11 Dicembre 1997, 38° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Giancarlo LottiFilippo Tinnirello, Alberto Corsi, Carlo Nocentini

Presidente: Allora Vanni, con l’avvocato Filastò, presente. C’è Zanobini. C’ha l’avvocato Corsi, lui? Avvocato Corsi? Va bene. Diamo atto che è presente l’avvocato Corsi. Si revoca la dichiarazione di contumacia di Corsi Alberto, vero? Viene revocata la dichiarazione di contumacia. Poi, abbiamo: Bagattini per Faggi; Bertini per Lotti; e l’avvocato Colao per tutte le parti civili, e l’avvocato Curandai. Lotti, come ci sentiamo stamattina?
Giancarlo Lotti: Eh, ieri l’altro stavo un po’ peggio d’ora, eh.
Presidente: Come?
G.L.: Tappato qui, e non potevo parlar per bene.
Presidente: Eh, oggi la vedo meglio, vediamo un po’.
G.L.: E respiravo un po’…
Presidente: Vediamo un po’.
P.M.: Presidente, chiedo scusa. Preliminarmente volevo, dato che la Corte fece nell’ultima udienza, un, diciamo, espresso invito al P.M. a chiarire questo punto, vorrei depositare l’indice che riguarda gli atti del P.M. del procedimento che fu, le indagini che furono fatte a carico di Pacciani Pietro, con tutte le date esatte delle relazioni di Polizia Giudiziaria relative alle indagini, le perquisizioni fatte al Pacciani, le comunicazioni giudiziarie e gli interrogatori che ha avuto. E, oltre l’indice, da cui emerge chiaramente, pagina per pagina, l’iter cronologico di come sono andati i fatti, faccio presente che è un procedimento che porta il numero 2944/1990.
Presidente: Sì, sì, attengono alla lettera, appunto, del Pacciani.
P.M.: Sì sì, era per vedere che quando era detenuto per le figlie il Pacciani sapeva benissimo, fin dal 1989-90, e si chiarisce bene dagli atti, di quale era l’attenzione, prima, che la Polizia Giudiziaria poneva su di lui, e poi con veri e propri atti. Deposito anche, oltre l’indice, una nota della Questura… della Squadra Mobile richiesta proprio ieri l’altro, a seguito delle indicazioni fornite da lei, Presidente. Dalla quale emerge proprio come i primi colloqui, chiamiamoli investigativi – anche se a quell’epoca, prima dell’informazione di garanzia, non era ancora in vigore la legge sui colloqui investigativi – nei quali la Polizia Giudiziaria si reca in carcere da Pacciani per acquisire informazioni; ma, di fatto, lo rende edotto di questa indagine.
Presidente: Perché a noi ci occorrono quelle date lì, solamente le date per ora.
P.M.: Io ho messo insieme questi documenti ufficiali, li ho già forniti a chi me li ha chiesti. Appare che sono documenti che sono negli atti.
Presidente: Benissimo.
P.M.: Io li ho solo messi insieme per consentire alla Corte di verificare.
Presidente: Allora, sull’accordo delle parti, si possono acquisire tranquillamente. Va bene.
P.M.: Me l’aveva chiesto l’avvocato Zanobini, gliene ho fornito copia ieri.
Presidente: Ecco, Lotti, volevo sapere una cosa. Lei ha detto che ha partecipato, insieme al Vanni e al Pacciani, ad alcuni omicidi. Quattro, per l’esattezza: Baccaiano, Giogoli, Vicchio e, come si chiama?
P.M.: E Scopeti.
Presidente: E Scopeti, ecco. Ma questi delitti com’è che li facevate? Vi accordavate prima, vi riunivate prima? Ne parlavate prima? Lei ha detto che questi feticci, queste parti che venivano espiantate dal corpo delle vittime, delle ragazze, venivano poi vendute. Quindi, studiavate un po’ la zona, il programma, facevate un pere… Vi siete riuniti qualche volta, vi siete scambiati delle idee?
G.L.: No, riuniti proprio, no. Perché a me mi dicevano d’andare con loro e a me non mi dicevano altro di questo qui, e basta. Unn’è che…
Presidente: Cioè lei non si è mai, non ha mai parlato prima del colpo da fare? Diciamo colpo, in senso lato.
G.L.: No, quello parlava sempre innanzi.
Presidente: Si parlava, ne parlavate…
G.L.: Parlavano innanzi loro e poi me lo dicevano a me. Io…
Presidente: Innanzi, vuol dire prima, no?
G.L.: Sì, prima…
Presidente: Eh, prima.
G.L.: … di questi qui.
Presidente: Ecco, facciamo Baccaiano. Per Baccaiano, ne avete parlato prima, di andare a Baccaiano, che lì c’era una coppietta? Che si poteva in qualche modo…
G.L.: Ma io, quello lì, io non l’avevo mai vista quella macchina. Io…
Presidente: Va be’, lei non l’ha vista.
G.L.: … me l’hanno descritto loro, come fare, come… Sennò come facevo a saperlo,come facevo a sapere il tal giorno..
Presidente: Lei ha detto non ha mai visto la coppietta lì a Baccaiano, né il furgone lì a Giogoli. Ecco, ma chi gliene ha parlato di queste cose a lei?
G.L.: Mah, e loro due.
Presidente: Loro due.
G.L.: Mario e Pietro. Perché io non…
Presidente: Ecco, e dopo i delitti è andato a…
G.L.: Poi, me l’hanno riferito così e poi l’è andata…
Presidente: Ecco, dopo Baccaiano, è andato male il colpo, nel senso che lì la macchina è rimasta infossata, tutto… c’è stato quell’imprevi.. .
G.L.: Ah, sì, quella lì.
Presidente: Ecco, ne avete riparlato di questo fatto, col Vanni e col Pacciani?
G.L.: Dopo?
Presidente: Eh, dopo.
G.L.: No, dopo, dopo subito, non credo.
Presidente: Eh, beh, io non dico subito. Se ne avete riparlato, e in che termini ne avete riparlato, di questo fatto.
G.L.: No, io unn’avevo nemmeno… di non parlarne più. Poi, il discorso gli è, siamo andati così, io non volevo nemmeno riparlare di queste cose qui. E basta.
Presidente: Allora, ne avete riparlato. E cosa si è detto, quando ne avete riparlato?
G.L.: Che gli avevan fatto queste cose. Però io l’ero… non so come dire. Mah, n’anno riparlato loro, però io un l’ero proprio disposto a dire…
Presidente: Appunto, io voglio sapere cosa avete detto. La sostanza, non è che… parola per parola.
G.L.: Mah, questo qui…
Presidente: Che cosa avete detto di questo fatto?
G.L.: Questo qui, di preciso non me ne ricordo bene, come l’era.
Presidente: Ecco, lo stesso di Giogoli. Di Giogoli ne avete riparlato dopo?
G.L.: Mah, riparlato. Queste le un son^cos^ da riparlarne. Io un n’ho riparlato con loro. Direttamente, un n’ho riparlato con loro.
Presidente: Cioè direttamente non è stato mai parlato a lei? Ma se dicevan tutto!
P.M.: Erano loro, ha detto, Presidente.
Presidente: Sì, loro.
G.L.: Loro, a dirmelo. Però io unn’è che…
Presidente: Cioè parlavano loro due.
G.L.: … m’andasse di parlanne proprio, essere io a parlarne con loro, no. Facevan parti’ il discorso così, poi io unn’è che andavo a insistere su queste cose?
Presidente: Ecco, quando dopo Baccaiano ne avete, dopo Baccaiano il colpo è andato male, nel senso che non siete riusciti a fare quel che volevate, eccetera. Allora, avete già detto ‘beh, la prossima volta faremo il colpo qua, faremo il colpo là’?
G.L.: Ma questo…
Presidente: … meglio? Non lo so.
G.L.: Questo lox dican sempre innanzi, quando succede queste cosequi. Un lo dican proprio dopo, subito. Questo lo dicano quando viene i’ momento, quando gli è il momento di far queste cose qui insomma. Unn’è che lo dican dopo. Lo dicano o innanzi di farlo, tra quello… tra un delitto e un altro. Sicché unn’è che…
Presidente: Eh, come mai, per esempio, a Giogoli non avete saputo che lì c’erano due uomini, anziché un uomo e una donna?
G.L.: Ma, questo…
Presidente: Voi andavate a seguire, facevate i sopralluoghi, vedevate, guardavate le vie di fuga? Che so io.
G.L.: Mah, loro gli hanno visto, sono andati loro.
Presidente: Loro sono andati.
G.L.: £’ furgone, sicché un lo so. Lì mi c’hanno trascinato dentro nella ^cosa^) così.
Presidente: Senta, lei quando ha saputo che queste parti che venivano tolte alla ragazza venivano vendute?
G.L.: Questo l’è…
Presidente: L’ha saputo all’inizio o l’ha saputo dopo? Quand’è che l’ha saputo?
G.L.: Questo, gli è sempre dopo, perché dopo che gli fanno, le cose a alla donna, gli è sempre dopo. Prima, no.
Presidente: No.
G.L.: No? Allora un mi son capito bene.
Presidente: Cioè lei sapeva già da Baccaiano – perché c’è stato anche l’omicidio precedente, eh, non dimentichiamolo, quello di, come si chiama?
P.M.: Di Scandicci.
Presidente: Di Calenzano, e altri… Insomma, noi rispondiamo solamente di Calenzano e il resto. Ecco, ci sta anche l’omicidio di Calenzano. Voglio dire, lei, quando è stato fatto l’omicidio di Baccaiano, già sapeva che bisognava prendere delle parti di corpo alla ragazza e poi venderle?
G.L.: No, ma questo gli è quando, di quello che sono andati a Mercatale per quello che io sappia…
Presidente: Ho capito, ho capito. Ma io volevo sapere…
G.L.: Gli è sempre…
Presidente: Lo so, Questo di MercatalcT^ Però, lei già sapeva allora qual era lo scopo di queste parti che voi toglievate alle ragazze, ai corpi delle ragazze?
G.L.: No, pe i primo momento non me l’hanno detto preciso i ‘ che ne facevano di questa^cos^) no? Non me n’hanno parlato direttamente proprio.
Presidente: In un primo momento, no. E “in un primo momento” cosa vuol dire per lei “primo momento”?
G.L.: No, i primi quelli di… di Baccaiano e quell’altro di Giogoli. Poi, quelli altri, me ne hanno parlato.
Presidente: Cioè gliene hanno parlato quando, a lei?
G.L.: Mah, quello di Vicchio e quello di…
Presidente: Dopo Vicchio.
G.L.: E quello di, come si chiama?, questo qui agli Scopeti.
Presidente: Per Scopeti. Ma a Vicchio gliene hanno parlato prima o dopo dell’omicidio?
G.L.: Ma questo qui gli è sempre dopo. Di queste cose lo dican sempre dopo, non prima.
Presidente: Eh, ma per esempio quando lei dice che a Giogoli, Pacciani mi pare…
G.L.: Sì sì.
Presidente: Mi riferisco a un suo discorso, eh, a quello che ha detto lei. Pacciani si è ‘incavolato’ perché erano tutti e due uomini e non c’era una ragazza.
G.L.: Però quando gli hanno aperto lo sportello…
Presidente: E allora lei gli avrà domandato ‘ma perché ti sei incavolato?’, perché un qualche tipo di discorso… Cioè se lei non sapeva ancora che dovevano tagliare, diciamo, il seno alla ragazza, perché si è incavolato allora? Gliel’ha chiesto lei, o no?
G.L.: Mah, gli dissi ‘perché tu sei… Perché mentre gli apriva lo sportello gli ha visto che gli eran du’ omini, invece. Perché uno gli aveva i capelli lunghi. Io mi spiego così.
Presidente: Allora torniamo a un’altra domanda: parliamo del coltello. Coltello che avrebbe avuto il Vanni, avrebbe visto in mano al Vanni. Ecco, lei ha parlato, nel precedente esame che hanno fatto il Pubblico Ministero e gli altri, di questo coltello. Bene?
G.L.: Sì.
Presidente: Lei ha descritto questo coltello, eccetera eccetera. Voglio sapere, questo coltello quando l’ha visto, lei?
G.L.: A Vicchio e a coso, e a Scopeti.
Presidente: A Vicchio e agli Scopeti.
G.L.: E agli altri fatti, que’ giorno lì…
Presidente: E a Giogoli, l’ha visto a Giogoli?
G.L.: L’ho visto, però se gli eran du’ omini e un gli è servito.
Presidente: No no, io parlo del coltello. Lasci stare gli uomini, lasci stare gli uomini. Voglio dire, si parla del coltello.
G.L.: Sì.
Presidente: Soltanto del coltello. Ecco, voglio sapere in quali omicidi ha visto il coltello. Quindi, a Vicchio, a Scopeti .
G.L.: Sì.
Presidente: L’ha visto?
G.L.: L’ho visto.
Presidente: A Baccaiano non l’ha visto. Ecco, andiamo per ordine. A Giogoli, a Giogoli chi ce l’aveva questo coltello?
G.L.: Il Vanni.
Presidente: Il Vanni. Come l’aveva questo coltello?
G.L.: Quello che ho visto.
Presidente: Ce l’aveva in tasca, ce l’aveva nel taschino?
G.L.: No, l’ho visto…
Presidente: Ce l’aveva in mano? Non lo so.
G.L.: L’ho visto io.
Presidente: Come l’ha visto lei?
G.L.: In mano, l’aveva.
Presidente: L’aveva in mano. E a Vicchio?
G.L.: A Vicchio lo stesso, l’aveva in mano.
Presidente: Sempre in mano.
G.L.: Però, quando sono arrivati un l’aveva, poi gli hanno aperto la macchina, gli hanno preso uno il coltello e uno la pistola.
Presidente: Ecco, quando è arrivato non l’aveva, il coltello, in mano.
G.L.: No, avevan da scendere, poi guarda’ un po’ la macchina lì.
Presidente: Quindi l’aveva, l’ha preso…
G.L.: L’hanno preso.
Presidente:  … quando si è avvicinato alla macchina dei ragazzi?
G.L.: Dopo un pochino, gli hanno preso uno il curtello e uno con la pistola.
Presidente: Ecco. E lei, lei l’ha visto bene, guesto coltello?
G.L.: L’ero lì vicino, anche se sono a 10 metri, lo vedo lo stesso.
Presidente: Mmh. E a Scopeti?
G.L.: A Scopeti, sì.
Presidente: La stessa cosa? Lei l’ha visto, il coltello, o ha immaginato che avesse un coltello?
G.L.: No, l’ho visto entra e esci, così. Però, l’ho visto il coltello.
Presidente: E l’ha visto questo coltello altre volte, in mano al Vanni? A casa, non a casa?
G.L.: Mah, questo…
Presidente: … che so, io.
G.L.: M,ah, a casa non saprei.
Presidente: Perché c’è stato tante volte a casa del Vanni.
G.L.: Sì, e lo so, ma io c’andavo così, per mangiare, io.
Presidente: Cioè lei l’ha visto solamente in quelle circostanze, e che il Vanni lo impugnava, eh? Lei ha detto che aveva il manico, come il manico?
G.L.: Il coltello, sì.
Presidente: Sì, il coltello aveva un manico: come?
G.L.: Eh, un manico bisogna ce l’abbia per forza, un manico.
Presidente: No no, questo e il giudizio suo.
G.L.: Sì, il manico ce l’ha.
Presidente: Io voglio sapere se lei ha visto il manico.
G.L.: marrone.
Presidente: Eh?
G.L.: Marrone.
Presidente: Eh. Come era il colore del manico?
G.L.: Sul marrone, sul marrone scuro.
Presidente: Marrone scuro. Cosa vuol dire per lei marrone “scuro”?
G.L.: Marro…
Presidente: “Scuro”: cosa vuol dire per “scuro”, lei?
G.L.: Marrone, un po’ sullo scuro, non lo so come…
Presidente: L’altra volta ha detto scuro, ora dice marrone.
G.L.: Marrone; e l’ho visto così, impugnato con la mano, si può aver visto…
Presidente: E allora ha visto solamente la parte…
G.L.: Appena un pochino.
Presidente: La punta.
G.L.: Se gli era un po’ scuro.
Presidente: La punta, cioè il dietro del manico, della…
G.L.: Anche se un l’ha preso tutto, si vede un pochino appena.
Presidente: Ha visto questa parte qui? L’estremità del manico, va bene?
G.L.: Sai, gli è buio, un tu vedi mica tanto preciso, la parte del coltello.
Presidente: Mmh. È manico di legno, o manico di plastica? Aveva il manico di ferro? Come l’aveva?
G.L.: Mah, gli era di legno.
Presidente: Di legno. Allora, c’è questo coltello?
P.M.: Sì.
Presidente: Lei, la volta scorsa, le abbiamo fatto vedere un coltello in fotografia.
G.L.: Sì.
Presidente: E lei ha detto, non so…
P.M.: Gli era stato mostrato anche il coltello.
Presidente: A lui?
G.L.: Sì.
Presidente: Il coltello l’ha visto lei?
G.L.: L’ho visto, sì, in fotografia.
Presidente: No, la Polizia gliel’ha fatto vedere il coltello a lei?
P.M.: No no, in quest’aula, Presidente, abbiamo…
G.L.: Ma il coltello, fuori che in fotografia…
Presidente: Solo in fotografia…
G.L.: No, fuori che in fotografia no, qui no.
P.M.: Bene.
Presidente: E ora glielo facciamo vedere, un coltello: lei ci dirà,….. ci dirà quel che vuole. Vediamo un po’. Purché ci dica la verità, Lotti. Eh, la sua posizione è un po’ delicata, eh, stia attento. Io mi appello sempre a lei, che mi dica la verità.
G.L.: Sì SÌ.
Presidente: Preferisco il silenzio a una falsità, capito?
G.L.: No no, io fino a ora ho detto sempre la verità.
Presidente: Quando non vuol rispondere, lei non risponda. Però dica la verità, tutto quello che dice, dica la verità.
G.L.: Sì sì, l’ho sempre detta, fino a ora l’ho sempre detta, la verità.
Presidente: Bene.
G.L.: Lo so.
Presidente: Ah, era sempre lo stesso coltello o era un coltello diverso? Secondo lei, quando ha visto in queste tre occasioni il coltello in mano al Vanni, era sempre lo stesso coltello o un coltello più o meno simile all’altro?
G.L.: Sì. No no, io ho visto sempre il solito.
Presidente: È lo stesso, per lei.
G.L.: Per me, sì.
Presidente: Senta, lei ha visto… Ora, siccome stiamo parlando di coltelli, lei ha visto anche il coltello – se l’ha visto, eh, solamente se l’ha visto: lei deve dir la verità, e basta – se ha visto un coltello anche in mano al Pacciani, agli Scopeti?
G.L.: Sì, gli aveva un coltello.
Presidente: Ma l’ha visto? Aveva lo stesso coltello del Vanni O un altro coltello?
G.L.: Mah, questo, a vederlo preciso un so se gli era il solito o no. E l’ho visto così, visto così, di dietro.
Presidente: Ma l’ha visto, il coltello, o ha immaginato che…
G.L.: … il coltello.
Presidente: Come?
G.L.: Non lo so, se gli era il solito quello. Se l’ha preso di dietro, l’ho visto solo quando faceva così. Poi, se gli era il solito…
Presidente: Dall’alto in basso, vero?
G.L.: Se gli era il solito, un si vede.
Presidente: Allora, Lotti, venga qua. Venga qua. No no, stia lì, stia lì. Allora, mi raccomando. Antonio, glielo mostri, questo coltello. Se ha mai visto questo coltello.
G.L.: E gli era un coltello così, col manico di legno.
Presidente: Era un coltello simile a questo?
G.L.: Mah, io ho visto uno simile così.
Presidente: Uno così. Allora, questo lo potete mettere a posto. Ecco, quando lei è arrivato alla tenda – l’ultima domanda, faccio la parte mia; poi, dopo al Pubblico Ministero – quando è arrivato alla… Siamo agli Scopeti.
G.L.: Sì.
Presidente: Agli Scopeti. Lei ha detto che lasciò la macchina giù, poi si avvicinò alla piazzola.
G.L.: Alla strada, insomma, in do’ c’è un po’ di posto, invece che lasciarla in me… dentro…
Presidente: No no, la macchina, lasciamo stare la macchina. La macchina l’ha lasciata giù dove ha detto.
G.L.: Sì.
Presidente: Non torniamo sulle solite cose. Volevo solamente chiedergli una cosa. Quando lei arrivò alla piazzola: c’è arrivato alla piazzola, o no?
G.L.: No, scesi con la macchina e poi… si scese…
Presidente: C’è un tratto in salita e poi c’è il piano, dove c’è la tenda, vede?
G.L.: Sì.
Presidente: Ecco, lei…
G.L.: C’era un…
Presidente: Dove, a che punto è arrivato?
G.L.: Non tanta salita. C’è un po’ di terra e poi…
Presidente: Sì, va bene.
G.L.: Poi si spiana.
Presidente: Un po’ in salita e poi spiana, ecco. Lei è arrivato fino a dove?
G.L.: No, ma eh, ni’ qui’ momento vedo questi due venir contro di noi, e.. .
Presidente: Risponda alle domande, lasci stare che cosa ha visto. Fino a dove è arrivato, lei?
G.L.: Saranno stati sui 12 metri, dalla tenda a in do’ gli ero io.
Presidente: Ma non voglio sapere i metri. Voglio sapere se è arrivato alla parte piana o era sempre in discesa.
G.L.: No, alla parte piana, dove comincia la piana.
Presidente: Alla parte piana. Cioè ha imboccato, è arrivato alla piazzola, è arrivato proprio alla piazzola.
G.L.: Sì, proprio nella piazzola.
Presidente: Ecco, come vedeva lei la tenda? Siccome la tenda non è tonda, non è… ma è un po’ rettangolare, no? Ecco, cosa vedeva lei, di faccia a lei? Cosa vedeva?
G.L.: No, vedevo la tenda e accanto c’era la macchina sua, dei…
Presidente: Accanto, la macchina.
G.L.: E un po’ più distante.
Presidente: L’ingresso della tenda lo vedeva?
G.L.: No, l’ingresso non lo vedevo, io.
Presidente: Non vedeva l’ingresso. E vedeva il lato più piccolo o il lato più grande, della tenda? Proprio di faccia a lei, dirimpetto? Come posso dire?
G.L.: Mah, il lato più grande. Un lo so, se l’era spostata per così, la tenda.
P.M.: Obliqua?
G.L.: Obliqua.
Presidente: Era un po’ obliqua, la tenda, rispetto a quello che vedeva lei?
G.L.: Sì.
Presidente: E quando lei dice che il Vanni ha tagliato la tenda, ha mimato, ha fatto un gesto così.
G.L.: Sì, dalla parte opposta, così. Però…
Presidente: Scusi, lei ha detto, lei ha visto il coltello in mano? L’ha visto il coltello, o non l’ha visto?
G.L.: Sì, sì. L’ho visto.
Presidente: O ha immaginato che tagliasse?
G.L.: No, io ho visto tagliava co’ i’ cortello, proprio sentivo…
Presidente: Tagliava. Ecco, dove ha tagliato, proprio la tela della tenda, dove veniva tagliata lo vedeva lei o no?
G.L.: Sì, e vedevo, anche se gli era un pochin distante, si vede. Dalla parte per così. Dalla parte davanti del bosco, di qua.
Presidente: Del bosco di qua.
G.L.: Sì. Sempre dalla parte…
Presidente: Dove era lei, dove era lei.
G.L.: Sì, dov’ero io.
Presidente: Ma…
G.L.: … da parte mia.
Presidente: Bene. Pubblico Ministero, domande?
P.M.: Nessuna domanda, Presidente, grazie.
Presidente: Avvocato Colao?
Avv. Aldo Colao: Senta Vanni, … senta Lotti, buongiorno. Dunque, mi riferisco…
Presidente: Ah, per cortesia, siccome questo non è un controesame, è un’aggiunta, facciamo domande che non sono state fatte. Chiarimenti su qualche domanda fatta. Voi capite, se ripartiamo da zero, allora questo è…
Avv. Aldo Colao: Lei ha detto che medico era suo, di Pacciani. E che il medico, quello che prese il fagotto con le parti della donna dal Pacciani, lei ha detto che era il medico suo, il medico di Pacciani. È vero, questo?
G.L.: Io gli ho detto, gli era un medico. Ma quello un so se gli è quello, il solito, quel dottore. L’ho già spiegato.
Avv. Aldo Colao: Ma lei, per “suo”, intendeva che era un medico di Pacciani, un medico “suo”? Uno dei suoi medici?
G.L.: Gliel’ho detto, gli èra ua medico suo. Però un so se gli è quello che l’è andato a prendere questa roba. Io non so né il nome né il cognome, di questo dottore.
Avv. Aldo Colao: Ora io le voglio chiedere: questo medico qui, era un medico “suo”, che curava anche l’Angiolina?
G.L.: E questo come fo a…
Avv. Aldo Colao: No, glielo poteva aver detto, Pacciani: ‘guarda, viene a curare..’
G.L.: No no.
Avv. Aldo Colao: … l’Angiolina’.
G.L.: Io ho detto solamente che gli è un dottore. Se l’era il solito, un lo so. Questo l’ho sempre detto.
Avv. Aldo Colao: Se era?
G.L.: Il solito.
Avv. Aldo Colao: Il solito, che vuol dire? Ah, no, ho capito. Lei vuol dire non il medico curante, ma uno dei suoi medici.
G.L.: Allora un ci si capisce, avvocato.
Avv. Aldo Colao: Lei dice: il “suo” medico.
Presidente: No, avvocato, facciamolo parlare, perché sennò…
Avv. Aldo Colao: E facciamolo parlare.
G.L.: Lui c’aveva un dottore. Però se gli è quello che gli è andato a prendere le cose, questo non lo so. Se gli è il solito. L’ho già detto altre volte, non lo so.
Presidente: Era un medico, ma non sa se era il medico di Pacciani: è questo che vuole dire?
G.L.: No. Sì, il dottore gli era. Però un so di preciso se gli era quello che gli è andato a prender le robe da i’ Pacciani.
Presidente: Va bene.
Avv. Aldo Colao: Io volevo sapere…
Presidente: … il Pubblico Ministero, va bene?
Avv. Aldo Colao: Ma lei sa se questo medico, che andava a prendere questa roba, aveva dei cani?
G.L.: Dei?
Avv. Aldo Colao: Cani. Se aveva dei cani e se Pacciani gli curava i cani?
G.L.: Mah, questo non lo so.
Avv. Aldo Colao: Glielo domando.
G.L.: No, questo lo so ora, io.
Presidente: No, è una domanda.
G.L.: Sì, lo so.
Presidente: È una domanda: se per caso avesse dei cani che Pacciani…
G.L.: Ma lui mi dice unai cosai che io un la so, come fo?
Presidente: Ma ho capito. Lei risponda che non lo sa.
Avv. Aldo Colao: Lei risponde sì o no, e tutto è finito.
G.L.: No.
Avv. Aldo Colao: Senta Lotti, abbia pazienza.
G.L.: Sì, io…
Avv. Aldo Colao: Lei, a Vicchio, disse ‘quando finirono di tagliare, Pacciani e Vanni andarono a lavarsi le mani nel fiume’. È vero questo?
G.L.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Allora anche Pacciani tagliò, a Vicchio?
G.L.: Come? Se ce n’è uno, a tagliare, e quell’altro che sparava.
Avv. Aldo Colao: Ma perché Pacciani si andò a tagliare le mani?
Presidente: E questo non lo sa.
G.L.: Come, a tagliar le mani?
Avv. Stefano Bertini: Presidente, comunque non disse così, eh.
Presidente: Ma non ha detto…
P.M.: No, deve andare al fiume.
Avv. Stefano Bertini: Disse che andava a lavarsi al fiume, no?, le mani.
G.L.: Io ero alla macchina e … a quella maniera, ho visto andar due a i’ fiume. I’ che?
Avv. Aldo Colao: Andarono…
G.L.: Lavare per cosare…
Avv. Aldo Colao: No. Lei ha detto: ‘si lavarono al fiume, ‘sti due.
Avv. Stefano Bertini: Non le mani, Colao, non disse le mani, eh.
Presidente: Va be’, poi si vedrà la trascrizione, cosa ha detto su questo punto.
Avv. Aldo Colao: Un’altra cosa.
G.L.: Sono andato a lavarsi, però uno si sarà lavato il coltello e… il coltello. Un so’ mica andato a vedere laggiù i’ che facevano.
Avv. Aldo Colao: Ritornando a Scopeti, ce l’ha presente, no?
G.L.: E ce l’ho presente, sì.
Avv. Aldo Colao: Bene. E allora, senta, faccia mente locale. Quando ci fu l’aggressione in cui fu ucciso il ragazzo francese da parte di Pacciani, no?, quell’aggressione che lo prese alle spalle e lo colpì poi al collo e al petto. Così come ha riferito lei.
G.L.: No, io ho detto su i’ davanti di’ collo.
Avv. Aldo Colao: Sul davanti del corpo, per col bra… Scusi, mi guardi un po’.
G.L.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Sul davanti del corpo, però col braccio alzato dal di dietro.
G.L.: Eh, mica sta così. Io, la misura precisa, i’ che doveva cosare qui, davanti.
Avv. Aldo Colao: Ma il Pacciani era avanti o dietro, al ragazzo?
G.L.: Il ragazzo gli era davanti e il Pacciani di dietro.
Avv. Aldo Colao: Bene. E perciò lei ha detto davanti, però il Pacciani l’ha colpito dal di dietro.
G.L.: O un gliel’ho spiegato ora?
Avv. Aldo Colao: Bene. Basta, basta. Questo volevo sapere. Un’altra cosa. Lei era lì vicino, perché subito dopo – e l’ha dichiarato pochi giorni fa – a lei gli hanno detto, a questo punto: ‘vai a guardare le macchine, ora’.
G.L.: M’hanno detto d’andar verso la strada, che un passasse, che un si fermasse macchine lì, vicino alla piazzetta.
Avv. Aldo Colao: Certo. Quindi lei, quando ci fu l’aggressione al ragazzo francese, la rincorsa e poi lo finì col coltello, lei era lì vicino.
G.L.: Sì. Ero lì, ho visto tutta la scena.
Avv. Aldo Colao: Io le chiedo: possibile che lei non ha visto se il coltello che aveva Pacciani in mano era uguale a quello del Vanni, o no?
G.L.: Mah, e un l’ho visto, gli era un coltello, un l’ho visto tanto bene. A me mi pare…
Avv. Aldo Colao: Ma come era? Ce lo può… Era più lungo di quello del Vanni o più corto?
G.L.: E come fo a giudica’, se gli era davanti così.
Avv. Aldo Colao: Ma…
G.L.: Gli era un coltello.
Avv. Aldo Colao: Era più largo o più stretto?
G.L.: Come fo a vederlo? I’ che devo dire? Come fo a vederlo per bene, se lui, quell’altro gli era davanti, e l’altro di dietro. Così, un vedo tanto bene il coltello come gli è.
Avv. Aldo Colao: Eh, ma sa, se era lì vicino.
G.L.: Vicino, per dire. Che ero così, fra me e il Presidente, non lo so.
Avv. Aldo Colao: Eh, insomma, non c’è male come vicinanza.
G.L.: Ma io ho detto quanto così. Poteva essere anche di più, eh.
Avv. Aldo Colao: Una domanda: il manico era di ferro o di legno? Ci pensi bene.
G.L.: No, io non ci penso bene.
Avv. Aldo Colao: Lei…
G.L.: Come fo? Se gli ha la mano a…
Avv. Aldo Colao: Se se ne ricorda.
G.L.: Se gli ha la mano a i’ coso qui, del coltello, come fo a vede’ se gli era di … o no?
Presidente: Lo prese il Vanni?
P.M.: No no, quello di…
G.L.: No, Pietro.
Presidente: Ma se non l’ha visto bene.
(brusio)
Avv. Aldo Colao: Ma se non si aiuta, anche in certi limiti, a parlare. È stato dimostrato che più si aiuta alle volte, e più parla.
G.L.: Io credo di essermi spiegato abbastanza. Poi, non lo so.
Avv. Aldo Colao: D’accordo, sì. Lei si è spiegato, ma ci sono certe cose che non tornano. Perché, se lei era lì vicino, la lunghezza del coltello l’avrà potuto vedere.
G.L.: Ma se gli è così, come fo a veder la lunghezza come gli è? Se gli è più corto o più lungo? Non lo so.
Avv. Aldo Colao: Senta, passiamo a un’altra domanda. Lei ha detto che avevano una lampada. In campagna si usa dire la lampada per andare a fare lume, no?
G.L.: Ma questo l’era a Vicchio, non agli Scopeti.
Presidente: Lui veramente ha usato un altro termine: pila o torcia.
Avv. Aldo Colao: No, ha detto lampada.
Presidente: Lampada.. .
G.L.: Lampada, io non lo so come la chiamano.
Avv. Aldo Colao: Ha detto lampada.
Presidente: Aveva detto,., questa parola la sente per la prima volta orai
Avv. Aldo Colao: Ma, comunque sia, io voglio sapere una cosa. Non voglio polemizzare, né con la Corte, né col P.M., né col collega là. Perché, torno a ripetere, quando si lavora si vorrebbe lavorare in pace, si vuol lavorare! E di certo non ne ho neanche voglia. Lo faccio perché è dovere mio…
Presidente: No, avvocato. Scusi, scusi avvocato.
(brusio)
Presidente: Avvocato, avvocato Colao, scusi eh? Per precisione, lei usa un termine che l’imputato, che io ricordi, non ha usato.
Avv. Aldo Colao: Eh, io non ho il verbale qui.
Presidente: E quindi bisogna dirlo, questo.
Avv. Aldo Colao: E glielo farò vedere, che era lampada.
Presidente: Va be’.
Avv. Aldo Colao: Perché me lo ricordo bene mi dette nell’occhio.
Presidente: E allora…
Avv. Aldo Colao: E allora domando, perché è chiaro che lui ora è tutto agitato, perché…
G.L.: No, io agitato, un sono agitato.
Avv. Aldo Colao: Ecco, allora stia calmo.
Presidente: No, stamattina non è agitato.
G.L.: No, io un sono agitato.

