27 Novembre 1997, 33° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.
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Avvocato Nino Filastò, Filippo Tinnirello, Giancarlo Lotti
Presidente: Buongiorno. Elisabetta, prendiamo atto della presenza del Vanni, dei difensori. Dei due difensori del Faggi. L’avvocato Zanobini per il Corsi. Bertini per il Lotti. Lotti non c’è? Poi le parti civili. Allora l’avvocato Colao mi rappresenta le altre mancanti, va bene?
Avv. Nino Filastò: Presidente, mi scusi, dovrei fare un’istanza prima.
Presidente: Prego.
Avv. Nino Filastò: Presidente, è un’istanza di revoca della misura cautelare in carcere di Mario Vanni, o di modificazione ’di questa misura in quella di arresti domiciliari, in ipotesi. O comunque, in ulteriore ipotesi, di -sottoposizione di questa misura cautelare ad un termine determinato, che poi indicherò. E’ l’ennesima istanza che viene fatta per Vanni, me ne rendo conto. Però vi prego di prestarmi attenzione.
Presidente: Come no.
Avv. Nino Filastò: E di decidere immediatamente in Camera di Consiglio, al termine di questa mia breve discussione. E’ capitato un fatto singolare, rispetto a quel che avviene normalmente ad un avvocato. Direi che è la prima volta che mi capita di andare in carcere – il carcere di Prato, sono andato a trovare l’altro giorno il signor Mario Vanni – e di essere sollecitato, in un certo senso, dal personale del carcere. Aveva già fatto qualche tempo fa il cappellano del carcere di Prato. Questa volta questi agenti che mi accompagnavano. Ma insomma, quando lo mandano a casa questo pover’uomo? Cosa singolare, perché in genere in carcere non c’è un atteggiamento di questo genere nei confronti dei detenuti. E questo mi ha fatto in qualche modo, mi ha obbligato a rivedere tutta la situazione, anche con riferimento alle ultime due ordinanze, quella che avete fatto voi il 18 di luglio e quella successiva del Tribunale della Libertà. E vi chiedo, signori Giudici, un atto di giustizia. Non è retorica. Non è la solita petizione di principio dell’avvocato, il quale cerca di arrivare al cuore dei giudici. Quando parlo di atto di giustizia, lo dico con profonda convinzione e mi sforzerò di indicarvene, all’interno della modestia dei miei mezzi, le ragioni. Ho una terribile sensazione, che è un’impressione; può essere sbagliata. Mi direte voi se è sbagliata. Che intorno alla questione della custodia cautelare in carcere di Vanni, si stia in qualche modo focalizzando quella polemica attualistica che sta alla base e a fondamento di questo processo. Pacciani colpevole, o Pacciani innocente. Io ve l’ho già detto all’inizio. Ho cominciato a impostare il discorso, che in questo piccolo provinciale caso Dreyfuss all’italiana. Il punto è quello, la salvazione di un’indagine, in un certo modo. E vi dico che, insomma, nel mio piccolo, all’interno di un’attività diversa dall’avvocato, che svolgo anch’io, ho contribuito a rinfocolare questa sotterranea polemica. In cui a un certo punto traballa un’accusa, si fa un’ipotesi di complici, i complici vengono individuati. Mi ha suggerito che questo problema è entrato, questo aspetto, questo dualismo, questa… uno dei tanti scontri che si fanno nel nostro paese per una inveterata abitudine, entra a far parte anche nella questione della libertà personale di Mario Vanni. Ha suggerito il fatto che, per esempio, una delle ordinanze del Tribunale della Libertà, che rigetta l’istanza di scarcerazione del Mario Vanni, è presieduta dal Presidente Ognibene. Il quale, come voi sapete, è l’estensore della sentenza di condanna di Pacciani. Non sto a discutere dell’opportunità, Presidente, siffatto che discutono a che, a fronte a decidere una questione di questo genere. Ma non è 11 il punto. Il fatto è che questa polemica, questo aspetto, questo dualismo carica questo processo di una tensione, che non deve esserci. Ma questa tensione è accresciuta dal fatto che quest’uomo è in galera. Voi lo dovete sentire questo aspetto. Che cosa esclude, che cosa contrasta con il fatto che quest’uomo stia a aspettare che qualcuno risolva questo aspetto, questa polemica in un modo o in un altro, ma standosene a casa sua, come avviene in tutti i paese civili. E non sottoposto a questo tormento, a questa tortura di una carcerazione. E questa carcerazione vedano, l’aspetto grave è che costituisce un’ipoteca persino sul vostro giudizio. Perché quando voi giudicherete Vanni Mario, alla fine di questo dibattimento, un conto è avere o meno sulle spalle, sulle vostre spalle, una custodia cautelare in carcere che dura ormai da quasi due anni. E un conto è avere voi, serenamente, preso, a un certo punto del dibattimento, la decisione di restituire una libertà, una libertà limitata, come volete, a questa persona, senza in qualche modo dare adito alla impressione di avere in qualche modo anticipato un giudizio, rispetto al merito. Qui c’è un accanimento su questa questione. Tutte le istanze fatte dal valoroso collega Pepi – non ho capito bene perché ce l’abbia con me, io dico che è valoroso, appassionato – sull’argomento. E tutte le ordinanze che ci sono state, la Cassazione, ma insomma. Una superfetazione . di questo problema che solo un provvedimento giusto – come vi dirò fra poco che è giusto, e perché è giusto – avrebbe la capacità di rasserenare un clima. Ma rasserenarlo anche nei vostri confronti.
Presidente: Scusi, eh. Più piano per cortesia, più piano.
Avv. Nino Filastò: E in rapporto alle vostre coscienze. E’ per questo che sono stato molto perplesso sugli argomenti che vi avrei dovuto proporre, per sostenere l’istanza che vi sto facendo. E soprattutto se aderire a quella impostazione che è stata, il giorno 18 luglio di quest’anno, del collega avvocato Pepi. Il quale vi ha fatto quella istanza sotto un profilo soprattutto di inerito. Egli vi ha detto: guardate che questo dibattimento ha alleggerito la posizione di Vanni. Vi ha detto, questo dibattimento, le prove offerte dal Pubblico Ministero hanno attenuato il carico degli indizi. E, esaminando questa posizione, vi ha parlato di Alessandra Bartalesi. Vi ha detto come la deposizione di Alessandra Bartalesi lasciasse intravedere un motivo di astio, di rancore di Lotti nei confronti di Vanni. Vi ha parlato del teste Santoni. Vi ha sottolineato l’importanza, giustamente, della deposizione negativa della testimone Manuela Bazzi. La quale ha negato assolutamente di aver ricevuto una certa lettera. Insomma, gli arzigogoli – beh, lei parla di arzigogoli – della sentenza del Tribunale della Libertà, in seguito alla vostra ordinanza di rigetto, per cui dice: ma probabilmente, non si sa chi… questa è una lettera che è stata spedita a una sconosciuta. Ma l’hanno vista quei Giudici questa circostanza? L’hanno esaminata fino in fondo? Hanno vista che questa è una fandonia dettata dal Lotti? Equivocandosi il contenuto di una lettera, quella vera, spedita alla Della Monica. E captando male certe indicazioni che gli arrivavano. Che questa circostanza della lettera, spedita a questa fantomatica Manuela, spedita nel bar. Ma voi ce lo vedete il Vanni, il quale è stato nel bar vicino alla stazione di Vicchio. Il quale dopo essere è stato lì a parlare con la Rontini, perché voleva avere dei rapporti sessuali lui, il vecchio Vanni con la ragazzina diciottenne; dopo ci torna per impostare una lettera alla compagna di lavoro della Rontini? Che questa Manuela sia, poi, la destinataria della lettera è chiarissimo. Perché qui Lotti non dice solo Manuela, dice anche compagna di lavoro della Rontini. Quante compagne di lavoro che si chiamano Manuela c’ha la Rontini? Ma scherziamo. Falsità plateale, manifesta, emersa. Ma lo era già falsa la cosa, fin dall’origine. La spedizione della lettera sarebbe avvenuta nella cassetta accanto a quel bar: ma dove siamo, Giudici. Dove siamo! Uno che sarebbe stato visto lì, torna lì a spedire, a distanza di qualche giorno, una lettera, in quel posto, accompagnato dal Lotti. Lettera poi… il contenuto: il barattolo preso dalla cantina. Vi ha parlato l’avvocato Pepi della posizione del Vanni Paolo e della testimone Frigo, indicandovi come la tensione indagatoria – chiamiamola così – abbia, in gualche caso, forzato la mano agli inquirenti. Bene, diciamo così, per intendersi, poi ne parleremo meglio. Vi ha parlato e a questo punto io dovrei aggiungere che dimostrazione, prova concreta di questa tensione particolare, di tipo soggettivo, non è solo i 120 atti istruttori fatti nell’arco di otto giorni, nel periodo di tempo che sta a cavallo con la sentenza di assoluzione di Pacciani. Ma c’è l’arringa, l’arringa accusatoria, la requisitoria del teste Giuttari, davanti a voi. Pagine e pagine di un testimoniale, non interrotto mai da nessuno, fra parentesi. In cui la forza fondamentale dei suoi argomenti sono l’intuito, l’autoincensazione dell’intuito di questo testimone. Laddove quel che ha buttato fuori dalla porta il nostro Codice, eliminando i rapporti di Polizia dalle vostre valutazioni, è entrato dalla finestra attraverso un’arringa del testimone Giuttari. Poi aggiungere che cosa? Il Butini. La sconfessione della sua omosessualità. Ricordate, Giudici, siamo stati una mattinata intera ad affrontare il tema della omosessualità o meno di questo povero signor Butini, per arrivare alla fine a dire: mah, insomma. Guardate che a questo gancio della omosessualità e del rapporto omosessuale Butini-Lotti, si tiene un elemento fondamentale dell’accusa. Perché il Lotti si sia… si sarebbe convinto ad accompagnarsi con queste persone in queste loro spedizioni strane, assurde, di cui non si capisce la motivazione. Accidenti, era un gancio fondamentale. E questo gancio l’avete visto diventare peggio che di gomma, di panna montata, all’interno del dibattimento. Dovrei parlarvi di quel che è avvenuto dopo questa discussione fatta dal collega Pepi. Dovrei parlarvi della caduta del Pucci. Dov’è? Di Pucci. Testimone Pucci. “Quindi…”, pagina 8 del verbale, udienza del 06/10/97. Pagina 8: “Quindi anche lei riconobbe solo il Pacciani, è così?” “Sì”. “Il Vanni?” “Il Vanni, no”. No, il Vanni no. Ma questo dopo che questo testimone – cosiddetto – questo del ‘Vanni no’ l’ha detto anche prima: “Mentre eravate dalla Gabriella arrivò il Vanni?” “No, il Vanni no”. Poi gli si contesta, dice si. Non vide il Vanni tagliare la tenda. “Mi sembra di aver sentito delle grida”. Mi sembra. Non ricorda di aver visto fuggire un uomo nudo. Voi capite, questo è un testimone che in una certa circostanza, di un certo tipo, dovrebbe aver visto fuggire da una tenda nudo, come un bruco, come si trovava. E lui non se lo ricorda se era nudo o vestito. “S’andò a vedere dopo gli spari. Ci si fermò per fare il bisogno, il bisognino, per andare a vedere, per riposarci”. Avete ricavato qualcosa dal Pucci? Ma non è il caso. Non è il caso. Che la discussione del Pubblico Ministero, le sue osservazioni sulla richiesta dell’avvocato Pepi si fondano sul merito, sulla chiamata di correo che Lotti fa nei confronti di Vanni. Salvo che poi, in questa sede – sto parlando della discussione fatta dal Pubblico Ministero, dottor Canessa, il 18/07/97, per opporsi alla richiesta dell’avvocato Pepi, gli scappa un lapsus freudiano grave, quando parla della chiamata di correo da parte di Pucci. La definisce chiamata di correo per due volte. Un correo che non è reo. Un correo che non è imputato, come ebbi modo di dirvi. E che solo per questo dovrebbe rappresentare ai vostri occhi il massimo della contaminazione della prova. Il Pubblico Ministero in questa sua opposizione cita il Lotti 25 volte: questa è la ragione per cui io vi chiedo questo provvedimento ora, prima che il Lotti venga sentito. “Il Pubblico Ministero crede che il Lotti nessuno lo crede”. Ha detto il Pubblico Ministero. E’ la pagina 56 del verbale dell’udienza del 18/07/97. “Nessuno lo crede, tantomeno il Pubblico Ministero crede il Lotti sia così terzo in questa situazione. Lotti c’è dentro fino al collo”. Dentro fino al collo. Dentro ai ristoranti che sceglie. Dentro la galera no. “Lotti completamente inserito in questa vicenda al 100%”. Ancora il Pubblico Ministero. Pubblico Ministero che vi parla, vi dice, pagina 57: “Sono stati usati due coltelli”. Due coltelli… voi ricordate la prova che si sviluppava davanti ai vostri occhi, con le deposizioni del perito Maurri. Dove sono finiti questi due coltelli? La Pia Rontini gemeva. Ne parleremo. “Lotti è una persona che fa i suoi racconti…”, dice poi a pagina – ecco la ragione per cui vi chiedo un provvedimento ora – a pagina 58: “Lotti è una persona che fa i suoi racconti in una sua ottica difensiva, nella quale cerca quando può di attenuare le sue responsabilità”. Pagina 59: “Lotti si guarda bene di essere un pentito. Non si è mai seduto davanti a un tavolo dicendo ‘vi racconto la verità'”. Allora io, che ho un problema di libertà per un cittadino – come vi dirò fra poco – sofferente, non intendo che questo problema di libertà venga affidato alle dichiarazioni di un Lotti qualsiasi, sia pure qui dibattimentali. Dichiarazioni che hanno questo iniziale vizio. Lotti sarebbe attendibile – secondo il Pubblico Ministero – perché non parla della lettera alla Della Monica. Eh sì, infatti ha parlato della lettera alla Manuela, sbagliando. Non ne parla perché la lettera alla dottoressa Della Monica esce dal quadro accusatorio, totalmente. E’ un elemento di grave disturbo, rispetto ad una tesi precostituita e preconcettuale. Ma non voglio parlar di questo. Non è su questi argomenti. Seppure anche questi ci sono di sottofondo perché, da quando ha parlato l’avvocato Pepi a oggi, è passata acqua sotto i ponti dell’Arno, ma quest’acqua ha ancora di più sminuito quel castello accusatorio che traballa da tutte le parti. Voglio ricordare Calamosca, l’ultimo testimone carcerato, preso dal fiore, dal vestiario del testimoniale del P.M.: prostitute… carcerati cronici, oligofrenici. Insomma, ne abbiamo visti diversi. L’ultimo è venuto a dirvi: ho detto quelle cose perché… fantasia, perché volevo uscire di galera. No, non è il caso. Non è il caso. Perché, vedano, oggi è venuta meno, prima di tutto, ogni necessità di custodia cautelare. E’ venuta meno ogni necessità di custodia cautelare, è venuta meno ogni opportunità di custodia cautelare. E dico custodia cautelare, Presidente e signori Giudici. Prima si chiamava carcere azione preventiva: tempi che ricordano la mia, oramai passata, giovinezza. Ma vorrei sottolineare a loro la differenza terminologica di un sistema, quello che oggi noi abbiamo rispetto a quello precedente. La carcerazione preventiva ha la stessa espressione, aveva un suono che ricordava la pena anticipata. Ricordava appunto una situazione di merito in cui i Giudici, calandosi nella situazione del merito, dice: va be’, questo qui insomma, un po’ di galera gli sta bene fin da ora, perché si sa che poi alla fine verrà condannato e quindi tutto quel che fa, è tutto pioggia che cade sul bagnato. Detto in termini molto poveri: il significato, il senso dell’espressione dell’istituto come era allora, era questo. Oggi voi lo sentite, anche alla televisione insomma. Sentiti i ministri parlare e dire di come ci sia un atteggiamento generale, anche da parte dei Giudici, di uso eccessivo della cosiddetta custodia cautelare. Che si chiama custodia e che si chiama cautelare perché l’accento è posto sulle cautele. Vale a dire: si tiene in prigione una persona perché? Per quelle ragioni che sono previste dal Codice: pericolo di fuga, pericolo di reiterazione dei reati, pericolo di inquinamento della prova. Queste le ragioni. Non è più, nemmeno terminologicamente. Anche se noi lo usiamo ancora quel termine. Il termine custodia… carcerazione preventiva ogni tanto ci scappa anche a noi, specialmente a quelli un po’ più vecchi, come me. Purtroppo questo è come se fosse una sorta di feccia che è rimasta nel bicchiere del nostro diritto. Ma è una feccia che va buttata via, va gettata. Perché adesso cautela, nell’uso. Approfondimento sull’opportunità, sulla necessità degli strumenti. Allora vediamolo un po’ se ci sono adesso.
Avv. Nino Filastò: Ma prima di questo volevo spiegare le ragioni per cui vi chiedo un provvedimento ora. E vi chiedo un provvedimento sereno, come dicevo prima, sgombro da qualsiasi atteggiamento preconcettuale. Perché ho detto: non è minimamente opportuno ed è profondamente – secondo me – non equo che voi condizionate la vostra decisione all’essere il Lotti già stato interrogato, oppure no. Lotti fra l’altro verrà interrogato fra breve, quindi. Ma a parte questo. Vedete, quella del Lotti è una posizione che io ho intenzione di segnalare al guinness dei primati. Perché è l’unico imputato di otto omicidi che non abbia mai toccato la galera. Qualcuno mi smentisca, non un giorno, eh. Otto omicidi. L’imputazione, l’accusa è quella. Con quale criterio poi equitativo rispetto al Faggi, rispetto a questo pover’uomo che è due anni che sta dentro. Un anno e otto mesi… E allora io ritengo che Lotti sia una sorta di drogato in questo processo, di tossicodipendente. Lotti è un Pubblico Ministero dipendente in questo processo. E delle sue dichiarazioni, io ne farei persino a meno. Perché le ipotesi sono solo tre sole: o dice parzialmente la verità, come dice il Pubblico Ministero. Ed è una parzialità che riguarda, come lui ha detto, come ha detto il Pubblico Ministero, la sua responsabilità. Vi ricordate quell’incidente probatorio in cui il Giudice, preliminarmente dice: ‘signor Lotti, parli con tutta la tranquillità che vuole, perché tanto di lei, della sua responsabilità qui non se ne parla’. Stesso Giudice che inibisce le domande dei difensori su quel punto. In una situazione in cui, da un punto di vista oggettivo, questo dibattimento vi ha quantomeno indicato un punto sulla prova generica, molto importante. Ammesso che – eh, io entro nell’ottica dell’accusa, eh, non ci credo per niente, ma insomma… – ammesso che una delle vittime femminili abbia potuto emettere dei suoni, si è trattato, ha detto il perito, di gorgoglii assolutamente involontari. Non un’emissione di voce attraverso l’aria che scorre e vibra attraverso le corde vocali, ma quei rumori preagonici, cioè ha emesso gorgoglii. Quindi quando il Lotti dice di aver sentito questa vittima gemere, era lì, sarebbe stato lì. Secondo me non c’era assolutamente il Lotti, non c’è mai stato da quelle parti. E soprattutto in quella circostanza! Ma ammettendo, era lì!! Non a distanza di metri, come vuole lui. Ma lì. A distanza o di sparo o di coltello, per sentire. È un quadro che cambia le cose, eh. E allora voi capite, chi è che tiene la chiave della galera. Cioè il Pubblico Ministero, no? Poi il Giudice provvede, vede, prevede, controlla; ma… Lotti, Pubblico Ministero dipendente, da questo punto di vista. Soluzione “a”. Quella che vi indica il Pubblico Ministero, parzialmente veritiero, limitativo per se stesso. Soluzione “b”. Quella che vi prospetto io, continuerò a prospettarvi fino alla discussione finale. Non è vero niente, di quel che ha detto. ‘Ora è vero’, dice in quella telefonata la Gabriella Ghiribelli, ‘ora è vero, dopo che l’ho detto è vero, prima non era vero’. Questa sì che è una confessione, secondo questo difensore, stragiudiziale, confessione stragiudiziale del Lotti, del reato grave di calunnia! E di autocalunnia. E non ce ne sono altre. Che sia vero al millimetro, e non parzialmente, quel che ha detto, questo non esiste. E a un personaggio di questo genere voi vorreste affidare la libertà di un cittadino? E forse la vita. Cosa si può immaginare che faccia in questa sede, il Lotti? Che vuoti il sacco? Che si decida a dire ‘ma sono cose che ho detto così, perché mi sono trovato in una situazione in cui bisognava che lo dicessi’? Ma voglio dire, dica questo, ci spero. Allora vediamole, le autentiche condizioni al di fuori del merito, e quindi senza merito, senza Lotti, senza nessuno. Ma che citare per venticinque volte Lotti? Per negare un provvedimento di scarcerazione? Fuori da questo clima, avvelenante, fuorviante, il personaggio di Giancarlo Lotti. Tenetelo lontano voi. E mi permetto di sollecitare un valoroso P.M., tenete lontano anche lui. Con una valutazione serena del problema, che è un problema di civiltà prima di tutto. Pericolo. Pericolo di reiterazione dei reati. Ma l’avete visto, questa larva d’uomo? Che sta qui e si addormenta? Che non è più nemmeno in condizioni di parlare, di difendersi? Io vado a trovarlo per star lì a sedere, per dire due o tre battute, insomma. L’ultima riguardava il fatto che, dice, un giornale ha pubblicato che il Pacciani lo minaccia. Minaccia, il Pacciani. ‘Ma i’ che mi minaccia? I’ che gli ho fatto?’. Poeromo. Poi, non lo so, io non l’ho letto, questo giornale. Ma non mi piacciono, queste cose. L’incendio che c’è stato, alla trattoria del… del suo nipote. Questa cosa delle minacce, pubblicata da un giornale. Quest’inchiesta ter, quater, quinques, octies che ci sta così, dietro le spalle per, in qualche maniera, come una nube funesta, che sta lì. I compagni di merende, il gruppo. Ogni tanto c’è quelle transenne che vanno e vengono da questo processo, davanti: transenne anticompagni di merende, arrivano e spariscono. Il mago di Faltignano, la setta… Bah! Se son rose o se son crisantemi, o se sono cardi, o se sono carote sotterranee, fioriranno! Qui non le abbiamo viste fiorire, non abbiamo visto fiorire nulla. Abbiamo visto un Calamosca, il quale alla prima domanda, appena appena pertinente, fatta da questo difensore, ha preso su, ha detto ‘non voglio più rispondere’, e se n’è andato come un fuso. Questo è quello che abbiamo visto qui, per ora. Quindi, il pericolo è collegato a questo gruppo che… oh, pericolo di un vecchio che fra nemmeno un mese fa 70 anni, incensurato. Io ho guardato i suoi precedenti penali: ha uno strano reato di divulgazione di notizie… che… poi, non sono riuscito a capire. ‘Scusi, ma lei ha divulgato…?’. ‘Io? Mmh, boh? Do’? ‘. Non sono riuscito a sapere nemmeno perché. Dopo settantanni, a questo, la storia delle lesioni alla moglie? Sarà anche vero che gli ha tirato un ceffone, una volta, o una spinta. Però, non c’è stato nessun processo, eh! È una delle tante superfetazioni, no?, che riguardano lui. Una persona di cui un certo testimone, Lorenzo Nesi, che sembra non avere poi il… un atteggiamento di particolare benevolenza nei confronti del… cioè è un buon uomo, un uomo buono. Avete voi per caso accertato qui, in questo dibattimento, accogliendo – o tentato di accertare – accogliendo un’istanza di questo difensore di perizia psichiatrica, che quest’uomo è un perverso da un punto di vista sessuale? Che, abbandonata l’ipotesi peregrina dei delitti, di questo tipo di delitti che lo vedrebbe un cieco, che sono… appartengono a serial killer, perverso da un punto di vista sessuale, con un livello di perversione gravissima, eccezionale: uno su 100 milioni, dice uno psichiatra. Abbandonata quest’ipotesi, abbandonata l’ipotesi alternativa del gruppo dei compagni di merende, del mago Indovino, dei feticci presi, comprati, venduti per fare filtri amorosi: roba che ci porta nel Medioevo!, nell’anno di grazia 1997. Abbandonate questo cumulo di facezie, resta quella seria, di ipotesi. Quella di un personaggio che è segnato per la vita da questo crisma. E voi avete qualche cosa per dire che quest’uomo ha qualche cosa a che vedere con una situazione di questo genere? Perché si porta dietro un vibratore, essendo diventato impotente, quando una volta ogni tanto, avendo la moglie epilettica e non potendo aver rapporti con lui, va a prostitute? Direste questo, voi? Pericolo. Il Pubblico Ministero e la sua richiesta, la sua opposizione, vi dice: c’è una pistola in giro. Eh, attenzione. Eh, sì, ho paura anch’io, che questa pistola sia in giro; forse è stata smontata. Ma certo non ce l’ha lui. Perché tre righe dopo il Pubblico Ministero dice ‘il Vanni cercava una pistola’: eh, se la cercava, non ce l’ha lui – pagina 61 del verbale che vi ho citato -. Mettetevi d’accordo. Quali contatti? Quali atmosfere, di gruppi, possono collegare questo Vanni, a chi? Pericolo di reiterazione dei reati, rappresentato dalle lettere minacciose mandate a tutto il paese. Ma – voi l’avete, vero? – ma insomma, basta leggerle, eh. Basta leggerle, che sono lo sfogo di un poveraccio che dalla mattina alla sera si trova in galera, accusato di essere il “mostro di Firenze”, e a un certo punto dice: ma qualcuno mi aiuterà? Qualche santo? E scrive a tutti, a tutti, a tutti: ‘Come? Non fate nulla? non insorgete forse – l’idea è questa – di fronte a quest’ingiustizia che si sta perpetrando verso di me?’. In termini pesanti, si capisce altrove. Ma in quel modo che ha lui di esprimersi: ‘Son fascista’, ‘Non siamo mica in Cina’. Questo modo così, senile, da demenza senile, che ha. Ma voi avete la prova, qui al dibattimento, che sono lettere che dal punto di vista minaccioso, o del pericolo o del rischio, son meno che acqua fresca. Testimone Fanfani, testimone Pucci, m’hanno detto ‘ma lei questa lettera l’ha ricevuta, ha avuto modo…?’. ‘Ma come? Non l’ho nemmen letta, non si capiva nulla’. L’avete al dibattimento, l’avete sentito voi, l’effetto, l’efficacia minacciosa del grave personaggio, del pericoloso Vanni, che tutti conoscono come “il vecchio postino”, che andava tutti i giorni a portar la posta di casa in casa. Voi capite che già questo, no?, intravedere di fronte alla concretezza di una persona come questa, di fronte… voi, caricarla di questi contenuti tenebrosi, sotterranei, non chiariti, non chiari, fuori dal dibattimento, fuori dal processo! È già un’anticipazione di giudizio, da parte vostra. È già attribuire a quest’uomo un “phisique du ròle” che non ha affatto! Perché ne ha uno inverso. Bene, cautele da un punto di vista di contaminazione della prova – è finito, eh – che potrebbe contaminare, il signor Vanni? Quei tre o quattro testi che ha indicato questo difensore, saranno un po’ di più. I mezzi di un difensore, nonostante la sbandierata parità, son quelli che sono, eh. Un prete, forse, se riesco a pescarlo dall’America dove si trova, un nobile fiorentino, qualcun altro. Bah, che c’entra lui? I testimoni del Pubblico Ministero, Pucci compreso, son stati tutti sentiti: tutti. Il dibattimento è chiuso. Resta solo Lotti. Ma Lotti non è un teste: è coimputato. E Lotti, è, proprio perché deve esser sentito Lotti, che quest’uomo deve essere scarcerato: perché non può dipender da Lotti, la libertà sua! Come ho avuto l’onore di dirvi poco fa. Allora? Pericolo di fuga. Per iniziativa di una generosa parte civile, gli son stati sequestrati anche quei pochi soldini che aveva da parte, poveraccio, vero? A 70 anni, quanti erano? 70 milioni?
