano o è stato anche alle murate lei?

S.G.: Sollicciano.

P.M.: Ricorda di aver conosciuto Vinci Francesco?

S.G.: Si.

P.M.: E ricorda di averlo conosciuto in carcere a Sollicciano o al centro clinico?

S.G.: Al centro clinico. La prima volta l’ho conosciuto quando iniziò lo sciopero della fame e la seconda quando avevo la mano fasciata.

P.M.: Senta lei con il Vinci Francesco ha stretto una qualche amicizia, confidenza, le parlava di qualcosa il Vinci?

S.G.: Ho avuto quel poco di confidenza che potevo averlo signor pubblico ministero perché anche lui aveva tante di quelle paura di parlare, allora ho iniziato a parlare io di quello che avevo commesso ed allora il Vinci si è cominciato un po’ ad aprire con me.

P.M.: Cioè lei a Vinci riferì cosa aveva commesso lei Sgangarella e allora

S.G.: Lui si è cominciato un po’ ad aprire verso di me.

P.M.: Lei ricorda qual era l’accusa che veniva formulata al Vinci a quell’epoca?

S.G.: Certo, fu indagato per il mostro di Firenze.

P.M.: Lei ricorda aprendosi il Vinci cosa le diceva?

S.G.: Il Vinci la prima cosa che mi disse, Sgangarella mi devi fare un piacere se tu per caso uscirai o in permesso o dove vai dovresti portare una lettera a mia moglie a Empoli perché ho paura che i miei amici mi fanno fuori.

P.M.: Cioè quando era detenuto con lei che abbiamo ricostruito siamo negli anni 82/83 lui aveva paura di essere ammazzato e le offrì le chiese di dare una lettera da portare a sua moglie ad Empoli, lei gliela porto questa lettera?

S.G.: No non l’ho potuta prendere quella lettera perché non so dove sono stato in quei giorni come già gli dissi.

P.M.: Sì ora Sgangarella lei come sa quello che ha già riferito al PM lo deve riferire alla Corte e deve dire la verità come le ha detto il presidente, quindi lei dice che questa lettera non gliela dette perché fu scarcerato lui Vinci?

S.G.: Quando sono in riduzione mi dissero gli amici del Vinci che era stato scarcerato.

P.M.: Senta una cosa ma perché Vinci aveva paura di essere ammazzato?

S.G.: Questo non lo so, il mio emittente mi cominciavo a dire che il Vinci aveva il terrore terribile di Pacciani sempre quella è la questione, si menò in una fattoria il Vinci ecco.

P.M.: Scusi c’è la vuole spiegare per bene questa questione.

S.G.: Quando cominciai a parlare con il Vinci allora Vinci mi comincio a dire che lui temeva che lo facevano fuori i suoi amici di fuori.

P.M.: Chi erano questi suoi amici di fuori?

S.G.: Non mi disse i nomi ma mi disse soltanto mi deve fare un piacere se c’hai se tu hai un permesso vai quindi se puoi portare la lettera a mia moglie a Empoli e in caso mi succede qualcosa deve portare la procura di Firenze mi disse Vinci e poi e poi incomincai a parlare un po’ per Vinci ma perché c’hai tanta paura? E disse ma guarda così e così io Pacciani un certo posto in San Casciano un certo mago a due prostitute non è una fattoria e facemmo alcuni sue cose è dettato legge Pacciani.

P.M.: Ci vuole spiegare un po’ meglio, lei l’ha spiegato meglio, lei deve ricordarsi che deve dire la verità quindi ci deve spiegare esattamente cosa Vinci le diceva di questa fattoria dove andavano e lei parla di un mago, di due prostitute?

S.G.: Mago, due prostitute un certo postino di San Casciano.

P.M.: Il nome Pacciani glielo fece?

S.G.: Sì sì me lo fece Vinci di Pacciani.

P.M.: Come mai aveva conosciuto secondo quello che all’epoca l’avrebbe riferito il Vinci perché Vinci aveva conosciuto queste persone?

S.G.: L’ho sempre detto dottor Canessa, l’ho sempre detto anche nei verbali sta scritto.

P.M.: Si Sgangarella io so che l’ha scritto nei verbali, i verbali sono depositati tranne la Corte li conoscono tutti, volevo vedere di capire come mai innanzitutto il Vinci le fa questo discorso, le dice che ha paura e l’esatto contenuto di questi racconti del Vinci.

S.G.: Ma il Vinci mi comincio a fare delle confessioni che il Pacciani allora aveva avuto un bambino ed una donna e poi è successo il finimondo per il mondo fra Pacciani e il Vinci per una faccenda di un bambino che già sta scritta agli atti come lei sa.

P.M.: No io questa del bambino non l’ho vista.

S.G.: Lo dissi al commissario che mi viene a interrogare dalle delegate e allora inizia tutta questa discussione con il Vinci.

P.M.: Senta una cosa scusi ma il Vinci all’epoca le parlava di nemici che aveva fuori o amici e poi lei ci riferisce che questi amici o nemici che fossero.

S.G.: Alcuni amici li ho conosciuti in carcere anch’io dottor Canessa ma mi ha parlato del Cala Mosca e del Ricci Massimo e delle persone che mi parlavi il Vinci il resto non mi diceva più nulla.

P.M.: Senta torniamo un attimo a questa fattoria dove si riunivano.

S.G.: Questo non me l’ha mai spiegato. Gli ho fatto uno schizzo su un foglio come dovrebbe essere come mi disse il Vinci. Glielo fatto a lei.

P.M.: Però lo schizzo che lei ha fatto Sgangarella è uno schizzo in cui lei dice che era una casa che le aveva offerto Pacciani dico bene?

S.G.: Si, però ho detto anche le cose per quello (…)

P.M.: C’è lo vuole spiegare per bene?

S.G.: Allora in quanto Pacciani, quando lo conobbi in carcere.

P.M.: Lei lo conosce dopo il Vinci.

S.G.: Conosco il Vinci poi il Vinci è stato scarcerato, poco dopo conobbi Cala Mosca, stava in cella 10 poi si è messo a fare (1.09.40) però per me non ha avuto nessuna confidenza il cala Mosca e poi ho conosciuto il Pacciani. Allora conoscendo il Pacciani.

P.M.: Pacciani ebbe la stessa confidenza che ha avuto con Vinci?

S.G.: Ma più confidenza ho avuto con il Pacciani perché in quanto al centro clinico ero scrivano è stavo aperto dalla mattina alla sera facevo parecchio lavoro, (…) allora potevo stare più fuori di altri detenuti, allora stavo sempre a parlare con Pacciani in cella.

P.M.: Come mai?

S.G.: Perché c’era una specie di amicizia, mi rispettava come un figlio dicendo così e allora parlavo sempre con il Pacciani e Pacciani mi diceva senti sai Peppe lo sai che dottor Margara da me per il famoso fucile e io dicevo ma Pacciani dove l’hai messa sto fucile? (1.10.30) e poi mi diceva no l’ho buttato via il fucile e poi incomincia a tagliare con la faccenda di una pistola che aveva portato un suo amico di San Casciano.

P.M.: C’è la spieghi anche se lei l’ha già spiegato, lei ha scritto numerose lettere di sua spontanea volontà che io poi chiedo che siano acquisite dalla Corte, lei ricorda di avere di questi fatti scritto di suo una serie di lettere?

S.G.: Dopo che venni interrogato dal commissario delegato da lei.

P.M.: La prima volta perché le fu chiesto se lei conosce. Bene volevo tornare, allora io stavo parlando della casa poi lei parla anche di una pistola vediamo del fucile l’ha già detto vediamo un attimo della pistola, cosa le fu riferito da Pacciani.

S.G.: Mi fu detto da Pacciani che solo non funzionava sincero.

P.M.: Lui non aveva una pistola però non mi disse né la marca né che calibro, si inceppava e l’ha portato a un suo amico meccanico di San Casciano per farlo un po’ aggiustare il tamburo perché non sperava. Come già dissi a lei.