Avv. Aldo Colao: Io volevo sapere, questa lampada… Ma, abbia pazienza, Lotti, scusi, glielo chiedo gentilmente, con garbo, voglio sapere…
G.L.: Io rispondo regolare…
Avv. Aldo Colao: Bravo.
G.L.: … poi un lo so io.
Avv. Aldo Colao: Risponda gentilmente, con garbo, perché…
G.L.: E io come ho risposto?
Avv. Aldo Colao: … ci si intende meglio. Allora, questa lampada, com’era? Era una lampada… si poteva appoggiare a terra? Pensi un po ‘ bene.
G.L.: La tenevano in mano, per vede’ meglio quello che facevano, no. Un l’ho vista per bene com’era…

Avv. Aldo Colao: Aveva una base per potersi appoggiare a terra e fare luce in alto?
G.L.: Ci sarà stata. Un lo so io.
Avv. Aldo Colao: Non sarà stata con un neon? Lei conosce il neon?
G.L.: Ma che ero vicino e vo a guarda’ come l’era fatta ogni cosa?
Avv. Aldo Colao: Ma faceva una bella luce?
G.L.: E una luce la faceva.
Avv. Aldo Colao: Una luce forte?
G.L.: Un po’ faceva.
Avv. Aldo Colao: Forte o scialba?
G.L.: Come sarebbe a di’ scialba?
Avv. Aldo Colao: Una luce forte o tenue?
G.L.: Come fo a dillo se gl’era luce forte o no?
Presidente: Senta, Pacciani… come si chiama? Eh, Pacciani…
Avv. Aldo Colao: Una cosa, scusi…
Presidente: Scusi, avvocato Colao, Lotti, questa luce che aveva il Vanni…
G.L.: A me tanto forte la un mi pareva.
Presidente: … l’aveva in mano, la reggeva in mano tipo coltello, oppure…
G.L.: No, la reggeva in ma… o c’aveva qualche cosa… qualche…
Presidente: … reggeva qualche cosa che era più grande della mano? Come posso dire? Ha capito il discorso?
G.L.: Sì, ho capito.
Presidente: Era una pila piccola, lunga, affusolata oppure una luce più grossa?
G.L.: No, una di quelle così, come si può di’, normali. Io un so come spiegammi per bene, l’era una torcia; La torcia l’è un’antra cosa diversa, è più grande.
Presidente: È una cosa piccola.
G.L.: Sì, secondo come le c’enno, c’enno di di quelle più grandi. . .
Presidente: E quella che ha visto lei che era, piccola, grande?
G.L.: Era giù per su così. . .
Presidente: Tutto il palmo della mano ha fatto lei.
G.L.: Quanto una mano forse qualcosa di più.
Presidente: Bene.
G.L.: Un l’era tanto grande da dire che facesse tanta luce.
Avv. Aldo Colao: Senta, Lotti, scusi, Vanni e Pacciani hanno mai spiato donne sole, da quelle parti, che lei sappia?
G.L.: Mah, io pe. . . no, questo, no, un lo so .
Avv. Aldo Colao: E lei?
G.L.: Come, io?
Avv. Aldo Colao: Lei Lotti…
G.L.: Eh.
Avv. Aldo Colao: … è mai andato a guardare donne sole?
G.L.: No.
Avv. Aldo Colao: Perché servivano queste parti delle donne, è vero?
G.L.: Come, servivano?
Avv. Aldo Colao: Lo scopo di questi omicidi era di portare via queste parti alle donne, è vero o no?
G.L.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Oh. Allora se ci fossero state donne sole sarebbe stato meglio, perché non c’era l’uomo?
G.L.: Un capisco quello che vuol dire.
Avv. Aldo Colao: Le domando soltanto se avevano spiato donne sole…
G.L.: Ma io un ho mai spiato donne sole.
Avv. Aldo Colao: … per fare queste cose…
G.L.: Io un so’ mai andato a fa’ queste cose qui.
Avv. Aldo Colao: Senta, passiamo a un altro discorso. Dunque, lei ha detto che il Vanni aveva dei problemi con la moglie.
G.L.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Lei lo conosceva il Nesi?
G.L.: Il Nesi quello…
Avv. Aldo Colao: Nesi Lorenzo, mi pare.
G.L.: Lo conoscevo, faceva… gl’aveva il coso faceva maglioni, un lo so golfi, quest…
Avv. Aldo Colao: Sì.
G.L.: Di San Casciano, no?
Avv. Aldo Colao: Sì. Ebbene, il Nesi Lorenzo frequentava la casa del Vanni, che lei sappia?
G.L.: Ma questo un lo so mica se c’andava o no. Io come fo a dillo ora?
Avv. Aldo Colao: Ma vi siete mai trovati lì insieme?
G.L.: No.
Avv. Aldo Colao: E il Nesi o il Vanni o qualcun altro gli ha mai raccontato di un episodio in cui il Vanni rincorreva la moglie per casa che non gli si voleva dare, la moglie. Quindi, lui la rincorreva con un coltello e con il membro eretto. L’ha mai saputo questo fatto? Perché era eccitato.
G.L.: No, qualche volta leticavano, però io un ero mica lì come fo a sape’ tante cose. Qualche volta gli ha messo le mani addosso, l’hanno richiamato i Carabinieri.
Avv. Nino Filastò: Se l’avvocato Colao fosse così gentile da spiegarci da che fonte gli proviene questo quadretto pittoresco che ci ha descritto testé, gli sarei grato io.
Avv. Aldo Colao: Sì. E’ mio dovere e, naturalmente, mi sono premunito, caro collega. Il teste Nesi, nella sua testimonianza del ’97, parla che: “Il poveretto voleva una donna per andarci a letto e questa gli rispondeva” – la moglie – “sempre picche.”
Presidente: Avvocato, chiediamo la fonte e basta. Non diamo lettura di quello che ha detto il Nesi.
Avv. Aldo Colao: La fonte… No, voglio dire che no è che… e poi dice anche…
Presidente: Eh, allora…
Avv. Aldo Colao: “La rincorreva con un baionetta, ma a me mi sembrava. . . non me ne intendo, ma mi sembrava una baionetta.” Dice: “Un pugnale?” “Ma non so, un affare così.”
Presidente: Avvocato, non possiamo dare lettura delle dichiarazioni che ha dato il Nesi.
(brusio)
Presidente: Basta che l’avvocato…
Avv. Aldo Colao: Ma era diretta al collega.
Presidente: Ecco, benissimo. E l’avvocato…
Avv. Aldo Colao: Il collega mi ha chiesto la fonte…
Presidente: Eh, benissimo.
(voce non udibile)
Presidente: Ringrazio il Nesi. Gli metta a disposizione il verbale, se ce l’ha, ed è risolto lì.
Avv. Nino Filastò: Al dibattimento, le ha dette…
Avv. Aldo Colao: Al dibattimento.
Presidente: Lotti, non lo sa di questa cosa.
G.L.: Come? Come, Presidente?
Presidente: Nulla sa di questo episodio che sarebbe avvenuto tra il Vanni e la moglie?
G.L.: O c’era… o c’era… io un so. Proprio preciso un posso di’ perché un lo so.
Presidente: Altre domande?
Avv. Aldo Colao: Senta una cosa, Lotti, lei ha detto che non leggeva riviste pornografiche.
G.L.: Chi?
Avv. Aldo Colao: Lei, Lotti.
G.L.: Io, no.
Avv. Aldo Colao: No. Ma il Vanni e il Pacciani… C’erano riviste pornografiche in casa del Vanni e del Pacciani? Le ha mai viste?
G.L.: Io se vo in casa di una persona un vo mica a guarda’ che c’hanno in casa. Io… un so.
Avv. Aldo Colao: E allora ce le portavano fuori, alle volte, per leggerle? Fuori di casa?
G.L.: Ma io se l’avevano un lo so io. Io un l’ho mai avute io.
Avv. Aldo Colao: Senta, un’ultima cosa. I ragazzi di Baccaiano, lei ha detto sono stati riconosciuti da Pacciani, o dal Vanni, non so. Ecco perché fecero quella manovra.
G.L.: Gli avranno riconosciuti, io come fo a dillo.
Avv. Aldo Colao: Insomma, quella manovra per scappare.
G.L.: Perché si spostonno dalla parte opposta.
Avv. Aldo Colao: Ecco, però io dicevo, gli avevate mai visti questi due ragazzi alla Festa dell’Uva di Montespertoli, o a Vicchio, in Mugello?
G.L.: Ma, io alle feste c’andavo, però…
Avv. Aldo Colao: Cioè, al di fuori.
G.L.: … come fo a sapere se erano quelle due pe… quella coppia. Come fo a sapello. C’è tante persone alle feste, come faccio.
Avv. Aldo Colao: Non li avevate visti alla Festa dell’Uva i ragazzi. Erano stati osservati da Pacciani e Vanni?
G.L.: Ma che ne so, come fo a sapello io queste cose.
Avv. Aldo Colao: Glielo domando, ci andavate insieme alle volte alla Festa.
G.L.: Ci va tanta gente, come fa a sape ‘ che era proprio quella coppia di quella sera.
Avv. Aldo Colao: Una ragazza che attira l’occhio la si nota.
G.L.: Io quande vo alle feste…
Presidente: Non lo sa, via, sennò…
G.L.: … un vo mica a guardare quello e quell… come fo a sape’ preciso queste cose?
Avv. Aldo Colao: Va bene. Grazie.
Presidente: Avvocato Curandai?
Avv. Giampaolo Curandai: Sì, Presidente, avvocato Curandai. Pochissime domande di carattere generale che non entrano nel merito… sui singoli episodi, cioè. Ecco, io vorrei sapere, signor Lotti, semplicemente questo. Se è vero o se non è vero quello che ha detto il Butini Fabrizio a proposito di lei. Cioè che lei è un tipo chiuso.
G.L.: Questo è vero.
Avv. Giampaolo Curandai: “Capace anche” – dice Butini – “di stare cinque o sei ore di seguito senza parlare.” È vero questo?
G.L.: Gl’è natura mia, c’è poco da fare. Un ci posso fa nulla.
Avv. Giampaolo Curandai: È natura sua. No, volevo sapere semplicemente questo, signor… Bene. Poi, altre domande un pochino per costruire meglio la sua personalità. Senta, suo padre faceva l’operaio agricolo, è vero?
G.L.: Sì.
Avv. Giampaolo Curandai: Cioè, un lavoro duro, scavava le fosse, metteva le viti, piantava le viti. E senta, per un certo periodo…
Presidente: No, no, facciamo rispondere, avvocato, facciamolo rispondere.
G.L.: Eh, ma se un mi fa parlare come fo a dire…
Presidente: Bravo.
Avv. Giampaolo Curandai: È vero o non è vero questo?
G.L.: Sì, l’ha fatto, ma gli anni parecchi anni fa.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco.
G.L.: Faceva le fosse e ci sono andato anch’io per piglia’ dei soldi pe’ mangia’ tutti insieme, con la mamma e tutto.
Avv. Giampaolo Curandai: Ma io volevo sapere questo anche. Ha lavorato qualche volta suo padre con Mario Vanni, a giornata?
G.L.: No, no, questo un…
Avv. Giampaolo Curandai: Non le risulta questo, non… Ecco, senta, mi scusi un’altra domanda, se ricorda, perché si tratta naturalmente di fatti molto… e di circostanze molto lontane nel tempo. Senta, lei presso la draga di Bargino, ha lavorato…
G.L.: No, non Bargino, Ponte Rotto.
Avv. Giampaolo Curandai: Ponte Rotto, pardon, mi scusi. Ha lavorato assieme a un operaio di Borgo San Lorenzo?
G.L.: Borgo San Lorenzo?
Avv. Giampaolo Curandai: Sì. Sì o no?
G.L.: Io ho lavorato con un autista…
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco.
G.L.: Salvatore M..
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, di Borgo…
G.L.: Che lui portava la roba da lì e la portava a Firenze.
Avv. Giampaolo Curandai: Era di Borgo San Lorenzo?
G.L.: No, gl’era siciliano.
Avv. Giampaolo Curandai: Cioè, ma abitava a Borgo San Lorenzo lui?
G.L.: No. Abitava a San Casciano.
Avv. Giampaolo Curandai: A San Casciano, ecco.
G.L.: Prima del bar Vittorio.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, lei sappiamo che ha abitato, per un certo periodo, in via Borgo Sarchiani, San Casciano…
G.L.: Dal ’71 fino all’82. A metà del…
Avv. Giampaolo Curandai: Benissimo. Nella stessa strada, ovviamente, di Mario Vanni, ecco.
G.L.: Ma io so’ dalla parte per veni’ verso la piazza, insomma…
Avv. Giampaolo Curandai: Sì, sì, ho capito, ma era la stessa strada.
G.L.: Insomma, la distanza un è tanta.
Avv. Giampaolo Curandai: Senta, un’ultima domandina e poi si chiude. Lei è mai andato all’estero, all’estero, fuori d’Italia.
G.L.: All’estero?
Avv. Giampaolo Curandai: Sì.
G.L.: Due volte.
Avv. Giampaolo Curandai: Due volte.
G.L.: In Germania.
Avv. Giampaolo Curandai: In Germania, ecco. In che periodo c’è andato in Germania?
G.L.: Mi pare… ‘petti, eh… Mi pare nell’89. ’89 fino… sì…
Avv. Giampaolo Curandai: Nell’89…
G.L.: C’era…
Avv. Giampaolo Curandai: Sì, sì…
G.L.: … questo tedesco che veniva spesso a San Casciano. Poi, piano piano, insomma, siamo fatti amicizia, insomma, così.
Avv. Giampaolo Curandai: Un certo Hans.
G.L.: Hans.
Avv. Giampaolo Curandai: Hans.
G.L.: Hans, e la moglie si chiama Renate.
Avv. Giampaolo Curandai: Bene. Senta, lei in quel periodo stava però presso la casa di accoglienza di Don Poli, vero? Nel periodo ’89.
G.L.: Son stato da Scherma fino a quando… preciso… le date un mi viene in mente preciso.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco.
G.L.: Poi son stato un anno lì alla distilleria prima del Ponte Rotto, quelli… rifanno tutta la casa, la ricosano un lo so che ci fanno dopo.
Avv. Giampaolo Curandai: Senta…
G.L.: E poi mi sono spostato dalla parte…
Avv. Giampaolo Curandai: Perfetto.
G.L.: … perché un c’avevo dove andare e un m’avevano dato du’ stanze a San Casciano, un capisco…
Presidente: Ce l’ha detto Don Poli, ce l’ha detto quando è stato alla casa di accoglienza.
Avv. Giampaolo Curandai: La mia domanda è questa: nel periodo in cui lei andò in Germania si trovava presso la casa di accoglienza di Don Poli. È quello il periodo.
G.L.: No, quando andetti in Germania la prima volta ero a questa distilleria.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, poi…?
G.L.: Poi dopo…
Avv. Giampaolo Curandai: La seconda…
G.L.: … lì ci stetti un anno e più e mi toccò anda’ via anche lì, gl’avevano bisogno pe’ un operaio. E allora, tramite il Comune mi dettan questa… insomma, andetti da Fabrizio, però io un ce la facevo a sta lì con quelle persone.
Avv. Giampaolo Curandai: Ho capito. Quindi, la seconda volta in cui lei andò in Germania era il periodo in cui abitava presso questa casa si accoglienza.
G.L.: Sempre la par… No, ho detto sempre laggiù a Ponte Rotto, in via Lucciano, 20.
Avv. Giampaolo Curandai: Ho capito. Senta una cosa e questo tedesco chi glielo ha presentato il Vanni e il Pacciani, per caso?
G.L.: No, questo un me l’ha presentato nessuno, perché lui veniva tutti gli anni a San Casciano. E di lì, sa che andavo a mangia’ alla trattoria di Nello, e piano piano, Nello me l’ha fatto conosce’, dice: ‘questo gl’è uno che vien di là, viene in Italia, perché gli garba venire in Italia’. Venendo di lassù a quell’epoca quande gli stava là la prima volta c’era 1200 e rotti chilometri.
Avv. Giampaolo Curandai: Bene. Ultima domanda. Il Vanni lo conosceva bene questo tedesco?
G.L.: Mah, l’ha conosciuto mica subito. Dopo che veniva tutti gli anni, piano piano ci siamo conosciuti durante gli anni.
Avv. Giampaolo Curandai: Va bene. La ringrazio, non ho altre domande.
Presidente: Altri?
Avv. Nino Filastò: Presidente, ho un paio di domande io.
Presidente: Sì, prego.
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Allora…
Presidente: Allora, l’avvocato Bertini.
Avv. Stefano Bertini: Presidente, avvocato Bertini.
Presidente: Bene.
Avv. Stefano Bertini: Soltanto due precisazioni.
G.L.: Sì.
Avv. Stefano Bertini: La prima riguarda gli Scopeti.
G.L.: Sì.
Avv. Stefano Bertini: Lei ha detto alla scorsa udienza, e oggi l’ha ripetuto, che ha visto il Vanni tagliare la tenda.
G.L.: Sì.
Avv. Stefano Bertini: Quando ha visto il Vanni compiere questo gesto, il Vanni era di spalle, lo vedeva di spalle lei?
G.L.: No, proprio di spalle, no. Vedevo quande tagliava, quande faceva lo strappo così.
Avv. Stefano Bertini: Ah, ho capito.
G.L.: Un era proprio preciso che un vedessi bene il coltello, insomma.
Avv. Stefano Bertini: Non era di spalle a lei, dalla sua visuale.
G.L.: Un pochino… insomma, che vedevo bene dalla distanza indov’ero.
Avv. Stefano Bertini: Senta, e rispetto alla posizione del Vanni mentre tagliava la tenda il Pacciani da che parte era, dalla solita parte, dalla parte opposta, dove era?
G.L.: Sì, dalla parte opposta, sì.
Avv. Stefano Bertini: Dalla parte opposta rispetto al Vanni. E un’altra domanda, una precisazione, signor Lotti, è una domanda, non so se lei… a cui potrà rispondere o meno, comunque sia ci pensi un attimo è molto importante per quanto riguarda la ricostruzione dei delitti. Lei ci ha detto la volta scorsa, mi sembra a me, su mia domanda specifica, che il vanni ebbe a raccontarle questi fatti, la circostanza in cui compivano questi delitti, prima dell’82, prima di Baccaiano. Lo conferma? È vero?
G.L.: Sì, lo confermo.
Avv. Stefano Bertini: Lei mi disse anche che il Vanni le cose quando… nel momento in cui era ubriaco, aveva un po’ bevuto.
G.L.: Sì.
Avv. Stefano Bertini: Lei, dico, ha mai pensato, ha mai pensato veramente che il Vanni possa avere detto queste cose e non volendo, che poi l’abbia voluto coinvolgere appunto perché ormai le aveva detto quest.e cose?
G.L.: Sì. Sì.
Avv. Stefano Bertini: Ha mai pensato a questo lei?
G.L.: Sì, io ho pensato a questo.
Avv. Stefano Bertini: Si è chiesto come mai raccontò queste cose quella volta?
G.L.: Ma io… un mi successe queste cose. Forse gl’ aveva bevuto e mi aveva detto queste cose qui.
Avv. Stefano Bertini: Non volendo?
G.L.: Sì.
Avv. Stefano Bertini: Infatti, io le chiedo questo, quell’episodio che riguarda il presunto rapporto con il Pacciani, col tentativo di rapporto col Pacciani, avvenne poco questa circostanza, queste rivelazioni da parte del Vanni?
G.L.: Sartò stato prima, questo.
Avv. Stefano Bertini: In quel periodo di tempo lì avvenne, poco prima di Baccaiano comunque.
G.L.: Sì.
Avv. Stefano Bertini: La ringrazio…
Avv. Nino Filastò: Noti suggerite le risposte, comunque è andata così, lasciamo fare.
Avv. Stefano Bertini: L’ha già. detto, avvocato, l’ha detto già un paio di volte a verbale che avvenne prima di Baccaiano, questo fatto.
Avv. Nino Filastò: SI, sì.
Avv. Stefano Bertini: La ringrazio, non ho altre domande.