Mario Vanni: Sì.
Avv. Nino Filastò: Mmh. A San Casciano, malato come si trova, dove volete che fugga? Dove volete che vada? Col suo viso, col suo personale ingobbito dentro a quel pastrano, come è apparso in tutte lo foto dei giornali, attraverso anche la estrema generosità dei giornalisti, soprattutto di questa zona, no? Che quando devono dipingere uno, dipingono in questo modo. C’è sempre la solita foto del Vanni, no? Ecco qui, il “mostro di Firenze”. Un individuo così, con questa borsina, no? Gobbo, tra questo pastranotto; grigiastro, la faccia, devastata dall”angoscia. Dove volete che vada, uno così? Giudici generosi, giudici seri: giudici! Soprattutto giudici, giudici terzi!, che non hanno una tesi da sostenere, che non hanno una delle due parti in conflitto, di questo dualismo, di questa dualità, di questa dialettica. In questo momento, almeno, da sostenere. Giudici, potete dire che c’è pericolo che fugga, Vanni? Se non che ci sono anche altre ragioni. Io ho voluto andare un po’ a guardare dentro alla perizia del dottor Marchi, che dice “compatibile” lo stato di carcerazione, rispetto a un uomo che mi dicono, dal carcere, tutti i giorni che passano è sempre più degradato. E sono andato a leggermi alcuni dati clinici emergenti dal carcere. Che, naturalmente, in questo momento ho perso. No, eccoli qua. Hanno fatto un elettroencefalogramma, signori, che vale molto di più della perizia e degli argomenti del dottor Marchi: “tracciato monomorfo, con prevalenza di onde lente, estremamente insensibile agli stimoli attivanti; il quadro è di una iperattività corticale di tipo demenziale”. Il vecchio alcolista Vanni è in stato di demenza senile, demenza probabilmente indotta dall’abuso di sostanze, di alcool, a suo tempo. Prova ne sia che, in data 5 settembre del 1996: “Il paziente ha presentato una crisi caratterizzata da perdita di coscienza, con frattura della mandibola, con cianosi al volto, respirazione autonoma conservata”. Tanto che il perito, il quale ritiene “compatibile” lo stato di detenzione di questa persona, dice: “Il 3 settembre scorso il paziente ha avuto, verosimilmente, un lieve ictus ischemico. In tal senso, le TAC non hanno evidenziato lesioni”. Beh, meno male. Un ictus ha avuto in carcere, questo signore. Altro che situazione di compatibilità. E io, a me, mi sento male tutte le volte che lo vo’ a trovare e mi dice ‘mi gira la testa’. Perché sono quelle situazioni che, lo stress della carcerazione, l’angoscia anche di questo processo, dentro a quel posto, in una situazione poi in cui si è determinato questo fatto. A suo tempo lui stava a Pisa. Eh, non si può portare uno da Pisa a Firenze tutte le mattine. È stato trasferito a Prato. Il carcere c’ha un’infermeria. Ha avuto già una volta un ictus, eh signori della Corte, dentro il carcere l’ha avuto! Coscienza, i giudici! Anche umana, in questo caso. L’età alla fine, vero?, età che corrisponde anche a un principio di equità. Insomma, la posizione di Faggi sarà un po’ più leggera. Perché il Faggi, insomma, c’ha meno delitti. Però, sulla carta, il car… no no, non è vera come notizia. C’ha gli stessi identici indizi del Vanni: si chiamano signor Giancarlo Lotti. Ora non più Pucci, perché con la fine che ha fatto al dibattimento, il Pucci, parlar di Pucci come prova, io non lo so: un Pucci, il quale viene, si comporta in quel modo. Il Pubblico Ministero dice ‘ah, mi chiedon gli atti per fare…’. Non so, è nata una comunicazione giudiziaria nei suoi confronti, qualcuno. Io poi chiederò qualche cosa sul punto, ma insomma, lasciamo perdere, non parliamo di merito. Lotti, è Lotti. Faggi, a un certo punto, il Tribunale della Libertà, questo signore sta per fare 70 anni, li ha fatti, anzi. Ora voi sapete, c’è un articolo del Codice di procedura penale che dice che, quando uno ha raggiunto 70 anni, devono essere gravissime, le ragioni, eccezionali le ragioni per mantenere una custodia cautelare. Ora, i 70 anni Vanni li compie il 23 dicembre, ancora proprio non ce li ha 70, siamo li, siamo a distanza di qualche giorno. Al limite, anticipo una mia richiesta a proposito: stabilite che questa carcerazione – ancora tutta da operare, se volete – duri fino al giorno di Natale del 1997. Dopo, scattata questa data fatidica per essere, come dire, all’interno del dramma. Faggi. A Faggi qualcuno gli ha dimostrato questi sentimenti di umanità. E a lui no? Perché? Che differenza fa? Di tutti i “compagni di merende”, di questo gruppo assatanato, uccisore di coppie, l’unico in galera è rimasto lui. Pacciani è stato carcerato per le ragioni che sapete. Faggi. Pucci, non è stato nemmeno indagato. Lotti, nemmeno un giorno di galera. Albergo, non so dove, località segreta, protetto. Protetto da che? La legge parla di attendibilità delle dichiarazioni. E dov’è l’attendibilità di Lotti? È il Pubblico Ministero che ve la mette forse. Mi ricordo qualcuno mi parlava di giustizia proemiale. Ma insomma, andiamoci piano coi mi anticipati alla gente, eh. Ne scapita la giustizia e la verità. E questo deve star dentro a pagar le spese di che? Ecco, signori, forse con la solita enfasi – dirà il Pubblico Ministero – ma col cuore in mano, cercando di arrivare anche al vostro cuore certamente, vi ho esposto la situazione. Che mi preoccupa! Mi preoccupa anche proprio sul piano della serenità di questo dibattimento, come si va evolvendo. Voglio dire, questo accanimento nel tenere in carcere una persona, insomma, in una situazione di questo genere, che ho disegnato in tutti i modi, guardandola da tanti punti di vista. Poteva esserci una ragione nel momento in cui si diceva: beh, insomma, ancora tutti i testimoni non sono stati sentiti; misura cautelare, lui ha scritto le letteracce, va be’, teniamolo dentro. Ma ora proprio non c’è nemmen più quella ragione lì. E ci sono queste ragioni, questi motivi. L’uomo che si sta degradando. Io, alla fine, beh, tanto per cominciare poi chiederò una perizia per accertarsi la capacità di stare in giudizio di quest’uomo perché non capisce mica nulla, sapete? Io l’ho avuto accanto. E il più delle volte ha dormito, eh! In un processo in cui si discute di – quanti sono? – cinque ergastoli, eccolo lì! Quindi, con la paura, col timore anche da parte di questo difensore, perché non ha fatto tutto quello che ha in potere di fare, che quell’ictus che l’ha preso un anno fa si ripeta un’altra volta in forma più grave. In quelle situazioni, sono campanelli di allarme gravissimi. Il carcere non è il posto per tenere una persona di questo genere. Volete trasformare la misura cautelare in arresto domiciliarlo? Questo ha, a San Casciano, la caserma dei Carabinieri, il maresciallo Minoliti ultrainteressato al caso, e tutto il resto. Quindi, Pubblico Ministero, la tranquillità che non avverrebbe niente. Non verrebbe nemmeno più qui a dormire, probabilmente. Andrebbe a casa sua. A casa con la moglie epilettica. Una situazione di degrado, da un punto di vista anche familiare, totale. Questa donna è completamente sola. Già mi fa delle telefonate strane; due me ne ha fatte, per l’esattezza, in cui non si capisce nulla nemmeno di quel che dice lei. “Quando lo rimandano a casa?”, questa è l’unica cosa che sento dire. Vi chiedo di provvedere, direi senza aspettare niente. Chiedo un provvedimento di questo genere, sbrigativo, se lo riterrete, di rigetto. Secondo me, ripeto, avrebbe anche un significato sul merito, per me, penale. Può darsi sia di questo parere. La situazione in cui, come dicevo prima, misura cautelare come tale, come prevista dal Codice, come prevista dalla legge, in questo momento è assolutamente fuori luogo. Le condizioni non ci sono più, non ce n’è più nessuna! Ci sono una serie di situazioni di carattere personale che vi consigliano di modificare la situazione. Volete eventualmente dire ‘aspettiamo che abbia compiuto 70 anni e vediamo se, in questa situazione, dopo quindi la misura cautelare durerà fino a una certa data’? La legge vi consente di farlo. Come ipotesi alternativa e ultima, vi chiedo anche questo.
Presidente: Allora: “La Corte, ritenutane l’opportunità, si riserva la decisione in ordine all’istanza della difesa, dichiarando di provvedere nel termine di cui all’articolo 299, III comma Codice di procedura penale”. Allora, può venire il Tinnirello, il perito, vero? Pubblico Ministero?
P.M.: Sì, sì.
Presidente: C’era il perito per quelle trascrizioni.
P.M.: Esatto, Presidente.
Presidente: Poi sentiamo il Lotti. Allora, ha provveduto alla trascrizione.
Filippo Tinnirello: Sì, è già qui, pronta. Tutta trascritta.
Presidente: E ce l’ha in mano, lì…
F.T.: Come?
Presidente: Bisogna dichiararlo, Tinnirello.
F.T.: La trascrizione integrale delle telefonate indicate è tutta qui. Sono esattamente 75 pagine.
Presidente: Bene.
F.T.: E le cinque telefonate richieste.
Presidente: Ecco, metta a disposizione della Corte l’elaborato.
F.T.: Metto a disposizione della Corte l’elaborato.
P.M.: Ne ha più copie, Tinnirello, o le dobbiamo fare noi?
F.T.: No, io ho consegnato quello. Non ho pensato a fare altre copie. Se ne avrete bisogno, me lo dite e le fo.
P.M.: Grazie.
Presidente: Ora ci penserà la segretaria.
P.M.: Va bene.
Presidente: Insomma Antonio.
F.T.: A posto?
Presidente: Se non avete domande, può andare. Bene.
P.M.: Presidente, cortesemente un attimo, avrei una produzione da fare. E’ una produzione che serve per avere ancora meglio presenti i luoghi dell’omicidio dell’85. Nelle carte del Pubblico Ministero, processo Pacciani acquisito agli atti odierni del P.M., di questo processo, c’era un fascicolo del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica. Che a me sembrava che fosse stato depositato in quel processo; e comunque, alcune delle foto della famosa tenda, sono state duplicate e sono state fornite alla Corte all’inizio di questo dibattimento nella produzione degli atti del P.M.. Nel fascicolo, nel riguardare, ho trovato il fascicolo originale che la Polizia Scientifica fece al momento del sopralluogo di Scopeti. E facendo addirittura un disegno dei luoghi; e facendo delle foto – soprattutto chiazze di sangue fuori della tenda, o fuori della tenda quelle che ci sono o non ci sono, bossoli, aperture, esatta posizione – che mi sembra siano foto non tutte riportate nel fascicolo che avete voi. Perché era una riproduzione. Questo, ripeto, è il fascicolo originale datato 25 ottobre ’85. Pervenne all’epoca alla Procura il 26 ottobre, era depositato e a disposizione di tutti. E sono sostanzialmente gli accertamenti che fece il sovrintendente Autorino, e che ci ha raccontato a voce. Ripeto, alcune delle foto sono già in vostro possesso. Sono atti dell”epoca. Mi sembra che, ai fini della maggiore chiarezza possibile di come trovarono i luoghi gli agenti della Scientifica che arrivarono, è un fascicolo che forse, dato che è più completo di quello che avete voi, possa essere utile già da oggi. Quindi, chiedo di produrlo.
Presidente: Bene. Su questa produzione?
P.M.: Non ne ho fatte copie. E’ quello originale dell’epoca.
Presidente: Lo faccia vedere al difensore e agli altri.
P.M.: Ripeto, alcune foto ci sono nel vostro fascicolo, altre probabi… Cioè, questo è un numero di foto maggiore; ci sono questi disegni.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Su questa produzione, mi riservo di esaminarlo con calma.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Però, avrei un’istanza io da fare, Presidente.
Presidente: Dica.
Avv. Nino Filastò: Che è questa. Nel corso delle indagini preliminari Lotti ha partecipato a varie ricognizioni di luoghi, individuando determinate situazioni, indicando la sua collocazione rispetto ad altri posti, eccetera. Nonché, in certuni casi – che potrei anche indicare, ma insomma è agli atti – il Lotti stesso è stato sentito con il contributo della videoregistrazione. Ora io non so se sono a disposizione, queste cose, della Corte. Chiedo che vengano acquisite le cassette videoregistrate, sia delle ricognizioni dei luoghi, che degli esami fatti dal Lotti con il contributo di questo strumento tecnico; e siano a disposizione per essere eventualmente proiettate, laddove ci fossero delle contestazioni da fare rispetto alle dichiarazioni da lui rese. E’ fondamentale questa presenza di questi strumenti tecnici a disposizione della Corte perché, come si sa, specialmente per quanto riguarda i verbali di individuazione di luoghi, le comunicazioni non verbali sono importanti come quelle verbali. Voglio dire, a volte si legge nella trascrizione di questi verbali che il Lotti dice: ‘qui, là, qui, qua, di sopra, di sotto, più su, eccetera’. Ovviamente, senza il contributo della videoregistrazione, sarebbero dichiarazioni completamente incapaci di far render conto al giudice di quale sia il significato esatto delle sue dichiarazioni. E quindi è necessario che siano a disposizione per essere proiettate, per contestarle. Mi ricordo un professore di matematica quando noi si faceva i… ci chiamava alla lavagna a fare i teoremi e si diceva ‘qui, qua’ invece di indicare le lettere, ci diceva ‘qui, quo, qua sono i nipoti di Paperino’. Ora, chiaramente, non si può con i nipoti di Paperino individuare determinate situazioni. Quindi, questa è un’istanza precisa che io faccio. Se fossero nel fascicolo del Pubblico Ministero, questi strumenti, il Pubblico Ministero è pregato di esibirli. Questo, prima di sentire il Lotti; perché sono fondamentali, averli sotto mano. Anche in merito ad eventuale contestazione da fare. Per quanto riguarda la produzione del Pubblico Ministero, che ho l’impressione che abbia il suo significato in riferimento all’apertura della tenda: l’apertura della tenda… Probabilmente c’ha un’apertura posteriore; ce l’ha, ma era chiusa.
P.M.: Abbiamo sempre detto che era chiusa, avvocato; tutti i testi l’hanno sempre detto e quindi…
Avv. Nino Filastò: E infatti. Questo è fondamentale.
P.M.: Perbacco! Io, tant’è che, aven…
Avv. Nino Filastò: Ma questo difensore…
P.M.: … l’ho prodotta…
Avv. Nino Filastò: … si era premunito di alcuni depliant, eccetera, che…
Presidente: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: … andato a pescare. Che avrei prodotto. È vero? Ce l’ha la signo…
P.M.: Meglio di così: abbiamo l’originale.
Avv. Nino Filastò: E’ meglio, c’è l’originale. Ma certamente che c’è, ma era chiusa, Pubblico Ministero. Chiusa.
Presidente: Allora
P.M.: No, l’abbiamo, lo volevamo dimostrare noi che era chiusa, avvocato.
Presidente: Possiamo intanto…
P.M.: E’ stato il P.M. che voleva dimostrare che era chiusa dietro.
Avv. Nino Filastò: Cosa?
P.M.: La tenda.
Avv. Nino Filastò: No, ma io sto parlando del secondo telo, Pubblico Ministero.
Presidente: No, no.
P.M.: Che era chiuso. Lo vuole dimostrare il P.M. .
Avv. Nino Filastò: Lo vuole dimostrare il P.M.?
P.M.: C’è l’apertura col taglio, e si vede, no?
Avv. Nino Filastò: C’è l’apertura col taglio e la serranda chiusa.
P.M.: Chiusa. Rigorosamente chiusa.
Avv. Nino Filastò: Rigorosamente chiusa.
P.M.: Come sempre hanno detto tutti in questo processo.
Avv. Nino Filastò: Come sempre hanno detto tutti in questo processo.
Presidente: Va bene. Una volta tanto siete d’accordo. Va bene. Allora, possiamo acquisire il documento indicato dal Pubblico Ministero. Su quest’istanza dell’avvocato Filastò, ci sono le videocassette o no?
P.M.: Presidente, dunque chiariamo. Perché l’indice degli atti del P.M., sono a disposizione di tutti; non so se della Corte. E’ ovvio che tutti sappiamo che, non essendo detenuto, le registrazioni delle dichiarazioni del Lotti sono state fatte dal momento in cui è diventato imputato. Perché il P.M. ha ritenuto opportuno di farle. Quindi, le registrazioni delle dichiarazioni fatte negli interrogatori da…
Presidente: La videoregistrazione?
P.M.: Se permette do il quadro completo, così la Corte si rende conto. Quindi, per quanto riguarda le registrazioni degli interrogatori, ci sono tutte le registrazioni e, per quanto riguarda gli interrogatori, anche alcune se non tutte le trascrizioni. Per quanto riguarda le individuazioni luoghi, che sostanzialmente sono due o tre, per l’esattezza sono tre, ci sono: i fascicoli fotografici che mi sembra sono già a loro disposizione, se non ci sono li deposito stamattina; nelle quali, durante la individuazione luoghi, Lotti e Pucci indicano i singoli punti che a voce stanno spiegando. Quindi, per quanto riguarda fascicoli fotografici relativi all’individuazione luoghi, ho solo il dubbio se averli già depositati o no; e comunque sono a disposizione.
Avv. Nino Filastò: Ha parlato di fascicoli fotografici o delle cassette?
P.M.: Per ora sto parlando dei fascicoli fotografici e li ho depositati. Per quanto riguarda le registrazioni fono delle individuazioni luoghi, c’è sicuramente la registrazione audio dell’individuazione luoghi dell’omicidio ’85, per intendersi; anche trascritta. Cioè, fu registrato l’individuazione luoghi per il quale c’è anche verbale, e fu registrato sonoro. Ovviamente si tratta, tutte, di attività che il P.M. ha fatto a sua sponte, non erano obbligatori per legge: era un teste. Quindi c’è, per quanto riguarda l’individuazione luoghi, in un caso la registrazione fono, e tutti i fascicoli fotografici. Per quanto riguarda individuazioni luoghi ’85, che è quella più ricca di contributi, oltre il verbale, ripeto, ci sono fotografie e registrazione, mi sembra di ricordare che, a parte – però onestamente vado a ricordo – fu fatto fare anche un filmato dalla Polizia Scientifica per quanto riguarda il momento in cui Lotti indicava i punti. Ripeto, ci sono sicuramente le fotografie. Ora, per questa cassetta dell’individuazione luoghi, avrei soltanto la necessità di verificare. Tutto il resto, c’è, è a disposizione. Per quanto riguarda la trascrizione dell’atto individuazione luoghi fono, ho addirittura qua con me la trascrizione completa per quanto riguarda l’85 e lo metto a disposizione già della Corte. I fascicoli fotografici, mi sembrava di averli depositati.
Presidente: Sì, ci sono.
P.M.: Mi sembra il Giudice a Latere sta dicendo che ci sono già. La trascrizione audio, ce l’ho già fatta; trascrizione è stato dato incartico al consulente tecnico, ingegner Ghelardini. Ed è a disposizione di tutte le parti negli atti del P.M. e della Corte. Per quanto riguarda la cassetta che la Scientifica mi sembra fu incaricata – però onestamente vorrei verificarlo – in questo momento non ce l’ho. Se loro credono, mi danno quel tempo necessario per verificare che esista e per mandarla a prendere se c’è. Il resto è tutto a disposizione.
Presidente: Allora, sospendiamo 10 minuti, un quarto d’ora e accettiamo questo qui, vai.
P.M.: Eventualmente la cassetta, per il mio ricordo, fu fatta solo per quello che riguarda l’85. Se il mio ricordo è giusto.
Presidente: Va bene. Ma è la registrazione fonica, o anche video?
Avv. Nino Filastò: No, anche video. Quella dell’85 è anche video.
P.M.: A me sembra di ricordare anche video.
Presidente: Ah…
P.M.: Non ce l’ho qui materialmente sul tavolo.
Presidente: Va bene. Allora…
P.M.: Per quello che riguarda il fono, ho anche la trascrizione, oltre che la cassetta. Volendo, c’è la trascrizione data a un consulente tecnico. Per quanto riguarda la video, cortesemente, se mi volete dare i 5-10 minuti per verificare.
Presidente: Va bene, okay. Diamo 10 minuti, un quarto d’ora… Via, un quarto d’ora. Sennò ci si perde tutta la giornata.
Presidente: Pubblico Ministero, la cassetta ce l’avevamo noi.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Presidente, avrei un’altra istanza. Le dispiace?
Presidente: Come? Ha un’altra istanza?
Avv. Nino Filastò: Avvocato Filastò, difensore di Vanni. Per dire la verità, su iniziativa di alcuni colleghi – perché io non me n’ero accorto – ho controllato le deregistrazioni fatte dal signor Tinnirello sulle telefonate intercorse fra Lotti e alcune persone. E ho visto che ne manca una.
Presidente: Ne manca una?
Avv. Nino Filastò: A meno che non ci sia già una perizia fatta, ma a me non mi risulta – io ho solamente un brogliaccio – manca la telefonata fatta il giorno 24 marzo 1996 …
Presidente: Chiediamo un attimo a Tinnirello, su questo punto.
Avv. Nino Filastò: No, no, quello, non c’è verso. Non c’è.
Presidente: Può darsi pure che non abbia, sia sfuggita a trascrivere…
P.M.: Il P.M. aveva fatto l’istanza? Chiedo scusa.
Avv. Nino Filastò: Forse no.
P.M.: E allora, non… Faccia lei l’istanza.
Avv. Nino Filastò: E come no!
P.M.: Appunto. Allora non è che manchi. È che…
Presidente: Ci sono quattro telefonate. Quattro telefonate del Pubblico Ministero. O cinque, non lo so. Dov’è l’istanza? È di là.
Avv. Nino Filastò: Ho qualcosa da ridire, eh, sul fatto che il Pubblico Ministero chiede che vengano deregistrate e periziate quattro telefonate e si dimentica di questa. Questa in cui il Lotti si pronuncia in questo modo: “Sì, ma ti fanno certi colloqui che alla fine io non ce la fo più e ti imbrogliano.”
P.M.: C’è tutta trascritta, però, eh.
Avv. Nino Filastò: Sì, sì.
P.M.: Ah.
Avv. Nino Filastò: Però, agli atti, non so nemmeno se c’è, io.
P.M.: È stata, mi sembra, argomento di…
Avv. Nino Filastò: È stato argomento di un incidente probatorio…
P.M.: Ecco.
Avv. Nino Filastò: … in cui, a un certo punto, Lotti…
Presidente: Insomma, se ci avete la trascrizione anche di questa, producetela e non se ne parla più.
P.M.: C’è, c’è.
Presidente: C’è? Bene. Perché, sicuramente, c’è la trascrizione.
Avv. Nino Filastò: No, io voglio la perizia, non so… Io faccio istanza perché venga fatta la perizia. Perché, in questa trascrizione ci sono molti puntini di sospensione. E, invece, va chiarita. “Ma ormai l’ho detto, non posso mica tornare indietro”, dice Lotti in questa telefonata. “È vero, ormai l’ho detto, mi hanno imbrogliato loro. Sennò…” “Tu devi dire se è vero, oppure no.” “Ormai l’ho bell’e detto, i’ che vo a dire?” “Tu, a me, mi devi dire se è vero.” “Ormai 1’è vero.” Insomma, voglio dire, a un certo punto, siccome il Pubblico Ministero mi pare abbia detto che queste telefonate erano anche a favore della difesa, questa è a favore della difesa eccome. E, questa, va…
P.M.: C’è già la trascrizione.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma io voglio… Bisogna fare la perizia. Se…
Presidente: No, qual è la telefonata, avvocato, mi dica?
Avv. Nino Filastò: È la telefonata del 24 marzo 1996, fra Nicoletti Filippa. . . Se poi non se ne deve parlare di questa telefonata, come avvenne all’incidente probatorio, se ne può anche non parlare…
Presidente: Fra chi ?
Avv. Nino Filastò: Far finta che non ci sia…
Presidente: Fra chi?
Avv. Nino Filastò: … la si butta sotto un tavolo… Vero. È fra la Filippa Nicoletti e il signor Lotti. Ed è una telefonata, fra l’altro, va sentita. Io chiedo che venga procurato il nastro e che la Corte la senta. Che venga ascoltato qui, in dibattimento. Perché? Perché, si sa benissimo… Ci sono delle pause, per esempio, molto significative. . .
Presidente: Va be’, abbiamo capito, avvocato, su questo punto. Andiamo…
Avv. Nino Filastò: Per esempio, in cui è importante apprezzare il tono. No, non voglio… Presidente, voglio illustrare questa istanza. “Ma oh, ormai l’ho detto, non posso mica tornare indietro.” Dice: “Ma è vero?” Poi, qui si legge: “È vero…” – puntini di sospensione – ” ormai l’ho detto, mi hanno imbrogliato loro, sennò…” Questa espressione si può interpretare in due modi, a seconda del tono. Se io dico: “Ma è vero?” E uno risponde: “È vero” – sentite – “È vero. Ormai l’ho detto.”, vuol dire una cosa. Se io, invece, dico affermativo: “È vero”. Vuol dire un’altra. Quindi, è importante sentirla. L’istanza, quindi… E credo che sia importante sentirla e deregistrarla, io direi prima dell’esame del signor Lotti. Perché le contestazioni vanno fatte su questa… La difesa ha intenzione di fare una serie di contestazioni su questa telefonata. Voglio vedere se il Lotti, anche a questo difensore, vero, dirà come disse al precedente… ‘ma perché la insiste su questa telefonata?’ Perché insisto? Si starà a vedere perché si insiste. Per vedere…
Presidente: Acquisiamo il nastro di questa telefonata.
Avv. Nino Filastò: Acquisiamo il nastro, sentiamolo e deregistriamolo con apposita perizia.
Presidente: Chi c’è in questo nastro?
P.M.: Presidente, così per completezza, loro hanno presente che si tratta di fatti sui quali, nel corso dell’incidente probatorio, Lotti è stato a lungo sentito. La trascrizione di quella telefonata è completa. Ed è stata utilizzata dal difensore di Vanni in quell’incidente probatorio. Essendo completa, il P.M. l’ha depositata, è stata utilizzata e non l’ha fatta trascrivere ulteriormente, perché era già stata trascritta per intero. Quelle dei quali io, invece, ho chiesto la trascrizione, era perché erano trascritte solo a stralci. La telefonata, per quanto riguarda la trascrizione…
Avv. Nino Filastò: Nell’atto, Presidente, che io ho, a meno che abbia un atto diverso, c’è scritto: “Stralcio di conversazione intercettata.”
P.M.: Allora Benissimo.
Avv. Nino Filastò: È così intitolato, l’atto.
Presidente: Bene.
