16 Dicembre 1997, 40° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Lorenzo Allegranti, Carlo Nocentini, Giuseppe ZanettiFilippo Tinnirello

Presidente: Bene, allora il Vanni? Lotti non è venuto oggi?
Avv. Stefano Bertini: Non si è visto, Presidente,
Presidente: Niente, allora Lotti sembra assente.
P.M.: Mi dicono che stamani non c’è, anche chi si occupa della Protezione stamattina non è venuto.
Presidente: Sì. L’avvocato Filastò che sostituisce anche l’avvocato Bagattini, per Faggi. Zanobini c’è, per Corsi. Bertini c’è, per Lotti. L’avvocato Colao per tutte le parti civili, le altre parti civili. Bene. Allora, doveva venire, come si chiama?
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
Presidente: Come dice, avvocato?
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
P.M.: È uno dei testi della difesa.
Avv. Nino Filastò: Il dottor Nocentini arriverà più tardi.
Presidente: Ah, ecco, va bene, quello poi per…
Avv. Nino Filastò: Verso le 11 e un quarto.
Presidente: Allegranti, benissimo.
Avv. Nino Filastò: Ci sarà appunto il dottor Nocentini, appunto, e poi l’avvocato Zanetti.
Presidente: Bene. Allegranti è quello dell’autoambulanza, no? (voce non udibile) Sì.
Presidente: Buongiorno. Come si chiama lei?
Lorenzo  Allegranti: Allegranti Lorenzo.
Segretario d’udienza: Dove è nato, e quando?

Presidente: Dove è nato lei?
L.A.: Nato a Vicchio il 23 luglio 1938
Presidente: Residente?
L.A.: Residente a Empoli, piazza Gamucci 16
Segretario d’udienza: A voce alta, deve leggere.
Presidente: Ad alta voce, deve leggere. Deve leggere prima, via; deve leggere ad alta voce, sono gli impegni che assume, ad alta voce, di fronte alla Corte e a tutti.
L.A.: Si puole attendere un secondino?
Presidente: Ah, sì sì. Speriamo che sia sempre così attento nelle cose.
L.A.: “Consapevole della responsabilità male…
P.M.: Male?
Presidente: No, male non c’è.
L.A.: Morale.
Presidente: Morale e giuridica.
L.A.: … morale e giuridica che assume…
Presidente: Assumo con la mia deposizione.
L.A.: Nella mia deposizione, mi impegno a dire tutta la volontà…
Presidente: La verità.
P.M.: Ha problemi di lettura, Presidente?
Presidente: E a non nascondere…
L.A.: Sì sì.
Presidente: No, “sì sì”. Ripeta: “e a non nascondere”.
L.A.: E a non nascondere nulla di quanto è avvenuto”.
Presidente: No: “è a mia conoscenza”.
L.A.: “A conoscenza”, eh.
Presidente: Un po’ di poesia, no? Va bene. Lei si è impegnato a dire tutta la verità di quello che sa, va bene? Ora le saranno fatte le domande, lei risponde: dica la verità. Se non lo sa, dica non lo sa.
P.M.: Presidente, forse è meglio, almeno io chiedo espressamente questo: il teste ha difficoltà di lettura visiva, di vista, o ha difficoltà a leggere in italiano? Possiamo chiederlo? Perché credo sia importante.
Presidente: Aspetti. Prima di questo, vorrei sapere: vuole essere ripreso dalla telecamera, o no?
L.A.: È uguale.
Presidente: Va bene.
P.M.: Cioè…
Presidente: Ha sentito la domanda del Pubblico Ministero? Lei ha difficoltà di vista o di lettura?
P.M.: A leggere e scrivere?
Presidente: Un po’ quello e quell’altro.
L.A.: Sì.
Presidente: Ma lei ora porta le lenti. Le ha sempre portate le lenti, o no?
L.A.: Sì, questi sono per vedere da lontano.
Presidente: Eh, con quelli allora non ci può leggere, se si vede da lontano non si può leggere; ci vuole da vicino. Forse legge meglio da vicino?
L.A.: No, questi si vede da…
Presidente: Forse legge meglio senza lenti. Se lei è miope, legge bene senza lenti. Va bene.
L.A.: No, io ci vedo meno, a leggere.
Presidente: Va bene. Allora, prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Grazie, Presidente. Signor Allegranti, lei viene interrogato da me su quello che avvenne, quello che lei ha constatato nel giugno dell’82, il 19 giugno e nei giorni successivi. E, in particolare, quello che riguarda l’omicidio di Antonella Migliorini e Paolo Mainardi. Io prima volevo sapere una cosa, da lei. Lei, in seguito a certi fatti che lì avvennero, e che poi ci racconterà, si è presentato ai Carabinieri?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Quali Carabinieri?

L.A.: Si
Avv. Nino Filastò: Quante volte, se lo ricorda?
L.A.: Mah, io non mi ricordo quante volte. Ci sono andato tante volte. E dapprima mi fecero firmare un verbale, e via discorrendo. E poi, quell’altre volte, quando io c’avevo un qualche cosa, che mi arrivava una telefonata o per una cosa o per un’altra, sempre riferendosi al “mostro”, io lo facevo presente. E mi dicevano ‘sì, va bene’, quando c’è qualchecosa d’altro, riportavo. Però, io non ho firmato più niente. E fino a quando è arrivato la condanna a morte, ecco. Arrivò la condanna a morte, ero a Rimini in ferie, e arrivò una telefonata sull’ora di cena.
Avv. Nino Filastò: Va bene, questo, poi, se ne parla dopo.
L.A.: Ah, beh.
Presidente: A cosa si riferisce questa storia?
Avv. Nino Filastò: No, Presidente, ci si arriva.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Senta signor Allegranti, poi lei è stato intervistato da un regista della RAI?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Per una trasmissione che si chiamava “Mixer”, vero?
L.A.: Mmh. intervistato da questo regista della RAI, siccome è una trasmissione a cui partecipai anch’io, cioè a dire che organizzai anch’io, io c’ero?
L.A.: Non me lo ricordo, questo. Perché io, la gente sì, io sono abbastanza fisionomista, ma ce n’era tanti insomma, non so.
Avv. Nino Filastò: No, io non c’ero comunque, va bene. Senta signor Allegranti, poi è stato interrogato dal Pubblico Ministero, lei? Dal dottor Canessa.
L.A.: No. Almeno che ricordi, no. Perché, sa, son passati qualche anno.
Avv. Nino Filastò: Va bene. Senta, dunque, il 19 giugno del 1982, lei prestava servizio presso un’associazione di volontari?
L.A.: Sì. Ero di servizio all’associazione volontari Croce d’Oro di Montespertoli.
Avv. Nino Filastò: Croce d’Oro di Montespertoli. Senta, era da molto tempo che lei prestava servizio in quest’associazione?
L.A.: Dalla nascita.
Avv. Nino Filastò: Ed era nata quando?
L.A.: Nell’80 circa, era due anni.
Avv. Nino Filastò: E con lei prestavano servizio altri giovani, dei giovani? genitori, ma non si ritenne opportuno di metterli, di coinvolgerli.
Avv. Nino Filastò: Va be’, insomma, lasci perdere. Comunque, erano dei giovani questi?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Molto giovani?
L.A.: Sui 14 anni, 15.
Avv. Nino Filastò: 14-15 anni.
L.A.: 14-15 anni, sì.
Avv. Nino Filastò: Benissimo.
L.A.: Perché, mi ricordo, 16 anni, potevano venire senza la firma. Erano con la firma dei genitori.
Avv. Nino Filastò: Dei genitori, molto bene. E vi arrivò una chiamata, la sera del 19 giugno a quest’associazione Croce d’Oro di Montespertoli, vi arrivò una chiamata?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Lei saprebbe dirci chi è che chiamava?
L.A.: Io non l’ho ricevuta, la chiamata.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
L.A.: Perché nel momento che arrivò la telefonata io ero a mettere la macchina in garage.
Avv. Nino Filastò: Lei prestava servizio come autista dell’ambulanza?
L.A.: Sì.

Avv. Nino Filastò: Avendo la patente per l’ambulanza?
L.A.: La patente di tutti gli autisti di tutte le ambulanze, insomma.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Ci può… Sì ricorda a che ora arrivò questa chiamata? Più o meno, eh.
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Non c’è bisogno di spaccare il minuto, ma insomma, grossomodo.
L.A.: Verso le 11 e 20, le 11 e un quarto, così.
Avv. Nino Filastò: Quindi, ven…
L.A.: Dieci minuti vanno e vengono.
Avv. Nino Filastò: 23.15-23.20. Senta, e vi dissero dove dovevate andare, ovviamente; e voi vi recaste lì a Baccaiano.
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Senta, e quando arrivaste voi, era già intervenuta la Polizia oppure no?
L.A.: No.
Avv. Nino Filastò: Quindi foste i primi ad arrivare?
L.A.: Sì, c’era altri, tanti passeggianti fermi dalle parti.
Avv. Nino Filastò: C’erano delle persone?
L.A.: : Sì.
Avv. Nino Filastò: Per caso riconobbe mica qualcuno? Se erano persone da lei conosciute?
L.A.: Mmh, no.
Avv. Nino Filastò: No.

Avv. Nino Filastò: Va bene. Che cosa constatò, questo lo vediamo in un momento successivo. Ora, lei mi dica una cosa. Nei giorni successivi, lei parlò con dei giornalisti?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Con chi? Si ricorda? Con diversi giornalisti o con qualche giornalista soltanto?
L.A.: Diversi giornalisti; ora, che ricordi così, mi pare fosse stato un giornalista de La Nazione, uno di Repubblica, Paese Sera.
Avv. Nino Filastò: Va bene.
L.A.: E Il Tirreno, mi pare eh, mi pare.
Avv. Nino Filastò: Oh. Poi lei ricevette una telefonata?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ci vuol dire più o meno la data della prima telefonata che ricevette?
L.A.: La prima telefonata che io…
Avv. Nino Filastò: A che distanza, rispetto al fatto o rispetto al funerale dei ragazzi, insomma?
L.A.: Ai funerali dei ragazzi, poche ore.
Avv. Nino Filastò: A poche ore di distanza dal funerale dei ragazzi.
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Lei ricevette una telefonata.
L.A.: La notte stessa, sì.
Presidente: Ma che telefonata?
Avv. Nino Filastò: Senta, ora glielo chiedo: son qui apposta. Ci dice il tenore di questa telefonata? Che cosa le disse questo qui che le telefonava? Chi era – se era un uomo, se era una donna – e cosa le disse?
L.A.: Era un uomo. Era un uomo che disse che si doveva stare attenti, perchè era pronto per fare una strage.
Avv. Nino Filastò: Le disse anche dove era pronto per fare questa strage?
L.A.: Nella zona. Però dove…
Avv. Nino Filastò: E, senta, nei giorni precedenti a questa telefonata, lei per caso aveva letto qualche notizia particolare sul fatto, sull’avvenimento, sui giornali?
L.A.: Non mi ricordo.
Avv. Nino Filastò: Rammenta se, per caso, i giornali avevan pubblicato che il ragazzo era sempre vivo? E che aveva parlato, mentre lo portavano, mentre veniva portato all’ospedale in ambulanza?
L.A.: No.
Avv. Nino Filastò: Non se lo ricorda. Allora, lei ricevette questa telefonata e cosa fece? Andò dai Carabinieri?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E quindi lei andò da Carabinieri, e i Carabinieri verbalizzarono questo suo racconto?
L.A.: Domandarono e si misero costì a scrivere. ‘Va bene’, dice. Disse ‘Talora che dovesse venire qualche altra chiamata, ce lo sa dire’. ‘Va bene’, ogni volta che io… eh, dice ‘Guardi ho ricevuto la telefonata così e così’. ‘Va bene’.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Senta, poi ricevette altre telefonate, lei?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Quante altre telefonate?
L.A.: Bah, io tutte non gliele posso raccontare di certo perchè non me le ricordo nemmeno.
Avv. Nino Filastò: Ma più di una o…
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Sì.
L.A.: Ne ricordo alcune particolari, e basta, ecco.
Avv. Nino Filastò: Ecco, ci dica i particolari di qualcuna di queste telefonate. Cosa le disse l’interlocutore? Era sempre la stessa persona, o era una persona diversa?
L.A.: Sì, era sempre la stessa persona. Che eran sempre le stesse persone, e mi chiamava spesso di notte, verso le 2 la notte.
Avv. Nino Filastò: Sì. E cosa diceva?
L.A.: Diceva sempre le stesse cose: che gli era il “mostro” una volta si spacciò per la magistratura, disse…
Avv. Nino Filastò: Vuol dire, per un magistrato si spacciò?
L.A.: Sì, per via che lui non credeva alla verbalizzazione, che è sottofirmato, non so, roba del genere e…
Avv. Nino Filastò: Ah, le parlò della sua verbalizzazione?
L.A.: Sì. Disse, dice ‘Quindi, siamo tutti qui in attesa’ dice, ‘perchè non crediamo, c’è un po’… una certa spaccatura tra di noi. E quindi dice ‘si vuole sentire proprio a voce’ Gli dissi ‘Guardi, che dove chiamarmi lo sa. Io per telefono non gli rilascio niente’.
Avv. Nino Filastò: E però lei si accorse che era la stessa persona, dalla voce?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Sì. Senta, ma cosa voleva sapere da lei, questo signore, in particolare?
L.A.: Io penso volesse – penso ; non che me l’ha ‘chiesto – che volesse sapere se lui mi aveva detto alcune cose.
Avv. Nino Filastò: Lui, chi?
L.A.: Paolo.
Avv. Nino Filastò: Paolo Mainardi, il morto.
L.A.: Paolo Mainardi.
Avv. Nino Filastò: Senta, poi lei di queste telefonate riferì ai Carabinieri, di queste ulteriori telefonate?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E poi lei andò in vacanza, vero?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Dove andò?
L.A.: A Rimini.
Avv. Nino Filastò: In che data, se lo ricorda?
L.A.: ‘Non fu nell’82, ma nell’83; la data, non me lo ricordo, il giorno per dire che mi è arrivata la telefonata.
Avv. Nino Filastò: Quindi lei andò in vacanza nell’83, non nell’82: l’anno dopo.
L.A.: Anche nell’82, ma nell’82 non mi arrivò niente della telefonata. Nell’83, che mi arrivò questa telefonata, che…
Avv. Nino Filastò: Dove si trovava lei?
L.A.: Io mi trovavo all’Hotel… Ora mi sfugge il nome, eh; ma mi viene a mente tra poco perché, ci vuol pazienza, ho avuto un incidente.
Avv. Nino Filastò: Non si preoccupi.
L.A.: E a volte mi va via…
Presidente: E la località, dov’è la località? Rimini?
L.A.: Eh?
Presidente: A Rimini era?
L.A.: Sì, ero a Rimini in via Firenze, all’Hotel – mi è venuto in mente – Hotel Eden.
Avv. Nino Filastò: Benissimo.
L.A.: E quindi eravamo a mangiare, la sera, e “‘Allegranti” dice “la chiamano al telefono”. Va be’, e io ero con la mia figlia, ho una figlia, l’unica figlia che ho è sordomuta, mi venne dietro. Mi venne dietro e andai in gabina, rispondendo. E c’era lei, lei si mise a piangere, la capì subito il modo in cui si parlava-. Mi disse che era il cosiddetto “mostro di Firenze” e che gli ero stato condannato a morte. Ecco, se sono stato… ho avuto il processo, sono stato condannato a morte, . . non è solo…
Avv. Nino Filastò: Come?
L.A.: Non è solo, è segno che c’è anche qualchedun altro.
Avv. Nino Filastò: Ecco, lei gli rispose così.
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E la voce, senta, era sempre la stessa?
L.A.: Sì. E lui disse a a codesta maniera e che, quindi gli era arrivato la fine.
Avv. Nino Filastò: E basta.
L.A.: E io gli dissi “bah, non si sa per chi è la fine, o per me, o per lei”, insomma. Perché io.. “viaggio armato”, gli dissi, non era mica vero, così, per non mi fare intimorire. E presi e andai al Comando di Rimini.
Avv. Nino Filastò: E fece una denuncia al Comando di Rimini?
L.A.: Feci la denuncia e poi fui scortato dalla Polizia costà, a Rimini. E poi avevo sempre questa persona, anche quando andavo al mare, anche quando andavo nell’acqua, quando… Insomma, un due o tre volte che poi il padrone dell’hotel è venuto a cercarmi, per dire: in una sala da ballo e una volta che ero andato a casa del bagnino a vedere le corse dell’automobilismo. E che sì vede mi avevan perso e si rivolgevano a lui, a dove potevo trovarmi. E lui veniva costì, e m’è venuto a trovare… Io l’ho saputo dopo, alla fine, insomma, perché…
Avv. Nino Filastò: Insomma, veniva qualcuno…
L.A.: …questa persona che ogni pochino me la trovavo di fronte. Quando arrivai alla fine che dovevo rivenire via, e c’era degli amici che gli andavan via il giorno dopo, gli chiesi se c’era posto per rimanere anch’io un giorno in più. E mi dissero che potevo rimanere, e quindi rimanei, rimasi.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
L.A.: Appena io rimasi, mi arriva la telefonata dal Comando di Rimini perché io non ho avvisato l’autorità che mi sarei trattenuto un giorno in più.
Avv. Nino Filastò: Va be’.
L.A.: E costì e ci trovo quelle persone che sempre, quando andavo in pizzeria, e gli eran costì a guardare a mangiar la pizza; andavo a ballare e mi trovavo queste due persone a ballare.
Avv. Nino Filastò: Va bene.
L.A.: Lo scoprii allora che loro erano sempre dietro a me, no?
P.M.: Uno staff efficiente.
L.A.: Eh?
Avv. Nino Filastò: Certo. Signor Allegranti, lei poi torna a Firenze, va be’, tornò a casa sua.
L.A.: Sì, tornai a Montespertoli, sì. Perché stavo a Montespertoli.
Avv. Nino Filastò: Senta, quando… Torniamo al giorno in cui lei fece quest’intervento… Ah, volevo chiederle una cosa. Lei conosceva, Pietro Pacciani?
L.A.: Di vista l’avevo rivisto ma così, a distanza. Io non c’avevo mai nemmen parlato.
Avv. Nino Filastò: Perché lei è nativo di Vicchio?
L.A.: Sì. E che se l’avevo conosciuto come nominativo, e l’avevo visto una volta perché me l’aveva insegnato la mia sorella, la più grande, che gli era questo Pacciani, quando successe il fatto che gli ammazzò il Bonini.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Quando ammazzò questo signore che dice lei, lei stava a Vicchio all’epoca?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Per caso conosceva la fidanzata di allora di Pacciani, la Bugli?
L.A.: Sì. Era nella scuola, no che facesse la solita classe, ma era nel padiglione della scuola dove ero io.