P.M.: Come mai Pacciani le parla così di una pistola insomma?

S.G.: Perché dott. Canessa tra detenuti ci raccontiamo più di un diavolo, non ci raccontiamo niente per gli avvocati ma fra noi ci raccontiamo tutto.

P.M.: Ma questa pistola il Pacciani gliene parla con qualche scopo preciso o così? Che motivo a Pacciani di questo?

S.G.: Perché si parlava delle faccende del fucile e allora si parlò anche della faccenda di questa pistola che si inceppava.

P.M.: Lui secondo il racconto e l’avrebbe fatto aveva portato questa pistola ad un suo amico a San Casciano e di questo suo amico le ha detto chi era?

S.G.: No, un meccanico di San Casciano.

P.M.: Lui come lo conosceva?

S.G.: Lo conosceva in quanto era il meccanico che gli andò a riferire che due ragazzi sfruttavano le due figlie e gli toglievano i quattrini.

P.M.: Cioè secondo il racconto del Pacciani quello a cui lui avrebbe portato la pistola era quello che gli aveva fatto la confidenza del fatto che le figlie andare

S.G.: Che poi Pacciani andò a prendere queste persone che toglievano i soldi alle loro figlie.

P.M.: Quindi la confidenza era nell’ambito di questo racconto. Ma io non capisco come mai il Pacciani le viene a parlare di una pistola e aggiunge che era difettosa, dice lei nella confidenza o parlavate di qualcosa.

S.G.: No è una confidenza così fra me e Pacciani perché l’unica persona che poteva parlare con me era soltanto il Pacciani perché il Pacciani non poteva uscire fuori dalla cella, perché tutti c’è l’avevano con lui per la storia della faccenda delle due figlie e allora non poteva venire in chiesa, non poteva uscire, doveva andar li da solo.

P.M.: Ecco ma il motivo per cui le parlava di questa pistola è perché questa pistola le faceva qualche proposta per far qualcosa con questa pistola, era pistola che lui l’aveva usata, come mai lui

S.G.: Non mi fece nessuna proposta a me, a me mi fece solo una proposta Beppe se tu uscirai in permesso io sono in una casa San Casciano te la do in cambio tu vieni in permesso e tutte cose, però quando sono andato lì come già ho raccontato quella casa non è quella che lui ha disegnato sul foglio.

P.M.: Mi faccia capire cioè quando era in carcere le promette questa casa, da quel che dice lei in cambio di questa promessa non voleva nulla. Poi quando è uscito lei è andato a trovarlo.

S.G.: Quando sono uscito in permesso viene Don cupa e poi si prende un altro ragazzo Rescigno Antonio e siamo andata a casa di Pacciani insieme a don cupa, ci siamo seduti in cucina e come mi sono seduto in cucina io mi stavo alzando per uscire fuori perché ho cominciato a vedere dei quadri vicino al muro con femmine nude a mezzo (1.14.35) parlando già accennato dottor Canessa.

P.M.: Sì io volevo chiedere la storia della casa.

S.G.: Poi mentre stiamo seduti in cucina però non ci fece andare né a destra e né a sinistra in quelle altre 2 stanze, ci ha offerto un bicchiere di vino ha messo un disco per farlo ascoltare a don cupa poi siamo usciti fuori, ha aperto la porta che sta fuori il giardino, quella specie di cassette che ha costruito lui e allora lui mi disse ma Pacciani gli disse ma questa è la casa che mi potevi dare quando venivi in permesso poi arriva Don cupa no Peppe i sta apposto una casa glielo data già io e allora Pacciani a quel punto finisce la faccenda dell’appartamento perché poi io vedo che la casa che Pacciani voleva darmi non è la stessa.

P.M.: Ma perché di questa casa oltre a parlarne il Pacciani gli aveva fatto un disegno?

S.G.: Si mi avevi fatto uno schizzo su un foglio block notes che c’era una fattoria sopra e sotto un’altra fattoria piccola.

P.M.: Lei dice fattoria o perché lui

S.G.: Chiamiamola campagna perché c’era una campagna sopra e sotto c’era un altra piccola campagna per due cancelli piccoli.

P.M.: Così era il disegno di Pacciani, poi lei questo disegno dice che non l’ha più trovato e allora il disegno l’ha rifatto lei?

S.G.: L’ho rifatto nel modo che mi ricordavo e l’ho consegnata all’ispettore che mi venne ad interrogare.

P.M.: Poi lei dice sono andato a casa di Pacciani e gli ho detto che non era la casa.

S.G.: No non era la casa che Pacciani mi disse e che mi promise.

P.M.: Ecco però vogliamo vedere il disegno, vogliamo mostrarlo? Ecco è questo il disegno che ha fatto lei può guardare. questo è il disegno che ha fatto lei Sgangarella?

S.G.: No questo non è quello che ho fatto io, questo è quello che fece Pacciani, che mi mostrò Pacciani.

P.M.: Sì ma questo l’ha poi ridisegnato?

S.G.: Sì l’ho disegnato in un modo un modo, proprio su dove c’è (1.16.40) sotto c’è quella piccola casetta che mi regala Pacciani.

P.M.: Secondo quello che le dice Pacciani la casetta che le vuole regalare è quella in basso,

S.G.: La campagna sopra e sotto c’è quell’altra piccola casetta che dice

P.M.: Perché Pacciani avrebbe secondo questo racconto nell’offrire questa casa addirittura le avrebbe disegnate? Che bisogno c’era?

S.G.: Perché lui mi fece questo a dire perché in quanto quando uscivo in permesso non sapevo dove andare allora esattamente i primi giorni cominciavo ad andare da Don cupa e mi ospitava don Cupa poi Pacciani sapendo che non c’avevo case e non ci avevo più i genitori lo stesso Pacciani mi disse senti Peppe puoi venire lì da me a San Casciano c’abbiamo una casa e poi (1.17.28) ecco perché mi feci questa proposta Pacciani.

P.M.: Capito, sì ma dico come mai fu lei a farsi fare il disegno oppure no?

S.G.: No me lo fece vedere Pacciani poi me lo son messo in in mente insomma e poi l’ho disegnato quando mi è stato richiesto dal commissario.

P.M.: Quello che le ho mostrato è il disegno che ha fatto lei?

S.G.: Poi me lo sono rifatto come l’ho immaginato.

P.M.: Se l’è ricordato o immaginato?

S.G.: Me lo sono ricordato com’e però non era esattamente perfetto dottor Canessa.

P.M.: Questo l’abbiamo capito e allora non ho capito lei dice a me sembra lo stesso l’ha detto Lei gli stessi luoghi, la stessa fattoria dove dice Pacciani si riuniva

S.G.: Si lo stesso fattoria

P.M.: Ma gliel’ha detto Pacciani o l’ha capito lei?

S.G.: No questo numero Pacciani, per il Vinci e tutto dice lei?

P.M.: No non dico questo io voglio sapere da lei.

S.G.: A me giunge una fattoria eh però non ha detto quella fattoria se quella di Pacciani o altre fattorie. Questo l’ho sempre fatto presente dal primo verbale.

P.M.: Sì ma indipendentemente dai verbali vediamo di capire da lei quello che ricorda e di capire come stanno le cose esattamente.

S.G.: Quello che posso ricordare io l’ho confermato non posso dire una bugia.

P.M.: No sarà bene che né dica il meno possibile.

S.G.: è quello no questo gli sto dicendo io, lo schizzo gliel’ho fatto su quello che ricordavo e gliel’ho dato al commissario.

P.M.: Senta una cosa e invece i racconti che le faceva il Vinci di questa fattoria.

S.G.: Quello non mi ha mai fatto il nome da quale parte si trovava questa specie di fattoria.

P.M.: Non gliel’ha mai fatto.