P.M.: La parte che può interessare… Anzi, interessa tutto. Io non ho nessun dubbio e in qualsiasi momento sono lì, per fortuna ci sono e sono depositate. Quindi, dubbi che qualcuno non voglia mettere a disposizione le carte, per fortuna non ce ne sono. Tant’è che sono lì. E’ stato utilizzato e c’è la trascrizione della parte che io penso interessi. Secondo me, nessuna opposizione a dare incarico al perito Tinnirello, o a chi si crede, di trascriverla per intero. Per la verità, Lotti è stato sentito sul punto, ha dato le sue spiegazioni. Lo possiamo risentire quando vogliamo. Anzi, la Corte lo sentirà, le parti lo sentiranno ulteriormente sul punto. Non mi sembra ovviamente il caso di sospendere l’esame dell’imputato, per prima far trascrivere la conversazione per intero e successivamente sentirlo. Sentiamolo. Sentiamo cosa ha da dire dala viva voce sua nel dibattimento. Poi ci faremo spiegare, se del caso, a mio avviso, quello che diceva con questa interlocutrice, nel corso di una telefonata fatta nella data del marzo del ’95, mi sembra… ’95. Quindi, direi, nessuna opposizione a sentirla, dovunque sia la cassetta. Io a memoria tutto non lo so. Ma, sicuramente, non solo ce ne sarà una, ma ce ne saranno due copie. Perché, in genere, le intercettazioni sono fatte su due copie. Quindi, diamo subito l’incarico. Però andiamo avanti, perché altrimenti è da stamani che, per un motivo o per l’altro, si rimanda l’esame del Lotti, chiesto fra l’altro dal P.M. Facciamo l’esame. Poi, se all’esito della trascrizione, ci sarà successivamente da chiedere qualcosa ulteriore a Lotti, chiediamolo. Altrimenti qui dobbiamo sospendere per cinque, sei, dieci giorni, due giorni, quello che ci vuole, per fare la trascrizione. Niente vietava al difensore di chiedere la trascrizione prima. In fondo, la trascrizione c’è. Dice: ‘faccio la perizia.’ Va be’, fare la perizia, vuol dire non credere a quello che è, al modo in cui è trascritta. Però, se è così importante, la trascrizione è lì. Se ci sono spunti utili per la difesa, li può adoprare già da ora, sentendo il Lotti. Quindi, nessuna opposizione a trascrivere tutto quello che si vuole. Perché, per fortuna, di questo processo, tutto quello che c’è – avete visto la cassetta addirittura – era già negli atti del dibattimento. Io, per prudenza, sono andato a ricercarmela. Quindi, tutto quello che c’è, in questo dibattimento, è stato posto a disposizione delle parti e della Corte, quello che era possibile. E, della Corte, forse anche qualcosa di più. Io, oggi, ho portato anche la tenda, tutto quello che sono riuscito a trovare. E mi diceva il difensore: ‘hai visto? Con la tenda mi dai ragione a me. ‘ Ecco, è la dimostrazione che non c’è da nasconder nulla. La tenda è lì, la registrazione è lì, la cassetta è lì. Però che non siano, a mio avviso, usati queste istanze, per procrastinare ulteriormente l’esame del Lotti. Comunque, remissivo a tutte le decisioni che la Corte vorrà prendere in proposito.
Presidente: Le parti civili?
Avv. Nino Filastò: Presidente. Il difensore non vuol procrastinare nulla. Il difensore vuole avere i materiali.. .
Presidente: No, no
(brusio)
Avv. Nino Filastò: … le contestazioni.
Presidente: Ho capito, eh. Avvocato Curandai.
Avv. Giampaolo Curandai: Avvocato Curandai, sì. Parte civile. Nessuna opposizione a sentire questa cassetta. Anzi, sollecitiamo l’audizione di questa cassetta. E però una precisazione, Presidente. Cioè, l’avvocato Filastò ha letto…
Presidente: Va be’, dopo sentiremo…
Avv. Giampaolo Curandai: No, no, una precisazione. Perché vi ha letto la parola: “Mi hanno imbrogliato”. Non vi ha detto un’altra cosa molto importante: che, in sede di incidente probatorio, il Lotti ha chiarito questa cosa. Nel senso che: ‘mi hanno costretto a parlare, con delle contestazioni e delle prove precise, mettendomi davanti delle prove precise’. Quindi, diciamo anche questo. Non diciamo le cose così…
Presidente: Va bene, va bene. Le polemiche lasciamole stare.
Avv. Giampaolo Curandai: No, siccome… Perché è suggestiva, molto suggestiva la obiezione dell’avvocato Filastò. Ma diciamo le cose nella loro completezza, ecco.
Presidente: Bene.
Avv. Giampaolo Curandai: Grazie.
Presidente: Le altre parti?
AW. Pellegrini: Ci associamo alla richiesta di ascolto in aula della cassetta.
Presidente: Bene.
Avv. Aldo Colao: Presidente, scusi, vorrei fare un’istanza. Sono l’avvocato Colao.
Presidente: Eh, mi dica.
Avv. Aldo Colao: Scusi, abbia pazienza. Visto che siamo in tema di istanze, stamani.
Presidente: Eh, oggi si è partiti male, eh.
Avv. Aldo Colao: Oh, mi riservavo di farla dopo. Però, mi riferisco alla citazione che la difesa farà del teste, professor Pierini, Pierini Giovanni…
Presidente: Chi è Pierini?
Avv. Aldo Colao: … dell’Università di Bologna. Il quale dovrà venire a trattare sulla questione delle escissioni fatte sul corpo della povera ragazza francese.
Presidente: Ora, avvocato, facciamo una cosa per volta, per cortesia.
Avv. Aldo Colao: Abbia pazienza, Presidente. Se non mi fa finire…
Presidente: Eh, eh.
Avv. Aldo Colao: L’istanza è questa. Io dico: poiché l’avvocato Filastò ha parlato di un coltello da sub, il quale, secondo lui si attaglia e secondo il professor Maurri…
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
Avv. Aldo Colao: Scusa, fammi finire, eh. Voglio finire in tutti i casi, ed essere ascoltato. Perché io ascolto gli altri. Quindi, gli altri, debbono ascoltar me. E ha parlato di questo coltello da sub. E naturalmente quello non era compatibile, secondo quello che ha detto il professor Maurri, o in parte, non si è capito bene. Torno a ripetere che, questa parte civile, ha depositato una memoria di un lavoro svolto e riconosciuto anche dalla sentenza di I Grado del processo Pacciani. Per cui è verosimile che la punta di uno dei due trincetti di Pacciani, quello grande, sia compatibile col calco nell’osso del radio, del polso destro del ragazzo francese. Posto questo, se deve venire il professor Pierini, a questo punto io chiedo l’acquisizione temporanea del trincetto grande di Pacciani da questa Corte, in questo processo.
Presidente: Sì, sì.
Avv. Aldo Colao: Al fine di fare, di chiedere, fare un quesito, la Corte dovrà chiedere al professor Pierini se quel trincetto… di fare le misurazioni del trincetto. Che, in realtà, sono state fatte soltanto dalla Corte di I Grado, però da un perito, per motivi vari, non sono mai state fatte, né in II Grado si potettero fare. E, allora, che vengano fatte le misurazioni del trincetto, sia come misure lineari dei fili di tagli e delle costole; sia degli angoli, delle angolature che presenta questo trincetto grande di Pacciani. Non solo, ma vedere poi il perito poi dovrà vedere se questa, se una delle tre punte. E, in particolare, la punta sottostante di 139 gradi, sia verosimilmente compatibile col calco, con l’affinità calco nell’osso del ragazzo francese. Anche considerato le modalità di dinamica dell’omicidio del ragazzo francese, che sono emerse in questo dibattimento. Che hanno evidenziato che ci fu una lotta. E, come ha detto il professor Maurri, un’aggressione alle spalle. Quindi, il gesto di difesa, di difesa del ragazzo, sono ferite da difesa. Fatto questo, chiedo e mi riservo al caso di nominare un consulente. Questo, in base alla connessione soggettiva ed oggettiva, ex articolo 12 Codice procedura penale, che sussiste, sia soggettivamente come imputati e coimputati anche in processi indipendenti; sia oggettivamente per gli omicidi che ci sono stati. Questa, è la mia domanda. Grazie, Presidente.
Presidente: Senta, a questo punto, ci sono altre istanze, per caso? Eh, perché almeno, esauriamole tutte, perché sennò viene il nervoso, eh. Facciamole tutte insieme e non se ne parla più. Allora, su questa istanza dell’avvocato Colao. Nessuno osserva niente. Va bene.
Avv. Nino Filastò: Remissivo, Presidente. Con l’avvertenza che io ho molte altre istanze di carattere…
Presidente: Sì, Sì…
Avv. Nino Filastò: … ma me le riservo, sennò…
Presidente: Si capisce, al momento opportuno.
Avv. Nino Filastò: … dovrei parlare fino a domani sera.
Presidente: Ora, per questo mattino. Bene.
Presidente: Allora: “La Corte di Assise di I Grado in Firenze, provvedendo sull’istanza del difensore di Vanni Mario, di trascrizione integrale della registrazione della telefonata intercorsa fra Lotti Giancarlo e Nicoletti Filippa il 24 marzo ’96. Telefonata alla quale vi è riferimento specifico del verbale di incidente probatorio in atti; Sentite le parti che nulla hanno opposto; Rilevato che può provvedersi seduta stante all’affidamento dell’incarico peritale, stante la presenza del perito e tale incombente non impedisce comunque di procedere oltre nell’istruttoria con l’esame degli imputati, potendo comunque l’imputato Lotti essere esaminato successivamente sul punto specifico, ove ritenuto opportuno; Titolato che appare opportuno riservare la valutazione sull’istanza di audizione in aula della telefonata suddetta all’esito della deregistrazione; Ritenuto inoltre opportuno riservare la valutazione sulla richiesta dell’avvocato Colao all’esito dell’esame del perito Giovanni, Pierini Giovanni, indicato dalla difesa del Vanni e già ammessa da questa Corte. Per questi motivi, dispone la trascrizione integrale della registrazione della conversazione sopraindividuata e nomina perito il signor Filippo Tinnirello e ne ordina l’immediata comparizione. Si riserva sulle ulteriori richieste di cui è la parte motiva. Il Tinnirello. Sotto l’impegno della… lei è già stato individuato come perito. Quindi ha già fatto altre trascrizioni. Sotto l’impegno già assunto in precedente udienza, la … la trascrizione integrata dalla telefonata del 24 marzo ’96 tra Nicoletti Filippa e Lotti Giancarlo.
F.T.: Benissimo.
Presidente: La bobina non so se ce l’ha il Pubblico Ministero, o se ce l’ha l’ufficio GIP. Non so.
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: O se è insieme alle altre che già ha esaminato.
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Va bene. Allora, ci vediamo, per rispondere su questa trascrizione…
P.M.: Quindi diamo la materiale possibilità, per il P.M. di fargliele consegnare se sono depositate agli atti del fascicolo. Nella giornata di domani, perché oggi…
Presidente: Va bene per venerdì 5?
F.T.: Il 5?
Presidente: Eh.
F.T.: La settimana prossima?
Presidente: Eh.
F.T.: Sì, sì. Va bene.
Presidente: Va bene. Allora, rinvia per l’esame, la settimana prossima. Va bene?
F.T.: Benissimo.
P.M.: Si riserva il P.M., di consegnare la bobina.
Presidente: Sì, bene.
Presidente: Allora, può venire il Lotti.
P.M.: Presidente, come opportunità, faccio presente l’orario. Non ho nessuna istanza.
Presidente: Lo so, però… Pubblico Ministero, verso le due sospenderemo un po’. Intanto vediamo cosa dice. Ora, ancora c’è una mezzoretta buona.
P.M.: Senz’altro, Presidente, grazie. Presidente, volevo fare preliminarmente presente questo: io ignoro se il signor Lotti intende essere ripreso, o meno. Ma mi faceva presente il responsabile del Servizio di Protezione che, comunque sia, il signor Lotti è sottoposto alla normativa relativa alla protezione. Quindi, non c’è motivo né di paraventi, né nessun tipo di accortezza di questo tipo. Ma penso che le riprese e le foto non siano, dato questo stato, opportune.
Presidente: Bene. Faccia la domanda specifica a lui. Vuole essere ripreso, o no?
G.L.: No.
Presidente: Non vuole essere ripreso. Allora, niente telecamere al Lotti, per cortesia.
G.L.: No, se è possibile, sennò… non lo so.
Presidente: No, è possibile. È una volontà sua. E come no! Eh, è un diritto suo.
G.L.: Si, sì, va bene.
Presidente: Suo e delle altre parti.
G.L.: Eh?
Presidente: Suo e delle altre parti.
G.L.: Sì, sì, va bene, va bene.
Presidente: Senta, lei viene sentito come imputato.
G.L.: Sì, sì.
Presidente: Ecco, ha facoltà di non rispondere alle domande che gli saranno fatte. Intende rispondere, o no?
G.L.: Mah, io… io, di rispondere…
Presidente: Come?
G.L.: Su queste cose, mi va di rispondere.
Presidente: Vuole rispondere?
G.L.: Sì.
Presidente: Bene.
G.L.: Quelle che mi dicano… le cose…
Presidente: Appunto. Le domande poi gli saranno fatte, come già sa, che ha sentito come si svolge ora l’esame come teste, eccetera, prima dal Pubblico Ministero, poi dalle altre parti. Uno alla volta, va bene? Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente. Lotti, lei è già stato sentito a lungo su questi fatti nel corso dell’incidente probatorio. E ha raccontato parecchie circostanze: la sua partecipazione…
G.L.: Però, a quel punto lì…
Presidente: No, no, al microfono, al microfono deve parlare.
P.M.: Ricorda di avere già deposto, no?
Presidente: Ecco, se lo sposti, per cortesia…
P.M.: Io volevo…
Presidente: Glielo metta meglio.
P.M.: Volevo solo chiederle alcune precisazioni su alcuni punti. Non ho intenzione…
Presidente: Se lo metta davanti.
P.M.: . . . di richiederle tutto quello che lei ha già detto.
G.L.: Sì, sì.
P.M.: Le chiedo, così, più per dovere: se lei, in quella occasione, ha detto le cose come stanno.
G.L.: Però, su qualche cosa non mi sono precisato.
Presidente: Senta, lei deve parlare… Allora, faccia una cosa: metta il microfono davanti a lui. Non dimentichi che lei parla alla Corte, non risponde alla… Va bene?
G.L.: Sì, lo so, ma…
Presidente: Va be’, insomma, se lei vuol guardare in faccia, nessuno glielo impedisce.
G.L.: Starò un po’ più vicino qui, al coso.
Presidente: Bene. È necessario che venga la trascrizione fedele.
G.L.: Sì, sì.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Le volevo chiedere, innanzitutto, queste sue conoscenze. Lei ha parlato a lungo, nel corso dell’incidente probatorio, della sua conoscenza da tanti anni con l’imputato Vanni.
G.L.: Sì.
P.M.: Io non le ho chiesto, invece, particolari innanzitutto sulla sua conoscenza del gruppo, in genere. Cioè, lei, quando ha conosciuto Pacciani, lo ricorda in che epoca?
G.L.: Mah quello, me lo ha fatto conoscer Mario. Quello, io non lo conoscevo di prima.
P.M.: Ricorda in che epoca l’ha conosciuto, dove abitava Pacciani?
G.L.: Mah
Presidente: Scusi, signor Pubblico Ministero, volevo dire una cosa. Lui ha detto: ‘me lo ha fatto conoscere Mario.’ Ma, Mario, devo sapere chi è. Mario Vanni?
G.L.: Sì.
Presidente: Ecco, appunto dica Mario Vanni. Mario, può essere anche un Mario… un altro Mario.
G.L.: Sì, lo so.
Presidente: Va bene?
G.L.: Va bene.
P.M.: Ricorda il periodo?
G.L.: Mah, il periodo di preciso… l’anno, di preciso, ora io non… non me ne ricordo proprio di preciso.
P.M.: Ricorda, quando lei ha conosciuto il Pacciani, tramite Vanni, Pacciani dove abitava?
G.L.: Abitava lì, sotto Montefiridolfi.
P.M.: Quindi, era l’epoca…
G.L.: C’era una strada, si scende giù, c’è delle case… E abitava lì.
P.M.: A Montefiridolfi.
G.L.: La prima volta che l’ho conosciuto.
P.M.: Lei andò a casa di Pacciani con Vanni?
G.L.: No, ci sono andato diverse volte, a casa lì.
P.M.: C’è stato più di una volta, a Monte…
G.L.: Ma questo, gli è parecchi anni che non… Il tempo che avevo una macchina, un 850 bianco.
P.M.: Ho capito.
G.L.: A quell’epoca, dopo aver preso la patente.
P.M.: E andava, è stato anche a casa a Montefiridolfi, del Pacciani?
G.L.: Sì, un paio di volte ci sono stato.
P.M.: Da solo, o con Vanni?
G.L.: No, con Vanni.
P.M.: Con Vanni. Poi, successivamente, è stato a casa di Pacciani anche quando Pacciani cambiò casa?
G.L.: Sì, a Mercatale.
P.M.: Nella casa…
G.L.: Nella piazza… Non mi ricordo come si chiama la via, lì. Insomma, c’è una piazzetta. In do’ c’è… una volta c’era una farmacia, c’era. C’è come un coso tondo così, un’aiola fatta tonda. E si gira per risortire, per venire…
P.M.: Si è fermato anche a cena, a mangiare, a casa del Pacciani? Se…
G.L.: Una volta. Però, di preciso ora, il giorno non me lo ricordo…
P.M.: Sarebbe difficile, sarebbe…
G.L.: Mah…
P.M.: … strano che se lo ricordasse. C’era anche il Vanni quando vi fermaste a cena?
G.L.: Sì, e si mangiò insieme con Pietro.
P.M.: Nella casa…
G.L.: Noi tre, insomma, noi tre che s’era lì.
P.M.: Nella casa di Mercatale. Senta, lei ricorda se andavate fuori, anche lei, Pacciani e Vanni, in macchina?
G.L.: Mah, io… fuori con loro… non ci sono mai andato.
P.M.: In macchina con lo. . . Non nella macchina loro. Innanzitutto: con loro è mai stato?
G.L.: No.
P.M.: Quindi, lei non è mai stato fuori con Vanni e Pacciani.
G.L.: No, nelle circostanze. . . Però andavo sempre con la mia, io.
P.M.: Ecco. Sono le circostanze che lei ha spiegato, in cui andava con la sua macchina. Io le chiedo se è mai stato in macchina con Pacciani, quando Pacciani… All’epoca in cui Pacciani aveva la 500. Lo ricorda?
G.L.: Mah, qualche volta…
P.M.: Perché lei, da…
G.L.: … sono andato là, quando gli aveva le figlie. Come si chiama quel posto? Per andar giù, verso Cerbaia. Al Talente, non mi ricordo…
P.M.: Al Talente.
G.L.: Eh, il Talente. C’è delle monache che portava queste figliole lì. Allora l’eran piccole. Questo si tratta tanti anni fa.
P.M.: Tanti anni fa. È andato anche lei?
G.L.: Sì, un giorno sì, ci andetti. Mi pare che gli avesse la 500.
P.M.: E andò anche lei.
G.L.: Però ero io, lui e basta. Per andare a trova’ queste figliole.
P.M.: Lei e Pacciani. Il Vanni non c’era.
G.L.: No, in quei giorni, no.
P.M.: Queste ragazze erano al Talente.
G.L.: Sì.
P.M.: E le figlie erano piccole. Che età potevano avere?
G.L.: Eh, ora…
P.M.: Così ci consente a noi di capire che anno era.
G.L.: Son tanti anni, come fo a ricordare…
P.M.: Erano molto piccole queste ragazze?
G.L.: Ma, non lo so. Posso dire un’età. Però non…
P.M.: No, no. Non la dica, se non è sicuro.
G.L.: Non son sicuro se l’avevan 10 anni, o meno. Questo, non…
P.M.: Erano dalle suore.
G.L.: Sì.
P.M.: Senta una cosa: e sa se Vanni e Pacciani uscivano per conto loro, all’epoca?
G.L.: Questo… non posso mica stare dietro alle persone. Io…
P.M.: Questo, è vero.
G.L.: Di molto andavo via con la mi’ macchina, per conto mio. Sicché…
P.M.: Vanni le ha mai raccontato di essere uscito la sera, o uscito col Pacciani?
G.L.: Mah, questo, non… Questo no.
P.M.: Non lo sa.
G.L.: Che sian sortiti fra loro, questo non lo so io. Non me l’hanno detto a me.
P.M.: Non glielo hanno detto. Senta, lei andava, invece, col Vanni da prostitute? Lei ha detto, a volte…
G.L.: Qualche volta ce l’ho portato. Non aveva mezzo.
P.M.: Ricorda in particolare, qualche posto dove andavate insieme? Qualche prostituta?
G.L.: Mah, una volta lo portai… l’era lì, una via. Come si chiama… Verso via Fiume.
P.M.: Verso via Fiume a Firenze?
G.L.: Sì, che c’era questa Gabriella.
P.M.: La Gabriella Ghiribelli?
G.L.: Sì. Lì, mi disse che voleva anda’ da questa donna. Però si guardò in tasca e non aveva i documenti, sicché, quel giorno non potette far nulla.
P.M.: Ho capito. Lei ricorda di essere stato anche da altre donne, oltre da quella lì, con Vanni? O non…
G.L.: Mah, io…
P.M.: Non se lo ricorda.
G.L.: No. Non me lo ricordo di preciso. Quello, me lo ricordo bene. Quel giorno, sì, me lo ricordo bene.
P.M.: Questo giorno…
G.L.: Di questo…
P.M.: Eravate lei e Vanni.
G.L.: Sì.
P.M.: E non potette andare in questo albergo, perché lui non…
G.L.: Lui guardò in tasca, non ci aveva i documenti. Sicché, in un albergo, senza i documenti, non credo che ci vadino… che ci possino andare, senza documenti.
P.M.: Ho capito.
P.M.: Senta ancora una cosa: a proposito di questa Ghiribelli, dove lei dice di essere stato anche col Vanni, lei c’è stato anche col Pucci?, l’ha conosciuta tramite Pucci?
G.L.: Mah, io l’ho conosciuta tramite il Pucci. Mi disse: ‘questa donna, così, se tu vuoi andare’. ‘Bah’ – dissi – ‘guarderò, se ho soldi per andacci ci vo, sennò pace’. Non è che tutte le volte avevo soldi disponibili, io. Non è che…
P.M.: Ricor…
Avv. Nino Filastò: Presidente, per il prosieguo, io vorrei che il Pubblico Ministero formulasse le domande in questo modo: ‘lei con chi è andato a trovare questa…
P.M.: E se io invece volessi chiedere se è mai stato…
Avv. Nino Filastò: Non dire: ‘c’è andato col Pucci?’ Perché già lui da risposta. Ora, voglio dire…
Presidente: Va bene. Va bene.
Avv. Nino Filastò: … questo non si può fare.
G.L.: No, io sono andato col Pucci. E codesto che vorrebbe dire? Non lo so, io.
P.M.: No, no, lasci, lasci, signor Lotti.
Presidente: Va bene, Va bene.
G.L.: Si andava spesso insieme.
P.M.: Lei, indipendentemente dal fatto che ci sia stato col Pucci e col Vanni, da questa Ghiribelli, ricorda dove esercitava la prostituzione? Dove andavate voi?
G.L.: Mah, da principio, quando me la disse il Fernando l’era verso via Fiume.
P.M.: Verso…?
G.L.: Via Fiume.
P.M.: Poi, cambiò posto?
G.L.: Poi abitava in un posto verso Montagnana, c’è stata un periodo. È stata in diversi posti. Poi, l’andette via su il San Lorenzo, dove c’è il mercato, e lì c’è stata parecchio tempo. E poi si spostò un’altra volta. Che ‘un è che si stava sempre nel solito posto.. .
P.M.: Quindi, lei…
G.L.: … Poi si spostò, ultimamente, ‘ndo’ l’è ora, ‘un lo so se c’è sempre.
Presidente: La via?
P.M.: Cioè?
G.L.: In questa via che c’è una specie di discoteca, non lo so… qualcosa di libri.
P.M.: di libri, una biblioteca.
G.L.: Eh, ecco. Sta in quella villettina lì, però ora ‘un mi ricordo, la via ‘un me ne ricordo di preciso.
P.M.: Lei ha detto che era andato a trovarla in via Tripoli, dove abita adesso, vicino a una biblioteca grande. È così?
G.L.: Sì. Ma ultimamente ora.
P.M.: Ultimamente ora, cioè?
G.L.: Mah, quand’ero a casa lassù, nel ’94, ’95.
P.M.: Ho capito. Prima, in tutti questi altri luoghi. Lei ha detto che era stata anche a un albergo, all’Hotel Spagna. È così? Lei lo ricorda?
G.L.: Sì, ci andava, sì, verso piazza…
P.M.: Quindi, con questa donna c’è anda…
G.L.: … piazza… ‘un mi viene. Piazza Santa Maria Novella.
P.M.: Questo Hotel Spagna in piazza Santa Maria Novella.
G.L.: No, non proprio lì, si va in su, a un certo punto si gira e c’è gli alberghi. E c’è…
Presidente: Insomma, nelle vicinanze, via.
G.L.: E c’è questo Hotel Spagna.
P.M.: Senta una cosa, con il Pucci, oltre che… ha detto lei: ‘mi ha fatto conoscere la Ghiribelli’, prima andavate da altre prostitute? Si ricorda se andavate da altre?
G.L.: Eh, ce n’era tante, in quella via, via Benedetta, ora mi ricordo la via per bene, ‘un è che… ce n’era diverse lì.
P.M.: Andavate anche, con il Pucci, da altre prostitute? È questa la domanda. Se lei dice…
G.L.: Mah, a dire la verità, lui ‘un gli garbava andacci con queste qui, l’erano un po’ più anziane…
Presidente: Un po’ più di voce, signor Lotti.
P.M.: Erano più anziane, a lui gli piacevano meno.
G.L.: Eh, gli garbava quelle un po’ più giovani.
P.M.: Questo al Pucci.
G.L.: Sì, sì.
Presidente: Signor Lotti, un po’ di voce. Più voce. Ha capito?
G.L.: Sì, sì, va bene, scusi, signor Presidente.
P.M.: Senta una cosa, a proposito del fatto che il Vanni venne con lei una volta da questa Ghiribelli, lei sa se il Vanni frequentava, con lei o da solo, altre prostitute? Gliel’ha mai detto, l’ha mai capito, ha mai sentito discorsi…
G.L.: Mah, ce n’era… aspetti eh, ce n’era… ce n’era una in via della Scala, piccolina, che me la fece conoscere lui, io non sapevo nulla…
P.M.: Fece…?
G.L.: Fece conoscere Mario, Vanni.
P.M.: Gliela fece conoscere a lei?
G.L.: Era una piccola, però a quell’epoca l’era anziana, sicché ‘un è… Ci so’ andato diverse volte con lui da questa donna.
P.M.: Con Vanni da una donna, prostituta, piccola, ha detto in via…?
G.L.: In via della Scala, c’è una porticina, però il campane… il numero non mi ricordo qual è di preciso.
P.M.: Era un’anziana piccola. E questo, ricorda, molto tempo fa o in tempi recenti?
G.L.: No, questo è parecchio, parecchio tempo. Poi ho conosciuto un’altra donna, quella che aveva il G.T.
P.M.: Una che aveva un G.T.
G.L.: Un G.T. rosso.
P.M.: E ci andava con Vanni?
G.L.: Sì, diverse volte siamo andati da questa donna qui.
P.M.: Ricorda il nome di questa prostituta o dove si prostituiva? Aveva un G.T., quindi lei ha visto la macchina di questa donna.