Avv. Nino Filastò: Questa voce che lei sentì al telefono, ce la può descrivere com’era? Nel senso, l’accento era fortemente toscano? Oppure era una voce educata, era una voce con forte accento vernacolistico toscano, oppure di un’altra regione?
L.A.: No, non c’era, per mio conoscere, quel poco conoscere, non c’era un dialetto oppure un sottofondo toscano: era un italiano.
Avv. Nino Filastò: Un italiano abbastanza curato?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Lei ha sentito alla televisione o da altre parti parlare Pietro Pacciani?
L.A.: Sì, come tutti insomma.
Avv. Nino Filastò: Come tutti. Ed era, secondo lei poteva essere vicina la voce di Pacciani a questa voce che lei sentiva al telefono, oppure no?
L.A.: No. Codesta era lontanissima. Io non so…
Avv. Nino Filastò: Era lontanissima.
L.A.: … a volte si può anche cambiare il tono della voce e il modo di parlare; ma non è che ci stava tanto quello al telefono, ma insomma, non non era assolutamente quella voce lì. Poteva essere uno sui suoi contorni, non lo so. Insomma loro, lui non era.
Avv. Nino Filastò: Presidente, al termine di questa deposizione, richiederò che venga fatto una specie di esperimento giudiziale. Ho chiesto al Pubblico Ministero, il quale si opporrà…
P.M.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: … però dice che è disposto a mettermi a disposizione il necessario.
P.M.: Tutti i mezzi tecnici che…
Avv. Nino Filastò: Tutti i mezzi tecnici…
P.M.: … sono a disposizione.
Avv. Nino Filastò: … necessari. Chiederò al signor Allegranti di andare là, in quella stanza là dietro dove c’è un telefono.
P.M.: … poi spiego i motivi e documento…
Avv. Nino Filastò: E ascoltare a un telefonino la voce del signor Vanni. Signor Allegranti, torniamo al momento in cui lei interviene lì, alla macchina. Questa macchina era fuori strada: si ricorda in che posizione era? Sto parlando della macchina dei due ragazzi.
L.A.: Sì, era fuori strada, era sul ciglione, rimasta col sotto che… E la ruota nella fossa, e quindi non girava, non toccavan più le ruote in terra.
Avv. Nino Filastò: Era finita una ruota nel fossetto. Lei… Chi estrasse dalla macchina…? Lei si accorse che uno dei due ragazzi era sempre vivo?
L.A.: Mah, io ho aperto la porta, non quella della guida, quella da parte dove era l’Antonella e sono entrato dentro.
Avv. Nino Filastò: sì.
L.A.: E mi sono accorto insomma che lei era già morta.
Avv. Nino Filastò: Senta, ma lei era l’autista, come mai entrò lei dentro?
L.A.: Perché, entrai dentro perché quei bambini, quei raga… quei bambini, se bambini si devon chiamare, mi sparivano in continuazione, erano…
Avv. Nino Filastò: Emozionati.
L.A.: …emozionatissimi. E, quindi feci tutto da me, insomma. Entrai dentro e mi appurai, così, da profano, se era sempre vivo il primo che trovai, che era Antonella, oppure se era morta lei. Constatai, nella mia possibilità, riconoscendo che era morta. Passai di là e c’era lui, che era di dietro sempre, si intende cascato, non mi ricordo ora se era cascato sulla parte sinistra o sulla parte destra. Insomma, dalla parte dove aveva l’arteria spaccata. E quindi s’era tappato. Io quando l’ho rigirato, cominciò a schizzare il sangue. Quindi, la preoccupazione superiore quale era? Subito di tappare l’emorragia per poterlo arrivare al Pronto Soccorso, che lui fosse vivo e si potesse arrivare a una certa verità.
Avv. Nino Filastò: E lei gli tappò questa ferita?
L.A.: Tappai l’emorragia e si partì, mezzanotte e 25 mi pare si fosse stati…
Avv. Nino Filastò: All’ospedale.
L.A.: All’ospedale di Empoli, sì.
Avv. Nino Filastò: Signor Allegranti…
L.A.: Se non sgarro nell’orario, eh.
Avv. Nino Filastò: Lo tirò fuori proprio lei dalla macchina?
L.A.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Dove si trovava? Su che sedile: quello davanti o quello di dietro?
L.A.: Di dietro. Di dietro, con le gambe sotto il seggiolino davanti.
Avv. Nino Filastò: È sicuro, signor Allegranti, di questo?
L.A.: Questo sì, sicurissimo.
Avv. Nino Filastò: Se si volesse fare questo esperimento, Presidente.
Presidente: No, ora dobbiamo finire l’esame.
P.M.: Prima facciamo il controesame, Presidente.
Avv. Nino Filastò: Io non ho altre domande, per ora.
Presidente: Bene.
P.M.: Signor Allegranti, lei dovrà avere pazienza un attimo, perché io ne ho tantissime. E, per fortuna, lei su questi fatti ha già fatto dei verbali, io le dimostrerò – all’epoca – che lei oggi non si ricorda bene.
L.A.: Sì?
P.M.: O non si ricordava bene.
Avv. Nino Filastò: Ma questi sono commenti che non vanno fatti, ai testimoni.
Presidente: No no, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Perché…
Presidente: Scusi, eh?
Avv. Nino Filastò: … sembrerebbe quasi che il Pubblico Ministero volesse…
L.A.: Io l’ho detto all’inizio, ho detto che gli è passato oltre 15 anni e 5 mesi.
Avv. Nino Filastò: Va be’, comunque.
L.A.: Quindi, la verbalizzazione…
Avv. Nino Filastò: Faccia le domande, il Pubblico Ministero.
L.A.: … deve prendere quella che c’era.
Avv. Nino Filastò: Poi, con…
L.A.: Io posso rischiare anche di dire una cosa un pochino diversa a 15 anni fa.
P.M.: Certo.
L.A.: Ma non perché la voglia cambiare, ha capito?
P.M.: Certo, certo. Senta una cosa, io vorrei partire da questo: lei ricorda di essere stato sentito su questi fatti dal P.M. il giorno immediatamente successivo ai fatti, e ancora dai Carabinieri qualche tempo dopo? E ci sono negli atti, per fortuna, i verbali di allora. O questo non lo ricorda? Il suo difensore gliel’ha già chiesto. Lei ricorda di esser venuto a Firenze, di esser stato sentito dal P.M., mi sembra anzi il giorno dopo la dottoressa Della Monica? E poi, successivamente, lei si è presentato, come ha detto, dai Carabinieri. E ci sono i verbali.
L.A.: Io, con la dottoressa Monica c’ho parlato.
P.M.: Parlato…
L.A.: Però, no a Firenze. Parlato a Montespertoli.
P.M.: Dunque, sì, ha ragione: era il 22 di giugno in Montespertoli. Ha ragione, è il verbale.
Avv. Nino Filastò: Ha visto?
P.M.: Sì, e in Montespertoli sarete stati – ora, qui mi manca l’intestazione precisa – era il 22, quindi due giorni dopo il fatto. E, più che ci ha parlato, lei ha sottoscritto un verbale. Si ricorda? Fece dichiarazione. Bene. Poi, dai Carabinieri si ricorda di avere sottoscritto un verbale? No, se…
Avv. Nino Filastò: L’ha bell’e detto.
P.M.: Se se lo ricorda.
L.A.: Io gliel’ho detto prima.
P.M.: Bene.
L.A.: Io l’ho sempre informata. Se poi non l’hanno fatto loro, non glielo potevo mica…
P.M.: No. Ma c’è il verbale persino di Rimini, quindi, eh? Bene. Senta una cosa, signor Allegranti. Quindi, lei è stato sentito, se lo ricorda, i verbali ci sono, ora poi vedremo cosa dicono.
L.A.: Io ritengo buoni quelli, eh.
P.M.: Buoni quelli lì?
L.A.: Sì, sì.
P.M.: Sì, bene. Perché si ricordava meglio, forse sono buoni quelli? Perché, sotto questo profilo, sono buoni quelli: perché era più vicino al momento del fatto?
L.A.: Sì.
P.M.: E perché dice “ritengo buoni quelli”?
L.A.: Perché e ritengo buoni quelli perché, purtroppo, nella vita ci sono anche gli alti e bassi di una persona; perché io, nell’84 ho ricevuto anche un incidente, e sono stato otto giorni in coma. E quindi, alcune cose tu te le ricordi dopo tanto tempo…
P.M.: Sì, scusi eh?
L.A.: Dianzi, per dirgli all’avvocato dell’hotel che c’ero, ho dovuto pensare, e m’è venuto in mente. A volte mi riviene in mente una cosa il giorno dopo. ;
P.M.: Certo.
L.A.: Sicché…
P.M.: Ma, l’Hotel Eden di Rimini, lei lo disse subito quindi, c’è qua il verbale. Eh, quindi lo sapevamo. Ci sono anche i giorni in cui è stato lei all’Hotel Eden: l’ha detto lei. Andiamoci un attimo per ordine. Io vorrei andare nello stesso ordine in cui gli ha fatto l’avvocato Filastò le domande, cioè prima queste telefonate e questi episodi, e successivamente cosa vide al momento del fatto. Andiamo al contrario, ma facciamo esattamente lo stesso percorso. Io volevo sapere questo da lei. Lei dice ‘con me’ se ho capito bene ‘sull’ambulanza c’erano altri giovani della Croce d’Oro’. Lei era il più anziano, era l’autista ed era il più anziano.
L.A.: Sì.
P.M.: E c’erano dei giovani, ho capito male?, problemi di firma, i genitori. Ecco, ma questi giovani ci può dire chi sono, oggi? I nomi o…
L.A.: Io, sa?, si possono anche dire, gli enno stati assenti, come nominativo, anche nel servizio stesso, voglio dire.
P.M.: Ecco, non furono trovati perché non…
L.A.: Io, in quel momento, che me li trovavo…
P.M.: Non furono sentiti perché i nomi non furono fatti. Perché erano troppo giovani. È questo il concetto?
L.A.: Sì.
P.M.: Però lei se li ricorda, chi erano, volendo?
L.A.: Sì.
P.M.: Ho capito. E questi ragazzi, quindi, non videro cosa c’era nella macchina? O lo videro lo stesso?
L.A.: Sì, sì, lo videro.
P.M.: Lo videro. Benissimo.
L.A.: Lo videro. Dentro non ci entrarono, in macchina. Ci sono stato, in macchina, io e basta.
P.M.: Non l’aiutò nessuno?
L.A.: Dallo sportello di fuori gli passai le gambe a quegli altri. Insomma, ecco, in questo senso qui. Però bell’e…
P.M.: Ma, guardi, quelli a cui ha passato le gambe, come dice lei, sono stati tutti sentiti il giorno dopo. dalla dottoressa Della Monica: ho i verbali io. Quindi, non capisco questa difficoltà, perché… Insomma, ci vuol dire i giovani che la aiutarono? Via, così facciamo prima: i nomi.
L.A.: I nomi. E gli erano un certo Ciampi, non mi ricordo se si chiama Carlo o se si chiama differente.
Presidente: Ciampi?
L.A.: Ciampi… il nome non me lo ricordo, sicché.
P.M.: Quanti anni aveva all’epoca?
L.A.: A me mi pare 14 anni, poi…
P.M.: Bene.
L.A.: Se ne aveva 15, non lo so.
P.M.: Bene.
L.A.: E in servizio coi dati gli erano di 14 anni.
P.M.: Ho capito.
L.A.: E un certo
P.M.: Bene. Anche questo aveva 14 anni?
L.A.: Sì.
P.M.: Eravate in tre, quindi? Due dì 14 anni e lei.
L.A.: No, ce n’era un altro.
P.M.: Si ricorda come si chiama questo?
L.A.: No.
P.M.: Il terzo, non si ricorda. Ho capito. Senta una cosa ancora…
L.A.: Perché non era di Montespertoli.
P.M.: Perché non era di Montespertoli, quindi non si ricorda lei come si chiama.
L.A.: C’era piovuto così, c’era arrivato e poi era ritornato via, quindi non me lo potevo, non me lo posso ricordare. Loro invece erano di paese.