Presidente: Bene. Avvocato Filastò?
Avv. Federico Bagattini: Ce n’avrei una io, signor Presidente. La ringrazio.
Presidente: Ah, scusi, avvocato Bagattini, non avevo visto la luce.
Avv. Federico Bagattini: Sono arrivato in ritardo. Signor Lotti, una sola domanda, come dicevo. Tornando per un attimo al dottore, al “suo” dottore, lei ha usato questo aggettivo, dalle informazioni che lei ebbe, a proposito di questa persona, può escludere che si trattasse di un dottore veterinario, cioè, il dottore che cura gli animali?
G.L.: No. Come m’hanno riferito, no.
Presidente: Cioè, non era un veterinario?
G.L.: No, come m’hanno detto, no.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, allora se vuole essere così cortese da riferire che cosa, in concreto, le fu detto.
G.L.: Come detto?
Avv. Federico Bagattini: Se lei è in condizione di escludere che si potesse trattare di un veterinario…
Presidente: Avvocato facciamogliela più chiara la domanda…
G.L.: Ma io ho detto un dottore, un ho detto un veterinaio…
(brusio)
Presidente: … perché sennò non la capisce.
G.L.: … gl’è un dottore anche quello, però…
P.M.: Chi curava…?
Avv. Stefano Bertini: Perché il veterinario…
G.L.: Se è uno che cura, come fa… c’è tanti dottori, c’è dottori…
Presidente: Va be’, il dottore degli animali è il veterinario, il dottore delle persone è un medico. Va bene?
G.L.: Ma io credo sia diverso questo… un so…
Presidente: Cioè?
G.L.: È dottore anche quello, no?
Presidente: È dottore, però.
G.L.: Dottore della parte degli animali.
Presidente: Comunque, quello che gli hanno detto era un veterinario o no?
G.L.: No, m’hanno detto un dottore a me. Io un posso…
Presidente: Comunque, lei c’era… Allora, facciamo una cosa. Lei era stato a prendere la carne a Calenzano da un dottore veterinario, che lavorava ai macelli.
G.L.: Sì, ma quello gl’è un altro dottore.
Presidente: Quello è un’altra persona.
G.L.: Quello ci sono andato perché m’ha mandato Mario…
Presidente: Cioè, non è… voglio dire, quel dottore veterinario di Calenzano non era quello della macchina lì, era un’altra persona…
G.L.: Quello… da sé… gl’è…
Presidente: Bene.
Avv. Federico Bagattini: Questo…
G.L.: Quello gl’era un dottore dell’animali grossi, insomma…
Presidente: Sì, volevamo sapere questo.
G.L.: Di vitelli, questa roba qui.
Avv. Federico Bagattini: Va bene, dico, questa persona lei la scorse sul piazzone di San Casciano, no?
G.L.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Però non ebbe la possibilità di individuarlo, di vederlo.
G.L.: Intravede la persona precisa come l’è.
Avv. Federico Bagattini: Quindi, non è in condizioni di offrire alla Corte la benché minima informazione in ordine alle caratteristiche di questa persona? Quindi, ovviamente, non saprebbe riconoscerla.
G.L.: No.
Avv. Federico Bagattini: Sostanzialmente non l’ha vista.
G.L.: Se un m’hanno detto né il nome né il cognome…
Avv. Federico Bagattini: No, ma lasci perdere il nome e il cognome.
G.L.: No.
Presidente: Non l’ha vista, avvocato. Non l’ha vista.
Avv. Federico Bagattini: Ecco, non l’ha vista, benissimo.
Presidente: Stando alle sue dichiarazioni precedenti, eh. Ora le può modificare lui…
G.L.: No, no, no, io quello che ho detto gl’è preciso…
Presidente: Lei ci dica sempre la verità.
G.L.: No, no, io l’ho sempre detta la verità.
Avv. Federico Bagattini: Quindi, lei vide una sagoma dentro una macchina, della quale nulla sa dire di più.
G.L.: No. Un so più dire più.
Avv. Federico Bagattini: Bene.
Presidente: Avvocato Filastò a lei.
Avv. Nino Filastò: Lotti, cerchiamo d’uscire un momentino dal generico su una cosa che lei ha detto. Io voglio sapere chi, se Vanni o Pacciani o tutti e due, le hanno detto, prima di tutto se gliel’hanno detto e poi chi dei due le ha detto, che facevano questi omicidi per portar via quelle parti che lei sa delle donne per venderle…
G.L.: A me man riferito così. E gl’andavan da coso per prendile per vendile. Poi se…
Avv. Nino Filastò: Chi? Chi dei due gliel’ha detto. Chi gliel’ha detto, tutti e due, Vanni, Pacciani o tutti e due?
G.L.: Tutti e due.
Avv. Nino Filastò: Insieme?
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: In coro?
G.L.: Come in coro?
Avv. Nino Filastò: No, voglio dire, uno dopo l’altro o in coro. In coro vuol dire, io sono accanto a Vanni, dico: ‘caro Lotti, sappi che…’, tutti e due in coro, così. Oppure, un giorno lo dice uno, un altro giorno lo dice un altro. Come è andata la cosa?
G.L.: Questo gl’è andato là a Mercatale da Pietro. Però…
Avv. Nino Filastò: Chi è andato a Mercatale?
G.L.: Questa persona, quella che ho parlato quell’altra…
Avv. Nino Filastò: No, no, no, ma io voglio sapere, il discorso l’ha sentito lei con le sue orecchie?
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Voglio sapere quando e da chi… da chi l’ha bell’e detto, da tutti e due. Gli ho chiesto se gliel’hanno fatto insieme questo discorso, mentre eravate tutti e tre insieme, o se invece le è stato fatto prima da uno e poi da un altro.
G.L.: No, da tutti e due.
Presidente: Eravate insieme, allora.
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Tutti e due insieme. Va bene. Quando, non se lo ricorda? E dove, non se lo ricorda?
G.L.: Le date un mi vengano in mente.
Avv. Nino Filastò: Ma più o meno. Rispetto ai delitti, prima di Baccaiano, dopo Baccaiano, prima di Scopeti, dopo Scopeti.
G.L.: Mah, cose son sempre dopo, non prima.
Avv. Nino Filastò: Dopo.
G.L.: Eh.
Avv. Nino Filastò: Quindi, anche dopo gli Scopeti. Eh?
G.L.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Sì. Ora, a proposito della domanda che le ha fatto poco prima il suo difensore, l’avvocato Bertini, lei ha detto che il Vanni le aveva parlato d’aver fatto gli omicidi precedenti. E’ così?
G.L.: Quelli innanzi?
Avv. Nino Filastò: Sì.
G.L.: No, questo non… solo uno e basta, gli altri un so niente io.
Avv. Nino Filastò: Solo quello di Calenzano? E di un omicidio avvenuto nel ’74 a Borgo San Lorenzo gliene aveva parlato Vanni?
G.L.: No.
Avv. Nino Filastò: No?
G.L.: Perché io c’ho avuto la mamma fino al ’75 sicché queste cose non so niente.
Avv. Nino Filastò: Va be’…
G.L.: Dovevo curare, dovevo sta’ insieme a mia madre.
Avv. Nino Filastò: Ma l’ha detto lei che Vanni le ha parlato degli omicidi precedenti, no?
G.L.: No, io un ho mai detto questo costì.
Avv. Nino Filastò: Come un l’ha detto.
G.L.: No.
Avv. Nino Filastò: L’ha detto du’ minuti fa.
G.L.: No un gliel’ho detto.
Avv. Nino Filastò: Va bene, un dica così.
Presidente: Lui ha detto di Calenzano, lui ha parlato di Calenzano.
G.L.: Io ho detto uno solo e basta. Non quegli altri sennò un ci si intende.
Avv. Federico Bagattini: Gli parlavo di queste cose, ho detto, non degli omicidi precedenti.
Avv. Nino Filastò: Quindi, comunque, le aveva parlato di uno solo, di Calenzano, eh?
G.L.: In tramite di questa persona, di Giovanni Faggi, come si chiama…
Avv. Nino Filastò: Ah. E però del ’74 un glien’hanno parlato mai nessuno. No.
G.L.: Gliel’ho già detto, un so niente di…
Avv. Nino Filastò: Ma le sa come è andato l’omicidio del ’74?
G.L.: Un so niente io.
Avv. Nino Filastò: Sa che in quel caso…
G.L.: No.
Avv. Nino Filastò: … non…
G.L.: Non rispondo più, basta. Scusi, la insiste su questo qui che un so niente, perché lei deve insistere. Un lo so.
Avv. Nino Filastò: Ma lei dice che non lo sa e fine del discorso. Io le sto chiedendo se lei sa che…
G.L.: Ho detto un so niente di que’ fatti lì. Perchè la deve insistere se le cose…
Avv. Nino Filastò: Quindi, lei non ha chiesto in quell’occasione…
G.L.: Ne, un ho chiesto niente io.
Avv. Nino Filastò: Ma faccia finire la domanda e faccia meno il prepotente, sa! Con chi crede di avere a che fare lei?
Presidente: No, no, no.
P.M.: È stato tranquillo…
G.L.: Ho detto un so niente di coso, perché deve insistere su queste cose.
Presidente: Scusi, Lotti…
Avv. Nino Filastò: Lei mi fa finire la domanda e, poi, dice: non so niente. Ha capito, Lotti?
P.M.: No, avvocato Filastò…
G.L.: No, con me un alzi la voce, eh.
Presidente: Pubblico Ministero…
G.L.: Perché sennò la alzo anch’io.
Presidente: Altre domande, per cortesia, s’è capito quale cosa voleva dire Lotti.
Avv. Nino Filastò: Volevo sapere, Lotti, se dopo che lei aveva saputo che queste cose, questi delitti, li facevano per vendere queste parti, se Vanni le aveva detto per caso che nel ’74, nessuno aveva tolto nessuna parte a nessuna donna.
G.L.: Io l’ho già detto, sennò un rispondo più, basta.
Avv. Nino Filastò: È meglio un risponda più.
G.L.: Perché delle cose che un so, scusi…
Presidente: Allora, Lotti, scusi… Lotti, allora, per cortesia, finito…

Avv. Nino Filastò: Allora, senta, altre due domande, poi ho finito.
Presidente: Ah, ancora.
Avv. Nino Filastò: Quando lei ha parlato per la prima volta d’essere stato agli Scopeti e d’aver visto Vanni e Pacciani, questa cosa lei l’ha detta spontaneamente?
G.L.: Come, spontaneamente?
Avv. Nino Filastò: Sa che vuol dire “spontaneamente”? Che uno parla perché gli vien da parlare, dice le cose come stanno perché sta davanti a un magistrato, dice: ‘guardi, allora, le dico le cose come sono’ e racconta. Così…
G.L.: Quello che ho visto?
Avv. Nino Filastò: Sì.
G.L.: Eh.
Avv. Nino Filastò: Ma lei lo disse perché lo voleva dire lei, spontaneamente…
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: … oppure perché qualcuno gli disse…
G.L.: No, a me un me l’ha detto nessuno a me.
Avv. Nino Filastò: Nessuno gli disse che Pucci l’aveva visto lì e che il Pucci aveva visto Vanni e Pacciani nessuno glielo disse, prima che lei parlasse e ammettesse questa cosa? Risponda: sì o no’.
G.L.: Quand’ero con Fernando?
Avv. Nino Filastò: Sì. No, quando venne interrogato.
G.L.: Sì. Quello che ho detto, sempre fino a ora.
Presidente: No, l’avvocato vuol sapere questo…
Avv. Nino Filastò: Prima di parlare…
Presidente: … vuol sapere questo…
Avv. Nino Filastò: No, lo ridico io, Presidente.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Prima di parlare lei, prima di mettersi a raccontare quello che aveva visto agli Scopeti, qualcuno degli inquirenti gli disse o non gli disse che Pucci aveva già detto che lei era lì presente, era presente Vanni e Pacciani?
G.L.: C’era anche Fernando, eh.
Presidente: No, non ha capito la domanda.
G.L.: No, ho capito bene la domanda.
Presidente: Allora, dica.
Avv. Nino Filastò: Allora risponda. Glielo disse o non glielo disse?
G.L.: Se c’ero io c’era anche Fernando insieme a me, quel giorno degli Scopeti. Un capisco do’ si vo’ arriva’.
Avv. Nino Filastò: Cerchi di ricordare quando lei ha fatto uno dei primi interrogatori, va bene? La domanda è questa qui. Quando lei venne interrogato dalla Polizia, dai magistrati, eccetera, prima che lei raccontasse di essere stato agli Scopeti, d’aver visto Vanni, Pacciani, eccetera, quelli che la interrogavano gli dissero che Pucci aveva già raccontato queste cose, sì o no?
G.L.: Gl’è stato interrogato anche lui.
Avv. Nino Filastò: Ma a lei glielo dissero?
G.L.: Mica insieme siamo stati interrogati.
Avv. Nino Filastò: Ma glielo dissero a lei che Pucci aveva detto queste cose, sì o no?
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Oh, benissimo. E quando poi lei ha raccon… prima che lei raccontasse di Baccaiano, qualcuno le disse che era stata vista la sua macchina lì a Baccaiano, sì o no?
G.L.: L’hanno vista di certo, gl’era sulla strada lì.
Avv. Nino Filastò: Ma glielo dissero a lei, sì o no?
G.L.: Ma chi me lo disse, chi me l’ha detto a me?
Presidente: Domanda l’avvocato, vuol sapere se gliel’hanno detto a lei.
Avv. Nino Filastò: Quelli che la interrogavano glielo dissero, sì o no?
G.L.: Se c’era la macchina mia?
Avv. Nino Filastò: Sì.
G.L.: Si.
Avv. Nino Filastò: Questo anche per quello che riguarda l’omicidio di Vicchio? Gli dissero che la sua macchina era stata vista diverse volte, sì o no?
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Allora, qualcuno gli disse o non gli disse che Vanni l’accusava? Che diceva che lei era uno di quelli che facevano questi delitti.
G.L.: No, questo un l’è vero nulla, quello che ha detto lui.
Presidente: Bene. Allora, Lotti, può andare, si accomodi, può stare pure qui in aula.
Avv. Nino Filastò: Presidente… No, no, mi dicono che lei ha risposto che non è vero nulla l’ha detto lui. Ma la domanda era diversa: voglio sapere se qualcuno gli disse che Vanni la accusava, diceva… gli inquirenti, quando lei parlava con quelli che la interrogavano, queste persone gli dissero: ‘guarda, Lotti, che Vanni dice ‘che te tu c’eri, tu …..ha’ fatto queste cose, che tu sei te mostro….’
G.L.: Ma c’era anche lui.
Avv. Nino Filastò: Ah. Ma glielo dissero o no. Sì o no?
G.L.: Un so, un saprei come dire.
Avv. Nino Filastò: Glielo dissero, sì o no?
G.L.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Oh;
Presidente: Accomodati vai, Vanni… cioè, Lotti. Lotti, vada pure a sedere.
G.L.: Sì, sì.
Presidente: Anzi, no, anzi, no, venga qui. Su questa domanda che ha fatto per ultimo l’avvocato Filastò.
G.L.: Sì.
Presidente: Lei prima dice una cosa, subito dopo ne dice un’altra. L’ha capita la domanda o no? L’avvocato voleva sapere questo, se la Polizia, o chi per esso, chi l’ha interrogato, prima che lei, diciamo, ammettesse questi fatti, gli parlò di Pucci…
G.L.: Sì.
Presidente: … che lui era stato agli Scopeti e gli parlò…
G.L.: Mah, assieme al Pucci.
Presidente: Lei ha detto che gli aveva già riferito che Pucci aveva parlato e che avevan visto la macchina sua lì agli Scopeti. Ora, lei prima ha detto… ha parlato del Vanni; che il Vanni, a sua volta, le ha detto qualche cosa su questi delitti, gliel’hanno detto la Polizia o non gliel’hanno detto? Perché lei prima dice sì e poi dice no. Qual è la verità?
G.L.: Come? Un ho capito bene.
Presidente: Quando cominciò a fare le prime domande…
G.L.: Interrogato a me?
Presidente: Eh, quando lei cominciò a mettere i fatti, no? Io non lo so quando è stato. Comunque…
G.L.: Sì.
Presidente: … lei cominciò a mettere i fatti. lei, gli hanno parlato del Vanni a lei?
G.L.: Sì……
Presidente: La Polizia, chi l’ha interrogata. E cosa gli hanno detto del Vanni?
G.L.: Quello… detto ora all’avvocato.
Presidente: Cioè, che cosa?
Avv. Nino Filastò: Mi sembra chiaro, eh.
P.M.: No, no. Facciamoglielo dire perché non è per niente chiaro.
Presidente: Facciamoglielo spiegare. Scusa, voglio chiarire perché a distanza di un minuto dice una cosa e poi contrariamente, opposta alla prima…
P.M.: Io non so se ha capito. Presidente, io non so se ha capito.
Presidente: Io non so come farglielo capire. Allora, quando la Polizia lo interrogò…
G.L.: Sì.
Presidente: Le ha parlato del Vanni, le ha riferito qualche dichiarazione che avrebbe fatto il Vanni su questo omicidio o no?
G.L.: Sì.
Presidente: E cosa gli dissero?
G.L.: Mah…
Presidente: La Polizia a lei.
G.L.: Di questi delitti?
Presidente: No, dei delitti. Del Vanni. Del Vanni.
G.L.: No, un ho capito.
Presidente: Allora, mi segua.
G.L.: Sì, sì.
Presidente: Quando lei veniva interrogato dalla Polizia, dal Pubblico Ministero, chiunque lo interrogò. Quando lei cominciò a fare le prime dichiarazioni, disse: ‘sono stato lì, agli Scopeti’ eccetera eccetera. Gli hanno parlato prima che lei parlasse, facesse queste ammissioni, del Vanni, che avrebbe fatto alcune dichiarazioni il Vanni? Gliel’hanno detto, la Polizia, sì o no? E se gliel’hanno detto, che cosa le hanno detto? Questo voglio sapere io. Voleva sapere l’avvocato, lei ha risposto. Voleva sapere che cosa gli hanno detto alla Polizia.
G.L.: Ora, a di’ la verità, un mi ricordo di preciso i’ che m’hanno detto.
Presidente: Se c’era stato anche lui, se aveva affermato anche lui che c’era stato o non c’era stato, non lo so. Cos’hanno detto?
G.L.: No, che c’era stato… come, in queste cose qui?
Presidente: Eh.
G.L.: Sì.
Presidente: Cioè, che c’era stato anche il Vanni.
G.L.: sì.
Presidente: Questo gli hanno detto.
G.L.: Come m’hanno spiegato loro, come… mi son spiegato io non tanto bene.
Presidente: Cioè gli hanno spiegato che era stato lì agli Scopeti.
G.L.: Sì.
Presidente: Questo gli hanno detto.
G.L.: Sì, questo qui i’ discorso.
Presidente: Va bene.
Avv. Nino Filastò: Presidente, quello che lui dice è la telefonata alla Filippa Nicoletti. Chiaro chiaro, con molta precisione, senza possibilità di equivoci…
Presidente: Va bene, va bene.
Avv. Nino Filastò: Quindi, questa è solo una conferma. Nessuna conferma avevo richiesto io.
Presidente: Io volevo soltanto chiarire come era avvenuto il fatto. Tutto qui. Per me può dire quel che vuole. Prego, può andare a sedere. Allora, Vanni…
P.M.: Facciamo cinque minuti…
Presidente: No, facciamo il Vanni. Il Vanni aveva detto che non voleva rispondere all’esame. Allora Vanni per cortesia, microfono. Vanni…
Mario Vanni: Devo rispondere?
Avv. Nino Filastò: Dica lei.
Presidente: Vanni.
M.V.: Oh.
Presidente: Senta Vanni.
M.V.: Voleva qualcosa?
Presidente: No. Il Pubblico Ministero lo vuole interrogare. Facciamo così. Capisce? Pubblico Ministero e le altre parti. Vuol rispondere o no all’interrogatorio?
M.V.: (voce non udibile)
Presidente: Come?
M.V.: Io la senta, l’è du’ anni sono in prigione. Sono innocente, un ho fatto di’ male a nessuno.
Presidente: No, ma lei deve dire se vuole essere interrogato o no. Ha facoltà di non essere interrogato, di non rispondere. Lo dica. Se vuole essere interrogato, lo mette lì a rispondere come ha fatto il Lotti; sennò sta lì, tranquillo.
M.V.: Io un ho fatto nulla. Sono innocente. L’è du’ anni che sono in prigione innocentemente.
Presidente: Ma non vuol parlare, non vuol dire altro oltre a questo.
M.V.: I’ che devo dire?
Presidente: Va bene. Avvocato, cosa devo dire? Spieghi lei.
Avv. Nino Filastò: Io ho cercato Presidente.
P.M.: Possiamo fare cinque minuti di interruzione, poi Presidente?
(voce non udibile)
Presidente: No, non vuole più parlare. Allora, Vanni oltre a questo non vuole dire altro lei?
M.V.: I’ che devo dire?
Presidente: Bene. Allora non intende rispondere. Bene.
P.M.: Possiamo fare cinque minuti…
Presidente: Cinque minuti di sospensione, va bene.
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Un quarto d’ora, va.
P.M.: Bene.