G.L.: Due macchine.
P.M.: Aveva due macchine questa donna.
G.L.: C’aveva un 1300 e un 1600, una… aspetta, come si chiama? Un’Alfa Romeo coupé.
P.M.: Scusi, lei dice che sa le macchine perché le ha viste o perché si prostituiva in macchina questa donna?
G.L.: No, la mi portava lei a casa sua.
P.M.: Ah.
G.L.: Allora, andare oggi, andare domani, poi ho riconosciuto la macchina per bene.
P.M.: Ho capito. E dove abitava questa donna?
G.L.: Mah, di preciso non… perché c’è una via…
P.M.: Dove la incontravate voi?
G.L.: Sempre in via della Scala.
P.M.: In via della Scala.
G.L.: Lei la stava da una parte, con la macchina…
P.M.: E vi faceva salire in macchina, sia lei che Mario Vanni?
G.L.: Lei la mi disse che ‘un poteva fa’ salire il cliente in macchina. Però faceva salire.
P.M.: E poi vi portava… E poi quando andavate in casa di questa donna, andavate insieme o uno alla volta?
G.L.: No, s’andava su e uno aspettava, c’è una salettina e poi, quando era il turno andava… Non mi ricordo se era al primo o al secondo piano. Questo…
P.M.: A Firenze, comunque.
G.L.: Sì, sì. … Aspetti, eh. Lì a Porta Romana… c’è un’altra via…
P.M.: Porta Romana?
G.L.: Non Porta Romana lassù, c’è un’altra via di sotto…
P.M.: Via Torquato Tasso, per caso?
G.L.: Di fronte così, si girava in su e poi si girava così, poi in su… Insomma, si faceva delle svolte, ‘un me lo ricorderei di preciso.
P.M.: Quando andavate da queste prostitute era di giorno o anche di sera?
G.L.: Anche diverse volte siamo andati di notte.
P.M.: Di notte.
G.L.: Però ci sono andato anche con Fernando, anche, eh.
P.M.: C’è stato sia con Fernando che con Vanni.
G.L.: Sì.
P.M.: Lei ha mai avuto occasione di vedere, di capire, o ha saputo da Vanni se aveva particolari tendenze o preferenze nei suoi rapporti con le prostitute?
G.L.: Mah, a lui ni garbava fare di dietro, a di’ la verità.
P.M.: Questo chi gliel’ha detto?
G.L.: Quello me l’ha detto lui.
P.M.: Gliel’ha detto lui.
G.L.: Poi, se l’ha fatto o no, io ‘un c’ero lì dentro insieme.
P.M.: Così le raccontava lui.
G.L.: Lui m’ha raccontato così, io…
P.M.: Sa se, ha mai visto, gli ha mai raccontato qualcuno o lui stesso, se usava vibratori?
G.L.: Quelli gli ho visti, qualche volta. Di quelli bianchi, con le batterie. Quelli… io ‘un me ne intendo perché ho visto… sì, ‘un è che…
P.M.: Ce l’aveva Mario?
G.L.: Sì.
P.M.: Dove…
G.L.: L’ho visto, me l’ha fatti vede’ qualche volta.
P.M.: Glieli ha fatti vedere lui. Lei ricorda in quale occasione? Dove ce li aveva, dove gli ha visti. Glieli ha fatti vedere lui o gli ha visti casualmente?
G.L.: No, gli ho visti anche in casa sua, quando stava verso la piazza… in piazza dov’è l’orologio.
P.M.: In casa sua, cioè, lui glieli ha mostrati?
G.L.: No, fatti vede’ così…
P.M.: Ricorda dove li teneva? Lei, in una deposizione, ha spiegato proprio che li aveva visti in una casa… ha dato più particolari. Li ricorda? Dove li teneva? Dove li teneva nascosti?
G.L.: Mah, io quando l’ho visto la prima volta, li aveva in mano. Lui fece così, per… però è una cosa normale, ‘un è che…
P.M.: Ne aveva più…
G.L.: Però si sente un rumorino, ‘un si sente roba…
P.M.: Ne aveva più d’uno o uno soltanto?
G.L.: Questo io ho visto quello lì. Poi se c’ha altri non lo so.
P.M.: Io le faccio presente, come contestazione, che in una deposizione, esattamente resa al P.M. l’ll/02/96, lei dice: “Ho visto il Vanni in possesso di vibratori. Me ne ha fatti vedere due.” Ricorda? Lei dice…
G.L.: Mah, ora, ultimamente, ora come fo a ricordammi di preciso.
P.M.: Però lei ha detto: “Me ne fece vedere due: uno era bianco e uno sul marroncino.” È così?
G.L.: Può darsi, ora…
P.M.: L’ha detto lei.
G.L.: Sì, sì, sì, va bene, va bene.
P.M.: No, va bene. Sa…
G.L.: No. . .
P.M.: Lo ricorda che è così?
G.L.: Sì, sì.
P.M.: E lei ha anche descritto dove li teneva. Dice lei…
G.L.: In un cassetto. Ora, preciso…
P.M.: Eh, in un cassetto dove?
G.L.: Mah, dove c’è il salottino, questo… ‘un vo mica a guardare…
P.M.: Ho capito…
G.L.: … se c’ha la roba o no, io non so…
P.M.: Sì, ma ebbe occasione perché li tirò fuori da questo cassetto o fu la sua curiosità che…
G.L.: No, no, io no.
P.M.: Lei dice: “Li teneva in una cassettina per non farli vedere alla moglie.” È così?
G.L.: Mah, per me è questo, poi…
P.M.: È un’impressione sua o glielo disse Mario?
G.L.: Questa è un’impressione mia anche.
P.M.: Ho capito. “E li teneva” – lei dice – “nella vecchia casa dell’orologio, dove teneva anche la legna.” È così?
G.L.: No, ma poi tornò verso… vicino allo Stianti, da parte dove c’era lo Stianti, insomma.
P.M.: Quindi, lei sta parlando di due case diverse.
G.L.: Però, di preciso non mi ricordo quando è andato via di lì.
P.M.: Allora, in quale casa le ha viste, in entrambe o in una?
G.L.: Nella prima casa, in piazza.
P.M.: In piazza. Non in quella dove abita ora in Borgo…
G.L.: Il primo, uno solo, nella piazza dove c’è l’orologio.
P.M.: Ho capito. Lei gli ha visti anche, o ha avuto modo di vederli in occasione in cui lui… gli è caduto casualmente? Lei ha fatto la descrizione di un episodio simile. Non lo ricorda?
G.L.: Mah, io. . . una volta, mi pare, nel bar vicino ‘ndo’ c’è i Carabinieri.
P.M.: Vicino…?
G.L.: Vicino ndo’ c’è la caserma, di fronte, c’è il bar, nella piazzetta su, all’ACLI, si chiama ACLI questo…
P.M.: Si chiama Hag?
G.L.: ACLI.
P.M.: Ah, ACLI.
G.L.: Sì, ndo’ c’è il bar…
P.M.: Ho capito. In questo bar lui si era portato… aveva il vibratore addosso.
G.L.: Si tirò fuori o la pezzola, ‘un lo so, gli andette via di tasca e andette in terra.
P.M.: E lo videro anche altri, o c’era solo lei?
G.L.: No, anche se casca in terra ‘un è che cammini, a di’ la verità. Comincia a cosà un pochino, ‘un è che cammini…
P.M.: Si accese.
G.L.: Sì, può darsi si sia acceso. Allora, se c’è la gente lì dicano una cosa, invece, la ‘un era…
P.M.: C’era qualcuno quando avvenne questo episodio o c’era solo lei?
G.L.: In un bar le gente le c’enno, ‘un è che ci sia uno solo.
P.M.: C’era qualcuno e commentarono questo fatto, qualcuno disse qualcosa o non ricorda niente in proposito?
G.L.: Mah, hanno detto un discorso come una bomba. Una bomba non credo, perché un vibratore…
P.M.: Lei se ne accorse che era un vibratore?
G.L.: Eh?
P.M.: Lei vide che era un vibratore?
G.L.: Mah, io… si vede bene, anche se c’è le gente ‘un n’è che sii una cosa…
P.M.: Quindi, gli cadde casualmente di tasca.
G.L.: Casualmente, uno…
P.M.: Ma stavate andando, per caso eravate al bar perché poi andavate da una prostituta o era…
G.L.: No, gli cascò così…
P.M.: … un giorno normale? Gli cascò così.
P.M.: Senta una cosa, sa se il Vanni… gli ha mai detto il Vanni di essere stato dalla Filippa Nicoletti? O la Filippa Nicoletti gli ha mai detto che il Vanni era stato da lei?
G.L.: Mah, una volta l’accompagnai io.
P.M.: Accompagnò il Vanni dalla Nicoletti.
G.L.: Lì in via di Faltignano, numero 6. E la seconda volta voleva anda’ da sé. Poi se c’è stato questo non lo so.
P.M.: Quando andò dalla Filippa le raccontò poi qualcosa, o lui o la Filippa, se c’era stato veramente, di questo rapporto?
G.L.: Mah, io…
P.M.: La Filippa si era lamentata o meno con lei del tipo di rapporto che lui voleva? Ricorda qualcosa in proposito? Lei questo ha riferito.
G.L.: Mah, di preciso… Non lo so se m’ha detto qualcosa, ora non mi ricordo per bene.
P.M.: Io le contesto che lei dice: “Seppi da Mario” – lo dice il 15/12/95 – “ex postino di San Casciano, che lui una volta, quando la Filippa Nicoletti abitava a Faltignano, si era recato da lei con la vespa, ed aveva avuto con lei un rapporto sessuale. Però non so se effettivamente lo abbia avuto, in quanto Mario aveva delle preferenze fuori della norma.” – ce l’ha già detto – “E ricordo che la Filippa mi disse che era stato da lei il Vanni e che questo aveva preteso un rapporto anale.” È così? Lei li chiama “dietro”, qui è…
G.L.: Sì.
P.M.: È così?
G.L.: Può darsi che m’abbi detto un discorso così.
P.M.: Lei, successivamente, dice anche – questo glielo avrebbe riferito il Vanni – poi lei dice: “La Filippa mi disse che Vanni era stato da lei una sola volta.” Ricorda di aver fatto questo discorso anche con la Filippa? Oggi lei ci dice: ‘una volta ce l’ho accompagnato io’. così?
G.L.: La prima volta. Però la prima volta ‘un c’è andato, quando era con me. Poi sarà andato dopo, con la vespa…
P.M.: La Fili. .. Lei dice con la vespa. La Filippa le ha raccontato di questo rapporto, nei termini che lei ha detto?
G.L.: Sì, mi disse che voleva fare le cose diverse da quello che fa una donna.
P.M.: Questo glielo disse la…
G.L.: Invece di far l’amore veramente, voleva fare il verso… di dietro.
P.M.: La Filippa le disse che usava vibratori, cose di questo genere?
G.L.: Lei la mi disse così. Non mi disse del vibratore.
P.M.: Di vibratori non gliene parlò.
G.L.: ‘Un so se l’ha portato o no, questo ‘un lo so.
P.M.: Senta ancora una cosa, lei ha ancora spiegato che c’era un parente, o comunque… anzi, scusi, la domanda è questa: sa se a Vanni c’erano altre persone che gli procuravano prostitute?
G.L.: Mah, come lassù a San Casciano?
P.M.: A San Casciano o altrove. Lei ha riferito una cosa del genere, lo ricorda?
G.L.: A Firenze c’aveva un nipote.
P.M.: Ecco, proprio questo. Come ha saputo che era il nipote? Se l’ha saputo, perché questo ha detto.
G.L.: Di molte volte veniva a San Casciano, mi disse: ‘questo è il mi’ nipote’, e io…
P.M.: No, io le chiedo: sa se il nipote gli procurava le prostitute o gli dava gli indirizzi?
G.L.: Me l’ha detto anche di parola sua.
P.M.: Di parola sua il Vanni, o di parola sua il nipote?
G.L.: No, il Vanni che c’era il nipote che scopriva delle donne.
P.M.: Lei sa dove questo nipote… Come si chiama il nipote, lo sa?
G.L.: Mauro, Marco, non me ne ricordo…
P.M.: Non se lo ricorda. Che mestiere fa questo nipote?
G.L.: Una specie di rosticceria, piccola, lì, però io non ci sono mai andato.
P.M.: E lo sa dov’è questa rosticceria?
G.L.: È dopo piazza Torquato Tasso, si va a diritto giù.
P.M.: Mi scusi, da qua…? Da piazza Torquato Tasso, sì, ho capito male io.
G.L.: C’è una strada si va giù e si ritorna verso Porta Romana, e invece c’è questa va giù e c’è rosticceria c’è trattoria…
P.M.: Quindi, lei l’ha vista, c’è stato, da fuori…
G.L.: No, io ho visto dentro questo locale piccolo.
P.M.: In questo locale c’è stato quindi.
G.L.: No, no, io son passato a prende’ della roba perché lavoravo, in quel periodo, lavoravo in un posto lì.
P.M.: E come fa a sapere che quel locale dello zio di Vanni?
G.L.: No, ma io ci son passato di lì e l’ho visto dentro, sicché…
P.M.: Ah, ha visto dentro Vanni. O ha visto dentro…
G.L.: No, io l’ho visto dietro…
P.M.: … il nipote.
G.L.: … questo nipote, però ‘un mi ricordo il nome, come si chiama.
P.M.: Non ha importanza. Senta una cosa, lei, parlando di questi fatti, ha detto che a volte con Mario Vanni avete parlato del modo con cui lui andava con queste donne, del tipo di rapporti che aveva. Ricorda qualcosa? Grossomodo l’ha già detto, ma ricorda discorsi specifici fatti con Vanni?
G.L.: Mah, lui c’andava, se faceva col coso di dietro, questo non lo so.
P.M.: Gliel’ha detto lui. Gliel’ha raccontato Vanni e la Filippa nei termini che c’ha detto. Lei dice – e io le faccio presente, glielo contesto – che il 13/02/96 comunque, sostanzialmente, è quello che lei dice, però lo dice con maggiore dovizia di particolari, quindi glielo faccio presente per capire se è così, dice: “Con Vanni è capitato di parlare di donne, e lui mi ha detto che quando andava con le donne non gli riusciva di fare niente. Mi diceva che aveva bisogno di vibratori e di aggeggi del genere. Andava a Firenze da solo, da un suo nipote, che ha un ristorantino piccolo, vicino a piazza Tasso, che gli trovava le donne.” È così?
G.L.: Sì.
P.M.: Lui diceva che non gli riusciva far niente?
G.L.: Mah, questo me l’ha detto anche di suo. Me l’ha detto anche lui.
P.M.: Lui Vanni.
G.L.: Mario Vanni.
P.M.: Ma gliel’hanno detto anche queste donne da cui, per caso, gli hanno riferito che lui aveva…
G.L.: Mah, io… queste donne io non ne conosco mica.
P.M.: L’unica che lei ha raccontato sarebbe la Filippa che gli ha fatto questo racconto, è così?
G.L.: Sì, sì.
P.M.: Il nipote si chiama Paolo, per caso.
G.L.: Mi pare. Non me ne ricordavo di preciso come si chiama.
P.M.: Domando, eh. Senta una cosa, un argomento… due argomenti in particolare. Le ha mai parlato il Vanni di dove veniva custodita la pistola con cui lei ha raccontato, nel corso dell’incidente probatorio, che venivano fatti questi omicidi?
G.L.: Dove la tenevano?
P.M.: Sì. Gli ha mai raccontato Vanni dove veniva conservata?
G.L.: Mah, questa io in casa sua non l’ho mai vista.
P.M.: A casa di Vanni, no. Le ha mai raccontato Vanni se sapeva lui dove veniva conservata? Da Pacciani o da chi altri.
G.L.: No, da Pacciani.
P.M.: Lui diceva che la pistola la teneva Pacciani. Lei diceva Vanni, o lei l’ha mai vista la pistola da qualche parte? Prima di tutto, Vanni le ha mai detto dove la teneva il Pacciani?
G.L.: Come diceva lui, Pietro la teneva giù… giù dove c’è la macchina, nel garage. Poi io non ho visto…
P.M.: Nel garage della sua casa. Cioè, lui ha due case o ha una casa sola? Lei lo sa?
G.L.: No. Mah, dove sta a Mercatale?
P.M.: Dove stava a Mercatale. Nel garage della casa di Mercatale.
G.L.: Nel garage della casa.
P.M.: Lei dice: ‘non ho visto bene’, nel senso che ha intravisto o proprio sa solo i discorsi di Vanni a proposito della pistola?
G.L.: Mah, io proprio vista così, ‘un l’ho vista proprio.
P.M.: Nella casa. Le ha detto nel garage come e dove veniva custodita? Il garage forse è grande, no? O, insomma, piccolo che sia avrà…
G.L.: Sì, sarà stata in una cassettina.
P.M.: No, sarà stata, scusi, lei sa se era… Prego, dica lei, sennò io…
G.L.: No… Come mi disse Mario, l’era una specie di cassetta per mettici le pistole, così, normale. Poi io non l’ho vista per bene se la c’era in questo coso o no.
P.M.: Lei una cassetta l’ha vista o no?
G.L.: Ho visto una cassetta, però era chiusa. Non so se c’era…
P.M.: Questa cassetta era nel garage?
G.L.: Sì, c’era delle cose apposta dalle parti, no. Dalle pareti ci mettan de’ cosi di legno per mettici la roba sopra…
P.M.: Delle scaffalature.
G.L.: Sì, delle cose apposta.
P.M.: Lei ha visto una scatola…
G.L.: Però, quello lì… ‘un l’ho vista… nella scatola, di fori come fai a vedella se la…
P.M.: Gliel’ha detto Vanni che nella scatola c’era contenuta la pistola.
G.L.: Mi disse quell’altro c’era una cosa così, poi…
P.M.: Quell’altro, cioè, Vanni le disse questo?
G.L.: No, Pietro e disse c’era questa cosa qui.
P.M.: Lo disse lo stesso Pietro.
G.L.: Però, ‘un m’ha detto se l’era qui o no.
P.M.: Lei, comunque, in questo scaffale questa scatola l’ha vista.
G.L.: Ho visto una scatola così, poi ‘un so’ mica andato a vedere…
P.M.: La scatola così, ricorda se era di legno, di metallo, grande, piccola?
G.L.: Mah, io di preciso… preciso non mi ricordo, se l’era fatta di coso o no.
P.M.: L’ha vista una volta sola o l’ha vista più volte questa scatola?
G.L.: No, l’ho vista lì sopra non tante volte, perché io ‘un c’andavo mica spesso a trovarlo.
P.M.: Quando lei è andato nel garage di Pacciani, l’ha vista sempre o a volte non l’ha più vista.
G.L.: No, io l’ho vista sempre in questa cassetta.
P.M.: Lei è sicuro di non averla mai vista dentro se c’era o meno?
G.L.: Mah, ‘un posso mica andare a vede’ se c’è.
P.M.: Ho capito, dico, casualmente vista aperta.
G.L.: No.
P.M.: No. Lei sa se poi questa cassetta ha poi, successivamente, cambiato posto?
G.L.: Io non ci sono tornato, non lo so…
P.M.: Vanni le ha mai detto niente in proposito?
G.L.: No.
P.M.: Questa cassetta l’ha vista a lungo, per tante volte di seguito o…?
G.L.: Io ‘un è che ci sono andato spesso a casa sua.
P.M.: Lei quante volte è stato in questo garage a sua memoria?
G.L.: Io son stato su, dove era a fa’ i lavori da principio.
P.M.: E nel garage ricorda quante volte ha visto questa cassetta?
G.L.: Quante le so… ‘un so mica andato sempre giù, stavo su insieme a lui, parlando così del lavoro, che faceva lui, poi…
P.M.: Le volte in cui è andato in garage, le ricorda quante volte può essere capitato?
G.L.: Mah, una volta o due al massimo, non di più.
P.M.: In entrambe le occasioni, se sono due, ha visto la cassetta?
G.L.: Sempre nel solito posto.
P.M.: Nel solito punto. Questo garage era aperto o chiuso?
G.L.: No, dalla casa c’è una scala e va giù verso il garage, sicché non si può passa’ di fuori, c’è la scaletta apposta che va giù nel garage.
P.M.: Senta ancora una cosa, lei ha mai visto, indipendentemente dagli omicidi di cui ha già parlato nel corso dell’incidente probatorio, e poi ci torniamo, ha mai visto, indipendentemente dai momenti in cui sono stati commessi gli omicidi che lei ha descritto, se Vanni aveva un coltello? Ha visto più volte. . . Ha visto mai Vanni con in mano coltelli?
G.L.: Mah, durante queste cose?
P.M.: Sia durante gli omicidi, che l’ha già descritto, io le chiedo se gliel’ha visto anche in momenti diversi degli omicidi che lei ha già descritto, e poi ci torniamo.
G.L.: Mah, io l’ho visto solamente in quei momenti lì.
P.M.: Nei momenti dell’omicidio. Ricorda com’era, che tipo era questo coltello?
G.L.: Abbastanza grande. Non lo so di preciso, uno può dire così o meno. Non posso giudica’ preciso…
P.M.: Ma tipo, non so, lei mi sembra abbia detto di tipo da cucina, è così? Tipo tagliere del pane.
G.L.: Da cucina, tanto piccolo non è.
P.M.: Quello che ha visto lei è tipo…
G.L.: È giù per su così, con la punta e un pochino di coso… l’ago… insomma, la lama…
P.M.: Lama piuttosto larga, e la punta. Lei ha visto anche il manico?
G.L.: Il manico, sì, l’ho visto.
P.M.: Era di legno, di metallo, di…
G.L.: Io l’ho visto di legno.
P.M.: Di legno. Ricorda di che colore? Chiaro, scuro?
G.L.: Mah, sullo scuro.
P.M.: Era un coltello, per così dire, consumato, usato o nuovo?
G.L.: Mah, Novo, proprio novo, a vedello così ‘un’era.
P.M.: Non era. Senta, lei ho visto fa dei segni con la mano, ci può essere più preciso su… per quanto riguarda la lunghezza della lama?
G.L.: Mah, la lunghezza della lama, come fo a giù… ‘un lo so, sarà giù per su così.
P.M.: Mi scusi, per lei quel così…
G.L.: No, così, poi c’è il manico, sarà quanto una mano il manico.
P.M.: Il manico quanto una mano, e la lama?
G.L.: E la lama. . .
P.M.: Ci può dire in centimetri se lei ci riesce?
G.L.: Giù per su così…
P.M.: 20-25 centimetri.
G.L.: Posso dire che sia un po’ di più, ora ‘un posso giudicare…
P.M.: 30 centimetri di lama o tutto il coltello?
G.L.: Mah, tutto il coltello ‘un so di preciso quanto viene.
P.M.: Tutto il coltello è più lungo di quella misura che lei sta mostrando…
G.L.: No, ma io dico questa è la lama, questa qui.
P.M.: Quella che lei sta mostrando è solo la lama. Quindi, un 25 anche 30 centimetri sono quelli lì, mi sbaglio o è una misurazione giusta?
G.L.: Mah, io ho detto così, però posso anche… non lo so… posso sbagliare…
P.M.: Sono pienamente d’accordo, sono indicazioni sulla base del suo ricordo.
G.L.: Sì.
P.M.: Lei l’ha visto così. Più c’era il manico, grosso come una mano, del colore che lei ci ha detto. Senta ancora una cosa relativo a queste… alla conoscenza col Vanni e col Pacciani, indipendentemente dagli omicidi.
P.M.: Le ha mai raccontato il Vanni se loro, prima di uccidere le coppie, le seguivano? Se erano abituati a andare a vederle prima di decidere di andarle a uccidere?
G.L.: Questo sì.
P.M.: Come le ha raccontato, lo ricorda?
G.L.: Sì, andavano a vede… prima di fare il coso.
P.M.: Erano abituati a seguirle.
G.L.: No, semmai andava a fare… come si chiama?
P.M.: I sopralluoghi.
G.L.: Sì, ecco.
P.M.: Sopralluoghi, è questa la parola. E andavano lui e Pietro. Così le ha detto Vanni?
Presidente: Parli, parli.
Avv. Nino Filastò: Lasciamo parlare lui, però, Pubblico Ministero. ‘L’ha detto Pietro’, ‘sopralluoghi’, insomma praticamente…
Presidente: Infatti.
P.M.: Boh, tutto sommato…
Presidente: Lotti, su.
P.M.: Ricorda questi episodi come le ha raccontato il Vanni?
G.L.: Sì. Andavano, come si chiama? A vedere, non so, un nome che non mi viene in mente ora…
P.M.: Va be’, allora, cosa facevano, al di là del nome, sennò…
G.L.: Come vedere le coppie così…
P.M.: Nei giorni prima.
G.L.: Sì.
P.M.: Ho capito. Quando poi decidevano d’ammazzarle o le andavano a vedere in genere, facevano i guardoni?
G.L.: Hanno fatto i guardoni, certo.
P.M.: Senta una cosa, un altro argomento di cui lei… io non le ho fatto queste domande nel corso dell’incidente probatorio, gliele faccio ora. Le ha raccontato il Vanni come si procuravano i proiettili per questi delitti?
G.L.: Per la pistola?
P.M.: Sì.
G.L.: Mah, c’era uno di San Casciano, ‘un mi ricordo il nome come si chiama, un certo…
P.M.: Cosa faceva di mestiere questa persona?
G.L.: Era un carabiniere.
P.M.: Lo dica apertamente, tanto l’ha già detto, poi io glielo contesto, non deve avere… eh.
G.L.: No, no.
P.M.: Era un carabiniere. Il nome non se lo ricorda, vediamo.
G.L.: Che gli procuravano questi proiettili.
P.M.: Questo gliel’ha detto Vanni o glielo ha detto anche il Pacciani?
G.L.: No, l’ha detto Vanni e Pacciani.
P.M.: Gliel’hanno detto entrambi, che c’era un carabiniere… della stazione di San Casciano o di un altro posto?
G.L.: Loro mi dissero così, che si servivano… che li serviva lui. M’hanno detto, poi io…
P.M.: Così le hanno detto. Lei questa persona, questo carabiniere l’ha mai visto?
G.L.: No, io l’ho visto di vista, ‘un è che lo conoscessi tanto bene…
P.M.: Lei lo conosceva o no?
G.L.: Faceva servizio qui a San Casciano.
P.M.: Era un carabiniere di San Casciano. Ricorda se era un graduato, se era un appuntato?
G.L.: Questo come fo a dillo?
P.M.: Lei in fotografia l’ha riconosciuto. Ricorda che fece questo riconoscimento…
G.L.: Se era appuntato, se era coso, questo non so…
P.M.: Lei questa persona, questo carabiniere ricorda, geograficamente, se era toscano… per l’appunto mi è venuto il nome… se era delle nostre parti o se era…
G.L.: Mah, delle nostre parti…
Avv. Nino Filastò: Il Pubblico Ministero … questa… Perché…
P.M.: Io gli sto chiedendo se era…
Avv. Nino Filastò: Ma lei ha detto: ‘toscano’, Pubblico Ministero.
P.M.: … delle nostre parti o no.
Avv. Nino Filastò: Se era toscano…
(brusio)
P.M.: Avvocato, ha fatto un riconoscimento fotografico.
Presidente: Non c’è da drammatizzare.
P.M.: Ha fatto un riconoscimento fotografico.
Avv. Nino Filastò: Io non so… La Corte non sa che cosa abbia fatto il signor Lotti fino ad ora. Bisogna partire…
Presidente: Stiamo sentendo, stiamo sentendo.