P.M.: Ho capito. Senta una cosa, lei dice che fu ricevuta una telefonata. E questa telefonata – ho sentito ora – dice, arrivò verso le 23.15-23.20. È così? Perché lei, su questo orario, ha già deposto all’epoca.
L.A.: Sì.
P.M.: Quindi, io le chiedo ora: è sicuro o sa esattamente, si ricorda a che ora fu ricevuta questa telefonata? E, in secondo luogo, da chi fu ricevuta materialmente?
L.A.: Ah, codesto non lo so. Io gli ho detto il grossomodo, circa a codesta ora. Poi, i dieci minuti vanno e vengono, dico io.
P.M.: Sì, certo. Dunque, lei ricorda di avere detto chi ricevette la telefonata ai Carabinieri, chi rispose e che ore erano? All’epoca?
L.A.: Codesto, per essere con esattezza, bisognerebbe chiederlo alla Pubblica Assistenza, se è stato registrato l’orario della chiamata, come normalmente viene registrato.
P.M.: Ho capito. Io, signor Presidente, poi fornirò degli atti da cui si capisce esattamente gli orari. Faccio presente che nel rapporto giudiziario i Carabinieri dicono che hanno avuto notizia dei fatti alle 10.15 del 20 giugno. Io vorrei ora far presente a lei, signor Allegranti, che, quando fu sentito dai Carabinieri, perché si presentò lei, disse esattamente, nel verbale che ho qui e io le contesto: è un verbale, questo, del 18 agosto del 1984. Lei si presenta ai Carabinieri e dice: “verso le 24.00 ricevevo telefonicamente una richiesta di intervento per una località compresa tra frazione Baccaiano e Fornacette”. Dice di averla ricevuta lei, ai Carabinieri, e che erano le 24.00.
L.A.: Ci sarà stato uno sbaglio costì, perché io non l’ho ricevuta, la telefonata.
P.M.: Beh, si presenta lei qua.
L.A.: Si può chiedere benissimo anche all’associazione, se io ho ricevuto la telefonata.
P.M.: Va be’, questo lo dice lei. L’unico sbaglio che fanno i Carabinieri è che prendono le sue dichiarazioni, lei non l’ha ricevuta, quindi sba… Ecco. Però lei disse: “verso le…”
L.A.: Io ho ricevuto la telefonata, perché quello me l’ha comunicata.
P.M.: Bene.
L.A.: Ma non…
P.M.: In questo senso. Però lei dice “verso le ore 24.00”: si ricorda di aver detto le 24.00, o è un errore anche questo? Errore, sa?, sono i Carabinieri di Rimini, quindi questi non ne sanno assolutamente nulla. Si presenta lei e dice questo. Io glielo contesto.
L.A.: No…
P.M.: Perché lei, ai Carabinieri di Rimini, il 18 agosto del ’94, dice: “verso le ore 24.00”.
Presidente: Scusi, ma questa è la telefonata anche di cui parla della cena a Rimini?
P.M.: No no. Lui si presenta a Rimini. La telefonata di Rimini e tutta un’altra cosa, poi vediamo. Lui si presenta ai Carabinieri di Rimini e dice: “Nel 1982, al momento dei fatti… Lo leggiamo, dice: “Sono un autista – perché capisca la Corte, il verbale è a disposizione – sono un autista volontario del corpo Pubblica Assistenza Croce d’Oro di Montespertoli”. Ovviamente, deve spiegare a Rimini cosa gli è successo e quindi, evidentemente… “E il giorno 27/28 giugno”, va be’, qui sbaglia ma… “’81-’82, non ricordo bene”, quindi si presenta a Rimini e non si ricorda se era avvenuto nell’81 o nell’82 “non ricordo bene. Durante il turno di servizio, verso le 24.00 ricevevo telefonicamente una richiesta di intervento per una località compresa” eccetera, eccetera. Si ricorda di essersi presentato lei ai Carabinieri? Ce l’ha detto prima, no?
L.A.: A Rimini, sì. Ma no…
P.M.: Quindi…
L.A.: No codeste conferme che costì.
P.M.: Questo è il verbale: l’ha detto lei. Che vuole, Carabinieri di Rimini scrivono quello che lei gli dice, no? Dice questo, va bene, poi lei lo controlla, qui c’è la sua firma. Lei si presenta esattamente alle 11 e 30 ai Carabinieri di Rimini. Attenzione, alle 11 e 30 del 18 agosto del: lei si presenta 3 anni dopo ai Carabinieri di Rimini. Non nell’82 come avevo capito, nemmeno nell’83 come ha detto lei.
Presidente: Due anni insomma, due anni.
L.A.: A me mi pareva nell’83, poteva essere nell’ 84. Gliel’ho detto, io non è detto che me lo debba ricordare, no ?
P.M.: Bene. Quindi lei va dai Carabinieri di Rimini…
L.A.: No, perché non mi torna il discorso anche che io sia andato… il 18, può anche darsi.
P.M.: Lo dice lei. Addirittura lei, a questi Carabinieri, dice che il fatto cui si riferisce era avvenuto il 27/28 giugno dell’81 o ’82.Si figuri quanto poco si ricordava due anni dopo: non si ricordava nemmeno quando era avvenuto questo suo intervento. Per cui, le chiedo io: è sicuro delle 24.00? I Carabinieri dicono di avere avuto notizia alle 24.15; lei dice alle 24.00. Oggi in aula ha detto alle 23.25, comunque è un… 23.15, per l’esattezza.
L.A.: No no, prima io l’ho ricevuta, non io la telefonata: la comunicazione. Perché…
P.M.: Bene.
L.A.: … a me mi sono venuti a chiamare, ero in macchina che la mettevo a posto in garage, ed era prima di mezzanotte, eh, le 11… Che normalmente io devo smontare alle ore 12, io dovevo smontare alle ore 24.00, no?, e quindi ero a metterla a posto. E invece sono andato via, e poi sono ritornato gli era le 4, insomma.
P.M.: Va be’, poi vediamo, perché ci sono quelli intervenuti. Alcuni dicono erano montati a mezzanotte, alcuni della Croce d’Oro, quelli che sono intervenuti. Quindi…
Presidente: Va bene.
P.M.: …vediamo.
L.A.: Sì, no no, ma c’erano, eh, c’erano eh.
P.M.: Allora…
L.A.: Perché, questi ragazzi…
P.M.: … dopo.
L.A.: Sì. Ma l’autista, no.
P.M.: Erano montati a mezzanotte.
L.A.: L’autista non era arrivato, qualcuno deve andare, no?
P.M.: Bene. Allora, gli altri erano quelli montati a mezzanotte. Va be’, sull’orario abbiamo capito come è la faccenda. Io vorrei andare un attimo avanti su questo fatto, invece, della… continuiamo il discorso delle e le telefonate che ha ricevuto lei, eh? Lei dice ‘Ho ricevuto una telefonata’ ho sentito l’ha detto ora ‘la notte stessa, poche ore dopo il fatto’, eh? Si ricorda a che ora l’ha ricevuta?
L.A.: L’ho detto, mi pare intorno alle 2.
P.M.: Non ha detto che è tornato alle 4? L’ha detto ora. Dice…
L.A.: La notte stessa del funerale, non dell’incidente.
P.M.: Bene, bene, ho capito male io,
L.A.: Che la sera ci fu, verso le 5 e mezzo, le 6, ci fu il funerale.
P.M.: Poi…
L.A.: E alle 2…
Avv. Nino Filastò: … però, eh, il Pubblico Ministero.
P.M.: Ho capito male io, ho capito male.
Avv. Nino Filastò: Aveva detto il funerale, chiaramente.
P.M.: Benissimo. Io mi sono scritto la notte stessa: ho capito male.
L.A.: Ci sta.
P.M.: Può dirci… La notte stessa. Quando andò dai Carabinieri, poi?
L.A.: A me mi pare di essere andato il giorno dopo.
P.M.: Bene.
L.A.: O la sera dopo.
P.M.: Poi, ci può fare l’elenco di tutte queste telefonate, nel tempo e quante se ne ricorda, e quando è andato dai Carabinieri? Perché, su questi fatti, lei per fortuna all’epoca ha fatto un verbale: ha detto quando e quante ne aveva ricevute. Quindi, siamo tranquilli che lei ha detto ‘la verità l’ho detta allora, perché me la ricordavo meglio’. Poi, io le leggo. Però, prima di leggerle cosa ha detto, vogliamo vedere se se lo ricorda lei? Perché lei ci ha parlato di una telefonata la notte del funerale; poi, una telefonata quando era a Rimini. Però, lei ci ha detto nell’83; invece la telefo… lei a Rimini c’è stato nell’84. Va bene, ha sbagliato di un anno.
L.A.: No, no.
P.M.: Io volevo sapere le telefonate nel mezzo.
L.A.: Siccome io a Rimini ci sono sempre andato, voglio dire…
P.M.: Sì, ma dai Carabinieri?
L.A.: … 10 anni a fila, e anche la solita pensione.
P.M.: Bene.
L.A.: Io, se gli era un anno, se gli era due anni che gli era successo l’incidente, gliel’ho detto prima: mi pare.
P.M.: Addirittura non si ricordava quand’era…
L.A.: Ho detto: mi pare nell’83. Mi pare. Il parere…
P.M.: Sa, lei evidentemente ha detto prima nell’82, perché, nel fare il capitolato, il difensore dell’imputato dice ’82.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma il difensore non conta niente… II difensore non ha mai parlato con questo signor Allegranti.
P.M.: Bene, scusi eh?
Avv. Nino Filastò: Il difensore ha sentito un’intervista fatta dal signor Allegranti, ma…
P.M.: Può darsi che sia Allegranti, che si presenta ai Carabinieri non ricordandosi nemmeno quand’è stato l’omicidio ed è quel che è. Andiamo un attimo avanti, ancora. Io vorrei, siccome c’è il verbale di quello che disse all’epoca…
L.A.: Poi, puole avere anche sbagliato quello che gli ha scritto, e io non me ne sono accorto. Bah!
Avv. Nino Filastò: A me, per dir la verità, questo testimone mi sembra molto puntuale, molto preciso…
P.M.: Anche a me, anche a me.
Avv. Nino Filastò: E allora non c’è bisogno di far commenti ‘non si ricorda nemmeno’, eh.
P.M.: Io vorrei arrivare alle telefonate che ha avuto lui: quelle che ricorda oggi e quelle che ricordava dieci anni fa. Bene?
Avv. Nino Filastò: E gli chieda queste cose qui, allora.
P.M.: Allora? Una, subito dopo il funerale. Poi?
L.A.: Poi, ogni tanto c’era delle telefonate. C’era quella che gli ho detto prima, della magistratura. C’era di quelle, altre telefonate, che era il mostro, insomma che dovevo stare attento.
P.M.: Sì, ma io volevo…
L.A.: Ma se mi dice le date, gli dico…
P.M.: Bene.
L.A.: Non se ne parla nemmeno, perché non me ne posso ricordare.
P.M.: Lei mi sa dire, oggi, quante telefonate in tutto ha ricevuto? Arrivando a quella dell’84, dell’83 anzi ’84, a Rimini.
L.A.: Mah, dopo ce n’è state anche altre…
P.M.: Ho capito. Quelle non le ha denunciate, quindi. Andiamo a quelle subito dopo il fatto.
L.A.: Non so, le saranno 15-20 telefonate, non lo so.
P.M.: 15-20 telefonate. A distanza di?
L.A.: Alcune, sono a distanza di alcuni giorni; e alcune le sono state a distanza di mesi.
P.M.: Queste telefonate, 15-20, sono fra la notte del funerale e l’84 quando è andato a Rimini, successive?
L.A.: Anche dopo.
P.M.: Ho capito. Quelle invece fra la notte del funerale e la volta che ebbe la telefonata a Rimini, in tutto quante saranno state?
L.A.: Diverse, 10 o 12.
P.M.: Dieci?
L.A.: Dalle 10 alle 12 telefonate.
P.M.: Tutte di notte, di giorno?
L.A.: No, ci sono state anche di giorno, che magari mi hanno cercato a casa, mi hanno cercato sul posto di lavoro, io non c’ero più.
P.M.: Senta…
L.A.: E poi mi hanno trovato sull’ora di cena.
P.M.: Sempre la stessa persona?
L.A.: Sempre la stessa persona.
P.M.: Ma lei non ha mai capito chi è questa persona: uno che ce l’ha con lei?. Un burlone?. Un…
L.A.: A volte l’ho…
P.M.: … a questi fatti?
L.A.: A volte l’ho potuto anche pensare, però…
P.M.: Ma lei ha qualche amico che le fa delle burle normalmente, le è mai capitato?
L.A.: No.

P.M.: Senta una cosa, però io le contesto che lei, presentandosi ai Carabinieri in questo 18 agosto dell’84, lei dice – glielo leggo testualmente, così vediamo se diceva bene allora – dice:…
L.A.: ’84 ha detto?
P.M.: Lei si presenta, glielo dico io, il 18 agosto del 1984 alle 11, al Comando Stazione di Rimini, ci sono il maresciallo Ravoni, dipendente, presente Allegranti Lorenzo, dovrebbe esser lei, nato a Vicchio il 23 luglio 1938, residente a Montespertoli, via Dante Alighieri 14, coniugato, operaio. Lei si presenta, e dice: “Sul luogo” parla del fatto, ma ci veniamo dopo. Dice: “Sul luogo ricordo intervennero i Carabinieri di Montespertoli e di Signa. Per tale fatto, sono stato già interrogato anche dal magistrato”. E qui, poi vediamo cosa dice al magistrato. Ma andiamo per ordine, perché parliamo prima delle telefonate. Lei dice: “Inoltre, non essendo all’epoca il primo caso verificatosi nei confronti di coppiette, fu definito anche dai giornali il caso del ‘mostro di Firenze'”. Dice lei: “Dopo circa 8-10 giorni dal mio intervento, mentre mi trovavo nella sede della Croce d’Oro, una uno sconosciuto : voce alterata”. Alterata, dice lei. “Il quale”, quindi era alterata, non so cosa serva fare confronti “il- quale, presentandosi come ‘il mostro di Firenze’, mi avvertiva con la voce: ‘Stai attento, che la cosa non finisce qui’. Poi, chiudeva la comunicazione”. Poi fa: “Altra”, e siamo a due “telefonata veniva ricevuta dopo 20-25 giorni dalla prima. Questa volta in abitazione, più o meno alla stessa ora della precedente, circa alle 3 di notte. Ed anche con questa, dopo essersi assicurato che stava parlando col signor Allegranti di Montespertoli, mi comunicava: ‘Sono il mostro di Firenze, è ora di farla finita’. “A seguito della seconda telefonata,” dice a seguito della seconda “mi recai al locale Comando Carabinieri, sporgendo regolare denuncia. Da allora non ho più ricevuto altre telefonate”. Allora lei, signor Allegranti, si presenta ai Carabinieri, dice di avere ricevuto in tutto, nell’84, due telefonate: una, 8-10 giorni dopo 1’intervento. Una 20-25 giorni dopo la prima. E poi di non averne ricevute altre. Allora ci vuol spiegare oggi perché parla di 10-12? E, invece, ai Carabinieri all’epoca dei fatti parla di due? Non parla di quelle della notte stessa. Poi aggiunge: “I Carabinieri di Montespe…
Avv. Nino Filastò: Ma “la notte stessa” non l’ha mai detto.
P.M.: Scusi, la notte…
Avv. Nino Filastò: Del funerale.
P.M.: Del funerale.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
P.M.: Ho sbagliato io, chiedo scusa.
Avv. Nino Filastò: Il funerale fu fatto diversi giorni dopo, eh.
P.M.: Poi lo vediamo. Dopodiché, signor Allegranti, io le faccio presente che, in una nota dei Carabinieri di Montespertoli – che io fornisco alla Corte – si dice: “Presso la stazione di Montespertoli, ove l’Allegranti ha risieduto fino al 10/03/1987, non è stata trovata copia della querela per minacce che il predetto avrebbe presentato al Comando nell’estate ’82. È stata trovata, invece, copia della nota 27/08/84, Carabinieri di Rimini”, che è quella che io leggevo. Allora io le dico, a Montespertoli non c’è niente di scritto, eh, si vede o lei o i Carabinieri… Però, a Rimini c’è e si parla, lei, non solo di due sole telefonate, non solo che lei non si ricorda nemmeno quando è avvenuto l’omicidio, ma che lei, dice lei di aver ricevuto la telefonata personalmente alle 24.00. Come mai oggi ci parla di 12 telefonate, se al momento dei fatti parlava di due? Come mai ci dice che una è la sera del funerale, e qui invece dice dieci giorni dopo? Come mai qui dice che la seconda e unica…
Avv. Nino Filastò: Dice 8-9 giorni dopo il fatto, non dopo il funerale.
P.M.: Posso finire?
Avv. Nino Filastò: Ma, scusi, beh, faccia le contestazioni per bene, eh! Lui non ha detto 8-9 giorni dopo il fatto…
P.M.: Se è questo il problema…
Avv. Nino Filastò: … il funerale, ha detto.
P.M.: Se è questo il problema, io sto contestando che sono: lui vi parla di due, e oggi ci parla di 12.
Avv. Nino Filastò: Va bene, questa è la contestazione, gliela sta facendo. Benissimo.
P.M.: Eh?
L.A.: Va be’, io gli ho detto anche che io gliel’ho riferito, però che non m’avevan…
P.M.: No, mi scu…
L.A.: … sottofirmato nulla, io… E quando gli arrivava una telefonata, li dovevo avvertire. Io li avvertivo, dice ‘ va bene Allegranti, va bene Allegranti’
P.M.: Io ho capito…
L.A.: Se poi loro tìo-n hanno messo niente per scritto…
P.M.: Bene.
L.A.: … non c’ho mica a che fare io.
P.M.: Bene, perfetto.
L.A.: Io gli dovevo chiedere il verbale? Eran loro che me lo dovevan fare, no?
P.M.: Sì, certo, certo. Allora io le chiedo: come mai qui parla di sole due telefonate, invece stamani ci ha parlato di 12? Lei: “da allora non ho più ricevuto altre telefonate simili”. Qui c’è la sua firma, si è presentato lei, i Carabinieri di Rimini non la conoscono.
L.A.: Sì, ma no che…ci puole essere stato un errore anche a scriverlo, io non… Che gli abbi detto che io avevo ricevuto due telefonate, mah… Se lei va a Montespertoli e lo chiede tutti gli dicono come minimo che io, gli è dieci anni che non ci sto più, e va a domandarlo, che io ho ricevuto, e gli dicono, ma non lo sanno nemmeno, dice, quante, tante.
P.M.: Ma questo tutti lo sanno sulla base del suo racconto, no?
L.A.: Sì, sì, diamine.
P.M.: Perché ai Carabinieri l’ha raccontato lei, l’ha detto lei di esserci stato, eh?
L.A.: Sì, sì.
P.M.: Dice poi: “Dal giorno 18 agosto mi trovo a Rimini presso l’Hotel Eden, e il giorno 17 agosto” cioè il giorno dopo, “verso le 18.45…
L.A.: Il 18, il giorno dopo 17?
P.M.: 16… 17. Dice: “Ricevevo presso l’Hotel Eden…”. Scusi, eh, dal giorno 16/08, dovrebbe essere agosto. Almeno io così l’ho…
L.A.: Sì, sì.
P.M.: Eh?
L.A.: Sì.
P.M.: “Mi trovo in Rimini, presso l’Hotel Eden e il giorno verso le 19.45 ricevevo altra telefonata” sarebbe la terza, nel suo racconto “con la quale, dopo aver…”, mah “detto ‘Pronto?'”, ecco “mi veniva detto…”. Eh? Va bene, ne ha ricevute due o ne ha ricevute 12? Lei ha detto due, negli unici documenti ufficiali.
L.A.: No, io gliel’ho detto prima: quante, no. Due, no di certo.
P.M.: L’ha detto lei, signor Allegranti.
L.A.: Che potevano essere 10, come gli ho detto che potevano essere 12.
P.M.: Va be’.
L.A.: Due, no.
P.M.: Ho capito.
L.A.: Se c’è la registrazione di due, qualche sbaglio da qualche parte gli è avvenuto.
P.M.: Ma i Carabinieri di Rimini come fanno a sa…
L.A.: Comunque,. il processo non l’ho da dire io, non l’ho da avere io perché e viene detto a codesta maniera, dico, sennò…
P.M.: Ha ragione perfettamente. Senta ancora una cosa.
L.A.: Io, quando sono arrivato sul posto, il fatto gli era già avvenuto; e le telefonate che le ho ricevute io, se poi le sono state scritte in una maniera diversa e io non me ne sono accorto, eh, pazienza. Oh, che gii posso dire?
Avv. Nino Filastò: A parte che poi la difesa si riserva di documentare il perché avvengono queste telefonate, vero? Perché i giornali pubblicavano qualche cosa che sto cercando di recuperare e che, poi, produrrò.
P.M.: Sì, ha capito? Qui, a parere del P.M. – ovviamente è inutile parlare di parere – era una burla che facevano al signor… Però, è un parere del P.M., che vale quanto la sua convinzione opposta. Allora, vorrei ancora andare avanti, signor…
Avv. Nino Filastò: Si vedrà se era una burla. Sulla base di quelle produzioni, si vedrà se era una burla.
P.M.: Vedremo, vedremo. E lei non è che si ricorda ora come mai ai Carabinieri parlò solo di due telefonate?
L.A.: Non me lo ricordo come mai. Io gli dico…
P.M.: Questo era qualcuno che sapeva…
L.A.: Io non l’ho visto nel verbale, che c’era scritto due. Perché sennò…
P.M.: O come mai l’ha sottoscritto? C’è la firma qui.
L.A.: Si, sì. Ma, per me…
P.M.: Capisce? i Carabinieri di Rimini non sanno nulla…
Presidente: Va be’, Pubblico Ministero, ne prendiamo atto…
(brusio)
Avv. Nino Filastò: Ma che è la prima volta…
Presidente: E basta, e andiamo ad altre, sennò…
Avv. Nino Filastò: … un verbale in cui si sbaglia un numero? No, voglio dire.
P.M.: Dunque, ancora un’altra cosa, signor Allegranti Io vorrei, invece, andare un attimo al discorso di quella notte, indipendentemente dall’orario, vediamo. Lei ricorda che quando arrivaste voi, come Croce d’Oro, sul posto c’erano altre persojae? Lei, mi sembra abbia detto c’erano dei…
Avv. Nino Filastò: Dei curiosi.
P.M.: Dei curiosi, eh?
Avv. Nino Filastò: L’ha bell’e detto. Diversi.
P.M.: Diversi curiosi.
L.A.: C’era la fila di macchine, di qua e di là.
P.M.: Quando arrivò lei, c’era un sacco di macchine.
L.A.: Sì, ce n’era diverse.
P.M.: Perché lei, mi sembra, dice…
L.A.: Io non avevo da stare a guardare. Vidi che c’era delle macchine, io ero nel mezzo a della macchine insomma, no?
P.M.: Mmh. Lei ricorda se queste persone le dissero qualcosa, se erano… avevano già visto chi c’era nella macchina?
L.A.: No, lì no.
P.M.: Se avevano già guardato dentro?
L.A.: Giorni dopo, me l’hanno riferito. Ma lì, no.
P.M.: Lei ricorda, le è già stato chiesto dall’avvocato Filastò, al di là di quelli della Croce d’Oro, chi erano queste persone? Non se lo ricorda?
L.A.: No.
P.M.: Però, lei dice, quando arrivò c’erano file di macchine?
L.A.: Di qua e di là.
P.M.: Eh, diverse macchine.
L.A.: Diverse.
P.M.: File?
L.A.: Quante, quante non glielo potrei dire.
P.M.: Ho capito. Intorno alla macchina c’erano delle persone?
L.A.: Sì, là all’esterno c’erano delle persone.
P.M.: Di queste persone che erano intorno alla macchina, al di là dei ragazzi quattordicenni o sedicenni che l’hanno aiutata, ricorda se qualcuno aiutò lei a tirare fuori il ragazzo?
L.A.: No, come gli ho detto prima, io di codesto non me lo ricordo. A me mi pare di averlo dato a loro, a uno di quegli che gli era con me. La parte delle gambe, a lui; e io, l’avevo dalla parte delle spalle.
P.M.: Ecco.

