12 Gennaio 1998, 45° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.
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Francesco De Fazio, Salvatore Luberto, Giovanni Beduschi, Ivan Galliani, Giovanni Pierini, Francesco Bruno
Presidente: Allora, buongiorno. Allora, Elisabetta, diamo atto della presenza delle parti. Filastò, per Vanni; Fenyes per… Gramigni, Bertini. Poi, Pellegrini, Curandai, l’altro avvocato per le parti civili. Curandai mi rappresenta anche le parti civili mancanti. Allora, le parti ci sono, quei signori che dovevano venire? Ufficiale Giudiziario, ci sono?
(voce non udibile)
Presidente: Ecco, sì. De Fazio, Pierini, Luberto, Galliani e Beduschi. Si facciano entrare. Ci vogliono delle sedie, qui.
Avv. Nino Filastò: Presidente, c’è anche il professor Bruno. Se lei ritiene, potremmo sentirli tutti insieme. Non lo so.
Presidente: Mah, io Bruno lo sentirei a parte, perché lui è una cosa a sé.
Avv. Nino Filastò: Va bene, non era che una proposta.
Presidente: Ah. Sentiamo il…
P.M.: ha difficoltà a sentirli tutti insieme come abbiamo fatto dall’altra parte? Allora, delle sedie qui. Sono cinque; quattro sedie.
Avv. Nino Filastò: Scusi, Presidente, non ho capito. Si sente anche il professor Bruno insieme?
Presidente: Ma Bruno chi è? È un consulente della difesa Pacciani, mi pare.
P.M.: Sì, esatto. Quindi, effettivamente, sono due campi diversi.
Avv. Nino Filastò: Casomai consentirgli di stare in aula, per…
Presidente: Sì, questo può stare in aula. Può stare in aula, poi lo sentiamo dopo.
Avv. Nino Filastò: Va bene, grazie.
Presidente: Allora…
P.M.: Come mai, Presidente, chiedo scusa, stare in aula? Per capire, io, sulla base di quale elemento? È un consulente di parte, almeno così in questo processo, di un imputato di un altro processo, il quale fece delle sue considerazioni in quel processo, di scienze e conoscenze.
Presidente: Allora, niente…
P.M.: Comunque, Presidente, nessuna forma di opposizione. Chiedevo per capire.
Presidente: Io il processo Pacciani non lo conosco. Chiaramente, eh.
P.M.: Credo che sia introdotto…
Presidente: Per una ragione che avevo spiegato all’inizio del processo.
P.M.: Credo che in questo processo la difesa lo abbia indotto come consulente… Non so come, vediamo.
Ufficiale Giudiziario: Prego, accomodatevi.
Presidente: Sì, sì, un microfono volante e ognuno se lo passa fra loro. Buongiorno. Allora, come si chiama lei?
Francesco De Fazio: De Fazio.
Presidente: De Fazio. Le generalità, per cortesia, alla signorina.
Fabio De Fazio: Francesco De Fazio, nato a Xxxx il XX/XX/XX
Avv. Nino Filastò: Scusi, Presidente, allora può entrare il dottor Bruno, o no?
Presidente: Mah, io, se siete d’accordo, può stare; se c’è opposizione, può andar fuori.
Avv. Nino Filastò: Presidente, per una questione di carattere pratico, per evitare poi di rifare sempre le stesse domande.
Presidente: Lo so, però d’altra parte…
Avv. Nino Filastò: Voglio dire…
Presidente: Allora, niente. Fuori, il professor Bruno. Scusi, continui lei, per cortesia.
Salvatore Luberto: Sì. Salvatore Luberto, nato a Xxxxxx il XX/XX/XX, domiciliato a Modena presso l’istituto di Medicina Legale.
Giovanni Beduschi: Giovanni Beduschi, nato a Xxxxx, XX/XX/XX, domiciliato a Modena presso Istituto di Medicina Legale.
Ivan Galliani: Ivan Galliani, nato a Xxxxxxx, il XX/XX/XX, domiciliato a Modena presso Istituto di Medicina Legale.
Giovanni Pierini: Giovanni Pierini, nato a Xxxxxxx il XX/XX/XX, domiciliato a Bologna Medicina Legale.
Presidente: Allora, … la formula dei periti.
(I periti, uno alla volta, leggono la formula): “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo nello svolgimento dell’incarico, mi impegno ad adempiere al mio ufficio, senz’altro scopo che quello di far conoscere la verità e mantenere il segreto sulle operazioni peritali.”
Presidente: Ecco il microfono lo tenga uno poi ve lo passate, secondo le… L’esame è stato chiesto dalla parte della difesa dell’imputato Vanni. Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Sì, Presidente. Ecco, io mi rivolgo più generalmente a tutti voi, al professor De Fazio che sostanzialmente è, come dire, il coordinatore della equipe di studio. E la prima domanda riguarda i termini d i limiti della loro indagine. Vale a dire se, prima di tutto, si è trattato di una indagine di tipo analitico, oppure sintetico. E quale fosse, in particolare, lo scopo di queste due analisi da voi svolte. Prima, qualsiasi persona venisse imputata in qualsiasi processo. Cioè il momento in cui gli inquirenti praticavano nel buio. Ecco, che cosa vi venne chiesto. Qual era lo scopo e il tipo di metodologia seguito. Questo, è la prima domanda.
Fabio De Fazio: Posso rispondere, signor Presidente?
Presidente: Chiunque, chi risponde, deve dare prima il nome, ai fini della trascrizione.
Fabio De Fazio: Sì, De Fazio. L’indagine che ci è stata chiesta dalla Procura di Firenze, rappresentava nel panorama peritale italiano, la prima indagine di questo genere. Non soltanto nel tipo di delitti per i quali si parlava, ma in genere il … Cioè si trattava di una indagine volta a risalire – così l’abbiamo teorizzata allora insieme ai magistrati che ci hanno dato l’incarico – dalla tipologia delle vittime alla possibile tipologia dell’autore. Dell’autore o degli autori. Quindi una indagine di tipo criminalistico. Però di tipo criminalistico esattamente all’opposto di quella che è la concezione della criminalistica, per cui si raccolgono tracce e poi, attraverso la traccia, si addebita questa traccia, non so… si raccoglie una traccia al fine della ricerca del DNA, e si addebita questa traccia poi a questo o a quell’altro autore. Qui si trattava invece di fare un esame accurato della tipologia delle vittime. Tipologia delle vittime significa, ad un certo punto, tipologia personalogica, tipologia ambientale. Un esame accurato correlato, questo primo esame, delle situazioni in cui le vittime sono state uccise, delle modalità con cui le vittime sono state uccise, e di tutti gli elementi che potessero rinviare ad una valutazione tipologica. E quando si dice tipologica, significa non il signor tal dei tali, significa risalire dalla tipologia delle vittime alla tipologia dei possibili autori. Cioè, di possibili autori nel senso non che debbono essere per forza multipli, gli autori. Ma nel senso che è un raggio piuttosto allargato nell’ambito del quale raggio andava ricercato 1’autore. Tanto è vero che poi, correlativamente alla attività peritale da noi svolta, mi risulta, anche se non siamo entrati noi in questo tipo di… che è stato istituito un apposito ufficio presso la Questura di Firenze, che cercava di raccogliere elementi tipologici relativi a possibili autori per creare dei raffronti, per creare cioè un raggio molto ampio nell’ambito del quale pescare e cercare i possibili autori.
Presidente: Scusi, professore, me n’ero dimenticato. Vuole essere ripreso dalla telecamera, o no?
Fabio De Fazio: Come?
Presidente: Volete essere ripresi dalla telecamera, o no? Avete difficolta?
Fabio De Fazio: Assolutamente indifferente.
Presidente: Bene. Prego.
Avv. Nino Filastò: Ecco, come dicevo prima, quindi lo scopo, è esatto dire che lo scopo di questo vostro impegno peritale aveva a che fare con le indagini. Vale a dire, voi siete stati interpellati di identificare… no, identificare, di delineare, eh, queste tipologie, probabili tipologie, allo scopo di consentire a coloro che facevano le indagini di restringere il campo della loro ricerca. È esatto, questo?
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Quindi voi eravate ben consapevoli, nel momento, ovviamente nel momento in cui svolgevate questa indagine, che i vostri, le vostre deduzioni, le vostre analisi avrebbero, in qualche modo, condizionato le indagini.
Fabio De Fazio: Condizionato 1’impostazione…
Avv. Nino Filastò: L’impostazione delle indagini.
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Fabio De Fazio: Ma più che condizionato, non mi sta bene condizionato, avvocato. Più che condizionato, avevano praticamente concorso ad orientare le indagini.
Avv. Nino Filastò: Ad orientare le indagini.
Fabio De Fazio: Nell’ambito di una impostazione in cui il responsabile delle indagini che è il Pubblico Ministero è…
Avv. Nino Filastò: Certamente, ma certamente. Infatti la parola era sbagliata. Ora io le chiedo: nelle vostre intenzioni, la comparazione dei dati obiettivi. Perché voi a questo lavoro avete fatto prima di tutto, attraverso una comparazione dei dati obiettivi di cui disponevate. E’ esatto?
Fabio De Fazio: La comparazione, una comparazione significa comparare, cioè, comparare una persona di una determinata altezza, ad un altro campione. Noi non abbiamo fatto una comparazione. Abbiamo evinto degli elementi di… Il nostro scopo era evincere elementi di giudizio dalla valutazione delle variabili alle quali ho fatto prima cenno: le vittime, le modalità di uccisione, i luoghi e le cadenze temporali e via di seguito, per delineare possibili figure psicologiche di autori.
Avv. Nino Filastò: Sì, certo. Forse anche qui il termine non è esatto. Volevo dire che il vostro primo impegno è stato quello, non tanto di analizzare delitto per delitto, singolarmente. Fare questo, evidentemente. Enucleare da ogni delitto delle componenti evidentemente importanti.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: E poi metterle in rapporto con le altre.
Fabio De Fazio: E poi vedere quali erano le variazioni…
Avv. Nino Filastò: Quali erano… ecco.
Fabio De Fazio: Le similitudini…
Avv. Nino Filastò: Le similitudini.
Fabio De Fazio: … e anche l’eventuale evoluzione nel tempo, nel modus operandi. Cioè, nelle ipotesi… Noi abbiamo sempre tenuto presente l’ipotesi di possibili più autori e ipotesi di un autore. Poi abbiamo anche espresso le nostre opzioni finali su questo tipo di impostazione. Però, nel svolgere le indagini, abbiamo tenuto questo parametro. E questo parametro ci serviva poi anche per stabilire una eventuale evoluzione del modus operandi di un eventuale unico autore.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ecco, e da questo punto di vista, questo lo avete detto ora. Non ricordo se durante l’esame dibattimentale, oppure in una delle relazioni, avete detto che fra, dopo la valutazione delle singole azioni omicidiarie, le connessioni, il fatto di aver rilevato da parte vostra delle connessioni, nel senso di affinità fra l’una e l’altra azione omicidiaria, questa vostra valutazione aveva validità di strumento di prova.
Fabio De Fazio: Lo abbiamo detto noi?
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Questa validità aveva strumento di prova?
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Cioè…
Avv. Nino Filastò: Stavo dicendo, quando voi avete riscontrato… per esempio, faccia conto, voi avete fatto una valutazione anche di tipo elettronico delle escissioni riguardanti la parte pubica di quattro ragazze. E, fatta questa valuta… Voi avete esaminato i singoli casi. E, dopodiché, avete riscontrato l’esistenza di determinate affinità. Riscontrandola proprio materialmente, ecco, attraverso poi lo vedremo meglio questo aspetto, attraverso l’esame grafico ed elettronico delle ferite. Ecco, quando voi dite in quel caso, ricavate determinate conclusioni da questo esame connesso, comparato, di queste diverse escissioni, secondo voi questa vostra valutazione – mi pare lo abbiate già detto, anzi, lo avete già detto – ha validità di strumento di prova, di fonte di prova, oppure no? Ecco, questo è il discorso.
Fabio De Fazio: Avvocato, lei mi mette in imbarazzo, perché la perizia si qualifica come mezzo di prova. E una perizia ci è stata data. Questo, però, è un discorso di tipo giuridico procedurale che non interessa me, medico-legale. Quindi, la perizia si qualifica in… Ma questa perizia, in particolare, essendo una perizia che era volta a risalire dalla tipologia dei reati alla tipologia del, o degli autori, evidentemente è una perizia particolare nel cui contesto delle singole attività svolte, compresa quella alla quale lei fa rifermento, sulla quale tornerò specificamente, rappresentano dei tasselli di attività svolte in funzione della soluzione del quesito al quale abbiamo fatto riferimento. Risalire alla tipologia dei delitti… Quindi, se lei praticamente chiede una qualificazione della perizia sul piano giuridico procedurale, non ha bisogno di chiederlo a me, lo chieda a se stesso, al Presidente, al Pubblico Ministero, perché… Se chiede, però, se realmente le attività da noi svolte in questa perizia hanno valore di prove, allora io le devo dire, secondo buon senso, che no. Sono elementi valutativi che si raccolgono in funzione di propensione. Perché la nostra perizia che serviva praticamente a valutare, in funzione dei delitti commessi, anche nella ipotesi di una propensione di ulteriori delitti, se si trattava di più autori, o di un autore. E le tipologie di questo autore. Noi poi, per altro, venendo nel inerito, non abbiamo fatto questa valutazione che è l’analisi elettronica di immagine sui reperti che abbiamo di fatto di volta in volta accertato, perché non abbiamo fatto noi le autopsie dei singoli casi. Per altro, soltanto nell’ultimo caso, l’autopsia non è stata affidata né a me, né ai miei collaboratori. Ma io ho partecipato, ho visto l’esecuzione dell’autopsia. Negli altri casi, non ci eravamo nemmeno. Quindi, le indagini sono state fatte su un piano, per così dire, virtuale. Noi abbiamo preso una delle indagini abbastanza importante per i nostri fini: riguardava prendere persone, un gruppo di venti persone, tra cui pochissimi addetti che svolgevano autopsie. Quindi in grado di tagliare, che avevano una determinata tecnica a tagliare, e gli abbiamo fatto far dei tagli, a queste persone. Poi abbiamo esaminato queste immagini e abbiamo evinto l’uovo di Colombo, l’acqua fresca. Cioè, che ognuno di noi agisce alla propria psicomotricità in un determinato modo. Se io taglio la bistecca, permetta… fin quando non mi ammalo, fin quando non ho alterazioni anche di tipo neurologiche, fin quando non mi trema la mano, allo stesso modo; un altro, la taglia con un altro angolo di incidenza. È chiaro che se mi si avverte, o se mi si dice: ma tu… posso benissimo variare le modalità di taglio. Però ognuno di noi ha una motricità, per cui esegue, tranne alterazioni patologiche, allo stesso modo. E allora abbiamo visto che, abbiamo sperimentalmente visto che esistono modalità di tagliare abbastanza… E siamo andati a vedere le fotografie che sono state svolte di volta in volta dalla Polizia. Per altro, con obiettivi diversi, con macchine fotografiche diverse, con incidenza diversa… Mentre, se nell’’ambito di indagini seriali, sarebbe stato opportuno un certo tipo di tipologia unitaria divisione. Abbiamo preso queste fotografie e allora abbiamo evinto, quindi si tratta di una prova – lo stabilisca lei se è prova, o se non è prova – abbiamo evinto che praticamente, nella serie di lesioni che le vittime presentavano, sussistevano caratteri tali da consentire di ipotizzare che si trattasse di una stessa mano. Se questa è prova, o meno, non…
Avv. Nino Filastò: Certo. Ma io mi riferivo a questa espressione che ha usato, per chiarire un punto di vista che è questo: questi vostri elaborati, sia i due elaborati scritti. Il primo che arriva fino al ’94, all’omicidio… dell’84, scusi. E l’altro che comprende invece l’omicidio del settembre dell’85, sia il vostro esame in sede di dibattimento, nel corso del processo Pacciani, comprende grosso modo, direi, due ordini di valutazione e contemporaneamente di problemi. Cioè a dire, il primo è un principio di carattere analitico, in cui voi analizzate, vedete da vicino e contemporaneamente tentate delle connessioni, rispetto ai dati obiettivi cosi come evidentemente vi vengono forniti attraverso foto, attraverso rapporti, relazioni e tutto il resto. E questo aspetto, come dicevo prima, analitico, ha una sua validità. Quale sia e come debba definirsi sul piano giuridico, se valore di prova, oppure no, questo è un altro discorso. Mentre diverso è il piano successivo. Cioè a dire, molto più ipotetico evidentemente, in cui voi, partendo da quella analisi, proponete una serie di rilevi, anche per esempio in punto di dinamica psicologica. È corretto questo discorso? Cioè a dire, di questo diverso duplice aspetto del vostro, direi per me fondamentale impegno analitico e d’altro genere?
Fabio De Fazio: Sì, sostanzialmente sì. Dinamica psicologica forse è un termine generico. Ciò che ha guidato la nostra indagine è stato, da parte nostra, un impegno molto valido, non valido non ha importanza, ma certamente molto approfondito di valutazione crimino-genetica e crimino-dinamico, che significa ad un certo punto valutare, dopo aver fatto una analisi di dati. Lei chiama analisi di dati, o analisi di elementi che riguardavano dati raccolti da altri in situazioni diverse. E abbiamo creato una sintesi di tipo crimino-genetica o crimino- dinamico. Tanto per fare un esempio, no? E’ solo per fare un esempio: evidentemente, nella tipologia dei cosiddetti serial killer con i quali si intende alludere a reati di tipo sessuale, diversamente tutti i reati di mafia sarebbero reati di serial killer, perché un mafioso ne ammazza 30-40, senza risparmi di energie. Esistono situazioni in cui… anzi, la maggior parte delle situazioni, in cui la persona che uccide, uccide dove capita e quando capita: per strada, nell’ascensore, nella viuzza… E non situazioni, come in questo caso, che hanno un loro significato stabile: cioè, situazione di coppia, uccidere sempre persone in coppia, uccidere sempre persone appartate in luoghi con una macchina, uccidere sempre persone che si stanno accoppiando, o stanno, o perlomeno sono ai preliminari di un accoppiamento. E già questo è una variabile molto importante, rispetto alla ordinaria estrinsecazione di delitti in serie di un uomo nei riguardi di una donna, o in più uomini nei riguardi di una donna. Quindi è una posizione crimino-genetica e crimino-dinamica.
Avv. Nino Filastò: Certo. Comunque, il vostro primo obiettivo, nell’’ambito di questa indagine, è stato quello di identificare, beh, quella che io definisco, ma anche voi mi pare lo definite qualche volta in questo modo, come dinamica materiale dei delitti.
Fabio De Fazio: No, dinamica materiale e dinamica psicologica dei delitti.
Avv. Nino Filastò: Sto parlando del primo obiettivo.
Fabio De Fazio: Sì, dinamica materiale.
Avv. Nino Filastò: Dinamica materiale. E questo voi lo avete fatto applicando piuttosto un metodo analitico, che non sintetico. E’ così?
Fabio De Fazio: Tutte le valutazioni hanno una fase analitica e poi sintetica, per forza.
Avv. Nino Filastò: Certo. No, io sottolineavo questo aspetto delle analisi, perché è un aspetto che proprio lei, professore, aveva nell’ambito nel suo esame, nel corso del processo Pacciani, sottolineato, proprio rispondendo a certe notizie di stampa che attribuivano alla vostra equipe il fatto di aver creato un identikit – e lei giustamente dice: non vedo nulla. Dal nostro obiettivo lei ha fatto, questo identikit…
Fabio De Fazio: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Ma è stato, prima di tutto, questo impegno di carattere…
Fabio De Fazio: No, no, questo è vero.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Fabio De Fazio: No, questo è vero, perché identikit significa, ad un certo punto, esattamente il contrario.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Cioè, noi qui dentro testimoniamo che abbiamo visto un uomo che è uscito, che aveva la barba bianca, le sopracciglia folte… Cioè, l’identikit è esattamente il contrario… Questa è una predizione; quella lì invece è una memorizzazione di dati in funzione ad aiutare la Polizia a scoprire… Quindi il termine identikit, come tanti altri termini, sono stati usati dalla stampa impropriamente, in questo caso.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ora, fatta questa premessa, diciamo così, metodologica e di impostazione generale del vostro lavoro, io vi chiedo di, sinteticamente, indicare quelli che… Lo ha già fatto lei, professore, ma così, in passant, non su domanda specifica…
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: … quelli che, secondo voi, sono gli aspetti comuni di questi delitti cominciando dal 1968. Cioè a dire, se sono identificabili, è identificabile una serialità, nel senso di esistenza di elementi di carattere comune di questi delitti, dei delitti di cui ci occupiamo. La Corte per la verità si occupa di una parte di essi, vale a dire qui cominciamo di occuparci di questi delitti a partire dall’ottobre del 1981, arrivando fino all’85.
Fabio De Fazio: Cioè li richiede dall’inizio, dal ’68 in poi.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Invece io voglio sapere se, dal ’68 in poi, fin dal ’68 è ravvisabile, sono ravvisabili degli elementi comuni in tutti questi delitti che comprendono appunto ’68, ’74, ’81 numero 1, e poi ’81 numero 2, eccetera. Ecco.
Fabio De Fazio: Beh, noi abbiamo utilizzato un sistema elementare. Abbiamo esaminato le caratteristiche comuni e differenziali fra i vari delitti. E queste analisi dei singoli episodi delittuosi han tenuto conto, nella sottoipotesi del fatto che si potesse trattare di una sola persona, della possibilità di evoluzione del modus operandi. Ora, cominciamo con delle osservazioni elementari: la stessa arma; proiettili provenienti dalle identiche partite di proiettili. È chiaro che sono dati che noi abbiamo acquisito perché c’erano agli atti. E praticamente le stesse condizioni ambientali e le stesse situa… e situazionali. Questo è molto importante. Abbiam fatto – non l’abbiamo presentato perché è stato un nostro brogliaccio di lavoro, ma ce l’abbiamo qua con noi, credo che l’abbiam portato – abbiam fatto un librone molto più grosso di questo, di una analisi comparativa di tutti i delitti seriali di cui alla letteratura internazionale, tedesca in particolare, perché poi di italiani non c’era niente. E abbiamo visto come il serial killer operava nelle condizioni in cui gli si creava l’occasione, non è che operava e opera nelle… E anche se andiamo a vedere i casi successivi a questo, i casi americani: l’anno scorso abbiamo avuto un collega americano che ha fatto un corso nel nostro istituto relativamente alle esperienze americane in questo settore, e allora il serial killer opera, uccide dove gli capita di uccidere. Qui, invece, abbiamo le stesse condizioni ambientali e situazionali. E poi siamo passati…
Avv. Nino Filastò: Ecco, per esempio, esplicitando? Progressione, cioè a dire, fase lunare?