P.M.: Sì, Presidente, se lei mi consente avrei un’istanza. Per quest’istanza ho bisogno di qualche minuto per spiegarla perché vorrei evitare di dare io spazio non corretto a delle affermazioni che a me sembrano insinuazioni fatte, giustamente nella tecnica difensiva, dal difensore di Vanni per quanto riguarda le dichiarazioni assunte dal Lotti e le risposte che ha dato. La mia istanza è quella di trascrizione di una bobina relativa a un confronto che fu fatto in data 11/02/96 tra Pucci Fernando e Lotti Giancarlo. Cerco di spiegarmi in breve perché chiedo la trascrizione di questa bobina di confronto che, per fortuna, dico io, della giustizia e comunque per buona tutela dell’immagine degli investigatori, fu fatto questo confronto registrato fra Lotti e Pucci. E io insisto nel chiedere la trascrizione. C’è un verbale di confronto che io all’epoca ho già fornito alla Corte quando ho fornito tutti i verbali relativi a Lotti dopo le contestazioni. Cerco di spiegarmi in breve perché altrimenti non si capisce il senso delle affermazioni di Lotti all’ultima domanda del difensore e di lei signor Presidente; e si dà spazio a insinuazioni che io mi sento di dover tutelare per quanto riguarda il comportamento ovviamente della Polizia Giudiziaria e dei procuratori della Repubblica di Firenze che erano presenti a questi atti oltre il sottoscritto. Mi spiego come loro sanno e fin dal primo momento il P.M. ha messo bene in luce e credo che questo dibattimento abbia chiarito, il signor Lotti Giancarlo imputato, è un imputato che ha un programma di protezione ma io ho sempre messo in evidenza come è un imputato che ha confessato fatti dopo che gli venivano contestate circostanze obiettive. Mai si è seduto su, una sedia e ha  detto ‘vi racconto come stanno le cose’. Allora ricordiamoci sempre questa situazione perché voi capirete come la risposta che oggi vi ha dato Lotti è la sacrosanta verità nel contesto di come sono andati i fatti, diversi ovviamente nelle sfumature. E ci sono verbali di confronti e per fortuna registrazioni. Mi spiego meglio, il Vanni prima della sua cattura non è mai stato interrogato. Quindi per fortuna nessuno sa cosa poteva dire o meno in merito a questi fatti. Si arriva alla determinazione che qualcosa di importante c’è dietro questa collaborazione con Pacciani nei delitti da quella intercettazione già trascritta relativa a quel bar di San Casciano in cui c’è quella conversazione in cui, loro tutti sanno, Ghiribelli e Lotti parlano del fatto che lui era presente quella sera, c’era la sua 128 e il Lotti dice ‘ero a fare un bisogno’ e tutta quella storia che loro sanno. Allora siccome in quella telefonata si parla, . c’era anche il Pucci, viene interrogato Pucci. Il Pucci fa le prime ammissioni. Si ma in due volte fa l’ammissione. Allora signori, le cose stanno in questo modo. Di Vanni nessuno sa niente perché non è stato… nessuno può sapere cosa avrebbe dichiarato Vanni perché nessuno lo aveva a quel punto, nemmeno preso in considerazione se non come soggetto ad indagine. La situazione obiettiva di come vanno le indagini – e che io intendo a questo punto mettere bene in chiaro davanti a loro Corte, e davanti a tutti perché è la verità – è che si va dal signor Lotti con delle richieste e contestazioni precise. C’è un verbale, io lo vorrei… lo già esibito però mi piacerebbe ricordarlo in questo momento, nel momento in cui faccio un’istanza precisa. E siamo 11 febbraio ’96, sono le 11.45 di mattina. Avendo capito l’importanza della cosa, sono presenti a questo atto – che sono verbale assunzione di informazioni – il procuratore della Repubblica dottor Vigna, il procuratore aggiunto dottor Fleury, il sostituto dottor Crini e il sottoscritto che aveva in quel momento insieme questi fogli. Viene chiesto a Lotti come stanno le cose e Lotti, se la fa da lontano e cerca di dire il meno possibile. A questo punto si dà atto nel verbale, loro ce l’hanno, di cosa gli si contesta. Caro signor Lotti stai attento perché c’è una telefonata in cui dici così; la Ghiribelli dice che c’era la tua macchina, il Galli dice che c’era la tua macchina; per ultimo, il Pucci ha detto che quella sera lui aveva riconosciuto, c’eravate voi e aveva… lui, Pucci, riconosciuto Vanni e Pacciani. Ecco la risposta che vi ha dato oggi Lotti. Questo è il verbale delle 11.45. È un verbale per fortuna che man mano che vanno avanti le cose, il P.M. forse prevedendo chissà, eventuali insinuazioni – sulle quali io non voglio commentare – di qualcuno, si dà atto che ore sono. Finché si arriva a una certa ora piuttosto tardi, è durato due o tre ore. Al che il P.M. prudente secondo me ancora una volta, dice: ‘beh, abbiamo Pucci: facciamo il confronto’. Siccome Lotti, nonostante gli si contestan tutte queste cose, non dice nulla, contestiamogli anche che Pucci ha essere stato lì insieme, lui, Pucci, a Attenzione, non è la Polizia o qualcuno che gli dice: guarda, Vanni ha detto. Perché Vanni a quel momento non lo conosce nessuno se non come indagato. C’è un verbale di confronto in cui io ho già depositato, ma per fortuna – dico – è stato anche registrato. E io ne chiedo la formale deregistrazione in cui si dice: guarda contestazione – che Pucci dice così e così. Gli si porta Pucci e Pucci dice le stesse identiche cose, poi l’avete sentito voi. Viene chiuso il verbale di confronto. Dopodiché Lotti, finalmente imprevedibile dice: ‘ciò che dice Pucci è la verità, sì c’eravamo’ eccetera eccetera. Questi verbali io li ho già dati a loro. Volevo ricordare che sono 11.45 di mattina il primo, confronto 18.45, ammissioni finali, parziali, difficili… tutti i termini che posso usare, loro li vedranno in questo verbale delle 19.45. Quindi signori, è vero: il signor Lotti ha. parlato perché gli sono stati contestati fatti specifici che risultavano da atti di questo processo. Atti per i quali ci sono: registrazioni, intercettazioni, dichiarazioni sentite in questo dibattimento. Quindi è vero che al signor Lotti fu fatto presente questa circostanza. Ma non che la Polizia diceva che Vanni, eccetera eccetera; ma le cose come vi ho detto io. Anche perché Vanni non era mai stato sentito a quel punto da nessuno. Poi prende la sua strada il GIP, eccetera. Allora siccome questo verbale di confronto e questo iter di quella giornata in cui, ripeto, Lotti parla solo perché gli vengono contestati i fatti nei modi che io vi ho descritto e che mi sembra non solo doveroso prendere atto che sono così, ma sono verbali fra l’altro fatti da diverse persone. Quindi bisognerebbe proprio pensare che… insomma, io non ci voglio…
Presidente: No…
P.M.: … non ci voglio nemmen pensare a quelle insinuazioni…
Presidente: No, no…
P.M.: No, ma Presidente, siccome io un po’ d’esperienza ce l’ho e siccome qua ho già visto che si va sulle insinuazioni, allora io preferisco le insinuazioni, facciano pure e si prendano le conseguenze. Però guardiamo anche cosa esiste. Allora per tranquillità di tutti, mia e di chi fa le insinuazioni, ma sopratutto esclusivamente per dimostrare qual’è la verità, il verbale di confronto c’è. Io ho anche la trascrizione che per fortuna, dico, fu fatta e quindi si vede cosa gli è stato contestato in particolare al signor Lotti. Io chiedo la trascrizione di questo confronto che è stato fatto 1’11/02/9 6 alle ore 18.45. Faccio richiesta formale.
Presidente: Allora, quello che posso dire io è il periodo che dice il Pubblico Ministero risulta dai verbali prodotti del Lotti. Per quanto riguarda l’insinuazione che sarebbe stata… non mi riguarda questa storia perché io sono intervenuto al termine dell’esame del…
P.M.: Presidente, ci mancherebbe.
Presidente: Aspetti, aspetti. Dell’avvocato Filastò solamente per chiarire una circostanza, prima dice sì e poi no. Tutto questo era dovere mio farlo e l’ho fatto come ho fatto…
P.M.: E’ il mio dovere offrire…
Presidente: Allora questa istanza di trascrizione, voi avete i verbali delle dichiarazioni del Lotti, ritenete necessario e opportuno questa trascrizione o no? Potete riferirmi per cortesia prima le parti civili e poi i difensori.
Avvocato: Presidente, noi siamo favorevolissimi alla trascrizione di questa registrazione.
Presidente: Bene. L’avvocato Bertini?
Avv. Stefano Bertini: È d’accordo, Presidente.
Presidente: Bene. L’avvocato Filastò?
Avv. Nino Filastò: Io volevo prima di tutto dire due parole su questo termine usato dal Pubblico Ministero “insinuazione”. Io non ho fatto nessuna insinuazione. Io ho trovato nel brogliaccio, perché questo ancora non l’ho ben esaminata, cioè a dire la trascrizione integrale della telefonata del 24 marzo ’96 intervenuta fra il signor Lotti e la signora Nicoletti Filippa, un’affermazione per cui il Giancarlo dice: ‘ma, sai i’ che gl’ha detto Mario Vanni? Dice che sono stato io a fare gli omicidi. Li ha fatti …’ Ora, o se l’era inventata questa frase. Non è che poi sia una frase, come dicevo prima, ambigua; una frase chiara, testuale, che lui in perfetta, credo, innocenza riferisce alla Filippa Nicoletti. Mi sembrava doveroso fare una domanda su questo punto, in previsione che siccome a quell’epoca il signor Giancarlo Lotti aveva dei colloqui e non tutti credo verbalizzati. Si deve pensare che tutto quello che lui dice e tutti i suoi pour parler fatti con vari investigatori di vario genere, venissero verbalizzati significano essere mai entrato in un ufficio di Polizia…
P.M.: Questa è un’insinuazione, Presidente.
Avv. Nino Filastò: No, non è un’insinuazione. E’ una constatazione.
P.M.: Eh, no. Questa è un’insinuazione. Insisto perché lei deve provare quello che sta dicendo.
Avv. Nino Filastò: Allora…
P.M.: Ci sono dei verbali…
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: … che tutto quello che dice all’interno di un’inchiesta di questo genere, viene verbalizzato, parola per parola. Lo dice lei. Io, a me…
P.M.: Io parlo di un’inchiesta in cui sono stato anche…
Avv. Nino Filastò: Dall’interno a certe indagini.
P.M.: Bene, ora parliamo di questa cortesemente. Avvocato, lei parla di questa.
Presidente: Pubblico Ministero, facciamola spiegare.
P.M.: Sì, no, parliamo di questa.
Presidente: Ho capito, però facciamolo parlare. Pubblico Ministero.
Avv. Nino Filastò: Ha capito, dottor Canessa.
P.M.: Io non lo lascio parlare…
Avv. Nino Filastò: Faccia come le pare. Comunque, io voglio dire, io non ho fatto insinuazioni. Ho detto…
P.M.: Eh, no; dice ci sono stati…
Avv. Nino Filastò: No, ma le sto dicendo io non ho insinuato nulla. Io l’ho detta la cosa. Non ho insinuato, l’ho detto. Ho affacciato un’ipotesi e lei mi dice che ne sopporto le conseguenze, ma faccia quello che crede.
P.M.: Le conseguenze?
Avv. Nino Filastò: Non creda che da questo punto di vista qui, di scalfire in un attimo il mio dovere professionale. Affacciando un’ipotesi di…
Presidente: Non credo…
Avv. Nino Filastò: … nei confronti di qualcuno. Perché sbaglia persona. Perché se c’è uno che queste cose… queste affermazioni sue…
Presidente: Lei avvocato parli alla Corte. Lasci stare il Pubblico Ministero.
Avv. Nino Filastò: …non viene intimorito nel fare il suo dovere professionale… sono io e non da ora, diverso tempo. Quindi ho trovato questa frase e ho fatto delle domande, partendo da un determinato presupposto giusto o sbagliato che sia; ed ha risposte in un certo modo il signor Lotti – poi ne parleremo – . Quindi non è una insinuazione.
Presidente: Ora, su questo…
Avv. Nino Filastò: Quando poi ha fatto col signor Mario Vanni apparirebbe secondo quello che dice il Pubblico Ministero, ha detto poco fa in questa inchiesta ha paracadutato solamente nel momento in cui il Lotti fa determinate dichiarazioni; questo non è vero purtroppo. Questo non è affatto vero. Non solo il. ..
Presidente: No, facciamo… Avvocato…
Avv. Nino Filastò: Presidente, era stato interrogato varie volte informalmente…
Presidente: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: … ma il signor… è stato interrogato – e di questo credo di aver chiesto l’acquisizione del verbale, e comunque se non l’ho chiesta la chiedo ora…
Presidente: Bravo, il Pubblico Ministero…
Avv. Nino Filastò: Presidente, insomma voglio dire, io vorrei poter parlare.
Presidente: Sì, sì. Come no.
Avv. Nino Filastò: Lo ha fatto il Pubblico Ministero, lo vorrei fare anch’io.
Presidente: Sta parlando.
Avv. Nino Filastò: Il signor Mario Vanni è stato interrogato al dibattimento di I Grado nel processo Pacciani.
P.M.: Come teste.
Avv. Nino Filastò: Come teste, sissignore. Come teste. E all’interno di quel verbale, il Presidente e il Pubblico Ministero espressero notevoli, chiare, evidenti riserve sul modo che aveva quest’uomo di esprimersi, che è quello che è.
P.M.: In pubblico lo fece.
Avv. Nino Filastò: Come?
P.M.: In pubblico, in una pubblica udienza.
Avv. Nino Filastò: Certo, in una pubblica… chi dice nulla. Si sta parlando… parò, il signor Mario Vanni era già sospettato all’epoca di quel suo verbale reso davanti alla Corte di Assise di Firenze in I Grado; pesantemente sospettato. Quindi non diciamo cose che non son vere. Il signor Vanni non interviene in quest’inchiesta paracadutato dalle parole del signor Lotti, era già prima e molto. La prima cosa, perché è un verbale, avviene così: questo signore si mette a sedere e siccome già altre volte l’hanno interrogato e gl’hanno chiesto, gli hanno domandato… appena si mette a sedere nella sua ingenuità, secondo me anche onestà, d’animo… ‘io, so un accidente, io il Pacciani c’ho fatto solo delle merende’. E poi è lui l’inventore della frase ‘compagni di merende’ perché è da qui che nasce la cosa dei compagni di merende. ‘Io ho fatto solo delle merende’ e va avanti per tutto il tempo esattamente come ha fatto con voi, che delle volte dice ‘un so nulla’. Per tutto il tempo a dire ‘io ho fatto altro che merende’. E da lì, poi naturalmente il Presidente, il Pubblico Ministero si esprimono in termini pesantemente critici sulla sua veridicità; e addirittura il Presidente in un certo momento del dibattimento dice ‘lei ha qualcosa da nascondere’. Dicevamo che il Vanni è l’ultimo arrivato… Ecco, comunque, fatte queste premesse per rimettere a posto queste due cose, le insinuazioni che non son tali; io ho visto un fatto all’interno di…
Presidente: Scusi avvocato, scusi avvocato.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Presidente: Quando lei dice, il Presidente dice ‘lei ha qualcosa da nascondere’, non l’ho mica detto io questo.
Avv. Nino Filastò: No, sto parlando del…
Presidente: No, appunto. Lo chiedo… non mi sembrava…
Avv. Nino Filastò: No, no. Sto parlando del processo Pacciani.

(brusio)

Avv. Nino Filastò: Del processo Pacciani e Mario Vanni. No, no Presidente, per carità! Ecco, quindi prima cosa: non ho fatto insinuazioni, ho dedotto un fatto, ho cercato di approfondirlo con la Corte facendogli alcune domande. Quindi … fare insinuazioni di nessun genere. Il fatto è questo…
Presidente: Va bene.
Avv. Nino Filastò: Un secondo. Non è vero che Vanni arriva al processo all’ultimo momento, così come dice il Pubblico Ministero. Perché è chiamato, da una chiamata di correo, ma c’era già un ‘ atm.asf.er a molto plumbea su di lui e c’è datata da diversi mesi, come risulta da quel verbale di dibattimento, del quale non ricordo se ho ohi est o l’allegazione, ma la chiedo, adesso.
P.M.: La fornisco io…
Avv. Nino Filastò: Molto bene. E terzo, non mi oppongo alla richiesta di trascrizione del verbale di confronto, anzi la faccio propria.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: La faccio mia.
Presidente: Allora…
Avv. Giampaolo Curandai: Presidente… .
Presidente: Dica.
Avv. Giampaolo Curandai: Presidente, mi perdoni. Io le chiedo che mi sia consentito di esprimere un po’ più completamente il parere della parte civile su questa, chiamiamola, querelle…
Presidente: Chiamiamola?
Avv. Giampaolo Curandai: Su questa polemica, chiamiamola così.
Presidente: No, no. No avvocato, non parliamone più di questa polemica.
Avv. Giampaolo Curandai: Io vorrei…
Presidente: Solamente sull’istanza di trascrizione di questa bobina. Tutto qui.
Avv. Giampaolo Curandai: Sì.
Presidente: L’episodio chiarito, basta. Non…
Avv. Giampaolo Curandai: Vorrei Presidente, esprimere brevissimamente il parere della parte civile su questo punto, sulla trascrizione o meno della registrazione del confronto Pucci-Lotti. L’avvocato Filastò vi ha parlato della telefonata fra Lotti e la Filippa Nicoletti, telefonata del 24 marzo 1996.
Presidente: Ma non facciamo… anticipiamo discussioni di nessun tipo.
Avv. Giampaolo Curandai: No, no.
Presidente: Dobbiamo dire se è opportuno trascrivere o no quel… Così vediamo materialmente come sono andati i fatti.
Avv. Giampaolo Curandai: Adesso arrivo. Arrivo al punto.
Presidente: Bene.
Avv. Giampaolo Curandai: Mi sia consentito di parlare un attimo, Presidente. Arrivo al punto. Senza predifese, niente. Questo è la motivazione del parere della parte civile su questo punto. Mi consenta questa brevissima premessa. Allora, l’avvocato Filastò aveva, credo che avesse in questo momento in mano la trascrizione della intercettazione telefonica. Allora, se noi andiamo un attimino, signor Presidente, a vedere questa trascrizione nel punto in cui si parla di Vanni, bisogna come al solito leggere compiutamente tutte le parole di tutta la trascrizione. Allora ci si renderà conto che sotto certi aspetti sarebbe, direi, inutile anche la trascrizione della registrazione di Pucci. Perché? Perché a un certo momento, dopo che il Lotti ha parlato di Vanni, accenna al Vanni, subito dopo dice Giancarlo: “Ah, si, il colloquio alla Questura.” Il colloquio, ovviamente di Vanni alla Questura. Ecco, su questo c’è un dato direi storico tranciato, che taglia di netto la testa al toro. In quel momento, 24 marzo ’96, Vanni non era stai, non aveva mai subito un colloquio presso la Questura. Quindi, molto probabilmente, come il Lotti ha già fatto qui, in quest’aula, confonde i nomi. Probabilmente si riferiva a Pucci, in quel momento. “Quel Pucci, mi accusa”, perché in quel momento c’era stato solo il colloquio con Pucci. Non c’era stato alcun colloquio del Vanni in Questura. E qui si parla di colloquio in Questura. Il colloquio in Questura è quello di Pucci, non è quello di Vanni. Quindi, io vorrei chiedere al Lotti se, in quel momento, parlava di Pucci…
Presidente: No, no…
Avv. Giampaolo Curandai: … o parlava di Vanni.
Presidente: … lasciamo stare, lasciamo stare Lotti, lasciamo stare Lotti.
Avv. Giampaolo Curandai: Va bene. Sennò…
Avv. Nino Filastò: Non se ne può più di lotti.
Avv. Giampaolo Curandai: E va bene, non se ne può più, però…
Presidente: No, no. Prego, prego, prego…
Avv. Nino Filastò: Io non ne posso più.
Presidente: Bene, bene. Bravo, sì. Anch’io non ne posso più.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Avv. Giampaolo Curandai: Però qui c’è un dato storico.
Presidente: Bene. Allora…
Avv. Giampaolo Curandai: Un dato storico, ecco, di cui la Corte doveva tener conto.
Presidente: Avvocato Curandai, allora…
Avv. Giampaolo Curandai: Allora, a questo punto, ciò premesso, la difesa di parte civile ritiene ultronea la trascrizione di questa registrazione. Perché, ecco…
Presidente: Allora…
Avv. Giampaolo Curandai: … il punto è già superato storicamente in questa trascrizione.
Presidente: Allora lei si oppone alla trascrizione.
Avv. Giampaolo Curandai: No, remissivo, remissivo.
Presidente: Remissivo…
P.M.: Faccia il Giudice…
Avv. Giampaolo Curandai: Faccia il Giudice, però il Giudice sa che cosa…
Presidente: Facciamo come Pilato, ci laviamo le mani.
Avv. Giampaolo Curandai: Il Giudice, fin da ora, sappia queste cose. Ecco.
Presidente: Va bene, bene. Senta Pubblico Ministero, quali erano gli atti da trascrivere?
P.M.: Dunque, esattamente…
Presidente: Confronto Pucci-Lotti, di quand’è?
P.M.: In data 11/02/96.
Presidente: Sì.
P.M.: Il verbale è quello che mi sembra di aver depositato, il verbale di confronto…
Presidente: Sì, sì, ce lo abbiamo il verbale riassuntivo.
P.M.: Benissimo. 11 febbraio ’96, ore 18.45…
Presidente: Ma c’è anche qualche altro fatto nella bobina, o solamente quello?
P.M.: No, no, solo il confronto.
Presidente: Ah, va bene.
P.M.: È…
Presidente: Allora, formalmente ci dobbiamo ritirare su questa istanza…
P.M.: I verbali di cui ha parlato—
Presidente: Ce li abbiamo, già ce li abbiamo… Bene.

Presidente: Ci siamo tutti? Va bene. Allora, la Corte di Assise di Firenze, provvedendo sull’istanza del P.M. di trascrizione integrale della registrazione fonografica del confronto svoltosi nella fase di indagine preliminare tra Lotti Giancarlo e Pucci Fernando in data 11 febbraio ’96 alle ore 18.45; Sentite le altre parti che nulla oppongono; Rilevato che è opportuno provvedere alla deregistrazione della bobina suddetta, come richiesto dal Pubblico Ministero, sull’accordo delle parti, dispone la trascrizione integrale della registrazione di cui sopra. Nomina il perito Filippo Tinnirello, del quale si dispone l’immediata … per il conferimento dell’incarico.” Questo si allega a verbale. Filippo Tinnirello è già qualificato in atti, va bene? Ha già prestato impegno a prendere fedelmente, eccetera. Va bene? Allora, Filippo, si tratta di questo: di provvedere alla trascrizione integrale della bobina che il Pubblico Ministero le metterà a disposizione.
Filippo Tinnirello: Bene.
Presidente: E riguarda il confronto…
P.M.: Vogliamo dare atto che gliela metto a disposizione subito?
Presidente: Sì…
P.M.: Così mettiamo i verbali…
Presidente: … benissimo.
P.M.: Bene.
F.T.: Grazie.
P.M.: E’ la bobina in copia, dato che l’abbiamo doppia, come loro sanno.
Presidente: Sì, sì, bene.
P.M.: Io tengo l’originale e do la copia.
Presidente: Bene. Quella è la bobina, procura la busta. Si tratta del confronto tra Pucci e Lotti. Bene?
F.T.: Bene.
Presidente: Quanto tempo vuole per trascrivere questa bobina? Sarà mezzora, un’ora, non so.
P.M.: No, deve essere anche meno…
F.T.: Dovrebbe essere mezz’ora. E’ una micro cassetta, sempre dalle mani, così…
Presidente: Ecco.
F.T.: Cioè, un lato solo è mezz’ora, tutta intera è un’ora. Comunque penso sia un lato solo, no?
P.M.: Sì.
Presidente: Ma insomma, se. . . si può andare a lunedì mattina per la comparizione del…
F.T.: Per la trascrizione. Va bene.
Presidente: Va bene? Le diamo tempo fino a lunedì mattina. Lunedì mattina viene qui con la relazione…
F.T.: Benissimo.
Presidente: Va bene? Okay, come le altre volte. Prego. Volevo sapere, siccome c’è una urgenza di stabilire per domani l’udienza, chi è che viene domani. Oggi stabiliamo gli imputati, … degli imputati. E domani chi c’è di testimoni?
Avv. Nino Filastò: Domani, Presidente, dovrebbe venire – io, mi pare di avere indicato – il professor Pierini, che è uno dei consulenti dell’equipe De Fazio, e un altro testimone che io, in questo momento, non ricordo il nome. Insomma…
Presidente: Li ha già citati per domani mattina.
Avv. Nino Filastò: Sì, sì.
Presidente: Bene. Allora va bene.
Avv. Nino Filastò: Il professor Pierini viene sicuramente.
Presidente: E allora… Va bene. Allora, no…
Avv. Nino Filastò: Per oggi avevo chiamato l’altro…
Presidente: Sì, sì. Poi, mi raccomando, per lunedì gli altri testi in continuazione…
P.M.: Forse, diceva…
Avv. Nino Filastò: Presidente, se lunedì, sia io che l’avvocato Mazzeo, abbiamo un impegno di discussione a Pistoia. È una cosa proprio dalla quale non possiamo esimerci, perché fra l’altro lo abbiamo fatto rinviare proprio in previsione di questa…
Presidente: Allora facciamo martedì mattina.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Presidente: Dico questo: martedì possono venire solamente nella mattinata; il pomeriggio ci ho da andare. . . un problema a Careggi.
Avv. Nino Filastò: Bene.
P.M.: Bene.
Presidente: Va bene? Solamente la mattinata.
Avv. Nino Filastò: Allora martedì, grazie.
Presidente: Allora, Filippo, per cortesia, può tornare, Tinnirello?
Avv. Aldo Colao: Presidente, scusi, apprendo che domani mattina ci sarà il professor Pierini. E questa parte civile ha avanzato già una istanza in base alla memoria depositata perché sia portato in aula il trincetto di Pacciani.
Presidente: Si va a domani mattina, prima di sentire, sentiamo quello lì. Decidiamo quella istanza lì. Allora, Filippo, allora, la convocazione non è… rettifico, non è per lunedì; per martedì mattina.
Avv. Aldo Colao: Presidente, volevo chiedere, se lei potesse fare l’acquisizione temporanea del trincetto di Pacciani.
Presidente: Lunedì mattina provvediamo.
Avv. Aldo Colao: No lunedì. Viene domani mattina il professor Pierini.
Presidente: Domani mattina. Ora dobbiamo finire di interrogare… Avvocato, per cortesia, una…
Avv. Aldo Colao: Ma io dicevo un’altra cosa. (voce non udibile)
Presidente: Antonio, per cortesia, comunichi al tribunale II Sezione che domani la Corte ha udienza, nella mattinata.
Ufficiale Giudiziario: Bene.
Presidente: Così si regola il Presidente della II Sezione. Bene. C’era il collega che ha un turno obbligato in prosecuzione quindi al Tribunale. Non può esserci domani mattina. Può andare eventualmente domani pomeriggio, non lo so, vedremo. Cioè, domani pomeriggio, senz’altro, perché noi non possiamo il pomeriggio qui.
P.M.: Bene.
Presidente: Bene. Allora…
Avv. Aldo Colao: Presidente, io però non ho capito, sinceramente. Io ho avanzato una istanza. C’è il professor Pierini, il quale dovrà parlarci di questa ferita dell’osso del polso del ragazzo francese. In base agli elaborati…
Presidente: Non so di che cosa parlerà Pierini, non so cosa parlerà Pierini domani.
Avv. Aldo Colao: Eh, parlerà di questo. Dovrà parlare delle escissioni. Lo ha convocato il collega Filastò. E quindi, a questo punto, io chiedo: poiché c’è il fumus già provato dalla memoria che ho depositato, che questa sia l’arma, il trincetto che ha ferito 11 ragazzo francese, che se viene il professor Pierini, glielo vogliamo mostrare o no, questo trincetto? Visto che si parla…
Presidente: Il trincetto, quale trincetto? Ah, quello del…
Avv. Aldo Colao: Oh, visto che si parla di un’arma da sub, poi che si parla di 20 coltelli che ha portato il P.M., gli vogliamo mostrare quello dove c’è una traccia, che a questa parte civile risulta ben precisa, nell ‘osso? Eh, sennò il perito che lo chiamiamo a fare?
Presidente: Parla di quello che fu sequestrato al Vanni?
Avv. Aldo Colao: Certo… No…
P.M.: No, a Pacciani.
Avv. Aldo Colao: … al Pacciani. Ma si parla dell’arma bianca del delitto. Eh, scusi, Presidente.
Presidente: Su questo punto c’è già una ordinanza del 27 novembre che ha deciso su questo punto. Sentiremo il perito se poi è opportuno fare le indagini; riconvochiamo il perito e facciamo quello che dobbiamo fare.
Avv. Aldo Colao: Grazie, Presidente. Era mio dovere fare una chiarificazione.
Presidente: Eh, come no, come no! Bene. Allora, andiamo avanti, per cortesia, con 1’esame individuale…
P.M.: Presidente, chiedo scusa. A questo proposito vorrei – e fra l’altro è una istanza che sentivo che faceva anche l’avvocato Filastò, li ho messi insieme – depositare…
Presidente: Ah, le produzioni, sì.
P.M.: Ex 503 Comma III e V Codice procedura penale, tutti i verbali relativi a Vanni. Non ho messo qui le trascrizioni e mi riservo di farle a parte, perché è un altro volume di trascrizioni. Questi sono tutti in ordine, i verbali, uno dietro l’altro, delle dichiarazioni rese da Vanni. E…
Presidente: Le trascrizioni delle…
P.M.: Mancano le trascrizioni.
Presidente: Va bene.
P.M.: Oh, già che ci sono…
Avv. Giancarlo Zanobini: Di cui chiede l’acquisizione fino da ora e materialmente…
P.M.: Forse era distratto l’avvocato Zanobini.
Avv. Giancarlo Zanobini: Io l’ho chiesto ex articolo 503 Comma III e V Codice procedura penale. Quindi, è quello il fine. Volevo già, dato che faccio questa produzione, fare la stessa cosa, anche se ora è assente il difensore di Faggi, ma mi ha chiesto e siamo rimasti d’accordo che veniva sostituito da uno degli altri allo stesso scopo, di fare la stessa produzione per quanto riguarda Faggi. Perché, non essendo comparso oggi, e non avendo – secondo quello che dice il difensore – ad oggi nessuna intenzione di comparire, siccome per oggi è fissato l’interrogatorio, chiedo la…
Presidente: Può comparire quando crede.
P.M.: Certo. Però, ai fini…
Presidente: Bene. Acquisiamo questi documenti…
Avv. Nino Filastò: Comunque io sono stato incaricato dal collega che difende Faggi, di sostituirlo e non mi oppongo, anzi mi associo.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Confermando che non è intenzione di Faggi venire, anche perché non può per condizioni di salute. . .
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: … particolarmente gravi.
Presidente: Allora, i documenti vengono acquisiti, allegati a verbale.
Avv. Giancarlo Zanobini: Scusi, Presidente, su questa produzione…
Presidente: Mi dica.
Avv. Giancarlo Zanobini: … richiesta dal Pubblico Ministero. Senza polemica, non mi ero distratto, ero attentissimo.
Presidente: No, no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ma il Pubblico Ministero stamani richiede l’acquisizione dei verbali di interrogatorio del Vanni, dei verbali riassuntivi di alcuni dei quali… e che uno in special modo che interessa questa difesa, vi è anche la trascrizione. Allora io chiedevo che il Pubblico Ministero precisasse che, salvo a non averli ora materialmente, queste trascrizioni…
Presidente: Le produce dopo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
P.M.: Questo, ho detto apertamente.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, quindi…
Presidente: Si riserva di produrre le trascrizioni integrali.
Avv. Giancarlo Zanobini: Chiede l’acquisizione anche di queste. E poi, materialmente, le porterà in un altro momento.
P.M.: Questo, sì.
Presidente: Ma lo ha già detto, lo ha già detto.
Avv. Giancarlo Zanobini: Benissimo, benissimo.
Presidente: Mi sembra chiaro il Pubblico Ministero.
Avv. Giancarlo Zanobini: Benissimo.
Presidente: Va bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Senza, quindi, riserve.
Presidente: No, no…
Avv. Giancarlo Zanobini: L’acquisizióne si chiede ora e materialmente poi…
Presidente: Materialmente li porta dopo la trascrizione integrale.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene, bene, siamo a posto.