L.A.: E io mi ricordo che avevo messo il faro nella macchina, no?, che poi rimasi al buio. E il faro ritornò alla sede dopo due o tre giorni, non so nemmeno chi l’ha portato.
P.M.: Ecco, allora, per completezza, signor Presidente, io faccio presente che negli atti fatti all’epoca dell’intervento del P.M., della P.G. a Baccaiano, si dà atto, e sono sentiti direttamente dal P.M. la bellezza di: Marini Graziano, Bartalesi Concetta, Di Lorenzo Mario, Calamandrei Stefano, Sieni Luca, Tempestini fabio, Carletti Francesco, Campatelli Rosanna e Del Maschio Monica. Tutte persone che hanno visto la macchina prima dell’intervento della Croce d’Oro e che dicono cose, ora vediamo, sul punto. Mi sembra sia quello, ci sono i verbali relativi a cosa hanno visto queste persone. Ora io…
Avv. Nino Filastò: Sono testimoni di questo processo?
P.M.: Sono persone che sono state sentite all’epoca su fatti apparentemente ininfluenti, sulla ricostruzione di questo processo…
Avv. Nino Filastò: Forse sarà il caso di sentirli qui.
P.M.: Tutte, tutte quelle che interessano. Nel caso in cui interessino, si possono sentire tutte.
Avv. Nino Filastò: Sì.
P.M.: Ci sono i verbali.
Avv. Nino Filastò: Perché, su questa cosa, si va in fondo fino proprio allo spasimo. Glielo posso qarantire.
P.M.: Sì, siqnor avvocato Filastò, questo nasce perché tutte queste persone dicono come hanno – quelle che l’hanno visto – come, in che posizione era il ragazzo. Siccome l’Allegranti dice in un certo modo, allora…
Presidente: Sentiremo, sentiremo.
P.M.: Sentiremo. La ricostruzione, Presidente, credo che possa partire…
Presidente: No, bisogna dare questi nominativi, Pubblico Ministero.
P.M.: Gliel’ho dati finora. Io do i verbali, no?
Presidente: Sì, va be’, c’è la registrazione.
P.M.: La registrazione.
L.A.: Ma codesto, c’è stato una discussione in paese, eh.
P.M.: Sì. E al di là della. . .
L.A.: Di quelli che l’hanno visto prima, che gli era davanti.
P.M.: No…
Presidente: Abbiamo…
L.A.: E io, come l’ho trovato, glielo dico.
Presidente: … scusi, eh?
L.A.: Perché uno di fuori può dire quello che vuole.
P.M.: Ma questi sono quelli che hanno aiutato lei. Poi, oh, sa?, se due dicono in un modo e uno dice in un terzo, la verità si starà a vedere.
Avv. Nino Filastò: Ma, insomma, tutti codesti che dice lei, Pubblico Ministero, non l’avranno aiutato, perché…
P.M.: Presidente…
Presidente: Ora, sentiremo e vedremo…
P.M.: Se serve, io voglio dimostrare…
(brusio)
Presidente: Sentiamo lui.
P.M.: Bravo. Vedendo le fotografie, Presidente, si risolve tutto il problema. Vorrei, però, che la Corte, per la ricostruzione di questi fatti e delle domande che io continuo a fare all’Allegranti, tenesse presente una cosa: negli atti forniti alla Corte c’è il verbale di ispezione luoghi fatto dal P.M., il P.M. dell’epoca. E il verbale ispezione luoghi è stato depositato.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma questa cos’è? Una domanda? O è…
Presidente: No, ha dato una spiegazione alla Corte.
Avv. Nino Filastò: Va be’, ma allora, voglio dire, qui si sta facendo le domande a un testimone.
Presidente: Ho capito, ho capito.
Avv. Nino Filastò: Il quale ha fatto anche qualche altra cosa da…
Presidente: E non vogliamo accertare la verità, qui?
Avv. Nino Filastò: Eh, lo so.
Presidente: E allora?
Avv. Nino Filastò: Eh, ma infatti.
Presidente: E allora accertiamola, eh.
P.M.: Allora…
Avv. Nino Filastò: Presidente, io non ho fatto tutti questi…
P.M.: Presidente, siccome il teste…
Avv. Nino Filastò: … tutta questa infiorettatura. Le domande, si fanno le domande, non si fa le pre-arringhe, come diceva qualche giorno fa l’avvocato Curandai. Mi dispiace di doverlo citare.
P.M.: Presidente, io vorrei far presente che è un falso problema.
Presidente: E infatti, infatti.
P.M.: E ora lo dimostro, perché è un falso problema, il fatto se era davanti o di dietro. Bastano le fotografie. Abbiamo preso atto, perché il signor Allegranti l’ha detto, che lui ha visto il ragazzo sul sedile posteriore. È cosi che ha detto lei?
L.A.: Sì, sì.
P.M.: Bene. Io le dico…
Avv. Nino Filastò: L’ha tirato via dal sedile posteriore, ha detto.
P.M.: L’ha tirato via dal sedile posteriore.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
P.M.: Bene? E’ stato sentito già all’epoca. Io volevo, come dato di fatto per la Corte che ha già per valutare questi elementi, e per le domande e le contestazioni che io faccio, vorrei che la Corte tenesse presente, e poi valuteremo a che fine, che il P.M. che è sul luogo dice: “Gli ufficiali di P.G.. presenti riferiscono che, sul sedile anteriore di guida, in base a dichiarazioni assunte in loco” e ci sono tutte le dichiarazioni, io i nomi li ho fatti solo a voce, comunque ci sono i verbali “da dichia razioni assunte in loco, era adagiato il corpo di un giovane identificato in Mainardi Paolo. Ricoverato tramite la Croce d’Oro di Montespertoli presso l’ospedale di Empoli, in condizioni disperate”. Cioè c’è un atto in cui il P.M. dice: “Era davanti”, sulla base delle persone che sono state sentite da me sui fatti, al momento dei fatti’. E sono le 02.00 del 20 giugno, la notte. Io, se necessario, quando dovremo chiedere di sentire persone su questi fatti, io chiedo addirittura di sentire il P.M.; ma secondo me, ripeto, è superfluo. Vorrei che ci spiegasse allora – fatta questa premessa: il perché io vado avanti sul punto – che ci spiegasse meglio, signor Allegranti, come si ricorda lei che era questo ragazzo. Che ci spiegasse bene come era questo sedile, da che parte l’ha tirato fuori lei, eh? Perché il P.M., quando lei fu sentito, le contesta che gli altri dicono diverso. Ma questa è un’altra cosa.
L.A.: Sì, sì.
P.M.: Vero?
L.A.: È vero.
P.M.: Benissimo.
L.A.: io anche… dei contrasti c’erano anche quando si doveva firmare un verbale.
P.M.: Sì, ma i contrasti sono solo con lei, Allegranti.
L.A.: Sì, sì. Ma anche…
P.M.: Tutti gli altri dicono…
Presidente: Facciamo la domanda precisa e vediamo.
(brusio)
P.M.: Vorrei che ce lo spiegasse. Poi, abbiamo le fotografie, vediamo il sedile, e vedrete che risolviamo il problema senza sentire nessuno.
L.A.: Io, quando sono arrivato lì, che ho aperto la porta, della guida, quella accanto, quella del … infuori della guida…
P.M.: Quindi, il passeggero.
L.A.: Il passeggero. Sono entrato dentro, ho mandato su il seggiolino.
P.M.: Ha mandato su il seggiolino: cosa vuol dire? Il passe…
L.A.: ‘Che sono andato di dietro.
P.M.: Il seggiolino del passeggero.
L.A.: Del passeggero.
P.M.: L’ha mandato su, cioè?
L.A.: Il seggiolino.
P.M.: Ci spieghi cosa vuol dire “su”.
L.A.: L’ho tirato, per passare.
Avv. Nino Filastò: Pubblico Ministero…
L.A.: Come si dice in italiano non lo so, me lo dica lei. Non lo so.
P.M.: No, guardi, per cortesia…
Presidente: Cosa vuol dire lei? Cosa vuol dire lei? Il Pubblico Ministero le sta spiegando: cosa vuol dire?
L.A.: Io voglio dire che sono arrivato, va bene?, e ho tirato su il seggiolino che gli era in posizione normale di quando si viaggia. L’ho tirato su così. sul davanti.
P.M.: Oh! Era, scusi eh, era a 90 gradi, cioè era eretto.
L.A.: Sì.
P.M.: Bene. E’ l’ha tirato verso il parabrezza.
L.A.: L’ho tirato verso il parabrezza.
P.M.: Bene.
Presidente: … le domande.
P.M.: E’ così?
L.A.: Sì.
P.M.: Verso il parabrezza.
L.A.: Sono entrato dentro e ho trovato Antonella, prima. Che era così, con le mani sulle gambe, così. Sicché, mi sono appurato…
Avv. Nino Filastò: Vorrei si desse atto che il testimone mette le mani sulle…….ginocchia e appoggia la testa alla spalliera della sedia.
Presidente: Va be’, l’ha detto lei: è già verbalizzato.
P.M.: Questo é la raqazza.
L.A.: Sì, è la ragazza.
P.M.: Bene.
L.A.: Poi, fo la constatazione che è morta; passo a quell’altro f c’era Paolino che rantolava.
P.M.: Lei è sempre, scusi, dalla parte del passeggero? O ha fatto il giro della macchina?
L.A.: No, sempre dalla parte…
P.M.: Bene.
L.A.: Sono passato cosi, dai ginocchi della signorina Antonella.
P.M.: Quindi lei è dentro.
L.A.: Lo sono dentro.
P.M.: Bene.
L.A.: E sono andato a lui, che l’ho trovato, non mi ricordo ora se gli era con la faccia esterna o con la faccia interna. Questo, gliel’ho detto prima, non me lo ricordo. Bisogna vedere dove era, perché quello si può vedere scientificamente, in dove, dall’arteria, quale era quella spaccata, gliel’ho detto prima, no? E ci riposava sopra, quindi se la tappava. Sennò, sarebbe bell ‘e stato dissanguato, no?
P.M.: Certo.
L.A.: Quindi se l’era tappata così, provvisorio, da sé. Appena tu vai a muoverlo, poi,no?, ritorna…
P.M.: Quindi lui la testa l’aveva, se non ho capito male, vicino al corpo della ragazza?
L.A.: No, l’aveva tra l’uscita della macchina e l’esterno, proprio all’esterno tra la lamiera e sul seggiolino,
P.M.: Scusi…
L.A.: Con le gambe, dì dietro, sotto il seggiolino davanti.
P.M.: Le gambe le aveva verso il seggiolino davanti?
L.A.: Sotto.
P.M.: E la testa, indietro? Cioè le gambe erano sotto…
L.A.: Al seggiolino.
P.M.: Benissimo.
L.A.: Della guida.
P.M.: Bene. Il seggiolino davanti, invece, come era messo? Lo ricorda lei?
L.A.: Normale.
P.M.: Normale, cioè?
L.A.: Normale, come quando uno va a guidare. L’ho spostato io.
P.M.: Cioè verticale?
L.A.: Verticale.
P.M.: Lei l’ha spostato come?
L.A.: In avanti, così.
P.M.: Erano cioè, i due seggiolini, nella stessa identica posizione: sia quello del ragazzo, che quello della ragazza.
P.M.: E lei, entrambi, li ha spostati verso il parabrezza.
L.A.: Sì.

P.M.: E’ così. E, le faccio una domanda, i due seggiolini o uno dei due non ha avuto l’impressione che fosse reclinati verso il dietro, per caso? Non è che avessero, uno dei due o entrambi buttato giù il seggiolino, lo schienale? Come in quelle macchine…
L.A.: No, no.
P.M.: No, lei non ha avuto quest’impressione. Vogliamo mostrare le foto 12 e 13 del sopralluogo? Questo serve per poi anche sentire, eventualmente, gli altri testi, che dicono come stavano le cose.
Avv. Nino Filastò: Anche questo testimone qui dice come stavano le cose.
P.M.: Sì, perbacco! Sono, secondo me c’è una spiegazione: basta veder le foto, e capiamo tutto.
Presidente: Ma non facciamo commenti, per cortesia, perché danno noia i commenti.
P.M.: Sì, ha ragione, Presidente.
Presidente: Ora si verbalizza quello che dice lui, e poi verificheremo con gli altri. Vede bene?
L.A.: Umh, umh.
P.M.: Vediamo di ingrandire al massimo. Ci sono le macchie di sangue, non so se si vedono.
Presidente: Lo vede? Sennò può guardare dietro a lei.
P.M.: Presidente, lì non si vede i colori, ma quel seggiolino è pieno di sangue nella parte…
Presidente: Mi sembra si vede la…
P.M.: Eh, benissimo, Snella parte dello schienale.
Presidente: Almeno io la vedo qui.
P.M.: Bene.
Presidente: Anzi, si vede come delle striature.
P.M.: Era così, quando l’ha trovato lei, il ragazzo? Era così, era su quel seggiolino lì?
L.A.: Io mi ci sono asciugato anche le mani.
P.M.: Si è asciugato le mani a cosa?
L.A.: Al seggiolino.
P.M.: Vede, però, che il seggiolino è, almeno apparentemente, quello di guida è reclinato verso il dietro. Lo vede o…?
L.A.: Sì, sì ,lo vedo.
P.M.: Vogliamo vedere l’altra foto?
Presidente: Parli al microfono, parli al microfono.
L.A.: SI sì, lo vedo, dico.
P.M.: Vogliamo vedere l’altra foto.
L.A.: Però, per me, gli era normale, ecco.
P.M.: Quella successiva del seggiolino.
Presidente: Scusi, eh?, lei deve parlare al microfono, perché sennò dopo non viene nulla. Vada, vada lì.
Avv. Nino Filastò: Beh, così si vede bene che ha appena una leggera inclinazione, eh. La definirei di una ventina di gradi.
P.M.: Vogliamo vedere se ci sono altre foto del seggiolino?
Avv. Nino Filastò: Comunque, manteniamo quella fotografia là, che si vede piuttosto bene, in parallelo con l’altra. Che l’inclinazione sì, c’è, ma una lieve inclinazione di una ventina di gradi massimo.
Presidente: Stava cercando se c’è una fotografia migliore, forse. Sennò si rimette l’altra.
P.M.: … forse i gradi si calcolano meglio, se…
Avv. Nino Filastò: Per calcolarli ci vuole l’equiparazione con l’altro sedile. E, quella, ci sono. Ecco, questo, per esempio, falsa la prospettiva, questa foto.
P.M.: No, perché c’è accanto l’altro sedile che è diritto.
Avv. Nino Filastò: No, ma è come, è la prospettiva della fotografia che è diversa, rispetto all’altra.
P.M.: Va bene. Senta, signor Allegranti, vediamo se ricorda lei. Poi sentiremo gli altri testi, che dicono in un altro modo; ma non ha importanza, lei ricorda dove si asciugò? Lei ha detto ‘mi ci asciugai io le mani’.
L.A.: Sul seggiolino.
P.M.: Lo vuol vedere?
Presidente: No, no, al microfono. Signor Allegranti, guardi, per cortesia, deve parlare al microfono.
L.A.: Al seggiolino.
P.M.: Si ricorda se era sullo schienale, sul piano? Comunque lei si asciugò le mani al seggiolino, dove era il ragazzo?
L.A.: Ora, se gl’era quello indo’ gl’era il ragazzo, se gli dico gl’era di dietro bisogna che me le fossi asciugate sul di dietro.
P.M.: E infatti il dietro è pulito e il davanti è macchiato di sangue.
L.A.: No, bisognava che me le fossi… se lui gl’era lui, gl’era Paolo, bisognava che me le fossi asciugate sul di dietro. Ma a me mi rimaneva comodo quello su i’ davanti, no?
P.M.: Ho capito.
L.A.: Perché lui schizzava fuori sangue, schizzava così.. E lei, quando la presi qui al collo, mi rimase le preme de1 sangue in mano.
P.M.: Ricorda, questo sangue, da che parte lo schizzava? Rispetto alla posizione in cui si trovava il ragazzo, lo schizzava verso, dove era lei, verso la ragazza, o verso l’esterno…
L.A.: Non me lo ricordo, gliel’ho detto prima.
P.M.: Cioè, non si ricorda se era a destra, o a sinistra.
L.A.: No.
P.M.: Quello lo vedremo dalle ferite.
L.A.: Ho detto si può sapere indo’ gl’era la parte, l’arteria che gl’era spaccata, se gl’era quella di sinistra, o quella di destra. Io ho detto che c’era cascato sopra e quindi se l’era tappato, sennò si sarebbe trovato di già dissanguato.
P.M.: Appena lei lo mosse ci fu questo schizzo di sangue?
L.A.: Uhm.
Avv. Nino Filastò: Dica di sì, signor Allegranti.
L.A.: Sì.
P.M.: Ecco. Questo schizzo di sangue fu molto forte, che macchiò la zona circostante, o macchiò solo lei? Se lo ricorda.
L.A.: Sa, gl’era di buio e come gl’ho detto prima:la lampasina la m’era sparita, chi l’aveva presa non lo so, l’è ritornata in sede e basta.
P.M.: Quindi, questa operazione, lei dice, la fece un po’ al buio?
L.A.: Semibuio.
P.M.: Ho capito. Ecco, a questo proposito, io faccio presente: lei ricorda che il P.M. le contestava queste cose che ha detto, che gli altri • avevano detto che era davanti?
L.A.: Sì, io le contestavo anche quello che…
P.M.: E lei gli diceva: ‘no, io l’ho visto…’, ecco. Gli altri… Lei conosce tale Di Lorenzo Mario?
L.A.: Di?
P.M.: Di Lorenzo Mario.
L.A.: Non mi viene in mente chi può essere.
P.M.: Ecco. Questo signore dice, il 22, viene sentito insieme a lei, è una delle persone per cui il P.M….
Presidente: Va be’, non possiamo leggere quello che ha detto il teste.
Avv. Nino Filastò: Non può mica…
P.M.: No, no, Presidente.
Presidente: Se vuol far la domanda, sì. Faccia la domanda senza…
P.M.: La mia domanda era se lo conosceva.
Avv. Nino Filastò: Dice di no.
P.M.: Lei non sa chi è?
L.A.: No.
P.M.: Bene. Lei sa, altra persona… Allora io, di Di Lorenzo Mario chiedo, ovviamente, se necessario, ma lo ritengo superfluo sulla base delle foto, che sia sentito. L’altra persona, Carletti, che dice il contrario di quello che dice lei, che il P.M. glielo contestava: Carletti Francesco le dice qualcosa?
L.A.: Questo Carietti dovrebbe essere di Baccalano, però io lo conosco solo di vista, ecco.
P.M.: Ecco.
L.A.: Se gl’è questo quello che dico io. Carletti lo so, ma il nome un lo so se si chiama in codesta maniera, ha capito?
Avv. Nino Filastò: Domanda al Pubblico Ministero, così tanto per sapere, visto che questi atti la difesa non li conosce.
P.M.: Non li conosce…
Avv. Nino Filastò: Per sua, certo, perché io ancora non sono diventato un topo di uffici dove annegano migliaia di carte, ci vorrebbe Pico della Mirandola.
P.M.: C’è tanto di indice.
Avv. Nino Filastò: Comunque, va be’. Volevo saper questo, se me lo vuol dire, se poi non me lo vuol dire non me lo dice.
P.M.: Sono…
Avv. Nino Filastò: Queste due persone sono fra quelli che intervennero insieme al signor .. Allegranti, facevano par…
P.M.: No, sono addirittura intervenuti prima da soli e poi col signor Allegranti Così dicono loro.
Avv. Nino Filastò: Però non sono fra quelli della Croce d’Oro, vero ?
P.M.: No, non sono quelli della Croce d’Oro. ^
L.A.: E allora io gli posso aver nemmen visti, no?
P.M.: Appunto, sono loro che, presumibilmente, sono quelle persone che erano intorno e si sono…
L.A.: Ce n’era tanti.
P.M.: Ce n’eran tanti.
L.A.: C’era tanta gente intorno…
P.M.: Prima di lei, è questo che le voglio chiedere.
Presidente: Ci sono…
L.A.: Io se gliel’ho detto non me lo ricordo, quande son partito… io sono arrivati lì e ho trovato quel fatto lì, ma io ero partito con l’intenzione di essere andato su una resa dei conti, roba del genere, no?
P.M.: Chiarissimo.
L.A.: Perché a me …c’è stata una resa dei conti, una sparatoria.
P.M.: Ma intorno a questa macchina, fisicamente quante… Lei ha detto: ‘ho visto tante macchine’. Io le chiedo: di persone quante ne può aver viste? Giovani, ragazzi, ragazze. Tutti questi che dicano erano lì intorno – io li ho elencati, ora li rielenco tutti – sono sia uomini che donne.
L.A.: Sì, sì, ma c’era anche gente che magari non possono essere nemmeno elencati, no?
P.M.: Questi sono quelli…
L.A.: Gente che…
P.M.: …che si sono prese…
L.A.: … viaggiavano, sono arrivati costì.
P.M.: No, no, questi son quelli che dicono cosa hanno fatto, ci sono tutti i verbali. Io le chiedo se…
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Ma la domanda qual è?
P.M.: Le domande erano…
L.A.: Io so quello mi è stato raccontato quei due che hanno telefonato, quéi due ragazzi col motorino che hanno visto uno davanti con le mani sul volante.
P.M.: Ci sa dire chi sono questi ragazzi?
L.A.: No, un gli conosco. A me mi è stato riferito, no?
P.M.: Ho capito.
L.A.: E quando sono tornati non c’erano più.
P.M.: Cioè, a lei hanno riferito – ce lo riracconti – che c’era uno con le mani sul volante?
L.A.: Sul volante, così no? E quindi… e sono andati al pubblico e hanno telefonato. Quando son tornati su’ i’ posto non c’era più quello lì, ma gl’era di dietro.
P.M.: Ho capito.
L.A.: Ma le son così, chiacchiere di paese. Io non lo so.
Avv. Nino Filastò: No, Presidente, sa, questo… chi è questo signore? Perché questo è molto interessante. Che qualcuno con le mani sul volante c’era di sicuro, perché sennò la macchina da sé non si muoveva.
L.A.: Ma c’era il Mainardi, via, basta vedere le fotografie.
Avv. Nino Filastò: Ma cosa…
L.A.: Ma siccome c’è…
Avv. Nino Filastò: Lei è troppo…
L.A.: … tre colpi a dove erano e sette colpi o sei dalla parte di qua. (brusio)
Avv. Nino Filastò: Ha capito, Pubblico Ministero? Quello che succede normalmente.
Presidente: Chi è che… Scusi.
Avv. Nino Filastò: Quando due vogliono far l’amore si mettono sullo stesso sedile.
Presidente: No, no. Scusi signor Allegretti. Questa persona che avrebbe detto che il giovane era con le mani sul volante, chi è?
L.A.: Me l’hanno dette a me, non che me l’hanno detto le persone che l’hanno visto.
Presidente: Voci di paese.
L.A.: Voci di paese.
Presidente: Ah. Bene.
Avv. Nino Filastò: Qualcuno intervenne immediatamente.
P.M.: Presidente, a questo fine, così si può anche avere…