Fabio De Fazio: Progressione…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Sono elementi non di rilievo medico-legale e criminologico. Sono elementi di base comune, che hanno un loro significato.
Avv. Nino Filastò: Comunque, ma esplicitando queste condizioni comuni, sono, riguardano che cosa, professore? La fase lunare per esempio, no?
Fabio De Fazio: No, riguardano…
Avv. Nino Filastò: O le condizioni di luminosità, la collocazione geografica, così.
Fabio De Fazio: Sì, ma le circostanze. Cioè soprattutto riguardano, il fatto singolare di questo delitto, di questa serie di delitti, è che l’uccisione della donna avviene quando la donna è in coppia, in fase di accoppiamento. Questa è la singolarità. Perché se io una… realizzo delitti sessuali come equivalenti sadici di atti sessuali, li realizzo dove mi capita e quando mi capita; anche in ascensore, insomma, per dirne una.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Quindi qua c’era una serie di cose che orientavano già in un determinato modo. Ma non c’era proprio poi manco bisogno della perizia: questo è stato percepito dalla Polizia, dagli inquirenti, nel momento in cui è stata disposta la perizia. Qua c’è una scheda che riassume tutti quei dati lì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, vuole illustrare la scheda.
(voce non udibile) No, no.
Fabio De Fazio: No no, io l’ho letta… Eccola qua. Dicevo, c’è tutta una serie di elementi di base. Poi cominciamo con l’escissione. Per quanto riguarda l’escissione di parte della regione genitale, questo c’è a danno di tre vittime nell’ambito dei delitti che sono realizzati dal ’68 all’84.
Avv. Nino Filastò: Quattro, professore.
Fabio De Fazio: No, andando dal ’68 all’84…
Avv. Nino Filastò: Ah, fino all’84, sì, ha ragione.
Fabio De Fazio: Stavo guardando la prima perizia. Non è che mi…
Avv. Nino Filastò: Sì sì.
Fabio De Fazio: … ricordi le perizie.
Avv. Nino Filastò: Mi scusi.
Fabio De Fazio: Bisogna che le segua.
Avv. Nino Filastò: Mi scusi.
Fabio De Fazio: E poi abbiamo guardato le caratteristiche tecniche di produzione delle lesioni, tenuto conto della possibile evoluzione del modus operandi del soggetto. Per esempio, nel caso, nell’ultimo episodio dell’84 – caso Rontini – viene attuata una estensione dell’escissione pubica che è sostanzialmente simile a quella effettuata nell’81 nel caso Di Nuccio. Quindi abbiamo, nell’81 una escissione pubica, che diventa più vasta nel caso Cambi, che diventa ancora più estesa nel caso Routini. Cioè c’è uno stesso tipo di tecnica, una stessa sede, una stessa probabilmente motivazione nella escissione – motivazione che poi, in seguito, potremo…
Avv. Nino Filastò: Approfondire.
Fabio De Fazio: … approfondire – ma con tecniche che possono minimamente variare e migliorare. Perché c’è una tecnica che migliora da parte di chi delinque, o da parte di chiunque fa una cosa pratica. Quindi si coglie praticamente, più o meno, una stessa mano con evoluzione del modus operandi. Lo stesso riguarda l’uso della pistola, perché evidentemente chi ha cominciato a sparare non aveva una cognizione sicura del potere d’arresto della sua pistola. Tanto che sceglie inizialmente, come bersaglio preferenziale, il torace della vittima. Poi…
Avv. Nino Filastò: Questo, nel ’74, vero professore?
Fabio De Fazio: Sì. Posso dirglielo analiticamente, se vuole, andiamo a guardare caso per caso.
Avv. Nino Filastò: No no, ma…
Fabio De Fazio: Sì. Poi, dall’81 in poi, comincia a sparare preferibilmente al capo.
Avv. Nino Filastò: Tanto è vero che nel ’74 è costretto a finire la vittima con l’arma bianca.
Fabio De Fazio: Con arma bianca. E praticamente, nei due episodi che seguono al ’74, c’è l’uso dell’arma bianca. Ora, fermiamoci un attimo all’uso dell’arma da fuoco. L’uso dell’arma da fuoco, secondo la nostra esperienza – Che la mia esperienza medico-legale è anche quella del professor Beduschi, e che non riguarda questa casistica qua. Perché questo collegio è composto da persone che si interessano di criminologia, ma che: alcune delle quali, Beduschi e me, si occupano particolarmente anche di attività necroscopica, quindi su cadaveri; e Pierini, tossicologica e in laboratorio. E invece Luberto e Galliani: criminologi. Ora, voglio dire questo, in questa valutazione dell’uso dell’arma da fuoco, da questa valutazione scaturisce in rapporto a nostre esperienze di casi diversi, che si tratta di un soggetto non espertissimo all’inizio, tutt’al più dedito al tiro occasionale, con dischetti e … naturali di tiro. Ma non con esperienza consumata, non è… Che però, a furia di far delitti, diventa capace di valutare bene le potenzialità della propria arma. Tanto, per esempio, da sparare ai due giovani tedeschi nell’83 attraverso la lamiera della carrozzeria del furgone, conseguendo effettivamente 1’intento. Quindi, c’è un miglioramento del modus operandi. Ma questo non deve meravigliare. C’è anche un miglioramento nella donna, che comincia… che si sposa e comincia a cucinare, e fa l’omelette bene tre mesi dopo.
Avv. Nino Filastò: Qualche volta sì, qualche volta no.
Fabio De Fazio: Qualche volta no. Quindi, voglio dire, però un tentativo di miglioramento c’è.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Forse l’esempio è un po’ maschilista, è vero?, lo ritiro.
Avv. Nino Filastò: Non politically correct.
Fabio De Fazio: Sì, non politically correct. E per l’arma bianca, indubbiamente il soggetto si rivela, sin dall’inizio dell’uso dell’arma bianca, più esperto nell’uso. Che significa più esperto nell’uso? Cioè praticamente spara un po’ così, e invece incide non a casaccio. E però abbiamo, in alcuni casi, anzitutto un uso in un caso, dell’arma bianca, per finire la vittima che non si decideva a morire. Poi abbiamo in alcuni casi dei tagli di prova, e in casi successivi invece dei tagli mirati alla produzione del feticcio, dell’oggetto che doveva portar via. Anche qui quindi c’è una evoluzione, non tanto nell’apprendimento dell’uso del coltello, tanto nel prodotto che il coltello doveva fornire. E che era il feticcio. Basta, io mi fermerei qua.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ecco, aggiungerei – voi l’avete aggiunta – a queste valutazioni circa le connessioni e le affinità fra i vari delitti, anche determinate scelte. Come per esempio, appunto, quella della fase lunare. E sono sempre giorni… notti di novilunio o di-ultimo quarto di luna. Giorni prefestivi, sempre. Salvo un caso, in cui però il giorno successivo era previsto uno sciopero generale. La scelta dei luoghi, che corrisponde più o meno, la scelta dei luoghi corrisponde a delle caratteristiche quasi sempre molto simili: strada abbastanza vicina, spiazzi direi quasi sempre piuttosto aperti, raramente chiusi. Cioè a dire, non siamo dentro a un macchione, siamo sempre in condizioni di una certa apertura. E poi la, alla fine quella che voi avete definito, ritualità di queste lesioni. È esatto questo? Benissimo. Ora, volendo… Ecco, io però, da questo punto di vista, voi avete giudicato spuri -questo è il tipo di aggettivo usato – all’interno di questo tipo di serialità voi avete definito spuri due delitti; non tanto per la esistenza di condizioni esterne, che li avrebbero resi tali, come nel caso dei tedeschi e come nel caso di Baccaiano. Ma proprio spuri, come dire?, fin dall’origine, sotto il profilo dell’ideazione, sotto il profilo della pulsione, degli intenti da parte dell’autore o degli autori. E sono il 1968 e il ’74.
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Nel primo. Ora, quest’aspetto che in qualche modo esce dal quadro, del primo delitto del 1968, voi giustamente lo avete visto nella esclusione di valenze di tipo lust murder, cioè a sfondo sessuale; in quanto che manca, mancherebbe secondo la vostra valutazione, qualsiasi intervento sul corpo della donna.
Fabio De Fazio: Dunque, per ciò che riguarda il primo delitto, e sempre stando agli elementi di giudizio evincibili, che si potevano evincere dagli atti, il delitto Locci, per intenderci.
Avv. Nino Filastò: Sì, Locci-Lo Bianco.
Fabio De Fazio: Locci-Lo Bianco. Beh, lì, partendo… Se quel primo delitto fosse rimasto un delitto solo, isolato, non ce ne fossero stati altri, un perito, un inquirente che andava a vedere quelle vittime in relazione a quello che abbiamo trovato nel… eccetera, non c’erano elementi tali da qualificare quel delitto come lust murder. Come delitto, cioè, volto ad ottenere piacere. Questo abbiamo detto.
Avv. Nino Filastò: Sì, ecco, però io volevo sapere…
Fabio De Fazio: Non è detto però che…
Avv. Nino Filastò: Volevo sapere, sotto questo profilo…
Fabio De Fazio: Non è detto che chi l’abbia fatto non abbia…
Avv. Nino Filastò: Certo. Però…
Fabio De Fazio: Non abbia fruito piacere da quel delitto.
Avv. Nino Filastò: Sì, professore. Però io, quello che volevo chiedervi è, siccome non ne ho trovato traccia nella vostra relazione, se voi eravate al corrente al momento di esprimere questo parere, anche, come dire, questa differenza, sottolineare questa differenza rispetto ai successivi, sapevate che la donna post mortem era stata rivestita. Vale a dire, le erano state rinfilate le mutandine, e in qualche modo i cadaveri erano stati poi separati l’uno dall’altro, dopo essere stati uccisi, essendo l’uno sopra l’altro. E sulla donna poi era intervenuto questo tipo di azione, da parte dell’omicida. Se questo voi… Siccome non ne ho trovato traccia.
Fabio De Fazio: Questo è un elemento nuovo che lei ci offre…
P.M.: Ma, chiedo scusa Presidente, vorrei che l’avvocato precisasse da cosa gli deriva questo elemento che, giustamente, al professore giunge nuovo. Perché obiettivamente è nuovo, quindi se lui lo sa ce lo provi; perché, che sia stato fatto dopo, non lo so, o lui c’era, o c’ha qualcuno che gliel’ha raccontato.
Avv. Nino Filastò: No, ora…
P.M.: Perché non c’è nessun elemento obiettivo per poter affermare ciò che l’avvocato Filastò ha detto. Quindi, è difficile che il perito, il quale giustamente dice ‘a me giunge nuovo’.
Avv. Nino Filastò: Di questo…
P.M.: Eh, sono elementi, sono ipotesi, ma non sono fatti.
Presidente: Avvocato, ha sentito l’osservazione del Pubblico Ministero?
Avv. Nino Filastò: Dunque, sì, certo. Rispondo in questo modo. Questo rilievo, a me risulta dagli atti del processo a carico di Stefano Mele. Non solo, ma anche dalla sentenza di I Grado del processo Pacciani. Dove questo dato viene proposto dall’estensore della sentenza, quasi, come dire?, a dimostrazione e a prova che uno degli omicidi, almeno uno degli omicidi sarebbe il marito. Il quale, poi, avrebbe compiuto quest’azione proprio per, come dire?, per una forma di pietas nei confronti della moglie.
Fabio De Fazio: Se posso intervenire.
P.M.: Sono supposizioni, sono.
Fabio De Fazio: Se posso intervenire, e se il Pubblico Ministero consente che io risponda lo stesso in via generale, non nel caso.
P.M.: Certo.
Fabio De Fazio: Se anche…
Avv. Nino Filastò: Comunque mi riservo di produrre la documentazione relativa, eh.
Fabio De Fazio: Avvocato Filastò, se adesso per la prima volta giunge come elemento caratterizzante un lust murder, un delitto a sfondo sessuale, la vestizione non mi sembra… Cioè se, a parte che questo è un delitto che si è verificato con la presenza – molto importante – di un bambino.
Avv. Nino Filastò: Certo, certo.
Fabio De Fazio: Questo, appunto, e già questo, già questo toglie molto sapore a un lust murder. E … chiaramente ve lo dirà. Ma poi la vestizione non… lo introdurremo per la prima volta come elemento caratterizzante, in un delitto in termini sessuali. Cioè non… Anche questo elemento, ove acciarato, non sarebbe di per sé tale da qualificare, da contribuire a qualificare il delitto come delitto sessuale, come delitto che si qualifica lust murder. D’altra parte, se questo è il primo delitto dell’ipotetico autore, dobbiamo anche dire una cosa in linea generale. Cioè non è che uno diventa avvocato, giudice o medico legale, non è che ci nasce insomma. E anche il serial killer, il lust murder lo diventa; non è che… Quindi, a un certo punto, molte volte proprio l’apprendimento, la prima… Ecco, noi abbiamo svolto la perizia, la stessa équipe ha svolto la perizia sul giudice Giancarlo a Torino, che poi è stato caso … è stato anche ucciso, comunque ha ucciso 9 prostitute mi sembra, no? Eh? Eh, probabilmente in quel caso lì è dalla uccisione della prima prostituta che è derivato una escalation criminale, che poi ha portato ad ucciderne 9; cioè, e man mano che andava avanti, ci prendeva gusto e si è perfezionato, perfezionata la sua vocazione. Quindi, quando noi diciamo che il primo delitto non ha elementi caratterizzanti in senso di delitto di serial killer, lust murder, dobbiamo poi anche chiarire che questo non contrasterebbe col fatto che possa essere stato il primo delitto di questa serie. Perché, ripeto, non è che… Lust murder, serial killer si diventa insomma, ecco. Però, allora può essere stato questo, Locci-Lo Bianco, o un altro qualsiasi, avvenuto a Prato o a Trieste.
Avv. Nino Filastò: Certo. Come del resto, fra l’altro, quello che lei sta dicendo è confermato dal secondo delitto del ’74; dove esistono 96 lesioni da taglio sul corpo della ragazza.
Fabio De Fazio: Sì, Rontini mi sembra.
Avv. Nino Filastò: No no.
Fabio De Fazio: No.
Avv. Nino Filastò: Si chiamava Stefania Pettini.
Fabio De Fazio: Pett…
Avv. Nino Filastò: Pettini, Stefania Pettini.
Fabio De Fazio: Sì, certo.
Avv. Nino Filastò: E di cui alcune, di queste lesioni da taglio, sono finalizzate a provocare la morte. Perché l’abbiamo visto prima.
Fabio De Fazio: E altre alludono.
Avv. Nino Filastò: E altre alludono, sono superficiali.
Fabio De Fazio: No, alludono ad aree genitali.
Avv. Nino Filastò: Ad aree genitali.
Fabio De Fazio: … organi sessuali.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Quelle sono lesioni che sono intorno, mi sembra di ricordare, intorno alle mammelle, intorno…
Avv. Nino Filastò: E alla zona del pube.
Fabio De Fazio: Sì, appunto.
Avv. Nino Filastò: E sulle cosce.
Fabio De Fazio: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: E voi avete anche…
Fabio De Fazio: Allora, un momento. Quando si dice, diciamo “alludono”, anche qui non vogliamo dire se l’autore… significa che l’autore, in qualche misura anche inconsciamente, nel dare le coltellate, ha seguito un iter che rappresentava un qualche cosa che era il perfezionamento delle sue tendenze. Cioè se io accoltello uno per difendermi, accoltello dove capita, l’accoltello dove mi capita di colpirlo. Se io accoltello uno con un certo gusto nell’accoltellarlo, evidentemente questa costellazione intorno alle aree mammarie, intorno alle aree genitali, poteva essere – siamo sempre … – il preludio che poi si realizzava di seguito, attraverso le escissioni.
Avv. Nino Filastò: Certamente. Infatti voi avete proprio parlato di esordio, o preludio, insomma; con riferimento a queste lesioni del ’74. E come anticipazione di sviluppi futuri, in sostanza.
Fabio De Fazio: L’abbiamo detto dopo, ovviamente.
Avv. Nino Filastò: Sì sì.
Fabio De Fazio: Ex post.
Avv. Nino Filastò: Ex post, certamente. Oh, voi riferite, nella vostra relazione, a pagina 19 della perizia, un dato che alla luce di altre emergenze, di cui hanno… che hanno formato oggetto anche di questo processo…
Fabio De Fazio: Sarebbe…
Avv. Nino Filastò: E’ interessante. Vale a dire, voi riferite di una confidenza che la povera Stefania Pettini avrebbe fatto alle amiche circa il fatto di essere stata seguita da uno sconosciuto, alla stazione. Io volevo sapere, se ve ne ricordate, se questa informazione la ricavaste… E’ riportata.
Fabio De Fazio: Non ricordo assolutamente nulla. Se qualcuno di voi ricorda qualcosa, io non… assolutamente no. (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Nella prima, nella prima. Dunque: “La ragazza”, voi scrivete… descritta come corretta e riservata, nell’estate aveva avuto una simpatia al mare. Ed aveva riferito alle amiche che in altra occasione era stata seguita da uno sconosciuto alla stazione di…
Fabio De Fazio: Avvocato, non posso che essere…
P.M.: Presidente, chiedo scusa, Presidente. Si tratta di un fatto del 1974, che non è oggetto di questo processo.
Presidente: Ma infatti, è quello che volevo far osservare io. Però, se è en passant, si può dire anche una cosa.
P.M.: Sì, ho capito, ma qui si tratta di “una simpatia… seguita da uno sconosciuto”, che obiettivamente i periti fanno presente sulla base di elementi che hanno; ma non vedo la possibilità di…
Fabio De Fazio: No, signor Pubblico Ministero, non sulla base… Sulla base di documenti.
Avv. Nino Filastò: Dagli atti. Eh, questo volevo sapere.
Fabio De Fazio: … probabilmente, di verbali di Polizia, di ipotesi così…
Avv. Nino Filastò: Eh.
P.M.: E certo…
Fabio De Fazio: Cioè, volevo dire, noi nemmeno avevamo memorizzato, perché non è un”acquisizione diretta nostra.
P.M.: Comunque è un fatto che, Presidente, non è oggetto di questo processo.
Presidente: Noi dobbiamo pensare dall’81 in poi.
Avv. Nino Filastò: Sì. E7 oggetto di questo processo, perché fa parte della lista che ho presentato come difensore, e che è stata ammessa.
P.M.: Sì. Ma le…
Presidente: (brusio)
Avv. Nino Filastò: In cui io ho chiesto che…
Presidente: … limitatamente ai fatti per cui noi ci…
Avv. Nino Filastò: Ho parlato in tema di: “Presupposti investigativi da intendersi, nel complesso: dati obiettivi, rilievi necroscopici, orari presumibili delle uccisioni, stato dei vari luoghi, modus operandi…
P.M.: Nei modi oggetto di…
Avv. Nino Filastò: … dell’omicida e degli omicidi, secondo l’impostazione accusatoria; unicità e uso dell’arma da fuoco, dell’arma bianca, eccetera. Tali da conferire omogeneità e/o unicità dal punto di vista dell’autore, dei delitti cosiddetti ‘del mostro’. Al fine dell’accertamento o della negazione del reato contestato alla lettera Q del capo di imputazione, vale a dire l’associazione per delinquere, in cui si ipotizza l’esistenza di un gruppo criminale organizzatosi nella provincia di Firenze, commettente delitti a danno di giovani coppie” eccetera, eccetera. “E quindi l’esistenza o meno – poi si insiste – di una specificità dei comportamenti in tutti i delitti contestati nel capo di imputazione, e in quelli non contestati agli attuali imputati. Ma contestati a Pietro Pacciani, ritenuto associato al gruppo criminale. Ricorrenti, senza sostanziali varianti, per quanto concerne il modus operandi, seppure talvolta modificato da circostanze e avvenimenti contingenti ed estemporanei, ricollegabili ad una ritualità”. Io, questo è lo scopo. Ecco, una delle ragioni per cui ho insistito perché venissero sentiti questi periti era questo, aveva a che fare con questo tipo di…
Presidente: Comunque io ricordo, non c’ho sotto mano l’ordinanza che fu a suo tempo emessa dalla Corte…
P.M.: Se vuole, ce l’ho io, Presidente.
Presidente: Bene. Ad ogni modo, mi ricordo in particolare quello che chiese l’avvocato Santoni-Franchetti, la parte civile: furono escluse tutte le prove che attenevano ai fatti non oggetto di questo processo.
P.M.: E’ così, Presidente.
Presidente: Ora, che noi così, en passant, si parli di qualche altro delitti, nulla in contrario. Però l’indagine nostra è quella che riguarda il capo di imputazione, e basta.
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Eventualmente la Corte poi farà, se riunirà il processo o non lo riunirà, è un’altra cosa. La Corte d’Appello…
Avv. Nino Filastò: Presidente, mi permetta. Bisogna che dissenta da questa sua impostazione, perché questo può…
P.M.: C’è un’ordinanza, anche se dissenti.
Avv. Nino Filastò: Sì. No, ma l’ordinanza, ripeto, ammette questi…
P.M.: No.
Avv. Nino Filastò: … queste persone.
P.M.: Se vuole, gliela.
Avv. Nino Filastò: Sulla base di quello che è il testo…
P.M.: Allora, Presidente, chiedo che venga…
Avv. Nino Filastò: Però, in ogni caso, un’ordinanza: se l’ordinanza fosse contrastante – in questo momento non me la ritrovo sott’occhio, sotto mano; non mi pare che ci sia nulla di contrastante letteralmente -questa ordinanza, se necessario, può anche esser modificata. Perché dico questo? Perché mi pare evidente che questa difesa, la difesa del Vanni, ha interesse, eliminato il quale a questo punto verrebbe eliminato direi l’80% dell’impegno e delle possibilità di difendersi di Vanni, ha tutto l’interesse a definire o a confermare, o a provare, o a tentare di provare…
Presidente: Allora, a questo punto, a questo…
Avv. Nino Filastò: Posso finire, Presidente?