S.G.: Mai fatto, mi disse soltanto se non è di questa fattoria il Vinci un postino, un mago, due possedute e altre persone, si riunivano Pacciani dettava legge e gli altri insomma come diceva il Vinci.

P.M.: Ho capito e cosa facevano?

S.G.: Parlavano di cose, non lo so robe sortilegio queste cose qui.

P.M.: Sarebbe sortilegi?

S.G.: Una specie di satanici parliamoci chiaro.

P.M.: Parliamoci chiaro questo chi gliel’avrebbe detto?

S.G.: Il Vinci

P.M.: E del rapporto fra Vinci e Pacciani come mai si conoscevano?

S.G.: Si conoscevano perché giustamente come Pacciani era l’amante della Milva Malatesta.

P.M.: Questo chi gliel’avrebbe detto scusi?

S.G.: Sempre il Vinci.

P.M.: Ma tutti questi nomi lei come fa a saperli?

S.G.: Ma questi nomi me l’ha detti il Vinci.

P.M.: Ma le diceva una prostituta o

S.G.: No mi diceva soltanto le prostitute non mi diceva i nomi.

P.M.: Ecco lei invece ha riferito che questa donna lei la conosceva come la moglie di un qualcuno è così?

S.G.: La Malatesta.

P.M.: Sì ho capito noi bisogna vedere di capire se questi nomi e questi racconti che le vengano fatti come dice lei in che momento gli sono stati fatti, quindi io le chiedo il Vinci di questa donna che lei dice Milva Malatesta cosa le diceva? Che era amante del Pacciani o quello che è?

S.G.: Mi diceva che era l’amante del Pacciani da parecchio tempo.

P.M.: Ma era una donna giovane?

S.G.: Si era una ragazza quando conobbi Pacciani come mi diceva il Vinci, che poi il Vinci stesso mi disse che Pacciani aveva conosciuto un’altra donna e avuto un bambino o una bambina non mi ricordo di preciso nel verbale cosa riferivo.

P.M.: Di questo non ha riferito niente.

S.G.: No l’ho riferito al commissario.

P.M.: Vediamo, senta un po’ lei invece ha riferito sempre in relazione a Pacciani e alla conoscenza che lei ne ha avuta in carcere, anche che il Pacciani la domenica non andava a messa, cioè cose che ha visto lei o le ha sentite?

S.G.: No non andava proprio a messi perché erano ordini della direzione, non poteva andare alla messa per i detenuti.

P.M.: Che cosa faceva?

S.G.: Si metteva in cella, si sedeva si faceva la messa a conto suo.

P.M.: Ma è che facesse la messa per conto suo l’ha capito?

S.G.: No perché ritagliava alcune immagini della cronaca nera, prendeva delle scorze di formaggio e faceva delle spese di candele e poi si celebrava la messa su in cella ogni tanto così, ogni domenica, ogni volta.

P.M.: L’ha visto lei?

S.G.: Sì l’ho visto, non soltanto io a volte chiedeva un po’ di formaggi in più ai lavorandi per prendere un po’ di ceri in più. Alcune volte Don è venuto a prendere Pacciani per fargli la messa soltanto a lui giù.

P.M.: Senta di questo fatto che faceva una messa un po’ particolare lei ne ha parlato anche con qualcun altro? Con qualche educatore?

S.G.: Si di questo qui né parlo sempre con l’assistente sociale volontaria. Ed ogni volta che Pacciani.

P.M.: Lo sapeva anche lei?

S.G.: Ogni volta che lo chiamava incominciava a parlare di Dio e di Gesù Pacciani andava su tutte le furie.

P.M.: Questo scusi chi gliel’ha riferito?

S.G.: La Elena Valori, non voglio ascoltare niente né di Gesù né di chiesa né di tutto. Pacciani si alzava ed andava fuori e gli disse non mi chiami più a me di queste cose, così l’assistente volontaria non l’ha più chiamato, l’ho già citato nei verbali.

P.M.: Si ma vede Sgangarella al di là dei verbali a noi ci interessa capire oggi la verità di questo suo racconto no? Quindi lei dice di questo fatto che faceva queste messe o queste non si è capito bene cosa era al corrente questa

S.G.: No al corrente non era corrente l’assistente sociale, ogni volta che andavo io in udienza io ho sempre accennato di tutte queste cose qua. Poi se n’è accorta anche lei valori che Pacciani era una specie di satanista perché ogni volta che questa non donnina gli parlavo di Gesù Pacciani andava su tutte le furie.

P.M.: Questo gliel’ha detto l’Elena Valori.

S.G.: Allora Pacciani in quel giorno disse signora mi faccia il piacere non mi chiami più a me, non ne voglio più sapere né di Gesù né di Dio, non l’ha più chiamata l’Elena Valori, poi iniziare a parlare di lezione fece un voto e gli mise a suor Elisabetta essendo suor Elisabetta che chiamava Pacciani.

P.M.: è stata un’altra assistenza. Senta una cosa, io volevo trovare a tornare ai suoi ricordi relativi alle confidenze che gli avrebbe fatto il Vinci in relazione a questa paura che Vinci aveva che lo ammazzassero. Lei deve far capire a noi cosa

S.G.: Ma non ho potuto mai capire perché ogni volta che lui mi diceva Giuseppe guarda così e così tu oramai tu hai commesso da ragazzi però tu sei libero non c’è preoccupazione per altri detenuti però io lo vedevo che piangeva, piangeva e piangeva di brutto e mi diceva Giuseppe senti mi devi fare un piacere io ho paura se tu vai fuori in permesso o qualcosa per piacere se puoi portare una lettera a mia moglie a Empoli, se mi succede qualcosa devi portare subito alla procura Fiorentina dove c’è scritto tutte cose nome e tutto, io non lo so se vado in permesso te la porterò ma infatti poi io non so dove sono stato quel giorno.

P.M.: Ma spiegava perché aveva paura?

S.G.: No non me l’ha detto questo Pubblico mistero.

P.M.: Ma era una paura per i crimini di cui era accusato?

S.G.: Si paura proprio delle cose che ho commesso, sono cose spaventose Giuseppe mi diceva, ho paura delle cose spaventose perché ci sono parecchi miei nemici fuori, io come esco così mi faranno fuori. Infatti io questo non lo sapevo che lui era uscito ed era stato ammazzato non ho saputo, io l’ho saputo soltanto a maggio che era stato era stato bruciato in macchina.

P.M.: Sgangarella poi lei dice e poi ha anche un’accusa di questo tipo di essere stato in casa di una donna indipendentemente dal fatto che l’accusa che le viene mossa dalla Mattei Milva e in quella casa c’era appunto un figlio, lei lo sapeva che quel ragazzo era il figlio del Vinci?

S.G.: Non lo sapevo, la sera che conobbi la Marinelli mi portò a casa San Mauro a Signa e mi seduto sul letto e allora in quel momento il Dott. Marinella mi presentò il Vinci Fabio e mi disse guarda questo è il figlio del Vinci dicevo ah scusa il tuo Babbo è un mio amico un mio carissimo amico gli dissi sarebbe il Vinci quello in carcere, allora in quel momento il Dott. Marinella e il Vinci mi disse guarda che il mio Babbo è stato bruciato viva in macchina, in quel momento non ci ho capito più nulla allora nella mia mente ho fatta coscienza allora davvero temeva per la sua vita il Vinci perché mi voleva far portare questa lettera alla moglie fuori.

P.M.: Ma sono passati tanti anni.

S.G.: Questo me lo disse il Dott. Marinella e il Vinci la stessa sera, il 28 di maggio del 94, io non lo sapevo che il Vinci era stato bruciato vivo in macchina, io l’ho saputo da Vinci il figlio.

P.M.: Lei è sicuro che questo fatto Fabio Vinci di cui lei conosceva il padre lo conobbe solo quella sera?

S.G.: L’ho conosciuto quella sera a casa del dottor Marinella.