Presidente: Allora, dica i nomi di queste persone, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì. Io, oltre che dirli, vorrei dare la nota con cui i Carabinieri hanno rimesso insieme, su mia richiesta, tutti gli atti relativi a quei giorni. È per esclusiva comodità.
Presidente: Se non c’è opposizione si può acquisire, sennò ci dà i nominativi.
P.M.: Ci sono Addirittura gli indirizzi. Ne faccio copia per il difensore, facendo presente che sono gli atti rimessi insieme dai Carabinieri, gli originali bisogna fare il lavoro che dice giustamente l’avvocato, topo di biblioteca, ma andiamo a cercare gli originali.
Presidente: A ricercare uno per uno…
P.M.: Si. Ma qui ci sono addirittura gli indirizzi e le dichiarazioni di quello che hanno deposto addirittura al P.M. all’epoca. E quindi… Più ci sono le deposizioni, ovviamente, dell’Allegranti di cui ho parlato e la deposizione di Allegranti al P.M. all’epoca che è sostanzialmente dire la verità, nonostante le contestazioni del P.M., analoga, a parte gli orari a quello che dice oggi.
Presidente: Si capisce.
P.M.: Allora, tutti questi atti io li metto a disposizione della Corte e del difensore. Vedrà poi la Corte quali sono le persone, se è necessario citarle. Io, a questo proposito, dico: secondo il parere del P.M. non è necessario sentirle. Se è necessario sentirne qualcuno, indico Di Lorenzo e Carletti, che sono i due che hanno espressamente parlato di aver spostato il corpo e nei modi che abbiamo detto e che il ragazzo era sul sedile anteriore. E, nel caso fosse necessario, anche il P.M., che dà atto che, alle due, l’accertamento che lui ha fatto, il ragazzo è sul sedile anteriore. Per quanto riguarda l’istanza del difensore, di far sentire la voce del Vanni all’Allegranti, direi che è assolutamente non pertinente all’accertamento che dobbiamo fare, inutile e, comunque, io sono contrario.I mezzi sono a disposizione, se lo vogliono fare.
Avv. Nino Filastò: Presidente, sulla istanza di far sentire la voce del Vanni, io insisto e spiego anche perché. Come documenterò alla Corte, in epoca successiva, ma fin da ora si può dire, perché si tratta di materiale giornalistico, la ragione per cui -secondo questo difensore – questo signore venne perseguitato per diverso tempo, consiste in un espediente, esperimento intelligentissimo fatto all’epoca dalla dottoressa Della Monica. La quale, d’accordo, con alcuni giornalisti e se è necessario sentiremo anche i giornalisti. ..
P.M.: E forse la dottoressa Della Monica.
Avv. Nino Filastò: E forse la dottoressa Della Monica.
P.M.: Perché le cose sono un po’ diverse.
Avv. Nino Filastò: Fece pubblicare che il giovanotto, trovato vivente, durante il trasporto in ospedale, aveva parlato dicendo qualcosa. Ora, questa persona che telefona al signor Allegranti lo minaccia per questo motivo. Vuole sapere cosa ha detto questo ragazzo e, soprattutto, vuole che lui stia zitto su quello che ha detto. Per questo lo minaccia, con questa insistenza, secondo me, attendibilmente. Secondo me attendibilmente. Ora, quindi, che questa persona che telefona al signor Allegranti abbia a che fare con questo delitto a me sembra abbastanza probabile, anzi molto probabile, estremamente probabile. Un burlone che telefona alle due di notte, per tutte le volte che ha telefonato, che vuol fare uno scherzo al signor Allegranti, una situazione così tragica non ce lo vedo affatto. Un giornalista che vuole avere delle informazioni con questi sistemi, con questi mezzi, alle due di notte, telefonando con questa reiterazione, cercandolo e minacciandolo due anni dopo in una pensione di Rimini, non ce lo vedo assolutamente. Quindi, è una situazione per la quale io credo che sia una circostanza che va approfondita, portata fino in fondo. Allora, siccome qui c’è un imputato: uno l’ha già detto. Pietro Pacciani. Ira-,.voce di Pietro Pacciani non è. Vediamo se, per caso, è la voce del signor Vanni.. Ora, siccome, se faccio dire qualcosa al signor Vanni in questo momento, al microfono, la voce non è quella di un telefono. Di là c’è un telefono. Il Pubblico Ministero ha già detto che, nonostante l’opposizione, il telefonino me lo impresta. Io non posso perché sono l’unico avvocato d’Italia senza telefonino, quindi non posso fornire il mio. A questo punto si prende il telefonino del Pubblico Ministero, il signor Allegranti sta di là, sente questa voce, dice un paio di battute: ‘pronto, signor Allegranti, come sta’, quello che vuole, io le scrivo la battuta…
P.M.: Possiamo far sentire la voce del Vanni senza telefono, mi sembra.
Avv. Nino Filastò: Ci vuol far sentire la voce… se ritiene. Il signor Allegranti… (brusio)
Presidente: Facciamo una cosa, facciamo una cosa.
Avv. Nino Filastò: … oppure no.
Presidente: Signor Vanni.
Avv. Nino Filastò: Presidente, non ho finito, abbia pazienza.
Presidente: Prego, prego. Però bisogna finire anche l’esame.
Avv. Nino Filastò: Con riferimento ai testi… Io non ho altre domande da fare a questo teste.
Presidente: Eh, lo so. Però ci sono anche gli altri difensori.
Avv. Nino Filastò: Va be’, io comunque… Con riferimento ai testimoni di riferimento, che sono emersi dalle dichiarazioni del signor Allegranti, siccome c’è una sentenza della Cassazione che dice che, a scanso di una sorta di decadenza – non son d’accordo con questa giurisprudenza, ma esiste, bisogna far istanza subito – io, prima di tutto sono d’accordo perché quei testimoni indicati dal Pubblico Ministero vengano sentiti. Anche quelle due persone di cui ha riferito il Pubblico Ministero per sommi capi … Quest’altra è molto importante, che va approfondita fino in fondo. Ma soprattutto chiedo che vengano sentiti i testimoni Ciampi, non meglio identificato, previa opportuna identificazione, attraverso anche gli atti di Polizia Giudiziaria. E il signor Martini Marco. Nonché quel terzo giovanotto, che venga identificato dalla Polizia Giudiziaria e sentito che partecipò assieme al signor Allegranti a questa operazione di soccorso.
Presidente: Gli altri difensori su questa istanza? A sentire le persone che sono intervenuti comunque sul posto? Siete d’accordo?
Avv. Aldo Colao: Sì, sì, sì.
Presidente: Bene.
Avv. Aldo Colao: Però volevo fare delle domande…
Presidente: No, no, no. Ora proseguiamo. Avvocato Zanobini, avvocato Bertini, va bene?
Avvocato ?: Sì.
Presidente: Bene. Allora, prego, avvocato Colao.
Avv. Aldo Colao: Scusi, signor Allegranti, lei si ricorda che tipo di macchina era?
L.A.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Quella dei ragazzi.
L.A.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Che macchina era?
L.A.: Era una 127 SEAT.
Avv. Aldo Colao: Quanti sportelli aveva?
L.A.: Due. Tre insomma, con lo sportellone di dietro.
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi, lei ha parlato di ruote che erano…
L.A.: O brasiliana, non mi ricordo, insomma roba del genere.
Avv. Aldo Colao: Lei ha parlato di ruote. Che le posteriori eranonella fossetta e le ruote anteriori erano un po’ all’aria, ha detto lei.
L.A.: Sì.
Avv. Aldo Colao: Si ricorda le ruote anteriori dove erano rivolte?
L.A.: No.
Avv. Aldo Colao: Una cosa ancora: lei ha detto che tamponò il sangue, l’arteria del povero e compianto Mainardi Paolo.
L.A.: Uhm.
Avv. Aldo Colao: E prima, se non erro, ha fatto questo gesto, vale a dire a sinistra. No, mi scusi, le sto domandando, no? Lei allora non si ricorda se lo tamponò a sinistra o lo tamponò a destra del collo?
L.A.: No, io non me lo ricordo codesto.
Avv. Aldo Colao: Non ho altre domande.
L.A.: Grazie.
Avv. Aldo Colao: Presidente, scusi però, volevo fare una precisazione anch’io. Poiché i cognati di Paolo Mainardi, il giorno successivo, andarono, perché convocati, a vedere la macchina… andarono loro, di iniziativa loro insomma, si dettero da fare per vedere la macchina, per informarsi. E quindi loro, che sono i signori Ulivelli Giuliano e Benvenuti Ettore, sarebbero in grado di dire alcune circostanze importanti, riguardo all’ubicazione delle macchie di sangue rispetto allo sportello anteriore sinistro, dov’erano ubicate queste grosse macchie di sangue. (brusio)
Presidente: Ci sono le foto…
P.M.: Ci sono le foto… La foto 13. Che sono sul sedile anteriore, insomma. E’ inutile fare…
Avv. Aldo Colao: No, volevo dire: detto che erano anteriori o posteriori, il discorso…
P.M.: Si vede dalla foto.
Avv. Aldo Colao: . . . stiamo parlando di sedile posteriore. Non lo so, poi si regoli lei. Loro sarebbero in grado di dire queste macchie di sangue dov’erano, in maniera esatta.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma c’è le foto.
Avv. Aldo Colao: E poi una cosa ancora. E uno di questi sa che il giovane, uno dei due giovani, i quali arrivarono per informazioni avute lì nel paese, quei due giovani arrivati poi per primi, sarebbero due ragazzi: uno è Stefano Calamandrei e un altro è Poggiarelli Adriano. Certo, con tutte le riserve del caso.
P.M.: Ci sono i verbali eh, Presidente, dell’epoca.
Avv. Aldo Colao: Con tutte le riserve del caso. Quindi, se voi volete sentire…
Presidente: È uno di quelli depositati da lei, Pubblico Ministero?
P.M.: Prego. Sì, sì, ci sono… nei verbali che deposito io ci sono tutte le dichiarazioni rese da queste persone all’epoca.
Presidente: Si ammettono tutti…
Avv. Aldo Colao: Stefano Calamandrei e Poggiarelli Adriano. Se poi volete, io vi offro la testimonianza dei cognati per individuare esattamente il punto. Se li volete ammettere, fate voi.
Presidente: Senta… Va bene. Allora, a questo punto, vorrei sapere una cosa da lei, signor Allegretti.
P.M.: Allegranti.
Presidente: Allegranti, scusi eh.
L.A.: Sì, sì.
Presidente: È la prima volta che sento il suo nome. Senta, lei ha detto che è stato male, ha avuto un incidente. Quando? Nell’84? E’ stato in coma? Io noto una cosa: lei tende a difendere la deposizione che ha fatto oggi. Per carità, lei ha tutto il diritto di difendere cosa vuole. Però…
Avv. Nino Filastò: No, no, Presidente, abbia pazienza.
Presidente: No, no… Aspetti.
L.A.: Io non ho cercato nessuno per difendermi.
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
L.A.: Io non ho cercato nessuno per difendermi.
Presidente: Io voglio capire una cosa dal teste, perché io devo cercare… Lei vuole una certa versione, invece a me interessa che il teste sia attendibile. E allora, come mai lei, da una parte difende quello che ha detto oggi e dall’altra dice: ‘mah, _io mi richiamo ai verbali, a suo tempo’, eccetera.
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
P.M.: Ha detto questo in aula.
Presidente: Questo ha detto prima.
Avv. Nino Filastò: No, l’ha detto…
Presidente: Volevo sapere: è lei stesso allora che non ricorda bene le cose oggi? Se lei dice: ‘ritengo buoni i verbali che ho fatto subito dopo il fatto’, eccetera, eccetera. Se lei dice un’espressione di questo tipo, vuol dire che allora oggi non ricorda più bene? Voglio sapere io…
L.A.: Delle cose non me le posso ricordare di certo come allora. Il tempo gl’è passato, gliel’ho detto prima. Io in particolar modo tenevo fede…
Presidente: Senta, lei saprebbe riconoscere la voce di quella persona che le ha parlato?
L.A.: Penso di sì.
Presidente: Si ricorda bene com’era fatto?
L.A.: Com’era fatto. Si sentirà il tono della voce, poi…
Presidente: Allora…
L.A.: … come si esprime anche le parole stesse.
Presidente: Senta, Vanni, per cortesia.
Mario Vanni: Sì.
Presidente: Vuole dire qualche cosa a me ora?
M.V.: …
Presidente: Parli… Quel che vuole, purché parli.
Avv. Nino Filastò: Signor Presidente, il solito discorso fa.
Presidente: Parli, parli.
Avv. Nino Filastò: Che lei è innocente, che sta poco bene.
M.V.: Senta, signor Presidente…
Presidente: Ecco, bravo.
M.V.: anni Che sono in carcere e sono innocente e ho tre operazioni, da fammi.. La mi moglie l’è a… la cascò a terra e la un può veni’ nemmeno a vedemmi, sicché. Io, la senta, unne posso più. Se la mi fa questa gentilezza di…
Presidente: Va be’, questa ormai è la classica… Va be’, va be’. Bravo, bravo signor Vanni.
Avv. Nino Filastò: Il convento passa questo.
Presidente: Basta, basta.
M.V.: Unne posso più.
Presidente: Lei, allora, signor Allegretti… Allegranti, ha sentito la voce del Vanni? Che le dice quella voce?
L.A.: Non mi dice niente.
Presidente: Non le dice nulla? Immaginavo.
P.M.: È ovvio.
L.A.: Io unn’ho mica da difendere il Vanni.
Presidente: No, no. Quella voce non…
L.A.: La prima volta l’ho sentito alla televisione, quando è stato arrestato.
Presidente: Senta, senta. Quella voce é una voce diversa da quella che parlò. .. quella persona che le ha fatto le minacce per telefono, è così? La voce che ha sentito ora, quella del Vanni.
L.A.: Sì.
Presidente: E’ diversa da quella che le fece le minacce per telefono?
L.A.: Sì. sì.
Presidente: Questo dice.
L.A.: Sì, sì.
Presidente: Bene. Allora sospendiamo dieci minuti, se non ci sono altre domande.
P.M.: Nessuna domanda il P.M.
Presidente: Bene.