Presidente: Sì sì.
Avv. Nino Filastò: Che l’autore di questi delitti è unico. È una persona sola. Quindi, naturalmente, ha interesse a determinare o meno l’esistenza in tutti i delitti della serie di elementi di carattere comune, connettivo l’uno rispetto all’altro, suscettivi di identificare, come è stato detto finora, l’esistenza di un’unica mano, di un’unica tensione di tipo psicologico, e tutto il resto. Tutto questo naturalmente all’interno di una valutazione che è, quantomeno sotto il profilo della valutazione di determinati elementi, da affidarsi a dei periti. Io avevo chiesto anche del testimoniale, sul punto. Ma tutto questo è stato eliminato. Riguardi complessivamente un sistema di delitti, che qui artificiosamente, sia stato presente o separato, siano stati separati e risultino separati i due delitti del 1981, avvenuti l’uno a distanza di quattro mesi dall’altro, con modalità perfettamente identiche, questo è un discorso. Ma che non se ne possa parlare neppure sotto il profilo di una eventuale valutazione rispetto a degli elementi comuni, allo scopo che dicevo prima, quello scopo difensionale che dicevo prima, a me questo francamente mi pare di una assurdità notevole, straordinaria, eccezionale. Persino direi fuori di qualsiasi norma processuale.
Presidente: No, avvocato, non è così. Perché allora lei può voler parlare anche di un altro delitto che per noi è un delitto estraneo alla nostra indagine.
P.M.: Poi, insomma, continuano a dirvi, si continua a dire “artificiosamente”. Ma c’è un capo di imputazione.
Presidente: Allora, a questo punto la Corte, sull’osservazione della difesa e sull’opposizione del Pubblico Ministero, si ritira per chiarire e eventualmente modificare l’ordinanza che ammise la prova a suo tempo.
P.M.: Bene. Grazie, Presidente.
Presidente: Comodi, comodi. Allora: “La Corte di Assise di I Grado di Firenze, proponendo sull’opposizione del Pubblico Ministero a che siano proposte dai periti: De Fazio, Luberto, Beduschi, Galliani e Pierini, domande attinenti all’analisi di episodi omicidiari diversi da quelli per cui è il processo; Rilevato che l’esame dei periti suddetti fu ammesso con ordinanza del 06/06/97, limitatamente all’analisi dei fatti di omicidio per i quali si procede, come può evincersi dal contesto dell’ordinanza anche per le prove ammesse alle altre parti, e specificatamente con riferimento alla lista testimoniale depositata dall’avvocato Santoni Franchetti, che pertanto l’esame dei periti deve avvenire nello stesso ambito; Per questi motivi all’integrazione dell’ordinanza ammissiva delle prove in data 06/06/97, limita l’esame dei periti sopracitati nel senso suddetto.” Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Continuando l’analisi dei singoli casi… beh, io ora qui mi trovo proprio di fronte subito ad una difficoltà perché la mia domanda sarebbe questa – che poi non è una domanda, è una precisazione – che riguarda quello che io ritengo un errore, evidentemente, frutto di un ricordo impreciso da parte del professor Beduschi, perché era lui che rispondeva in quel momento, contenuto a pagina 18, 18 e 20 de verbale di udienza del 15/07/94, relativo al processo Pacciani. Errore in che senso? Il professor Beduschi dice una cosa che sembrerebbe in qualche modo contraddire, in parte, molto parzialmente, quell’aspetto di evoluzione nelle escissioni di cui si è parlato prima. Nel senso che, dice il professor Beduschi che: l’escissione del caso numero 3 – che non ci riguar. . . non ci dovrebbe riguardare – sarebbe più disordinata spingendosi a… in modo irregolare, a estirpare anche, in parte, la parte anale della vittima. E invece, ecco, io volevo chiarire che anche come risulta dalla relazione, e su questo se il professor Beduschi mi può dare atto di questo, questo appartiene al caso 4. Cioè, nel caso 3 l’escissione riguarda solamente la parte pubica, con riferimento proprio alla zona, per intendersi, pilifera; mentre nel caso 4 abbiamo questa escissione più vasta, e per questa ragione anche più irregolare nella sua forma, che comprende anche la zona… Il caso 4 ci riguarda, è il delitto dell’ottobre del 1981, quindi 2 ottobre 1981, il caso è quello di Susanna Cambi e Stefano Baldi, riguarda, appunto, anche questa zona più vasta fino ad estirpare anche… fino a arrivare a una zona, insomma, comprendente anche la parte anale. Ecco, questo… volevo chiarire questo, se mi da atto che c’è questa…
Giovanni Beduschi: Sì, penso si sia trattato di un errore materiale perché, in effetti, dai nostri schemi…
Avv. Nino Filastò: Certo.
Giovanni Beduschi: … la cosa è rispondente a come lei l’ha prospettata,
Avv. Nino Filastò: Benissimo.
Giovanni Beduschi: Il caso…
(voce non udibile)
Giovanni Beduschi: No, no, no, il caso 3 è la…
Presidente: Professore, scusi, dica il suo nome.
Giovanni Beduschi: Beduschi, Beduschi.
(voce non udibile)
Giovanni Beduschi: No, il caso 3 a cui fa riferimento l’avvocato è Di Nuccio Carmela, e il caso 4 è Cambi Susanna. E dagli schemi allegati alla perizia, e quindi, di conseguenza anche alle fotografie, che adesso non sono in mio possesso, ma che possono essere…
Avv. Nino Filastò: Certo.
Giovanni Beduschi: … prontamente verificate, ritengo si sia trattato, in quella mia deposizione, di uno scambio materiale di casi…
Avv. Nino Filastò: Certo, infatti. E quindi, voglio dire, questa evoluzione in senso aggiuntivo, perché poi nel caso successivo, quando si verifica la prossima escissione, vale a dire il caso dell’ 84, che riguarda la povera Pia Rontini, a questo punto, c’è anche l’interesse verso il seno. Questa evoluzione, in senso aggiuntivo, come dire, accrescitivo, è riscontrabile proprio, dire, con una carenza che non presenta nessun tipo di contraddizione. Ecco, questo volevo chiarire. Ecco, ora io volevo chiedervi questo. Voi avete esaminato, beh, questo d’altra parte bisogna per forza menzionarlo perché… quattro escissioni pubiche, che sono quelle che riguardano il primo… la prima, il giugno dell’81; la seconda, l’ottobre dell’81; la terza, il luglio dell’84; e la quarta, il settembre dell’85. Ora, con riferimento a queste escissioni, soltanto pubiche, volevo sapere se voi avete localizzato, come posizione, come scelta di posizione della lesione, dell’escissione, un punto ben determinato, sempre, in tutti i casi, rispetto alla radice delle cosce e rispetto alla linea dell’ombelico.
Fabio De Fazio: Ma… De Fazio. Prego, vorrei capire il senso. Non si può rispondere a una domanda se non se ne capisce il senso.
Avv. Nino Filastò: Sì, certo, professore.
Fabio De Fazio: Non riesco a capire…
Avv. Nino Filastò: Il senso della domanda è la esplicitazione, in termini esemplificativi, di quello che lei ha già detto circa la probabilità, o l’altra probabilità, poi verrà meglio come definire questo vostro giudizio, che colui che compie queste escissioni, sia sempre la stessa persona. Cioè a dire, che dietro a questo tipo di lesioni, si trovi la medesima mano.
Fabio De Fazio: Ecco, io però, ecco, la ringrazio per avermi chiesto… avermi dato questa spiegazione che mi consente di affermare che quello che noi abbiamo, salvo poi adesso scendere nel particolare, quello che noi abbiamo sempre detto, è comunque scritto e pensato e che pensiamo ancora, è che in delitti diversi dove esistevano lesioni da punta e taglio diversi, diversificati, abbiamo, siamo arrivati alla conclusione che questa situazione di diversificazione – non uso, in alcuni casi, dell’arma da punta e taglio; uso, non centrato inizialmente e non mirato all’asportazione del seno e del pube – non era in contrasto con un’unica mano, anzi, poteva delineare un percorso.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Eh, però, ecco, penso che noi non possiamo che fermarci qua, cioè, non abbiamo… malgrado l’apparente diversità fra un caso e l’altro, che avrebbe potuto portarci a dire che si trattava di delitti diversi e di mani diverse, noi abbiamo interpretato le cose in termini tali da dire che poteva benissimo, era concretamente attendibile che si trattasse di uno stesso autore anche dal punto di vista delle lesività da punta e taglio, in quanto le lesività da punta e taglio, malgrado gli apparenti contrasti, delineava una stessa mano di una persona che però ha avuto un’evoluzione nel praticare i tagli. Ecco, restiamo sempre qua?
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Pretendere poi di arrivare invece alla prova che sia stato…
Avv. Nino Filastò: No, no, no. Questo… che poi, naturalmente, il problema, l’abbiamo già detto, che la definizione di prova o non prova, questa è una cosa che appartiene al giudice e prima anche agli avvocati, quando discuteranno. No, ma proprio in questa ottica, in questo quadro, io volevo, come dire, esplicitare meglio questo discorso, con particolare riferimento alle escissioni pubiche, in cui voi avete, prima di tutto, ricercato la localizzazione come posizione di queste ferite, rispetto alla radice delle coscie, rispetto alla linea dell’ombelico, in tutti e quattro i casi. Poi avete localizzato l’andamento del perimetro per esaminarne la forma geometrica.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: Poi avete calcolato, avete fatto il calcolo dell’area e della profondità della lesione. Infine poi avete fatto il calcolo, rispetto al perimetro, del dove inizia l’azione da taglio, che secondo me, fra l’altro, di tutti è il dato, for… no, questo lo direte voi, ma insomma, a mio parere, il dato più indicativo, da una collocazione, ecco. Voglio dire, questa è la domanda: se voi a vete fatto queste analisi e quali sono i risultati che hanno dato queste analisi, con riferimento alla escissione pubica.
Fabio De Fazio: Allora, il problema, la risposta, diciamo, si divide in due fasi, ima fase di valutazione morfologica generale e macroscopica, desunta dalle fotografie a nostra disposizione, perché non sono… non si è potuto partecipare alle autopsie direttamente e quindi prendere direttamente le misure in corpore vivi…
Avv. Nino Filastò: Salvo che nell’ultimo caso…
Fabio De Fazio: Salvo che nell’ultimo caso.
Avv. Nino Filastò: … che è compreso nei quattro.
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, ma insomma avete assistito però?
Fabio De Fazio: Sì. E, invece, l’elaborazione poi computerizzata dell’immagine per la quale poi passerò la parola al collega, professor Pierini. Dal punto di vista macroscopico, anatomo-patologico che era quello… che è quello di mia maggiore pertinenza, si è rilevato, sostanzialmente, come elemento che accomunava queste lesioni, queste escissioni pubiche, si è rilevata un’incisura ricorrente nel quadrante, credo, attorno alle ore 11 del quadrante del cerchio…
Avv. Nino Filastò: Esattamente, sì, 10-11.
Fabio De Fazio: Ecco… che è stata da noi interpretata come un atto anche facilmente immaginabile e plausibile in due… in due gesti, diciamo. Quindi, un primo colpo di escissione, poi una sorta di interruzione, con o senza estrazione della lama, e poi un secondo colpo di chiusura. Il che, appunto, ci appariva traumatogeneticamente corrispondente con una azione a doppia incisura. Ecco, mi ricordo che era aperto il problema se la lama fosse stata estratta o meno tra un atto e l’altro, ma la cosa era poi parsa irrilevante. Ecco, per quanto riguarda poi le estrapolazioni numeriche, le distanze, i perimetri, le profondità, eccetera, eccetera, ecco, lì ci si è dovuti basare su delle valutazioni fotografiche e non su delle rilevazioni metriche dirette, e queste fanno parte poi dell’indagine che ha svolto il professor Pierini, a cui darei la rispos… la parola.
Avv. Nino Filastò: Scusi, professore, da un punto di vista ancora di analisi macroscopica, anche per esempio la forma del tipo di lesione. Vale a dire, questi quattro ellissoidi con quattro aree che voi dite perfettamente paragonabili.
Fabio De Fazio: Sì, la forma…
Avv. Nino Filastò: Per quanto riguarda, in particolare, voi dite, il livello di schiacciamento dell’ellissoide, che questo è perfettamente equivalente in tutti e quattro i casi. Cioè, di un ellissoide che ha un certo livello di schiacciamento e che è identico sempre.
Fabio De Fazio: Sì, ma… io voglio dire, a questa osservazione che si conferma, quindi, la sostanziale identità di questa morfologia di questo perimetro, conferirei un’importanza relativa, nel senso che la forma, cioè, l’ellissoide discendono quasi automaticamente dalla conformazione anatomo-topografica della regione. Nel momento in cui l’obiettivo è quello di escindere una certa parte, chiunque lo pratichi su qualsiasi persona, fondamentalmente, è condizionato dalla spazialità della zona, quindi dalle pliche inguino-femorali, dal cuscinetto adiposo del… sovrapubico e, di fatto, quindi, l’ellissoide è, dire, la caratteristica che avrebbe qualsiasi manovra del genere fatta da qualsiasi mano. Quello che colpiva invece, più che non il perimetro, era proprio questa incisura, perché questa riportava a due atti separati e quindi riportava ad una manualità abbastanza ricorrente. L’ellissoide, è ovvio, la regione determina… asportazioni di quel genere determinano, inevitabilmente, in astratto e in concreto, lesioni di quel tipo.
Avv. Nino Filastò: Mi permetta, a parte questo schiacciamento, di questo ellissoide, che è sempre uguale e che a me, può darsi, da profano, ha suggerito quasi un’immagine equiparabile a qualche elemento di grafologia quasi, insomma. Voglio dire, in sostanza qualcuno che disegna in un certo modo e che nel momento in…
P.M.: Possiamo fare la domanda?
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, no…
Fabio De Fazio: Sì, no…
Avv. Nino Filastò: … era un’affermazione, non era una domanda la mia, era una osservazione. Ecco, la domanda allora è questa, da rivolgere in particolare al professor Pierini: lei ha rilevato, professore, da questo punto di vista, prima di tutto, che l’azione di taglio portata da una radice della coscia all’altra, lungo tutta l’arcata pubica, segue il filo fra piano muscolare e piano del tessuto adiposo? Se volesse essere così gentile da spiegare meglio questo tipo di conformazione della lesione, questa scissione come avviene, per cui a un certo punto l’operatore, insomma, ha questa capacità di distinguere, dì separare questi due diversi piani, quello muscolare e il tessuto adiposo, ecco. E se questa è un’operazione ovvia, oppure se, viceversa, presenta aspetti di una certa complessità che, in qualche modo, denotano una… quantomeno una manualità notevole, insomma, ecco. Questo, guardi, è in riferimento, in particolare al verbale dibattimentale, sempre del 15 luglio del ’94, a pagina 36, se lei…
Giovanni Pierini: Sì, allora, Pierini. Dunque, la domanda è fatta di tante domande, vedo di iniziare allora dalla prima.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Giovanni Pierini: Mi riallaccerei al discorso, che era rimasto un po’ in sospeso, dello schiacciamento dell’ellissoide. Nel senso che, come ha detto bene il mio collega, professor Beduschi prima, è la conformazione e la sede anatomica che guidano spesso i risultati- E questo è lampante. Tant’è che questo schiacciamento dell’ellissoide non è da intendersi come un giudizio a posteriori di particolare significato, è un dato numerico come appare analizzando al calcolatore l’immagine..-. È chiaro che al calcolatore io non le posso dire: guarda che si tratta di un’area pubica. Le do semplicemente una fotografia, fra l’altro con i limiti del fatto di- non sapere esattamente con quale angolo è stata ripresa la fotografia – e questo vi è stato già enunciato in anticipo di discussione dal professor De Fazio. Piuttosto, la cosa interessante dello schiacciamento dell’ellissoide è che se lei va a guardare i parametri di proiezione di questo schiacciamento, perché sono quelli da guardare, non lo schiacciamento in quanto tale, cioè, … si vede chiaramente che c’è una… viene fuori l’aspetto evolutivo, come vi era stato già detto prima dal professor De Fazio.
Avv. Nino Filastò: Cioè, scusi?
Giovanni Pierini: Numericamente i valori di proiezione dell’asse vanno da 11,045 a un 11,631. Questo per dire che l’aspetto evolutivo emerge chiaramente. Al tempo stesso, il discorso dello schiacciamento dell’ellissoide è limitato alla configurazione anatomica della sede su cui si sta operando. Poi, per quanto riguarda il rapporto fra piano muscolare e piano adiposo, ricordiamoci che, sempre anatomicamente, la zona è fatta in modo tale che sotto l’epidermide, il pannicolo adiposo appare abbastanza, come dire, mobile e il piano muscolare, invece, serve per connettere profondamente le strutture ossee del bacino. Quindi si tratta di due strutture che anche meccanicamente sono sottoposte a due mondi, diciamo, di forza diversi. Quindi, chi taglia, taglia con una struttura sottostante, potremmo dire, anatomicamente quasi predisposta ad essere separata in due parti: una adiposa e una muscolare. Perché quella muscolare ha una resistenza passiva data da struttura ossea da essa connessa e il pannicolo adiposo è prevalentemente agganciato alla parte dell’epidermide. Quindi, quello che noi abbiamo potuto documentare è che effettivamente, nel modus operandi, la parte muscolare viene continuamente esposta all’incirca nella stessa quantità, però io questo non lo posso intendere come valore unico ed esclusivo per accertare che ci sia un modus operandi talmente preciso da intenzionalmente separare allo stesso modo le due parti.
Avv. Nino Filastò: Comunque, l’operazione in sé non è semplice, voglio dire. E’ un’operazione, voi l’avete detto questo, che denota una certa maestria, se non proprio conoscenze di tipo, da perito settore o di tipo medico, quantomeno una manualità discreta, sì?
Giovanni Pierini: Infatti noi abbiamo parlato di una certa maestria, però…
Avv. Nino Filastò: Cioè…
Giovanni Pierini: … questo non significa, particolare maestria.
Avv. Nino Filastò: Sì. Dunque, la stessa… Se poi volesse, lei professore, illustrare un po’ meglio quelle che… illustrare, perché sono un po’ per… ai miei occhi, e credo anche agli occhi di molti Giudici della Corte, non chiarissimi, come sono stati ottenuti questi parametri numerici che lei indica e che vengono, nel suo elaborato, delle analisi digitale delle immagini, e che viene indicato, secondo queste sigle, sert, eccetera, che cosa c’è ?
Giovanni Pierini: Allora, l’analisi di immagini è un processo virtuale, questa è una cosa molto importante da definire prima di tutto. Cioè, si tratta di attribuire ad ogni punto di un’immagine, una fotografia, come nel gioco da battaglia navale, alcuni parametri numerici. Uno di questi identifica la posizione del punto. Immaginiamo la foto del volto di una persona: gli occhi si troveranno, all’interno del riquadro della fotografia, in una certa posizione che si può definire con un sistema di assi cartesiani, ics ed ipsilon. Cioè, distanza da un bordo, distanza dall’altro bordo. Non occorre fare la distanza da tutti e quattro, ne bastano due. Così come per identificare, appunto, la nave nella battaglia navale, basta dare la posizione, A2-P4.
Avv. Nino Filastò: Verticale e orizzontale.
Giovanni Pierini: Verticale e orizzontale, benissimo. Poi, a questo parametro, che identifica un punto dell’immagine, se ne può attribuire un altro sul valore di “scala di grigio”. Cosa significa? Significa colore, semplicemente. Si chiama “scala di grigio” in termine convenzionale perché poi nel computer, essendo il colore non percepito come dall’occhio umano, ma un valore numerico, si oscilla fra zero e uno. E quindi si parla di “scala di grigio” anche trattando del colore. Quindi, dell’intensità dell…
Avv. Nino Filastò: Questo ha a che fare con la profondità?
Giovanni Pierini: No, questo ha a che fare con il valore di luminosità dell’immagine.
Avv. Nino Filastò: Sì. Ma corrispondente sul piano… scendendo dal terreno virtuale a quello reale…
Giovanni Pierini: Dipende da quan… diciamo, da come viene impostata l’analisi. Se io do ad un valore di rosso, un corrispondente valore di grigio, successivamente posso dire che quel grigio, mi corrisponde a quel rosso, altrimenti il calcolatore non sa assolutamente nulla, non è un cervello pensante.
Avv. Nino Filastò: Certo. Sì, questo l’ho capito, ma mi faccia capire a che cosa serve un’analisi di questo genere sul colore.
Giovanni Pierini: L’analisi sul colore serve perché attribuendo, per esempio, al rosso un certo tono di grigio, al giallo un certo tono di grigio, abbiamo potuto misurare quello di cui parlavamo prima, cioè, che la quota di superficie muscolare esposta, rispetto ai brandelli di tessuto adiposo che rimanevano, era pressoché costante.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Benissimo. Grazie. Ora ho capito, molto chiaro. E questi… e questi valori, insomma, no, che voi avete, con procedimento di questo genere, sia pure a livello virtuale, ricavato dalla comparazione dì queste immagini, nei quattro… nelle quattro lesioni che lei ha esaminato sono sovrapponibili, equivalente, paritetici…
Giovanni Pierini: Allora, devo dire nessuno dei tre. Perché? Sovrapponibili no perché, abbiamo detto, c’è un fatto evolutivo.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Giovanni Pierini: Infatti, la proiezione sulle ics alimenta leggermente, quindi non sono sovrapponibili. Non sono equivalenti. Perché, ovviamente, per essere equivalenti due figure geometriche devono avere figura leggermente diversa quanto a perimetro, ma identica area. Devo dire che queste figure hanno invece una cosa caratteristica. Cioè, hanno un centro comune…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Giovanni Pierini: … intorno al quale si muove un perimetro che, con alcune oscillazioni, si mantiene lungo una certa fascia.
Avv. Nino Filastò: Difatti…
Giovanni Pierini: L’afferenza fra un caso e l’altro con andamento evolutivo. Quindi, significa che, sostanzialmente, sono tre figure… sono quattro figure che, da un punto di vista geometrico, si chiamano figure sghembe, perché non sono delle figure perfette, un cerchio, un’ellisse, un quadrato, un triangolo, eccetera, però sono figure che hanno alcuni punti in comune. Cioè, il fatto di essere tutte riconducibile geometricamente, matematicamente ad un’ellisse. Sul perché dell’ellisse è stato detto prima, spero di essere stato abbastanza chiaro.