P.M.: indipendentemente dall’accusa lei su questo non ha il diritto di non dire nulla ovviamente, qua è teste e proprio in una casa dove poi c’è una persona.

S.G.: L’ho conosciuto quella sera che poi seppi che lui era l’amante di Marinella il Vinci.

P.M.: Quindi lei con questa donna che poi sarebbe morta indipendentemente da come è morta ha mai parlato del fatto

S.G.: Sì ci ho parlato una sera, saremo stati se non sbaglio bene il 25 mercoledì non so se è preciso mercoledì o 26.

P.M.: Cioè qualche giorno prima della morte.

S.G.: Verso le 19/19.30 di sera, mancava il pane in cucina ed allora il Dott. Marinella disse Giuseppe dammi le chiavi del tuo motorino devo andare a comprare un po’ di pane e allora rimanetti 10/15 minuti a parlare con la Milva, la Milva mi faceva vedere strana cosa ho paura e dicevo ma di che cosa hai paura? Dimmelo, se posso fare qualcosa

P.M.: E cosa le diceva?

S.G.: Diceva il Vinci il Marinella mi massacrano di botte dopo questa cosa qui, ho paura del Vinci, del Vinci e delle persone che porta a casa.

P.M.: Senta una cosa e lasciamo stare questo discorso che riguarda forse più la sua imputazione, questa Mattei le ha mai parlato di fatti relativi al mostro?

S.G.: No a me di questo non me né ha parlato la Milva ma me né ha parlato l’assistente sociale Franca Forti. Lei deve andare a parlare con la donnina di San Tonino perché Franca Forti seppe che lei sapeva qualcosa sul mostro di Firenze gli raccontò che la Milva sapeva qualcosa del mostro di Firenze. A me questo me l’ha detto la Franca Forti come l’ha raccontato in aula e poi è stata interrogata più volte Franca Forti su questa storia qui. Me li ha fatti Franca forti questi racconti che l’ha saputo tramite sta donnina di San Maria Grazia come si chiama dove andava a bere il vino la Milva.

P.M.: Senta una cosa torniamo di nuovo al Vinci, col Vinci lei per che periodi/quanto siete stati insieme o comunque nello stesso centro clinico?

S.G.: Due/tre giorni massimo Dottore, nella stessa sezione perché sono 12 celle.

P.M.: Allora in pochi in così pochi giorni come è possibile che il Vinci le fa tutte queste confidenze?

S.G.: Perché le ho detto come siamo fatti noi (1.30.51) Dott. Canessa.

P.M.: Lei a dir la verità c’è stato di più ma comunque questo non ha importanza.

S.G.: Ci raccontiamo quello che ci possiamo raccontare però più di quello non mi ha voluto raccontare nulla.

P.M.: Lei ha detto che prima faceva lo sciopero della fame

S.G.: E poi è venuto al centro con una mano fasciata.

P.M.: Quindi c’è stato due volte ed aveva la mano fasciata per che cosa?

S.G.: Non lo so cosa ha fatto perché era nella sezione. Nei centri clinici portano soltanto quelli che fanno lo sciopero della fame o che si sono rotti la gamba.

P.M.: è proprio strano che poi lei va a capitare in una casa, quella della Mattei Milva la quale muore e nella quale c’è proprio il figlio di Francesco Vinci e lei dice che lo conosce solo in quell’occasione Sgangarella.

S.G.: Ma dottor Canessa io gliel’ho sempre fatto presente che il Vinci l’ho conosciuto quella sera.

P.M.: è sicuro? Ha più avuto rapporti tramite qualcuno con la famiglia Vinci? Capisce quanto è strano il suo racconto relativo alla sua co-detenzione col Francesco Vinci e poi trova nella casa dove poi c’è una morta di cui lei è imputato in cui c’è proprio il Fabio Vinci? E le fanno entrambi il Francesco Vinci e poi questo Fabio Vinci questi racconti un po’ complessi.

S.G.: Può valutare chi ha chiamato (1.32.28) e Fabio Vinci

P.M.: Ma questo è un altro processo, io volevo capire come mai lei che ha ricevuto queste confessioni da Francesco Vinci si trova in una casa dove c’è il figlio e dove poi muore una persona.

S.G.: Perché l’ho seppi quella sera lì che Vinci è il figlio ex mostro di Firenze.

P.M.: Non ho altre domande presidente.

Presidente: Nessuno? Difensori?

Avv. Nino Filastò: Forse l’aveva già detto signor Sgangarella, al momento lei si trovava detenuto per quale motivo?

S.G.: Omicidio.

Avv. Nino Filastò: Scontava l’ergastolo? Lei in tutto quanto ha scontato di carcere?

S.G.: In tutto ho scontato 18 anni.

Avv. Nino Filastò: 18 anni senza uscire mai salvo qualche permesso.

S.G.: Sono uscito con qualche permesso premio.

Avv. Nino Filastò: Ma questi permessi premio immagino nell’ultimo tempo non li ha più lei.

S.G.: Me li hanno sospesi quando mi hanno indagato per omicidio della Milva il 29 maggio del 94.

Avv. Nino Filastò: Quindi dal 94 non ha più permessi

S.G.: Mi hanno bloccato i permessi.

Avv. Nino Filastò: Senta lei ha parlato di questa lettera che gli avrebbe dato Vinci per la moglie.

S.G.: No ho raccontato di una lettera che il Vinci mi avrebbe dato da portare alla moglie a Empoli però non ho potuto prendere quella lettera perché non sapevo dove stava, perché l’accesso al centro quindi una malattie emofilia ho messo sempre in ospedale

Avv. Nino Filastò: Chi è emofiliaco.

S.G.: Si emofiliaco non so però dove sono stato quel giorno o sono stato in ospedale o sono stato (1.34.34) quando sono ritornato su ho saputo che il Vinci era stato scarcerato.

Avv. Nino Filastò: Quindi aveva detto che gliel’avrebbe data.

S.G.: Ma non me l’ha data più perché la sera non l’ho più trovato.

Avv. Nino Filastò: Questo quando avveniva?

S.G.: Non mi ricordo la data avvocato.

Avv. Nino Filastò: Un po’ prima che Vinci venne venisse scarcerato, qualche giorno prima.

S.G.: Me lo disse dopo due giorni

Avv. Nino Filastò: Dopo due giorni rispetto a che cosa?

S.G.: Dopo due giorni da quando l’ho conosciuto, da quando ho cominciato un po’ a parlare con lui.

Avv. Nino Filastò: Insomma lei in tutto per quanto tempo l’ha conosciuto Vinci? È stato insieme

S.G.: L’ho conoscevo 6/7 giorni massimo e basta.

Avv. Nino Filastò: Vabbè ha già sentito l’obiezione che gli ha fatto il pubblico ministero, in 6/7 giorni questo gli racconta tutte queste cose? Ed il Calamosca e Ricci Massimo quando li ha conosciuti?

S.G.: Il Calamosca l’ho conosciuto prima quando non c’era il Pacciani, Calamosca ci stava la cella numero 10 e l’hanno messo a porta vitto Calamosca però Calamosca era una persona molto chiusa non ho mai avuto confidenze, mai confidenze

Avv. Nino Filastò: Ma di Vinci per esempio.

S.G.: Non ha proprio parlato con me, mi passava (1.36.10)

Avv. Nino Filastò: Ha citato Calamosca per dire che cosa?

S.G.: Che l’ho conosciuto in carcere. Il Calamosca e Ricci Massimo.

Avv. Nino Filastò: Quante persone ha conosciuto lei in carcere?

S.G.: Ho conosciuto il Vinci

Avv. Nino Filastò: Ci spieghi perché lei ora qui ci ha citato Calamosca e Ricci Massimo.

S.G.: Perché sono domande che mi sono state fatte quando mi hanno interrogato. Le persone che ho conosciuto in carcere se sapevo qualcosa su queste persone, ma su queste persone non ci ho avuto mai niente a che fare. Con il Calamosca niente a che fare era una persona molto chiusa mai parlato con lui.