Presidente: Allora, Pubblico Ministero, volevo fare presente che nel verificare il fascicolo del fatto accaduto a Baccaiano, non c’è il verbale di ispezione del Della Monica.
P.M.: Come no? L’ho depositato io, Presidente.
Presidente: No, non c’è, non c’è. Non ce l’abbiamo.
Avv. Aldo Colao: Presidente, anch’io mi ricordavo che esistesse…
Presidente: A me sembrava, però…
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Ecco, allora, se ne faccia un’altra fotocopia. Qui, può darsi che sia fuori posto, non fuori posto, non lo so.
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: No, faccia una fotocopia e si tenga la fotocopia.
P.M.: (voce non udibile) Sì. Bene. Faccio subito.
Presidente: Subito, perché ci serve-poi per…
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Sembrava che ci fosse… Può entrare l’altro teste, come si chiama?
Giudice a latere: Nocentini.
Presidente: Nocentini. Prego, avvocato Filastò, mi sembra che lei stava facendo l’esame l’altra volta.
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile) Sì.
Presidente: Bene. Dottore, è sempre sotto l’impegno che ha assunto l’altra volta, quindi… di dirci la verità… (voce non udibile)
Presidente: Sì, sì. Ha già giurato all’udienza dell’11 dicembre, quindi… Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: È un medico, un dottore, uno psicologo.
M.V.: Ah, un dottore. Ho capito.
Avv. Nino Filastò: Mi pare che l’altra volta, dottor Nocentini, eravamo rimasti a quella identificazione di certi aspetti psicologici di questa persona da lei ipotizzata, che richiamava alla memoria questo… che lei ha ritenuto potere, in qualche modo, essere vicina alla personalità di quel soggetto di cui lei aveva esaminato i delitti, attraverso gli atti che le erano stati forniti dal dottor Palazzo. La domanda è questa: nella identificazione di questo personaggio ideale, lei ha fatto alcune osservazioni circa la possibilità che aveva o meno questa persona, vari condizionamenti, di trovare le valvole di sfogo rispetto a una certa pulsione. Ecco, ci vuol spiegare un po’ che cosa lei ha detto in questo suo elaborato, su questo punto.
Carlo Nocentini: Io ipotizzavo, all’epoca, che non esistessero deviazioni minori. Nel senso che, sostanzialmente, la struttura paranoica, si basa su un aumento complessivo della pressione, fino a che non esplode nell’atto criminale. La presenza di deviazioni minori è in qualche maniera contraddittoria sul piano teorico e contraddittoria sul piano funzionale. Sul piano funzionale è contraddittoria perché la deviazione minore agisce comunque da valvola di sfogo della pressione e, come tale, rende difficile determinare quell’accumulo che poi porta ai delitti dei quali si sta… ai delitti che io periziai all’epoca. È anche contraddittoria sul piano teorico, perché la struttura paranoica è una struttura assolutamente rigida. E la presenza di deviazioni minori – voglio dire, se è comprensibile utilizzare questa terminologia – si verifica in strutture che sono molto più elastiche.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Senta, lei poi ha tentato anche un’anamnesi di questo soggetto.
C.N.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ce la vuole indicare in termini… nei termini in cui lei l’ha esposta, insomma? Sia sotto il profilo di eventuali situazioni di carattere familiare, sia sotto il profilo del suo comportamento a livello sociale, sia sotto il profilo dello status socio-economico, se basso, medio, medio-alto, eccetera, e anche sotto il profilo delle sue capacità intellettive, sul livello di cultura, e così via.
C.N.: Dunque, io premetto nuovamente quello che dissi l’altra volta, siamo in presenza di ipotesi a carattere probabilistico. Comunque, se è esatto che lo scopo dell’omicidio è quello di, in qualche maniera, sfregiare la donna da lui considerata in un certo modo. Sul piano anamnestico, questo offre una doppia ipotesi, e sottolineo il termine ipotesi. Offre una doppia ipotesi, che questo tipo di sfregio possa essere un atto che tende a sanzionare o una madre, e in questo caso si arriva alla conseguenza di una madre di un certo tipo, o l’esatto opposto di una madre, all’interno dei suoi vissuti. Quindi, da questo, poi, derivano una serie di considerazioni che procedono per percorsi logici e come tali suscettibili di qualsiasi tipo di opinabilità. Comunque, il percorso logico che io ritenevo più probabile era quello che, se si tende a sanzionare una madre, deve probabilmente esserci stata nella storia del soggetto un problema di un grosso abbandono. Se si tende a sanzionare l’opposto di una madre, esiste probabilmente nella storia del soggetto una madre santa, come tale, probabilmente, abbandonata, e di fatto, comunque, nella storia del soggetto è altamente probabile l’assoluta perifericità della figura paterna. Per capirsi, lo sviluppo di una personalità normale, o più o meno normale, con quello che significa normale, avviene sulla base di una triangolazione rappresentata dalla situazione bambino-madre-padre. Poi, madre, padre, possono essere figura femminile e figura maschile, basta che abbiano questo tipo di valenza. Avviene sulla base di una triangolazione. In una personalità di questo tipo, che appare focalizzata, in misura sostanzialmente totalitaria, sulla figura della donna, il polo paterno della triangolazione ha elevatissime probabilità di essere assente. Questo per quanto riguarda un’anamnesi in termini, tra virgolette, clinici.
Avv. Nino Filastò: Assente sotto il profilo di una morte oppure di un abbandono.
C.N.: Morte, abbandono. Evidentemente, l’assenza è un’assenza psicologica. Questo per quanto riguarda un’anamnesi clinica. Per quanto riguarda ipotesi sociali di anamnesi, ora, voglio dire… come dire, vediamo. Arieti definì l’intelligenza come la capacità di integrare un numero N di variabili. Un soggetto che compie quello che io allora vidi è un soggetto che tiene sotto controllo molteplici variabili, nel momento in cui compie quel tipo di atti. La capacità di tenere sotto controllo molteplici variabili è una capacità costante nell’individuo. Cioè, come dire, tutto sommato, l’elemento intelligenza è un elemento costante nella vita di un individuo, non si modifica più di tanto. Se io mi trovo di fronte a dei fenomeni all’interno dei quali esiste un controllo parossistico di tutto un complesso di variabili, io debbo ipotizzare necessariamente di trovarmi di fronte a un soggetto che ha questo tipo di capacità. E che questo tipo di capacità si riverbera nella sua vita di tutti i giorni. Da questo derivava l’ipotesi che, probabilmente, in virtù di questo tipo di capacità, lo status sociale del soggetto, siccome, in qualche modo l’intelligenza è un capacità premiante all’interno della nostra società, lo status sociale del soggetto non fosse in assoluto uno stato di tipo marginale. Ipotizzavo una classe sociale di appartenenza di tipo medio, medio-alto, sostanzialmente.
Avv. Nino Filastò: Dottore, lei quando parla di controllo delle variabili, fa riferimento alle modalità attraverso le quali sono avvenuti i delitti anche.
C.N.: Faccio riferimento alle modalità attraverso le quali sono avvenuti i delitti.
Avv. Nino Filastò: Cioè a dire, la capacità di rapportarsi rispetto a situazioni via via abbastanza difficili anche, insomma.
C.N.: Eh, certo, penso di sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
C.N.: Penso che, voglio dire, forse chiunque di noi, in quel tipo di situazione non avrebbe, credo, il controllo su tutto…
Avv. Nino Filastò: E anche alla capacità di restare praticamente anonimo per tanto tempo.
C.N.: Evidentemente. Io, all’epoca, nell’80, conoscevo l’anonimato in relazione a tre fatti.
Avv. Nino Filastò: Certo, certo. Volevo chiederle questo, dottore, lei ha anche ipotizzato che l’omicida identifichi in precedenza le sue vittime. Sa dirci sulla base di quali valutazioni lei ha immaginato questa possibilità?
C.N.: Beh, dunque, nella mia ipotesi il soggetto si sente investito di una missione. Ora, è molto difficile che una missione venga svolta casualmente. Un qualcosa che, in qualche misura – qui, comunque, vorrei precisare che cosa intendo per ‘identificare’ – stimola la fantasia, l’immaginazione, a mio avviso dovrebbe esistere. Mi verrebbe da dire, se, come dire, non fosse un po’ di dubbio gusto, in relazione all’argomento, però forse per capirsi… Nessuno di noi compra un qualcosa che non ha mai visto o non conosce in qualche modo. Allora, o noi accettiamo l’ipotesi – che a mio avviso non è molto probabile, per tutto il problema dei meccanismi intrapsichici dell’appostamento della “caccia alla posta”, come può esser fatta, non so, a un cinghiale: quello si mette lì, aspetta che qualcuno arrivi, che mi sembra problematico sotto molti aspetti. Oppure…
(voce non udibile) Ora basta, eh…
Presidente: Che è successo, che è successo, signor Rontini?
(voce non udibile) Niente.
C.N.: No, io chiedo scusa…
Presidente: E va be’, ora basta, noi aspettiamo, tutto quello che volete voi, però, un pochettino, eh. Signor Rontini, eh.
C.N.: Presidente, se per caso…
Presidente: Lei lo sa il punto di vista mio. Quindi, io ho sempre rispettato lei, l’abbiamo fatto sentire per primo… No, non disturbi e soprattutto non polemizzi… no, non polemizzi col Pubblico Ministero.
P.M.: No, no, non polemizzava con me, polemizzava con… dicendo: ‘i nostri figlioli non erano cinghiali’.
Presidente: Ah, va be’, va be’.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma questo lo sappiamo tutti, eh.
Presidente: È una valutazione…
P.M.: Sì, sì, ma non polemizzava con me, Presidente.
C.N.: Presidente…
Presidente: Lui non è un testimone. Spieghi pure il suo difensore, non è un testimone, è un consulente tecnico, quindi, va bene. Può fare certe ipotesi…
C.N.: Chiedo scusa…
Avv. Nino Filastò: No, Presidente, sta semplicemente, stava parlando della posta…
Presidente: No io mi riferivo a Rontini…
C.N.: Se mi sono espresso in maniera da offendere la sensibilità di qualcuno…
Presidente: No, no, no…
C.N.: … la prego di richiamarmi…
Presidente: Non credo, non credo.
C.N.: Ma, io non… Va bene. Dicevo, se non accettiamo l’ipotesi di una sorta di caccia alla posta, allora, c’è probabilmente qualcosa che ha attivato nella testa dell’omicida la procedura che poi porterà all’omicidio. In questo senso, questo qualcosa, come mi pare dissi già l’altra volta perché qualco… questo qualcosa non implica l’esistenza di un legame di conoscenza, di frequentazione o di cose di questo tipo. Però implica – nella perizia scrissi “tenue legame” – a mio avviso, il fatto che il soggetto, in qualche maniera, sia stato in precedenza visto, e che su questo “visto” si sia poi innescato tutto il procedimento. Mi pare di aver detto l’altra volta, e ritengo di poter confermare, che questo “visto” può essere semplicemente il fatto di aver visto due persone che si abbracciavano e si baciavano per una strada e, da quel momento in poi, scatta il meccanismo punitivo nei confronti della donna.
Avv. Nino Filastò: Benissimo, dottore, molto chiaro. Le chiedo questo ora. Io le ho fornito, prima che lei facesse questa deposizione, per eventuali sue valutazioni, degli stralci della perizia dell’equipe del professor De Fazio, quelli che ritenevo più interessanti, e anche un elaborato proveniente dall’Ambasciata degli Stati Uniti d’America e che proviene dall’Unità Investigativa della Scienza Comportamentale Forense di Quantico, in Virginia. Che è un elaborato il quale ha fatto più o meno l’operazione che ha fatto lei. Cioè a dire, ha tentato di identificare, come del resto loro fanno normalmente, questo lo sappiamo che la loro procedura, da un punto di vista investigativo, è quella di, preliminarmente, tentare una sorta di identikit psicologico dell’assassino, quando hanno a che fare, ovviamente, con degli assassini seriali. Io volevo sapere questo, rispetto, in particolare, prima di tutto, all’elaborato del Forensic Behaviour Science Investigative Support Unit di Quantico, lei ha rilevato dei dati, delle osservazioni contrastanti rispetto a quelle che lei aveva proposto nel 1981?
P.M.: Presidente, chiedo scusa, vi è opposizione del P.M. e chiedo di poter spiegare il motivo dell’opposizione. Il dottor Nocentini, è un teste in questo procedimento relativamente a un elaborato da lui fatto – ce l’ha confermato – per il Giudice Istruttore di Prato, al 1981. Quindi, è un teste per fatti di allora, non è un consulente tecnico della difesa. Quindi, non può conoscere, o comunque li può conoscere ma non può riferire in quest’aula, perché non è un consulente tecnico, su elaborati successivi, su fatti che, come ci ha detto il dottor Nocentini, non conosce e, quindi, non può esprimere opinioni, addirittura su elaborati successivi che si riferiscono esclusivamente a valutazioni su fatti diversi, per i quali il dottor Nocentini, in questo momento, è teste consulente di allora e non consulente della difesa. Quindi, vi è opposizione a questa domanda.
Presidente: Opposizione accolta, perché lui deve riferire solamente sull’elaborato che ha fatto lui, le opinioni che ha espresso lui. Bene?
Avv. Nino Filastò: Anch’io, se ritiene non necessario, posso star zitto, insomma. Però, a questo punto, io mi riferisco a quello che avevo esposto nella mia lista testimoniale del 10 maggio 1997, in cui si faceva riferimento a dei presupposti investigativi e in cui indicavo dei periti e consulenti tecnici, non dei testimoni. Su presupposti investigativi riguardo all’intelligenza, all’abilità, all’autocontrollo del soggetto, l’altezza, sulla personalità estremamente.. .
P.M.: Un perito non può poi diventare consulente tecnico, avvocato.
Avv. Nino Filastò: No, no, come perito io l’ho chiamato, lui è un perito.
P.M.: Come perito il suo conoscere è limitato al 1981.
Avv. Nino Filastò: Allora era limitato al 1981. Da allora, però, i fatti…
P.M.: Non ha fatto nessun altro tipo di perizia.
Avv. Nino Filastò: No, non ha fatto nessun tipo di perizia, però, la persona viene sentita qui nella sua qualità di perito. Quindi, può esprimere, a mio giudizio, dei pareri tecnici…
P.M.: Se vuole io le cerco le norme.
Avv. Nino Filastò: Va be’, insomma, lei insiste, però preferirei finire un discorso che uno, che è una cosa che mi riesce sempre più difficile in questa sede. Però, d’altra parte, voglio dire, è vero che il dottor Nocentini ha fatto una perizia che riguardava dei fatti che arrivano fino all’ottobre del 1981, però è anche vero che ha, nel suo elaborato, come venne fuori all’udienza precedente, esposto una prognosi. La quale prognosi si riverbera in maniera tragicamente profetica sul futuro. Perché, come scriveva in questa sua relazione, è quindi ipotizzabile che crimini quali quelli presi in considerazione vengano commessi nuovamente. Anche se non vi sono definibili tempi e frequenze, eccetera, eccetera. Cioè a dire, il dottor Nocentini aveva previsto che questi crimini si sarebbero reiterati, come realmente è avvenuto. Quindi, con riferimento a questa sua prognosi, quantomeno su questo che investe, sia pure a livello futuribile, accadimenti successivi, io ritengo che delle domande con particolare riferimento ad un elaborato che presenta, stranamente, delle affinità incredibili, perché questo elaborato dell’FBI, presenta delle affinità con quello che scriveva nell’81 il dottor Nocentini, straordinarie. Questo io cercavo di tirar fuori, sempre… di tirar fuori, di far emergere in questo processo, sempre a beneficio della verità, naturalmente. Comunque, io insisto…
Presidente: S’è fatto fin troppo, si sta facendo fin troppo per la verità, comunque, il limite della sua deposizione è quello che ho già detto poc’anzi. Quindi, niente. Se non ci sono altre domande, l’esame al Pubblico Ministero e alle altre parti.