Presidente: Allora, il Corsi? Venga, Corsi.
Avv. Giancarlo Zanobini: Le chieda, Presidente, per cortesia, se intende essere ripreso.
Presidente: Ecco, vuole essere ripreso dalle telecamere, oppure ha difficoltà?
Alberto Corsi: Preferisco di no.
Presidente: Bene. Allora, niente telecamere al Corsi… Come si chiama di nome?
A.C.: Alberto.
Presidente: Alberto. Senta, lei, per legge, ha facoltà di non rispondere alle domande che gli saranno fatte. Vuole rispondere o no?
A.C.: Voglio rispondere.
Presidente: Bene. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì, Presidente. In fondo, le domande che deve fare il P.M. all’avvocato Corsi, sono veramente minime. E si sostanziano essenzialmente nel chiedere questo: avvocato, lei innanzitutto conosce il Lotti Giancarlo? Conosce il Vanni Mario, in che termini e che tipo di rapporto c’è con questi signori.
A.C.: Conosco il Lotti Giancarlo poco, salvo un rapporto di lavoro perché gli chiusi un incidente stradale. Conosco il Vanni, non bene, ma insomma da paesani. L’ho visto moltissime volte in paese, al bar in piazza.
P.M.: Il Lotti, invece, non lo conosce da paesano, lo conosce solo…
A.C.: Ma io credo…
P.M.: Chiedo scusa. Lo conosce solo come cliente? O anche…
A.C.: No, lo conosco anche da paesano. Ma anche nella piazza del paese, o nel bar sta sempre zitto. Quindi non ho mai avuto un dialogo… Credo di non averci mai parlato con il Lotti.
P.M.: Crede, o…
A.C.: Non ho ricordanza di aver mai parlato con il Lotti.
P.M.: Ha ricordanza che il Lotti sia stato in sua presenza, mentre lei parlava con altri? al bar, o con amici, a cena…
A.C.: Beh, io non lo ricordo. Però volevo vu… vi raffigurassi la piazza di San Casciano, che poi si chiama piazza, sono un incrocio di quattro strade e basta. Probabilmente sono stato vicino, ma, come vi ripeto, io non ci ho mai parlato.
P.M.: La mia domanda era diversa, avvocato. Ha mai visto se il Lotti è stato volontariamente o involontariamente presente, cosciente o non cosciente, ma fisicamente presente a colloqui che lei faceva con chiunque. Non che ora mi voglia…
A.C.: Sì.
P.M.: Può essere che lei, parlando con qualcuno sia stato presente anche il Lotti, o escluse circostanze di questo genere?
A.C.: Non lo posso escludere, ma non mi ricordo.
P.M.: Bene. Può essere successo che voi eravate, lei con qualche suo amico o conoscente al bar, parlavate di calcio, o di qualsiasi altro argomento e il Lotti era presente?
A.C.: Può essere.
P.M.: Con il Lotti e il Vanni, le è mai capitato di avere, non so, di essere andato a cene sociali o non sociali, a cene di amici, di compagnie, di gruppi, o cene esclusivamente per amicizia, gruppi grandi o gruppi piccoli?
A.C.: No, in grossi gruppi sì. Erano queste… sono cene che a San Casciano vengono fatte una volta l’anno. Generalmente nel mese di luglio, a cui partecipano una decina di strumenti della banda musicale, ballerini, barzellettieri. E si approfitta di questa occasione per riunirsi, 30, 50, anche 200 persone, siamo stati.
P.M.: Lei ricorda se a queste cene, qualche volta è stato presente il Vanni e o il Lotti?
A.C.: Il Vanni, quasi sempre; il Lotti… credo a una di ricordarmi di sì.
P.M.: Lei…
A.C.: Può darsi siano anche due, perché, come le ripeto, 10 non… se vo a queste cene, non sto vicino né a Vanni, né a Lotti.
P.M.: Lei ci può spiegare meglio il motivo, cioè qual è il motivo di aggregazione di queste cene? Cioè, per venire il Lotti deve chiedere il permesso a qualcuno, o viene, dice: ‘vengo anch’io’, e…
A.C.: No, no, chi viene… vengan presi tutti. Insomma, normalmente c’è…
P.M.: C’è un organizzatore, c’è qualcuno a cui ci si deve rivolgere…
A.C.: Sì, son cene che nascono nel paese. Arrivati a luglio si fa questa cena; c’è chi pensa a invitare dieci strumenti della banda, che chi…
P.M.: La domanda era un’altra: esiste un organizzatore a cui bisogna andare a dire: ‘vengo anch’io e segnami’, oppure si dice al ristorante e chi c’è c’è.
A.C.: Chi c’è c’è; non esiste nessun organizzatore. Certo, ci sono dei punti di riferimento. Non so, lo Zanieri che vu avete sentito anche qui, c’ha un negozio di orefice in piazza, il quale trova gli amici, dice ‘mercoledì c’è la cena. Vieni anche te?’ ‘Sì’, ecco, l’organizzazione è questa.
P.M.: Con il Vanni, ha detto, se non ho capito male, un motivo di conoscenza più ampio che con il Lotti. È così?
A.C.: Con Vanni è più ampio, sempre da paesani. Perché io, da quando risiedo a San Casciano da sei mesi di vita, fino… e sono stato fino all’80, quando mi sono trasferito a Firenze, il Vanni più o meno gl’è sempre nel bar, sempre in piazza. Anche se legge il giornale, si mette sotto l’orologio che c’ha una fioriera e lì legge il giornale per tutta la mattina. Magari quando il tempo è buono, e quindi ferma tutti, tutti lo salutano e da tutti viene salutato.
P.M.: Quindi, sia pure quando lei è a San Casciano, può essere anche un incontro quasi quotidiano.
A.C.: Può essere un incontro non quotidiano, perché io a San Casciano ci vo solamente il lunedì e il venerdì…
P.M.: Periodico ripetuto, insomma.
A.C.: Come, scusi?
P.M.: Periodico, ma ripetuto. Non è che lei lo va a cercare, lo incontra casualmente e ci parla.
A.C.: Sì. E ci parlo, ma mica sempre, eh. Ci avrò parlato 10-20-30 volte. Insomma, se è quello che voleva sapere. Sì.
P.M.: E in genere quali sono gli argomenti in queste 10-20-30 volte che, a suo ricordo, lei tratta con il Vanni?
A.C.: Argomenti, credo non ci siano mai stati. Io…
P.M.: Allora, il tema dei colloqui.
A.C.: Ecco. La domanda che lei mi sta face…
P.M.: No, al di là di altre domande specifiche che poi…
A.C.: No, non c’è un dialogo… fra me e Vanni non c’è il dialogo…
P.M.: Sì.
A.C.: Non si parla né di calcio, né di Fiorentina, né di politica, né di niente. Come…
P.M.: No, ma allora mi scusi, ma nel tempo, le donne, la televisione… Che cosa?
A.C.: Assolutamente no.
P.M.: Scusi, ma lei al colloquio sia pure così…
A.C.: No, no, ma il colloquio lo dice lei, dottor Canessa, io non ho detto…
P.M.: No, le ho chiesto, le ho chiesto…
A.C.: Ah, ecco, comunque io non ho fatto nessun colloquio con il Vanni. Io c’ho il mio ufficio…
P.M.: Avvocato Corsi, stia tranquillo. Arriviamo…
Presidente: Stia calmo, stia calmo.
P.M.: Lei ha detto: ‘mi sarà capitato 20-30 volte di colloquiare col Vanni.’ Io le chiedo qual è l’argomento di queste 20-30 volte in cui colloquia. Lo ha detto lei 20-30 volte, eh.
A.C.: Mah…
P.M.: Sia pure a…
A.C.: … nell’arco di 20-30 anni, 40, eh.
P.M.: Sì, le chiedo: avete la passione della stessa squadra di calcio?
A.C.: No.
P.M.: Parlate di tempo?
A.C.: No…
P.M.: Parlate indirettamente di politica…
A.C.: Allora forse mi sono espresso male. Non c’è un vero e proprio dialogo, salvo i momenti di disavventura del Vanni. Ecco, in quei momenti…
P.M.: Vorrei un attimo venirci dopo.
A.C.: Sì.
P.M.: Io le chiedo: al di là di quell’argomento di disavventura che poi lei ci spiegherà senz’altro, io le chiedo, altri argomenti, in questi 20-30 colloqui possibili, si ricorda se avete parlato di argomenti generici al punto, o di… c’è qualche… non so, il suo lavoro, non…
A.C.: Io, forse…
P.M.: …il lavoro di Vanni…
A.C.: No, forse mi correggo. Io credo, con il Vanni, di non aver mai parlato di nessun argomento, salvo quelli che mi farà dire lei ora.
P.M.: Sì, ma allora mi deve spiegare cosa vuol dire 20-30 colloqui in una vita.
A.C.: La parola colloqui, forse è stata 20-30 saluti. Logicamente, se io mi fermo un po’ a ragionare con qualcuno, ci può esser lui vicino e mette bocca anche lui. Ma non che ci sia un motivo…
P.M.: Allora…
A.C.: …un motivo di parlare col Vanni di qualsiasi argomento. Perché credo che il Vanni, di argomenti, ne abbia pochi, insomma, per poter sostenere un colloquio in particolare con me.
P.M.: Sì, ma voglio, quello che voglio capire, sono – questo mi sembra di capirlo indirettamente – argomenti generici al punto che lei, in questo momento, sono colloqui non…
A.C.: Supergenerici.
P.M.: Però… ecco, ce ne può focalizzare su 20-30, qualcuno? Per capire. Se lei se lo ricorda, ovviamente.
A.C.: Mah, io mi ricordo gli specifici. E credo che lei vuole…
P.M.: No, no, venga pure…
A.C.: Di generici non me ne ricordo.
P.M.: Bene.
A.C.: Ecco.
P.M.: Allora parliamo degli specifici, che sono quelli relativi alle sue…
A.C.: Ecco.
P.M.: …lei ha detto i suoi guai. Ecco, i guai del signor Vanni.
A.C.: I guai del signor Va…
P.M.: Mi sembra lei abbia usato un termine simile. O le sue disavventure.
A.C.: Le sue disavventure sono che si rammaricava sempre che veniva continuamente portato in Questura, perquisito, interrogato. E… non so, un colloquio potrebbe esser questo. ‘Un’altra volta, avvocato…’, e passavo oltre.
P.M.: Lei ricorda…
A.C.: Se colloquio si può chiamare…

P.M.: Ho capito. Lei ricorda come da una, diciamo, sostanziale disinteresse totale, non parlavate quasi di nulla, arriva a parlarle un’altra volta, avvocato? Cioè, quando e come, in che termini gli focalizzò i suoi problemi. Perché, se dice un’altra volta, vuol dire che, una prima volta, le ha spiegati quali erano i suoi guai.
A.C.: Allora…
P.M.: Io le chiedo: se una prima volta glielo ha spiegato, lei cortesemente mi dice cosa le ha spiegato. E se ci riesce, me lo focalizza nel tempo.
A.C.: Se ci riesco. Dunque, Vanni è venuto una volta nel mio ufficio personalmente, una sola volta in vita sua, quando…
P.M.: Nel suo ufficio dove, mi scusi?
A.C.: A San Casciano.
P.M.: Ce lo può localizzare, rispetto al famoso piazzone? Noi conosciamo la piazza…
A.C.: No, lei la conosce anche la…
P.M.: No, mi scusi. Io personalmente sì, ma questa Corte è stata resa edotta man mano…
A.C.: Dunque il mio ufficio è in via Roma 44, esattamente a 100 metri da questa piazza di cui si è parlato tanto, e…
P.M.: Bene.
A.C.: … 30 metri dal semaforo. E basta. Insomma…
P.M.: Benissimo. Era quello che volevo capire. Si presenta da lei una volta. Ricorda la circostanza, se la può collocare nel tempo, meglio ancora.
A.C.: Sì, la colloco, e posso collocarla anche esattamente nel tempo. Vanni è venuto da me nel 1990. Esattamente non so se prima di Ferragosto o settembre. Posso sbagliarmi solo di due-tre mesi, dicendo che era…
P.M.: Scusi, scusi, se lei è in grado di spiegarci perché riesce a focalizzarlo così bene?
A.C.: Riesco a focalizzarlo così bene perché, dopo tutto questo fatto, mi sono studiato anche gli atti, ho cercato di ricostruire tutto e ho trovato delle fotografie che esibirà l’avvocato Zanobini. Di una di queste famose cene che, nella quale il Vanni, alla quale il Vanni non partecipò.
P.M.: Non parte…
A.C.: Motivo, perché fu portato in Questura, o in Procura. Questo, non lo so.
P.M.: Procura, si tratta del ’90.
A.C.: Dovrebbe essere… io ho studiato un poi’ gli atti anch’io. Purtroppo mi è toccato a studiare anche questo processo, dovrebbe essere o 10 o 18 luglio. Se dai suoi atti le risulta che il Vanni è stato fermato e portato in Questura.
P.M.: 10 o 18 luglio?
A.C.: Sì. E dovrebbe essere…
P.M.: Del 1990?
A.C.: Sì.
P.M.: Ho capito. Risulta un 19 luglio.
A.C.: Ah, 19 luglio. Insomma in codesto…
P.M.: Ecco, lei…
A.C.: Le son più preciso…
P.M.: No, scusi, eh. Perché se lei risale dall’atto, ci…
A.C.: No risalgo dalle fotografie stampate luglio ’90, con data stampigliata nel margine.
P.M.: Oh. Ma ecco, come mai dalla fotografia lei riesce a dire che era venuto da lei?
A.C.: Come mai dalla fotografia…
P.M.: Come mai lei dice…
A.C.: Perché un po’ me lo ricordo anche, che il periodo era quello, eh. Ci ho una memoria discretina. Non come quella di altri tempi…
P.M.: Ce l’ha oggi, perché le altre volte non ce l’ha mai detta…
A.C.: No, ve l’ho sempre detto. Il ’90… secondo me risale al ’90.
P.M.: Al ’90, benissimo.
A.C.: L’ho detto al dottor Giuttari nella…
P.M.: È qui il verbale, io glielo avrei letto. Io le chiedo, se lei oggi è in grado di spiegarci se… Lei mi dice, intorno al Ferragosto.
A.C.: Sì.
P.M.: ‘Lo so perché ho visto il verbale, perché…’
A.C.: Con questo, può essere anche settembre, eh, o ottobre.
P.M.: Sì. Ma questo è un suo ricordo generico e lo colloca…
A.C.: Sì.
P.M.: Ecco. Allora, fermo restando che lo abbiamo collocato nel tempo, nei modi che lei ci ha detto, lei ricorda…
A.C.: Un po’ d’acqua, se per favore… un pochina d’acqua, è possibile?
P.M.: occorrerebbe Antonio per un po’ d’acqua.
A.C.: No, no, sto senza.
P.M.: No, no. C’è, c’è… Chiedeva un po’ d’acqua…
A.C.: Perché mi si è seccata un po’ la bocca.
Presidente: Ah, un po’ d’acqua?
A.C.: Sì.
Presidente: Vuole un po’ d’acqua?
A.C.: Sì, sì.
Presidente: Antonio dov’è?
A.C.: Sto senza, sto senza.
P.M.: No, arriva.
Presidente: No, arriva, arriva. Per cortesia… ecco, bravo. Sì.
P.M.: Ci pensa…
Presidente: Lo abbiamo fatto per gli altri, perché non dovremmo farlo per lei?
P.M.: Vuole aspettare 5 minuti, o andiamo avanti?
A.C.: No, no, ma io son tranquillo. Mi si è solo seccata un po’ la saliva.
Presidente: No, se poi vuole… sospendiamo, sospendiamo.
A.C.: No, no, per l’amor di Dio! Sennò… c’è altri che sospendan sempre, se mi metto anch’io a far questo…
P.M.: Allora io le chiedevo…
Presidente: Ora arriva presto l’acqua, eh.
P.M.: Lei ha focalizzato…
A.C.: Dunque, Vanni venne da me, nel mio ufficio. Non…
P.M.: Scusi se la interrompo. Lei ci ha detto prima: non era mai venuto. Quindi si presenta da sé…
A.C.: Non era mai venuto. Vanni non è mai venuto né in casa mia, né nel mio ufficio, né a San Casciano, né a Firenze. Il Vanni…
P.M.: Si presenta… Scusi, per appuntamento, o viene, bussa…
A.C.: No, a San Casciano un do appuntamenti.
P.M.: Ah.
A.C.: Vengono… Venne una mattina, mi ricordo. Appunto, o di luglio o di settembre del ’90.
P.M.: Bene.
A.C.: Fine luglio o settembre del ’90.
P.M.: Ricorda lei l’argomento? Il motivo che…
A.C.: Sì, venne da me dicendo che… come l’ho già detto anche, del resto io.
P.M.: Sì.
A.C.: Ci sono gli atti, l’ho già detto io al dottor Vigna.
P.M.: Io, sempre li deposito…
A.C.: Ecco.
P.M.: … però…
A.C.: L’ho già detto al dottor Fleury e l’ho ripetuto a Giuttari. Sempre le stesse cose.
P.M.: Se non sbaglio…
A.C.: Sì.
P.M.: Forse a me no, perché si…
A.C.: No, c’era sempre… nelle prime due c’era sempre anche lei, dottor Canessa.
P.M.: Bene. Benissimo. Comunque i verbali sono lì.
A.C.: E mi disse che era continuamente – testuali parole sue, più o meno – annoiato dalla Polizia che facevan perquisizioni, che lo interrogavano, lo sentivano. E voleva vedere, se era possibile, mettere…
P.M.: Era preoccupato, mi scusi? Le sembrò preoccupato?
A.C.: Era preoccupato. E, insomma, normalmente, perché portato sempre in Questura, andare… aver perquisizioni, credo, o qualcosa di simile…
P.M.: Le sembrò…
A.C.: Insomma, l’ho avuta anch’io una perquisizione. Sono stato preoccupato anch’io, dottore. Lei lo sa.
P.M.: Eh, lo so, lo so. Non sono cose piacevoli né per chi le subisce, ma nemmeno per chi le dispone.
A.C.: Sì.
P.M.: E volevo dire questo: nel momento in cui si mostra preoccupato e le racconta queste sue continue, come dice lei, o come le ha riferito, ebbe modo di crederlo, o magari era uno che ingigantiva la sua preoccupazione? Magari era stato chiamato una volta.
A.C.: Ebbi modo di crederlo, perché…
P.M.: Era preoccupato.
A.C.: No, preoccupato, era…
P.M.: Scocciato.
A.C.: … impaurito. Scocciato, ma… San Casciano, l’è un paese, quande io cominciai a fare la professione, i Carabinieri venivano a portarmi le prime notifiche, mia nonna diceva sempre: ‘non ce li voglio i Carabinieri in casa’, l’aveva paura. Quindi, ricevere una perquisizione, essere portato in Questura… Ma questo, non solo a San Casciano, credo anche a Firenze, uno si preoccupa un pochino. Io credo, eh.
P.M.: A me anche se mi arriva una raccomandata con ricevuta di ritorno, mi fanno…
A.C.: Gliel’ho mandata io, una, anche.
P.M.: Non lo so se me l’ha mandata, non l’ho ricevuta. Comunque la vado a prendere, se…
A.C.: No, quella delle macchine…
P.M.: Ah… sì, sì, sì. Eh, ora la depositiamo, stia tranquillo. C’è, c’è, è qui. Volevo continuare a vedere, dato che lei mi sembra è molto disposto a spiegare le cose…
A.C.: Tutto, dottor Canessa. Come ho sempre spiegato. Ripeto, le stesse domande me le ha fatte il dottor Vigna e lei, luglio ’95.
P.M.: Sono tutte qua.
A.C.: Sì.
P.M.: Se lei…
A.C.: Sì. No, ma me le faccia riferire, perché è bene che lo sappiano anche loro.
P.M.: Certo.
A.C.: E me lo faccia riferire. Le stesse domande me l’ha fatte il Fleury, mi sembra febbraio ’96. Quasi una fotocopia, poi, me la fece il dottor Giuttari. Se voi prendete le tre mie dichiarazioni, troverete tutta una fotocopia compreso anche il collocamento del Vanni nel ’90.
P.M.: Presidente, anticipo subito che, per quello che possa servire – perché non sono forma di contestazione, perché sta dicendo l’esatte, identiche cose…
Presidente: Va bene, va bene.
P.M.: I verbali ci sono e sono…
A.C.: Sì, ma bisogna spiegarli un pochino, anche i verbali.
P.M.: E se è arrivata l’acqua?
A.C.: No, unn’importa, no no…
P.M.: Allora andiamo un attimo avanti. Io, avvocato Corsi, le chiedo questo: le spiegava il motivo per cui…
Presidente: Il bambino no, eh. Per cortesia. Il bambino non in aula.
P.M.: Le spiegava qual era il motivo di queste convocazioni e di queste perquisizioni? Almeno lei glielo ha chiesto?
A.C.: Sì, questo credo…
P.M.: Scusi ancora un attimo. Per caso, le portava qualche foglio, decreto di perquisizione, qualche notifica, da cui lei poteva capire indipendentemente dal racconto di Vanni, qual era l’oggetto dell’attenzione degli investigatori su di lui, o lei si è limitato a percepire solo il racconto di Vanni?
A.C.: No, un m’ha portato nessun foglio…
P.M.: Scusi, eh…
A.C.: Ho percepito…
P.M.: Intendo…
A.C.: Ho percepito.
P.M.: … decreti di perquisizioni, o fogli…
A.C.: No, perquisizioni non lo so. Se erano interrogatori o perquisizioni non lo so.
P.M.: Non lo sa.
A.C.: Non lo so.
P.M.: Fogli degli inquirenti lei non ne ha mai visti?
A.C.: Mai visti.
P.M.: Bene. Allora era solo il racconto di Vanni.
A.C.: Era solo il racconto di Vanni.
P.M.: Ricorda il racconto cosa diceva, cosa gli chiedeva…
A.C.: No, mi diceva: ‘vengan sempre da me, voglion sapere…’ In quel particolare periodo, lei lo sa, volevate sapere se aveva visto la pistola del Pacciani. Questo me lo ricordo.
P.M.: Le chiedeva, cioè le riferiva questo argomento.
A.C.: Mi riferì questo argomento, ma io troncai subito corto, dottor Canessa, perché io dissi: ‘guarda Vanni, io non fo penale e quindi rivolgiti a un penalista’. So che il Vanni, sempre nel ’90, massimo ’91, andò subito dall’avvocato Pepi. Quello era il suo penalista fin da allora. Segnalato l’avvocato Pepi dal Movimento Sociale Italiano, nella persona di Montecchi.
P.M.: Questo, che era andato dall’avvocato Pepi, l’ha saputo da questo Montecchi, dall’avvocato Pepi, o dallo stesso Vanni?
A.C.: L’ho saputo in piazza, in quei colloqui che dice lei, perché si rammaricò e disse: ‘gl’ho dato 800 mila e seguitava a interrogarmi ‘, per i soldi spesi male si rammaricò. 800 mila lire mi sembra dicesse.

P.M.: Senta ancora una cosa, e sia Lotti che Vanni – nel corso dell’interrogatorio durante le indagini – hanno riferito che hanno parlato a lei, in condizioni diverse, con dovizie particolari di cui si è parlato anche in questo dibattimento, di una lettera che ha ricevuto. Avrebbe ricevuto il Vanni dal Pacciani, nel quale, abbiamo saputo in questo dibattimento, da alcune dichiarazioni di diversi testi, un certo contenuto minaccioso. Di questa lettera, sia Lotti che Vanni, dicono hanno dato notizia a lei e lei si sarebbe prodigato in consigli. Lei di questa lettera…
A.C.: Non è vero quello che dice il Lotti, perché l’ho seguito anch’io il processo. Non è vero quello che dice il Lotti, questo è falso. Comunque di questa lettera riconfermo che nella maniera più categorica, Vanni non me ne ha mai parlato, né di lettera, né di minacce.
P.M.: Però io le volevo far presente che lo stesso Vanni ha ammesso di avergliene parlato.
A.C.: Eh, bontà sua poveretto. Poi si vedrà perché.
P.M.: Eh?
A.C.: Si vedrà perché, forse gli conviene dire così.
P.M.: Sì, ho capito…
A.C.: Come, no? Me lo chiede a me, io non lo so. Questo lo chieda al Vanni, questo io non lo so.
P.M.: Non mi hanno concesso… va be’, non ha importanza.
A.C.: Appunto.
P.M.: Io le chiedo soltanto, facendole presente questo, lei dice bontà sua… eccetera. Lei, le richiedo, lei dice: ‘il Vanni… il Lotti dice il falso’, quindi anche il Vanni dice il falso. Lei di…
A.C.: No, no, un momento dottore. Io ho seguito il processo…
P.M.: Io le chiedo…
A.C.: La giuria ha seguito il processo. Il Lotti non ha detto che m’ha fatto vedere la lettera, lo dice lei ora questo. Il Lotti presume, pensa, intuisce che m’abbia fatto vedere la lettera.
Presidente: La domanda è se lei ha visto la lettera.
P.M.: Capito? È diversa la domanda.
Presidente: … di cui parla il Lotti.
A.C.: Non l’ho mai vista.
Presidente: Lotti parla di una lettera, glielo dico io. Parla di una lettera che il Vanni avrebbe ricevuto dal Pacciani. Lui non ha letto la lettera.
A.C.: Sì, io…
Presidente: Lui avrebbe detto: ‘va’ da chi se ne intende, valla a far vedere a chi se ne intende’, riferisce lui, il Lotti. Ora il Pubblico Ministero vuol sapere da lei se lei ha visto una lettera che il Vanni…
A.C.: Signor Presidente, escludo nella maniera più categorica di aver visto una lettera e che il Vanni mi abbia parlato di questa lettera. Questo nella maniera più categorica, una volta per sempre, come ho già ribadito ottobre ’95…
Presidente: Stia tranquillo, non si agiti.
A.C.: Dottore, l’è due anni che sono sotto pressione.
Presidente: Lo so.
A.C.: Un pochino mi faccia sfogare anche.
(brusio)
A.C.: Non nei vostri confronti, né nei confronti del dottor Canessa. E con me il dottor Canessa è stata una persone squisita, perché venne a farmi la perquisizione, c’avevo tre bambini in casa, insomma, si mise a parlare con loro. Questo io voglio…
Presidente: Il dovere è dovere.
A.C.: Appunto.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì. Dal momento che lei dice: ‘conosco gli atti e mi sono documentato ‘, lei ha visto che con limature diverse, io non voglio mettere le parole, il Vanni riferisce lo stesso argomento. Io le chiedo, alle dichiarazioni che fa Vanni, lei cosa risponde: non è vero nemmeno ciò che dice Vanni?
A.C.: Alle dichiarazioni che fa il Vanni credo che ci sia stato qualche cattivo consigliere – non mi riferisco alla Procura – che gliele ha fatte fare. Qualche cattivo consigliere gli ha fatto fare queste dichiarazioni. Il cattivo consigliere può essere un detenuto, compagno di cella del Vanni…
P.M.: Ma lei lo sa questo qui, o è una sua supposizione?
A.C.: È una mia supposizione.
P.M.: Ah, bene, bene. Siccome lei dice…
Presidente: Va be’.
P.M.: … cattivo consigliere, detenuto… è una sua…
A.C.: Poi ve lo spiegherà l’avvocato Zanobini.
Presidente: Scusi, avvocato Corsi, è arrivata l’acqua. Per cortesia, portategli un po’ d’acqua.
A.C.: Grazie, grazie.
Presidente: Stiamo calmi, non c’è bisogno di adirarsi.
A.C.: Domando scusa. Sono io che…
P.M.: Prego, prego.
Presidente: Insomma, io capisco perché… sa.
P.M.: Non è mica semplice dover stare due anni a aspettare di poter chiarire questo, ce ne rendiamo tutti conto.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Io vorrei, così allentiamo un attimo l’argomento.
A.C.: No, no, vi domando scusa. Ma però non ho mica detto tanto, ho avuto un tono bruttino, da sancascianese.
(brusio)
Presidente: No, ma nulla di preoccupante. Stia tranquillo, non è stato nulla di preoccupante. Più che altro è stato per prevenire, anche per la sua… diventa rosso, la sua pressione che sale.
P.M.: Ad esempio…
Presidente: Non so se ha problemi di pressione, però.
P.M.: Ad esempio – come contestazione ovviamente – vorrei leggere il passo che il Vanni nelle sue dichiarazioni, queste sono verbalizzate, dice: “È vero che l’avvocato Co…”. Prima spiega la lettera. Vanni a domanda dice: “È vero che l’avvocato Corsi lesse la lettera. Io la stavo leggendo lì in paese, o al Bar Italia in piazza. È capitato il Corsi che, visto che avevo ricevuto la lettera, mi chiese di leggerla. La lesse e poi mi consigliò di strapparla e io dopo la strappai e la buttai via”.
Presidente: Questa è la versione del Vanni. Lei dice che non è vero nulla.
P.M.: Questa è la versione…
A.C.: Dottore, io se vedo uno leggere una lettera, anche se vedo mia moglie, non le chiedo di farmi vedere la lettere come dice il Vanni. Insomma, codesto l’ha detto il Vanni, va bene, ma io non lo chiederei nemmeno a mia moglie di farmi vedere una lettera che riceve.
P.M.: Sì, però il contesto è che gliela fanno, secondo il contesto ricostruito…
A.C.: Contesto, però gl’è ricostruito codesto, non è proprio… codesto l’è la trascrizione.
P.M.: Me la lasci…
A.C.: Lo so, dovrebbe leggere la trascrizione. Codesta è la trascrizione, dovrebbe leggere… Perché sono preparatissimo anch’io in questo processo, come lei.
P.M.: Ma io guardi…
Presidente: Avremo la trascrizione, non si preoccupi.
P.M.: Non si preoccupi.
A.C.: Sta parlando riassunto, codesto è riassunto. Bisognerebbe leggere l’altro.
P.M.: Sì, mi scusi.
A.C.: Io c’ho il mio avvocato che mi brontola sempre, comunque chiedo scusa anche a lui.
P.M.: Il concetto è che, al di là del pezzetto che io le ho letto, il contesto generale è che nei colloqui, così come ricostruiti in quest’aula, e la forma di ricostruzione sono i testi che abbiamo sentito, perché sono più d’uno che ne hanno parlato: ne ha parlato il Nesi; ne ha parlato la Bartalesi; ne ha parlato il Lotti; indirettamente, perché solo attraverso i verbali, ne ha parlato il Vanni. Capisce che il contesto in cui sarebbe stata a lei mostrata è un contesto ben specifico. Allora, al di là di…
A.C.: Scusi, dottore, non ho capitò. Il Nesi ha detto che mi è stato mostrato una lettera?
P.M.: No, mi scusi.
A.C.: Ah, no…
P.M.: La ricostruzione del contenuto di questa lettera è una ricostruzione che è stata fatta attraverso più testi. Allora, quando io le ho detto, guardi Vanni parla della lettera, le volevo dire, non è una lettera generica, ma è questa lettera qua. Lei dice: ‘non mi ha fatto vedere nessun tipo di lettera’.
A.C.: Nessuna lettera, dottore, le dico nella maniera più categorica. Il Vanni non mi ha mai fatto vedere una lettera. Non solo non me l’ha fatta vedere, non me ne ha mai parlato perché non doveva venire a parlarmene a me, c’aveva già un suo avvocato quando ricevè la lettera. Perché la lettera voi avete accertato che è del novembre ’91, questa lettera.
P.M.: Benissimo.
A.C.: Più o meno.
P.M.: Non glielo so dire…
A.C.: Prima che il Vanni uscisse. Sì, dagli atti risulta.
P.M.: No, mi scusi. Nessuno l’ha vista, quindi questa lettera agli atti non c’è.
A.C.: No, lasciai a un certo Ricci, che ha una memoria da Pico della Mirandola, il quale dice che era settembre del ’91. La ce l’ha, no, nessuno l’ha vista.
P.M.: No, mi scusi, mi scusi, avvocato Corsi. Un attimino. Lei fa il suo mestiere, è giusto.
A.C.: No, io fo il mestiere qui. Il mio mestiere lo prendo in un altro modo.
P.M.: Tenga presente che se io le faccio delle contestazioni non può dire il Ricci dice il giusto, con la data e tutti…
A.C.: Dottore, l’è lei che mi nomina codeste persone. Io le rispondo su queste persone.
P.M.: Io il Ricci non gliel’ho nominato, quindi…
Presidente: Senta avvocato Corsi, lei faccia una cortesia, risponda alle domande e…
A.C.: Faccia le domande.
Presidente: No, non polemizzi, non polemizzi.
P.M.: Comunque è molto chiaro il discorso…
Presidente: Se vuole può anche non rispondere, può fare quello che crede.
P.M.: … il discorso dell’avvocato Corsi. ‘Non ne so niente’. Quindi io non ho motivo di insistere. Era solo per chiarimento e perché un aspetto di questo genere l’ha tirato fuori lo stesso Corsi. Lei ci può spiegare qualcosa di più, indipendentemente da quello che dirà, sicuramente in modo diverso e meglio, o non so come, il suo difensore, rispetto a questo sospetto che lei dice è stato mal consigliato il Vanni, o è una sua…
A.C.: È una mia supposizione.
P.M.: Supposizione. Sulla base di qualche elemento?
A.C.: Mah, sulla base di elementi che sono già agli atti, forse.
P.M.: Sì, allora ce li dice…
A.C.: Perché quando… Un elemento è questo. Mi faccia riprendere il filo. Cioè, io direi… Mi rifà la domanda, per favore?
P.M.: La domanda è quella…
A.C.: Sì, me la rifaccia.
P.M.: Lei come fa a pensare che è stato qualcuno che ha mal consigliato il Vanni?
A.C.: Bisogna rispondere uno a uno. Per esempio, c’è il signor Lotti Giancarlo che dice che io sarei stato a delle cene di partito – mi sbaglio, l’ha detto? – del Movimento Sociale Italiano. Io purtroppo, oggi non si fa una bella figura, io sono sempre stato socialista. Oggi aver questo insomma, c’è un altro punto in meno. Sono sempre stato socialista, sono stato anche consigliere comunale socialista. Quindi non credo di aver mai partecipato a nessuna cena.
P.M.: Scusi. Scusi, avvocato Corsi. Allora, forse, ora si sta prendendo un’altra strada. Lei, cortesemente, può rispondere alla domanda che le ho fatto io, indipendentemente dalle cene?
A.C.: Se me la fa precisa.
P.M.: Sì, ma… La domanda è questa.
A.C.: Mi faccia la domanda precisa.
P.M.: Allora gliela rifaccio. Lei ha detto poco fa, dice: ‘il Vanni ha fatto quelle dichiarazioni perché, penso io, è stato male imbeccato’.
A.C.: Oppure gli conviene, oppure s’è imbeccato da sé.
P.M.: Ah, ecco, vede…
A.C.: S’è accorto che gli conviene.
P.M.: Se si è imbeccato da sé è diversa.
A.C.: Quando dico imbeccato, non dico la Procura.
P.M.: No, no.
A.C.: Volevo chiarire questo, eh. Né alla Polizia, eh.
P.M.: Io guardi, per fortuna la legge ci chiede di registrare tutto, sicché.
A.C.: Ecco, appunto.
P.M.: In quest’aula stiamo registrando, forse anche filmando. Si figuri come siamo contenti di farlo pubblicamente.
A.C.: E nemmeno all’avvocato Filastò, perché lui non c’era.
P.M.: Sì, ma… Scusi, eh. Io le dico, lei ci sta dicendo: ‘l’hanno imbeccato, sarà stato un altro detenuto, o s’è imbeccato da solo perché vede che gli conviene’…
A.C.: Questo lo penso. Oppure ha capito che gli conveniva far così.
Presidente: Va be’.
P.M.: Allora la domanda è: ha elementi specifici? No.
A.C.: Non ho elementi specifici.
P.M.: Bene. L’ultima domanda, perché è solamente per chiarimento della raccomandata, così la Corte non ha problemi nel capire. È una raccomandata, che io le mostro, che lei ha inviato e che è relativa a ricerche che lei ha fatto sul rapporto professionale fra lei e il Lotti, dico bene?
A.C.: Sì, sì.
P.M.: La vuole guardare?
A.C.: No, no, va bene, la conosco a memoria.
P.M.: Sì, ho capito. Siccome io la produco.
A.C.: Sì, sì, no. Va bene, l’ha già prodotto poi fra l’altro, c’è già.
P.M.: Bene. Presidente, io non ho altre domande.
Presidente: Prego. Altre parti? Parti civili?
Avvocato: Nessuna domanda.