Avv. Nino Filastò: Certo. Paragonabili, allora. ’
Giovanni Pierini: Paragonabili, esatto.
Avv. Nino Filastò: Sono para…
Giovanni Pierini: Infatti si parla di figure congruenti, geometricamente, ma non sovrapponibili o equivalenti.
Avv. Nino Filastò: Ecco, sotto questo profilo lei ha rilevato un parametro costante per quello che riguarda la profondità?
Giovanni Pierini: Il parametro costante… il parametro costante direi di no, perché la figura umana è diversa da un caso all’altro. Se tutti i parametri di profondità fossero stati costanti, considerando che le ragazze hanno… avevano una struttura fisica sicuramente non identica l’una all’altra, avremmo avuto percentuali di tessuto muscolare esposto diverse. D’accordo?
Avv. Nino Filastò: Sì, ora però io…
Giovanni Pierini: Mentre invece quello che noi abbiamo rilevato è semplicemente che la percentuale di tessuto esposto, eh, muscolare, rispetto all’adiposo che è stato escisso insieme alla parte dell’epidermide, è in analogia fra un caso e l’altro.
Avv. Nino Filastò: Ecco, lei ha usato questa espressione, vorrei sapere se la conferma: “La profondità di discesa del coltello durante l’escissione è uniforme.”
Giovanni Pierini: Esatto, cioè, non costante, è uniforme. Se si segue quella necessità di separare l’adiposo dal muscolare.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. E poi l’ultimo elemento. Ha rilevato un angolo di incisura che si colloca sempre, come è stato detto prima…
Giovanni Pierini: Fra ore 10 e ore 11.
Avv. Nino Filastò: Fra le ore 10 e le 11. La conclusione sua è che si tratti della stessa mano?
Giovanni Pierini: Di un modo molto simile, in tutti i casi, di tagliare.
Avv. Nino Filastò: A suo tempo lei parlò proprio di stessa mano, ma comunque… Ora, passando dalla mano al coltello, qui noi si tratta di esaminare in particolare la lesione al seno, che riguarda il caso del 1985, vale a dire, l’omicidio della coppia dei francesi. Qui sono state fatte due ipotesi da parte vostra. Una prima ipotesi… con riferimento a che cosa? Si osserva, l’abbiamo osservato anche noi attraverso quello foto, in una certa zona, immaginando idealmente un cerchio come la figura geometrica formata dalla lesione, attraverso la quale si arriva all’escissione del seno, si nota parallelamente alla lesione, diciamo così, principale, una serie, cinque, sei piccole lesioni più superficiali che si accompagnano, si collocano parallelamente rispetto alla lesione principale. Questo è il dato, lei ce lo conferma, rispetto al quale, se non ho capito male, sono state fatte due ipotesi. La prima è che queste lesioni superficiali, parallele, diverse rispetto alla lesione principale, siano segni di attacco. Vale a dire, come delle prove fatte dall’operatore. La seconda è che il coltello usato fosse dotato di un doppio filo di lama. Cioè, uno liscio e uno zigrinato. In modo che, compiendosi questo movimento circolare intorno al seno, a un certo punto, per una flessione dell’ulna, il coltello avesse sostanzialmente leso la cute non più attraverso il filo della lama, ma attraverso questo dorso zigrinato, lasciando queste feritine parallele, come si è detto prima. Il quale, fra l’altro, se non sbaglio, misurate proprio da lei, queste ferite dovrebbero essere perfettamente parallele l’una all’altra e perfettamente equidistanti l’una dall’altra. Quindi, con riferimento a queste due ipotesi, lei quale ritiene la più probabile?
Giovanni Pierini: Allora, guardando come sono distanti le abrasioni, che poi di abrasioni si tratta…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Giovanni Pierini: … se noi avessimo avuto a che fare con non una abrasione, ma con una incisione della cute e quindi con una forza lesiva tagliente applicata alla cute di notevole entità, tale da vincere la esistenza della stesa e dar luogo alla soluzione di continuo, potrebbe essere molto importante dividere le due cose. Invece, noi ci troviamo in una situazione in cui una abrasione, che nei fenomeni poi post-mortali di evaporazione dell’acqua dell’epidermide ha un suo modo di seccarsi, di asciugarsi. Si dice pergamenarsi, proprio perché la cute poi presenta quell’aspetto. E l’abrasione sappiamo che non va a incidere il derma. Allora, le distanze che noi possiamo reperire, sono distanze che sono viziate dal fatto che, a differenza di una incisione che arriva fino al derma, l’abrasione ha una certa mobilità. Nel senso cioè che le distanze fra un punto e l’altro non sono fissate dall’incisione nel derma che crea una soluzione di non ritorno, per quanto riguarda ai rapporti di distanza. Le cose possono cambiare anche notevolmente. Tenendo conto poi che le misure vengono effettuate su base millimetrica. Se andiamo a ripercorrere qual è l’oggetto che noi andiamo a misurare, ci accorgiamo che con un righello da un millimetro, se lei misura una distanza, mettiamo, di 11 millimetri, cosa ottiene? ottiene un errore del 5% Ovvero, non si fa altro che dividere il grado di precisione dello strumento di misura per la misura effettivamente effettuata e si moltiplica, appunto, per cento. Allora, il 5% di errore sulle distanze delle linee di abrasione, considerando l’evaporazione postmortale, comporta una previsione sul fatto che siano alla stessa distanza. Mentre invece permette di dire abbastanza con certezza che l’andamento è parallelo, perché il parallelismo non cambia, mentre invece potrebbe essere viziata da un errore diciamo di misura l’effettiva distanza. Allora noi infatti abbiamo detto: profilo probabilmente zìgrinato del coltello. Ma abbiamo detto anche a pagina 59: detti meccanismi possono essere amplificati dalla perdita al filo di taglio dovuta alla precedente colluttazione. Cioè, noi non sappiamo se lo strumento tagliente era in perfette condizioni d’uso, oppure se avesse mai potuto subire delle alterazioni. In questo caso, il profilo di abrasione, potrebbe essere stato dato non tanto da un tagliente zigrinato, perché così fatto dalla ditta produttrice; ma potrebbe essere dato anche da vizi, o nella regolarità del filo di lama.
Avv. Nino Filastò: Sì…
Giovanni Pierini: E questo, ovviamente, non possiamo saperlo. Perché, com’è stato detto all’inizio della nostra discussione, noi non andiamo a fare l’identikit e a dire: ‘ah, è stato questo’; diciamo qual è il profilo dell’arma che può aver… Ma per profilo si intende quali sono le forze fisiche che hanno lasciato un segno di sé visibile. Non possiamo ricostruire dall’analisi elettronica di immagini, che le ripeto, è una indagine di tipo virtuale, la concretezza di un oggetto.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma io, la mia domanda però era, come dire, preliminare, rispetto a questo esame di dettaglio che lei fa all’interno della stessa ipotesi. Perché le ipotesi sono due. Io, fra l’altro, la prima la faccio così, perché è stata in qualche modo ritenuta, persino all’interno di un giudicato, ma mi sembra… va be’, comunque… che qualcuno, che l’operatore, prima di tagliare definitivamente, abbia fatto dei tentativi, delle prove. Vale a dire, una azione di tipo volontario, che avrebbe determinato queste abrasioni. E l’altra ipotesi, invece, depresse queste abrasioni determinate dal fatto che, voltando l’arma, necessariamente nel momento di fare il giro, si sia trovata a contatto con la cute. Non più la lama, bensì la costola del coltello. Costola del coltello che, come lei dice, potrebbe essere stata o zigrinata perché così si trovava l’arma originariamente uscita dalle mani del produttore, oppure che si trovava in qualche modo questo tipo di abrasioni, con questo tipo di seghettatura, determinata dall’usura per esempio, o da quello che si vuole, insomma, ecco. Ma la domanda sul maggiore o minore livello di probabilità, riguarda il primo quesito. Cioè a dire, è più probabile con un reiterato tentativo volontario prima di compiere questa escissione globale, oppure è più probabile la seconda ipotesi? Vale a dire abrasioni determinate da una particolare conformazione della costola del coltello?
Giovanni Pierini: Avvocato, l’analisi di immagini non permette di alzare la macchina del tempo e di andare a vedere che cosa nella realtà è successo. Cioè, l’analisi dell’immagine non permette di fabbricare ipotesi. Permette soltanto di, fatta una ipotesi,.vedere se questa sta in piedi. Quindi, io posso dirle che, per quanto riguarda la ipotesi del tentativo di esperienza medico-legale, suggerirebbe che i tentativi arrivino all’incisione del derma; ma suggerisce l’esperienza medico legale in generale. Per quanto riguarda, invece, la seconda ipotesi, è compatibile con un movimento che noi abbiamo ipotizzato a pagina 58, che è quello di abduzione dell’ulna sul radio, eccetera, eccetera…
Avv. Nino Filastò: Esattamente, certo. Che provoca un cambiamento di inclinazione del tagliente della lama, che viene ad essere maggiormente premuto sulla cute, appoggiato sul margine, a filo seghettato, il quale può produrre una citata…
Giovanni Pierini: Certo. Però l’analisi di immagine non mi dice cosa è prevalente statisticamente delle due cose. Perché si fa capo a due ipotesi in partenza diversa.
Avv. Nino Filastò: Solo l’analisi delle immagini, certamente no. Ma lei, poco fa, ha detto che, quantomeno sotto il profilo di quello che avviene normalmente, l’esperienza medico legale, dice che se si fosse trattato – lei ha detto – di una azione tipo volontaria, non si sarebbe trattato soltanto di abrasione, ma ci sarebbe stata quantomeno una incisione della cute, rispetto a tante. No?
Giovanni Pierini: Vede, avvocato, l’esperienza medico legale, è la somma di tante cose. Se dalla somma di tante cose, lei vuole, diciamo, arrivare ad individuarne una, togliendola dalle altre, si arriva a delle conclusioni troppo diverse dai punti di partenza. Io posso dirle che l’analisi di immagine permette di varietare un modello che è quello, per esempio, della abduzione ulna sul radio come uscita e presenza della fora del filo di costa della lama opposto, sottoforma di abrazione. Poi non posso dirle se questo ci permette di decidere se prima è stato fatto un tentativo rispetto all’ipotesi che si tratti di una figura di uscita. Questo, assolutamente no, non è possibile farlo. Ed è metodologicamente scorretto farlo.
Avv. Nino Filastò: Beh, professore, abbia pazienza…
Giovanni Pierini: No, metodologicamente nel senso…
Avv. Nino Filastò: No, voglio dire questo…
Giovanni Pierini: … che lei ha fatto delle domande…
Avv. Nino Filastò: Insomma, io ragiono anche in termini di buonsenso. Non so, se corretto, secondo lei, un ragionamento di questo genere. E dico questo, insomma, se qualcuno vuole provocare delle lesioni per fare tentativi, per circoscrivere una determinata area. Un po’ come avviene, com’è avvenuto a suo tempo nel caso della Pettini, per esempio, no? Dove si sa che l’escissione non c’è stata, ma c’è stata, come dire, una forma di esordio in cui sono state circoscritte determinate aree, ma circoscritte in modo da ledere la cute, in un modo abbastanza evidente, sia pure superficiale. Ma evidente. Trattandosi in questo caso, non di una o di due, ma di quattro, cinque, sei anche – non ricordo esattamente il numero – lesioni, esattamente parallele l’una all’altra, eh, almeno una di esse avrebbe leso la cute, non sarebbe stata soltanto a livello di abrasione, ma avrebbe avuto questa caratteristica: di essere, in qualche modo, io penso cosi, ragiono così. Lei mi dice…
P.M.: La domanda, chiedo scusa.
Avv. Nino Filastò: La domanda è se questo tipo di ragionamento, il perito lo ritiene completamente da respingere, oppure non attendibile, quello che si vuole, insomma. Ecco, qual è il suo giudizio, rispetto a questa valutazione che io faccio. Dico, insemina…
Fabio De Fazio: Scusi, avvocato, noi non siamo mica .. . sulle sue valuta…
Avv. Nino Filastò: No, ma…
P.M.: Benissimo. Grazie, professore. Guardi, è arrivato lei a dire quello che avrei detto io.
Fabio De Fazio: Il mio collega, professor Bellini… …abbia portato, abbia esordito, dicendo che sì tratta di realtà virtuali. Cioè, avrebbe dovuto dire: a corredo della nostra indagine, abbiamo utilizzato anche la valutazione elettronica di immagini. Ma questo non può essere… E ci ha comportato la possibilità, praticamente, di surrogare maggiormente l’ipotesi di una evoluzione nell’uso del coltello. Ma qui stiamo ragionando, avvocato mi consenta, come se la persona che ha operato queste…… del coltello, l’avesse fatto quasi sperimentalmente. Cioè… È chiaro che tutto questo avviene nella considerazione di un delitto, insomma, ecco. Di una… tanto più e a maggior ragione se, da parte di colui che l’ha commesso, esistevano motivazioni di carattere sadico sessuale. Cioè, motivazioni che richiedevano, attraverso quell’atto, un soddisfacimento della propria istintualità dei propri impulsi. E allora, a questo punto, l’unica cosa che possiamo dire è che il contributo dell’elaborazione elettronica delle immagini, è tale da avvalorare ulteriormente la possibilità che ad azionare l’uso dell’arma da taglio, sia stato, da punta e taglio, sia stata sempre la stessa persona, malgrado le differenti lesioni riscontrate in un caso rispetto all’altro. Cioè, servito il discorso per coprire il contrario: cioè quello che poteva ictu oculi apparire, le lesioni sono diverse da caso a caso, che si è trattato di azioni compiute da persone sempre diverse. Il nostro discorso è servito a coprire quella che se poteva sembrare una prima apparente verità. Però, pretendere di andare oltre, mi sembra che significherebbe forzare la possibilità del nostro discorso.
Avv. Nino Filastò: Sì, professore. Però io cercavo di arrivare un po’ più in là, anche sulla base di quello che sono le vostre valutazioni contenute nella vostra relazione. In cui voi dite… poi, certamente qui cercar di avere la dimostrazione matematica, io so benissimo… Da un po’ di tempo faccio processi, so benissimo che questo, in questo campo, in questo settore, è semplicemente assurdo. Anche se, voglio dire, talvolta può sembrare che si ricerchi qualcosa di questo genere, specialmente quando si producono esami computerizzati con certi valori numerici ben precisi, come anche è il vostro caso. Ciò non toglie che, appunto, al perito si chiede un giudizio globale, che può anche esser sbagliato, ovviamente. Questo lo sappiamo tutti. Semplicemente dire che dalla… questo problema che riguarda la stessa mano, voi siete passati anche ad una valutazione dell’arma. E valutazione dell’arma, descrizione dell’arma. Pagina 60, a conclusione del vostro elaborato, voi dite: “Il coltello dovrebbe quindi essere dotato di una lama robusta con doccia di rinforzo, avere due fili di taglio. Di cui, uno zigrinato tipo sub; e possedere caratteristiche di notevole robustezza. I dati sopraelencati indicano quindi come il coltello appartenga con grande verosimiglianza ad un modello sportivo, o comunque speciale.”
Fabio De Fazio: … questa ipotesi.
Avv. Nino Filastò: Ecco, benissimo.
Fabio De Fazio: Cioè, noi… Questo, non è altro che una ipotesi che è supportata da questi elementi dell’analisi virtuale. È la stessa cosa, per fare un esempio, io mi sto occupando adesso di un caso, in cui si tratta di una persona investita da due autovetture in investimenti in temi diversi. La persona è deceduta. Ora il discorso è stabilire, attraverso i contributi della visibilità virtuale, per intenderci le case produttrici delle autovetture utilizzano manichini nello scontro fra una autovettura e un’altra, in rapporto… fanno sì che le vetture si scontrino per vedere qual è, per migliorare la tenuta dei loro materiali, le macchine… Ora, è chiaro che tutto questo non mi dà, non mi darà in questa perizia dei… mi darà degli orientamenti, non mi darà dei parametri… Non posso trasformarli in elementi probatori. E allora, la stessa cosa è qua. Qui, a un certo punto, alla fine ci spingiamo a dedurre, tenuto conto dei risultati delle indagini virtuali, quale potrebbe essere – ma uso il condizionale, oltre che il verbo potere, riferito alla possibilità – il tipo di arma. Ma andare oltre non ci è possibile, insomma, ecco. Perché significherebbe.. .
Avv. Nino Filastò: Sì, certo. Andare oltre nel senso di dire il coltello era questo, non si può fare.
Fabio De Fazio: Certo, certo.
Avv. Nino Filastò: Ma questo siamo perfettamente d’accordo.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: Volevo dire…
Fabio De Fazio: No, anche, anche… lì abbiamo precisato anche coltelli diversi, usati in modo tale, in modo tale da dar luogo lo stesso tipo di lesività che poi abbiamo teorizzato in base all’analisi virtuale.
Avv. Nino Filastò: Ma questo è meno verosimile, professore.
Fabio De Fazio: Certo, meno plausibile.
Avv. Nino Filastò: E meno plausibile. Questa è la cosa importante. E, all’interno di questa valutazione, volevo sapere dal professor Pierini, se era entrata in questa valutazione o in questa ipotesi di una certa arma, era entrata anche la valutazione della impronta ritenuta, trovata su una parte, mi pare…
Giovanni Pierini: Sul radio…
Avv. Nino Filastò: Sul radio del giovane francese.
Giovanni Pierini: Esatto.
Avv. Nino Filastò: Che voi, lei ha rilevato come si tratti di una impronta a forma triangolare, se non sbaglio…
Giovanni Pierini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, se vuole darci delle indicazioni su questo aspetto. È molto importante, anche per un’altra ragione, ecco.
Giovanni Pierini: Allora, Pierini. Vuol sapere com’era, come appariva…
Avv. Nino Filastò: Sì, come appariva e quali… come appariva morfologicamente, questa impronta sul radio del giovane; se questa impronta è indicativa di una speciale , particolare forza, violenza della lezione, del colpo, per intendersi, se è compatibile questa violenza, questa forza, questa capacità di penetrazione, che arriva a lasciare una impronta su una parte ossea con uno strumento privo di manico…
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Pubblico Ministero, purtroppo faccio questa domanda…
Giovanni Pierini: Chiede delle cose…
P.M.: No, rideva il professore. Sta dicendo: “mi chiede delle cose… non ridevo mica io.
Avv. Nino Filastò: No, perché voglio dire, insomma…
Fabio De Fazio: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Quello che dico io, poi può darsi che dica delle cose che non hanno senso. Ma, insomma…
P.M.: No, è la difficoltà di stabilirlo, penso io.
Avv. Nino Filastò: Ma si tratta di stabilirlo. Questo, me l’ha impedito… (voci fuori microfono)
Avv. Nino Filastò: Voglio dire, se io ho uno strumento che non ha manico…
P.M.: Non c’è da pretendere che…
Avv. Nino Filastò: … oggettivamente penso che, quando do un colpo particolarmente violento, mi slitta la mano. Insomma, io sono del parere…
Giovanni Pierini: Posso rispondere…
Avv. Nino Filastò: E, fra le due ipotesi, preferirei avere in mano un coltello con il manico. È questo che dico io.
Giovanni Pierini: Posso soltanto dire una cosa all’avvocato?
Avv. Nino Filastò: Prego.
Giovanni Pierini: Intanto mi scuso perché il sorriso non voleva essere…
Avv. Nino Filastò: No, no, ma infatti…
Giovanni Pierini: … un sorriso…
Avv. Nino Filastò: … io non dico mica di lei, sa, professore…
Giovanni Pierini: … di tipo…
Avv. Nino Filastò: Professore, non me n’ero nemmeno accorto che lei avesse sorriso.
Giovanni Pierini: Ecco, allora siccome ho sorriso anch’io, pensavo che si riferisse…
Avv. Nino Filastò: Io dicevo… No, no, era il Pubblico Ministero…
Giovanni Pierini: … a questo fatto.
Avv. Nino Filastò: … che si è messo a ridacchiare. Nemmeno sorridere, ridacchiare. Giovanni Pierini: Io mi sono permesso di…
Avv. Nino Filastò: È una cosa peggiore…
Presidente: Va bene, va bene, lasciamo perdere…
P.M.: Lasciamo fare, sennò…
Giovanni Pierini: Io le chiedo scusa.
Avv. Nino Filastò: Quindi non era lei, professore. Non me n’ero nemmeno accorto.
Giovanni Pierini: Comunque, allora, visto che non se n’era accorto, ma l’avevo fatto, le chiedo scusa…
Avv. Nino Filastò: No, non mi permetterei mai di polemizzare… (voci sovrapposte)
Presidente: Facciamolo rispondere, il professore. Facciamolo rispondere.
Avv. Nino Filastò: Professore, io con lei non ho nessuna intenzione di polemizzare. Col Pubblico Ministero, sì. Sono qui apposta a polemizzare…
Giovanni Pierini: Allora…
Avv. Nino Filastò: … con lui. È mesi che si va avanti in questo modo.
Giovanni Pierini: Allora, guardi, intanto invoco un precedente autorevole a questo sorriso, per cui lo prenda come una dimostrazione di stima.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Giovanni Pierini: Dunque, per quanto riguarda quest’ultima parte, io non posso assolutamente rispondere se questo oggetto aveva o non aveva il manico, com’era fatto dietro, quale… eccetera. Perché? Perché l’analisi di immagini, ripeto, va a guardare una cosa che non è altro che ciò che rimane dopo che si è sviluppata una certa forza fisica su un substrato, in questo caso, di … Se io faccio una punta in un tassello di legno con un chiodo, oppure con un chiodo con, diciamo, dietro di sé una astronave, io otterrò sempre una stessa figura di punta. Non potrò mai sapere esattamente cosa c’era. Perché, quello che c’era dietro, non lascia segnali di sé. Bene, questo è il punto., Poi, sul fatto che il buonsenso faccia pensare a una cosa o a un’ altra, io così, per sdrammatizzare, ricorderei Folks che era un grande maestro della biologia che diceva sempre ai suoi ragazzi: ‘guardate che, la cosa peggiore che può capitare ad uno scienziato è di avere, dall’esperimento il soddisfacimento delle proprie teorie. Perché spesso qui c’è qualcosa che inganna’. Allora, il buonsenso è un ottimo strumento, ma non è uno strumento analitico, perché non segue le leggi della logica, ma segue quelle della intuizione. E quindi…
Avv. Nino Filastò: È adduttivo, nel procedimento.