Avv. Nino Filastò: Lei prima al momento in cui lei parlò col Vinci, il Vinci doveva ancora essere scarcerato, lei aveva mai sentito parlare di Pacciani?

S.G.: No sì il Vinci mi fece il nome di Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Le parlò di Pacciani il Vinci?

S.G.: Mi parlò di Pacciani e di un certo postino di San Casciano, un mago, alcune prostitute

Avv. Nino Filastò: (1.37.30)

S.G.: Non lo so, che si riunivano in una fattoria.

Avv. Nino Filastò: Che si riunivano in una fattoria questo glielo disse in questi 7 giorni che vi siete incontrati? Parlando di che cosa? A proposito di che gliene parlò?

S.G.: Parlando della sua paura delle cose terribili che aveva fatto fuori, aveva paura dei suoi nemici che lo ammazzavano e se gli potevo portare questa lettera a casa alla moglie a Empoli, però questa (1.38.00)

Avv. Nino Filastò: Ma quindi queste persone che lei ha citato sarebbero stati i nemici di Vinci?

S.G.: Nemici di Vinci però non mi ha mai fatto il nome di queste persone, m’ha fatto il nome soltanto del Pacciani, del mago, di un certo postino

Avv. Nino Filastò: Però Pacciani gli fa il nome?

S.G.: Perché li si conosce molto bene, se la persona dice che conosce il Pacciani e ti fa delle confessioni su una persona vuol dire che ti conosce molto bene.

Avv. Nino Filastò: Che conosce molto bene chi mi scusi mi faccia capire.

S.G.: Il Vinci conosce molto bene il Pacciani perché anche Pacciani ha scritto.

Avv. Nino Filastò: Lasci perdere restiamo al momento in cui il Vinci

Parte 2

S.G.: Storia delle figlie io li l’ho conosciuto il Pacciani al centro clinico.

Avv. Nino Filastò: Per la storia delle figlie.

S.G.: Perché prima stava alla sezione ottava.

Avv. Nino Filastò: Quindi quando il Vinci le fa il nome di Pacciani

S.G.: Si il Pacciani mi facce il nome di Pacciani, di Pacciani e poi si incomincia un po’ avere un po’ di discussione così però lui non faceva

Avv. Nino Filastò: Guardi che il Vinci venne scarcerato molto prima dell’arresto di Pacciani per le figlie sa.

S.G.: Senti ma io ho detto quello che ho sentito avvocato.

Avv. Nino Filastò: Che anno era scusi?

S.G.: Non mi ricordo

Avv. Nino Filastò: Se era scarcerato Vinci quindi doveva essere prima della scarcerazione di Vinci.

S.G.: No non me lo ricordo perché sono tutti scritti sui verbali.

Avv. Nino Filastò: Lasci stare se c’è scritto sui verbali perché la corte non li conosce ancora e non li debba conoscere quindi lei sta facendo una deposizione ora in questo momento e gli scritti sui verbali non valgono nulla, è come se non esistessero, dica tutto daccapo, quindi lei dice che al momento in cui Vinci le fa questo, mi corregga se sbaglio, fa questo nome di Pacciani lei Pacciani l’aveva già conosciuto per la storia delle figlie al centro clinico perché stava ancora.

S.G.: Perché Pacciani l’ho conosciuto prima del Vinci, prima ho conosciuto il Vinci poi il Calamosca e poi ho conosciuto il Pacciani e da quel giorno sono passati numerosi anni che sono stato in contatto con il Pacciani, sono sempre stato a parlare con il Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Allora lei sta correggendo quello che ha detto prima che nel momento in cui Vinci le parla di Pacciani in questa occasione lei Pacciani non lo conosceva oppure lo conosceva di già?

S.G.: No lo dissi che il Vinci mi disse il nome di Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Insomma ci spiega, ci vuol dire, se lei quando il Vinci le parla per la prima volta le Pacciani lei Pacciani lo conosceva già oppure no?

S.G.: No io non lo conoscevo quando Vinci mi parlava del Pacciani, non lo conoscevo.

Avv. Nino Filastò: Quindi per lei Pacciani era un nome qualsiasi. Poi Vinci lei non lo vede più perché viene scarcerato e com’è che le che si è ricordato questo nome Pacciani?

S.G.: Mi sono ricordato Pacciani perché poi Pacciani venne arrestato per la questione delle figlie. L’ho incontrato lì nel centro clinico cella 11 ci stava per la faccenda delle figlie.

Avv. Nino Filastò: Ho capito, lei poi ha parlato del figlio di Pacciani. La storia gliela raccontò il Vinci?

S.G.: Il Vinci mi disse che il Pacciani aveva avuto un bambino con una donna però non so quale che tipo di donna, quale era la donna che ha avuto questo figlio non lo so benissimo perché avvocato c’ho tanti quelle facce e tante che mi passa giorno per giorno avanti che non mi posso ricordare tutte le cose che si sentono nel carcere.

Avv. Nino Filastò: Immagino deve essere difficile ricordarsele cose di questo genere, lei insomma il Vinci gli parla di un figlio di Pacciani.

S.G.: Si aveva avuto un figlio da una donna.

Avv. Nino Filastò: A Vinci chi gliel’aveva detta sta cosa del figlio di Pacciani?

S.G.: Non lo so a me questo non me l’ha voluto mai spiegare non è né che si lasciava troppo il Vinci, non faceva che piangere.

Avv. Nino Filastò: Senta lei cerchi di addentrarsi un po’ meglio su come venne fuori questo discorso del figlio di Pacciani, ma parlando di che cosa?

S.G.: Parlando sempre su questa faccenda qui, Pacciani, fattoria, Pacciani era l’amante della Milva Malatesta, l’amante di un’altra donna che aveva avuto un figlio con un’altra donna prima di conoscere la Malatesta c’era l’amante di un’altra donna Pacciani ecco con questa donna aveva avuto un bambino, un bambino o una bambina non mi ricordo di preciso.

Avv. Nino Filastò: (4.30)Non colla moglie, una relazione illegittima aveva avuto questo bambino.

S.G.: Non ricordo di preciso se è un maschio o una femmina.

Avv. Nino Filastò: Non lo sa, non lo spiego il Vinci se era un maschio o una femmina. Poi lei ha parlato del famoso fucile.

S.G.: Si perché il fucile, no questo è uscito per mezzo del Vinci.

Avv. Nino Filastò: Ma lei poi conosce Pacciani, Pacciani cosa le racconta?

S.G.: Pacciani mi trattava come un figlio.

Avv. Nino Filastò: Lasci stare che la trattava come un figlio, ci racconti cosa le diceva. Con il Pacciani lei quanto ci resta in carcere insieme?

S.G.: Parecchio, 2 o 3 anni. Un giorno io stavo in cella…

Avv. Nino Filastò: Lei qua parlando con Pacciani subito risponde a questa domanda, quando Pacciani lei glielo dice guarda io ho conosciuto un certo Vinci che mi ha raccontato delle cose di una fattoria gliel’ha mai detto questo?

S.G.: No, Pacciani non mi ha raccontato di queste cose.

Avv. Nino Filastò: No, non sto parlando di Pacciani sto parlando di lei, Sgangarella, lei conosce Pacciani ci sta tre anni insieme così parlando un giorno gli ha detto senti un po’ Pacciani ma questa storia della fattoria del mago, gliela chiesto lei a Pacciani?

S.G.: No non gli ho mai chiesto nulla a Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Di questo figlio illegittimo?

S.G.: Parlando con rispetto ma non erano miei cazzi avvocato, per rispetto ma non erano i miei problemi.

Avv. Nino Filastò: Ho capito

S.G.: Le questioni del Pacciani a me non mi interessavano.

Avv. Nino Filastò: Poco prima ha detto che in carcere vi confidate tutto.