Avv. Nino Filastò: Ecco, questa è la prova che si sta formando al dibattimento. Così m’hanno insegnato e vuole il Codice di procedura penale…
P.M.: Anche a me, avvocato. Ce l’hanno insegnato a entrambi.
G.L.: Allora, devo parlare o sta’ zitto, ‘un lo so io.
Presidente: No, no, deve parlare e molto. Va be’, stia calmo, stia calmo, signor Lotti.
G.L.: Perché ‘un lo so, eh.
P.M.: Stia calmo, signor Lotti.
G.L.: No, aspetti…
P.M.: Ho sbagliato io nel formularle la domanda.
Presidente: Va bene, stia calmo.
G.L.: No, so’ calmo io, so’ calmo.
P.M.: Ho sbagliato io.
G.L.: Che il nome è Toscano, poi se è toscano…
P.M.: Oh, molto chiaro, ho sbagliato io a formula…
G.L.: Se era siciliano no, perché la parlata mi pareva un po’ diversa da quella toscana, poi…
P.M.: Perfetto.
G.L.: ‘Un posso dire se è siciliano o napoletano. Questo…
P.M.: Ha superato tutta l’impasse, visto ci siamo accalorati per niente. Lei ricorda se questo carabiniere, che ora lei s’è ricordato si chiamava Toscano, indipendentemente dalla sua provenienza geografica. ..
G.L.: Lo chiamavano Toscano, poi, questo…
P.M.: Non lo sa. Se questo carabiniere sapeva che i proiettili servivano per fare gli omicidi, gliel’ha detto Mario?
G.L.: Mah, li serviva lui, poi non lo so se li serviva per queste cose qui.
P.M.: Sì, mi scusi…
G.L.: Sì, sì.
P.M.: Quando Mario le diceva: ‘ce li da’, Mario le diceva che questo signore era al corrente che poi li adoperavano per fare gli omicidi?
G.L.: Sarà stato al corrente di certo. Io non posso
P.M.: Sarà stato di certo, o gliel’ha detto Mario?
G.L.: Sì, me l’ha spiegato Mario.
P.M.: Mario le ha spiegato così?
Presidente: Cosa le ha spiegato?
P.M.: Cosa le ha spiegato? Dice il Presidente.
G.L.: No, mi ha spiegato di queste cose che faceva sempre a lui, a questo Toscano.
P.M.: E questo Toscano sapeva a cosa servivano quei proiettili? Secondo il racconto di Mario.
G.L.: Mah, questo a me non me l’ha detto, questo fatto.
P.M.: Dunque, lei dice…
G.L.: Sì, può darsi abbia detto qualche cosa, ora non me ne ricordo bene.
P.M.: Allora, lei dice: “Ho saputo, direttamente dal Vanni, che le munizioni”.- siamo all’interrogatorio del 12/03/96 – “che le munizioni per la pistola venivano fornite al Pacciani da un amico e che il Vanni, insistendo, gli aveva riferito che l’amico era l’appuntato dei Carabinieri Toscano, l’appuntato Toscano. Fornendo le munizioni era al corrente dell’uso che ne veniva fatto, così mi diceva il Vanni”.
G.L.: Sì, per l’uso… per quello che dovevano fare, per gli omicidi.
P.M.: Ho capito. Ha mai vis… Lei ha mai parlato con questo carabiniere Toscano? Lei…
G.L.: No, veniva al bar. Ma io non c’avevo nemmen tanta…
P.M.: L’ha visto parlare col Vanni?
G.L.: Mah… no, io non l’ho visto parlare.
P.M.: Non l’ha visto mai, o non si ricorda? Le contesto che lei dice, dichiarazioni al P.M. 23/03/96: “A me il Vanni disse che i proiettili il Toscano glieli aveva dati prima dell’omicidio di Vicchio. Il Vanni mi disse che gli forniva i proiettili quando c’erano omicidi da fare”. E aggiunge: “Ho visto Vanni a volte parlare con il Toscano in piazza”. È così?
G.L.: Sì, però io non c’ero lì, ero verso il bar.
P.M.: Allora, lei era lontano e ha visto questo appuntato dei Carabinieri…
G.L.: I’ che dicevano fra sé, questo io non…
P.M.: … che parlavano fra sé.
G.L.: Non è che…
P.M.: La mia domanda era: se li ha visti mai parlare fra sé.
G.L.: Sì, sì. Io li ho visti parlare, però io non c’ero lì vicino.
P.M.: Cosa dicevano non lo sa. Ha mai visto il Toscano parlare con il Pietro Pacciani?
G.L.: Mah, io non ho visto, no.
P.M.: No.
Presidente: Voce, voce.
G.L.: Sì, sì, mi scusi eh, Presidente.
Presidente: Ha detto di no comunque.
P.M.: Senta… Sì, sì. Lei sa, da quello che le ha raccontato Mario Vanni, che i proiettili venivano dati a Mario e poi Mario li portava a Pacciani? O se era un contatto diretto Toscano…
G.L.: Gli erano contatti fra lui e Mercatale, quello di Mercatale.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Come… gl’è spiegato così.
P.M.: E quello di Mercatale, cioè sarebbe Pacciani?
G.L.: Sì.
P.M.: Ma lei questi contatti li ha visti personalmente, o li ha sentiti raccontare solo da Vanni?
G.L.: No, allora… Io non ho visto nessun dei due, di quelli. Né Toscano, né il coso.
P.M.: L’ha sentito raccontare da Vanni, questo?
G.L.: Sì, che gl’aveva cosato… gl’aveva dato questi cosi.
P.M.: I proiettili. L’ha sentito parlare in più occasioni, più volte?
G.L.: No, più occasioni no.
P.M.: Ho capito. Lei dice, il 12/03/96: “Mario mi disse che il Toscano dava i proiettili a lui – Vanni – e che poi li faceva avere a Pietro, perché non stava a San Casciano, come invece abitavano Toscano e Vanni. Io, Toscano, lo conoscevo di vista, ma non ci parlavo”. È così?
G.L.: Sì.
Presidente: Cioè, come? Vanni… I proiettili li riceveva il Vanni e poi lui li passava al Pacciani?
G.L.: Sì, è così. Mo, forse mi sono…
P.M.: E così come ha detto…
G.L.: Mi sono un pochino cosato io, da me.
P.M.: Al di là del “cosato”, è come ha detto ora?
G.L.: Di…
P.M.: Lo dica lei.
G.L.: Sì, sì, sì.
Presidente: Ma no “sì”. Ci dica come è avvenuto, cosa gli ha detto il Vanni. Siccome lei parla di discorsi fatti dal Vanni.
G.L.: Mi spiego per bene io, semmai.
Presidente: Spieghi per bene.
P.M.: Provi a spiegare meglio ancora.
G.L.: Lui… Vanni, insomma li recapitava a lui e poi gl’andava direttamente a Mercatale.
P.M.: Li recapitava, cioè li dava a Vanni.
G.L.: Sì.
P.M.: E poi Vanni li portava a Mercatale.
G.L.: Forse innanzi non mi sono spiegato bene io, sul fatto…
P.M.: Comunque queste sono cose che lei non ha mai visto. Sono racconti che gli ha fatto Vanni. È così?
G.L.: Sì, sì.
P.M.: Sono racconti che gli ha fatto anche Pacciani che… L’ha sentito dire anche da Pacciani che i proiettili li dava…
G.L.: Pacciani lo vedevo meno perché lui gli sta un po’ distante, non è che…
P.M.: Ma al di là di vederlo, il Pacciani le ha mai detto personalmente che i proiettili li dava al Toscano? O l’ha saputo solo da Vanni?
G.L.: Sì, da Vanni e basta.
P.M.: Da Vanni e basta. Ha sempre detto così.
P.M.: Vorrei passare a un altro argomento, di cui non abbiamo parlato approfonditamente nel corso dell’incidente probatorio. Io non gliel’ho chiesto e invece, nel corso delle indagini, ne ha parlato. E è l’argomento della lettera di minacce – della lettera, mi scusi, lei ha detto di minacce nel corso dell’incidente probatorio, quindi io ho già anticipato questo – che il Vanni ha ricevuto da Pacciani. Io le chiedo: lei sa il motivo… Anzi, sa se a seguito di queste minacce Vanni aveva paura, era impaurito?
G.L.: Su questo fatto sì.
P.M.: Aveva paura.
G.L.: A vederlo anche di faccia, si vedeva che un po’ di paura, su questa lettera…
P.M.: Aveva un po’ di paura. Lei ha mai avuto occasione di vedere, dopo la scarcerazione di Pacciani, il Vanni in piazza che vedeva Pacciani?
G.L.: Sì, li ho visti una volta. A sedere, dove c’è una specie di… come si chiama? Che c’è dei fiori, c’è una pianta, non lo so.
P.M.: E si misero a parlare, o il Vanni tenne un. . .
G.L.: No, no. Lo vedde, da principio rimase un po’… non tanto contento. Insomma rimase un po’ come perso, come dire… E lo vedde sedere in questa cosa, in queste cassette che c’è dei fiori.
P.M.: La panchina con una cassetta?
G.L.: No, son tutte le cassette grande, che mettano quando fanno il mercato. Cassette grandi così.
P.M.: In piazza a San Casciano.
G.L.: Sempre nella parte del piazzone.
P.M.: Lei con chi era quel giorno?
G.L.: Io ero con lui.
P.M.: Con lui chi?
G.L.: Con Mario. Mario Vanni.
P.M.: E vedeste Pacciani.
G.L.: E vedde lui Pietro.
P.M.: Era giorno, era sera?
G.L.: No, era giorno, giorno.
P.M.: Uhm. E cosa successe?
G.L.: Nulla perché non ci andette là, perché disse: ‘non ci vado là io’.
P.M.: Come mai? Le sembrò che avesse paura, o spiegò il perché…
G.L.: Come veddi io, gl’aveva paura.
P.M.: Fece finta di non vederlo, si allontanò? O…
G.L.: No, perché lui gl’era distante. Noi s’era indo’ mettano i fogli delle votazioni. C’è un cartello a posta al bar, dalla parte di qua.
P.M.: Al muro.
G.L.: Noi s’andava in su a piedi e vedde questa persona. Io non l’avevo nemmeno visto che l’era Pietro.
P.M.: Da lontano.
G.L.: Sì, ma gl’era distante quanto in fondo all’aula qui, non era di molto distante. E allora lì vedde lui e disse: ‘si torna indietro?’ ‘Mah, scusa i’ che ti fa? Che hai paura di lui, ci sono io’. Insomma, non c’è stato verso, non c’è andato, non c’è passato da quella strada.
P.M.: Non ci volle passare.
G.L.: No.
P.M.: E cosa faceste?
G.L.: Eh, si ritornò Verso la piazza.
P.M.: Il Pacciani vi vide, o non lo sa se vi vide?
G.L.: Non lo so, l’avrà visto di certo.
P.M.: Vi venne incontro?
G.L.: No, no, gl’era a sedere lì. Però non so se gl’era venuto a prendere della roba a San Casciano. Questo io…
P.M.: Le ha mai parlato, il Vanni, di aver ricevuto telefonate dal Pacciani?
G.L.: Due telefonate mute e una minacciosa.
P.M.: È molto preciso. Come mai le ricorda così bene? Gliel’ha raccontate…
G.L.: No, perché me l’ha dette precise lui. L’ha dette lui, sicché. Io dico quello che m’ha detto.
P.M.: Certo. Una minacciosa, in che senso?
G.L.: Sarà stata per via della lettera. Questo…
P.M.: E che minaccia gli faceva?
G.L.: Gli diceva che… di star zitto sennò gli faceva… insomma…
P.M.: Di star zitto?
G.L.: Minacce che lo ammazzava.
P.M.: Minacciava di ammazzarlo e di stare zitto.
G.L.: Questo io non me la spiego…
P.M.: Così disse Vanni. Lei ricorda, sa collocare nel tempo, sa quando avvenne questa telefonata di minacce, o non lo ricorda?
G.L.: L’anno…
P.M.: Era stato scarcerato il Pacciani, ha detto?
G.L.: No, ma io a quell’epo… credo gl’era dentro, credo.
P.M.: Allora la telefonata sarebbe arrivata mentre Pacciani era in carcere.
G.L.: Non lo so…
P.M.: Così le hanno…
G.L.: Non so se si possono fare le telefonate. Quello non lo so io.
P.M.: Il racconto che lo ricorda lei… Possono, hanno il permesso di farlo, certo.
G.L.: Questo io non lo so.
P.M.: Quando i parenti non vanno, si può convertire il diritto di colloquio con la telefonata. Senta ancora una cosa, e della lettera di minacce di cui ha parlato nell’incidente probatorio – io le vorrei chiedere…
G.L.: Ma sempre di quella lettera per via delle minacce no?
P.M.: Sì.
G.L.: Sì, ho capito.
P.M.: Non so se c’è altre lettere. Io le chiedo di quella lettera di cui lei ha parlato nell’incidente…
G.L.: Io so di quella lettera lì.
P.M.: Ecco, lei ricorda…
G.L.: Poi di altre non lo so.
P.M.: Va be’. Parliamo di quella, perché a me interessa quella. Lei, ci vuole spiegare meglio, questa lettera se gliene ha parlato Mario, l’ha vista, sa se Mario ne ha parlato con qualcuno? Lei, su questi argomenti, è stato molto diffuso, nel corso delle indagini ha spiegato molte cose. Vuole rispiegarcele oggi?
G.L.: Sì, questa lettera io l’ho vista io, però io non l’ho letta a dire la verità.
P.M.: Non l’ha letta.
G.L.: No. Me l’ha fatta vedere così, e poi… Dice: ‘indo’ devo andare per farla guardare per…’
P.M.: Gli ha spiegato che tipo di minacce erano?
G.L.: Questo non me l’ha detto.
P.M.: Le ha detto che era di Pacciani?
G.L.: Sì, quello ho detto dianzi, le minacce… della telefonata che lo ammazzava. Non lo so pe i’ che, questo non l’ho capito.
P.M.: Senta un po’, in questa lettera di minacce che doveva ammazzarlo, le disse che era di Pietro Pacciani questa lettera?
G.L.: Sì.
P.M.: E lei cosa ha visto? La busta, l’indirizzo?
G.L.: No, io ho visto la busta e basta, ma non ho m’ha fatto vedere altro.
P.M.: Quando gliel’ha fatta vedere dove eravate?
G.L.: Al principio lì, per andare in piazza.
P.M.: Eravate sempre lì, insomma, in piazza di San Casciano, a piazza dell’Orologio?
G.L.: Sì, insomma, sempre…
P.M.: Vi incontravate lì, insomma.
G.L.: Al principio del piazzone, andando in su verso la piazza.
P.M.: E cosa le disse? Cosa ne avrebbe fatto di questa lettera? Aveva paura?
G.L.: Sì, paura… A quel punto lì disse: ‘indo’ la devo portare?’ ‘Mah, portala a una persona che se ne intende un pochino… che si intende di questi affare qui’, non lo so io.
P.M.: Lo consigliò lei, o ci voleva andare già da solo?
G.L.: No, io gli consigliai così, poi c’è andato da sé, io non ci sono andato.
P.M.: Anda… Cosa le consigliò e dove è andato?
G.L.: Lui gl’è andato… No, dai Carabinieri non c’è andato, perché l’ho visto andare in su, verso la parte indo’ c’è l’avvocato.
P.M.: L’avvocato chi?
G.L.: L’avvocato Corsi. Poi se c’è andato, questo non sono sicuro io.
P.M.: Corsi, bene. Gli ha raccontato poi che era andato o meno, dall’avvocato Corsi?
Avv. Gabriele Zanobini: No, no, la domanda, la domanda.
P.M.: Gli ha raccontato se era andato o no dall’avvocato Corsi?
G.L.: Sì, me lo disse gl’era andato.
P.M.: Quindi lei non ha visto andarcelo, ma gliel’ha detto lui.
G.L.: Me l’ha detto lui, io come fo… Che vo a dire: ‘dimmi dove sei andato?’ Io non…
P.M.: Gliel’ha raccontato lui dopo. E le chiedo ancora una cosa: sa, le ha riferito il Vanni cosa l’avvocato Corsi gli aveva detto?
G.L.: Gli aveva detto di stare tranquillo, però lui gl’era sempre impaurito.
P.M.: Nonostante il fatto che gli avesse detto di star tranquillo, era impaurito.
G.L.: Su questa lettera…
P.M.: Lei, l’avvocato Corsi, lo conosce?
G.L.: Lo conosco, però non còme Mario. Mario lo conosce molto meglio di me. Sicché gli andavano fuori a mangiare, a fare le cene.
P.M.: Lei è stato anche a far cene con l’avvocato…
G.L.: Qualche volta ci sono stato. Non parecchie volte, eh.
P.M.: Mario, invece, Vanni lo conosce meglio, 1’avvocato?
G.L.: No… Vanni c’è stato diverse volte. Io non ci andavo…
P.M.: Andava a cena, o andava a…
G.L.: No, c’andava anche a cena insieme.
P.M.: Anche a cena. Qualche volta c’è andato anche lei?
G.L.: Qualche volta sono andato anch’io.
P.M.: C’era anche Mario?
G.L.: Sì, c’eran quasi tutti quelli di San Casciano.
P.M.: Cioè…
G.L.: Insomma, quelli che conosceva l’avvocato, non è che…
P.M.: Ho capito. Senta ancora una cosa, lei ha’ mai avuto l’opportunità di chiedere prestazioni di lavoro da parte dell’avvocato? Gli ha mai chiesto…
G.L.: Di lavorare per me?
P.M.: Sì.
G.L.: No, a me no.
P.M.: Ha mai avuto motivo di andare dall’avvocato, cause, incidenti?
G.L.: Io c’ho avuto un incidente con un 124 celeste.
P.M.: E andò dall’avvocato Corsi?
G.L.: Mi dissero: ‘vai dall’avvocato’, gli è un avvocato…
P.M.: Lei c’è andato?
G.L.: C’andetti e risortii… Insomma, presi più che costava la macchina.
P.M.: Quindi le risolse il suo problema. Ho capito.
G.L.: Mah, la macchina che mi picchionno era una macchina straniera, sicché. Si fa tutte le pratiche e ogni cosa, ci voleva del tempo. Insomma, ce la feci a prendere i soldi.
P.M.: Quindi, l’avvocato Corsi…
G.L.: Presi di più di quello che costava la macchina.
P.M.: Benissimo. Lei ricorda se questo episodio, in cui lei andò dall’avvocato Corsi, era antecedente della lettera a Vanni?
G.L.: Questo come fo a ricordammi?
P.M.: Non se lo ricorda.
G.L.: No.
P.M.: A che macchina era l’incidente? Guardiamo se si risale…
G.L.: La mia?
P.M.: Sì. Qual era la sua
G.L.: Un 124 celeste.
P.M.: Ho capito. Ci risaliamo da quello. Senta ancora una cosa…
G.L.: La targa ora di preciso non…
P.M.: No, no, la targa non importa. Se se la ricorda meglio.
G.L.: E42… però non mi ricordo… proprio in fondo no. Ne ho cambiate tante, sicché come fo a ricordammi di tutte.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Tutte macchine vecchie, sicché non è che…
P.M.: Vorrei tornare al discorso della lettera, che lei dice la vide. Lei, nel corso delle indagini, al P.M. che glielo chiedeva, il 12/03/96 dice: “La vidi, ma potei leggere solo qualche parola. E il Vanni gli diceva che Pacciani lo minacciava di ammazzarlo se parlavo”. Cioè, lei lesse qualche parola, in che senso? L’indirizzo, o dentro il contenuto della lettera?
G.L.: Mah, io veddi solamente l’indirizzo. Dentro non 1’ho guardata.
P.M.: Allora quando lei dice: “Vidi solo qualche parola”, intende l’indirizzo, o ebbe modo di vedere anche qualche parola dello.. .
G.L.: No, l’indirizzo e basta. Però, a me non me l’ha fatta vedere. La lettera proprio no, dentro i’ che c’era scritto.
P.M.: Il dentro non l’ha visto. Lei sa se questa lettera conteneva minacce solo a lui, Vanni, o anche a qualchedun altro?
G.L.: Mah, questo come fo a dillo? Non lo so.
P.M.: Non gli ha detto nulla il Vanni. Lei ricorda se il Vanni gli ha raccontato che Pacciani minacciava anche la moglie?
G.L.: Sì, questo me l’ha riferito, sì.
P.M.: E era la minaccia in quella lettera lì?
G.L.: Come m’ha riferito lui, sì. Come m’ha riferito Mario Vanni, sì.
P.M.: Vanni gli disse se questa lettera l’aveva fatta vedere alla moglie del…
G.L.: Questo come fo a…
P.M.: Non lo sa. Alla moglie del Pacciani intendo.
G.L.: Non posso mica interferire sulle cose sua.
P.M.: Lei sa se Vanni gli ha raccontato di aver fatto vedere la lettera alla moglie di Pacciani?
G.L.: No, questa lettera l’hanno mandata a Mercatale.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Però non l’ho portata io, l’ha portata un certo Renzo Nesi.
P.M.: La lettera fu poi portata alla moglie, come lei lo sa. Lei l’ha saputo dal Nesi, o dal Vanni?
G.L.: Sì, dal Vanni.
P.M.: Dal Vanni. E le disse, il Vanni, cosa aveva detto la moglie di Pacciani di questa lettera, o del fatto che gliel’avevano portata?
G.L.: Questo… la portonno, non lo so i’ che gl’hanno detto. Questo non…
P.M.: Senta una cosa, lei ha mai avuto occasione di vedere Vanni e l’avvocato Corsi parlare fra sé in piazza?
G.L.: Sì. In un momento c’ero anch’io, in quel momento… E allora, parlavano così: di star calmo, di non aver paura, di lui, di Pietro, e basta.
P.M.: Lei era presente e parlavano quindi di queste minacce e di non aver paura…
G.L.: Per l’appunto ero lì vicino e ho sentito anch’io. E, allora…
P.M.: Ci spiega meglio cosa sentì? Lei è stato ricco di particolari, su questo. Ci vuole raccontare esattamente cosa sentì? Lei era vicino e parlavano l’avvocato Corsi e…
G.L.: No, parlavano sempre di questo fatto qui della lettera, dice di star calmo, che ‘non ti succede nulla’.
P.M.: Chi è che diceva di star calmo?
G.L.: L’avvocato.
P.M.: Al…
G.L.: A Mario.
P.M.: A Mario. E l’avvocato si accorse che lei era presente?
G.L.: Ero lì vicino, s’era insieme.
P.M.: Ho capito. L’avvocato tranquillizzò anche lei?
G.L.: A me, le minacce venivano a lui, non so…
P.M.: Ma lei era presente quando l’avvocato Corsi tranquillizzava Vanni?
G.L.: Sì, ero insieme lì con loro. Per l’appunto ero insieme.
P.M.: Ho capito. E dopo queste parole con cui, se lei ha capito bene, l’avvocato Corsi tranquillizzava Vanni, Vanni era più tranquillo, o era sempre impaurito?
G.L.: No, a quel punto lì pareva impaurito.
P.M.: Pareva impaurito lo stesso.
G.L.: Per me. Poi se gli dice: ‘stai tranquillo, non ti succede nulla’. Ma se uno gl’è impaurito, che fai?
P.M.: Ho capito. Quindi non si tranquillizzava. Io vorrei andare di nuovo al contenuto di questa lettera, visto o raccontato…
Presidente: Pubblico Ministero, Pubblico Ministero. Chiariamo un punto. A proposito di questo incontro Pacciani-Vanni…
P.M.: No Pacciani. Vanni-Corsi.
Presidente: Sì, giusto, Vanni-Corsi. Lapsus mio. L’avvocato Corsi avrebbe detto: ‘stai tranquillo, stai calmo’, eccetera. Ma ha fatto riferimento alla lettera, o diceva un discorso così, generico?
P.M.: Parlavano della lettera…
G.L.: Mah, sempre su quella lettera lì.
P.M.: Parlavano. Ho capito.
G.L.: Come ho sentito io, vicino, ero lì. Non so…
P.M.: Quindi era Vanni che diceva: ho paura perché questo mi minaccia, mi vuole ammazzare.
G.L.: Per questa cosa qui. Per questa…
P.M.: E il Corsi gli diceva: ‘non ti preoccupare’.
G.L.: Dice: ‘stai calmo, non ti succede nulla’.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Ero vicino io, ho sentito.
P.M.: E che lei ebbe modo di capire, o di vedere, quando avveniva questo colloquio il Vanni aveva la lettera in mano, o non ce l’aveva?
G.L.: No, in quel momento lì…
P.M.: In quel momento… Quindi è un momento diverso. Senta una cosa, lei dice che Vanni aveva paura che lo ammazzasse. Il Vanni gli ha mai spiegato meglio il contenuto di questa lettera? Cosa doveva fare perché non lo ammazzasse?
G.L.: Mah, io… Questo che m’ha detto lui gl’è così. Quello… e basta, non c’è altro. Non lo so.
P.M.: Lei però dice – le contesto e stimolo il suo ricordo su questo – dice: “Quando Pacciani era in carcere, Vanni aveva una grande paura” – interrogatorio 12/0 6/96 – “che succedesse qualcosa anche a lui, Vanni, e che Pacciani parlasse. Aveva paura di finire in carcere anche lui, Vanni. Lotti aggiunge che Vanni diceva sempre: ‘se fo così, bene, sennò vado dentro anch’io’. E che lo stesso Vanni gli aveva spiegato che Pacciani voleva che facesse un omicidio per farlo uscire e che lo minacciava che altrimenti prima o poi lo avrebbe ammazzato; e che avendo paura di ciò era andato più di una volta dall’avvocato Corsi”. È così?
G.L.: Quello che m’ha spiegato, è così.
P.M.: Ho capito, ma…
Presidente: Cioè, cosa? Cosa ha spiegato?
P.M.: È una minaccia piuttosto forte. Cioè, gli chiedeva di fare un omicidio?
Avv. Gabriele Zanobini: No, no, no.
P.M.: No, no. Sì, sì, scusi. Io ho letto…
Avv. Gabriele Zanobini: No.
P.M.: Io ho letto un verbale…
Avv. Gabriele Zanobini: Aspetti. Lo fa rispondere, per piacere?
P.M.: No, scusi. Calma un attimo, perché io ho letto un verbale e poi risponde.
Avv. Gabriele Zanobini: Può rispondere.
P.M.: Scusi un secondo: “no, no, no, no”, lo dice dopo che ha risposto.
Avv. Gabriele Zanobini: Appunto, ma siccome continua…
P.M.: No, io continuo a leggere il verbale.
Presidente: Avvocato Zanobini, lasciamo stare. Lotti, spieghi un po’ questo discorso.
G.L.: Quello delle minacce…
Presidente: Eh, quei discorsi che ha letto il Pubblico Ministero. Come sta la cosa?
G.L.: Sì. Come c’è scritto lì…
Avv. Gabriele Zanobini: No, no.
Presidente: Ce lo ripeta lei.
G.L.: Che lo minacciava, sennò lo faceva… lo ammazzava.
Presidente: Lo minacciava…
G.L.: No, sennò lo ammazzava… sul punto della lettera.
P.M.: Io le chiedo… Le ho contestato che lei ha riferito che nella lettera ci sarebbe stata una richiesta di Pacciani a Vanni di fare un omicidio. È così?
G.L.: Sì.
P.M.: Lei ques. ..
G.L.: Ma questo fatto quando sarebbe?
P.M.: Non ne ho la più pallida idea io, l’ha detto lei.
G.L.: No, ma dico, sul delitto o altra cosa della lettera?
P.M.: Non lo so.
(brusio)
Presidente: No, sulla lettera, sulla lettera. Parliamo della lettera ora.