Giovanni Pierini: Lo prenderei un pochino così, con le pinse. Allora, visto…
Avv. Nino Filastò: Ma sgusciano, più che altro.
Giovanni Pierini: Allora, visto che qui parliamo di analisi di immagini, cioè di numeri crudalmente brutali e nella loro schematica nudità, rimaniamo fermi a quelli. Io posso dire che, sul radio della ragazza francese, appare una figura di lesività a forma triangolare che è stata misurata dal professor Maurri nei termini di millimetri 10x12x2; e dal sottoscritto, pulendo al calcolatore l’immagine, in millimetri 10x13x2. Quindi c’è una piccolissima differenza. Questa figura triangolare è una figura che si approfonda all’interno per circa 2 millimetri. Quindi, se guardiamo questa figura da un punto di vista tridimensionale si tratta di un tronco di piramide visto dal basso. D’accordo? Gli angoli alla base della piramide sono di 20 gradi, 20 gradi per quanto riguardano le mie misure verrebbero di 15,18-19, secondo le misure del professor Maurri. Quindi, entrambi comunque permettono di calcolare un angolo opposto al vertice sui 140 gradi, 37 e mezzo, 140 gradi. Questa è, diciamo, la caratteristica di profilo dell’immagine piana, così come si presenta sulla superficie dell’osso e che corrisponde alla base Poi, se immaginiamo adesso di guardare non l’osso dalla superficie esterna, ma trasversalmente, andiamo a vedere com’è fatta la piramide da un punto di vista di profondità. Sarebbe stato interessante, a questo pianto, calcolare bene anche gli angoli con cui scende questa figura all’interno dell’osso. Soltanto che, visto che la figura scende per soli 2e millimetri, un errore del 5% a cui facevo riferimento prima, toglie molto valore a questo tipo di misura. Però, si può vedere lo stesso che si tratta di angoli acuti. In teoria, a questo punto, noi ci saremmo dovuti aspettare, che cosa? Una piramide non più tronca, ma una piramide con un vertice finale che, essendo gli angoli in ingresso, la… dovrebbe essere di tipo ottuso. Però la piramide è tronca, per cui noi non sappiamo esattamente andare oltre, come una miniera in cui crolla una parete e non si sa che cosa c’è dopo. Perché il fondo è piatto di questa ferita? Ferita, di questa forma di lesività. Su 2 millimetri si può dire molto poco. Possono essere detriti del periostio, possono essere cose che si sono messe, contrapposte fra la punta e l’osso, per cui l’immagine si tronca. Oppure ci può essere qualche imperfezione nello strumento che ha agito, per cui, anziché avere una punta affilatissima, lì ha una punta un po’ sbrecciata, qualcosa del genere, e si crea uno ostacolo. Teniamo presente che, nella relazione che noi abbiamo presentato, le figure sono ingrandite, ripulite e sembrano cose grosse; nella realtà pratica si tratta di una scheggina di un centimetro di altezza per 2 millimetri di profondità. Fare le misure lì è veramente una impresa complessa. Quindi io direi che ciò che ho potuto empiricamente vedere, adesso l’ho detto. Però non posso assolutamente dire se lo strumento che ha fatto questa impronta, che ha usato questo coltello, fosse dotato o meno di manico. Questo, assolutamente esula, diciamo, dalle… Anzi, direi anche dalle proposizioni scientifiche con cui mi sono messo all’opera.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. E però, insomma, conclusivamente, questo tipo di impronta da lei verificata in questo modo, con queste caratteristiche e tutto il resto, è compatibile con quel tipo, con la ipotesi che lei, voi avete fatto circa il coltello che avrebbe provocato l’escissione pubica?
Giovanni Pierini: Dunque, sì. Qui la cosa è un po’ complessa, perché noi abbiamo pensato: in base alla escissione pubica, il coltello doveva essere dotato di un tagliente molto robusto. Considerando anche tutta la dinamica… Poi, soprattutto nell’ultimo caso, occorre ricordare che le dinamiche di taglio sono state numerosissime. Poi, anche qui, nessuno può dire un coltello, più coltelli, non lo so. Come ricordava il professor De Fazio, bisogna stare attenti a non prendere un dato, in questo caso di tecnica di laboratorio e farne poi dopo una spiegazione di tipo generale. Per quanto riguarda il fatto della lesione a livello del radio, questo ci confortava nell’idea che si trattasse di un coltello particolarmente robusto. Su questo, diciamo, è l’elemento so cui siamo stati più d’accordo. Sicuramente di tipo speciale, non ordinario. Lo speciale ha portato a questa ipotesi che diceva il professor De Fazio anche prima, di dire in quali termini lo possiamo qualificare come speciale nella stesura. Senza, con questo, andare a dire noi possiamo provare che di questo, zac, è la figura dell’oggetto.
Avv. Nino Filastò: Benissimo voi avete parlato del progressivo miglioramento del buon uso e del minore spreco nell’uso all’arma da fuoco, con riferimento ai vari delitti. Ora questo è un discorso che per forza di cose, così, prevede una valutazione complessiva di tutti i delitti. Comunque, vorrei venisse precisato meglio in che senso, anche se degli accenni sono già stati fatti per la verità, però vorrei che venisse precisato un po’ meglio in che senso. Con riferimento, in particolare, se questo discorso è stato fatto con riferimento alla zona del corpo attinta, oppure alla migliore mira, insomma, ecco.
Fabio De Fazio: Credo che la…
(voce non udibile)
Fabio De Fazio: De Fazio sì. Che il problema che pone l’avvocato Filastò riflette quello che è stato per noi il problema di dire, di stabilire se la diversa tipologia di sparo rinviava necessariamente a più persone, o se la diversa tipologia di sparo era compatibile ugualmente con l’ipotesi – malgrado la diversa tipologia – di un’unica persona. E abbiamo detto che era compatibile con l’ipotesi… perché noi abbiamo una persona che sparava prima al torace, una persona che poi sparava al capo, una persona che a un certo punto ha ottimizzato le sue capacità di sparare man mano che sopravvenivano i delitti. Questo non toglie, visto che dobbiamo qui appunto dare quanto più possibile ima impostazione probatoria alla nostra perizia, che era stata fatta “ex ante” e nella quale interveniamo interrogati come testimoni “ex post”; cioè, “ex ante” è prima che ci fosse l’ipotesi processuali. Dobbiamo chiarire questo, che noi abbiamo riscontrato, nelle casistiche esaminate, lesioni da arma da fuoco che riguardavano settori della corporalità diversi di volta in volta, ma dobbiamo anche tener conto – e ne abbiamo certamente tenuto conto – che si trattava di bersagli fissi, si trattava di bersagli di persone che in qualche misura poteva muoversi, persona che in qualche misura poteva… Bene, malgrado questo siamo arrivati a dire che era compatibile con il fatto che lo sparatore fosse sempre la stessa persona. Ma vorrei che… Ho fatto un lungo discorso per sottolineare che questo è stato un percorso che è partito dalla possibilità che fossero più persone, in quanto gli spari erano diversi.
Avv. Nino Filastò: Sì, a parte l’unicità dell’arma e l’unicità degli stessi proiettili. E da questo punto di vista vi è mai capitato, in tutti i casi, con particolare riferimento poi al caso relativo ai tedeschi, di riscontrare una pausa nell’azione omicidiaria di arma da sparo? Vale a dire, colpi sparati in successione non rapida, ma pauseggiata?
Perito?: (voce non udibile)
Salvatore Luberto (forse): Sì. Non vedo sulla base di quale elemento di giudizio, se non…
Avv. Nino Filastò: Collocazione dei bossoli…
Salvatore Luberto (forse): Come?
Avv. Nino Filastò: La collocazione dei bossoli, la…
Salvatore Luberto (forse): No, vede…
Avv. Nino Filastò: La continuità o meno degli obiettivi, per esempio sui corpi delle vittime, sulla carrozzeria delle macchine, e via, di questo genere.
Salvatore Luberto (forse): No, no. Comunque non mi risulta in quanto, adesso di anni ne sono passati, che ci sia alcun brano della relazione peritale dedicata a questo argomento. Cioè, se fra uno sparo e un altro, da parte dell’ipotetico stesso sparatore e nei riguardi della vittima ci fossero degli spazi. Perché vede, forse … tutto questo al massimo in un’azione programmata prima. Cioè, se in un certo numero di autopsie si tenesse conto di questa possibilità, bene, forse in un’azione programmata prima dai periti, i quali sanno di operare indagini autoptiche, settorie, su persone che sono suscettibili di essere state uccise dalla stessa persona, si poteva fare, si sarebbe potuta forse fare da parte dei periti una valutazione seriata dei caratteri di maggiore o minore vitalità delle lesioni da arma da fuoco. Non siamo in grado di rispondere a questo suo quesito.
Avv. Nino Filastò: Da questo punto di vista è stata fatta, professore.
Salvatore Luberto (forse): Cioè, non credo… come?
Avv. Nino Filastò: Voglio dire, le lesioni da arma da fuoco sono quasi tutte, sono tutte vitali insomma.
Salvatore Luberto (forse): Ho capito. Le lesioni da arma da fuoco sono tutte vitali. Cioè, i periti che hanno fatto l’autopsia non ci hanno dato atto che sono stati esplosi dei colpi verso persone che non avevano più la circolazione sanguigna per intenderci.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Salvatore Luberto (forse): Però da questo ad una assegnazione dei gradi di vitalità, praticamente non viene mai fatto nell’autopsia, sennò dovrebbe venir fatto in funzione di un’ipotesi, di una preipotesi di serialità degli omicidi.
Avv. Nino Filastò: Comunque si parla spesso di colpi esplosi nella rapida successione. Questa è un’espressione direi quasi costante, comunque poi…
Salvatore Luberto (forse): Ma non in funzione del parametro della vitalità delle lesioni.
Avv. Nino Filastò: No, no. In funzione del…
Salvatore Luberto (forse): In funzione del setting. Cioè, se stiamo parlando di uno che ha parlato un altro e i colpi sono stati esplosi in rapida successione.
Avv. Nino Filastò: Sì Presidente, io vorrei che venisse mostrato, in particolare al professor Pierini, quel coltello sequestrato nel forno dell’imputato Mario Vanni, perché gli venisse rivolta quella domanda che ho già rivolto al professor Maurri circa la compatibilità eventuale di quell’oggetto rispetto alle sue valutazioni ricavate da quella analisi di immagini grafiche computerizzate.
Fabio De Fazio: Signor Presidente, posso? Signor Presidente, con tutto il dovuto rispetto alla Corte e la dovuta osservanza e rispetto delle norme di legge che hanno previsto… il Codice di procedura penale che ha previsto per il perito la figura di testimone, io mi permetto di far presente che se il perito deve testimoniare, è chiamato a testimoniare qual è la situazione di un fegato in un’autopsia, se è steatosico o meno, questa è una testimonianza. Se il perito viene chiamato a fare delle valutazioni come è avvenuto in questa udienza, da un punto di vista semantico, adesso non le serve di un giurista, il tema di testimonianza mi sta molto stretto. Se poi mi si chiede di valutare, in sede di testimonianza, cioè di fare una valutazione ex novo su un reperto, adesso io mi chiedo, e mi permetto di chiedere qual è l’interpretazione della testimonianza. Perché realmente trovo…
P.M.: Presidente, io sarei…
Fabio De Fazio: No, no, no. Chiedo scusa, signor Pubblico Ministero.
P.M.: No, no, io sarei proprio in linea con quello che sta dicendo il professor De Fazio. Come si può pretendere, mostrando un oggetto a questi signori oggi, i quali hanno fatto un lavoro completamente diverso, che ci possano dire qualcosa se non – mi scusi professore, non voglio usare il termine – delle chiacchiere. Cioè, come possono dare alla Corte e alla parte che ha fatto questa domanda, delle valutazioni che assolutamente sono impossibili oggi e non abbiamo alcun elemento per dire che quello che oggi ci possono loro riferire ha un valore nella nostra ricostruzione. Io apprezzo molto ciò che dice il professor De Fazio nel dirci: ‘guardate, io teste di che cosa sono. Mi fate vedere qualcosa… Io sono stato perito di tutte altre cose. Le ferite le ho viste fino al punto che le ho viste, ho visto delle fotografie e ora mi fate delle domande sulla compatibilità dell’arma ‘. Quindi io mi oppongo alla domanda. Non tanto perché sia una domanda che non è proponibile, quanto è la risposta che non ha assolutamente alcuna possibilità di avere valore in questo processo. Mi oppongo.
Avv. Nino Filastò: Presidente…
Presidente: Io posso far presente solamente una cosa, che altre volte, ad altri periti, l’arma che è stata sequestrata al Vanni, che non è l’arma del delitto – perché almeno questo non lo possiamo dire ora come ora – e quindi se è compatibile, non compatibile con certi tipi di lesioni.
P.M.: Presidente, il perito Maurri ha fatto tutte le autopsie, ha visto tutte le ferite. Il professor De Fazio ci ha detto ‘ho assistito’ – se non sbaglio – ‘all’ultima, ma fatta da altri’. Quindi è ben diverso fare la domanda al professor Maurri che farla ai signori.
Presidente: Bene.
P.M.: Fra l’altro alcuni sono dei criminologi, degli psicologi insomma.
Presidente: Allora l’avvocato Filastò cosa voleva dire?
Avv. Nino Filastò: Io volevo dire questo, Presidente. Prima di tutto che i signori professori che sono qui hanno giurato con la formula per i periti, non quella dei testimoni e mi pare…
P.M.: E per quello che hanno già fatto.
Avv. Nino Filastò: Il che a me…
P.M.: E per quello che hanno già fatto. Allora diamogli una perizia…
Presidente: Per quello che… no, per quello che hanno fatto.
P.M.: Allora diamogli una perizia al professor De Fazio e lui…
Avv. Nino Filastò: Se mi fa finire di parlare, Pubblico Ministero.
Presidente: Sì, sì, sì.
P.M.: Ah, ecco.
Avv. Nino Filastò: Voglio dire, lei ha parlato, ora toccherebbe a me.
Presidente: Siccome dovevano fra l’altro dare il giudizio. Il giudizio lo può dare il perito, non il testimone.
Avv. Nino Filastò: Se potessi andare avanti.
P.M.: Bene. Era quello che ha detto il professor De Fazio.
Avv. Nino Filastò: Il professor De Fazio ha parlato di testimone, perché in effetti può darsi che potrebbe questo essere e anzi è utile che il professor De Fazio abbia fatto questo intervento, perché così si precisa meglio il senso. Secondo me, né il professor De Fazio, né gli altri professori sono qui in veste di testimone, sono in veste di periti.
P.M.: Per quello che hanno già fatto.
Avv. Nino Filastò: Per quello che hanno già fatto. In cui, a un certo punto, e come tali però, essendo dei periti, nell’ambito delle loro competenze, possono secondo me essere interrogati anche su punti che hanno a che vedere, non soltanto – obiezione che fra l’altro riesco a capirla – non soltanto al ristretto alveo della loro indagine, che è un ‘indagine, come è stato detto…
P.M.: Lo dice…
Avv. Nino Filastò: … di tipo… Ma parli dopo, abbia pazienza. Invece di interrompermi ogni cinque minuti, si perde più tempo. Dopo lei fa le sue osservazioni su quello che dico, se il Presidente glielo consente. Ma così diventa una specie di dialogo antipatico. Ecco, ora io ho fatto questa domanda, come l’ho fatta al professor Maurri, con riferimento all’omicidio dell’85, per queste ragioni. Primo, perché per l’appunto, con riferimento a questo omicidio dell’85, se non direttamente incaricati delle indagini di tipo necroscopico e delle indagini di tipo medico-legale, questi periti, a differenza degli altri casi, in questo caso proprio sono intervenuti anche loro direttamente, assistendosi alla necroscopia, che a delle successive analisi svolte dai periti incaricati specificamente nel caso. Con questo il particolare in più che riguarda il professor Pierini. Il quale ha esaminato, per l’appunto, un aspetto di una lesione – quella al radio del giovane francese – in cui, ricercando in qualche modo, dalla conformazione di questa ferita a stampo, ricercando in qualche modo delle caratteristiche dell’arma. Tanto, come si è visto prima, a pagina 60 della relazione, da indicarle queste caratteristiche e indicarle in un modo abbastanza particolareggiato, sia pure a livello di ipotesi. Ora, ancora a livello di ipotesi, siccome qui noi abbiamo un certo oggetto, io credo che rientri nell’ambito di queste considerazioni, facendo persino a meno di dire a loro – se non è il caso possiamo anche fare a meno di dirglielo – che quella è un’arma sequestrata a un certo imputato di questo processo. Qui si tratta semplicemente di chiedere, secondo voi, questo oggetto, conformato così come voi lo state esaminando in questo momento, può essere ritenuto compatibile, rispetto a quelle vostre considerazioni fatte a suo tempo in questo modo nella vostra relazione peritale? Una domanda di questo genere mi sembra più che ovvia. Se poi i periti ci dicessero: non possiamo dire né sì, né no perché è necessaria una perizia in proposito. Allora da questo la Corte ricaverà, ai sensi dell”articolo 507 del Codice di procedura penale, ovviamente delle considerazioni per quello che dovremo fare dopo. Perché noi qui abbiamo un certo oggetto, che un certo testimone – tanto per non fare nomi, il dottor Giuttari – ci ha detto nascosto addirittura dentro un forno, con tutte queste implicazioni suggestive relative al nascondimento, all’oggetto di un certo tipo e tutto il resto. Abbiamo questo oggetto che sta un po’ lì per aria, che però può influire, secondo il parere di questo difensore, anche nelle decisioni della Corte in senso negativo per l’imputato, o positivo, non lo so, comunque può influire, rispetto al quale nessuna considerazione di carattere medico—legale e peritale è stata fatta. Se questi signori, esaminato l’oggetto, ci dicono: per fare una valutazione…
Presidente: Scusi, avvocato…
Avv. Nino Filastò: … ci vuole una perizia, ricaveremo — anche io ricaverò delle considerazioni e delle conclusioni.
Presidente: Scusi, avvocato. Questo coltello non viene indicato in nessuna parte del processo come arma del delitto, chiariamolo.
Avv. Nino Filastò: Ma allora che ci sta a fare, Presidente?
P.M.: È stato sequestrato.
Presidente: Va be’, quella è una questione.
P.M.: Se non sbaglio…
Presidente: C’è tante cose inutili, ci sarà anche quello.
Avv. Nino Filastò: Presidente, lei si ricorderà benissimo che questo coltello io l’ho impugnato qui di fronte a un perito, mi sono sbattuto…
Presidente: Ho capito, ho capito. Però da qui a dire che è l’arma del delitto ce ne passa.
Avv. Nino Filastò: … nella mano senza farmi una scalfittura. Quindi io so benissimo ’ che quella non può essere l’arma del delitto. Il primo a essere convinto di questo sono io. Ma allora che ci sta a fare? Se ne è parlato…
Presidente: Dopo, dopo manderemo via tanta roba inutile.
Avv. Nino Filastò: Perché sono state fatte delle domanda al dottor Giuttari sul conto di questo coltello.
Fabio De Fazio: Signor Presidente, prima che si passi ad altro vorrei chiarire una cosa, se posso.
Presidente: Sì, prego professore.
Fabio De Fazio: Cioè, il chiarimento che va fatto è questo. Noi non abbiamo, anche… e ritengo – chiedo conferma al professor Pierini – ritengo che la valutazione che noi, la valutazione… l’indagine che noi abbiamo impostato sul piano della cosiddetta realtà virtuale abbia tenuto esclusivamente conto dei verbali di autopsia dell’ultima perizia. Cioè, nessuno di noi ha partecipato… Cioè, io ho partecipato al sopralluogo, chiamato dal Pubblico Ministero, con alcuni dei miei collaboratori. All’indomani mattina mi sono recato al Vittorio, mentre il professor Maurri ed altri facevano l’autopsia, ho dato uno sguardo, che mi interessava la problematica generale, punto e basta. Perché, a un certo punto, non eravamo stati noi personalmente incaricati del compito di svolgere… Quindi noi non possiamo assolutamente, ma non per un fatto formale, anche per un fatto sostanziale, riferire nulla che riguardasse l’esame del cadavere, perché l’esame del cadavere non era stato a noi demandato, se non quello di sopralluogo per vedere il modo, la posizione… Quindi era un equivoco da chiarire, perché sennò si dà per scontato che noi avessimo partecipato alle operazioni peritali per l’ultimo caso. Non avevamo veste, né incarico per farlo. Ma se anche l’avessimo fatto, evidentemente il dato che… i dati che avremo raccolto… infatti quando siamo andati lì era per vedere un esame generale delle vittime e il dato della lesività in generale e non certo qualche cosa di particolare che potesse riguardare che potesse riguardare l’uso dell’arma. Noi invece abbiamo omologato i dati, raccolto i dati in tutti i verbali di autopsia per fare le valutazioni delle quali ha parlato prima.
Presidente: Il Pubblico Ministero che cosa voleva dire?
P.M.: No, Presidente, io volevo sostanzialmente attenermi alla valutazione che ci ha fatto il perito professor De Fazio: noi abbiamo fatto una perizia su alcuni fatti quindi oggi, non avendo alcuna possibilità di dire niente come testi su quei fatti, su coltelli o altri elementi, l’unica strada, se ci fosse, e a parere del P.M. è quella di fare una perizia, se del caso. Se si devono fare perizie ex 507 decida pure la Corte, però mi oppongo formalmente e fermamente a che – come giustamente ha fatto notare il professor De Fazio – sia chiesto a questi periti del P.M. per fatti diversi valutazioni su elementi sui quali assolutamente non hanno la possibilità concreta di illuminare niente alla Corte, primo perché non hanno assistito alle autopsie, come ci ha spiegato il professor De Fazio; secondo perché questo coltello lo vedrebbero ora e quindi se una domanda va fatta, va fatta ex 507, ove ammissibile. Io su questo sono remissivo. Però non certo sulla domanda o sul mostrare coltelli a questi periti.
Presidente: Le altre parti.
Avv. Aldo Colao: Presidente, scusi, una cosa. Avvocato Colao. Buongiorno signori.