(6.35)

S.G.: Al dottor Canessa io dissi no io mi rifiuto di rispondere non so nulla di nessuno e allora … qua si parla di 16 omicidi Sgangarella se sai qualcosa parla. Ho raccontato tutto quello che ho saputo dal Vinci. … che poi la stessa fattoria di cui lui mi fece lo schizzo non era la stessa, era un’altra fattoria non era la stessa come quello che fece lo schizzo lui.

Avv. Nino Filastò: Si ma lasci perdere la fattoria io avevo fatto una domanda e lei mi ha risposto, di ciò che le ha confidato Vinci non gli ha detto nulla. E di questo famoso fucile gliene parla Pacciani cioè a dire cosa?

S.G.: Perché il dottor Mazzara quando Pacciani chiede la liberazione anticipata i giorni però il dottor Mazzara dice ma Pacciani sto fucile dove sta?

Avv. Nino Filastò: Di quale fucile si sta parlando?

S.G.: Il vecchio fucile che lui aveva a casa che poi dice l’ha buttato poi l’ha regalato, io non c’ho capito ancora un turbo di sto fucile che fine ha fatto di Pacciani e poi lui mi diceva no l’ho buttato via Giuseppe il fucile che me ne frega del dottor Mazzara a me non interessa mi diceva.

Avv. Nino Filastò: Poi la pistola.

S.G.: Quella famosa pistola che si inceppava il tamburo e la portava ad un suo amico meccanico di San Casciano.

Avv. Nino Filastò: Poi le ha promesso una casa a lei.

S.G.: No la casa me lo promise in carcere. Non me l’ha promessa per qualcosa in cambio.

Avv. Nino Filastò: No ho capito vabbè, cosi, per generosità.

S.G.: Perché io non avevo dove andare in permesso.

Avv. Nino Filastò: Questa casa a lei Pacciani era un regalo tipo si va dal notaro e ti regalo la casa oppure aveva detto se capiti in permesso non sai dove andare vai a dormire in questa casa qui tipo ospitalità.

S.G.: Lui mi fece lo schizzo.

Avv. Nino Filastò: Comunque la casa Pacciani l’ha data per ospitalità.

S.G.: Per cortesia, per amicizia.

Avv. Nino Filastò: In segno d’amicizia in cambio per ospitarlo quella no che gli avrebbe regalato la casa.

S.G.: Giuseppe quando esci viene a casa mia ho una casa che non mi serve e te la prendi.

Avv. Nino Filastò: Benissimo quindi la domanda che faccio io è questa, questa promessa che le aveva fatto Pacciani era una promessa di ospitalità oppure una promessa di un regalo, insomma voglio dire io ti presto questa penna.

S.G.: In affitto.

Avv. Nino Filastò: Ah affitto, non intendeva regalare. Perché tra l’altro era un po’ strano che Pacciani regalasse case insomma, non ha mai regalato nulla a nessuno poi una casa dunque vabbè. Lei poi a proposito di queste riunioni in questa fattoria ecco questo schizzo rappresenta la casa di Pacciani o la fattoria del mago?

S.G.: è la casa di Pacciani, quella casa che voleva offrire a me in affitto però non è quella di cui Pacciani mi ha fatto lo schizzo. Perché la casa che mi ha offerto a me è un piccolo stanzino di due camere che si affianca alla sua abitazione, una specie di pollaio chiamiamolo così. Allora feci lo schizzo su quel foglio agli inquirenti.

Avv. Nino Filastò: Quello sfizio non c’entra niente la casa/la fattoria?

S.G.: No, quello era un’altra casa.

Avv. Nino Filastò: Lei dice che in questa casa si faceva roba di sortilegio satanici come dicevi Vinci e che aveva paura di questo.

S.G.: Aveva una paura terrificante di Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Sì ma di Pacciani per via di questi sortilegi?

S.G.: Non lo so dottore avvocato, io so quello che ho detto è quello che ho saputo non gli posso dire una cazzata e non gli posso

Avv. Nino Filastò: (11.40) ma lei però di preciso che tipo di sortilegi fossero non lo sa?

S.G.: No non lo so, io soltanto

Avv. Nino Filastò: Vinci non gliel’ha raccontato.

S.G.: No io mi sono convinto su Pacciani che era un satanista non so convinto che Pacciani era un satanista perché invece che comprare cronaca vera il giornalino ci sono delle persone che non so il nome di portavano libri satanici in carcere a Pacciani, dei libretti satanici di sortilegi, di fattura al Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Ha visto qualcuno avesse questi libri?

S.G.: Pacciani leggeva, non faceva niente a nessuno a me mi mandava solo le cronache nere.

Avv. Nino Filastò: Ma lei ha detto qualcuno li portava libretti satanici. Volevo sapere se lei li avesse visti.

S.G.: Non lo so.

Avv. Nino Filastò: Lei ha mai visto a Pacciani in mano un libretto satanico?

S.G.: No io a Pacciani ho solo visto sempre quei disegni molto strani

Avv. Nino Filastò: Che disegni?

S.G.: Disegni con le Lupi, Tori con le con le mammelle, cose, galline, tutte colorate rosse, a mio paese sono di Benevento avvocato rosso è robe di fattura, di fattucchiera.

Avv. Nino Filastò: Di che paese è lei?

S.G.: Io sono di Salerno però quasi vicino Benevento, a Benevento fanno tutti fattore con il colore rosso. Poi (13.22) disegno e faceva Pacciani, disegni molto strani, femmine nude queste cose qui faceva il Pacciani.

Avv. Nino Filastò: Poi le ha detto che si fabbricava le candele con la cera.

S.G.: Con una specie d formaggio.

Avv. Nino Filastò: Abbia pazienza io non mangio formaggio, questa cera col formaggio mi risulta un po’ strana, gliela queste fabbricare lei queste candele.

S.G.: Tutte lui le ha fabbricate è che prima portavano (13.50) allora la direzione l’ha tolto di mezzo quel tipo di formaggio, non lo usa più, adesso usano formaggi senza cera e senza scorza.

Avv. Nino Filastò: Pacciani si faceva questi altarini.

S.G.: Faceva l’altarino, faceva le candele, faceva le palline per giocare a bocce a terra.

Avv. Nino Filastò: Scusi … palline per giocare a bocce ci credo poco. Ha sentito dire di questi satanismi di Pacciani?

S.G.: Io mi sono accorto che Pacciani era un satanista quando mi mandava le famiglie delle cronache nere, … quattro pagine parlano di omicidi satanici, sette sataniche, il diavolo, scheletro e che cosa si parla della cronaca nera e me le mandava per farmelo leggere io non li prendevo e poi mi mandava il giornale dove c’erano delle bambine, Pacciani sulle bambine faceva dei cerchi sulla testa, su questi giornali che mi mandava il Pacciani, faceva dei cerchi sulle bambine sui giornali gioia perché Pacciani comprava…

Avv. Nino Filastò: Gioia è la rivista femminile se non sbaglio.

S.G.: Sì comprava gioia, comprava il visto, comprava la cronaca nera e poi comprava altri giornaletti porno ne compravo a volontà.

Avv. Nino Filastò: Quindi comprava sti libretti satanici.

S.G.: Non so chi glieli portava avvocato.

Avv. Nino Filastò: Ma come fa a dirlo? Lei ha detto che questi libretti non li ha visti,  come fa lei a sapere che aveva sti libretti satanici?

S.G.: Avvocato non glielo posso dire questo

Avv. Nino Filastò: No me lo deve dire, è molto importante…

S.G.: Se l’avessi saputo l’avevo già raccontato agli inquirenti, io so solo questo glielo visti a Pacciani per me era quello.

Avv. Nino Filastò: Non me lo può dire perché non lo sa o non me lo può dire?

S.G.: Non lo posso dire perché non posso dirgli una bugia. Se le devo dire un nome gliene dico uno qualsiasi avvocato.