Avv. Nino Filastò: Il Pubblico Ministero interrogato dal Lotti. Ho detto bene?
G.L.: No, sennò poi…
P.M.: Lei ricorda questi discorsi quando glieli ha fatti? Innanzitutto se glieli ha fatti. Secondo, quando glieli ha fatti.
G.L.: Questo, come fo a ricordammi preciso quande.
Presidente: Ma gli ha fatto un discorso di questo tipo, riferendosi alla lettera? O gli ha fatto un discorso di quel tipo indipendentemente dalla lettera?
G.L.: Sì, indipendentemente dalla lettera.
Presidente: Eh, allora ci spieghi come. Cosa gli ha detto il Vanni.
G.L.: Che lo minacciava sul fatto della lettera, così.
Presidente: Quello, lo abbiamo capito.
G.L.: Sì.
Presidente: Siccome lei dice, secondo il Pubblico Ministero, che avrebbe parlato anche di, diciamo di un ordine i dato dal Pacciani di ammazzare un’altra persona per farlo uscire dal carcere. È vero questo? E se è vero, in che termini è vero. Cosa sa di questo punto lei?
G.L.: Che doveva sortire una persona, ma lui doveva sortire?
Presidente: Lui, Pacciani.
G.L.: Sì.
Presidente: E il Vanni cosa doveva fare?
G.L.: Che doveva fare? Questo…
Presidente: Gli ha detto qualcosa il Vanni, o no? Lei ha riferito una versione al Pubblico Ministero, che l’ha letta ora il Pubblico Ministero.
G.L.: Sì.
Presidente: Ecco. Noi gli chiediamo di spiegarci un po’ meglio questa storia. Perché sembrava che fosse detto in quella lettera.
G.L.: Non mi ricordo di preciso quello che ho detto.
Presidente: Scusi, aspetti un po’. Sembrava che fosse detto in quella lettera di cui ha parlato. Ora dice: ‘in quella lettera no’. Allora, cosa gli ha riferito il Vanni di questo, diciamo, desiderio del Pacciani dal carcere?
G.L.: No, riferiva che doveva sortire uno, una persona di dentro. Però non so chi doveva sortire: se doveva sortire Pietro, o no. Questo non riesco a’ spiegare. Non lo spiego bene io.
P.M.: Sono…
Presidente: Non lo spiega bene no.
P.M.: No, non lo spiega per niente bene Lotti.
Presidente: Eh.
P.M.: È un discorso che è relativo a quella lettera, o è un discorso che non ha niente a che vedere con quella lettera?
G.L.: Per me c’ha a che vedere la lettera, compreso questo fatto.
P.M.: È nel discorso della lettera. Ho capito. E erano discorsi che le faceva Vanni e che lui, Vanni, aveva paura di essere ammazzato dal Pacciani se non faceva qualcosa.
G.L.: Sì, se non faceva qualcosa.
P.M.: Qualcosa era fare un omicidio.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma insomma, ha già risposto tre volte no. Insomma, vogliamo far così, continuare in questo modo?
Presidente: Va bene, va bene.
Avv. Nino Filastò: Anche al dibattimento. E’ uno spettacolo indecoroso.
Presidente: No, no, avvocato, per nulla indecoroso. Questo è un giudizio suo. Giudizio molto sommario e irriverente anche.
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
Presidente: No, no…
Avv. Nino Filastò: Si sta continuando in questo mo… Non si può interrogare…
Presidente: Niente. Stiamo chiarendo un episodio. Stiamo chiarendo l’episodio. E allora!
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, certo. Va bene, Presidente.
Presidente: Eh. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Vorrei passare a un altro argomento.
Avv. Nino Filastò: Questo pover’uomo sta dicendo delle cose pianamente, lasciamolo parlare lui.
Presidente: Infatti, sta parlando.
Avv. Nino Filastò: E forse arriveremo a qualche cosa.
Presidente: Sta parlando.
Avv. Nino Filastò: E’ anche una brava persona a vederlo.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
Avv. Nino Filastò: Fa pena, fa compassione.
P.M.: Avvocato, per cortesia.
G.L.: No, non fo compassione.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Lotti, quando è stanco me lo dice.
G.L.: Come?
Presidente: Se ha bisogno di un po’ di riposo me lo dice.
P.M.: Forse, dato che passiamo ad altri argomenti, glielo chiedo io.
Presidente: Allora sospendiamo a questo punto mezzora.
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: E poi riprendiamo alle tre.
P.M.: Bene.
Presidente: Alle ore 15.00.
Presidente: Signor Lotti, quando ha bisogno di una sospensione me lo dice, va bene? ?
G.L.: Sì, sì.
Presidente: E se ha bisogno di bagnarsi un po’ le labbra, vedo che c’è la bottiglia dietro, bere un bicchiere, questo lo può…
G.L.: Ho finito di mangiare gl’è poco, sicché…
Presidente: Come?
G.L.: … sete ancora non credo…
Presidente: No, non è per la sete, è per bagnarsi le labbra.
G.L.: Ah, perché…
Presidente: Eh, delle volte può aver difficoltà.
G.L.: … parlando di molto mi va via un po’ la voce.
Presidente: Eh, appunto. Insomma… L’avvocato Bertini dov’è? (voce non udibile)
P.M.: Penso…
Presidente: Scusi, non ho capito. Dov’è l’avvocato Bertini?
(voce non udibile)
Presidente: Ma che è andato al ristorante, è andato fuori?
P.M.: Eh, è un’idea. (voce non udibile)
Presidente: Sì, ma è andato fuori, o sta qui nei paraggi?
(voce non udibile)
Presidente: E allora va bene, allora rientriamo e poi dopo…
P.M.: Avvertiamo noi, Presidente.
Presidente: … appena arriva l’avvocato Bertini ci avvertite. Bene.
Avv. Stefano Bertini: Presidente, chiedo scusa, ma un piccolo impedimento… ho fatto una corsa.
Presidente: Va bene. Lotti lo potete far rientrare. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente, grazie.
G.L.: Scusi, posso fare una domanda?
P.M.: Una?
G.L.: No, una domanda al Presidente.
Presidente: Dipende. Mi dica.
G.L.: No, perché di molte volte mi…
Presidente: Mi?
G.L.: Non mi riesce di esprimermi bene sul parlare delle cose.
Presidente: Lei si esprima più chiaro possibile, con calma, usi pure le sue parola, basta faccia capire.
G.L.: Tante volte non mi riesce di…
Presidente: Prenda pure tempo quando ha difficoltà, usi le parole che sa, poi vediamo.
G.L.: Sì, va bene.
Presidente: Non deve aver timore di nulla.
G.L.: No, no, no.
Presidente: Bene. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Si ricordi che quando ha bisogno di acqua, c’è lì la bottiglia.
G.L.: Sì, sì.
Presidente: Bene.
P.M.: Signor Lotti, io vorrei passare a un altro tipo di domande… di circostanze, mi scusi. Lei è mai stato in vita sua a Calenzano? Ricorda di essere mai stato a Calenzano?
G.L.: Anni indietro sì, una volta.
P.M.: È stato… Ricorda in quale occasione e perché?
G.L.: Sono andato da un certo dottore che faceva i’ vetrinaio.
P.M.: Faceva?
G.L.: I’ vetrinaio di bestie.
P.M.: Di bestie.
Presidente: Il veterinario.
P.M.: Il veterinario.
G.L.: Sì.
P.M.: E…
G.L.: No, c’andetti a prendere della roba per Mario Vanni.
P.M.: Per conto di Mario.
G.L.: … poi io non ci sono più ritornato.
P.M.: C’è stato una volta sola. Ci vuole spiegare meglio, scusi:’ da un veterinario per conto di Mario Vanni, cioè? Ci spieghi meglio.
G.L.: Sì, che doveva… prendere della roba, non mi ricordo se erano braciole o salsicce, questa roba qui.
P.M.: Della carne.
G.L.: Sì, della carne.
P.M.: Per conto di Vanni. E Vanni mandò lei.
G.L.: Sì, ma allora non avevo mezzi di nulla, andetti con la Sita.
P.M.: Andò con la Sita a Calenzano.
G.L.: Da Firenze andando là. Sicché questo gl’è un fatto di parecchi…
P.M.: Tanti anni fa, quando non aveva la macchina.
G.L.: No, non avevo…
P.M.: Non aveva nemmeno la patente ancora?
G.L.: No, allora no. Questo gl’è prima… Ah, scusi.
P.M.: Questo veterinario si ricorda come si chiamava?
G.L.: Non mi viene in mente di preciso.
P.M.: Non se lo ricorda.
G.L.: Dottore… Mi ricordo bene, dottor Bicchielli.
P.M.: Bicchielli. E stava a Calenzano?
G.L.: Abitava là.
P.M.: E come mai Mario lo conosceva? Lo sa lei perché lo conosceva?
G.L.: Lo conosceva perché di molte volte veniva a San Casciano per le bestie, a fare… così.
P.M.: Ah, era uno che da Calenzano veniva. . . Era di San Casciano e stava a Cale…
G.L.: Gl’è stato a San Casciano, poi gl’era andato a Calenzano, poi gl’è ritornato in qua.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Sicché gl’ha fatto un po’ di coso.
P.M.: Quindi lavorava ai macelli?
G.L.: Sì, sì.
P.M.: E lei andò a prendere questa carne per conto di Mario ai macelli, o a casa di questo signore?
G.L.: No, andetti da questo dottor Bicchielli.
P.M.: A casa?
G.L.: Sì, lui faceva queste cose qui.
P.M.: Uhm. E Mario le indicò l’indirizzo?
G.L.: Sì.
P.M.: Lei ricorda come ci andò, come lo trovò?
G.L.: Mah, andetti là e domandai, perché lui gl’era ai macelli, a domandare alle persone indo’ gl’aveva il coso… indo’ gli stava di casa.
P.M.: E lo trovò?
G.L.: E piano piano lo trovai.
P.M.: E prese questa…
G.L.: Questa roba che portai a Mario Vanni.
P.M.: E come mai andò lei e non andò Mario? Eravate in così rapporti che lei gli ci andava.
G.L.: Mah, lui doveva fare il lavoro, io ero libero quei giorni lì e allora andetti io.
P.M.: Mario lavorava invece. Mario Vanni. Senta, quindi lei dice c’è stata questa volta sola.
G.L.: Sì. Prendendo questa roba qui, roba… salsicce, non mi ricordo, o se 1’erano braciole.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Insomma, carne, roba così.
P.M.: Senta, lei, parlando invece degli omicidi, ha detto dell’omicidio di Calenzano, nel corso dell’incidente probatorio : “Io so solo cose raccontate, io non c’ero”, è così?
G.L.: Sì, quello me l’hanno raccontato loro.
P.M.: Loro chi?
G.L.: Mario Vanni.
P.M.: Le hanno raccontato, o le ha raccontato Mario Vanni, o il Pacciani, se loro conoscevano qualcuno a Calenzano?
G.L.: Un certo Giovanni Faggi.
P.M.: Lo conoscevano loro.
G.L.: Come m’hanno riferito parlando, lo conoscevano bene, poi…
P.M.: E questa persona aveva partecipato all’omicidio?
Avvocato: Questo ti ha risposto…
P.M.: La domanda.
G.L.: Come m’hanno spiegato loro.
Avvocato: Questa è la risposta…
Presidente: Che c’è?
P.M.: Avvocato, mi perdoni.
Avvocato: Mi scusi. Mi scusi, mi è scappato ma è così, è così. Questa è una contestazione, anche se non mi interessa, io la devo.
P.M.: Io non la capisco.
Presidente: Fate parlare, fate parlare. Scusi, Corsi cosa c’entra con Faggi?
Avvocato: No, è… Presidente.
(voce non udibile)
Presidente: Eh?
Avvocato: Questa è una risposta, non è la domanda. Se la vuol risentire, è così.
Presidente: Sentiamola, va.
P.M.: La domanda prima era se conosceva qualcuno. E ci ha detto…
Presidente: E lui ha detto Giovanni Faggi.
P.M.: La domanda era: questa persona, secondo il racconto, era coinvolta nell’omicidio?
G.L.: Quella perso… quella che ho detto innanzi.
P.M.: Questo Giovanni.
G.L.: Sì.
P.M.: In che termini, cosa aveva fatto?
G.L.: No, doveva fare questo qui, però gl’erano insieme e lui gl’ha detto questo fatto qui di…
Presidente: Lui chi?
G.L.: Questo Giovanni Faggi.
P.M.: Gli ha detto che cosa?
G.L.: Che c’era questa coppia vicino lì, a Calenzano.
P.M.: Si vuole spiegare meglio? Cioè, gliela aveva indicata?
G.L.: Sì.
P.M.: Ecco. Lei ha effettivamente delle difficoltà a esprimersi. Provi con parole sue, altrimenti può…
Presidente: Ma lei come l’ha sapute queste cose qui, Faggi… come si chiama, Lotti?
G.L.: Me l’hanno detto loro. Io…
Presidente: Loro. Loro… ma chi sono loro? Lo deve dire chi, nome e cognome.
G.L.: Mario Vanni e Pacciani.
Presidente: Le avevano detto queste cose qui?
G.L.: Io non l’ho mica dette io di mio, me l’hanno spiegato loro.
Presidente: Racconti un po’ meglio come sono andati i fatti.
P.M.: Presidente, abbiamo tutti capito il modo di esprimersi di questo signore, quindi dobbiamo anche tener presente che, pur essendo imputato, è uno che viene qua e ci spiega…
Presidente: Sì, sì…
P.M.: Ovviamente il linguaggio è il suo. Noi, per evitare di fare domande particolari, siamo costretti a ottenere risposte di questo genere.
Presidente: Appunto.
P.M.: Però rendiamoci conto che la personalità di questo signore è questa, non possiamo pretendere che ce lo venga a dire in perfetto italiano.
Presidente: Però più chiaro… può essere più chiaro, più dettagliato?
P.M.: Noi ci proviamo.
Presidente: Bene.
P.M.: Vuole spiegarci meglio come lo conoscevano questo signor Faggi?
G.L.: Frequentava la parte lassù di San Casciano, l’hanno conosciuto così.
P.M.: Gliel’hanno detto loro?
G.L.: Sì.
P.M.: Ecco. Era uno che veniva dalle parti di San Casciano. Sa che mestiere faceva? Loro gliel’hanno detto?
G.L.: Un certo rappresentante, m’hanno detto così.
P.M.: Era amico di entrambi, o più di uno o più di un altro? Se gliel’hanno detto.
G.L.: Mah, di tutti e due.
P.M.: Di tutti e due.
G.L.: Come m’hanno spiegato loro, preciso così, poi… Io non l’ho mai vista questa persona, non lo conosco nemmeno.
P.M.: Ho capito. L’ha vista… C’ha mai parlato, o l’ha vista da qualche parte?
G.L.: No, io questa persona non l’ho mai vista.
P.M.: Ho capito.
P.M.: Senta una cosa ancora, di questo Giovanni lei ha detto anche di aver saputo da loro che aveva una caratteristica particolare. Lo ricorda? Una tendenza sessuale particolare.
G.L.: No, m’avevan detto che l’era finocchio.
P.M.: Gliel’hanno detto loro.
G.L.: Sì.
P.M.: Senta una cosa, le hanno detto se e come, in che modo, aveva partecipato a questo omicidio, oltre a indicargli la coppia. Se aveva partecipato in qualche modo, prima o dopo?
G.L.: Mah, questo non me l’hanno spiegato a me.
P.M.: Gli hanno detto se dopo l’omicidio erano andati da lui, con lui?
G.L.: Sì, a casa sua.
Avv. Nino Filastò: Presidente, questa è la risposta. Questa è suggestiva.
Presidente: Può contestare. Può contestare perché la risposta…
Avv. Nino Filastò: Allora faccio la contestazione.
Presidente: Benissimo. Faccia la contestazione.
Avv. Nino Filastò: L’imputato ha detto: ‘non m’hanno detto nulla di questo fatto’.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Allora il Pubblico Ministero tira fuori la sua carta…
Presidente: Lo so, dall’incidente probatorio, non da questo…
P.M.: Signori… Presidente, se lei lo sa dall’incidente probatorio, lo sa correttamente in questo processo, come sanno le parti. E quindi non vedo assolutamente nessun motivo per cui ci sia da prendere i verbali, l’ha già detto nell’incidente probatorio. Se lo ridice di suo bene, sennò c’è l’incidente probatorio. Sennò evidentemente ci si nasconde dietro un paravento che non esiste. Lei si ricorda in che termini le dissero che erano andati a casa sua?
G.L.: Ma il giorno?
P.M.: No il giorno. A fare che cosa? Lei ha già detto questo. Io le contesto, se deve essere una contestazione.
(voci fuori microfono)
P.M.: No, ora. No, scusate un attimo.
Presidente: Scusate. Avvocato, avvocato.
Avv. Gabriele Zanobini: … interrogatorio. E questo si può contestare.
P.M.: No, signori. Qui c’è già stato un inci…
Avv. Gabriele Zanobini: Si…
Presidente: Avvocato Zanobini, che titolo ha lei per interferire su questo non ho capito.
Avv. Gabriele Zanobini: Ho titolo sì, Presidente.
Presidente: No.
Avv. Gabriele Zanobini: Perché a me interessa che il Lotti venga interrogato…
Presidente: E allora, e allora…
Avv. Gabriele Zanobini: … e che venga fuori la personalità del Lotti attraverso le domande.
Presidente: È inutile che vi incavolate, vi incavolate.
Avv. Gabriele Zanobini: Le domande…
Presidente: Si fanno con calma.
Avv. Gabriele Zanobini: Benissimo, però si fanno le domande, Presidente .
Presidente: E allora. Si capisce tutti come… e allora contesterà il Pubblico Ministero.
Avv. Gabriele Zanobini: Perché così si capisce tutti chi è il Lotti. Si fanno le domande.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente.
Presidente: Contesti, contesti.
P.M.: A me sembra che si possa andare avanti con molta più serenità di quello che vuole essere portato in quest’aula da qualcuno. Tutti sappiamo che su questi fatti il signore ha già deposto e che ha delle difficoltà a raccontare. La sua personalità sta venendo fuori, quindi ricordiamoci che è un imputato e quindi sarà più facile per tutti capirlo.
Avv. Nino Filastò: È vero che ha già deposto – avvocato Filastò, difensore di Vanni – tant’è vero che nei verbali delle indagini preliminari parla come un libro stampato questo signore.
P.M.: No.
Avv. Nino Filastò: No, accidenti.
P.M.: Neanche…
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Legga il verbale del 6 marzo del ’96.
(voce non udibile)
Presidente: Va bene.
P.M.: Io non lo so, se crede si può andare avanti.
Presidente: Vada avanti, Pubblico Ministero, sennò non si arriva più.
P.M.: Volevo farle presente che, nel corso delle dichiarazioni rese il 26/04/96, lei dice: “Vanni e Pacciani mi raccontarono che per l’omicidio di Calenzano vi era con loro Giovanni e che dopo aver commesso l’omicidio si recarono nell’abitazione dello stesso, che abitava lì vicino, per lavarsi”. È così che le dissero?
G.L.: No, ma ero per dillo, è stato interrotto.
Presidente: Va be’, lo dica.
G.L.: Sì, sono andati a casa sua per lavarsi le mani.
P.M.: Ricorda questo racconto chi glielo fece?
G.L.: Loro due: Mario e Pietro.
P.M.: Bene. Senta una cosa, questa persona, Giovanni di Calenzano, le dissero poi se era presente in altri omicidi?
G.L.: Dopo. A uno di quelli di… come si chiama? Dell’85.
P.M.: Che omicidio, dove? Qual è quello del…
G.L.: Quello degli Scopeti.
P.M.: Cosa le dissero? Che c’era il Giovanni, in che senso?
G.L.: Mah, quello me lo disse quande… il giorno dopo che successe il fatto…
P.M.: Cosa le disse?
G.L.: Che doveva venire una persona e che era questa qui. Però me l’hanno spiegato loro.
P.M.: Quindi che doveva venire gliel’avranno detto il giorno prima?
G.L.: Sì.
P.M.: Uhm.
G.L.: Però io quello lì non sapevo niente io.
Avv. Nino Filastò: Prima aveva detto il giorno dopo.
P.M.: Che doveva venire… Avvocato, mi scusi, se mi sta a interrompere allora si va poco lontano, eh.
Presidente: Va be’, avanti.
P.M.: Ci vuole spiegare meglio? Vediamo se… Cosa le dissero di preciso su questa presenza del Giovanni a Scopeti? Come gliela raccontarono?
G.L.: Io avevo visto questa macchina, in questo punto qui.
P.M.: “In questo punto qui”, scusi, lei l’ha già detto ma ce lo ridica. “In questo punto”, esattamente dove?
G.L.: No, la macchina che era ferma, che ho visto quande, dopo partire io con la macchina.
P.M.: Sì, ce lo spieghi meglio. Ce lo spieghi meglio.
G.L.: Però io non sapevo mica che l’era questa persona. Me l’hanno detto il giorno dopo, non il giorno avanti.
P.M.: Bene.
G.L.: Il giorno dopo, dopo che gl’era successo quel fatto lì agli Scopeti.
P.M.: Bene. Cosa le hanno detto?
G.L.: Che gl’era un certo Giovanni di Calenzano.
P.M.: Che era lo stesso che aveva partecipato…
G.L.: Quello me l’hanno spiegato loro, io…
P.M.: Ma le hanno detto che era la stessa persona, il Giovanni buco di Calenzano?
G.L.: A me m’hanno detto così.
P.M.: Le hanno detto così. Gliel’ha detto…
G.L.: Se gl’è diverso, questo non lo so io.
P.M.: Gliel’ha detto Vanni, o gliel’ha detto Pacciani che c’era questa persona? Che era questa persona.
G.L.: Questo me l’ha detto Vanni a San Casciano.
P.M.: Gliel’ha detto il Vanni a San Casciano. E di questa macchina che c’era, ci vuole spiegare quando la vide, che macchina… in che punto era e quando l’ha vista esattamente?
G.L.: Quande… prima di partire lì dalla piazzola, venendo giù alla macchina mia. Comincio a mettere in modo…
P.M.: Dopo l’omicidio.
G.L.: Comincio a mettere in moto la macchina e vedo più in giù. Però non ho visto bene…
P.M.: Più in giù, nel senso più avanti?
G.L.: Più avanti, quasi in fondo alla discesa, con macchina ferma. Però mentre parto io e accendo le luce, la macchina si allontana. Sicché non fo a tempo di veder la targa o macchina i’ che l’era.
P.M.: Andò avanti prima… andò via prima di lei?
G.L.: No, no, la macchina che era ferma l’andette via. Poi se 1’è ritornata dopo non lo so, questo…
P.M.: Quindi andò via prima che riuscisse a partire lei.
G.L.: Vedde che accesi i fari io. E io veddi, mentre accesi i fari e messi in moto, veddi questa macchina ferma, un po’ distante.
P.M.: Ricorda che tipo di macchina era?
G.L.: Mah, di preciso non l’ho vista bene.
P.M.: Se era una macchina grossa, se era una macchina chiara, una macchina scura.
G.L.: Grossa l’era, però non son sicuro che macchina l’era.
P.M.: Grossa… di che colore?
G.L.: Al buio in quella maniera… scura, poi non posso decidere se l’era un altro colore.
P.M.: Lei vide se in questa macchina davanti a lei, che dice partì prima, c’erano una o più persone?
G.L.: Come fo a vedella. Alla guida bisogna ci sia uno per forza.
P.M.: Sì. Vide se c’era anche qualchedun altro?
G.L.: Per me una persona sola, poi…
P.M.: Lei la vide questa persona che guidava, la intravide? Non lo so.
G.L.: L’ho visto partire e basta, non intra… se c’era uno o più, questo non lo posso giudicare.
P.M.: Quando il Vanni e Pietro le raccontarono che quella sera c’era in quella macchina questo Giovanni, lei gli chiese se c’era una persona sola, o se c’erano più persone?
G.L.: Mah, questo non…
P.M.: Non glielo chiese. Questa macchina che partì quella sera, lei l’aveva mai vista prima?
G.L.: No.
P.M.: No. Senta signor Lotti, lei, nel corso dell’incidente probatorio, a questa domanda ha anche detto che c’era una macchina e c’era – lei lo dice quando fa questo racconto – un dottore. Ci vuole spiegare meglio a cosa riferisce?
G.L.: A me mi disse che gl’era un dottore, poi io non c’ho parlato con questa persona.
P.M.: Questo dottore…
G.L.: Verso la piazza di San Casciano, verso il piazzone.
P.M.: Ma non ha niente a che vedere, questo racconto, con la macchina di quella sera?
G.L.: No, no.
P.M.: È un’altra cosa.
G.L.: È un’altra cosa.
P.M.: Siccome, nel corso dell’incidente probatorio, lei introduce, quando io le faccio le domande. Allora questo dottore, con questa macchina che lei… Vanni le disse era un dottore, ci vuole spiegare meglio a che proposito e chi era questo dottore?
G.L.: Mah, io il nome e il cognome non lo so.
P.M.: No. Allora come mai Vanni parlò o le parlò di questo dottore? A proposito di che cosa?
G.L.: Gliel’ha detto quella persona che era in macchina che era un dottore.
P.M.: Sì. Io le chiedo: il Vanni le disse chi era e perché conosceva questo dottore?
G.L.: Mah, lo conosceva meglio quello di Mercatale, Pietro.
P.M.: Questo dottore lo conosceva meglio Pietro di Mercatale. Ma come mai loro – o Pacciani – conosceva questo dottore? Era legato, questo dottore, a questi delitti? O non c’entra nulla?
G.L.: Questo come fo a dillo.
P.M.: Loro cosa le hanno riferito?
G.L.: M’hanno detto che questo dottore andava da Mercatale, da Pietro, per prendere questa roba delle donne e basta.
P.M.: Si vuole spiegare meglio? Perché è una cosa un po’ importante quella che sta dicendo. Ci faccia capire.
G.L.: Sì, gli andette a Mercatale, mentre si fermò lì. E poi andette verso Mercatale. Poi noi si proseguì e mi disse gl’era un dottore, così e così. Però il nome…
P.M.: Così e così… Va bene.
G.L.: Il nome e il cognome non me l’ha detto, insomma.
P.M.: E questo dottore come mai conosceva Pietro e cosa aveva a che fare con le cose di questi delitti. Cosa ha capito lei e cosa le hanno detto.
G.L.: A me mi ha spiegato così. Gli andava a prendere queste cose qui da…
P.M.: Scusi “queste cose qui”, Lotti, io capisco che lei si spiega con difficoltà e che forse l’argomento è difficile. Però provi a spiegarcelo, con parole sue, ma per bene. “Queste cose qui”: cosa, da chi e, indipendentemente dalla persona, come mai aveva a che fare con queste cose?
G.L.: Lui gl’è andato a Mercatale, questa persona, questo dottore, come m’ha spiegato Mario.
P.M.: Come le ha spiegato Mario.
G.L.: Poi gl’è andato a Mercatale. Se gl’è andato a prendere le cose, questo…
P.M.: Gliel’ha detta Mario questa cosa qui?
G.L.: Che gl’andava da Pietro a prendere le cose delle donne.
P.M.: “Le cose delle donne”, che cosa? Non me lo faccia dire a me, perché…
G.L.: Il seno, la vagina… come si chiamano.
P.M.: Cioè, era una persona che prendeva queste cose dopo i delitti. Così le ha detto Mario. Ma lo diceva scherzando, o lo diceva seriamente?
G.L.: Mah, questo… Questo non lo so di preciso.