Presidente: No, no, su questo punto eh?
Avv. Aldo Colao: Su questo punto. Ho dato il buongiorno. Dicevo, per quanto riguarda, Presidente, i lavori fatti dall’equipe del professor De Fazio, questi sono stati viceversa molto accurati. Perché dagli elaborati si evince e dalle figure 65, 66 che, anche se non sono in scala, quella famosa piramide, non è in scala, però che è stato fatto un lavoro sull’osso, sul radio del ragazzo. Quindi quell’impronta stampo è di un’importanza determinante. Quindi non si può passare oltre, senza fare vedere quelle armi bianche, che del resto furono fatte vedere già precedentemente. Ora ci troviamo di fronte a periti qualificati – io mi riferisco al professor Pierini, il quale ha fatto un lavoro di tutto rispetto, accurato, di intuito, ha seguito delle tracce e non le ha abbandonate – e quindi vivaddio, qui siamo per ricercare la verità, da qualunque parte debba venire. Non ci importa se sia il coltello o sia un’altra cosa, se sia quello o quell’altro. Ma, e se qualora fosse? Ma abbiamo però non tante titubanze come era prima, mi, na e su e giù e quindi si può essere… Ma dovremo avere una risposta ben precisa. Quindi in questo, dico la verità, mi associo col collega Filastò. (voci sovrapposte)
Presidente: Quindi lei dice anche… fare vedere anche il trincetto?
Avv. Aldo Colao: … l’altra volta e anche i miei colleghi, devono essere fatte vedere anche ora.
Presidente: Lei parla anche del trincetto? Anche del trincetto?
Avv. Aldo Colao: Certo. Presidente, su cui in controesame mi soffermerò ancora per controesaminare il professor Pierini, perché devono venire ancora altre cose…
Presidente: Va bene. Avvocato Curandai?
Avv. Giampaolo Curandai: Mah, signor Presidente, questo rispettabilissimo collegio peritale in pratica ha già risposto alle istanze, alle ansie – giustissime fra l’altro -dell’avvocato Filastò. E cioè nel senso che ha risposto di non poter rispondere. Quindi noi stiamo perdendo ancora una volta tempo, Presidente. La stessa domanda, sulla compatibilità fra l’arma sequestrata al Vanni e la morfologia delle ferite è stata già fatta al professor Maurri, giustamente. Il professor Maurri ha risposto sulla compatibilità.
Avv. Nino Filastò: No.
Avv. Giampaolo Curandai: Sì.
(voce non udibile)
Presidente: Lasciamo stare queste cose, ci sono i verbali.
(brusio)
Avv. Nino Filastò: Perché si deve dire delle cose che non…
Avv. Giampaolo Curandai: Come no!
Avv. Nino Filastò: Ha detto proprio il…
Avv. Giampaolo Curandai: Guardiamo le registrazioni.
Avv. Nino Filastò: Ha detto proprio – aperte virgolette – “proprio incompatibile non è”.
Avv. Giampaolo Curandai: No, ha detto compatibile. No, ha detto… Va be’…
Presidente: Va be’, via, lasciamo stare…
Avv. Nino Filastò: Presidente…
Avv. Aldo Colao: Perché non sentire anche gli altri. Io mi meraviglio di questo.
Avv. Giampaolo Curandai: Presidente, io esprimo la mia opinione personale. Cioè, dico questo: che le domande… Non è che in un processo penale, in un dibattimento si possano fare tutte le domande possibili immaginarie, proprio al fine della ricerca della verità. Vanno selezionate le domande inconferenti, impertinenti, suggestive e fra l’altro anche inutili, come in questo caso, da quelle effettivamente conferenti ed utili. Le stesse domande sono state fatte a quel perito che ha fatto tutti gli esami autoptici e di conseguenza voler ritornare sulle stesse domande di fronte a un collegio, il quale ha già detto di non poter rispondere, mi sembra assolutamente inconferente e inutile, ecco.
Avv. Aldo Colao: Siamo diversamente improntati perché la ferita stampo è un dato certo e il professor Maurri ha detto che lui non si poteva pronunciare.
Presidente: Avvocato Colao.
Avv. Aldo Colao: Perché non aveva esaminato l’osso.
Presidente: Avvocato Colao…
Avv. Aldo Colao: Eh.
Presidente: Ovvia. Altre parti? Nessuno, bene.
Avv. Patrizio Pellegrini: Avvocato Pellegrini, ritiene più semplice e più concludente porre la domanda, sentire la risposta e andare avanti.
Avv. Giovanni Paolo Voena: Sono l’avvocato Voena. Io credo che in questo caso sia abbastanza chiara la differenza tra testimone e perito. Il nostro ordinamento non è come l’ordinamento inglese. Il nostro ordinamento è che il consulente tecnico, il perito va su un tema specifico che è stato posto. Questi temi erano stati posti, i temi di prova sono stati posti. E quindi secondo me non è esatto fare questo genere di domande a questi consulenti tecnici. Mi associo comunque al Pubblico Ministero in ordine all’opportunità eventualmente di fare una perizia 507.
Presidente: Allora: “La Corte, sull’istanza dell’avvocato Filastò volta all’esibizione ai periti del coltello a suo tempo sequestrato all’imputato Vanni, vista l’opposizione del Pubblico Ministero e delle parti civili, rappresentate dall’avvocato Curandai e Voena; Rilevato che la richiesta tende ad ottenere un giudizio di compatibilità fra il coltello di cui sopra e le lesioni rilevate negli episodi omicidiari, che è estraneo al quesito a suoi tempo posto ai periti che vengono esaminati. Rilevato peraltro che le indicazioni fino ad oggi fornite dai periti appaiono tali da rendere anche superflua la visione richiesta. Per questi motivi respinge l’istanza di cui sopra”. Prego avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Durante il dibattimento del processo Pacciani – questa è una domanda che rivolgo in particolare al professor De Fazio – il Pubblico Ministero le fece una domanda precisa. Cioè a dire, gli chiese se si poteva escludere, e con riferimento ovviamente alle vostre valutazioni, se si poteva escludere l’azione di più soggetti. E lei rispose in questo senso: che più che presumibilmente, con elementi di ancoraggio che possono assumere valore di prova, questa ipotesi poteva essere esclusa. Lei conferma oggi questo… .
Fabio De Fazio: Avvocato, le chiedo la cortesia, visto che non mi ricordo, lei ha riferito le mie parole “ancorato”… non ho capito.
Avv. Nino Filastò: Sì, sì. Queste qui sono le sue precise parole.
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Dunque, le dico subito, pagina 33. La domanda è: “Di dire qualcosa sul fatto che si possa escludere che si tratti di azione di più soggetti”. Questa era la domanda. Lei ha detto: “Abbiamo detto che la nostra affermazione, la nostra conclusione, sulla quale ci giochiamo la nostra professionalità, che si tratti di una sola mano, basata su un quesito…” eccetera. “Noi diciamo che è più che presumibilmente perché a un certo punto qui abbiamo degli elementi di ancoraggio che possono, io ritengo, lo valuterà la Corte, assumere proprio il valore di prova”.
Fabio De Fazio: Non riesco a capire che significa “elementi di ancoraggio”, va be’.
Avv. Nino Filastò: L’ha detto lei.
Fabio De Fazio: Va be’, va be’.
Avv. Nino Filastò: Ancoraggio, cioè dire di aggancio insomma, no?
Fabio De Fazio: Sì. Comunque, la domanda che lei fa è se…
Avv. Nino Filastò: Questo, io sto ancora riferendomi a quegli aspetti di valutazione che voi avete fatto degli elementi di carattere, diciamo così, materiale. Tra dinamica materiale dei reati, ancora la fase del…
Fabio De Fazio: No, io direi che… No, un momento. Il problema della dinamica materiale dei reati è venuto fuori in questo processo, è venuto fuori oggi. La domanda che la Corte allora ci ha fatto, presumibilmente riguarda il fatto se a nostro avviso i delitti di cui si discuteva fossero stati commessi da una o più persone.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Questa era stata domanda, non credo che possa essere stata diversa.
Avv. Nino Filastò: No, no, è questa qui, gliel’ho letta io. “Sul fatto che si possa escludere che si tratti di azione di più soggetti”.
Fabio De Fazio: Azione di più soggetti, ecco. Io penso che su questa domanda la riflessione che allora abbiamo fatto e che adesso ripropongo, è una riflessione di carattere generale. Un delitto sessuale, un delitto che si qualifica come delitto sessuale, che si qualifichi come delitto svolto per piacere, per ottenere… o che si qualifichi del tutto come propriamente sadico di atto sessuale. Evidentemente è un delitto che viene programmato ed attuato, secondo l’esperienza di casi consimili non in termini comitali, ma da solo. Questa è una prima riflessione di carattere generale, la quale poggia – non so, sarà stato questo l’ancoraggio, non lo so – anche su considerazioni di carattere generale, la sessualità viene solitamente agita non in termini comitali. Perché perderebbe molto della sua essenza. E poggia anche su valutazioni correlate; perché ad esempio nei casi in cui c’è un gruppo di giovani che aggredisce una persona, aggredisce una donna, per violentarla, questo delitto, che ha tutte le caratteristiche del delitto sessuale, in realtà quando si vanno poi a esaminare le dinamiche si va a scoprire che questi giovani hanno agito uno dopo l’altro, esprimendo violenza, uno ammirando l’altro per la violenza esplicata, utilizzando la donna come mero oggetto. Ma in realtà le valenze di quel delitto talvolta persino possono evidenziare valenze omosessuali, nell’ammirazione che un giovane prova nei riguardi di un altro. Questo per ciò che riguarda la tematica dei delitti sessuali in genere. Per ciò che riguarda questo delitto, questi delitti e la dinamica materiale di questi delitti, che mi sembra che sia questa la domanda precisa dell’avvocato Filastò, allora il discorso non è più riferito a un’interpretazione che tiene conto di casi consimili, come è stata la mia risposta fino adesso. La risposta viene data in funzione dei parametri che ci è stato possibile dedurre; parametri che rendono compatibile i diversi casi, tranne il primo perché non abbiamo, per il quale non esisteva… esistevano elementi non correiabili agli altri, rendono compatibili i diversi casi con l’azione di un solo soggetto. In questo caso, io penso di poter confermare – ma anche a nome dei miei colleghi i quali, però, possono riferire e, anzi, preferirei che intervenissero e dicessero la loro opinione – che le azioni da noi ricostruite sul piano della dinamica materiale, le azioni lesive quindi, e con il coltello e con l’arma da fuoco, che sul piano dell’esame, del primo esame, potevano far pensare a più persone, in realtà hanno trovato una definizione attraverso la ottimizzazione delle capacità lesive e con l’arma da fuoco e con l’arma da punta e taglio, al punto tale da rendere perfettamente compatibile l’azione di un solo individuo.
Salvatore Luberto: Posso aggiungere solo una cosa. Luberto. A pagina 13 6 della perizia, capitolo VII, si esordisce dicendo: “assumendo come unico l’autore di reati”. Cioè all’interno della nostra perizia, come abbondantemente ha illustrato inizialmente il professor De Fazio, era lo studio di una ipotesi investigativa, no? Centrando l’attenzione sui caratteri, sulle caratteristiche perverse degli omicidi, e assumendo una certa ipotesi, si arriva ad assumere come ipotesi; però come ipotesi di lavoro, che si trattasse di un unico soggetto, perché c’erano molti riscontri che autorizzavano questa ipotesi. E, le ripeto, ho voluto leggere questo primo… Quindi “assumendo come unico l’autore dei…”, ecco, questo non ci consente di escludere altre ipotesi. È stata percorsa questa ipotesi, e quindi ciò che è stato scritto e detto dopo va letto alla luce di questa affermazione, che è scritta e firmata in perizia.
Avv. Nino Filastò: Ecco, proprio con riferimento a questa ipotesi di partenza… (voce non udibile)
Giovanni Beduschi: Sì, dal – Beduschi – dal punto di vista strettamente medico-legale di quello che può esser stato il modus operandi, non c’è dubbio che si è visto, in quanto già si è detto nella modalità di taglio, nei perimetri, c’è una matrice unitaria che riporta, suggestivamente, a una mano unitaria. Però il problema è a due livelli: il livello di esecuzione materiale delle ferite, dell’asportazione del feticcio, eccetera; e poi il livello di tipo organizzativo. Quindi secondo me è da mettere una dieresi in questo senso. Sul piano della materialità dell’atto, i profili medico-legali della lesività convergono a rendere più suggestiva, tra le altre, l’ipotesi di un’unica mano. Mano dell’atto. Non è detto che poi, in ciò che in qualche modo era preparatorio all’atto, in ciò che riguardava elementi non più medico-legali, ma circostanziali, non potessero esserci delle strutturazioni più complesse, con dei contributi multipli, eccetera. Quindi, ecco, se posso permettermi di interpretare quell’estrapolazione da lei letta, relativa al procedimento Pacciani, il riferimento – che, per quanto ricordo, si fece in sede di elaborazione collegiale – del testo era proprio quello di valutare la gestualità alla base delle lesioni, la gestualità alla base della asportazione del feticcio.
Avv. Nino Filastò: E infatti, è proprio quello a cui facevo riferimento io, certamente. Ora però, cercando di entrare un po’ più all’interno di questa ipotesi di partenza, da voi evidentemente condivisa, entrano qui una serie di valutazioni che riguardano quella che voi avete definito la dinamica psicologica. Ecco, è esatto che per la valutazione di questa dinamica psicologica voi avete fatto riferimento a questi dati obiettivi? E li riassumo. Il primo, è quello del tempo. Vale a dire, delitti che si consumano nell’arco di molti anni. Ma diciamo quantomeno a partire dal ’74 fino al 1985, trascurando il 1968, per il momento. La eccezionalità, sotto un profilo della vostra esperienza, di situazioni analoghe: voi avete parlato di eccezionalità della scelta delle coppie. Perché, in realtà, nella casistica specialmente tedesca che voi avete esaminato, la scelta delle vittima – e in questo senso si situa quell’analisi vittimologica alla quale faceva riferimento all’inizio il professor De Fazio – la scelta delle vittime si trova, si condensa sul conto di una donna. Come diceva prima il professor De Fazio, aggredita per esempio anche in ascensore, aggredita per la strada, aggredita mentre è sola, eccetera. E la scelta delle coppie, come tale, trova secondo voi pochi riferimenti nella letteratura della casistica, appunto da esser definita eccezionale. Poi, ovviamente quello che abbiamo detto sulla uniformità del modus operandi. Sulla particolare dimestichezza nell’uso delle armi da taglio. Queste sono osservazioni che sono state fatte un po’ dal professor De Fazio, un po’ da tutti voi. Ecco, io vi chiedo questo, a questo punto. Da questo punto di vista, fatte queste considerazioni che hanno a che vedere con un’analisi specifica, non con… Con un’analisi sulla concretezza dei casi. Tempo trascorso: per cui, a un certo punto questi reati si commettono in un arco pluridecennali, per cui esiste, beh, si immagina perlomeno che partecipi di una certa pulsione di carattere oggettivo. E che anche questo è abbastanza eccezionale, il lungo tempo trascorso. Secondo voi – la domanda è questa – il movente, dovendo cercare di questi delitti un movente, dì che natura è? Vale a dire, è un movente psicopatologico, oppure no? Dal punto di vista della maggiore attendibilità scientifica, e senza considerare quelle che possono essere state delle indagini o dei risultati di indagini intervenute successivamente. Tornando proprio al momento in cui voi avete fatto questa valutazione scientifica, iniziale, che circoscriveva una determinata ipotesi, che vi indicava quella ipotesi a cui faceva riferimento il professor Luberto: il movente di questi delitti, visti come sono, per quello che vi apparivano, vi è risultato un movente appartenente ad una psiche disturbata? In che modo, poi si tratterà di definirlo. Ma che nascesse da un disturbo psichico, questo qui è una cosa che vi risultava oppure no?
Perito?: Adesso, io passo subito il microfono al professor Gagliani. Devo chiarire però una cosa. Che quando si parla di delitti sessuali, già di per sé quando un delitto viene qualificato come delitto sessuale, e ammesso che questi delitti siano qualificabili come delitti sessuali, come noi abbiamo ritenuto nella…
Avv. Nino Filastò: Come voi avete ritenuto.
Perito?: Come noi abbiamo ritenuto nella ipotesi ricostruttiva. Evidentemente questo rinvia non alla patologia mentale, ma rinvia alle perversioni sessuali. Le quali sono praticamente alterazioni dalle quali può nascere e nasce talvolta un’attività delittuosa, senza che riflettano situazioni di persone il cui comportamento, al di fuori della sessualità, risulti disturbato al punto tale da poter essere etichettati come malati mentali.
Avv. Nino Filastò: Malati mentali, no, professore, su questo siamo d’accordo. Malati mentali in senso proprio, voi avete fatto questa distinzione, intendendo evidentemente come malati mentali quelli che si definiscono in psichiatria “psicotici”. Cioè a dire portatori di una vera e propria psicosi. Mentre, però, voi avete parlato, e più volte e spesso, di psicopatologia, questo sì.
Perito?: Ma la psicopatologia è un contenitore nell’ambito del quale entra, può entrare onde, ivi, io posso avere un disturbo narcisistico di personalità…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Perito?: … che non mi vieta di fare l’avvocato, il giudice, il medico.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Perito?: Quindi, voglio dire, è un contenitore che contiene anche le perversioni sessuali, senza che queste però siano identificabili attraverso una tipologia dei malati mentali.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Perito?: Ha capito? Cioè è chiaro che – il discorso diventa lungo, e lo abbreviamo subito – che la estrinsecazione della sessualità attraverso un delitto, perché in questo consiste un reato sessuale, ci porta a individuare i livelli di perversione di volta in volta variabili, ma comunque notevoli, che non si trasferiscono negli altri settori dell’agire quotidiano. Io posso essere una persona che va in ufficio, va all’università a fare lezioni al mattino… e poi a un certo punto viene fuori il reato sessuale.
Salvatore Luberto: Posso chiarire? No, volevo – Luberto – volevo solo chiarire la distinzione fondamentale tra “abnormità” e “patologia”, tra condotta abnorme e condotta patologica. Ora, sulla base di tutta la letteratura esistente, le perversioni sessuali certamente sono delle condotte abnormi, ma non sempre e non obbligatoriamente rientrano nella patologia. Tanto è vero che anche gli stessi casi trovati da noi in letteratura, per esempio il caso Rurtn… correggetemi dove sbaglio. Serial killer notissimo, eccetera. Furono fatte, fu fatta la perizia psichiatrica, e parlo di molti decenni addietro…
Avv. Nino Filastò: E dichiarato ufficialmente capace di in…
Salvatore Luberto: … capace di intendere e di volere. Questo non significa che non fosse un perverso, e che non fosse, non avesse una struttura di personalità abnorme. Che non si identifica con la patologia.
Avv. Nino Filastò: Siamo d’accordo. Se non si identifica con la patologia da un punto di vista forense, diciamo meglio, ecco. Ma comunque il discorso è in questi termini : però la vostra ipotesi era quella che la motivazione di questi delitti fosse – chiamatela come volete, psicopatologica, condotta abnorme, o in qualsiasi altro modo, perversione – fosse, rientrasse all’interno di questi tipi di anormalità, va bene? Mettiamola così, ecco.
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: E va be’, so… ma ora sembrerebbe di no, ha capito professore? Eh, siccome…
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: No no, va be’, dopo…
(voce non udibile) … di no, dico era…
Avv. Nino Filastò: No no, secondo voi è: benissimo. Perfetto.
Presidente: Queste risposte cosi non vengono poi, nella trascrizione, eh? Perché non ha il microfono, il professore. Se si ripete?
Avv. Nino Filastò: Grazie, Presidente.
Ivan Galliani: Niente. Confermo che la tipologia dei delitti esaminata unitariamente, e se ed in quanto riferita ad un’unica persona, colloca i delitti nell’ambito dei delitti sessuali propriamente detti.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ora però, mi scusi professore, devo fare un attimo un passo indietro e ritornare agli aspetti ancora oggettivi.
Perito?: Le dispiace se completa il professor Gagliani?
Avv. Nino Filastò: Ah, si sì, mi scusi, mi scusi professore. No no, non me n’ero accorto.
Ivan Galliani: Grazie. Galliani. Volevo specificare, come già è stato detto per altri settori dell’indagine peritale, che anche dal punto di vista dello studio motivazionale noi partivamo dalla premessa che occorreva esaminare questi delitti per cercare di fare delle ipotesi sulla motivazione sottesa, o sulle motivazioni sottese ai delitti; e da quelle, attraverso un esame, oltre che del materiale, diciamo degli atti, del materiale documentario, anche attraverso l’esperienza criminologica, l’esame della letteratura scientifica in materia, formulare delle ipotesi su altri tipi di comportamento che potesse avere un soggetto, che potesse avere l’ipotetico autore di reato, per potere orientare le indagini. E scoprire quindi di poter arrivare all’autore di reato attraverso altri comportamenti, eventualmente. Oltre che attraverso questo comportamento specifico. Quindi, abbiamo realizzato la motivazione. La motivazione sessuale ci è sembrata lampante, comprovata da numerosi elementi che sono stati in gran parte ormai esplicitati; e sono tutti contenuti nella relazione peritale. Abbiamo analizzato in modo particolare questa peculiarità della scelta delle coppiette, perché non emergeva un fatto analogo in nessun caso riportato dalla letteratura scientifica. E da questo siamo partiti per fare delle ipotesi su altri comportamenti abnormi, sessualmente abnormi, che potesse avere l’autore del reato. Abbiamo analizzato quindi – cito soltanto questo, ovviamente – in maniera primaria il voyeurismo, per esempio; perché è evidente che la scelta delle coppiette parte da una posizione voyeuristica. E anche da questo punto di vista abbiamo cercato poi di fare delle ipotesi sul numero degli autori di reato: se si potesse trattare di un autore soltanto, oppure di più autori. Dal punto di vista della casistica nella letteratura scientifica, abbiamo trovato solo un caso. C’è un caso in Germania, pubblicato in Germania, un caso della prima metà del secolo mi pare, in cui c’era un gruppo di voyeur che si è trasformato a un certo punto in gruppo di assalitori, no? In cui… Ritenuto però che questa ipotesi fosse, non fosse I comprovata da nessuno degli elementi che ci venivano forniti all’epoca, e che erano presenti negli atti che noi abbiamo esaminato, e che quindi fosse un’ipotesi molto marginale e da scartare. Anche perché contraddiceva tanti altri elementi che, invece, inducevano a pensare ad un solo autore. Per guanto riguarda la abnormità psichica, è evidentemente un’abnormità di tipo sessuale. Gli abnormi dal punto di vista sessuale possono collocarsi nell’ambito della piena normalità, dal punto di vista psichico in generale. Dico tutto, tra virgolette, cito dei termini comprensibili, mi esprimo con termini perché possano essere comprensibili in senso lato. Oppure nell’ambito della nevrosi, oppure nell’ambito della psicosi larvata, oppure nell’ambito, al limite tra la psicosi e la nevrosi, una anormalità, oppure la piena psicosi. Noi, confrontando i dati che avevamo con la letteratura, ci siamo resi conto che quegli elementi, anche comportamentali, fenomenici, che si riscontrano generalmente quando l’autore di reato è uno psicotico, qui non c’erano. E quindi abbiamo scartato l’ipotesi della aperta manifestazione psicopatologica. Pur parlando di psicopatologia in senso lato.