Avv. Nino Filastò: No che nome io sto semplicemente chiedendo se ha visto sti libretti satanici a Pacciani e basta. Senta poi ha detto che ha fatto riferimento anche per controllare queste cose lei dice vero? Lei ha fatto riferimento alla signora Elena Valori che è una assistente volontaria.

S.G.: Volontaria.

Avv. Nino Filastò: Poi ha fatto riferimento ad un’altra assistente volontaria che è la signora Franca Forti.

S.G.: Franca Forti sempre volontario.

Avv. Nino Filastò: Ecco la persona che è come dire assisteva, faceva l’assistente volontaria, a Pacciani prima di suor Elisabetta chi era?

S.G.: Era Elena Valori

Avv. Nino Filastò: Elena Valori. Che non era la suora.

S.G.: No è specie di suora, è una spesa di chiesa che vanno da loro inseriscono 3/4 donnine con un prete.

Avv. Nino Filastò: Questa suora, questa persona, ogni tanto parlava a Pacciani e Pacciani andava su tutte le furie?

S.G.: Andava su tutte le furie

Avv. Nino Filastò: Cioè?

S.G.: Si incavolava nei confronti di questa donna.

Avv. Nino Filastò: Che faceva?

S.G.: Diceva la Madonna, Dio, roba.

Avv. Nino Filastò: Bestemmiava.

S.G.: A quel punto Pacciani si alzò e disse signore non mi chiamare proprio più a me, non voglio più sapere nulla né di Gesù

Avv. Nino Filastò: Questa povera donna nominava Gesù e Pacciani esplodeva.

S.G.: Poi la signora non l’ha più chiamato.

Avv. Nino Filastò: Poi dopo è andata via la signora ed è subentrata al posto della signora Suor Elisabetta.

S.G.: Perché gli fu assegnato dalla direzione Suor Elisabetta.

Avv. Nino Filastò: E Suor Elisabetta il rapporto con Pacciani?

S.G.: Tutti i martedì.

Avv. Nino Filastò: Tutti i martedì, ma voglio dire in questa occasione, l’occasione in cui Suor Elisabetta frequentava Pacciani, Pacciani aveva queste crisi sataniche oppure no?

S.G.: Non so che cosa parlava con Suor Elisabetta, di questo non lo so non ha mai raccontato nulla Pacciani di cosa si parlavano fra di tutti e due, io so soltanto una cosa se sbagli quello che ho fatto Pacciani di mandare un biglietto a Suor Elisabetta di far uscire dal Carcere Bis. Quello che posso dire soltanto quello che è sbagliato è che Pacciani se io sono in corrispondenza con una persona e ci scriviamo normale che non c’è nulla di sensuale e nulla io ti scrivo e tu mi rispondi a me perché tu a me non mi rispondi direttamente con l’apostolo in mano, no da un biglietto a Suor Elisabetta per farmi portare di nascosto fuori dal carcere?

Avv. Nino Filastò: Quindi Pacciani a lei

S.G.: Ha dato un biglietto a Suor Elisabetta di nascosto di farmelo portare a Sollicciano, perché non me l’ha mandato? Non lo so cosa dice l’hanno loro non so che c’è scritto sopra. Come fai a mandarmi un biglietto? Perché non mi hai scritto una lettera? Poi mi ha scritto un’altra lettera sempre il Pacciani dove mi dici che conosce il Vinci quello che è l’ex mostro di Firenze.

Avv. Nino Filastò: Una lettera scusi

S.G.: Mi scrisse un’altra lettera il Pacciani ed in questa lettera c’è scritto che conosce il Vinci, che conosce la Mazzevillo che dà in affidamento quella questa donna che è morta a San Mauro a Signa e c’è scritto un po’ di tutto in quella lettera.

Avv. Nino Filastò: E dov’è questa lettera?

S.G.: C’è la negli atti.

P.M.: è nel memoriale del Pacciani, compreso il biglietto trovato, negli atti del PM Presidente. È l’avvocato che fa queste domande quindi a lui interesse

presidente: Ma la corte non li ha

P.M.: E’ negli atti, è un memoriale che dice queste cose, è negli atti io non le ho messe.

Presidente; Negli atti del suo ufficio avvocato.

P.M.: Se lei crede in me, vederli è un suo diritto dal momento

Avv. Nino Filastò: Ogni tanto lei pubblico ministero come dire mi tira un poco le orecchie…

S.G.: Scusi ma neanche il pubblico ministero sa nulla di questa lettere.

Avv. Nino Filastò: Come non sa nulla?

S.G.: Neanche il Pubblico Ministero sa di questa lettera di Pacciani, sono stato io a fare tramite il mio avvocato a dare al pubblico ministero.

Avv. Nino Filastò: Lei ha detto che il Vinci era l’amante di Teodoro Marinella?

S.G.: Il figlio del mostro di Firenze.

Avv. Nino Filastò: Ah il Fabio e che Mattei Milva aveva paura anche lei?

S.G.: Aveva paura di stare con il Vinci in quella casa.

Avv. Nino Filastò: Senta ma quando questa Mattei Milva le dice di aver paura quando è avvenuto questo in quei giorni in cui lei la va a trovare?

S.G.: Io sono uscito in permesso il 23 di maggio del 94, poi 25 il mercoledì mattina ho incontrato il Dott. Marinella, la sera siamo stati a casa.

Avv. Nino Filastò: In quest’occasione

S.G.: In questa occasione il Dott. Marinella mi dice guardi giusto Fabio Giuseppe esce dal carcere.

Avv. Nino Filastò: Si vabbè ma sulla paura che aveva.

S.G.: No a me mi fece solo la confessione che Vinci Marinella mi disse che il Babbo era stato dato a fuoco nella macchina, alle fiamme.

Avv. Nino Filastò: No ma io stavo parlando del fatto che qualcuno aveva paura di Vinci vale a dire la Mattei Milva

S.G.: La Mattei Milva aveva paura di vedere Fabio.

Avv. Nino Filastò: Del Fabio e perché aveva paura di Fabio?

S.G.: Questo non me l’ha detto a me.

Avv. Nino Filastò: Però se lo teneva in casa, aveva paura lui e se lo teneva in casa?

S.G.: Posso soltanto dire che dalla Marinella che la riempiva di botte giorno per giorno, la Mattei Milva e i figli erano in rilascio non potevano far nulla e li comandava loro in quella casa, lei era già vecchino un po’ non poteva reagire e facevano quello che volevano loro.

Avv. Nino Filastò: Senta lei ha parlato poi di una donnina che si chiama (23.22) Milazzo Mariagrazia.

S.G.: Se non mi sbaglio il nome (…) che sta ha riferito a Franca forti che c’è la faccenda che la Mattei Milva sapeva qualcosa del mostro di Firenze ecco come ho fatto a sapere anche della faccenda del mostro di Firenze.

Avv. Nino Filastò: Così tanto per avere la questione di controllare esattamente quest’informazione lei sa che la Milazzo Mariagrazia, è così che si chiama?

S.G.: Non lo so, non so il nome preciso.

Avv. Nino Filastò: Comunque che sta a San donnino ha riferito alla Franca forti che la Mattei Milva sapeva dove si trovava il mostro di Firenze è così?

S.G.: Che si voleva introdurre a Firenze, a quel punto la Mattei Milva non esiste più.

Avv. Nino Filastò: Vabbè la signora di San Donnino sarà difficile trovarla ma la Franca Forti è molto facile.

Voci sovrapposte PM Sono stati tutti sentiti 

Avv. Nino Filastò: Ho detto la Milazzo di San donnino la donnina di San donnino se magari

P.M.: Sono di un altro processo, se lei le chiede.

Avv. Nino Filastò: No devo poter sentire la signora Franca Forti questa signora di San Donnino.

P.M.: Non sono influenti quando sarà il momento.

Avv. Nino Filastò: Non sono influenti accidenti, che la che la Mattei Milva sapeva (25.10)

Presidente: Altre domande per cortesia?