P.M.: E in cambio… C’era un motivo per cui prendeva queste cose? Gli dava qualcosa in cambio?
G.L.: Dice gliene pagava, poi io…
P.M.: Gliene?
G.L.: Dice gliene pagava questa roba qui, poi io…
P.M.: Pagava, nel senso dava i soldi.
G.L.: Sì.
P.M.: A chi li dava i soldi?
G.L.: A quello di Mercatale.
P.M.: “Quello di Mercatale”, scusi, lei ci deve dire chi è.
G.L.: Sì, Pietro Pacciani.
P.M.: E’ vero che queste quattro persone siete. Però se lei ce lo ridice, forse è più chiaro.
G.L.: Sì, Pietro Pacciani.
P.M.: E, curioso com’è lei, non ha capito qualcosa, di più? Non le hanno detto di più?
G.L.: Mah, di più no.
P.M.: Il denaro, questo denaro chi lo prendeva?
G.L.: Dice lo prendeva Pietro, poi…
P.M.: A lei hanno dato mai nulla, hanno mai offerto denaro?
G.L.: Io mai preso niente.
P.M.: Sa se anche Vanni lo prendeva?
G.L.: Questo non lo so.
P.M.: Non lo sa perché non gliel’ha chiesto? O gliel’ha chiesto e lui non gli ha detto nulla?
G.L.: No, a me non m’ha chiesto nulla su quei soldi lì.
P.M.: No, lei gliel’ha chiesto a Vanni di questa storia di questo fatto che vendevano…
G.L.: Sì, me l’ha detto. Però non m’ha mica detto se li pigliava o no, anche lui o no.
P.M.: Se anche lui, Vanni, prendeva questi soldi. E gli hanno… lei gli ha mai chiesto che cifre erano?
G.L.: Questo non me 1’hanno detto.
P.M.: Lei gliel’ha chiesto?
G.L.: Io non gliel’ho chieste queste cose.
P.M.: Senta una cosa ancora, lei sa come conoscevano questo dottore, chi lo conosceva? Se era conoscente, amico, di Pietro o di entrambi? Gliel’ha chiesto?
G.L.: Questo l’ho chiesto, ma non m’hanno spiegato bene le cose.
P.M.: Non gliel’hanno spiegato. Gli ha chiesto chi era? Lei dice: ‘il nome non me 1’hanno detto’.
G.L.: Mah, il nome e il cognome… niente.
P.M.: E lei questa persona l’ha vista? Lei stava parlando in una macchina in una piazza.
G.L.: No, ma non c’ho parlato io.
P.M.: Non c’ha parlato. E chi ci parlava?
G.L.: Io ero distante quante il televisore lì, vicino ai cartelli.
P.M.: E c’era questa macchina?
G.L.: Sicché non ho sentito bene i’ che dicevano tra loro. Dopo me l’ha riferito.
P.M.: Gliel’ha riferito Vanni.
G.L.: Sì, che questa persona… questo dottore andava a Mercatale da Pietro.
P.M.: Ma stava andando quella sera lì che lo vedeste voi?
G.L.: Sì, un giorno. Ora…
P.M.: O sera, scusi. Ho detto io sera, ma poteva essere giorno.
G.L.: No, gl’era di notte, era sera.
P.M.: Era sera. Questo fatto era dopo l’omicidio di Scopeti, o non lo sa indicare nel tempo? Era da poco avvenuto un omicidio?
G.L.: Questo di preciso non è che mi ricordi bene.
P.M.: Andiamo avanti, signor Lotti. Vorrei… Lei dice quindi: ‘dell’omicidio dell’81 di Calenzano so solo queste cose, io non ho partecipato’. Lei poi ha spiegato, invece, nell’incidente probatorio, di essere andato con loro – e ci ha detto tutti i particolari nell’incidente probatorio – nell’omicidio dell’82 a Baccaiano.
Presidente: Scusi Pubblico Ministero, prima di passare all’altro argomento. Questo dottore che avrebbe, secondo lui, acquistato queste parti escisse, eccetera, lei l’avrebbe visto a San Casciano insieme al Vanni?
G.L.: No, il Vanni parlava con questa persona in macchina ferma.
Presidente: A San Casciano?
G.L.: Lì vicino al bar nel piazzone.
P.M.: E era sera ha detto lei.
G.L.: Era sera. C’ha parlato lui, io non c’ho parla…
Presidente: Ecco.
G.L.: Io ero un po’ distante e andavo in su piano, a piedi.
Presidente: Sì.
G.L.: Poi ho spiegato quello che…
Presidente: E poi com’è che ha saputo che era un dottore che andava per quello scopo lì? Come l’ha saputo?
G.L.: Me l’hanno detto loro: Mario e Pietro. Che gl’andava a prendere queste cose.
Presidente: Gliel’ha spiegato…
G.L.: Se l’ha prese là, questo io… non c’ero io, non so di preciso.
Presidente: Va be’.
G.L.: Loro me l’hanno spiegato così, poi…
P.M.: Che macchina era lo ricorda, l’ha vista, è in grado di spiegarcelo? Se lei l’ha vista che era a 10 metri…
G.L.: Le macchine le conosco però… mi pare un’Alfa.
P.M.: Un’Alfa era? Cioè un’Alfa Romeo? Mi sa che un’Alfa Romeo è una marca, quindi bisognerebbe…
Presidente: Il tipo, il tipo.
P.M.: Lei ricorda… Era un’Alfa Romeo grossa, piccola, chiara, scura?
G.L.: Tanto piccola no.
P.M.: “Tanto piccola no”, scusi, era grossa, o media? Ci sa indica. . . Se lei le conosce, dovrà pure indicarci…
G.L.: Sì, le conosco, però mica tutte…
P.M.: Un’Alfa, scusi, c’ha in mente qualche tipo di Alfa che poteva essere quella?
G.L.: Non mi ricordo se era a quattro porte, o tre porte.
P.M.: Cioè, tre porte… o un coupé, o una berlina non ce lo sa dire?
G.L.: No. Di preciso no.
P.M.: Le sembrò grossa?
G.L.: Grossa, sì.
P.M.: Grossa. Chiara, o scura?
G.L.: Mi pare sullo scuro.
P.M.: Lo scuro per lei, scusi, cos’è? Nera, blu, marrone?
G.L.: Scura… Può essere anche nera o un altro colore.
P.M.: Nera, blu, marrone. Colori di questo genere?
G.L.: Su un colore così.
P.M.: Lei ha presente l’Alfetta dell’Alfa Romeo? Una macchina così?
G.L.: Dell’Alfe ce n’è diverse.
P.M.: Ho capito. Io ho provato a dirgliene una che mi è venuta in mente. L’ha vista lei, io non c’ero.
G.L.: Mi pareva a quattro porte.
P.M.: Ho capito. In questa macchina, dove poi Vanni le disse il dottore, c’era una persona sola?
G.L.: Io ne ho viste una. Anche se gl’era di fronte, non vedevo la persona.
P.M.: Questa macchina che lei dice era un’Alfa, era simile e la stessa, o diversa da quella che vide la sera dell’omicidio di Calenzano, o era la stessa macchina?
G.L.: No, quella mi pareva un’altra macchina, diversa.
P.M.: Benissimo.
G.L.: No, non ho visto il coso… che macchina l’era, o Alfa Romeo o un’altra. Questo…
P.M.: Però le sembrò…
G.L.: Quella l’ho vista un pochino meglio, quella…
P.M.: Quale?
G.L.: … quella del…
P.M.: Quella che ha visto meglio.
G.L.: Quella a San Casciano.
P.M.: Quella la sera degli Scopeti l’ha vista meglio.
G.L.: No, quella a San Casciano l’ho vista un pochino meglio.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Ero più vicino.
P.M.: Ho capito. L’ha vista meglio, ci dice è un’Alfa. Quindi, se lei è un intenditore di macchine, ci dovrebbe dire qualcosa di più, no? Lei dice: ‘sono un intenditore di macchine’. Le chiedo: non ci fece caso? Come mai non la ricorda meglio questa macchina? Ci fece poco caso?
G.L.: No, c’ho fatto… non tanto perfetto caso della macchina.
P.M.: Era… Lei ha detto era sera. Era tardi, era pomeriggio?
G.L.: Sarà stato dopo cena, la sera.
P.M.: Ma lei quella sera si trovava con Vanni e fu Vanni che andò da questo qui, o li vide per caso?
G.L.: Parla sempre quello di San Casciano?
P.M.: Sì, sì.
G.L.: No, noi s’andava su a piedi, non è che…
P.M.: Ho capito.
G.L.: … e si fermò questa macchina e basta.
P.M.: E ci parlò solo…
G.L.: Parlò uno di noi due.
P.M.: E ci andò Vanni.
P.M.: Va be’. Vorrei passare al fatto di Baccaiano, di cui avevo cominciato. Lei ci ha raccontato che in Baccaiano, e ci ha detto già nel corso dell’incidente probatorio. La Corte e le parti conoscono già queste sue dichiarazioni. Come si trovò lì e perché. Io le volevo chiedere di precisare se prima del fatto di Baccaiano di quella sera, in cui loro fecero quello che fecero, lei aveva saputo da Vanni o da Pacciani cosa sarebbe successo quella sera?
G.L.: Sì…
P.M.: Cosa le dissero?
G.L.: Mi accennonno che dovevano andare a fare un lavoretto. Io, lì per lì, non credevo che gli andessero a fare così, queste cose. Io…
P.M.: “Queste cose”, a ammazzare?
G.L.: E l’era la prima volta, sicché…
P.M.: Ma quando le dissero andavano a fare un lavoretto, le dissero andavano a ammazzare?
G.L.: No…
P.M.: Le spiegarono che…
G.L.: … a me mi dissano dei lavoretti e basta. Non arrivonno a il punto preciso di coso.
P.M.: Come le spiegarono? Un lavoretto in che senso? Cosa capì lei?
G.L.: Mah, io… capii. Io non ci credevo su questo fatto qui.
P.M.: Quindi, le dissero che andavano a ammazzare, ma lei non ci credeva? È così?
G.L.: No.
P.M.: Mi spieghi.
G.L.: No, mi dissan così: ‘si fa il lavoretto, però si deve fare questo omicidio.’
P.M.: “Questo omicidio”? Le spiegarono perché dovevano fare questo omicidio, cos’era questo lavoretto? Perché lo chiamavano “lavoretto”?
G.L.: Lo chiamavano loro “lavoretto”. Io, come fo a saperlo…
P.M.: E’ la parola giusta che usavano loro, o è una parola che ricorda lei, così? “Lavoretto”, lo dicevano loro?
G.L.: Sì.
P.M.: Usavano questa parola. E lei gli chiese cosa vuol dire “lavoretto”, e capì che andavano a ammazzare?
G.L.: No
P.M.: Lei capì così?
G.L.: … per l’appunto c’era delle feste, in quel periodo. Io credevo che gli andessino a delle fe… a una festa.
Presidente: Più voce.
G.L.: Che l’abbin detto… Mi scusi. Che gli abbin detto di una festa, così. Invece gli andettano a questo posto.
P.M.: Ma lei perché dice che non ci credeva che avrebbero ammazzato? Perché loro gli dicevano che avrebbero ammazzato?
G.L.: Mah, lì per lì, la prima volta… non mi orizzontavo su quello che volevan dire loro.
P.M.: Però le avevano detto che era loro intenzione ammazzare, fare omicidi?
G.L.: Mah, lì per lì non credevo a questa cosa qui.
P.M.: Sì, lei non ci credeva, perché questo le avevano detto?
G.L.: Sì.
P.M.: Le avevano detto queste parole. Lei non ci credeva. Però ci andò lo stesso.
G.L.: Eh, ci andai lo stesso. Poi c’è stato le cose co i’ Pacciani, mi ha fatto… insomma, cominciava a toccare, questa cosa così e via.
P.M.: “Questa cosa così e via”, lei l’ha già spiegata a lungo.
G.L.: Voleva fare… Insomma, voleva fare…
P.M.: Se la vuole ridire, la spieghi per bene.
G.L.: Sì, sì, sì.
P.M.: Ecco, la spieghi per bene, perché la Corte la conosce già. Però, dato che…
G.L.: Insomma, qui, la prima volta non successe nulla; la seconda volta, cominciava a toccare, voleva fare… voleva mettilo di dietro e basta.
P.M.: E così successe?
G.L.: Eh… ormai ero a casa lì. Ce la feci a anda’ via, però non arrivò a il punto di dire… proprio preciso questo fatto qui.
P.M.: “Questo fatto”, lei poi ha spiegato che è avvenuto due volte.
G.L.: No.
P.M.: È avvenuto una volta sola.
G.L.: Io son stato due volte a casa, a Mercatale. Però è stato una volta sola.
P.M.: È stato una volta…
G.L.: E non l’ho mai detto a nessuno, questa cosa.
P.M.: Non lo ha mai raccontato. Lo ha raccontato una volta.
G.L.: Insomma, l’ho raccontato durante… l’interrogatorio mio. Insomma…
P.M.: C’è un verbale. Anzi, era registrato, addirittura. Senta una cosa: questo fatto che la portarono con sé e andare a fare questo lavoretto, e poi gli avevano detto andavano a ammazzare, perché – le chiedo – se ci sa spiegare meglio perché lei ci andò? Ebbe paura, le…
G.L.: No, mi minacciavano. Allora, a quel punto lì…
P.M.: La minacciavano di che cosa?
G.L.: Fui costretto a andarci.
P.M.: Ho capito. Di cosa la minacciavano?
G.L.: Eh, se unn’andavo, insomma, facevano fuori anche me.
P.M.: Facevano fuori anche lei. Quindi, le spiegarono prima che sarebbero andati a ammazzare. E lei, ci ha spiegato, cosa ha fatto. Ma quando le dissero di andare con loro, cosa le spiegarono, le chiesero di fare? Cosa doveva fare lei, quella sera?
G.L.: Mah, io, a qui’ punto lì, non feci nulla.
P.M.: Sì, ma cosa… Secondo loro, cosa le chiedevano di fare? Perché volevano anche lei?
G.L.: Mah, mi chiedevano di star lì fermo. Ma fermo lì, passa le macchine, l’è un poste che unn’è… L’è un posto che ci passa le macchine, quel punto lì.
P.M.: Sì. Capisce, io non le voglio far dire la parola esatta…
G.L.: No, no.
P.M.: . . . ma se lei ci spiega cosa doveva fare, viene da sé. Cioè, volevano che lei guardasse…
Presidente: No, no. No, no…
P.M.: Presidente, no, no. questo, sta dicendo.
Presidente: Appunto, lo spiega lui.
P.M.: Con il suo modo di spiegare, ma io non ho forzato nulla, lo ha detto lui.
Presidente: Eh, eh…
P.M.: Sennò, io…
Presidente: … spieghi, spieghi. Cosa doveva andare lei, cosa doveva andare lei, a fare il testimone? Non credo.
G.L.: No.
Presidente: Eh.
G.L.: Il testimone no.
Presidente: E allora, cosa doveva andare a fare?
G.L.: Mi avevano messo di mezzo che dovevo andare per forza con loro, lì. E basta.
Presidente: E cosa, qual era il suo ruolo?
G.L.: No, io…
Presidente: Lo sco…
G.L.: … e stetti fermo con la macchina distante. Non sapevo mica che facessino questo… questo coso qui, questo omicidio. Io sapevo…
Presidente: Ho capito. Ma allora, queste persone vanno a commettere un omicidio e si portano un testimone dietro. Mi sembra impossibile. Vuol dire che se andava lei – se è vero quello che dice lei, non lo so – ma se è vero quello che dice lei, doveva avere uno scopo, doveva qualcosa anche lei.
G.L.: Per star lì a guardare se non veniva macchine…
P.M.: Oh!
Presidente: Eh, questo, doveva fare.
G.L.: Per me, è questo, quello che dico io. Se non mi esprimo bene…
Presidente: E qui si deve… lei ci deve dire cosa è andato a fare, perché se lo portavano dietro. Tutto qui. Poi, bisogna vedere se queste cose son vere, o non son vere. Ma in ogni modo ci dica quello che è la sua versione.
P.M.: Presidente, mi sembra l’abbia spiegato.
Presidente: Sì, sì, va bene.
P.M.: Con parole sue, poi ognuno valuterà in modo di esprimersi di questo signore. Però…
Presidente: Chiarissimo, chiarissimo.
P.M.: … questo, dice. Senta una cosa: rispetto poi all’omicidio commesso dopo che lei aveva fatto questa funzione, e successe quello che è successe – lei lo ha già descritto – le chiedo, lei, nell’incidente probatori, dice che sparò Pietro. E poi fa tutto il racconto di come sono andati i fatti. Io le chiedo…
G.L.: Sempre nell’82?
P.M.: Sì, siamo sempre a Baccaiano nell’82.
G.L.: No, bisogna che lo sappia, perché sennò poi…
P.M.: Ha ragione. Ma se lei è stato su quattro, non è mica colpa mia. Eh? Lei, io glielo focalizzo qual è: ora siamo a Baccaiano. Ha ragione, dal suo punto di vista, ha ragione. Però deve un attimo capire che, se è stato a quattro, faccia un po’ mente locale. Allora, siamo sempre a Baccaiano. Io le chiedo: le dissero se gli occupanti della macchina loro li conoscevano? Se Pietro e Vanni, o uno dei due, conosceva già i due?
G.L.: Li avranno intravisti, però io… Anche se ero distante, non è che vedessi bene…
P.M.: No, io…
G.L.: Sì, sì.
P.M.: … questo, l’ho capito. Io le chiedo un’altra cosa.
G.L.: Sì, sì, ho capito.
P.M.: Vediamo se riesco a spiegarmi, perché lei…
G.L.: Ho capito, ho capito.
P.M.: Io le chiedo: Vanni e Pacciani, da quel che ha capito lei…
G.L.: Da principio, quando gli era in macchina dalla parte della piazzolina?
P.M.: Sì. No, indipendentemente dalla dinamica, da come sono andati i fatti.
G.L.: Sì.
P.M.: Io le chiedo: lei, le hanno spiegato, Vanni e Pacciani, se conoscevano quei due, la coppia, la conoscevano? L’avevano già vista?
G.L.: Mah, questo non me l’hanno detto.
P.M.: Non gliel’hanno detto. Lei ha capito, o gli hanno detto se i due sono stati ammazzati perché avevano riconosciuto Vanni e Pacciani?
G.L.: Mah, questo non… so, a giudicarlo, che lo so.
P.M.: Ho capito. Io le dico questo perché, nel corso di un interrogatorio, io – è al P.M. , quindi ho verbalizzato così io. Posso aver capito male, perché bisogna dare atto che il signor Lotti si spiega in questo modo – dice che…
G.L.: Eh,
P.M.: Aspetti, aspetti, non si preoccupi. Siamo… Dice che aveva avuto l’impressione – che però i due non gli avevano confermato, né Vanni né Pacciani – che, quella notte, uno dei giovani avesse riconosciuto gli aggressori. È così, o ho capito male io?
G.L.: Mah, io… come fo a rispondere, se…
P.M.: È una impre…
G.L.: È una impressione mia…
P.M.: Io, infatti, ho verbalizzato. Aveva avuto…
G.L.: … impressione mia che gli abbin riconosciuti. Questo… non so giudicare.
P.M.: Non lo sa giudicare, è solo una impressione. Andrei, non ho motivo di fare, di chiedere altri chiarimenti sull’episodio dell’82, perché l’aveva descritto ampiamente, a mio avviso ovviamente, nell’incidente probatorio.
P.M.: Passo all’omicidio dell’83. Le chiedo: prima dell’omicidio dell’83, quello ai due tedeschi del furgone, per intendersi, 1983…
G.L.: Va bene, sì, ho capito.
P.M.: … a Giogoli, le chiedo: prima di andarci, le dissero, anche questa volta, che sarebbero andati a fare un altro lavoro?
G.L.: Però, questo punto, vensero a casa a cercarmi, dovevano andare a portarmi in questo posto.
P.M.: Ecco, ci spieghi come, come andò. Vennero a casa…
G.L.: Vennero a casa e dovevo andare per forza con loro.
P.M.: Ci spieghi.
G.L.: In questa piazzetta, in questa piazza dove c’era il furgone.
P.M.: Ci spieghi bene: a casa a cercarlo, in che senso? Cioè, proprio materialmente come la ricorda lei.
G.L.: Sì, ma… Poi c’è un discorso che devo fare: mi avevan visto in questa via, con una persona. Però non successe nulla, con un ragazzo di San Casciano.
P.M.: Prima dell’omicidio…
G.L.: Prima…
P.M.: … di Giogoli, l’avevano vista in macchina con un ragazzo…
G.L.: Loro dissano, lui e Pietro, dice: ‘ti s’è visto in tal posto, così, con una persona…’, però, con una persona, con un uomo…
P.M.: Chi era quest’uomo con cui lei era?
G.L.: Questo… Fabrizio Butini.
P.M.: E chi le disse che l’avevano visto?
G.L.: Però non era successo niente. Questo qui l’è una cosa… l’hanno vista loro, così. Però non è arrivato a il punto di… di fare proprio…
P.M.: Eravate insieme in macchina, stavate facendo qualcosa…
G.L.: Ero fermo lì, può darsi che gli abbin passato e ci abbin visto con la macchina.
P.M.: Però non avevate avuto un rapporto completo.
G.L.: No, no.
P.M.: E loro gli dissero che lo avevano visto? È questo che sta dicendo?
G.L.: Dissano: ‘sennò si parla’. E allora, a qui’ punto lì, fui costretto a andare… là, insieme a loro.
P.M.: Le dissero: ‘o vieni con noi, o si racconta questo fatto.’
G.L.: ‘O si racconta tutto, perché…’
P.M.: E le dissero che c’era da andare a fare un altro lavoretto?
G.L.: Sì.
P.M.: E le dissero dove sarebbero andati?
G.L.: Sì, lì a Giogoli, dove c’era il furgone…
P.M.: E quando andaste lì a Giogoli e c’era il furgone, lei fece la stessa operazione? Cioè, stette a vedere, andò con loro? Lo ha già raccontato.
G.L.: No, io lasciai la macchina lì, vicino in do’ c’è una specie di cosa per sortire con la macchina. E loro gli andettano un po’ più in su, verso…
P.M.: Cioè, lei, rispetto al posto dov’era il furgone, si fermò prima.
G.L.: Sì, prima. Pochi metri.
P.M.: C’è un verbale di sopralluogo, lei lo ha indicato. E loro andarono avanti.
P.M.: Andarono passato la piazzola e fermarono la macchina più avanti.
P.M.: Entrarono dentro loro con la macchina? Nella piazzola.
G.L.: No, no, sulla strada.
P.M.: Loro rimasero sulla strada.
G.L.: E c’era il furgone lì fermo, volto per così, in su. Poi, dopo un pochino, io ero fermo alla macchina. Mi chiamano, mi chiama Pietro. E vo giù. E mi mese questa roba in mano, io non sapevo nemmeno adoprarli, non ero pratico di queste robe qui. Insomma, mi dice di cosare, però, impaurito come ero, non mi riusciva di cosare, di partire i colpi.
P.M.: Di partire i colpi, di sparare.
G.L.: Sì. Ora, se partì qualche colpo, o due, questo non… con la paura che avevo, la tenevo appena in mano, la…
P.M.: Ma il Pacciani era accanto a lei, mentre sparava?
G.L.: Sì. Poi, dopo un pochino, me la prese in mano, perché vedde che un facevo nulla di coso, con la cosa. Rigirò di là e lì cominciò a sparare di là.
P.M.: “Rigirò di là”, scusi…
G.L.: Dalla parte…
P.M.: … lei deve spiegarsi un po’ meglio, eh.
G.L.: Dalla parte di’ volano.
P.M.: Dalla parte del volante. E, invece, voi eravate dalla parte del passeggero, per intendersi.
G.L.: Io ero dalla parte… in do’ si veniva dalla strada, in giù. Così.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Però, il vetro sul davanti, sulla parte… in do’ un c’è il volano, c’era metà vetro pareva opaco, metà. Sicché, io ho visto una lueina dentro, però ho visto bene la persona o due, dentro, non le ho viste bene.
P.M.: E sparò lei.
G.L.: E come… mi disse di far così. Però non lo so se l’ho preso o no. Questo non…
P.M.: Ma lei sparò verso due sagome, o verso i vetri?
G.L.: No, verso il vetro, può darsi abbi preso anche lo sportello.
P.M.: Lei, le persone dentro, se erano sdraiate, sedute, se avevano…
G.L.: Mah, io le ho viste dopo, quando gli ha aperto lo sportello e uno l’era piegato in qua e uno in là, verso il coso.
P.M.: Cioè, erano coricati, o seduti?
G.L.: No, uno gl’era morto, così, da una parte, verso lo sportello.
P.M.: E l’altro?
G.L.: Che gl’hanno aperto… E quell’altro, vorsano… quell’altro sportello di là.
P.M.: Verso il dietro del furgone?
G.L.: No, dalla parte di là dalla parte della parte del volano.
P.M.: Dalla parte del furgone dove c’è il volano.
G.L.: Sì.
P.M.: Ma dietro, o sul posto di guida?
G.L.: No, dalla parte della guida.
P.M.: Dalla parte della guida, sì. Ma dico: nel dietro del furgone, o nel davanti del furgone?
G.L.: Nel davanti.
P.M.: Lei ricorda che ce n’erano due. Queste due persone, lei dice, le sembrò, erano coricate uno da una parte e uno dall’altra. Lei le vide bene?
G.L.: Sì.
P.M.: Vide se erano… se avevano i capelli corti, i capelli lunghi…
G.L.: Quando ho aperto lo sportello, uno gli aveva i capelli lunghi.
P.M.: Quel era dei due che aveva i capelli lungi, lo ricorda?
G.L.: Mah, a me mi pare dalla parte del volano.
P.M.: Cioè, quello che stava più avanti e l’altro era sul dietro. Quello più avanti aveva i capelli più lunghi.- Lei ricorda verso quale parte, della parte lei ha detto, del furgone, non del volano, sparò? Se sul davanti o sul dietro del furgone?
G.L.: Io?
P.M.: Sì.
G.L.: No, io davanti a il vetro.
P.M.: Sì, davanti al vetro ho capito. Ma, rispetto al furgone, dalla parte dello sportello davanti, o dalla parte dello sportello dietro?
G.L.: No, dallo sportello davanti.
P.M.: Ho capito. Il Vanni c’era?
G.L.: Sì.
P.M.: E da che parte stava?
G.L.: Dalla parte di là. Poi, quando hanno visto che eran du’ omini, dopo, quando hanno aperto lo sportello…
P.M.: Dopo, cosa successe?
G.L.: Dopo…
P.M.: Quando si sono accorti che erano due..
G.L.: Ho sentito sparare altri colpi.
P.M.: E chi li sparò?
G.L.: Piero.
P.M.: Il Vanni da che parte era, mentre sparavate?
G.L.: No, da una parte, perché se gli spara quello, prende anche lui.
P.M.: Ho capito. Quindi era dall’altra parte?
G.L.: Sì.
P.M.: Sì, ma se c’è…
G.L.: Un po’ sposto da… Poi dopo, quando gli hanno aperto lo sportello, gli eran vicini a il furgone. Poi dopo, quando gli ha finito di sparare, non lo so quanti colpi gli è partito, questo, di preciso… Diversi, parecchi. Un lo so, quattro o cinque, quello, non posso giudicare di preciso quanti.
P.M.: E Vanni cosa fece?
G.L.: Poi gi aprirono lo sportello, credevano che fosse una donna, quella coi capelli lunghi. E, invece, gl’era un omo. Eran tutti e due omini.