Avv. Nino Filastò: In senso lato. Certo, ora, se lei se lo ricorda, professore, visto che ha fatto riferimento a questo caso riportato dalla letteratura tedesca, del gruppo di voyeur che si trasformano in assalitori, si rammenta – questo caso – quante volte si sono trasformati in assalitori, questo gruppo? E per quanto tempo?
Ivan Galliani: Ecco, in questo caso il periodo di tempo era abbastanza limitato, in quanto gli assalti erano delle vere e proprie rapine con stupro. E gli elementi quindi per pervenire alla identificazione di qualcuno degli autori si sono resi evidenti nel giro di poco tempo. E credo che abbiano agito per qualche anno, se ben ricordo, per qualche anno.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Senta, benissimo, allora ecco, ritornando un attimo indietro, perché mi ero dimenticato un aspetto che riguardava la dinamica materiale. Voi avete diverse volte nel corso delle vostre relazioni indicato l’altezza probabile di questo personaggio. Ecco, la domanda è questa: l’avete valutata, questa altezza considerata superiore al metro e 80, e non di poco, l’avete valutata sulla base di quali elementi in particolare? Voglio dire, si tratta delle impronte sull’autovettura della povera signora Rontini, dei fori trovati sul camper dei tedeschi, e poi un’impronta di scarpa in un altro caso. Sono questi i dati da cui avete ricavato questo dato sulla, presumibile ovviamente, probabile e possibile altezza dell’autore?
Fabio De Fazio: Io sto cercando di trovare – De Fazio – sto… mi hanno chiesto di trovare nella relazione i punti. Nell’ambito di una perizia volta a risalire dalla tipologie delle vittime alla tipologia dell’autore o degli autori, noi abbiamo identificato – anzi dell’autore, usiamo il singolare, perché questa è la norma – noi abbiamo valorizzato determinate impronte che avremmo individuato attraverso l’esame delle fotografie fatte dalla Polizia al pulmino dove c’erano i tedeschi. Dico a mente adesso, sono passati tanti anni. Oh, allora, identificando attraverso le fotografie delle tracce che sembravano di abrasione, cioè sostanze… abrasione che poteva essere dovuta a un ginocchio…
Avv. Nino Filastò: No, quindi non sul pulmino dei tedeschi, professore, eh. Si tratta della Panda.
Ivan Galliani: La Panda.
Fabio De Fazio: Della Panda. Allora, questa valutazione che risale alla Panda – adesso mi sono ricordato del pulmino – si basa sull’ipotesi che quella zona della fotografia da noi osservata, una delle tante fotografie che sono allegate ai fascicoli giudiziali della Polizia, riguardasse un’abrasione di polvere. E l’altra ipotesi, che questa abrasione di polvere non sia stata procurata dalla moglie del proprietario della Panda mentre è andata a far la spesa, ma sia stata apportata dall’autore della aggressione mentre si avvicinava alla Panda, portava – attraverso la valutazione delle Tavole di … e Manouvrier (?), cioè praticamente una valutazione secondo la quale la distanza che corre dal mio ginocchio alla pianta del piede consente di risalire alla mia statura media – portava a questo tipo di inferenza. Ma, come vede, parlo di inferenza; non parlo nemmeno di deduzione. Cioè le valutazioni che abbiamo fatto circa l’altezza sono nate, sono scaturite da elementi di questo genere; noi non possedevamo altro che possibilità di svolgere delle inferenze, in questa perizia. In cui ci si chiedeva di esaminare il materiale che ci veniva dato, cioè le foto della Polizia, i fascicoli tecnici e via dicendo. Allora, nessun elemento ci ha portato a determinare l’al… elemento in positivo, ci ha portato a determinare l’altezza. Questo è il primo punto. L’altro punto riguardava che in un qualche posto erano state trovate delle impronte – non da noi -trovate delle impronte di scarpa.
Avv. Nino Filastò: Una impronta di scarpa.
Fabio De Fazio: Non mi ricordo dove, non mi ricordo quando. Allora, anche questo, questa impronta di scarpa…
Avv. Nino Filastò: Delitto del 22 ottobre dell’81.
Fabio De Fazio: Eh, va be’, lei conosce bene gli atti, noi non più perché è passato tanto tempo.
Presidente: (brusio)
Fabio De Fazio: Eh. Allora, è stata trovata questa impronta di scarpa, evidentemente nel luogo del sopralluogo.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Ecco.
Avv. Nino Filastò: Addirittura era stato fatto il…
Fabio De Fazio: Ho sempre detto ai magistrati che c’hanno dato l’incarico: tranne che non si tratti di impronta di scarpa dei Carabinieri o di un poliziotto – cosa da non potersi escludere, perché non lo sappiamo – se l’impronta di scarpa era del possibile autore, e dedotta da questa impronta di scarpa risaliamo ad un parametro anche questo virtuale, perché uno può avere il piede 42 ed essere alto così, però generalmente c’è un rapporto che…
Avv. Nino Filastò: Certo…
Fabio De Fazio: Un rapporto di base. Quindi, voglio dire, l’altezza: questo è il secondo parametro. Un terzo parametro che abbiamo utilizzato non mi ricordo qual è.
Avv. Nino Filastò: L’altezza dei fori di ingresso nel furgone dei tedeschi.
Fabio De Fazio: L’altezza dei fori, ecco. Questo è un pochino meglio, come parametro. Cioè evidentemente, posta l’altezza dei fori – sto rispondendo senza ricordare nu… senza domandare ai…
Salvatore Luberto: Ma sul pulmino è…
Fabio De Fazio: Se te lo ricordi bene tu, dillo tu.
Salvatore Luberto: No, poi sul pulmino, cioè noi lo deducemmo dall’altezza dei fori, ipotizzando l’esplosione a braccio teso, eccetera. Ricordo, il giorno in cui venimmo a Firenze a deporre, che ci fu fatto presente che sul pulmino c’era un materassino, se non sbaglio. Il che evidentemente – cosa che noi non potevamo sapere allora – evidentemente dava meno significato…
Avv. Nino Filastò: Sì sì. No, no, ma questa cosa dell’altezza dei corpi al momento dello sparo, questo l’ho presente perché venne, fu fatta da voi una precisazione.
Salvatore Luberto: Eh.
Avv. Nino Filastò: Durante il dibattito. Però probabilmente…
P.M.: … la pendenza del busto dove era…
Avv. Nino Filastò: Sì. Sì, sì.
(voce non udibile) Esatto.
Avv. Nino Filastò: Però, non ricordando…
Salvatore Luberto: Noi non lo sapevamo.
P.M.: No, professore, se l’arma fosse usata col braccio teso o col braccio…
Avv. Nino Filastò: Ecco, infatti, per questo…
P.M.: Ci spiegarono della aleatorietà della loro…
Avv. Nino Filastò: Sì, no, aleatorietà entro certi limiti; perché volevo, io l’ho letta quella parte lì della vostra deposizione, osservando questo. Voi, e vorrei sapere se questa cosa la confermate oppure no, la osservazione secondo me che resta valida e la più illuminante per certi versi, con riferimento al problema che abbiamo di fronte che è quello dell’altezza, che fate è questa. Voi rilevate come le altezze dei fori – che sono diversi; ora non ricordo il numero, ma sono almeno quattro, cinque fori, più cinque che quattro, anzi forse sei fori sul pulmino – sono uniformi. Vale a dire che la differenza d’altezza, le differenze sono nell’ordine di pochi centimetri.
P.M.: 5 centimetri.
Avv. Nino Filastò: 5 centimetri, da 130 a 135.
P.M.: 137-142.
Avv. Nino Filastò: Va be’, insomma, ora non mi ricordo esattamente. Mi pare 130-135, comunque, 137-142 va anche meglio, ecco. Facendo questa osservazione. Voi dite, si trattava di sparare all’interno, dove a un certo punto l’arma, siccome viene usata a distanza, come sempre, molto ravvicinata, si avvicina, si deve avvicinare molto al finestrino. Questo è il vostro ragionamento, lo dico in termini molto semplici.
Salvatore Luberto: Sì.
Avv. Nino Filastò: Il che può fare immaginare una adduzione del braccio.
Salvatore Luberto: Certo.
Avv. Nino Filastò: Vale a dire una posizione innaturale del braccio che impugna l’arma da sparo. Per cui, inferire l’altezza dello sparatore dall’altezza di questi colpi sui finestrini, è un … (?); perlomeno, non è serissimo. Se non che, voi dite, noi rileviamo una uniformità di altezza, eh?, dello sparo, anche con riferimento a quel colpo che non trapassa il vetro del finestrino, bensì perfora, pur raggiungendo il bersaglio da cui voi ricavate un perfezionamento della tecnica di sparo di questa persona, perché non è facile colpire una persona attraverso un corpo opaco in questo modo, noi rileviamo che l’altezza non differisce nel momento in cui si spara attraverso la lamiera, quando non c’è necessità di alzare il braccio per raggiungere il finestrino. Per cui noi riteniamo che a questo punto, questa altezza corrisponda alla posizione non addotta ma naturale del braccio che spara. Questa è la considerazione che fa. Che non ha niente a che vedere, secondo me, con l’altezza delle persone che stavano sdraiate dentro il pulmino, perché quella poteva essere bassa, alta, non importa. Il punto…
P.M.: Ma se il terreno era in pendenza salta tutto.
Avv. Nino Filastò: Come?
P.M.: Se il terreno su cui poggiavano i piedi era in pendenza…
Avv. Nino Filastò: Questo è un altro discorso.
P.M.: Questo è quello che hanno detto…
Avv. Nino Filastò: Questo è un altro discorso, certamente, se era in pendenza e questo era in posizione soprae…
P.M.: Se non era piano, cioè, se non era piano.
Avv. Nino Filastò: Abbia pazienza, Pubblico Ministero, questa è una valutazione diversa che lei sta prospettando ora.
P.M.: … un l’ho detta io.
Presidente: Ponga la domanda, andiamo.
Avv. Nino Filastò: Perché poi bisognerebbe dire che la posizione del terreno sopraelevato ris… quindi, sopraelevato rispetto a tutta la…
Presidente: Avvocato, la domanda, per cortesia.
Avv. Nino Filastò: Il discorso è questo, se loro confermano oggi questa loro deduzione. A me sembra più che attendibile. Cioè a dire che, trovandosi questo colpo di arma da sparo, attraverso lo spessore della lamiera, più o meno, alla medesima altezza che non i colpi sparati attraverso il finestrino, si inferisce da questo una posizione naturale dell’arma da sparo, tale da identificare come tale l’altezza dello sparatore.
Ivan Galliani: Galliani.
Presidente: Galliani.
Ivan Galliani: Ho chiesto la parola anche se questo non è il settore di mia specifica competenza, ma ricordo che all’epoca della perizia, ragionando con uno dei colleghi, fui io uno dei responsabili del fatto che venne indicata l’altezza dei fori sul pulmino, come un possibile indicatore dell’altezza. Devo ricordare un’altra volta che siamo nell’ambito delle ipotesi. A noi non interessava indicare… tanto, indicare l’altezza dell’autore del reato agli inquirenti, ma nell’ambito più generale dei quesiti peritali, , indicare delle ipotesi di indagine, delle ipotesi verso cui orientare le indagini.
Avv. Nino Filastò: E quindi l’acromegalia.
Ivan Galliani: Questa è un’ipotesi, queste erano ipotesi.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ivan Galliani: Le inferenze che sono state fatte da queste osservazioni sono state, per esempio che, nelle ipotesi che effettivamente questa persona sia alta, allora, se noi assommiamo il dato dell’altezza al dato della sessualità non agita mai sul luogo del delitto, al dato dell”abnormità…
Avv. Nino Filastò: Scusi, professore, questo è ricavabile dal fatto della assoluta assenza di tracce di sperma o di coito in tutte le vittime e per tutti i delitti. È vero?
Ivan Galliani: Esatto, esatto. Assommando questi elementi, allora noi, sempre dai dati che avevamo, allora, noi potevamo fornire delle indicazioni operative agli inquirenti. Per esempio, orientare l’indagine in un modo anziché in un’altro. Per esempio, orientare le indagine verso determinate sindromi, anche, di tipo medico e indicare agli inquirenti in quale modo poteva essere effettuata l’indagine. Quindi, siamo sempre nell’ambito delle ipotesi. Come diceva il professor De Fazio, ammettendo che l’abrasione, quell’abrasione di polvere, sia stata operata, sia stata fatta dall’autore del reato e non da altri.
Avv. Nino Filastò: Certo, questo mi se… questo è sicuro. Infatti io sto parlando di un complesso di dati che voi avete esaminato e da questo lei, professore, vuol dire che da questo voi avete ricavato quelle ipotesi di acromegalia, ipogonadismo e possibile anche problemi alla visita militare, da cui si poteva ricavare dei dati. È questo che vuol…
Ivan Galliani: No, no, qui sono correlazioni non deduzioni. È chiaro…
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, correlazioni, certo.
Ivan Galliani: … è chiaro che uno può essere alto 1,85 senza avere una… nessuna … Qui abbiamo fatto…
Avv. Nino Filastò: Certo. Io, per esempio, insomma…
Ivan Galliani: … le analisi…
Avv. Nino Filastò: … me la cavo abbastanza anche se altro 1,82.
Ivan Galliani: … ecco, diversamente, faremmo subito il riferimento a lei. . . . abbiamo fatto delle correlazioni perché si trattava di indicare agli inquirenti un range vastissimo di…
Avv. Nino Filastò: Certo, certo.
Ivan Galliani: … ricerca di person…
Avv. Nino Filastò: Sono d’accordo, però, voglio dire, questa valutazione che è stata fatta in ordine a questa posizione naturale del braccio nel momento in cui si spara, voi questo… questa come la definirebbe? Deduzione, insomma, no, almeno una osservazione deduttiva.
Giovanni Beduschi: Beduschi. No, io vorrei chiarire, forse è pleonastico questo che sto per dire ma è, diciamo, uno spunto d’ansia a non essere fraintesi. Nella domanda se questo collegio oggi conferma i postulati di altezza formulati negli elaborati di allora, ecco, vorrei richiamare, ripeto, può apparire pleonastico ma è una punta di ansia che mi ha preso adesso, vorrei richiamare che in quella prospettiva si partiva con degli elementi conoscitivi che erano quelli che erano. Ecco, vorrei chiarire il, puntualizzare adesso, in una risposta ad item, sì o no, si conferma non significa che in gualche modo si possa ipotizzare che il reo, vero o presunto, possa essere alto non meno di centimetri 180. La natura stessa dei riferimenti su cui in allora si formulò questa ipotesi, ha lo stesso valore dell’ipotesi dell’acromegalia. Cioè, voglio dire, c’è questa discrasia tra il contesto metodologico dell’indagine in allora, che è un’indagine di tipo direttivo di inda… criminalistico, e quella che adesso, a fronte di una domanda che, se ben capisco, è come dire: ditemi sì o no, se confermate sì o no che il reo era alto almeno 180; ecco, rispetto al misuso che si può fare ad una risposta ad item.
Avv. Nino Filastò: Sì. Ora, io voglio dire, da questo punto di vista, a me, per lo meno, come osservatore obiettivo dei risultati della vostra indagine, trovo una certa attendibilità nella ipotesi; determinata da cosa? Dal fatto che sono tre elementi e non uno solo. Che si assommano, perché vanno tutti nella stessa direzione, li chiamerei, quantomeno, elementi indiziari, e li chiamerei univoci…
P.M.: Chiedo scusa, la domanda. Perché sta spiegando lei quello che avrebbero pensato i periti quando hanno scritto. Insomma, se fa una domanda io sono d’accordo, sennò c’è opposizione a che lei ci spieghi…
Avv. Nino Filastò: No, è la domanda…
P.M.: …quello che il professor Beduschi in questo momento ha cercato di spiegare a noi, penso molto correttamente, dicendo, erano ipotesi per le indagini…
Avv. Nino Filastò: Sì, allora…
P.M.: Ora se glielo rispiega lei, avvocato…
Avv. Nino Filastò: … la domanda…
P.M.: …sennò qui si va… si va in una serie di catene che forse ci fanno perdere tempo e basta, dal mio punto di vista, ovviamente.
Avv. Nino Filastò: Va bene. Allora, la domanda è questa: se nella vostra valutazione è intervenuto anche, quantitativamente, il numero 3, per l’esattezza, di dati che confluivano nella stessa direzione e, in particolare, con riferimento alle impronte che riguardano la macchina, a quelle asportazioni di polvere, chiamiamole così, che riguardano la macchina della Pettini, è entrata nella vostra valutazione nel ritenere le impronte di ginocchio e possibilmente… e probabilmente dello sparatore, anche il fa… anche questi due fattori, dei quali forse in questo momento voi non avete ricordo: che le impronte di ginocchio corrispondono a delle parziali impronte papillari…
Ivan Galliani: Sì.
Avv. Nino Filastò: … rilevabili sullo sgocciolatoio…
Ivan Galliani: Della macchina, sì.
Avv. Nino Filastò: E secondo, che la posizione dello sparatore era, nel caso della Rontini, come in tutti gli altri casi, a distanza ravvicinata alla macchina. Molto ravvicinata. Tale da ritenere possibile che questa persona si fosse finita per appoggiare con le ginocchia.
P.M.: Non avrebbe… non sarebbe riuscito a sparare, se lei ci pensa. Se tiene le ginocchia appoggiate allo sportello, come fa a…
Presidente: Va bene, discussione questa.
Avv. Nino Filastò: Questo… questo, vede, questa è proprio la critica, intervento cultrorio. Prima di tutto perché ora…
Presidente: Avvocato, vogliamo … proprio ora, siamo stanchi, dai.
Avv. Nino Filastò: … se ne avessi voglia mi potrei alzare in piedi e farle vedere come si fa. Perché non è proprio il caso, mettersi a fare delle manifestazioni di tipo mimico, ecco.
Presidente: Avvocato, avvocato, smettiamola di…
Avv. Nino Filastò: E poi perché, insomma, voglio dire, è così. Voglio dire, sono entrate queste valutazioni nella vostra considerazione finale?
Ivan Galliani: Avvocato, noi abbiamo raccolto non i dati… i dati possibili, i dati che la documentazione ci offriva, e abbiamo omologato questi dati per creare dei parametri, è stato già detto, ai fini di indirizzare le indagini verso dei tipi piuttosto che verso altri. È chiaro che il nostro disagio… il suo mestiere di difensore è difficile ma il nostro di perizia oggi è imbarazzante. E7 imbarazzante perché noi siamo stati… a noi è stata chiesta una perizia volta ad indicare le possibili tipologie di autori di quei reati, sulla base dei dati che c’erano. Oggi ci si chiede se, in qualche misura, questi elementi dati sull’altezza rispondono ad elementi di prova. Il problema è che gli unici dati che potevano consentire di dare una qualche indicazione sull’altezza dei soggetti erano dati che venivano desunti già al di fuori di un ambito probatorio. Perché non è mica detto che l’impronta delle dita che hanno tolto via la polvere fossero di quell’autore e non di un amico che si è appoggiato su quella macchina. Perché non è mica detto che l’impronta di scarpa fosse del… E, per ciò che riguarda 1’impatto, lo sparo…
Avv. Nino Filastò: I fori di proiettile sul… su quello non ci pioveva, professore, i fori di proiettile…
Ivan Galliani: No, no, lo sparo— lo sparo sulla lamiera, qui abbiamo travasato la nostra esperienza di medici legali, al corpo… dalle strutture corporee alle lamiere. Cioè, succede questo, che se noi facciamo … e andiamo a vedere… se abbiamo un cadavere andiamo a vedere un foro, la prima cosa che osserviamo è, ad esempio, la circolarità del foro. Se il foro è perfettamente circolare vuol dire che risponde ad uno sparo fatto in posizione nettamente perpendicolare. Io posso essere anche un nano e sparo ad un altro, però in questo caso, sparo a uno altissimo di due metri e mezzo, in questo caso il mio foro sarà un foro ovalare, perché colpisce in obliquità. Ora, è chiaro che noi abbiamo, grosso modo, dedotto, attraverso queste fotografie generali che quel foro doveva essere, grossomodo, circolare. Anche questo è un rilievi già basato su un materiale non utile per motivi probatori. E se ed in quanto circolare stava ad indicare una certa perpendicolarità. Tutte queste cose noi le riconfermiamo in pieno. Ma se lei vuole indurci a un7 affermazione che dall7aspetto indicatorio va sul piano probatorio…
Avv. Nino Filastò: No, no, no, lontanissimo da me. Nella premessa che abbiamo fatto, io credo di avere interpretato bene il vostro lavoro che voleva essere proprio di indicazione e di aiuto, di contributo alle indagini che erano in corso. Quindi, non c’è dubbio.
Salvatore Luberto: Luberto. Se posso aggiungere, su alcuni elementi noi ci siamo spinti anche oltre proprio data la natura particolare dell7indagine. Probabilmente se fosse stata un’indagine che doveva servire a valutare degli elementi… saremmo stati forse ancora più prudenti.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Allora, tornando alla dinamica psicologica, premessa quindi questa vostra valutazione ricavabile dalla serialità dei delitti, dal passaggio del tempo, dal numero di essi e tutto il resto, voi avete ritenuto, a livello di motivazione, quella di tipo sessuale, di una sessualità, definiamola, abnorme. Ora, nella… quesito, che è quello che a me in questo momento interessa in modo particolare, sulla pluralità o unicità dell’eventuale autore, vorrei sapere se l’avere voi individuato, come motivazione, quello che ho detto, l’essere una abnormità di comportamento sessuale, se questo è intervenuto nella vostra valutazione, per escludere la pluralità.