Presidente: Allora, altre domande?
Avv. Giancarlo Zanobini: Io, Presidente.
Presidente: Prego. Prego, prego, avvocato Zanobini.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. C’è l’avvocato Filastò che intende fare qualche domanda. È bene che la faccia prima lui.
Presidente: Ah, sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Avvocato, lei ha detto che gli argomenti di Vanni erano pochi. Questo vuol dire che… Insomma, Vanni non è che brillasse molto per intelligenza, oppure…
A.C.: No. Ah, scusi, l’ho interrotta.
Avv. Nino Filastò: No. Oppure le è capitato di vederlo spesso un po’ fuori fase per eccesso di libagioni?
A.C.: Sì, mi è capitato molte volte di vederlo ubriaco. Una grande intelligenza non ce l’ha, credo. Insomma, secondo il mio giudizio, ma non sono un dottore io.
Avv. Nino Filastò: E l’ha visto molto spesso ubriaco.
A.C.: L’ho visto spessissimo ubriaco.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Senta, lei ha detto che è venuto da lei nel ’90, lamentando questi interrogatori, o lei non sa bene interrogatori o perquisizioni. A parte…
A.C.: Perquisizioni non lo so. Onestamente non lo so.
Avv. Nino Filastò: Non lo sa. Non sa dire esattamente.
A.C.: Interrogatori di sicuro. Sì.
Avv. Nino Filastò: Le chiedevo se, dopo il ’90, le è capitato di quantomeno sapere – non che gl’ abbia detto lui -ma sapere, anche indirettamente, da terze persone, che il Vanni era ancora, come lei ha detto, ‘noiato’ da queste cose, da…
A.C.: Noiato, riportato le parole sue. Comunque sì. Sì, sì. Vanni credo sia stato un po’ sotto pressione per tutto il processo Pacciani, insomma, in periodi alterni. Perché quando il dottor Canessa voleva sapere che dialoghi; il dialogo era questo avvocato, ‘m’hanno ancora rinterrogato,’ ‘avvocato m’hanno riportato giù’.
Avv. Nino Filastò: Ah, ecco.
A.C.: Questi erano i dialoghi, però finiva lì. Io gli dicevo sempre: ‘stai tranquillo Vanni, tu sei testimone, non ti succede niente’ e tiravo di lungo.
Avv. Nino Filastò: E questo è avvenuto anche dopo il ’90 e durante il processo Pacciani.
A.C.: Questo anche dopo il ’90 e durante il processo Pacciani.
Avv. Nino Filastò: Grazie, avvocato. Non ho altre domande io.
Presidente: Prego, avvocato. Avvocato Zanobini.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. Stia calmo, avvocato Corsi.
A.C.: Sto calmo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Si capisce, io le devo dare del “lei” in questa situazione ufficiale. Però lei si ricorda anche di aver visto che altri più importanti di lei, quando siedono su codesta seggiola, fanno un po’ di figure. Se lo ricorda, no? Il dottor Di Pietro a Brescia. Quindi non è che si deve sentire…
P.M.: Mi sembra ci sia anche il Presidente del Consiglio.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: Forlani. Forlani ha fatto peggio di me.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, quindi stia calmo. L’importante appunto è che segua…
P.M.: (voce non udibile)
A.C.: Invece Craxi no.
Avv. Giancarlo Zanobini: … segua… Non importa, via, lasci fare, così si concentra di più su quello che deve rispondere e sta tranquillo. Dunque, intanto cominciamo: lei si è mai ritenuto amico del Vanni?
A.C.: No, amico assolutamente no.
Avv. Giancarlo Zanobini: In questi colloqui, così come lei li ha definiti, cioè praticamente questi pour parler, mi sembra molto brevi, sincopati, nella piazza, eccetera. Com’è che Vanni si rivolgeva a lei? Dandogli…
A.C.: Il Vanni a me m’ha sempre dato del “lei”. Io, forse ignorantemente, gli ho sempre dato del tu. Ma comunque il Vanni mi chiamava addirittura “signor avvocato”. Con me, forse il maleducato ero io dandogli del “tu”.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ma forse lo faceva anche con altri paesani?
A.C.: Io cerco di dare del “tu” a tutti a San Casciano.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene, bene.
A.C.: Sbagliando, ma…
Avv. Giancarlo Zanobini: Quindi col Vanni lei ha partecipato soltanto a queste cene di paese. Ha detto che avvenivano una volta l’anno, giusto?
A.C.: Cioè, a queste cene. A queste manifestazioni che non avevano un’etichetta di nessun partito. Avevano l’etichetta solo di San Casciano, dove, come ripeto, venivano anche dieci strumenti della locale banda musicale.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
A.C.: Veniva chi ballava, chi cantava, chi suonava la fisarmonica. Insomma, era…
Avv. Giancarlo Zanobini: Si ricorda…
A.C.: Seratine piacevoli di luglio.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. Si ricordano se c’erano anche altri professionisti, oltre a lei?
A.C.: Sì, c’era… In pratica a queste cene ha partecipato tutta San Casciano. A quelle…
Avv. Giancarlo Zanobini: Dica qualche nome di altri professioni che partecipavano a queste cene?
A.C.: Professionisti c’era, non so, il dottor Mancini, il dottor Bigiotti, Don Garrà, un assicuratore.
Avv. Giancarlo Zanobini: C’era anche un vicesindaco?
A.C.: Il vicesindaco di San Casciano.
Avv. Giancarlo Zanobini: Come si chiamava, se lo ricorda?
A.C.: Magozzi.
Avv. Giancarlo Zanobini: Eh. Quindi queste erano le cene. Sono le uniche cene, o ci sono state altre cene?
A.C.: Sono le uniche cene che io ho partecipato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Lei è mai stato a cena a casa di Vanni?
A.C.: E non a tutte.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ascolti le domande. Sì. È mai stato a cena a casa del Vanni lei?
A.C.: Mai.
Avv. Giancarlo Zanobini: Mai. Conosce la casa del Vanni?
A.C.: Più o meno conosco dov’è, ma non…
Avv. Giancarlo Zanobini: C’è mai entrato nella casa del Vanni?
A.C.: Mai entrato in casa del Vanni.
Avv. Giancarlo Zanobini: Il Vanni è mai venuto a mangiare, a pranzo o a cena, a casa sua?
A.C.: Mai.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: Ho detto, anche in ufficio è venuto solo quella volta lì. Poi in vita sua non c’era mai stato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, ecco, bene. E, ritornando proprio a questa volta in cui è venuto in ufficio, che lei ha detto che colloca nel ’90, giusto?
A.C.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Che poi sarà agosto, sarà settembre.
A.C.: Quello non lo so.
Avv. Giancarlo Zanobini: Comunque nel ’90.
A.C.: Può essere settembre, ottobre.
Avv. Giancarlo Zanobini: Si ricorda se questo incontro che il Vanni ha avuto con lei in studio era successivo ad una di quelle cene di cui si è parlato finora?
A.C.: Sì, appunto. Io ho ricostruito la data proprio grazie a questa cena. Era successivo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Che era, quindi, una cena di che anno e di che mese?
A.C.: La cena dovrebbe essere del 10… 20 luglio ’90.
Avv. Giancarlo Zanobini: ’90.
A.C.: E il Vanni venne da me o prima delle vacanze subito, oppure subito dopo. Venne o nei primi di agosto, o settembre-ottobre.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene. E venne a rappresentarle questi suoi guai diciamo, che aveva con la Polizia, giusto?
A.C.: Venne a rappresentarmi questi guai che aveva con la Polizia, chiedendo a un avvocato – dopo tutto, anche se non fo penale, insomma, sono avvocato – se potevo far qualcosa. Io troncai subito la discussione perché dissi che io non fo penale, quindi: ‘eventualmente rivolgiti a un penalista’.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. E che cosa faceva il Vanni a queste cene?
A.C.: Il Vanni a queste cene cantava, simpaticamente, alcune canzoni inventate da lui, scritte da lui anche.
Avv. Giancarlo Zanobini: E c’erano anche i musicanti, vero, ha detto?
A.C.: C’erano 10-15 strumenti musicali della banda locale. Alle volte sei, insomma.
Avv. Giancarlo Zanobini: E avvenivano con quale cadenza?
A.C.: Avvenivano in genere nel mese di luglio tutti gli anni.
Avv. Giancarlo Zanobini: Eh.
A.C.: Ma io non ho mica partecipato a tutte.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, sì. E si ricorda se a questa cena del luglio ’90 lei ha partecipato?
A.C.: Alla cena del luglio ’90 ho partecipato.
Avv. Giancarlo Zanobini: E si…
A.C.: E il Vanni non ha partecipato.
Avv. Giancarlo Zanobini: E si ricorda, ecco, come mai il Vanni non ha partecipato?
A.C.: Non ha partecipato perché quel pomeriggio fu portato o in Procura, o in Questura, questo non lo so, e non potè venire a cena.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. E ne parlavano anche altri lì, che erano a questa cena?
A.C.: Sì, sì, ne parlavano anche altri.
Avv. Giancarlo Zanobini: Era un argomento di quella sera?
A.C.: Un argomento, dice: ‘come mai non c’è il Vanni? Perché l’hanno portato in Questura’. Ecco perché io ho potuto ricostruire anche la data precisa.
Avv. Giancarlo Zanobini: Senta, e quindi poi ha detto che il Vanni stazionava lì nella piazza, vero, sotto l’orologio, no?
A.C.: C’era fisso. O in qualche bar, o sotto l’orologio.
Avv. Giancarlo Zanobini: E di questi suoi guai che lui aveva, perché lo pressava la Polizia, gli facevano le perquisizioni, lo interrogavano, eccetera, ne parlava solo con lei, o ne parlava anche con altri?
A.C.: Ne parlava con tutto il paese.
Avv. Giancarlo Zanobini: Con tutto il paese.
A.C.: Sì. Bastava passasse uno, naturalmente che c’avesse un po’ più di confidenza, lo diceva a tutti.
Avv. Giancarlo Zanobini: Aveva un soprannome il Vanni, no?
A.C.: “Torsolo”.
Avv. Giancarlo Zanobini: E tutti lo conoscevano con questo soprannome?
A.C.: Tutto lo conoscevano come “Torsolo”.
Avv. Giancarlo Zanobini: Allora, ricorda che, lei ha detto che è stato interrogato la prima volta in Procura a dicembre del ’95, vero?
A.C.: Dicembre ’95. Sono stato interrogato dal dottor…
Avv. Giancarlo Zanobini: Aspetti…
A.C.: …Vigna e dal dottor Canessa.
Avv. Giancarlo Zanobini: … la domanda. Ecco, si ricorda se in quella occasione gli è stato chiesto anche della lettera?
A.C.: M’è stato chiesta della lettera nell’occasione.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. E si ricorda che risposta lei ha dato?
A.C.: Che lo escludevo nella maniera più categorica di aver visto una lettera del Vanni.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. E in questo interrogatorio invece poi ha parlato di tutte quelle cose, di tutte quelle lamentele generiche che il Vanni le faceva e di cui ha fatto riferimento anche oggi, giusto?
A.C.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Si ricorda che è stato interrogato poi anche dal dottor Giuttari nel…
A.C.: Prima dal dottor Fleury e dal dottor Canessa…
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, ma a me interessa quella del giugno del ‘ 96.
A.C.: Sono stato interrogato dal dottor Giuttari nel giugno del ’96.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. E si ricorda se anche il dottor Giuttari gli fece la domanda, fra le tante altre a cui lei ha dato sempre risposta, gli fece anche la domanda su questa lettera?
A.C.: Anche al dottor Giuttari ribadii che non avevo mai visto la lettera, né sapevo delle minacce che riceveva il Vanni.
Avv. Giancarlo Zanobini: Lei ha avuto modo già di dire che il Vanni la fermava in piazza, o soltanto così, gli diceva ancora una volta, a San Casciano, no?
A.C.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ma era soltanto il Vanni, o anche altre persone, altri paesani? Era un’abitudine, o una cosa eccezionale che lei venisse fermato a San Casciano?
A.C.: No, io purtroppo fo più lavoro in strada che in ufficio, perché mi fermano tutti. Mi conoscono tutti e… Perché anch’io sono stato un piazzaiolo anch’io e poi sono stato presidente della società sportiva di San Casciano, sono stato consigliere comunale di San Casciano, sono stato fondatore del gruppo Fratres, ho fatto servizio alla Misericordia. Sicché in un modo o in un altro io conosco tutti. E quindi se qualcuno ha bisogno, anche dire: ‘come si fa il passaporto?’ Me lo chiede in piazza a me e io gli rispondo. Capito?
Avv. Giancarlo Zanobini: Lei ha mai chiesto, a qualcuno che era nella piazza, che poteva essere nella piazza – ha già risposto, ma vorrei che mi rispondesse anche a me – quando vede uno che legge una lettera, lei ha mai chiesto a questo signore di fargli leggere una lettera? A chiunque dico.
A.C.: Io ho detto che a San Casciano conosco tutti. Amici credo di averne pochi, anche simpatie sì, ma amicizia con nessuno. Ma come ripeto, io se vedo leggere una lettera, non vo mai a chiedere: ‘che t’hanno scritto’. Questo è un assurdo. Ribadisco che non lo chiederei nemmeno a mia moglie io, se riceve una lettera: ‘chi t’ha scritto?’ Figuriamoci se lo chiedo a Vanni.
Avv. Giancarlo Zanobini: E quando venne in studio da lei, il Vanni, secondo lei, la lettera ce l’aveva o no?
A.C.: Seco… Cioè, secondo me non l’aveva ricevuta.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: No che non ce l’avesse. Non l’aveva nemmeno ricevuta, secondo me.
Avv. Giancarlo Zanobini: Presidente, io farei vedere le foto, a cui ha fatto prima riferimento e che poi chiedo di produrre, e che sono foto di questa cena. C’è anche la data stampigliata, luglio ’90. Perché lui le possa riconoscere e possa dire magari anche qualcuno di quelli a cui ha fatto riferimento e che partecipavano a questa cena. (voce non udibile)
Presidente: Lì al microfono, avvocato, sennò non viene la registrazione.
Avv. Giancarlo Zanobini: Il motivo per cui ho chiesto che l’avvocato Corsi vedesse queste foto è perché, a queste cene e quindi in queste foto, appaiono anche dei testimoni che noi abbiamo citato a difesa. E quindi se può dire, guardando le foto, chi sono, se riconosce queste persone.
A.C.: Questa è la cena alla quale il Vanni non partecipò.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene.
A.C.: E dovrebbe essere dal 10 al 20 luglio.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene.
A.C.: Una sera…
Avv. Giancarlo Zanobini: Basta così…
Presidente: Se lei può indicare le persone che, così, nominativamente…
A.C.: Quelli che ho messo io come testi?
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
Presidente: Non lo so io se sono testi. Così, se ci sono delle persone…
Avv. Giancarlo Zanobini: E poi anche altre.
A.C.: Come persone … vedo… Qui vedo tutti strumenti della banda, Mazzei Mario, un certo Ciria che suona la fisarmonica, un ballerino, poi vedo Paolo Bacci, Dori, Oliviero, un altro musicante che ora è morto, non mi ricordo come si chiama. Questo uguale. Qui vedo il ballerino. Poi vedo un muratore che si chiama Mingione, sempre il Dori. Poi vedo Fusi Dante, che suona la batteria e che ho citato come teste a conferma di queste cose.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, bene. Poi?
A.C.: Poi vedo lo Zanieri, che voi già conoscete. Il dottor Mancini, il don Garrà e il Leoncini, che è un altro teste che verrà qui a riconfermare il resto.
Avv. Giancarlo Zanobini: Va bene.
A.C.: Poi vedo un macellaro che si chiama Cori. Poi vedo ancora il Leoncini. Vedo Torricelli, ma insomma questo…
Avv. Giancarlo Zanobini: Basta così.
Presidente: Senta, per curiosità, chi è quel signore che sta sempre dietro la porta, con un occhio sì e un occhio no, che dà noia, fuma, non fuma, o entra, o fuori.
P.M.: È un semicurioso.
Presidente: Non so. Oltretutto distrae.
Avv. Nino Filastò: Presidente, credo che sia il dottor Nocentini, citato da me stamattina.
Presidente: Lo so. Però distrae, perché capito, sta sempre così.
Avv. Nino Filastò: E probabilmente sta aspettando di vedere quando tocca a lui, ecco.
Presidente: Va bene, va bene, non è un problema. Allora.
P.M.: I testi dovrebbero stare in una saletta…
Presidente: Appunto, se è un testimone è inutile che sta a sentire. Io non lo so chi è…
(brusio)
P.M.: Nemmeno io. Però 1’Ufficiale Giudiziario dovrebbe…
Presidente: Non c’è problema.
Avv. Nino Filastò: Presidente, è un consulente tecnico che si è occupato di tre delitti: ’74…
Presidente: Sì, sì, non c’è problema. Ora sappiamo. Prego, avvocato Zanobini.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. Ricorda se nel dicembre del ’96 gli sono state fatte altre domande su queste vicende?
A.C.: Più o meno mi sono state fatte le stesse domande degli argomenti che mi ha chiesto il dottor Canessa.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: Cioè, quella pistola…
Avv. Giancarlo Zanobini: Alle quali lei ha risposto…
A.C.: Ho risposto, risposi subito che l’avvocato… che andò subito da un altro avvocato. Siccome io non facevo penale, credo che il Vanni si sia rivolto subito a un altro avvocato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ha fatto anche il nome di questa persona che forse, a suo avviso, potrebbe averglielo consigliato, vero?
A.C.: Sicuramente, glielo ha consigliato lui. Perché il segretario del Movimento Sociale Italiano di San Casciano. Che risulta anche dagli atti, comunque eh.
Avv. Giancarlo Zanobini: Poi ricorda di essere stato interrogato anche nel gennaio del ’96, no?
A.C.: Sì, dal dottor Fleury e dal dottor Canessa.
Avv. Giancarlo Zanobini: Dal dottor Canessa. Ecco, e quindi…
A.C.: 26 gennaio.
Avv. Giancarlo Zanobini: Eh. E quindi, anche qui, le sono state fatte domande sulle frequentazioni dei bar, se aveva sentito dire nulla nell’immediatezza dell’omicidio degli Scopeti…
A.C.: Sì, il 26 gennaio il dottor Fleury mi rilesse il vecchio verbale che aveva sottoscritto il dottor Canessa e il dottor Vigna. Riconfermai, anche se non se ne parla, riconfermai. Ma ribadii ancora una volta che io, la lettera, non l’avevo mai vista, né nessuno me ne aveva mai parlato.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, poi?
A.C.: E che questo lo avevo appreso dai giornali successivamente, con le deposizioni di Nesi, eccetera.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene. E poi ricorda anche che gli fecero altre domande a cui lei ha risposto?
A.C.: Altre domande mi sembra… sì, mi chiesero…
Avv. Giancarlo Zanobini: Con chi frequentavano…
A.C.: Mi chiesero se io frequentavo il bar, lì… Io dissi, mi sembra, che io non sono frequentatore di bar, perché rendo il caffè, sa, quando stacco dall’ufficio, i bar li frequento tutti. E mi chiesero se potevo aver sentito il Lotti o il Pucci dire che erano passati dagli Scopeti la sera del delitto degli Scopeti.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: Questo, me lo chiesero. E io non l’ho sentito. Gli dissi logicamente no.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Poi gli chiesero anche quali erano le persone che frequentavano il Vanni, oltre al Lotti, vero?
A.C.: Sì. Mi chiesero le persone che frequentava il Vanni. Insomma, io dissi quelli con cui stava di più.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: Un certo Dori Oliviero che è morto, anche lui portalettere; e forse il Lotti, anche con il Lotti l’ho visto tante volte. Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Poi, ricorda’se…
Presidente: Avvocato, non facciamo domande su tutte le domande che gli hanno fatto a lui…
Avv. Giancarlo Zanobini: No, no. Sì, sì…
Presidente: … la Polizia, eccetera. Veniamo alla lettera famosa.
Avv. Giancarlo Zanobini: … questa è l’ultima… Le spiego subito il motivo, ha capito?
Presidente: Sì, bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Cioè, che cosa ha detto lui. E che quindi, nonostante che non ci sia bisogno di fare nessuna contestazione, perché non ha detto stamani niente di diverso, per ammissione anche del Pubblico Ministero, quello lo ha già detto… La difesa vuol far risultare che, in realtà, lui ha sempre detto queste cose. E che, della lettera, della quale gli è stato chiesto fino dal dicembre del ’95, lui ha sempre dato la stessa risposta.
Presidente: Va bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: E siccome lei vedrà che il capo di imputazione… Faccio per spiegare il motivo, perché sennò potrebbe benissimo dire: ‘ma non conosce la procedura? Non si possono che fare domande se non c’è la contestazione.’ E siccome, e siccome appunto il capo di imputazione suo specifico è quello di avere taciuto il 15/06/96 di questa lettera, ecco, è diciamo esigenza della difesa di far capire che, in realtà, lui, il 15 dicembre…
Presidente: Va bene, va bene, abbiamo capito.
Avv. Giancarlo Zanobini: … ’96 non ha taciuto di questa lettera. Perché di questa lettera gli è già stato domandato fino dal dicembre; e, di questa lettera, lui ha sempre dato la stessa risposta.
Presidente: Bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: E che, a contorno, per far vedere che non c’è stata mai nessuna reticenza, eccetera, di tutte le altre domande che gli sono state fatte, lui ha sempre dato una risposta. Compreso anche la domanda che gli è stata fatta…
Presidente: La sappiamo la linea che ha detto l’avvocato…
Avv. Giancarlo Zanobini: . . . circa la pistola.
Presidente: Bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Gli è stato chiesto… E’ vero avvocato Corsi? Gli è stato chiesto anche se… una domanda sulla pistola?
A.C.: Sì, sì, mi è stato chiesto…
Presidente: Quale, quella del Pacciani?
Avv. Giancarlo Zanobini: Eh…
Presidente: Quella del Pacciani? ,
Avv. Giancarlo Zanobini: No. Sì, sì, che se il Vanni…
A.C.: Cioè, mi è stato chiesto i motivi per cui il Vanni si rammaricava, si rammaricava… Io credo che, in quel momento, credo si rammaricasse unicamente perché, per le perquisizioni di questa Polizia che voleva, in tutti i modi sapere… Cioè, giustamente, faceva il suo dovere, voleva sapere se il Vanni conosceva o no l’esistenza di questa pistola.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, e questo…
A.C.: Questo, credo sia stata la prima inchiestina sul Vanni, credo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Va be’. E di questo quando gliene ha parlato il Vanni?
A.C.: Il Vanni me ne ha parlato di questo nel luglio del ’90.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. E lei… .
A.C.: L’unica volta, eh, che siamo entrati in questi argomenti.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, sì.
A.C.: Perché le altre volte, le altre 10, 20, 50 volte, che ci siamo salutati con il Vanni, non è che si entrasse in argomento di nulla. Lui si rammaricava un’altra volta. Si rammarica solo del trattamento che lui credeva, riteneva di subire. Ma invece…
Avv. Giancarlo Zanobini: E lei… Quindi lei lo tranquillizzava per questo.
A.C.: Ma io l’unico… Sempre, ‘stai tranquillo, Vanni, tanto sei un testimone. Stai tranquillo, Vanni.’ Ecco, l’unico… se colloquio si può parlare, è questo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ricorda se una volta i Vanni le ha detto in piazza, le ha parlato in piazza, di una lettera di minacce, se c’era anche il Lotti? E’ vero, o non è vero? Lo ha già detto. Me lo ridica anche a me.
A.C.: Assolutamente non è vero.
Avv. Giancarlo Zanobini: E quindi, il Vanni, su questo che cosa… dice la verità, o non dice la verità?
Presidente: E va be’… allora…
A.C.: Chi, il Vanni?
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì. Siccome lo ha detto il Vanni…
Presidente: Andiamo, andiamo…
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Giancarlo Zanobini: Glielo ha chiesto il Pubblico Ministero…
A.C.: Sì. Dice una bugia, il Vanni.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Glielo ha chiesto il Pubblico Ministero, glielo posso chiedere anch’io.
A.C.: Quando mi dice, mi ha fatto vedere la lettera, il Vanni dice una bugia.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco.
A.C.: Posso capire, come ho detto, perché la dice. Ma comunque dice una bugia.
Presidente: Bene. Ha fatto anche due bozze, lui, a questo punto.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì.
Presidente: Va bene?
Avv. Giancarlo Zanobini: Presidente, io non ho altre domande. Grazie.