P.M.: Chi se ne accorse che erano uomini?
G.L.: Eh?
P.M.: Ve ne accorgeste tutti, o se ne accorsero loro?
G.L.: Se ne accorsero loro. I… me ne accorsi anch’io. Però, finché un tu n’apri lo sportello, un tu sai se c’è un omo, una donna, o du’ omini.
P.M.: Senta una cosa: lei, da quelle parti, lì a Giogoli, c’era mai stato prima, nei giorni precedenti, ci aveva un motivo di andare lì?
G.L.: No, io ci andavo nella strada che andavo per trova’ una cugina.
P.M.: Una cugina.
G.L.: Non è che ci sia andato preciso qui’ giorno per vede’ di farlo.
P.M.: C’era passato il giorno prima? C’era passato di lì, con la sua macchina?
G.L.: Io ci passavo, perché la strada la va giù in dove ci sta la mi’ cugina, sicché…
P.M.: La sua cugina dove sta?
G.L.: La sta a Scandicci. C’è un vialone lungo.
P.M.: Ma lei, quel furgone lì, quando passava – se è passato nei giorni prima per andare da sua cugina – l’aveva visto?
G.L.: No, non l’avevo visto, io.
P.M.: Ma ci si era fermato?
G.L.: No, fermato. Mi fermo, perché… se c’è un furgone un mi fermo, io. Io, quande vo in un posto, vo a diritto e… devo andare a trovare una persona e basta. Non mi fermo, io.
P.M.: Non si era fermato lì, a vedere il furgone?
G.L.: No.
P.M.: Lei ricorda se in quei giorni precedenti l’omicidio, era andato da questa sua cugina?
G.L.: Sì, c’ero andato. Però, il giorno preciso… come, non lo posso dire, perché non me lo ricordo per bene.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Se gl’era di mattina o di sera, ora non me lo ricordo.
P.M.: Ma lei ci può essere, se lo ricorda, passato il giorno prima dell’omicidio?
G.L.: Eh, questo non … non me lo poso ricordare.
P.M.: Può essere, ci andava spesso da sua cugina, o…
G.L.: No, non è che ci andavo spesso. In un anno ci potevo anda’ du’ volte. Non è che…
P.M.: Quindi, lei non sa dire se quella volta lì, che poi successe quell’omicidio, lei, il giorno prima, era passato di lì.
G.L.: Mah, questo un me ne ricordo. Può darsi…
P.M.: Può essere che ci sia passato…
G.L.: … che ci sia passato. Però io, il furgone, non l’ho visto.
P.M.: Il furgone non l’ha visto. Ho capito.
G.L.: Però l’è la strada che va giù dalla mi’ cugina, sicché… se un c’è altre strade, in do’ passo-?
P.M.: Passava di lì.
G.L.: Ci sarà anche altre strade, da i’ Galluzzo. Però…
P.M.: Lei passava di lì.
G.L.: L’era più corta, passando di là.
P.M.: Io vorrei farle ancora qualche domanda relativa, invece, all’omicidio di Vicchio. Anche di questo fatto lei ha parlato e ha raccontato molti particolari nel corso dell’incidente probatorio spiegando come e perché lei c’era. Io vorrei chiederle qualche precisazione: lei ha detto che c’era andato, nel corso dell’incidente probatorio, con la Filippa, prima; e poi, una sera o un giorno, ci era andato col Pucci. Io le chiedo: quando ci andò col Pucci, ricorda come andarono le cose? Cosa vedeste, se era giorno, se era buio, se vi avvicinaste, se…
G.L.: No, prima di venir via gli era… non era proprio buio, insomma.
P.M.: Era sera.
G.L.: Sì, era sera.
P.M.: Era estate, no? Eh, certo, chiedo scusa, era estate.
G.L.: Sì, gl’era un po’… Cominciava a far buio, a quell’ora, insomma, a quell’ora lì. Però…
P.M.: Vi siete trattenuti un po’? Nel senso, quando arrivaste era giorno e fece buio quando siete venuti via? È così? Quando vi sarete trattenuti?
G.L.: Mah, di preciso, non… non mi ricordo.
P.M.: Senta una cosa…
G.L.: Di preciso, ora…
P.M.: E lei ha detto, vedeste questa Panda celeste…
G.L.: No, noi non siamo andati a dar noia, lì.
P.M.: Non siete andati a dar noia.
G.L.: Forse noi, quando siamo passati con la macchina, ci hanno visto.
P.M.: Ma voi vi siete avvicinati a piedi?
G.L.: Ma io non sapevo mica, allora, se c’era questa macchina. Io…
P.M.: Ho capito.
G.L.: Si andava così.
P.M.: E vi siete avvicinati…
G.L.: Ci siamo fermati un po’, lì fermi. E poi s’è visto la macchina…
P.M.: Avete visto… Prego.
G.L.: Visto la macchina, però noi non siamo andati a dar noia a quelle persone lì.
P.M.: Avete visto che c’era un uomo e una donna dentro.
G.L.: Sì, anche s’era non tanto distanti, si vedeva bene.
P.M.: Quanto distanti, o vicini, eravate?
G.L.: Mah, dalla strada lì, dalla strada, non so quante c’è di preciso.
P.M.: Ma eravate sulla strada, o nei cespugli vicino? Perché lei ha detto che, quando andò con Pucci Fernando : “Era un po’ buio, quella sera. Ci fermammo a circa due o tre metri vicino a dei cespugli sulla destra per guardare.” È così?
G.L.: Sì, siamo stati un pochino, mica tanto, a guardare.
P.M.: Ho capito.
Avv. Nino Filastò: Ma ora, questa, è una cosa diversa. Ha detto che, con la macchina…
P.M.: No, scusi, avvocato, mi perdoni.
Avv. Nino Filastò: … sulla strada.
P.M.: Avvocato, avvocato, mi perdoni.
Avv. Nino Filastò: … ha detto in un altro modo.
P.M.: No, scusi, eh. E’ quello che sto facendo. Se me lo lascia contestare. Io gli ho letto il verbale esattamente dicendogli: “Ci fermammo a circa due o tre metri vicino a dei cespugli sulla destra.’1
Avv. Nino Filastò: E’ una risposta diversa. La verità è questa: lei gli ha suggerito una risposta diversa.
P.M.: No, io gli ho fatto la contestazione dicendogli che gliela leggevo. Avvocato, per cortesia, eh? Siccome…
Avv. Nino Filastò: Andiamo avanti.
P.M.: Le dico anche che si tratta di un verbale del 18/02/96.
G.L.: La macchina la un c’era. io l’avevo nella strada, io non è che l’avessi dentro.
Avv. Nino Filastò: Oh, ha sentito, Pubblico Ministero?
P.M.: Lei…
Presidente: Ora, ora non… lo facciamo leggere.
G.L.: Ora io un so…
Presidente: Lo spieghi un po’ meglio, spieghi bene come… Ha detto: era sulla strada…
G.L.: Ma io la macchina non è che sia entrato dentro lì.
Presidente: La macchina?
G.L.: Io… sulla strada, o da una parte, in do ‘ c’è una pianta grande. Non è che sia entrato dentro là.
P.M.: A che distanza si trovava, lei, da questa macchina?
G.L.: A distanza. . . e come fo a giudicarlo nella distanza? Non lo so, mettiamo 5 metri, 10…. un lo so. Di preciso…
P.M.: Io le contesto che lei dice che: “Quella sera ci fermammo” – e questa è una contestazione, perché lo ha detto lei – “ci fermammo a circa due o tre metri vicino a dei cespugli sulla destra per guardare. Rimanemmo a guardare per alcuni minuti. Ma poi, essendoci accorti che la coppia aveva notato la nostra presenza, andammo subito via.” È così?
G.L.: Mah, la macchina l’è sempre… Unn’è che sia entrato dentro, la macchina è sempre dentro la strada
P.M.: Ho capito.
G.L.: Può darsi che ora dica di più i metri che allora.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Può darsi la piazzola sia stata più corta d’ora, non lo so io.
P.M.: Non glielo so dire.
G.L.: Questo…
P.M.: Lei la vide, questa macchina e vide che c’erano due.
G.L.: sì.
P.M.: Vide il colore della macchina.
P.M.: Vide il colore della macchina.
G.L.: Il colore celeste.
P.M.: Celeste.
G.L.: poi ci siamo accorti checi avevano visto allora ci siamo allon… Però un siamo stati di molto lì.
P.M.: Ho capito. Ma come avete fatto ad esservi accorti che vi hanno visto? Son partiti loro, vi hanno detto qualcosa, vi hanno…
G.L.: Quello della guida, che se l’era messa così la macchina e vedeva le persone. Poi, quando…
P.M.: Vi ha visto.
G.L.: Ci hanno visto quando siamo scesi di macchina, eh.
P.M.: Vi hanno visto quando siete usciti di macchina. Eh, ha visto, allora siete usciti di macchina.
G.L.: Ah, se si vede, se si guarda una coppia, io credo da una macchina la un si veda. Un lo so. . .
G.L.: Quello, siamo scesi per forza.
P.M.: Avendo lasciato la macchina sulla strada.
G.L.: Sì, anche da una parte.
P.M.: Bene.
G.L.: Invece che in mezzo alla strada…
P.M.: Vi siete avvicinati. E loro vi hanno visti che camminavate… Non so. Com’è che si sono accorti di voi?
G.L.: No, se ne sono accorti quando siamo fermi lì. E allora ci siamo visti, ho visto io, prima di, che di Fernando, che ci guardavano. Allora ho detto a quell’altro: ‘vai, andiamo via, perché qui… lasciare le persone a fare i’ che vogliano. Quello che. dovrebbero fare loro lì. Non è che io andessi proprio a veder…
P.M.: Ho capito, molto chiaro. Lei, poi, ha riferito che, di questo suo, del fatto che aveva visto questa macchina, questa Panda celeste, ne ha parlato con Vanni. Ci vuole spiegare come avvenne questa cosa?
G.L.: Sì, il giorno dopo, parlando, m’è venuto detto che c’era una macchina lì, ferma, con queste du’ persone e basta.
P.M.: Glielo ha spiegato che macchina era?
G.L.: Eh, sul colore che ho detto innanzi, sul celeste.
P.M.: Quando raccontò al Vanni che aveva visto questa macchina celeste, gli raccontò anche che era a Vicchio?
G.L.: Sì.
P.M.: Capì dove era, il Vanni, gli spiegò dove era, come ci si andava, glielo chiese Vanni?
G.L.: Sì… Dice, c’è una strada, poi si va giù verso il fiume… Però quello l’ho accompagnato io, qualche volta.
P.M.: Vanni ce lo ha accompagnato sul posto?
G.L.: Sì.
P.M.: Ci vuole spiegare quando… Fu Vanni a chiederle di accompagnarlo sul posto, o du lei a dire ‘andiamo’?
G.L.: No, fu lui. Dice voleva vedere il posto di preciso in dove…
P.M.: E quando andaste a vedere il posto, ritrovaste la macchina.
G.L.: C’era la macchina lì.
P.M.: Si ricorda quando andaste a vedere il posto, rispetto a quando lo aveva visto con Pucci, dopo quanti giorni?
G.L.: Mah, non lo so, due o tre giorni. Non lo so di preciso, quando…
P.M.: Era sera, era pomeriggio, era notte…
G.L.: Dopo mezzogiorno.
G.L.: Dopo mezzogiorno.
P.M.: Di pomeriggio. E vi avvicinaste, in questa occasione, entrambi, come la volta prima con Pucci, o no?
G.L.: Sì, si scese di macchina e… Poi veddano che v’eran due persone e comincionno a allontanarsi.
P.M.: Se ne andarono?
G.L.: Poi, mentre si gira la macchina noi, vanno su con la macchina.
P.M.: “Vanno su”, nel senso vanno via?
G.L.: Verso la parte in do’ c’è il bar. Lì c’è un bar.
P.M.: Dove c’è?
G.L.: C’è un bar. Passando la botteghina…
P.M.: La botteghina quale?
G.L.: La botteghina, come la si chiama… La bottega del prosciutto.
P.M.: Passando la casa del prosciutto…
G.L.: Poi si scende giù. Insomma, dalla strada che poi la comincia a essere sterrata, da lì in giù, andando verso il fiume. Poi, ritornando, ti tocca a rifa’ la strada quella, per veni’ verso…
P.M.: Ma quando lei dice: “Eravamo nella piazzola, ci videro, noi si tornò alla nostra macchina e loro se ne andarono via e gli andammo dietro”. Dove andavano loro?
G.L.: Verso il bar.
P.M.: Il bar quale?
G.L.: C’è un bar in cima, lì, appena si sorte dalla bottega, poco distante.
P.M.: Dalla bo… un bar, andando via da dove…
G.L.: Passato la bottega, poco subito, non so quanto tempo…
P.M.: Chilometri…
G.L.: Eh, ora un me lo ricordo di preciso, quante. Non tanto lontano. E si fermò questa macchina lì, al bar.
P.M.: Questa Panda, si fermò.
G.L.: Questa Panda celeste.
P.M.: Si fermò al bar. E cosa è successo?
G.L.: E scese una donna, lì.
P.M.: Scese? Una donna.
G.L.: Insomma, la ragazza che…
P.M.: La ragazza. Era la stessa che lei aveva visto con Pucci, o non è in grado di dirlo?
G.L.: No, no, l’era la solita macchina.
P.M.: Sì, la macchina era la solita. La ragazza, gli occupanti erano gli ste…
G.L.: La ragazza come fo a dirlo… Se l’era la solita, come fo?
P.M.: Ha perfettamente ragione. Io le chiedo se lei vide che erano gli stessi occupanti.
G.L.: Bisognava che andessi proprio allo sportello, per veder bene.
P.M.: Bene. Scese questa ragazza e andò nel bar. Il ragazzo cosa fece? La macchina cosa fece?
G.L.: Veddi che andette via.
P.M.: La macchina col ragazzo andò via.
G.L.: E rimase la ragazza nel bar.
P.M.: Quindi?
G.L.: Poi noi si arrivò ni’ bar e Mario voleva andare a bere al bar. Io non ci sono entrato dentro. Ma questo gli è prima di coso, eh.
P.M.: Prima?
G.L.: No… se… No, va bene così, va bene.
P.M.: Va bene così, che lei…
G.L.: No, su… Sì, quello.
P.M.: Allora…
G.L.: È sceso dalla macchina e scese quella donna.
P.M.: Bene.
G.L.: E la macchina ripartì.
P.M.: Mario… La macchina andò via. Lei dice rimase fuori. Poi, cosa successe?
G.L.: Poi gli andette lì, ni’ bar…
P.M.: Mario.
G.L.: E andette a bere. Poi un lo se sei gli ha parlato con quella donna, se…
P.M.: Quando uscì le disse qualcosa?
G.L.: Sì gli era un po’arrabbiato. Un so se gli disse qualcosa alla donna, che… gli avrà detto qualche cosa. . . che la un. . che un gli andava bene a lei.
P.M.: Si vuole spiegare meglio? Perché noi possiamo intuire.
G.L.: Sì, sì…
P.M.: Se lei non si spiega, si può solo intuire. Forse invece è bene spiegarsi. Cioè?
G.L.: Che gli ebbi detto qualcosa di andar via. Che non… importunarla. ..
P.M.: Questa ragazza disse al Vanni di non importunarla.
G.L.: Questo, me l’ha detto lui. Io…
P.M.: Glielo ha raccontato lui. Ho capito. Poi, cosa successe?
G.L.: Poi…
P.M.: Andaste via?
G.L.: Sì, dopo, quando sortì, si vense a casa.
P.M.: Veniste a casa.
G.L.: Era un po’ arrabbiato perché gli aveva detto qualche cosa che non gli andava bene a lui. A Mario.
P.M.: Lui si riferi…
G.L.: Ha detto qualche discorso che non gli andava bene a questa ragazza.
P.M.: Lei capì così. Mario le disse così.
G.L.: Io ho capito così. Ho capito così io.
P.M.: E lei cosa gli disse a Mario?
G.L.: La ragazza?
P.M.: No, lei, Lotti a Mario che gli diceva che aveva dato noia a questa donna.
G.L.: No, perché gl’era… disse… gl’era un po’ arrabbiato perché gl’aveva fatto quel discorso che un gli andava bene.
P.M.: Cioè, lui l’aveva importunata, voleva far qualcosa con questa donna, a quel che ha capito lei?
G.L.: Come ho capito io, sì.
P.M.: Ma questa era giovane, lei l’ha vista, rispetto a Mario?
G.L.: Però se l’è ni’ bar questa donna, come fo a vederla?
P.M.: Ho capito, ma la donna che scese dalla macchina era una donna giovane?
G.L.: Mah, non son mai andato vicino a vederla.
P.M.: Le sembrò una donna giovane?
G.L.: A me mi pareva giovane.
P.M.: La ragazza?
G.L.: Era giovane.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Poi, quello…
P.M.: Senta ancora una cosa, e lei poi sa se nei giorni successivi o in giorni diversi il Vanni e Pacciani erano tornati da soli lì a Vicchio in quel posto?
G.L.: Questo
P.M.: L’ha capito, gli ha fatto qualche discorso il Vanni o uno dei due in tal senso?
G.L.: Un me lo ricordo, a me un… un so. Un so’ sicuro di dire…
P.M.: Al di là di essere sicuro se è un fatto vero o meno, gli hanno raccontato così?
G.L.: Mah, a dir la verità io… a me un m’hanno detto se c’è andato o no.
P.M.: Lei ha avuto l’impressione che ci fossero andati?
G.L.: L’impressione 1’è un conto, come fa a dillo?
P.M.: La certezza non ce l’ha?
G.L.: Mah, eh…
P.M.: Ma da cosa lei ha detto, nelle dichiarazioni rese il 4/03/96, dice: “Sulla circostanza…” – dunque – “Pacciani e Vanni si recarono effettivamente in tale luogo prima dell’omicidio. In effetti Vanni ammise di essere stato a Vicchio con Pietro Pacciani e di aver mangiato con lui nel locale denominato Casa del Prosciutto che si trova nelle vicinanze della piazzola”. Ricorda un discorso simile o è un’impressione?
G.L.: Un me ne ricordo, sarà un’impressione mia…
P.M.: Non ne è sicuro e quindi….
G.L.: No, un son sicuro…
P.M.: Bene.
G.L.: … di dire di preciso…
P.M.: Non è sicuro. L’importante è questo. Senta ancora una cosa, poi quando la sera dell’omicidio cosa avvenne? Quando poi, avvenne l’omicidio nei modi che lei ha descritto. Si ricorda da dove partiste, chi partiste, a che ora e come eravate?
G.L.: No, si partì da San Casciano, la strada… La strada un è che, di notte sii tanto pratica, insomma.
P.M.: Lei passò da Firenze, passaste da…?
G.L.: Firenze. Firenze, poi il Girone… Il Girone mi ricordo bene. La prima volta no, poi…
P.M.: Da Pontassieve, questi… Il Girone…
G.L.: Può darsi sia passato di certo.
P.M.: Ho capito.
G.L.: Di notte…
P.M.: Andò avanti Pacciani e lei dietro, o andò avanti lei?
G.L.: No, no. Andettero avanti loro.
P.M.: Andarono avanti loro. Come mai anche quella sera – lei l’ha già detto, a parte lo dice ora nell’incidente probatorio – andaste con due macchine?
G.L.: Io… mi pare andai con la mia. Perché quando gl’era il momento di anda’ via, venivo via da me.
P.M.: Le dissero anche quella sera che sareste andati a fare un lavoretto e a ammazzare quei due, della Panda? Le dissero così?
G.L.: Sì.
P.M.: Glielo dissero prima di partire. Glielo dissero qualche giorno prima o glielo dissero la sera stessa?
G.L.: No, la sera stessa no. Quello… il giorno innanzi. Qualche giorno innanzi…
P.M.: Qualche giorno prima le dissero di tenersi pronto.
G.L.: Mah, a quel punto lì, ero bell’e ni’ mezzo. Sicché mi toccava anda’ per forza.
P.M.: Gli toccò andare.
G.L.: No, mi costringevano a andare… insomma, così, come una…
P.M.: Senta, lei ha raccontato nelle modalità di questo omicidio, le ha raccontate con molti particolari durante il corso dell’incidente probatorio. Io le chiedo: lei ricorda… Lei ha detto chi tagliò e che lì, ha spiegato con molti particolari. Io le chiedo: ricorda se il Vanni indossò : qualcosa? Mah, quella sera mi pare un’ avesse lo spolverino.
P.M.: La sera dell’omicidio di Vicchio, lei ricorda se aveva lo spolverino?
G.L.: No.’
P.M.: Le contesto che lei diche che: “Nella circostanza in ordine al delitto dell’84, Vanni tirò fuori dalla macchina del Pacciani uno spolverino di quelli che si mettono gli operai per non sporcarsi. Durante il viaggio non lo aveva addosso. Era armato di un coltello, mi sembrò tipo da cucina abbastanza lungo, con una lama piuttosto larga ma a punta fine nella parte finale.” Lei si confonde se era quella sera o se era in un altro episodio lo spolverino , o ha detto cose che non ricorda?
G.L.: Mah, le altre cose le aveva di certo. Ma, quel giorno un son sicuro se…
P.M.: Le volte in cui l’aveva, quali sarebbe, secondo il suo ricordo? Perché…
G.L.: Sì, sì. Altri due ricordi.
P.M.: In quale episodio li aveva? Perché al P.M. lei ha riferito che…
Avv. Nino Filastò: No, no, no.
P.M.: È contestazione.
Avv. Nino Filastò: No, no.
P.M.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: In quali altre occasioni aveva lo spolverino…
P.M.: Scusi, io le…
Avv. Nino Filastò: No, ma questa…
P.M.: Scusi avvocato, io sto contestando che ha detto che ce l’aveva nell’84.
Avv. Nino Filastò: Ogni volta che c’è una situazione che non torna lei interviene in questo modo. Non è possibile far così. Lei ha fatto così per tutta la durata dell’istruttoria. Lei…
P.M.: No, avvocato, mi dispiace…
Avv. Nino Filastò: Lei ha fatto così in sede di indagini preliminari…
(brusio)
(brusio)
P.M.: Avvocato, nessuno poteva sapere che aveva…
(brusio)
(brusio)
Presidente: Avvocato, per cortesia.
P.M.: Avvocato, ma come faceva a sapere che aveva lo spolverino? Avvocato.
Presidente: Per cortesia.
P.M.: Basta un po’ di intelligenza. Come faceva a saperlo, no? Cosa può sapere uno… Ha fatto così nel corso delle indagini? Ma cosa sta dicendo?
(voce non udibile)
(voce non udibile)
G.L.: Come fo a sapere che…
Presidente: Basta, basta. Per cortesia.
Avv. Nino Filastò: … suggerendo le risposte a questa persona…
P.M.: Cosa vuole che suggerisca?
Avv. Nino Filastò: … nel corso delle indagini preliminari e io glielo dimostrerò. Punto per punto.
P.M.: Benissimo, lei lo dimostri.
Avv. Nino Filastò: E lei ha fatto così anche in sede di incidente probatorio. E lei qui non lo può continuare a fare.
P.M.: Ma io…
Avv. Nino Filastò: Perché è una questione di dignità, mia prima di tutto e di questi Giudici.
Presidente: Avvocato, per cortesia.
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
P.M.: E io gliel’ho contestato.
Presidente: Avvocato, per cortesia. Per cortesia, per cortesia.
P.M.: No…
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
P.M.: Avvocato, non ho capito perché si arrabbia.
Avv. Nino Filastò: No, come no?
P.M.: No.
Avv. Nino Filastò: Ma scherza. Io non mi arrabbio, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, lei si arrabbia.
Avv. Nino Filastò: Non mi arrabbio.
Presidente: Per cortesia. Per cortesia, per cortesia.
Avv. Nino Filastò: Io sto cercando…
Presidente: Ora mi arrabbio io. Perché non si può fare così. Allora, un pochettino io capisco la tensione, eccetera.
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
Presidente: Il Lotti ha detto, poc’anzi ha detto, che quella sera non si ricorda se aveva lo spolverino. Anzi l’ha escluso.
Avv. Nino Filastò: Ha detto che non ce l’aveva, Presidente.
Presidente: Benissimo.
Avv. Nino Filastò: Non che non si ricorda. Ha detto che non ce l’aveva.
Presidente: E non l’ho detto ora io? Oh, ma Santo Cielo!
Avv. Nino Filastò: Allora, si vede ho sentito male.
(brusio)
(brusio)
Presidente: … anzi l’ha escluso. Anzi l’ha escluso, ho detto. Eppure parlo forte, perché c’ho la voce grossa. Va bene.
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Allora quella sera non c’aveva lo spolverino. Bene?
G.L.: Mah…
Presidente: Con questo… ha detto ora lei.
G.L.: Non son sicuro se l’aveva o no.
Presidente: L’ha detto altre volte aveva lo spolverino. Quali altre volte l’aveva?
G.L.: Nell’85.
Presidente: Ma l’85 deve venire ancora, ’85. Siamo all’84.
G.L.: Sì.
P.M.: Presidente, se lui l’ha visto una volta e ci dice…
Presidente: Va bene. L’aveva nell’85.
G.L.: Sì. Ma nell’84 non son sicuro se l’aveva o no. Questo un…
Presidente: Vicchio, Vicchio. Non l’aveva lo spolverino.
G.L.: Un son sicuro.
Presidente: Allora gli serve l’85.
P.M.: Presidente, sta dicendo ‘non son sicuro’, eh?
Presidente: Va beh.
P.M.: È un imputato che racconta queste cose con…
Presidente: Si capisce.
P.M.: Io non mi arrabbierei di più, insomma.
G.L.: Mi scusi Presidente, un mi so esprimere io.
P.M.: No, qui…
Presidente: Io non mi arrabbio…
P.M.: … qui è ricordo.
Presidente: … mi arrabbio quando si vuole trascinare il processo in un… Siamo qui per accertare la verità.
Avv. Nino Filastò: Il Pubblico Ministero ha prodotto quel verbale in cui Lotti…
Presidente: È tutto qui.
Avv. Nino Filastò: … dice di aver visto Vanni indossare lo spolverino, non solo: ma di averglielo visto poi rimettere dentro la macchina.
Presidente: Va beh.
P.M.: Quindi, capisce: se l’ha detto, nessuno glielo può aver inventato.
Avv. Nino Filastò: Come?
P.M.: Va beh, ne faremo discussione avvocato.
Avv. Nino Filastò: Produca quel verbale, faccia la contestazione e produca quel verbale.
Presidente: Lo produrrà certamente, lo produrrà.
P.M.: Presidente, onde evitare dubbi circa le produzioni, io ho confezionato un fascicolo in cui ho messo tutti i verbali che sto usando per le contestazioni; e sicuramente l’avvocato ne ha ’ copia. Però ne ho fatti due: uno per la Corte e uno per gli avvocati che lo vogliono.
Presidente: Bene.
P.M.: Quindi l’incitamento a produrli, ma, mi sembra una inutile polemica. Questa è la mia… (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Pubblico Ministero le sono grato.
P.M.: Bene. Così evitiamo produzioni…
Presidente: Va bene.
P.M.: … che ho interesse a farle…
Presidente: Va bene.
P.M.: Bene.
Presidente: Possiamo continuare, su.
P.M.: Sì, Presidente. Io le chiedo cinque minuti, cinque, di interruzione, così… mi sembra…
Presidente: Bene.
P.M.: …utile.
Presidente: Sospendiamo dieci minuti, un quarto d’ora. Un quarto d’ora.
P.M.: Bene, grazie.
27 Novembre 1997 33° udienza processo Compagni di Merende