P.M.: Grazie Presidente. Due cose soltanto. Dottore, io ho rivisto il suo elaborato dopo aver sentito la sua deposizione la volta scorsa e le vorrei, dando atto che lei è sempre stato, nella sua deposizione…
Avv. Nino Filastò: Comunque, scusi, Presidente, abbia pazienza, Pubblico Ministero, ma io stavo un pochino raccogliendo le idee, perché di fronte a questa obiezione, ho ancora qualche altra domanda.
Presidente: Va be’, si facciano altre domande, come no.
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Credevo che avesse finito. Tutto lì.
Avv. Nino Filastò: Sì, ho capito, ma stavo raccogliendo le idee…
Presidente: Se vuole possiamo darle cinque minuti. Non c’è problema, eh.
Avv. Nino Filastò: No, no, no, non ce n’è bisogno, Presidente, perché le ho raccolte le idee e so la domanda che devo fare. Naturalmente non so se ci sarà opposizione anche su questa, comunque… Sempre a livello del suo calcolo di tipo probabilistico, volevo sapere, prima di tutto se lei, esaminando la letteratura in materia, che non dubito che lei avrà esaminato ed approfondito, e sto parlando di letteratura che ha a che vedere in particolare con quel fenomeno, ormai disgraziatamente conosciutissimo in tutto il mondo e anche da noi che è quello dei cosiddetti serial killer. Le chiedevo se, in questa letteratura, le è emerso un qualche fatto o situazione in cui responsabili di delitti seriali, nella misura di cui noi ci stiamo occupando, sia emerso un gruppo di persone. Un gruppo di persone formato da, non dico due, ma tre, quattro o cinque persone unite fra di loro da non so quale vincolo, rapporto, o quale tipo di coesione di tipo psicologico. In letteratura sto parlando, per ora, per quello che lei esamina.
C.N.: Dunque…
Presidente: Mi raccomando sia piuttosto conciso…
C.N.: Si, la risposta… debbo solo premettere che non so se si stanno sovrapponendo cose del prima o cose del dopo, si parla di quasi diciassette anni fa. A me pare che l’unica situazione nella quale vi siano stati gruppi, sia stata la situazione Manson, negli Stati Uniti. E mi pare che esistesse un gruppo nel quale, tuttavia, il cemento che teneva insieme il gruppo era un cemento di tipo mistico-settario. Per il resto, mi pare che tutte le sequenze di serial killer, in particolare di serial killer con questo tipo di attività, fossero sequenze singole.
Avv. Nino Filastò: Bene. Ecco, da questo punto… a parte questo, con riferimento agli esami che lei ha fatto sulle carte rispetto al modus operandi ravvisabile all’interno di questa sequenza di delitti, lei ha riscontrato un margine di probabilità che possa trattarsi di un gruppo?
C.N.: Se debbo esprimere la mia opinione, escluderei l’esistenza del gruppo nella sequenza che ho esaminato io.
Avv. Nino Filastò: Grazie, non ho altre domande.
Presidente: Prego.
P.M.: Presidente…
Presidente: Sì.
P.M.: Grazie. Volevo tornare un attimo alla partenza. Lei dice ha esaminato tre delitti, dico bene?
C.N.: Sì, dottore.
P.M.: Ecco, ci vuol far capire, perché io questo non l’ho capito molto bene. Dice: ‘il’… Ho riguardato il verbale di quello che disse.
C.N.: Sì.
P.M.: Dice: ‘il Giudice Istruttore, mi dette delle foto, mi dette degli atti’… quindi, penso dei delitti di cui lei si occupava, ’74, e i due dell’81, dico bene? Io ho guardato quanti sono questi atti di quei delitti. Vorrei capire, lei ha avuto i faldoni processuali, o ha avuto qualche copia di foglio, gli è stato… perché non si capisce…
C.N.: No, io…
P.M.: …la sua… al di là della sua scienza di cui è stato molto chiaro, e poi ci arriviamo, anzi, per me è stato chiarissimo, volevo capire che atti ha esaminato. Perché l’altra volta a domanda lei dice: ‘vidi delle foto, dei fogli’. Capisce, i fogli di quei processi erano piuttosto ampi. Cioè, le fu dato tutti i processi a lei?
C.N.: No, no.
P.M.: E che tipo di atti ebbe. Anche il Presidente le chiese: ‘ma quali atti?’ Perché, capisce, per farsi un’idea di cosa ha visto lei, perché un parere scientifico rispetto al caso concreto bisogna vedere, perché poi, fra l’altro, ci sono stati altri cinque delitti dopo, su quello siamo sicuri lei non ha visto nulla.
C.N.: No, non ho visto nulla.
P.M.: Bene. Il suo incarico si ferma all’81.
C.N.: Sì.
P.M.: Bene. Ci può ricordare o far capire a noi, sulla base di cosa? Cioè, erano armadi pieni di roba…
C.N.: No.
P.M.: . . . originale o era qualche foto come ha detto lei?
C.N.: Dottor Canessa, voglio dire, le ripeto, se io dovessi darle l’elenco del materiale io non saprei darglielo perché il materiale è di diciassette anni fa, quindi… Non era…
P.M.: L’ha restituito.
C.N.: Si, si, tutto restituito, sì, sì.
P.M.: Ah, ecco.
C.N.: Non erano né armadi pieni di roba, né due o tre fogli. Si trattava complessivamente…
P.M.: Ecco, ma che tipo di fogli? Cioè, testimonianze…
C.N.: No, testimonianze non mi pare che fossero. Mi pare, ma con beneficio di inventario. Dunque, ricordo certamente che vi erano una quantità abbastanza ampia di fotografie.
P.M.: Fotografie dei tre delitti?
C.N.: Dei tre delitti. Dei corpi delle vittime e con particolari ingranditi di quello che era stato fatto sulle vittime, eccetera eccetera. Mi pare vi fosse, però non potrei giurare se c’era un documento in questo senso o se fu un’informativa verbale, mi pare vi fosse una perizia balistica relativa al proiettile…
P.M.: All’unicità dell’arma?
C.N.: Sì. Mi pare vi fossero dei… non so come si chiamano tecnicamente, delle specie di verbali in relazione ai ri…
P.M.: Sopralluoghi.
C.N.: Sì, dei verbali di sopralluogo.
P.M.: Sui fatti.
C.N.: Sui fatti, esatto. Questo più o meno, era tutto il materiale…
P.M.: Dei tre delitti: le foto, i sopralluoghi e atti che relativamente alla dinamica materiale.
C.N.: Alla dinamica materiale, allo stato dei luoghi, c’erano foto dei luoghi, c’eran cose di questo tipo.
P.M.: Questo è il materiale su cui si è mosso a quegli anni lì.
C.N.: Sì.
P.M.: Senta una cosa dottore, io ho visto tutte le sue considerazioni e mi sembra lei, molto onestamente, ha sempre detto, dice: ‘io mi riferisco a una’ -sono parole sue – ‘ipotesi, sempre usato una mia ipotesi’ – giustamente – ‘ad una logica probabilistica’ – ha usato questi termini – . E oggi è stato molto più chiaro quando ci ha parlato di madre santa, figura paterna sfumata o cose del genere, dice: ‘nella mia ipotesi’, eccetera. Io dico, volevo capire bene questo concetto perché mi sembra che poi lei è stato molto chiaro nel fare quella che è la sua diagnosi probabilistica, mette una frase che per me, se l’ho letta bene è chiarissima, vorrei vedere se l’ho capita bene. Lei dice, penultima pagina, dice: “Preme sottolineare a riguardo di questa ipotesi, che si tratta di un procedimento meramente ipotetico speculativo, i cui margini di attendibilità sono tali da non poter costituire in qualche modo, punto di riferimento”. Ci vuol spiegare cosa… ? E’ il concetto che ho capito io? Cioè, lei dice ‘è la mia cultura, la mia scienza che mi fa dire queste cose. Questo è quello che ho visto, ovviamente i margini di attendibilità sono tali da non poter costituire in qualche modo punto di riferimento’. Ci vuol spiegare cosa intendeva dire? Voleva spiegare i limiti del suo…
C.N.: No.
P.M.: … del suo lavoro?
C.N.: No. Preme sottolineare il riguardo…
P.M.: Il procedimento meramente ipotetico e speculativo. Il titolo di questo…
C.N.: No, no. La frase va letta…
P.M.: Ecco, è l’ambito di un’ipotesi anamnestica, no?
C.N.: Sì, la frase va letta in relazione al contesto. Allora il contesto precedente è: “Non appare possibile nè funzionale agli effetti delle indagini la definizione di un’ipotesi anamnestica basata sulla dinamica dei meccanismi interpsichici. Ci sembra opportuno partire dal dato sopracitato per azzardare un’ipotesi anamnestica relativa all’autore dei delitti, e, in particolare, afferente al probabile ambiente dove il medesimo è cresciuto ed è stato educato”.
P.M.: Quindi lei dice addirittura…
C.N.: “Il procedimento…”
P.M.: … azzardare una ipotesi.
C.N.: “… il procedimento ipotetico speculativo si riferisce al probabile ambiente dove…”
P.M.: Ho capito.
C.N.: “… il soggetto è cresciuto ed è stato educato.”
P.M.: Benissimo. Era quello che io volevo… Senta ancora una cosa dottore, per capire… abbiamo capito temporalmente la fase in cui lei è intervenuto in questo suo… collaborazione diciamo… Ecco, lei ci ha detto all’epoca, o ora, non ho capito all’inizio, la sua specializzazione è in psicologia?
C.N.: Sì.
P.M.: Ci può dire dove lavora, scusi?
C.N.: Io, in questo momento?
P.M.: Sì.
C.N.: A casa.
P.M.: E’ un libero professionista.
C.N.: Sì.
P.M.: E ha lavorato in qualche pubblica struttura?
C.N.: Io sì, sono pensionato. Ho lavorato prima al comune di Prato, al Centro Igiene Mentale Infantile; poi ho lavorato alla Regione Toscana.
P.M.: E alla Regione Toscana in che settore?
C.N.: Alla Regione Toscana io mi sono occupato prima di comunicazione e pubblicità, cioè di…
P.M.: Pubblicità?
C.N.: Sì. Prima di comunicazione e pubblicità e poi mi sono occupato, nell’ultimo periodo, quando ormai ero vicino ad andare in pensione, venni mandato a Finanza e Bilancio. Ero dirigente della Regione. Prima alla comunicazione e pubblicità al Gabinetto e poi…
P.M.: Lei non è medico?
C.N.: No, io sono psicologo.
P.M.: Sì, sì. Era…
C.N.: Sì.
P.M.: Quindi, finanza e bilancio è una cosa…
C.N.: Una di quelle cose che…
P.M.: … burocratica.
C.N.: Burocratiche, sì.
P.M.: Invece, all’epoca in cui fece questo elaborato, si occupava di psichiatria, di psicologia infantile?
C.N.: Nell’80… c’è un problema di date, non ricordo esattamente, ma mi sembra che io nell’81 ero ancora al Centro Igiene Mentale del comune di Prato.
P.M.: Ho capito. Un’altra cosa che, una domanda che le è stata fatta poco fa, quando le è stato chiesto sulla base delle sue conoscenze in letteratura, serial killer, queste… Lei è intervenuto da solo e ha detto, ‘all’epoca’. Ci vuole spiegare perché lei all’epoca aveva studiato queste cose o le studiò per questo specifico incarico?
C.N.: No, io all’epoca mi feci una rassegna sulla letteratura reperibile. La mia precisazione poi, forse, cioè, io ho detto prima che si tratta di una cosa molto vecchia; io poi di questi fatti non me ne sono più occupato. Come dire, esiste in questo momento nella mia mente un problema di date. L’avvocato Filastò mi aveva fatto una domanda sugli eventuali gruppi, ho detto che l’unico gruppo che a me viene in mente è il gruppo di Manson. Non sono in grado di precisare se il gruppo Manson fosse un qualche cosa di antecedente al momento in cui ho fatto la perizia, ossia un qualche cosa di successivo.
P.M.: Ecco, ma… poi professionalmente quale sviluppo ha avuto le sue occupazioni, le chiedevo di serial killer e di cose di questo genere, lei li ha continuati, se l’ha continuato a leggere, a informarsi per cultura personale o ha fatto altre perizie specifiche sul serial killer?
C.N.: No, no. Non ho fatto più perizie specifiche sul serial killer.
P.M.: Non ho altre domande, grazie.
C.N.: Anche perché non sono molto frequenti i serial killer, per fortuna.
P.M.: Certo.
Avv. Nino Filastò: Bene, insomma, non del tutto: l’Italia è il terzo paese al mondo per frequenza di serial killer.
P.M.: Non ho altre domande, Presidente.
Presidente: Altre domande?
P.M.: Nessuna.
Presidente: Bene, può andare.
Avv. Stefano Bertini: Io Presidente, scusi.
Presidente: Ah, scusi avvocato Bertini.
Avv. Stefano Bertini: Avvocato Bertini. Dottore, lei ha parlato di soggetto paranoico come di quello che può essere indicato come responsabile di questi delitti. Penso che abbia fatto questa affermazione in base a sui studi, anche su casi simili. Le risulta che in casi di delitti seriali precedenti o quel che esistono in letteratura, sia frequente la figura del paranoico come colpevole di questi delitti?
C.N.: Non credo di aver capito del tutto la domanda.
Avv. Stefano Bertini: Lei ha detto che il soggetto dopo aver commesso i delitti per cui lei esaminò gli atti, poteva essere un soggetto paranoico. Disse anche che la paronoia è una pura…, è una malattia molto rara, si evidenzia in modo molto raro. Io però le chiedo se lei ha effettuato dei confronti tra altri delitti seriali, se appunto in questi delitti, la figura del paranoico è rara o è frequente? In che misura si pone nei delitti seriali in genere?
C.N.: Ma, sa, qui ci sono due problemi. Uno è il problema del contesto linguistico nel quale utilizza il termine paranoico. Perché se il contesto linguistico è quello di tipo giuridico…
Avv. Stefano Bertini: Io mi riferisco al termine medico.
C.N.: Sì, però c’è un problema molto delicato. Se il contesto linguistico è quello di tipo giuridico, in condizioni di questo tipo, come dire?, quadro paranoico conclamato significa una psicosi, significa incapacità di intendere e di volere, significa possibilità che il soggetto anzi quasi certezza che il soggetto una volta uscito da un certo tipo di trattamento, ripercorra le cose. Se il contesto linguistico è invece quello clinico, il discorso è leggermente diverso. Allora, nel contesto clinico molti casi di serial killer, sono casi nei quali il soggetto presenta un quadro paranoico.
Avv. Stefano Bertini: Paranoico puro, come disse lei l’altra volta?
C.N.: Eh, puro…
Avv. Stefano Bertini: Lei parlò di un quadro molto raro.
C.N.: Puro, il quadro paranoico puro è un quadro molto raro nel senso che… però, voglio dire, così come raro il quadro paranoico puro, io non conosco le statistiche, però, non so se l’Italia sia il primo, il secondo, il terzo paese al mondo; è altrettanto raro, nella mia terminologia, l’esistenza del serial killer.
Avv. Stefano Bertini: Sì, sono rari i casi di paranoici puri. Però, guarda caso, sono tutti serial killer.
C.N.: No, no. Io non dico questo. Io dico che per sostenere, io dico che è come dire?, si può ritenere che la maggior parte dei casi, una buona parte dei casi nei quali opera un serial killer, ci si trovi in presenza di un quadro paranoico. Per arrivare alla conclusione però, che quel soggetto ha effettivamente un quadro paranoico, occorrerebbe, ovviamente, procedere a una visita medica del soggetto.
Avv. Stefano Bertini: Grazie. Non ho altre domande.
Presidente: Allora, può andare. Grazie.
C.N.: Grazie, Presidente.
Presidente: C’è altri testi?
Avv. Nino Filastò: Sì, l’avvocato Zanetti.
Presidente: Allora, lei è Zanetti
Giuseppe Zanetti: Giuseppe.
Presidente: Nato?
G.Z.: Il 28 agosto 1946 a Galeata (Forlì).
Presidente: Risiede?
G.Z.: Firenze via Modena 10.
Presidente: Legga la formula…
G.Z.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Avvocato Zanetti, lei è già stato ascoltato in merito ai fatti che io le chiederò. Ricorda di essere stato sentito al dibattimento di I Grado nel processo Pace!ani?
G.Z.: Sì, nell’estate ’94, se non ricordo male.
Avv. Nino Filastò: Lei conferma quello che ci ha dichiarato in quella occasione?
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Allora, io però volevo ripercorrere un po’ dall’inizio questa sua deposizione testimoniale già resa a suo tempo. Lei è avvocato…
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: … di professione. E’ stato, è ancora giudice conciliatore onorario?
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Lo è ancora?
G.Z.: Sì. Perché le cause pendenti presso il giudice conciliatore di Firenze non è numero tale, per cui, ancora l’ufficio non le ha…
Avv. Nino Filastò: Non è stato completamente soppiantato dal giudice di pace?
G.Z.: No.
Avv. Nino Filastò: Come avvocato lei è piuttosto un civilista, vero?
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Dunque avvocato, arriviamo, cerchiamo di inquadrare il tempo. Il tempo è il settembre del 1985.
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Lei rammenta se, a quell’epoca, aveva una certa abitudine, diciamo così, di tipo salutistico?
G.Z.: Sì, io all’epoca, come sempre quasi, sempre avevo l’abitudine e ho ancora l’abitudine, se posso, di andare a fare qualche chilometro in bicicletta quando sono libero. E allora lo facevo, diciamo, con una certa costanza nel periodo, come già prima ma non nell’estate, prima dell’estate e nel settembre, andavo spesso, siccome ero un giro abbastanza corto senza essere troppo corto, impegnativo senza essere troppo impegnativo; Lo facevo: nel settembre di quell’anno l’ho fatto forse una decina di volte, forse di più.
Avv. Nino Filastò: Quindi, se ho capito bene, lei percorreva questa strada per andare al suo studio o per… Lei abita da quelle parti?
G.Z.: No, no. Io abito da tutt’altra parte. Lo facevo specialmente in settembre, prima che si facesse buio, a volte, oppure tra il sabato e la domenica lo facevo di mattina, non sempre su quella, strada ovviamente. Prendevo la bicicletta e venivo agii Scopeti, salivo gli Scopeti, scendevo da San Casciano; oppure salivo da San Casciano e scendevo agli Scopeti e ritornavo allo studio, a casa, secondo.
Avv. Nino Filastò: In che ore, più o meno?
G.Z.: Nei giorni infrasettimanali, mi capitava o nell ‘intervallo del pranzo o la sera, magari uscendo prima dallo studio, il sabato e la domenica, la mattina.
Avv. Nino Filastò: Dunque, localizzando nel tempo rispetto |ai primi di settembre, la metà di settembre, la fine di settembre, lei fece, in un’epoca che ci preciserà, mese di settembre la prego di precisare se si trattava dei primi di settembre, della metà di settembre o della fine di settembre; lei fece delle constatazioni e poi ci dice di che cosa. Che cosa si trattava?
G.Z.: Dunque, per tutto il mese di settembre io ho percorso molto quella strada e, in diverse occasioni, sette, otto, nove volte insomma, in diverse occasioni, in diversi posti lungo questa o nelle immediate vicinanze della strada o comunque in posto che dalla strada si vedeva, ho notato – poi l’ho notato è una considerazione che ho fatto dopo, ho notato – ho visto, sempre la stessa macchina: cioè una macchina bianca di piccola media cilindrata percorsa sulla fiancata da una fascia rossa o amaranto, rosso scuro. Rosso, insomma. Spigolosa, direi, come usavano, come erano allora le linee delle automobili, non tonda come oggi. Sempre in piazzole in sentiero sul bordo della strada. Devo dire la verità, l’ora non la vidi e non feci troppo caso al ripetersi di questo. Feci caso al fatto che l’avevo vista molte volte, quando, nella, settimana precedente l’omicidio che avvenne in una piazzola nelle vicinanze di quella strada, vidi la stessa macchina per due volte con una persona vicino. Persona che, per quello che fu la mia impressione allora, dava la sensazione di essere, di essere appena scesa, di apprestarsi a salire. Insomma, una volta ricordo di avere detto nell’altra occasione della mia deposizione, era nella classica situazione di chi scende e si sistema, insomma, no?, come capita appena si è scesi dalla macchina.
Avv. Nino Filastò: Si sistemava i pantaloni, il gesto di tirarsi su i pantaloni.
G.Z.: Ecco, vedendoci una persona a fianco, dissi: ‘tho guarda, questa. . . finalmente ho visto qualcuno vicino a questa macchina che ho ultimamente visto molte volte.’ Mi pare nella settimana precedente l’omicidio dei ragazzi francesi. . . Questo, poi, lo ricordo perché dopo, nella settimana immediatamente successiva, fu praticamente impossibile percorrere quella strada. Smisi, perché, non so, dopo l’omicidio addirittura c’era la gente che vendeva i panini, insomma. Era diventato un luogo di…
Avv. Nino Filastò: Sì, di affluenza.
G.Z.: Da sagra.
Avv. Nino Filastò: Da sagra.
G.Z.: Quindi, ricordo che non potei, non ci andai più, non ci potevo, non ci volli neanche andare più. Non era piacevole passare di lì. E ricordo che, invece, c’ero stato e avevo visto questa persona nella settimana, direi nei sette giorni precedenti, più o meno, insomma.
Avv. Nino Filastò: Veniamo a quell’incontro che lei fece il giorno in cui vide questa persona in atteggiamento di chi è disceso da poco da questa macchina. Lei conosce, ha avuto modo successivamente, di vedere dov’è la piazzola in cui vennero uccisi i due francesi?
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
G.Z.: È un po’ prima della piazzola nella quale avevo visto la macchina.
Avv. Nino Filastò: Quindi a breve distanza.
G.Z.: Sì, mi pare che la piazzola dove sono stati uccisi i due ragazzi francesi è in un punto in cui la strada ha terminato di salire. Come la strada inizia leggerissimamente a scendere, sulla c’è questa piazzola dove io vidi questa macchina. Direi a un.. . massimo a un centinaio, forse in linea d’aria, meno. Fra i due ingressi delle piazzole, probabilmente, un centinaio di metri.
Avv. Nino Filastò: Un centinaio di metri. Quindi, praticamente, molto vicino al ristorante La Baracchina? Dove l’ha vista lei? Oppure dalla parte opposta…
G.Z.: Dunque, salendo dagli Scopeti verso Sant’Andrea in Percussina…
Avv. Nino Filastò: Per andare in Percussina…
G.Z.: … la piazzola dove furono uccisi i due francesi si trova sulla destra della strada.
Avv. Nino Filastò: Sulla destra, esatto.
G.Z.: Dopo cento metri, sulla sinistra…
Avv. Nino Filastò: Sulla sinistra.
G.Z.: . . . io vidi questa macchina.
Avv. Nino Filastò: Quindi dovrebbe essere più o meno all’altezza della Baracchina.
G.Z.: Sì, il ristorante mi pare, sia dopo, poco dopo.
Avv. Nino Filastò: Poco dopo.
G.Z.: Nel momento in cui, dopo una curva a sinistra, la strada ricomincia a salire.
Avv. Nino Filastò: Esattamente, esattamente. Ecco, ci vuol descrivere questa persona?
G.Z.: Dunque, era una persona, non so, la vedevo da una posizione leggerissimamente rialzata. Cioè, la strada è leggermente più in alto della piazzola. Quindi, dire che altezza potesse avere, può essere influenzato da quest’angolo di visuale. Direi una persona comunque alta. Forse un po’ meno di me, direi. Io sono un metro e 82; una persona di un metro e 75… Insomma l’avrei giudicata un po’ più bassa di me.
Avv. Nino Filastò: da questa posizione sopraelevata, però, in cui lei si trovava…
G.Z.: Leggermente sopraelevata, appena sopraelevata.
Avv. Nino Filastò: Sì.
G.Z.: Una persona di età… Io, allora, avrei detto di una… 50-55 anni. Ecco, questo. Non so, ieri ho visto allo studio una persona che ha dieci anni meno di me, sembrava mio padre. Quindi…
Avv. Nino Filastò: Va bene.
G.Z.: Direi 50-55 per come la vedevo allora, ecco.
Avv. Nino Filastò: Per come la vedeva allora.
G.Z.: Io ne avevo 40; una persona che potesse avere una decina d’anni più di me, ecco, questo…
Avv. Nino Filastò: Benissimo. E lei, all’epoca, aveva 40 anni.
G.Z.: Eh, sì. Io sono del ’46, adesso non ricordo quando è stato… Insomma, una quarantina d’anni,.
Avv. Nino Filastò: Senta, i capelli?
G.Z.: Capelli… dunque, capelli… era una persona leggermente stempiata, portati all’indietro.
Avv. Nino Filastò: Sì.
G.Z.: Come li ho io ora. Più bassi sulla testa…
Avv. Nino Filastò: Un po’ più tagliati a spazzola?
G.Z.: Sì, corti e leggermente… non tro… non pronunciata, ma evidente, la stempiatura.
Avv. Nino Filastò: Colore?
G.Z.: Colore direi… verso il grigio, insomma.. .
Avv. Nino Filastò: Brizzolati?
G.Z.: Sì, brizzolati.
Avv. Nino Filastò: E questa persona aveva qualche caratteristica particolare?
G.Z.: No. La…
Avv. Nino Filastò: La sua fisionomia, voglio dire, che espressione…
G.Z.: La sua fisionomia, che io ricordi, era un viso… come posso dire, un viso… se una caratteristica aveva, era quella di essere corvino, cioè, portato in avanti; un naso leggermente pronunciato che faceva sì che la faccia fosse un po’ spigolosa…
Avv. Nino Filastò: Un po’ pronunciata…
G.Z.: Un po’ pronunciata in avanti.
Avv. Nino Filastò: Con un naso un po’ a rostro.
G.Z.: Con un naso un po’ a rostro. Non troppo… ma comunque un naso che qualificava questo viso. Ecco, il viso era verso questo naso. Cioè, vedendola dal davanti, si vedeva una persona che aveva un viso pronunciato. Direi, ecco, a rostro, a uccello.
Avv. Nino Filastò: A uccello. Gli occhi, lo sguardo?
G.Z.: Non mi pare neanche guardasse verso di me, su questo non saprei dire. Quello che mi colpì – e non so perché mi colpì -era che era una persona… forse mi colpì perché, nel momento in cui vidi una macchina finalmente con qualcuno vicino che avevo sempre visto sulla strada, chissà, forse il mio subconscio, pensavo al cercatore di funghì, al contadino, al boscaiolo… Invece vidi una persona di un aspetto distinto, direi, ecco. Una persona da un aspetto, non so se posso dire, signorile, adesso. Perché, sui termini… distinto. Ben vestito, un giubbottino e un paio di pantaloni in tinta, cioè pantaloni azzurro, mi pare, carta da zucchero. Insomma, azzurro. E giubbottino Leggermente di colore più pronunciato. Era una persona che io, evidentemente, mi meravigliai di vedere vicino ad una macchina che evidentemente, vedendola, avevo attribuito forse a qualcuno…
Avv. Nino Filastò: A un cercatore di funghi, o a un personaggio… un contadino.
G.Z.: Certamente, insomma, mi rimase… Dissi: ‘toh…’ Insomma, era una persona distinta, indubbiamente.