Presidente: Allora, una domanda io, avvocato Corsi.
A.C.: Sì, signor Presidente.
Presidente: Allora, io tento di raccogliere un po’ le voci di tante persone. Lei conosce Vanni Paolo?
A.C.: Vanni Paolo è nato a San Casciano, classe 1943, più o meno siamo cresciuti insieme, perché io sono del ’41.
Presidente: Ecco, dove sta questo signore?
A.C.: Il Vanni Paolo sta a Firenze. C’ha il “Tranvai”, che è uno pseudo ristorantino, una tavola calda, non lo so, in piazza Torquato Tasso.
Presidente: Bravo, sì. È un nipote del…
A.C.: Un nipote di Mario Vanni.
Presidente: Lei ha mai parlato con questo signore, del Vanni? E se sì, in che termini?
A.C.: Non ho mai parlato specificatamente del Vanni, perché… sì, me lo ha chiesto: ‘ma mio zio è messo, è messo bene…’ Ma insomma, io non son mai… specificatamente non ho mai parlato.
Presidente: Perché lui dice di avere avuto un incontro con lei e gli ha domandato dello zio.
A.C.: Per telefono, mi sembra, Presidente.
Presidente: No, no. No, no. “Dissi all’avvocato Corsi, come va la faccenda di mio zio?”
A.C.: Cioè…
Presidente: E lei avrebbe risposto: “È messo un po’ malino.”
A.C.: No…
Presidente: Ecco, se vuol chiarire…
A.C.: Se… non va bene…
Presidente: No, no. Aspetti, aspetti. Se c’è stato un discorso di questo tipo, in questi termini, oppure diversamente, e cosa riguardava. Tutto qui.
A.C.: Io, questo non lo rico… Mi sembra di ricordare che mi chiese: ‘come anderà mio zio?’
Presidente: Come?
A.C.: ‘Come anderà mio zio?’, in questo modo. Ma, Vanni, quando c’è questo colloquio era già in carcere, era, eh.
Presidente: Non lo so…
A.C.: Sì, sì. No, lo so io, appunto… Può prendere atto, era già in carcere. E, trovandomi a San Casciano, ‘cosa ne pensi di mio zio’, ma il solito discorso che poteva fare anche all’avvocato Zanobini di Firenze e anche a un altro. Ecco, fu un discorso in questo modo.
Presidente: No, ma lei dice: “È messo un po’ malino”, si riferisce a qualche situazione particolare?
A.C.: Più che in galera, dottore, ‘l’è messo malino’, io lo dissi in questo modo. Ma non…
Presidente: In questo senso.
A.C.: …rientrando negli atti. Ma poi, “è messo un po’ malino”, un credo sia stato l’italiano, insomma.
Presidente: Va bene. Poi c’è un altro teste, il… Ricci Walter, lo conosce lei?
A.C.: II…?
Presidente: Ricci Walter.
A.C.: Ricci Walter lo conosco, sì.
Presidente: E chi è?
A.C.: Ricci Walter è un ex fiorentino che ha sposato una sancascianese, certa Mazzei Laura. E… credo sia, la Mazzei, parente del Vanni.
Presidente: Sì, sì, infatti.
A.C.: È venuto a Firenze e io… lavora attualmente alla Cassa Rurale di San Casciano, come faticante, come portiere, non lo so. E io lo conosco, sì.
Presidente: Allora, il Vanni… questo signore, dice che lo zio… cioè, lo zio, insomma, il cognato, forse. Aspetta… “È cugino di mia suocera.”
A.C.: E un cugino acquistato, non è niente.
Presidente: Insomma, sì. Va bene. Che questo parente, riferendosi al Vanni, gli aveva parlato della lettera che il Pacciani gli aveva scritto dal carcere. E il Vanni gli avrebbe detto che voleva andare da un avvocato. A.C.: Sì…
Presidente: Non fece il nome dell’avvocato Corsi. Chiariamo questo. Almeno lui ha detto questo qui.
A.C.: Che era una supposizione sua.
Presidente: Era una sua supposizione… dice che voleva andare da un avvocato. Poi dice che il giorno dopo, o due o tre giorni dopo, ha visto parlare lei, avvocato Corsi, e il Vanni, a San Casciano.
A.C.: Lo dice Ricci.
Presidente: Lo dice lui.
A.C.: Ecco. Cioè, il Ricci direbbe oggi che si ricorda che sei anni prima lo ha visto parlare…
Presidente: Aspetti. Io non so… aspetti, io riferisco quello che ha detto il testimone.
A.C.: Sì, sì, sì.
Presidente: Poi si vedrà se ha detto il falso, o…
A.C.: Io, dottore, non ero…
Presidente: No, no. Aspetti, lasci spiegare. Si vedrà se ha detto il falso, o ha detto il vero, eccetera. Io riferisco solamente la circostanza, perché lei possa discolparsi. Una cosa che riguarda lei e io gliela contesto.
A.C.: Giusto. Grazie, grazie.
Presidente: In questo senso.
A.C.: Sì, sì.
Presidente: E così metterla in condizioni di difendersi. Ecco, dobbiamo sapere anche la sua versione.
A.C.: Sì.
Presidente: Lui dice, lui dice che, appunto, sentì il Vanni, seppe dal Vanni di questa lettera, di questa lettera del Pacciani e che voleva, lui Vanni, andare da un avvocato. Bene. Poi, due o tre giorni dopo che gli ha fatto questo … discorso, ha visto lei, avvocato Corsi, e il Vanni parlare insieme. Domanda che faccio io: avete ma, gli ha parlato per caso di questa lettera, o no?
A.C.: Non mi ha mai parlato di questa lettera.
Presidente: Non le ha mai parlato…
A.C.: Logicamente no. Però vorrei sapere come fa il Ricci…
Presidente: La risposta era scontata per me.
A.C.: Appunto.
Presidente: Però io gliela devo fare.
A.C.: Appunto, io…
Presidente: Io gliela devo fare.
A.C.: Come fa il Ricci a ricordarsi che nel 1991…
Presidente: Io non lo so questo.
A.C.: … che il Vanni parlava con me in piazza? Io non lo escludo che ci posso avere anche parlato, eh. Per l’amor di Dio! Ma comunque, questo, c’ha la memoria da Pico della Mirandola, per ricordarsi queste cose, eh. Proprio, io credo che Pico della Mirandola, era niente, rispetto a questo.
Presidente: Va bene.
A.C.: Fra l’altro, se non mi sbaglio… ma tanto lei mi chiede un parere, credo che nel novanta…
Presidente: No, io non credo pareri, io chiedo risposte.
A.C.: Eh. Credo che nel ’93, Ricci abbia detto che della lettera non le sembrava nulla. Nel ’96, si ricorda che nel ’91 parlò con me. Questo, l’è un po’ troppo, credo. Se lei trova l’interrogatorio del Ricci nel ’93, credo nel ’93, lui dichiara che, della lettera, non ha mai saputo niente.
Presidente: No, io del Ricci so quello che ha dichiarato qui. Cosa ha dichiarato poi nel precedente verbale, non 10 so.
A.C.: Sì, ma c’è agli atti anche l’altro…
Presidente: Va be’, poi vedremo.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sono verbali allegati, perché sono serviti per la contestazione. E l’avvocato Corsi si riferisce…
Presidente: Va be’, dopo riferiremo…
Avv. Giancarlo Zanobini: … a quel verbale che io ho usato per la contestazione, in cui…
Presidente: Bene. Io non ho altre domande, all’avvocato Corsi.
A.C.: Grazie, signor Presidente.
Presidente: Bene.
P.M.: Sì, Presidente, un paio, se mi è consentito.
Presidente: Sì.
P.M.: A seguito… E vorrei sapere questo: lei sa, o sapeva, prima che fosse noto in questo processo, che auto aveva il Lotti?
A.C.: Il tipo di auto non lo so. Come vi ripeto, gli ho chiuso un incidente. Io, nel 1990, a Lotti, che aveva urtato uno straniero, insomma, non che sia difficile, ma quando si picchia con uno straniero, c’è una procedura da fare particolare. E la macchina, il tipo di macchina che aveva, non lo so. Lui, mi sembra gli abbia avuto sempre delle Ritmo, o qualcosa di simile.
P.M.: Ecco, io le…
A.C.: Vecchie e stravecchie.
Presidente: … contesto che, in un interrogatorio, esattamente quello del 26 gennaio ’96, al P.M. lei, per quel che si ricorda, dice le macchine. E ora glielo leggo.
A.C.: Sì.
P.M.: Io le dico, non se le ricorda ora. Io, quello che voglio capire…
A.C.: No, no, ma io lo riconfermo, se…
P.M.: Ecco. Quello che voglio capire, dico, la sua conoscenza, visiva o meno, del Lotti, era tale che lei ricordasse, quando ci ha risposto, in data 26 gennaio, anche le macchine? Cioè, conosceva il Lotti, sia pure nei modi che ci ha detto, e lo aveva visto anche con qualche macchina? Perché io le contesto che lei dice: “Il Lotti possiede attualmente una vecchia macchina rossa…”
A.C.: Attualmente, eh, ’95, eh, dottore.
P.M.: Nel ’96, per l’esattezza.
A.C.: Ecco, appunto, attualmente dissi.
P.M.: Se me lo lascia leggere, vediamo cosa intendo contestare.
A.C.: Sì.
P.M.: “Il Lotti possiede attualmente una vecchia macchina rossa. Forse una Ritmo, od una 124. Ricordo che in passato ha avuto una Ritmo di un colore che non ricordo. Non ricordo, invece, che egli abbia avuto una macchina 128 coupé ma non lo escludo.” Cioè, io le chiedo: allora lei sapeva che macchine aveva. Tant’è che ce le ha elencate, quelle che si ricordava, nel colore. Nel caso, quello che abbia detto in questo interrogatorio sia la verità, come faceva lei a sapere che macchine e che colore avevano queste macchine? Perché lo vedeva passare, perché…
A.C.: È logico, lo vedevo passare. Le macchine vengono posteggiate sempre in questa famigerata piazza di San Casciano sotto l’orologio. Quindi, uno si vede.
P.M.: Senta…
A.C.: Ma poi se avesse una Ritmo… Insomma…
P.M.: Lo ha detto lei.
A.C.: Sì, va bene. Me lo avete fatto… Insomma, me lo avete chiesto, vi ho risposto. Ma…
Presidente: Avvocato, avvocato Corsi, quella famosa piazza che dice lei, è quella dell’incrocio sulla Cassia?
A.C.: No, quella… È in paese, proprio.
Presidente: Ah, è in paese.
A.C.: Si sale su… Noi si chiama piazza, ma sarebbe un incrocio.
Presidente: Va bene, va bene.
A.C.: Ci ha l’orologio…

P.M.: Senta, oltre che a quelle famose cene, le è capitato di vedere Lotti e Vanni nei bar? E nel caso positivo, in quali bar? Ovviamente dove lei…
A.C.: In tutti i bar di San Casciano.
P.M.: In tutti i bar di San Casciano…
A.C.: Sì.
P.M.: … le è capitato di vedere sia il Lotti che il Vanni?
A.C.: Che il Vanni, sì.
P.M.: E ce li può dire quali sono questi bar?
A.C.: Bar Turismo, Bar Centrale, Bar Sport… Io li ho visti in questi posti.
P.M.: Alla Cantinetta, li ha mai visti?
A.C.: Alla Cantinetta non li ho mai visti. Non la frequento io La Cantinetta.
P.M.: Le è mai capitato…
A.C.: Ho frequentato la Cantinetta, ma ci fa anche il ristorante, per mangiarci. Ma non per andare a bere.
P.M.: Le è mai capitato di averci visto il Vanni?
A.C.: Di averlo intravisto, non lo escludo, ma insomma, un ricordo particolare non ce l’ho.
P.M.: Ho capito. Senta ancora una cosa…
A.C.: Insomma, non ce l’ho, penso che ci sia anche un ricordo particolare, che la frequentava. Quindi, passando di lì, si vede.
P.M.: Lei ha accennato al fatto che, ad una determinata cena di cui ha portato le foto. Che, se non ho capito male, avvenuta, secondo il suo ricordo, fra il 10 e il 20 luglio del ’90…
A.C.: Sì, no… Sì, scusi.
P.M.: Lei ha detto fra il 10 e il 20, no?
A.C.: Sì.
P.M.: L’ho sentito da lei, io non lo so. Il Vanni non c’era perché era stato portato in Questura. Le chiedo: si ricorda dove fu fatta questa cena? Quale ristorante?
A.C.: A Valigondoli.
P.M.: È una località?
A.C.: Aspetti, eh, riguardo le fotografie, glielo dico. No, una località, una piccola frazione di San Casciano.
P.M.: Mi scusi, a casa di qualcuno in una casa, o in un ristorante?
A.C.: No, no, sempre in ristoranti. Non siamo mai andati in nessun casa.
P.M.: Le chiedo…
A.C.: Sempre nei ristoranti.
P.M.: ricorda il nome del ristorante?
A.C.: Credo che si chiami Valigondoli.
P.M.: E’ l’unico ristorante…
A.C.: È l’unico che c’è, ma… son dieci case, eh.
P.M.: Bene. La mia domanda è…
A.C.: Sì, sì, è Valigondoli.
P.M.: … ancora un’altra. Lei dice, quell’interrogatorio: “La cena dovrebbe essere avvenuta fra il 10 e il 20. Cioè, suppongo che sia avvenuta il 20 o il 19, addirittura, perché ho poi visto degli atti che era stata effettivamente portato in Questura il 19 luglio del ’90. E ricordo che, alla cena, qualcuno disse che lo avevano portato in Questura.” È così?
A.C.: Sissignore.
P.M.: Lei ci può dire chi glielo disse…
A.C.: Lo disse…
P.M.: Che lo avevano portato in Questura?
A.C.: … Fusi Dante e il Mazzei Mario, di sicuro. Mazzei, il suo cugino… Anzi, sono più preciso: il Mazzei Mario telefonò anche a casa. Il Vanni era tornato, gli disse: ‘vieni alla cena, vengo a prenderti io.’ E lui, testualmente disse: ‘no, perché c’ho tutto lo stomaco scombussolato…’, aggiunse anche qualche parola in più e…
P.M.: Le ricorda verso che ora può essere avvenuta questa telefonata in cui il Mazzei telefonava a Vanni e gli diceva: ‘dai, vieni’?
A.C.: A queste cene si fa, comincian sempre verso le nove. Successivamente.
P.M.: Cioè
A.C.: Alle dieci, un lo so. Ma io, poi, della telefonata un lo so. Fu riferiva, questa telefonata.
P.M.: Se c’è stata veramente o no, non lo sa.
A.C.: Non lo so, no. Penso di sì, però.
P.M.: Perché, almeno da queste carte, risulta che fu portato in Questura alle 17… Portato, poi, non lo so. andò, fu sentito in Questura alle 17.20. quanto sia durato, non lo sappiamo. Io le chiedo nuovamente, lei dice di aver saputo…
A.C.: Si saprà, no? Perché quando si chiude l’interrogatorio, si sa, insomma… Quindi, si sa.
P.M.: Sì, mi scusi… Vediamo, se non c’è scritto, non ci si può far nulla né io, né lei. E continuo nel chiederle questo: lei che era stato portato in Questura e addirittura che poi era tornato e no voleva venire alla cena, da chi l’ha saputo?
A.C.: Lo sapemmo lì, a questa cena. Verso le dieci, l’undici, non lo so.
P.M.: Sì, da chi, scusi?
Avv. Giancarlo Zanobini: Lo ha detto.
P.M.: Lo chiedo se…
A.C.: Ho fatto anche il nome e cogno…
Avv. Giancarlo Zanobini: Allora, richiederglielo la seconda volta, come mi diceva a me… Ma l’ha già bell’e detto.
A.C.: Ho detto: Mazzei Mario e… Fusi Dante. In particolare che è uno dei testi che vien qui e che avrà modo anche di chiederglielo direttamente. È uno dei miei testi.
P.M.: Be’, sono i testi della…
Avv. Giancarlo Zanobini: Si, sì, va bene…
P.M.: E…
A.C.: :Come, ‘sono testi’ ?…
Avv. Giancarlo Zanobini: No, non ti preoccupare.
P.M.: No, era il concetto “I miei testi”.
Presidente: Sì, sono testi che adduce lei. Va bene?
P.M.: Allora…
A.C.: Sì.
Presidente: E può farlo benissimo. Come noi
A.C.: Son di tutti, ora, sì. Però…
P.M.: E’ un suo diritto, è un suo diritto. E io volevo di cercare di capire se l’elemento che le fa dire 19 luglio sono queste conversazioni con questi due signori: Mazzei e quest’altro.
A.C.: No, no. Io ancora non avevo parlato con quei signori, quando io risalii a Giuttari. Io dico: secondo me queste… il Vanni venne da me nel ’90, inizi ’90, inizi anni ’90. Io me lo ricordavo e l’ho ricostruito.
P.M.: Sì, però lei non ha mai detto che, prima di oggi, che era, questa cena, cui lei parlò di questi fatti, in occasione di una convocazione del Vanni in questura. Lo dice oggi.
A.C.: Perché non mi era stato chiesto, prima di oggi.
P.M.: Eh, ma nemmeno noi oggi glielo abbiamo chiesto. Lo dice di sua spontanea…
A.C.: L’ho detto di mia spontanea volontà. Anche l’altra volta, probabilmente non lo dissi, appunto. Ma un vedo…
P.M.: E’ una domanda, avvocato Corsi. Se io le chiedo come mai. Se l’è ricordato dopo___
A.C.: Perché ho cercato di ricostruire questo. – E cercherò di dimostrare che, quando arrivò questa lettera, l’avvocato Corsi, il Vanni aveva un suo avvocato con un nome e cognome.
P.M.: Mi scusi, avvocato Corsi, ma. . .
A.C.: Capito? Questo…
P.M.: … ma lei come fa a dire: ‘quando arrivò questa lettera, aveva un suo avvocato’, se ci ha detto lei di questa lettera non ne sa nulla?
A.C.: Ho ricostruito da quel… Come non ne so nulla? Lo sanno tutti di questa lettera. Non ne so nulla io personalmente, ma dal processo, lo sanno tutti.
P.M.: Lei, lo ha detto anche prima: ‘la lettera è arrivata’ – o, a questo punto glielo contesto -‘dopo quel ’90, lì. quando venne da me nel ’90, la lettera non l’aveva ancora ricevuta.’ Lei come fa a sapere che la lettera l’ha portata ad un altro avvocato e che la lettera nel ’90 non 1’aveva…
A.C.: Io non ho detto che l’ha portata a un altro avvocato; ho detto c’era un altro avocato. Se la lettera è arrivata nel ’91…
P.M.: Ah, lo dice ora se la lettera è arrivata… Finora ha detto che la lettera l’ha ricevuta dopo.
A.C.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: E ce lo ha ricostruito, lo ha detto.
A.C.: L’h ricostruito ora, io.
P.M.: Bene, grazie. Non ho altre domande.
A.C.: Grazie.
Presidente: Altre domande?
Avv. Nino Filastò: Sì, Presidente. Avvocato Filastò. Avvocato Corsi, lei ha mai saputo direttamente, oppure sentito dire – in questo caso ci potrebbe dire da chi – che Vanni avesse delle abitudini un po’ strane? Vanni, ambigue, tipo spiare coppie, o importunare ragazze giovani?
A.C.: No, Vanni non l’ho mai senti… Vanni so che era uno che si recava a prostitute spessissimo, ma che fosse un guardone, o che fosse… questo, non l’ho mai sentito dire.
Avv. Nino Filastò: Grazie. E di Lotti, ha sentito dire cose di questo genere?
A.C.: Nemmeno del Lotti.
Avv. Nino Filastò: Ha mai saputo, o sentito dire di messe nere in un posto a Faltignano?
A.C.: Mai sentito dire.
Avv. Nino Filastò: Oppure di una frequentazione da parte di Vanni di un personaggio, una persona strana che gli dava molti soldi?
A.C.: Mai sentito dire. Dai giornali, dopo che è venuto.
Avv. Nino Filastò: Sì sì, ma no, dico, nel paese.
Presidente: Il giornale è un’altra cosa.
Avv. Nino Filastò: No, sto parlando…
A.C.: No, no, in paese, mai.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Presidente: Prego, avvocato Zanobini.
Avv. Giancarlo Zanobini: Nessun’altra domanda, Presidente.
Presidente: Nessun’altra domanda?
Avv. Giancarlo Zanobini: Nessun’altra domanda.
Presidente: Ecco, l’ultima che faccio io. Così, per… Si dice che il Vanni, a un certo momento, un certo periodo, voleva acquistare una pistola. Ha mai parlato a lei di questa pistola che voleva acquistare, o no?
A.C.: No…
Presidente: Sempre… Se è vero, se…
A.C.: … però, son di San Casciano. Si è sentito dire che il Vanni voleva comprare una pistola dall’armaiolo Nesi. Questo, si è sentito dire. Ma io non so se l’ho saputo…
Presidente: Vanni ne ha parlato a lei di questa pistola?
A.C.: No, io ripeto un’altra volta: che Vanni, con me, non ha mai fatto nessun colloquio. Vanni non credo sia in grado di dialogare con me. Ma non perché son bravo io, eh, perché mi avete sentito, sono di San Casciano… Ma insomma…
Presidente: No, no, siccome lei invece… Capisce, quando c’era qualche problema mi domandavano anche dove si fa il passaporto, come si fa il passaporto… Quindi, volevo dire, siccome un teste dice, no, bisogna farsi lasciare il permesso alla Questura prima di vendergli l’arma, allora se lui ha fatto una domanda di questo genere a lei.
A.C.: No… No, no, assolutamente no, dottore.
Presidente: Sul discorso di questo genere.
A.C.: Sennò gli avrei dato di stupido e gli avrei detto: ‘i’ che tu fai?’…
Presidente: Io non ho altro, nessun’altra domanda. allora, può andare, avvocato Corsi.
A.C.: Grazie, Presidente. E mi scuso se sono stato un po’…
Presidente: No, no, lei ha fatto il suo dovere. Per carità! Eh, è nel suo diritto, anzi, fare tutte le rimostranze. Allora, non c’è altro per questa mattina?
Avv. Nino Filastò: No, Presidente, c’è il dottor Nocentini. Se si deve sentire stamani, visto che è stato qui ad aspettare fino ad ora…
Presidente: Allora, Nocentini. Se si vuol sentire… Allora, sospendiamo cinque minuti, vai.