Avv. Nino Filastò: Nessun altra domanda.

Presidente: Prego prego

Avv. Stefano Bertini: Delle persone che frequentavano questa fattoria dove avvenivano queste messe/riti satanici le fu detto che c’era l’altro Giancarlo?

S.G.: No no

Avv. Stefano Bertini: Grazie.

Presidente: Sgangarella parlo io, lei ha parlato della casa che gli voleva dare prima ha detto che era in regalo poi con l’avvocato parlava di affitto, cosa vuol dire per lei regalo? E cosa vuol dire per lei affitto?

S.G.: Ma qui ci sono stati parecchi discorsi signor presidente (26.14) non sapevo dove andare in permesso fuori e allora Pacciani si rivolse a don cupa dicevo io ho una casa gliela diamo a Peppe.

Presidente: Per alloggiare lì, poi sono andato a trovare Pacciani quel giorno, quella casa lì non era quello che lui mi ha scritto su foglio e allora a quel punto sono uscito fuori e mi ha fatto una piccola stanza, non era quella casa lì che mi ha fatto voleva.

Presidente: Però lui gli voleva dare una casa così per farlo stare così solitamente li. Che c’entra allora l’affitto?

S.G.: L’affitto è questo perché si parlava d’affitto/di regalo, di roba, di tanta cosa si parlava ma io non ho mai preso questa casa qui perché già ci avevo la casa che di aveva dato don cupa.

Presidente: Senta lei ha detto che prima che ha conosciuto prima il Vinci il quale gli ha fatto le confidenze, gli amici di fuori eccetera, parlando della fattoria, del Pacciani, del postino, del mago, delle due prostitute, dei riti satanici, cose che facevano lì, va bene? È così, poi ha detto che ha conosciuto dopo il Pacciani e così? Prima conosce il Vinci.

S.G.: Dopo il Vinci ho conosciuto il Calamosca.

Presidente: Vabbè lasciamo stare il Calamosca.

S.G.: Poi ho conosciuto il Pacciani.

Presidente: Il Pacciani è uno di quelli che diceva il Vinci alla casa lì alla fattoria faceva dei riti eccetera, ecco conosce il Pacciani ed ha confidenze con lui tanto è vero che poi addirittura lo vuole ospitare in casa e così?

S.G.: Si ma non c’ho mai accennato nulla di questa presidente.

Presidente: Come mai lei entra così in amicizia con questo signore, questo Pacciani, non chiede spiegazioni su questi riti, queste cose brutte che facevano lì, lei ha conosciuto un Vinci che era terrorizzato, aveva la paura della gente di fuori, senza mai una spiegazione, la domanda gli era stata già fatta ma io gliela facevo di nuovo.

S.G.: Io l’ho visto piangere il Vinci, io gli dicevo ma chi sono queste persone? Ma Vinci non faceva altro che piangere.

Presidente: Allora lei ma queste persone che erano amici o nemici.

S.G.: Erano nemici di Vinci, i suoi amici li chiamava che erano i suoi nemici.

Presidente: Ed al Pacciani non gli chiede niente lei?

S.G.: No io al Pacciani non ci chiedo nulla perché non mi interessava questi problemi qui nei confronti di Pacciani non ci avevo nessun problema, io sono uscito ho voluto dire queste cose che sono da quando Pacciani mi ha messo in mezzo a sta storia a me signor presidente se no non avrei manco raccontato nulla su Pacciani o su Vinci.

Presidente: Senta lei ha parlato ha detto poi che Pacciani gli ha mandato in carcere un biglietto per mezzo della suora un biglietto l’ha fatto sciogliere non lo so.

P.M.: Se l’è fatto sequestrare manca il contenuto se non sbaglio negli atti trovati.

Presidente: Chi l’ha sequestrato.

S.G.: è stato trovato a casa di Suor Elisabetta.

P.M.: Presidente scusi non mi faccia dire pubblicamente cose che non ricordo alla perfezione prendiamo comunque effettivamente c’è la lettera che ha fatto avere lo Sgangarella tramite il suo difensore che aveva avuto da Pacciani, sono tutti atti che a questo punto mi sembra doveroso fornire alla Corte e io insieme alle lettere dello Sgangarella … sicuramente sono tutti atti che non possiamo tenere noi parti in questo momento.

Presidente: Si ricorda cosa decide la lettera?

S.G.: Sulla lettera?

Presidente: Pacciani le ha mandato solo quella lettera o le ha mandato altre lettere?

S.G.: Io a Pacciani gli ho scritto tre lettere e Pacciani insisteva che gli avevo mandato quattro lettere e dice che uno l’ho bruciata ma non è vero perché io ho mandato tre lettere a Pacciani.

Presidente: Non quelle che ha mandato lei a Pacciani ma quelle che Pacciani ha mandato a lei.

S.G.: Pacciani a me né ha mandata una.

Presidente: Cosa diceva questa lettera.

S.G.: In questa lettera io questo ricordo, diceva come stai, così, colì, non mi ricordo preciso.

Presidente: La mandava sempre per tramite della Suora?

S.G.: L’altro bigliettino me l’ha dato la suora per farlo uscire da (30.37) per farmelo portare a me in carcere, questo che non riesco a capire perché non mi ha scritto una lettera.

Presidente: L’altra lettera invece la lettera gliela mandata per posta ordinaria.

S.G.: L’ha mandata subito via espresso Suor Elisabetta

Presidente: Sempre Suor Elisabetta l’ha mandata tramite la posta. (…) Lei ha ancora contatti con Pacciani? Ha mai chiesto perché le manda questa posta per la Suora e non con la posta normale?

S.G.: No di questo … non parlava ne con Suor Elisabetta ne con nessuno e non ho più parlato con nessuno come vi ho espresso la sua Elisabetta per intendere signor presidente per Elisabetta manda la posta fanno solo.

P.M.: Le mettiamo a disposizione della Corte.

Presidente: Lei ha parlato del Vinci, torniamo un po’ indietro, parla Vinci che era impaurito era terrorizzato eccetera eccetera, poi Vinci esce, lei ha continuato ad avere rapporti con lui e se sì in che modo?

S.G.: No no non ho più continuato ad avere rapporti con lui quando è uscito, no nulla, quando è stato scarcerato non ho più sentito a lui, io ho sentito quando nel 94 (31.50) il figlio mi disse era stata in macchina.

Presidente: Bene, altre domande?

P.M.: Nessuna mi riservo delle riproduzioni da dare alla prossima udienza.

Presidente: Lei può andare grazie.

Audio sovrapposto

Presidente: Ci sono altri testi?

P.M.: Nessuno del PM Presidente.

Presidente: Allora andiamo a mercoledì mattina.

P.M.: Presidente volevo far presente se era possibile io mi sono messo d’accordo con il difensore di parte civile avvocato Santoni che l’udienza di venerdì che avevamo in un primo momento almeno mi sembra messo nel calendario la occuperà l’avvocato Santoni parte civile con i suoi testi, io volevo pregare le altre parti se hanno qualche teste di farlo venire mercoledì perché il PM ha qualche difficoltà negli ultimi 1/2 testi che al PM, altrimenti. Sono già diversi giorni che dico se qualcuno può portare i suoi testi così altrimenti chiedo di saltare le udienze mercoledì perché nemmeno io faccio in tempo.

Presidente: Allora avvocato (33.10) voi?

P.M.: Allora fissiamo udienza che tutte le volte se no diciamo

Presidente: Andiamo direttamente a venerdì.

P.M.: Bene presidente.

Presidente: Allora venerdì, quant’è venerdì? Venerdì 24.

P.M.: Si esatto con i testi della parte civile che riusciamo a recuperare.

Presidente: Con la parte civile se no si perde troppo tempo. Bene l’udienza è tolta.

 

20 Ottobre 1997 25° udienza processo Compagni di Merende

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