Avv. Nino Filastò: Al dibattimento le venne mostrato il Pacciani.
G.Z.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E lei disse qualcosa a proposito di Pacciani?
G.Z.: Al dibattimento mi venne mostrato il signor Pacciani. E mi venne mostrato una foto del signor Pacciani dell’epoca più o meno corrispondente a… credo, almeno, al momento in cui avevo…
Avv. Nino Filastò: Sì.
G.Z.: Per cui dissi… Mi si chiese se poteva essere la persona che avevo visto io. Io dissi sicuramente no.
Avv. Nino Filastò: Senta, lei avrà visto sicuramente delle foto sui giornali del signor Vanni.
G.Z.: Sì, è vicino a lei…
Avv. Nino Filastò: Che è vicino a me. E, naturalmente, le faccio la stessa domanda che, a suo tempo, le fece il difensore di Pacciani. Se lei trova qualche assomiglianza fra il signor Vanni e la persona che lei vide a quell’epoca, in quelle condizioni che ci ha riferito.
G.Z.: Sicuramente no.
Avv. Nino Filastò: Non mi ricordo, Presidente, se le foto del signor Vanni all’epoca…
Presidente: Sono state prodotte. Però, ora…
Avv. Nino Filastò: … risalenti, sono state prodotte…
Presidente: … sinceramente…
Avv. Nino Filastò: Se ci fossero, se si possono far vedere al teste. Se ci dice qualcosa a proposito anche di quelle foto.
Presidente: Va bene. Sono prodotte le fotografie del Vanni, sì?
Avv. Nino Filastò: Mi pare proprio di sì. Ne produssi cinque o sei. Presidente, se ritiene fare una pausa di cinque minuti mentre si cerca le foto…
Presidente: Speriamo che si trovino subito.
P.M.: Presidente, ne approfitterei io.
Presidente: Possiamo continuare, intanto…
P.M.: No, volevo fare proprio la stessa istanza. Prima di fare il controesame, mi basterebbero cinque minuti. Quindi, potrei approfittare… Cinque minuti, cinque.
Presidente: Va be’, allora faremo cinque minuti, cinque. Io dico subito che alle due, oltre le due non posso andare, eh.
P.M.: Presidente…
Avv. Nino Filastò: No, ma io ho finito, Presidente.
Presidente: Ah, ecco…
P.M.: A me bastano veramente cinque minuti.
Presidente: Sospendiamo per cinque minuti.

G.Z.: No, no, non è la persona che ho visto io.
Presidente: Il teste esamina le fotografie del Vanni e dichiara: “Non è la persona che ho visto…”, eccetera. Ora si mostra un’altra fotografia da un album della Polizia. Per cortesia, questa qui, la prima. Se questa foto le dice qualche cosa. Poi diciamo chi è.
G.Z.: No… la… no, non è la persona che ho visto io. Dice il numero 1?
Presidente: Il numero 1, sì.
G.Z.: No, no.
Presidente: È la fotografia… si dà atto che viene mostrata al teste la fotografia del Faggi.
Avv. Nino Filastò: Vorrei che venisse mostrato al teste anche l’identikit, o gli identikit di cui dispone la Corte.
Presidente: Eh, più che lui…
Avv. Nino Filastò: Come?
Presidente: Dico, più che lui.
Avv. Nino Filastò: No, fra gli identikit e quella foto, Presidente, se mi permette…
P.M.: Se ha detto che non gli dice niente…
Avv. Nino Filastò: … c’è una differenza fondamentale.
Presidente: Va be’, si può prendere anche l’identikit, non c’è problema. Nel fascicolo aperto che… quello in fondo, di là. vada pure lì, è quello che sta verso la finestra, diciamo, nel tavolo. E’lì, aperto, il fascicolo. Per domani chi c’è? Scusate, mentre aspettiamo un attimo…
Avv. Nino Filastò: Il teste…
Presidente: Domani mattina chi c’è?
Avvocato ?: Presidente, credo che ci siano i testi dell’avvocato Zanobini che, in questo momento, sostituisco.
Presidente: Eh, c’era anche lei, il teste suo, o no?
Avvocato ?: Testi nostri no, Presidente.
Presidente: Va bene.
Avv. Nino Filastò: Poi, per venerdì, Presidente, io ho citato molti testi.
Presidente: Sì.
Avv. Nino Filastò: E poi ho citato, per lunedì prossimo, io ho citato i periti. De Fazio, dell’equipe De Fazio.
Presidente: Allora…
Avv. Nino Filastò: E per martedì, anche, ho citato un sacco di altri testi.
Presidente: Perché c’era il problema, noi dovevamo, quei testi che abbiamo sentito, cioè che ha fatto riferimento il Pubblico Ministero per Baccaiano, a mettere, siccome siete d’accordo, si può sentire gli ex articolo 507, subito. Così chiariamo l’episodio una volta per sempre e non se ne parla più. (voce non udibile)
Presidente: Si può fare anche, chiamarli anche…
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: No, domattina, Presidente, io non ci sono. Perché domattina… (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Va be’, ma domattina io preferire di no, perché domattina io sono impegnato…
Presidente: E chiamiamolo, chiamiamolo tra lunedì e martedì.
P.M.: Oppure venerdì.
Presidente: Venerdì ci sono i periti?
Avv. Nino Filastò: No, venerdì no, ci sono dei testi. Dei testi abbastanza rapidi, fra l’altro. Perlomeno…
P.M.: allora se sono rapidi facciamo venerdì…
Avv. Nino Filastò: Venerdì va bene.
Presidente: Domani mattina facciamo l’ordinanza e stabiliamo tutto. Venerdì per questo qui. Questa persona, o perlomeno, quel disegno lì, se quella persona così effigiata gli dice qualche cosa.
G.Z.: Questa, la persona raffigurata in questo disegno, dà l’idea di ciò che io ho visto; cioè, un viso di questo tipo, ecco. Non con questa… non con questo… Cioè, non con questi occhi, non con questa stempiatura. Però, quando intendevo dire un viso portato verso il naso, intendevo una cosa di questo genere, insomma, ecco. Non ci riconosco la persona che ho visto, però, ecco, la caratteristica di questa aquilinità del volto, è su questo tipo insomma, sicuramente.
Presidente: Si dà atto che viene mostrato al teste l’identikit che fu fatto del delitto dell’81 a Calenzano. Allora, altre domande?
Avv. Nino Filastò: Sì, sulla macchina Presidente. Questa macchina per caso ricorda la marca, se era…?
G.Z.: No, non ricordo la marca. Non so quanto possa valere quello che sto per dire, cioè, dopo ho saputo che si ragionava di una macchina del genere ed era una Fiesta. Ecco, quello che ho visto io poteva essere una Fiesta cioè piccola, molto squadrata. Però, io, allora, non feci caso alla marca e non me ne preoccupai.
Avv. Nino Filastò: A proposito di questa macchina, a suo tempo, durante il dibattimento, a proposito di questa faccenda le chiesero per quale motivo lei non aveva riferito queste circostanze se non in occasione del processo Pacciani. Lei fornì una certa spiegazione. Ce la vuol ridire?
G.Z.: Sì. Mi pare di aver detto… io le posso solo rifornire la stessa spiegazione. Per due motivi. Uno, dunque… a me, allora questa macchina non disse niente; non ho seguito il processo Pacciani se non saltuariamente come tutti, ogni tanto alla televisione. E seguendo casualmente un’udienza del processo Pacciani, io sentii che pareva essere di interesse una macchina che mi fece ricordare che doveva essere simile a quella che io avevo visto. Quindi, per me diventò un motivo di interesse quando, nell’estate del novanta… ’94
Avv. Nino Filastò: 4.
G.Z.: …’94, infatti, visto questo, telefonai all’avvocato difensore di Pacciani, dissi: ‘non so quanto o a chi possa interessare, se vi interessa io ho visto questo’.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
G.Z.: L’altro motivo, devo ripetere quello che dissi… Ah, nell’immediatezza del fatto, cioè la settimana dopo, quando ci fu questo omicidio, io non ripensai a questa macchina. Però, quell’inchiesta già allora aveva già fatto tanti mostri che, sinceramente, prima di andare a dire ‘ho visto una persona, così’ e buttarla, catapultarla in mezzo a questa inchiesta, secondo me bisognava pensarci un pochino.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
G.Z.: Comunque, per me allora non era importante.
Avv. Nino Filastò: Molto chiaro, grazie. Io non ho altre domande.
Presidente: Altre domande? Allora può andare l’avvocato Zanetti.
G.Z.: Grazie.
Presidente: Grazie.
P.M.: Presidente, chiedo scusa.
Presidente: No, no. Ho domandato, nessuno ha detto nulla; credevo che non avesse interesse, tutto qui.
P.M.: Io…
Avvocato: Microfono, grazie.
P.M.: Un attimo a disagio. Sarei qui a chiederle a…
Avvocato: Microfono, grazie.
P.M.: … a chiedere all’avvocato Zanetti una cortesia se me la può usare. Ed è questa. Per poter fare il controesame, ovviamente cosa di cinque o dieci minuti, avrei bisogno di un documento che pensavo di reperire e non son stato, in questi cinque minuti, capace di reperirlo. Gli chiedo, se fosse possibile, una delle prossime mattine che c’è udienza, per il controesame ricomparire quei dieci minuti quando…
Presidente: Domani mattina.
P.M.: Domattina sarebbe l’ideale.
Presidente: Domani mattina.
P.M.: Grazie, Presidente.
G.Z.: Domattina magari non… aspetti, non…
P.M.: All’ora che crede.
G.Z.: Non presto, ecco. Dopo le udienze in Tribunale.
P.M.: Benissimo.
Presidente: A quando…
G.Z.: Se fosse possibile.
Presidente: A quando… le dieci, le undici?
G.Z.: Le undici circa.
Presidente: Facciamo le undici. Allora, domani mattina riconvocato per le undici, domani mattina.
P.M.: Grazie mille, Presidente.
Presidente: Venga Tinnirello, il perito che è incaricato della trascrizione della telefonata…
P.M.: Cioè, era un confronto.
Filippo Tinnirello: (voce non udibile)
Presidente: Bravo.
F.T.: Qui c’è la bobinettina e qui c’è le trascrizioni che sono…
Presidente: Allora, lei ha fatto, ha espletato l’incarico; quella è la relazione, le trascrizioni.
F.T.: Trascrizione integrale di quello che dice il nastro, in pratica.
Presidente: Lo metta a disposizione della Corte.
F.T.: Lo consegno alla segretaria…
Presidente: Alla segretaria, sì.
F.T.: E la cassettina?
Presidente: La cassettina la può prendere il Pubblico Ministero…
P.M.: Era nei dati del P.M. , la possiamo restituire al P.M. .
Presidente: Bene. La può restituire al P.M. perché non è sequestrata…
F.T.: Benissimo.
Presidente: Allora, andiamo… Non c’è altro stamattina. Andiamo a domani mattina alle ore 9.00.
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Bene.

16 Dicembre 1997 40° udienza processo Compagni di Merende

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