Presidente: Allora, facciamo entrare il signor Nocentini Carlo Avvocato, devo far presente che alle due dobbiamo smettere comunque, eh. Se mai si prosegue domani mattina…
Avvocato: Signor Presidente, io sostituisco il collega Zanobini che si è allontanato.
Presidente: Bene.
Avvocato: Grazie. Diamo atto che si è allontanato anche l’avvocato Corsi. Allora, il signore che ho visto lì, era lei. Io non so chi è lei. Vedevo una persona che stava con la testa mezza fuori e mezza dentro e vedevo… non preoccupata, ma insomma… O entra, o fuori.
Carlo Nocentini: Lei ha ragione, ma mi avevan detto che non potevo entrare. L’è due ore e mezzo che aspetto…
Presidente: Per fortuna…
P.M.: Eh, ma lei doveva stare in una saletta apposita per lei.
Presidente: Io non sapevo neanche che era un teste. Comunque è meglio così. Senta, lei come si chiama?
C.N.: Carlo Nocentini.
Presidente: Dov’è nato?
C.N.: NNNNNN, 21 gennaio 1944.
Segretario d’udienza: Residente?
C.N.: Firenze, via Pietro Dazzi 25
Presidente: Il foglio… ecco, legga quella formula che è davanti a lei.
C.N.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, avvocato Filastò.
M.V.: I’ che devo dire, io ho detto quelle parole lì…
Avv. Nino Filastò: Ho capito, Vanni, ma ora si sta facendo un’altra cosa. Dottor Nocentini, lei è psicologo?
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: È psicoterapeuta, anche?
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ed è esperto di psicologia differenziata?
C.N.: Sì, sono specialista.
Avv. Nino Filastò: Specialista. Dottor Nocentini, lei venne incaricato dal Giudice istruttore del Tribunale di Prato il 4 novembre dell’81 di svolgere una certa indagine. Ci può dire in che cosa consisteva e quale fu, sostanzialmente, al richiesta del magistrato, dottor Salvatore palazzo, e in quale occasione, riguardo a questa indagine che lei avrebbe dovuto svolgere.
C.N.: Be’, premesso che si tratta di cose di 16 anni, 17 anni fa, il dottor Palazzo mi chiamò, mi chiese, mi mostrò alcune cose: fotografie… e mi chiese di delineare possibilmente una tipologia dell’autore, o degli autori, una probabile tipologia dell’autore o degli autori di quegli omicidi.
Avv. Nino Filastò: Senta, le domande che le faccio io, quindi… Quindi, lei ha svolto questa indagine, questa analisi.
C.N.: Sì. Mi risulta che sia agli atti.
Avv. Nino Filastò: Quindi volevo chiarirle questo: le domande che io le faccio su questa analisi che lei ha svolto… Glielo dico perché ho avuto ieri una discussione telefonica, discussione, insomma con il professor De Fazio, un’altra persona che intendo, che ho chiamato, che chiamerò a deporre su questo argomento. Quindi, volevo chiarire che le domande che le faccio non hanno niente a che vedere né con Pacciani, né con Vanni, con questi imputati.
C.N.: Sì, infatti.
Avv. Nino Filastò: E sono domande che io le faccio, riguardo a questo studio che lei ha svolto, in un momento in cui, siamo nel novembre dell’81, ancora non c’era nessun indiziato. È vero?
Presidente: Buio completo.
C.N.: Mi pare che fosse buio completo.
Avv. Nino Filastò: Buio completo. Molto bene. Lei esaminò gli atti…
C.N.: Mi scusi, non ho sen…
Avv. Nino Filastò: Gli atti istruttori, quelli che erano stati raccolti fino a quel momento…
C.N.: Sì, il dottor Palazzo mi diede tutta una serie di atti istruttori raccolti fino a quel momento.
Avv. Nino Filastò: Fino a quel momento. Questi atti istruttori riguardavano il delitto commesso a Calenzano nel… il 22-23 ottobre dell’81, vero?
C.N.: Avvocato, io…
Avv. Nino Filastò: Le date non se le ricorda. . .
C.N.: Ecco, io mi ricordo soltanto…
Avv. Nino Filastò: Comunque si trattava di tre delitti che lei esaminò.
C.N.: Sì, io posso solo leggere l’intestazione della relazione che ho depositato al Giudice Istruttore: “L’autore dei delitti di Borgo San Lorenzo, Scandicci e Calenzano.”
Avv. Nino Filastò: Ecco, quindi, i delitti del… che sono i delitti del 22 e 23 ottobre ’81, l’ultimo, a danno di Baldi e di Cambi, a Calenzano; del 6-7 agosto ’81, Foggi e De Nuccio – agosto però mi pare che sia sbagliato -; e 14-15 settembre del ’74, che riguardava Gentilcore e Pettini. Benissimo. Lei, in base a queste considerazioni, a queste valutazioni che lei fece guardando questi atti istruttori, ritenne che questi delitti fossero stati commessi dalla stessa persona oppure da persone diverse, il primo, diverso, il secondo e diverso, il terzo?
C.N.: Ma, dunque, nella relazione A.G., io partivo con questa premessa: ‘Dando per ammesse le risultanze istruttorie che sembrano indicare in una stessa persona l’autore dei tre delitti di cui sopra‘, nel senso che questo era un dato che – sto andando a memoria, Presidente, quindi, mi scuso per le eventuali inesattezze – il dato che a me era stato fornito, mi pare, sostanzialmente, che fosse la stessa arma. Ora, esaminando i tre delitti, cioè, esaminando il materiale relativo ai tre delitti, secondo me, vi era scarso dubbio all’interno della logica di valutazione di questo tipo, che è una logica di tipo probabilistico, non di tipo probatorio, evidentemente. Vi era scarso dubbio, o per lo meno vi erano altre possibilità, che gli ultimi due delitti fossero riportabili alla stessa mano. Vi era un qualche elemento di probabilità in meno, pur esistendo sempre delle probabilità in questo senso, che il primo delitto fosse riportabile alla stessa mano. Evidentemente, nel momento in cui mi viene detto che l’arma è la stessa, eccetera, eccetera, questo elemento di probabilità in meno che esisteva in relazione al primo delitto va a urtare contro un dato fattuale che lo rende ugualmente probabile. Questo è…
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Naturalmente, questa è una domanda che io le faccio: nessuno le parlò, nel novembre dell’81, di un delitto avvenuto a Lastra a Signa nell’agosto del 1968?
C.N.: No, nessuno. A me furono dati questi atti e basta. Nessuno mi parlò d’altro.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Allora, andando un po’ per sommi capi, scorrendo questa sua relazione…
Presidente: Scusi, avvocato Filastò, lei vuole essere ripreso dalle telecamere o no? Me n’ero dimenticato.
C.N.: Mah, a me non interessa.
Presidente: Va bene.
C.N.: Cioè, non è un problema.
Presidente: Bene.
C.N.: Ho sentito prima una frase “remissivo”.
Presidente: Va bene.
Avv. Nino Filastò: Le chiedevo, dottore, lei fece alcune valutazioni, fece una valutazione circa la finalità, il finalismo a cui corrispondeva in questi doppi omicidi, l’uccisione dell’uomo.
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E qual era?
C.N.: Che l’uccisione dell’uomo fosse un fatto meramente strumentale. Cioè, fatto per togliere di mezzo qualcuno che poteva dar noia. Ma che la finalità dell’omicidio… che la finalità del comportamento non fosse quella dell’uccisione dell’uomo. Cioè, l’uomo veniva scansato come può essere scansato un ostacolo, in questo scansarlo veniva ucciso, ma è un fatto…
Avv. Nino Filastò: E che quindi il finalismo riguardava in particolare…? Lo scopo, insomma, dell’omicida qual era?
C.N.: Lo scopo dell’omicida, a mio avviso, erano le sevizie da infliggere al corpo della donna morta.
Avv. Nino Filastò: Senta, lei ha parlato di sevizie, però, nel ’74, la domanda è questa, c’erano state escissioni, vale a dire, asportazioni di parti dal cadavere della donna?
C.N.: ’74 è Borgo San Lorenzo?
Avv. Nino Filastò: Quello di San Lorenzo.
C.N.: Mi pare di no. Non mi ricordo ma non mi sembra. Per questo c’erano dei problemi nel primo omicidio, però…
Avv. Nino Filastò: Perché mancavano proprio le escissioni.
C.N.: Ecco, sì, mi pare, ricordo che nel…
Avv. Nino Filastò: Pur essendo la stessa arma da taglio.
C.N.: Sì, però… mi pare, sto ricordando a mente, quindi io non ho consultato atti né ho seguito, se non per notizie assolutamente episodiche questo processo, quindi, mi pare di avere nella testa che nel ’74 esistevano alcune difformità, la presenza di un bambino o cose di questa natura, situazioni diverse, non lo so. Comunque, nel ’74 c’era un qualcosa di diverso che poteva… perché come ho detto prima, il livello di probabilità sul ’74 era, a mio avviso, diverso. Però, stessa arma, e poi c’erano alcuni fatti contingenti, relativi al ’74, che avrebbero potuto spiegare queste diversità.
Avv. Nino Filastò: Lei ricorda se nel ’74, tuttavia, il cadavere della donna era stato aggredito con determinati… in un certo modo?
C.N.: No, non mi ricordo il ’74. Io ho…
Avv. Nino Filastò: Sto parlando di Borgo San Lorenzo.
C.N.: Ah, di Borgo San Lorenzo.
Avv. Nino Filastò: Certo.
C.N.: Sì, sì, sì. Dunque, Borgo San Lorenzo è il primo?
Avv. Nino Filastò: Sì.
C.N.: Mah, dunque, io…
Avv. Nino Filastò: Il primo rispetto a quello di cui si è occupato lei, perché il primo è il ’68, per lo meno in una valutazione fatta da qualcuno.
C.N.: Allora, io ricordo, dai reperti… io mio ricordo sui reperti che ho visto è il seguente. In un caso, però non saprei dire a quali omicidi si riferiscono…
Avv. Nino Filastò: Sì.
C.N.: … bisognerebbe rivedere i reperti. In un caso io ero in presenza di una donna alla quale era stato inserito un tralcio di vite nella vagina, erano stati fatti alcuni segni, mi pare con la punta di un coltello, sul corpo. Nel secondo caso, io mi trovavo in presenza di una escissione…
Avv. Nino Filastò: E nel terzo caso anche di una escissione.
C.N.: Nel terzo caso un’escissione.
Avv. Nino Filastò: Allora, le dico subito, questo… il tralcio della vite e questo dei segni è il delitto del ’74.
C.N.: Ah, va bene.
Avv. Nino Filastò: Senta, questi segni…
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: … lei li vide in fotografia?
C.N.: Li vidi in fotografia.
Avv. Nino Filastò: Secondo lei, avevano a che fare con un disegno?
C.N.: Secondo me, sì.
Avv. Nino Filastò: Senta, lei questo disegno le rammentò qualcosa in particolare? Lo dica pure, senza…
C.N.: Beh, come dire, cioè… debbo fare una premessa. Quando si fa una cosa di questo tipo, è come se noi ci si trovasse di fronte a una grande parete dove c’era un mosaico e son cadute tutte le tessere, n’è rimaste soltanto tre-quattro. E sulla base di quelle tre-quattro bisogna ricostruire un disegno. Quindi, vengon fatte delle ipotesi e l’attendibilità di queste ipotesi può essere più o meno realistica, ma è così che occorre procedere. Sì, questi segni avevano singolarmente l’aspetto di un qualcosa di floreale: roselline, gigli, fiordalisi, cose di questo tipo. Mi venne in mente, se questo è lo scopo della domanda…
Avv. Nino Filastò: Certo.
C.N.: … anzi, poi non lo riportai in perizia perché la cosa era, insomma, un po’ eccessiva, mi venne in mente che, roselline, gigli o fiordalisi, o qualcosa di floreale sono stati, in un certo periodo di tempo, il marchio delle prostitute. In un certo periodo di tempo, in un certo paese…
Avv. Nino Filastò: In Francia, in particolare.
C.N.: Luigi XIV, Francia, Tre Moschettieri, Milady, eccetera, eccetera, eccetera.
Avv. Nino Filastò: Benissimo.
C.N.: Cioè, non c’è bisogno di avere una cultura, basta aver letto I Tre Moschettieri, insomma.
Avv. Nino Filastò: Bene. Senta, lei ha rilevato, nella successione di questi tre delitti, un crescendo di queste sevizie sul cadavere delle donne?
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ci vuol dire in che senso, in che modo?
C.N.: A me pare di ricordarmi che, mentre nel primo caso, diciamo, lo spregio, tra virgolette, che era la finalità del… che era, a mio avviso, la finalità dell’assassino, era rappresentato dal tralcio di vite e dai segni sul corpo. Nel secondo caso era stato escisso derma e pelo pubico. Nel terzo caso il taglio era più profondo e, come dire, portava via forse anche il tessuto di grasso sottocutaneo, eccetera.
Avv. Nino Filastò: Bene. Lei ha parlato di spregio, quindi, secondo la sua valutazione dell’epoca, la finalità di chi aveva commesso questi omicidi era spregiare il cadavere?
C.N.: Mah, ecco, cioè, qui ci sono dei problemi legati anche a differenze di linguaggi. Nel senso che, alcune cose in certi linguaggi hanno dei significati e poi debbono essere tradotti. Nel senso che ci sono altri linguaggi che parlano in un altro modo. Allora, la finalità dell’omicida era, a mio avviso, quella di segnare la donna con… attraverso un qualche cosa che veniva fatta sul suo corpo, allo scopo preciso di mutilarla in certe parti, o comunque di violare, di fare apparire come sconce, oscene, peccaminose certe parti. Cioè, sostanzialmente, l’omicida si sentiva, a mio avviso, investito di una sorta di missione, da qui poi la diagnosi del probabile tipo, si sentito investito di una sorta di missione, che faceva sì che lui dovesse punire per lo meno donne che adottavano certi comportamenti. Questa punizione che lui operava era, nelle mie ipotesi, soggetta ad un crescendo, sulla base degli elementi che avevo a disposizione, perché è così che funzionano queste cose, nelle mie ipotesi, soggetta ad un crescendo e da qui derivava il discorso che l’omicidio dell’uomo era un dato esclusivamente strumentale. Perché l’obiettivo finale di tutto il comportamento era quello di arrivare in qualche modo a intervenire sul corpo della donna, sugli organi genitali, per classificarla come, non lo so, un essere immondo, abbietto, perverso, cose di questo tipo. Ora, questa motivazione, attenzione, è – parlo nel mio linguaggio – sostanzialmente una motivazione sessuale distorta. Anche se per capirsi io non chiamerei, cioè, non chiamerei qui dentro, motivazione sessuale distorta, ma la chiamerei come una motivazione allo spregio, perché sennò poi si rischia di non capirsi.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.

Avv. Nino Filastò: Senta, in questa sua valutazione di questo comportamento, partendo da questo presupposto, e partendo anche da questo crescendo che lei aveva rilevato, lei fece anche un pronostico, disse che avrebbe colpito ancora. È vero?
C.N.: Sì, certo. Io dissi che avrebbe continuato a colpire finché, tutto sommato, non si… qui bisognerebbe poi aprire un discorso su che cosa è la paranoia, fino a che, tutto sommato, non si fosse, o reso conto, cioè, che… Esistevano due ipotesi. Lui continuava a colpire, e questo era un dato sicuro, l’interruzione del colpire poteva essere determinata soltanto dal fatto che lui acquisisse la totale certezza che il colpire poteva, in qualche maniera, metterlo a elevatissimo rischio – perché il paranoico conserva una sua dimensione di assoluta lucidità. Esisteva anche un’altra ipotesi: che in questo continuare a colpire, ma che avrebbe dovuto protrarsi per un discreto numero di fatti successivi – quando dico discreto, non intendo uno o due, intendo parecchi…
Avv. Nino Filastò: E infatti furono parecchi.
C.N.: Sì, ma forse di più.
Avv. Nino Filastò: No, va be’, scusi.
C.N.: Che in questo discreto…
Avv. Nino Filastò: E infatti furono forse di più. Comunque…
C.N.: Che in questo discreto numero di fatti successivi, quindi altri, che ne so, dieci, quindici, venti omicidi di coppie, lui arrivasse a un certo punto a una situazione di rottura. Nel quale tutto il controllo sulla paranoia crollava, lui entrava in una situazione, sostanzialmente, di pazzia conclamata, a questo punto si rompeva, e via.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Bene. Senta, lei rilevò anche un dato interessante, mi immagino comparando fra di loro le fotografie delle vittime femminili.
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Osservò una somiglianza fisica tra le vittime femminili?
C.N.: Mi parve che potesse esistere una vaga somiglianza fisica tra le… però questo, ripeto, sono foto… cioè, mi parve perché me lo ritrovo scritto in perizia.
Avv. Nino Filastò: Certo. Io le farei anche vedere le fotografie, ma qui non le abbiamo perché noi non ci occuppiamo in questo processo né del ’74, né dell ’81, il primo tempo, diciamo. I Comma, come dice il collega. Va be’, comunque… E quindi, non siamo in grado di fare questa comparazione qui. Lei, in conclusione, fece un certo quadro clinico. Ci vuol dire quale quadro clinico ipotizzò e, uscendo il più possibile, ovviamente, dalla terminologia tecnica, chiarirci anche in che consiste, quale tipo di disturbo è quel quadro che lei ipotizzò.
C.N.: Sì. Io ipotizzai che ci si trovasse in presenza di un soggetto paranoico. Ora, la paranoia è una sindrome estremamente rara. E caratterizzata.. . posso leggere?
Presidente: Sì, sì.
C.N.: Grazie, Presidente.
Presidente: Sono atti… sono appunti suoi…
C.N.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: No, è la relazione che tra l’altro io ho prodotto, eh.
C.N.: No, non è la relazione…
Presidente: Appunti sono…
C.N.: E caratterizzata da. . . cioè, io ne do la definizione che ne da 1’American Psychiatric Association, così, si fa prima e si evita… “Condizione morbosa di estrema rarità, caratterizzata dallo sviluppo graduale di un sistema di pensiero paranoide, intricato, complesso, elaborato, che si fonda e spesso scaturisce in maniera logica da interpretazioni erronee di fatti e avvenimenti. Spesso il soggetto si considera dotato di capacità uniche e superiori. Nonostante il decorso cronico, la condizione non sembra interferire con il resto del pensiero e della personalità dell’individuo.” Cioè, sostanzialmente, il paranoico è un soggetto che è estremamente lucido.
Presidente: Estremamente lucido?
C.N.: Lucido. È estremamente lucido, è estremamente logico, è estremamente razionale e, ovviamente sto parlando di sindrome paranoica non, come dire, della paranoia che si usa normalmente, no: ‘tu sei paranoico, perché…’. Ecco. Quindi, è estremamente lucido, è estremamente razionale, è estremamente “compos sui”, se non per il fatto che esiste in tutto il suo schema mentale una premessa del tipo postulato nella geometria euclidea, esiste in tutto il suo schema mentale una premessa che non ha alcun tipo di riscontro obiettivo. Nel caso in specie, la premessa avrebbe potuto essere: il sentirsi investito della missione di punire tutte quelle donne che in qualche maniera avevano comportamenti di una certa natura. Ecco, partendo da questa premessa, il risultato però, il comportamento abituale, la struttura del pensiero sono assolutamente e rigorosamente logici.
Avv. Nino Filastò: Bene. Occupandoci un attimo di questa premessa…
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: … questo comportamento che questa persona, secondo lei, intendeva punire…
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: … avrebbe dovuto esser quello di esibirsi, in qualche modo, in un atto sessuale mostrandosi alle eventuali persone che fossero passate, per esempio, vicino a quella macchina? Insomma, il fatto che io mi son sempre chiesto, questa è una domanda che le faccio, mi sono sempre chiesto se poteva esserci un motivo da inserire all’interno di una certa sindrome psicopatologica, sulla ragione per la quale queste coppie venivano aggredite mentre erano in macchina. Salvo un caso. E comunque, esposte allo sguardo di un eventuale passante. Come avviene anche per gli Scopeti. Ecco, questo esibirsi, questo essere, in qualche modo, a disposizione, e questa possibilità, capacità di creare scandalo, lei ricorda il passo del Vangelo che dice: chi di voi creerà scandalo, eccetera, si tolga l’occhio. Ora, la citazione precisa in questo momento mi sfugge. Ecco, potrebbe essere, nascere da un’idea di questo genere, di punizione rispetto a un comportamento di questo genere, questa idea punitiva che lei ha proposto, si è fatto?
C.N.: Io in perizia feci due ipotesi. Una potrebbe corrispondere a quella che ha formulato lei in questo momento. Nel momento in cui in perizia scrissi, parlai dell’ipotesi di caccia alla posta.
Avv. Nino Filastò: Di… ?
C.N.: Caccia alla posta.
Avv. Nino Filastò: Sì. Cioè, scusi, precisi un po’ meglio.
C.N.: Cioè, il soggetto si apposta in un certo posto, aspetta che arrivi qualcuno che incomincia a dar corso a un comportamento sessuale, nel momento in cui il comportamento sessuale si manifesta scatta tutto quello che diceva lei, e conseguentemente uccide e poi fa quello che deve fare. Perché la donna deve essere punita per aver fatto quello che ha fatto in quelle determinate condizioni.
Avv. Nino Filastò: O quello che si accinge a fare.
C.N.: O quello che si accinge…
Avv. Nino Filastò: Perché, in realtà…
C.N.: Certo.
Avv. Nino Filastò: … come lei sa, son sempre state colpite, queste vittime, prima che l’atto sessuale venisse portato a compimento.
C.N.: Allora, ecco, questa era… Poi io in perizia avanzavo anche un’altra ipotesi. Era l’ipotesi della sussistenza di una qualche forma di tenue legame. Il che farebbe pensare, se questa ipotesi fosse esatta, ma anche dietro a questa ipotesi c’è un ragionamento, il che farebbe pensare che in qualche maniera, invece, l’omicidio trovasse la sua motivazione nel fatto che la persona che poi veniva uccisa poteva essere stata occasionalmente vista in una situazione, anche banalissima, del tipo abbracciata a un ragazzo, del tipo scambiarsi un bacio nel mezzo di una strada, o cose di questo tipo, e che in conseguenza di questo scattasse la molla. In termini probabilistici a me sembra leggermente più probabile l’ipotesi di un tenue legame. Perché, va be’, questo…
Avv. Nino Filastò: Che, se mi permette, dottore, non esclude l’altra.
C.N.: No…
Avv. Nino Filastò: Perché potrebbe anche esserci questo tenue legame per aver visto precedentemente…
C.N.: Certamente… In questo senso…
Avv. Nino Filastò: Certamente… In quel luogo, quelle persone in macchina…
C.N.: Certo.
Avv. Nino Filastò: … e quindi, successivamente…
C.N.: Certo.
Avv. Nino Filastò: Certo. Molto bene. Senta, lei ha anche espresso un parere di esclusione di deviazioni di tipo marginale. Cioè, vuol dire, che tipo di deviazione… tipo marginale, che cosa si intende con questa espressione che è contenuta nella sua relazione?
C.N.: Beh, dunque, ho detto prima, quando ho parlato della paranoia che il paranoico è un soggetto perfettamente controllato, escluso questo elemento di premessa. Sostanzialmente, per spiegarsi con un esempio, come dire, è una specie di pentola a pressione. Ora, deviazioni di carattere marginale, tutte le varie deviazioni sessuali possibili, di carattere marginale che non…
Avv. Nino Filastò: Per esempio? Faccia un esempio, dottore.
C.N.: Dal voyeurismo alla pedofilia.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Chiaro. Grazie.
C.N.: Quindi, tutte le deviazioni marginali di ca… tutte le deviazioni che io chiamo marginali rispetto all’elemento paranoico d’ammazzar la gente e poi… Quindi…
P.M.: Criminale, insomma.
C.N.: Sì, rispetto all’elemento… sì. Io mi attengo al mio linguaggio. Quindi, rispetto all’altro elemento… perché anche la pedofilia è criminale, tutto sommato, quindi…
P.M.: Senz’altro, via.
C.N.: Però, dicevo, queste deviazioni, come dire, agiscono nello stesso modo con cui potrebbe agire la valvola della pentola a pressione. Cioè, la deviazione determina comunque uno scarico della tensione. Non abbiamo accumulazione di tensione fino al punto dell’esplosione. Per questo io ritenevo che potessero ragionevolmente essere escluse le deviazioni marginali, perché sarebbero state in contrasto col quadro e sarebbero stati in contrasto con la necessità dell’accumulo di elevatissimi livelli energetici per arrivare a compiere quello che compiva, in quanto li avrebbero scaricati in qualche maniera preventivamente.
Avv. Nino Filastò: Bene, grazie. Senta, lei ha osservato, ha esaminato il “modus operandi” che traspariva da questi delitti e ha rilevato una certa lucidità degli atti. E’ vero?
C.N.: Lucidità negli atti?
Avv. Nino Filastò: Negli atti, sì.
C.N.: Beh, mi sembra ovvio.
Avv. Nino Filastò: Sì.
C.N.: Se è riuscito a… Per lo meno nell’epoca in cui l’ho visto… ho visto io la cosa, non esistevano tracce al di fuori della pistola, non esisteva… voglio dire, tutta una cosa, insomma, abbastanza complicata, tipo quella di ammazzare due persone…
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, sì.
C.N.: Poi senza che…
Avv. Nino Filastò: Certo.
C.N.: Comporta una notevole lucidità.
Avv. Nino Filastò: Quindi, un comportamento molto controllato.
C.N.: Eh, sì.
Avv. Nino Filastò: E da questo lei ha ricavato una, chiamiamola, diagnosi di intelligenza, abilità, autocontrollo nella media o superiore alla media?
C.N.: Per quei pochissimi dati che abbiamo in letteratura sulle sindromi paranoiche pure, che come ho detto prima sono molto molto rare, normalmente, anche se i termini “media”, sono termini, come dire, difficilmente utilizzabili perché attengono a… cioè, i dati in letteratura… ci son in altre culture, la comparazione di intelligenze tra una cultura e un’altra cultura è un fatto che è soggetto… Però, dire, Sostanzialmente, è più sul superiore alla media che sulla media.
Avv. Nino Filastò: Dottore, lei, rispetto a quelli che potrebbero essere i comportamenti normali di questa persona, che lei a questo punto ipotizzava a suo tempo, ritiene che questi comportamenti, da un punto di vista sociale fossero, come dire, evidentemente, abnormi, anormali oppure lei ha ritenuto che questa persona avesse, socialmente, un comportamento da un punto di vista sociale abbastanza normale, quasi irreprensibile?
C.N.: Se per abnorme si intendono dei comportamenti che, come dire, manifestamente appaiono tali agli occhi delle persone, dire che è molto più probabile che questo non ci fosse. Se per abnorme, e ripeto io sto solo parlando di probabilità, si intendono dei comportamenti nei quali la persona in oggetto avesse scarsa empatia, rapporti molto formali con gli altri, difficoltà di entrare in relazioni emotivamente cariche, allora questo tipo di cose ritengo che potessero probabilmente esserci.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Quindi, una persona…
P.M.: Sembra il professor Fornari che parla di Lotti, a sentire l’empatia. No…
Avv. Nino Filastò: Mah, io mi son chiesto se il professor Fornari, Lotti poi c’abbia parlato molto a lungo come ci abbiamo parlato noi. Comunque, se si deve andare avanti a battute si può fare. Il Lotti, insomma, sì, il Lotti…
P.M.: No, stavo parlando di Fornari, avvocato.
C.N.: No, no, io…
Avv. Nino Filastò: No, no, ma voglio dire, ora, che il Lotti abbia…
C.N.: Bisogna precisare che il termine empatia ha un significato preciso…
Avv. Nino Filastò: Un livello intellettuale superiore alla media, questo qui io direi di no, ecco, per dire la verità, comunque…
Presidente: Avvocato, è ancora lunga…
C.N.: Il termine empatia significa di preciso…
Avv. Nino Filastò: Lei non lo ascolti il Pubblico Ministero, in queste cose, perché noi non si parla di Lotti.
Presidente: Senta, avvocato, mi scusi, c’è ancora molto per l’esame del…?
Avv. Nino Filastò: Beh, qualche cosa sì, Presidente.
Presidente: E allora dobbiamo interrompere e proseguire domani mattina alle 9.00.
P.M.: Bene, Presidente.
Presidente: Bene.
P.M.: Perché io poi ho da fare domande.
Presidente: Eh, perché non… C’è l’esame… c’è l’altra Corte che deve inserirsi dopo di noi. Quindi, dobbiamo liberare l’aula.
C.N.: Presidente, mi scusi, non sarebbe possibile un giorno diverso da domani mattina alle 9.00?
Presidente: Può venire martedì mattina, se all’avvocato va bene.
Avv. Nino Filastò: Per me va benissimo.
C.N.: Io posso…
Presidente: Martedì mattina, va bene. Martedì… che giorno è martedì?
C.N.: È il 16.
Presidente: 16, martedì 16. Va bene.
C.N.: La ringrazio.
Presidente: Alle ore 9.00.
C.N.: Buongiorno.
Presidente: Allora l’udienza per oggi è aggiornata a domani mattina alle ore 9.00. L’udienza è tolta.

11 Dicembre 1997 38° udienza processo Compagni di Merende

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