Presidente: Escludere… ?
Avv. Nino Filastò: La pluralità degli autori. Partendo, io ritengo, da questo possibile ragionamento, per cui voi ritenevate probabile, improbabile, molto improbabile una associazione di persone che soffrendo della medesima abnormità di tipo sessuale: A) si incontrassero; B) si accordassero…
Fabio De Fazio: Quando mai… quando mai abbiamo detto questo?
Avv. Nino Filastò: No, la domanda… no, la sto facendo io in questo momento. Alla fine c’è il punto interrogativo. Punto interrogativo sull’uso di questi eventuali termini: probabile, improba… secondo scienza e coscienza… probabile, improbabile, molto improbabile. Un’associazione di persone che soffrendo di questo stesso, identico, particolarissimo, perché poi ha delle particolarità questo disturbo. Cioè a dire, si esprime con una certa ritualità, sceglie determinati aspetti, di tempo, di luogo, sceglie le coppie, cosa eccezionale, all’interno di tutto questo, queste persone che si incontrassero, si accordassero fino a formare una sorta di azione criminale, e poi eseguissero insieme, nell’arco di più di un decennio, mantenendo intatto questo sodalizio nell’arco di più di un decennio, questi delitti. Detto proprio in soldoni, professore, probabile, improbabile?
Fabio De Fazio: Posso rispondere?
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Io rispondo, signor Presidente, innanzitutto con un atto di ammirazione all’avvocato Filastò che mi stava indolcendo. Io, malgrado la mia ipoglicemia ho capito una cosa, nella nostra perizia, nella nostra relazione peritale non ci siamo mai posti il problema che sta ponendo adesso. Il problema al quale non ritengo di dovere e di poter rispondere. Ci siamo posti solo un problema. Questo bisogna chiarirlo, almeno in questo bisogna che riesca a essere chiaro. Noi, nella nostra perizia ci siamo posti, nella perizia depositata presso la Procura della Repubblica di Firenze, ci siamo solo posti il problema di stabilire se i delitti che stavamo esaminando erano opera di una persona o opera di più persone, ma non più persone che agissero in concorso. Il problema che ci ponevamo di tizio che aveva compiuto, ucciso, la Barbara Locci… Caio, che avesse ucciso la Pettini-Gentilcore… Cioè, non ci siamo mai posti il problema di una pluralità di persone, l’unico problema che ci siamo posti era se i delitti rinviavano ad un possibile unico autore. Questo per onestà intellettuale. Questo è il primo dovere che andava espletato da parte mia. Quindi, noi, nel corso della perizia ci siamo posti soltanto questo problema. Il problema che lei ci pone, ce lo pone adesso, è un problema delicato, io non so nemmeno se e fino a quale punto è opportuno che noi si esprimano le nostre opinioni personali non peritali, sono disponibile ma deciso…
P.M.: C’è la stessa opposizione che ho fatto prima.
Presidente: Va bene, va bene.
Fabio De Fazio: No, no, decide il Presidente, perché… cioè, il problema che ci pone l’avvocato Filastò…
Presidente: Nell’ordinanza è già… si è già pronunciata su questo punto, praticamente…
Avv. Nino Filastò: Mah, veramente no, Presidente.
Fabio De Fazio: Cioè, l’avvocato Filastò non ci chiede se noi abbiamo fatto la perizia mirando a stabilire se si trattava di una persona che ha commesso i delitti o di delitti diversi da diversi… da parte di…
P.M.: Potrebbero leggere, quantomeno gli atti di questo processo e avere un incarico su questo, non vede come possano rispondere sulla base di elementi… E’ la stessa opposizione di prima, sarà data, se la Corte crede, ex 507…
Presidente: Infatti, infatti…
P.M.: … una nuova perizia, e allora penso che il professore, se crede, la potrà studiare, accettare l’incarico, altrimenti chiedo che la…
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Presidente, in realtà la risposta c’è già.
Presidente: E se c’è già, basta.
P.M.: E allora…
Avv. Nino Filastò: Nel senso che la nostra conclusione sulla quale ci giochiamo la nostra professionalità, che si tratti di una sola mano.
P.M.: L’ha già spiegato.
Avv. Nino Filastò: Cioè…
P.M.: Una sola mano nel senso, sempre… va be’, comunque…
Avv. Nino Filastò: Una sola mano per tutti i delitti, mi sembra chiaro.
Presidente: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: E’ basata su un quesito se presumibilmente si tratta della solita mano. Poi si dice, ma poi ci sono un sacco di altri elementi, questo a pagina 34, che concorrono a far ritenere, qui è anche più chiaro, che si tratta di un solo soggetto. Quindi, io volevo sapere se, siccome io…
Presidente: Questa è la loro risp… la loro… questa è la tesi dei professori, basta.
Avv. Nino Filastò: …do per scontata questa risposta…
Fabio De Fazio: No, mi scusi, avvocato Filastò, qui siamo…
Avv. Nino Filastò: Quindi, non è vero che non abbiano mai risposto…
Fabio De Fazio: Questa deposizione che si tratta di una sola mano, io gliela riconfermo…
Avv. Nino Filastò: … su questo argomento.
Fabio De Fazio: … oggi. Nel senso che la dinamica materiale dei delitti, l’analisi della dinamica materiale dei delitti, rinvia, per quanto già detto nel corso di tutta la mattinata, ad una mano, quindi ad uno che ha sparato e che ha ottimizzato gli spari, ad uno che ha inciso, leso con una ferita da arma da taglio… Ma questo riguarda la dinamica materiale dei delitti, riguarda cioè, praticamente…
Avv. Nino Filastò: Su questo ne abbiamo già parlato finora, professore…
Fabio De Fazio: Esatto.
Avv. Nino Filastò: … abbiamo parlato di questo fino…
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ora io stavo afferm… cercando di riportare il discorso sotto il profilo della dinamica psicologica. Vale a dire, se quelle considerazioni che voi avete fatto sotto il profilo della dinamica materiale arrivando a queste conclusioni, poi trovano una congiunzione anche sotto il profilo della dinamica psicologica. Alla luce di quelle considerazioni, abbastanza banali per altro, che facevo circa la possibilità che più persone, partendo da motivazioni diverse, perché quando…
Fabio De Fazio: Ma è una… un’altra… le ipotesi che ha posto con questa considerazione è un’altra ipotesi.
Avv. Nino Filastò: No, abbia pazienza, non è un’altra ipotesi, scusi.
Fabio De Fazio: Sì, è un’altra ipotesi. Perché vede, nell’ambito dei delitti, cosiddetti delitti sessuali, l’ha già detto prima il professor Galliani, nell’ambito dei cosiddetti delitti sessuali, cioè, a un certo punto non… questi delitti promanano da bisogni aberranti, da bisogni che si iscrivono solamente nelle perversioni sessuali, di determinati soggetti i quali non è che si mettono in serie, solitamente. Può capitare. Mah, dico, è mi problema nuovo che si sta ponendo, anche quando abbiamo, quando ho disposto una sola mano, ho disposto… considerato una sola mano, nei … di ima ipotesi di lavoro che era questa: i delitti… è più probabile che questi delitti siano stati compiuti, materialmente compiuti da una stessa persona o più persone? E’ più probabile che siano stati compiuti da ima stessa persona. Questa è stata la risposta data al processo Pacciani. Lei adesso non me la può traslare su un’altra tematica, perché quella che lei ha annunciato è un’altra tematica. Cioè, una tematica di persone che si riuniscono nel salotto, che stabiliscono di fare determinate cose e che poi passano alla fase attuativa. Cioè, questo è un tema nuovo, che non esisteva ai tempi della deposizione da noi data al processo Pacciani. Era una variabile della quale non si poteva tenere… non potevo tenere conto.
Avv. Nino Filastò: Va bene, professore, accantoniamo allora questa domanda, cioè, non proponiamola, oltretutto… La domanda è questa, la ricerca del feticcio, che appartiene ad una motivazione, evidentemente, della persona che agisce, perché, su questo… che quello sia un obiettivo abbastanza importante, se non primario, su questo non c’è dubbio. E’ vero, è così? i La domanda è questa: appartiene, secondo la valutazione di tipo psicologico fatta da voi, a questa motivazione di tipo… che riguarda l’abnormità sessuale oppure appartiene a un’altra possibile motivazione?
Fabio De Fazio: Se capisco bene, la domanda è…
Avv. Nino Filastò: La domanda è questa: io osservo… voi avete osservato, come da un punto vista di finalismo di questi delitti c’è la ricerca di certe asportazioni dal corpo femminile. PERITO De Fario F.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Su questo siamo d’accordo. La domanda è questa: questo tipo di comportamento, che corrisponde ad un finalismo, ad una finalità, ad una pulsione, ecco, questa pulsione si inserisce dentro a quella abnormità di carattere sessuale di cui voi avete parlato?
Fabio De Fazio: C’è una risposta implicita alla sua domanda, l’ha data lei stesso. Il problema… noi però non abbiamo detto…
Avv. Nino Filastò: No, implicita nel senso positivo o in senso negativo?
Fabio De Fazio: No, no, mi scu. . . positivo. Mah, chiariamo una cosa, noi abbiamo esaminato dei delitti in cui non c’era asportazione di parti corporee, in alcuni. In cui, piano piano si è arrivati, se non ricordo… sono anche stanco…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Al primo, al secondo, al terzo delitto si è arrivati all’asportazione di parti corporee.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Noi abbiamo interpretato queste asportazioni come un atteggiamento feticistico.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Perché non è che uno… E penso che abbiamo interpretato anche correttamente che si trattava…
Avv. Nino Filastò: E7 questo che volevo sapere io, professore.
Fabio De Fazio: Sì. Allora, voglio dire, noi abbiamo però… siamo partiti da delitti in cui non c’era asportazione, da delitti in cui si è realizzata una asportazione e abbiamo detto: allora abbiamo avuto una estrinsecazione di…
Avv. Nino Filastò: Evolutiva.
Fabio De Fazio: … evolutiva ed …
Avv. Nino Filastò: Certo. Benissimo. Perfettamente d’accordo, però a lei può sembrare questa domanda, come dire, ultronea o addirittura pleonastica, ma non lo è punto in questo processo, ha capito? Non è per niente…
Presidente: Avvocato, quanto c’ha ancora lei?
Avv. Nino Filastò: Io c’ho ancora qualche domanda, Presidente.
Presidente: Allora, si sospende e si riprende alle tre.
P.M.: Bene, Presidente.
Presidente: Bene.
Presidente: Allora, per Zanobini chi c’è? Vedo… Come si chiama lei?
(voce non udibile)
Presidente: Zanobini, per Zanobini, l’avvocato Corsi, lei, eh. No, vuol dire che… una persona al posto suo, lì, credevo che…. Allora, prenda atto delle posizioni delle parti. Va bene, allora ci siamo tutti. Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Grazie. Se non ricordo male, mi pare che abbiamo detto, e se ho sbagliato, se non ricordo male, stamani che la ricerca del feticcio entrerebbe in questa dinamica abnorme, di sessualità abnorme. Se non ho capito male, da un punto di vista di feticismo, è così?
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Ecco, ora, voi avete anche parlato…
Fabio De Fazio: No, chiedo scusa. Certamente l’azione lesiva riconosce delle componenti sadiche; ma la situazione lesiva poi comporta l’asportazione, il prelievo dal luogo, quindi la scomparsa dal luogo del delitto, di un organo, di parte di un organo. Questo diventa un feticcio e quindi esprime tendenze che inizialmente, e motivazionalmente, sono state feticistiche.
Avv. Nino Filastò: Feticistiche. Molto bene. Voi avete anche parlato, a proposito di questa dinamica psicologica, di una conflittualità intrapsichica, piuttosto che conflittualità relazionale. Ecco, vorrei che spiegaste meglio questa differenza, questa…
Fabio De Fazio: Non so in qualche contesto l’abbiamo detto o scritto, però…
Avv. Nino Filastò: Sempre nel momento in cui avete affrontato il tema, appunto, di quella che…
Fabio De Fazio: Beh, adesso, a pensare degli esempi truci, ecco, da un punto di vista relazionale, non so, mi è capitato già in sede peritale, l’asportazione del pene, la parte della donna tra le…
Avv. Nino Filastò: Tra le…
Fabio De Fazio: e non è certo un feticcio. È invece un’asportazione che non riconosce… Perché è chiaro che una mutilazione può riconoscere tante finalità. Noi l’abbiamo esaminata nella cornice di una ipotesi di delitto sessuale, e quindi l’abbiamo riferita ed ascritta al feticismo.
Avv. Nino Filastò: Ecco, quindi disgiunta da una qualsiasi pulsione che abbia relazione con la vittima.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: Certamente. Questo è il vostro significato. Poi voi parlate anche di ritualità. Ma a più riprese. Se fosse possibile chiarire meglio questo concetto, chiarirlo di più, precisare che cosa si intende e da che cosa… ecco, cosa ci sta dietro, a questo termine. Vale a dire, a che tipo di componente psicologica si accompagna questa reiterazione di una serie di comportamenti che sono tutti più o meno equivalenti.
Fabio De Fazio: Non so a quale proposito e in quale contesto l’abbiamo scritto.
Avv. Nino Filastò: Dunque…
Fabio De Fazio: E quindi non vorrei…
Avv. Nino Filastò: Non so, per esempio qui, voi… L’avvocato Colao vi propone questo quesito, istanza… Che cosa si osserva? Voi avete osservato precedentemente, sia in corso della relazione che durante l’approfondimento dibattimentale, che a una fase non frenetica, intendiamoci, ma come dire? più movimentata, alla quale corrisponde secondo voi uno stato di eccitazione, di eccitamento del soggetto, e che è quella durante la fase degli spari, poi fa seguito invece una fase estremamente fredda.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: Razionale e…
Fabio De Fazio: Rituale.
Avv. Nino Filastò: Calibrata, uguale. Che è quella relativa a all’escissione. Ecco, e sulla domanda * dell’avvocato Colao, se questo può essere determinato dal fatto che questa persona raggiunge, per esempio, l’orgasmo sessuale nel momento in cui spara, e quindi non è più eccitato nel momento in cui compie quell’escissione, ecco, il professor Luberto ha risposto. Innanzitutto, nel suo intervento ha detto che tutta l’azione omicidiaria, ricostruendo la dinamica psicologica, ha il carattere di una ritualità. Quindi, condotta complessiva delle azioni. Cioè quindi è tutta l’azione rituale. Dal secondo omicidio almeno, fino alla fine, sicuramente.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: Però vorrei che venisse chiarito meglio questo concetto di ritualità: per intendersi, ha a che vedere, non so, con una ritualità che abbia riferimento, quando voi usate questo termine, a fenomeni o manifestazioni di tipo religioso? O parareligioso, o di superstizione? Ecco, questo voglio dire. Oppure la usate in un termine, in un significato diverso?
(voce non udibile) No no, usata a …
Avv. Nino Filastò: Ecco, sì sì. Ma va chiarito.
Salvatore Luberto: Luberto. Ecco, mi riallaccio a quello che dissi l’altra volta. Intendo, partendo dall’ipotesi che le azioni derivavano da una conflittualità intrapsichica, anziché una conflittualità relazionale, no? Evidentemente la pulsione ad agire, la motivazione ad agire assume quasi il significato di una coazione a ripetere. Quindi, ritualistico nel senso di ripetere, con una dinamica analoga, azioni simili motivate, che sono motivate dalla stessa spinta pulsionale. Quindi, ritualistico in questo senso.
Avv. Nino Filastò: Quindi – ritualistico – anche questa ritualità rientra in sostanza in quella abnormità di cui si parlava prima. Benissimo. Ecco, poi, sempre all’interno di questo comportamento e con particolare riferimento alla freddezza relativa alle escissioni, voi avete parlato, lei ha parlato, professore, di una freddezza di tipo quasi psicotico. E’ vero?
Salvatore Luberto: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, questa – cercando un significato un po’ più puntuale, sempre come riferimento, non voglio riferirmi qui alla malattia mentale vera e propria, sto parlando di tipo, per intendersi -questa psicosi alla quale lei fa riferimento come genere avvicinabile, potrebbe essere di tipo paranoide?
Salvatore Luberto: No. Il termine è stato usato in questo senso. Se io sono molto… in una situazione di eccitazione, no?, o in una situazione di freddezza, questo riguarda il rapporto che io ho con l’oggetto.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Salvatore Luberto: Cioè l’agire sull’oggetto in maniera distaccata, in maniera anaffettiva o comunque affettivamente poco… mi richiama l’agire dello psicotico. Ma non come diagnosi clinica; come modalità di…
Avv. Nino Filastò: Come modalità. Ecco, ma cercando una specificazione migliore di questo richiamo, può avere a che fare con.. . lo psicotico che per analogia, che per accostamento viene in mente…
Salvatore Luberto: No.
Avv. Nino Filastò: Che tipo di psicotico? Schizofrenico?
Salvatore Luberto: No no, avvocato, e poi bisogna… Non hanno valenze cliniche, queste cose; tenuto conto che ognuno di noi ha una struttura di personalità, no?
Avv. Nino Filastò: Sì sì.
Salvatore Luberto: E che può essere una struttura di personalità di tipo nevrotico, psicotico o borderline, senza bisogno di essere ammalato.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Salvatore Luberto: Oh. Se ’ ha un certo tipo di struttura di personalità, il suo comportamento abituale, normale, senza… evidentemente trova in quel tipo di struttura una chiave di lettura adeguata. Poi, se l’individuo si scompensa e a mano… qui è tutto un altro discorso, e riguarderà un altro momento storico, un’altra situazione.
Avv. Nino Filastò: Certamente. Ora io dicevo questo.
Ivan Galliani: No, scusi avvocato, vorrei aggiungere qualcosa a completamento. Posso?
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ivan Galliani: Galliani. Ecco, vorrei aggiungere qualcosa sul tipo di riflessione che è stata alla base di queste dichiarazioni che lei ha letto e sulle quali ha fatto delle domande. In sostanza si tratta, dicendolo in termini molto semplici e sintetici, di questo. In tutti i delitti sessuali, o quasi tutti i delitti sessuali, e nel last murder in particolare, c’è la ricerca di un contatto con la vittima. Contatto con la vittima che può essere cercato in vario modo: attraverso il contatto fisico generalmente, oppure attraverso il contatto col sangue della vittima, o il contatto con certe parti del corpo, il contatto con i genitali, e così via. In questo caso, invece, non c’è nessun elemento, in nessuno dei delitti che abbiamo esaminato, che attesti, che ci faccia pensare che ci sia stata la ricerca di un contatto con la vittima. Negli altri omicidi di tipo sessuale generalmente questa modalità di contatto con la vittima, che può essere lo strangolamento, può essere il soffocamento, può essere il contatto col sangue, eccetera, coincide con lo stato di eccitazione, col culmine dello stato di eccitazione e spesso con l’orgasmo. Noi quindi, cercando di paragonare i dati di letteratura e dell’esperienza criminológica con questi, abbiamo visto che questo non c’era, non c’era nessun dato, nessun elemento che ci orientasse verso un momento particolare. Quindi, quasi per esclusione, siamo arrivati ad ipotizzare che l’unico momento in cui si poteva dimostrare, si poteva ipotizzare anzi, una sorta di eccitazione e in qualche momento scompostezza, era quello dello sparo. E allora siamo arrivati a ipotizzare che potesse essere quello. Questo era e doveva essere a supporto di ipotesi di… relative per esempio al trauma fondamentale, quello che aveva dato luogo quindi a questa fissazione, a un determinato momento, per l’eccitazione sessuale accoppiata all’atto sadico. E ci doveva suggerire delle ipotesi su altri comportamenti che questa persona potesse avere analoghi a questo, e che potessero essere da un lato rivelatori della sua perversione, e dall’altro lato indicatori utili per le indagini. Quindi noi abbiamo riflettuto a lungo, su questa asetticità del rapporto con la vittima. Come se, dopo lo sparo, la persona che compiva quelle azioni dicesse: ‘Adesso faccio quello che devo fare e poi me ne vado’, in sostanza. Ecco, questo è il dato di fondo che ha condotto alle riflessioni e a quelle dichiarazioni che lei ha letto.
Avv. Nino Filastò: Ecco, un dato costante che rivela un disinteresse per la vittima di altro genere, per la verità, ma anche questo forse in qualche modo indicativo, è che voi avete riscontrato un’altra costante in tutti i delitti, che è quella della mancata asportazione di altri elementi diversi da questi feticci, è vero? Cioè non avete, salvo un caso se non sbaglio, riscontrato asportazioni per esempio di oggetti di valore. Mai.
Fabio De Fazio: Sì, per esempio in un altro caso, in un’altra casistica che riguarda i delitti che non c’entrano con Firenze, ma un’altra città, c’è sovente, c’è l’ipotesi che sia un unico autore, e c’è sovente l’asportazione della borsetta – anzi, sempre della carta di identità. Carta di identità: c’ha la fotografia. Può essere fatto anche per fare ritardare l’identificazione della vittima. Qui invece, quello che ha detto il professor Galliani è importante per collegarlo a quanto aveva detto prima il professor Luberto. Cioè la psicoticità. Cioè il discorso è di questo atteggiamento freddo, ormai con un oggetto, non più con una persona, ed è in questo declinarsi nei riguardi di una persona, che persona era e che persona non è più perché è stata uccisa, come fosse un oggetto, ecco.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Benissimo. Avete anche rilevato che è vero che l’obiettivo fondamentale resta la donna, ma la donna è in una situazione di coppia. È vero, questo?
Fabio De Fazio: Eh.
Avv. Nino Filastò: Sì. Benissimo. Ecco, avete osservato da qualche traccia, da qualche elemento materiale, non materiale o ricostruttivo o deduttivo, o adduttivo, che potesse esservi invece un atteggiamento utilitaristico? Vale a dire una valutazione fatta dall’autore di questi omicidi, in senso economico in qualche modo?
Fabio De Fazio: In senso?
Avv. Nino Filastò: Economico, di…
Fabio De Fazio: Non capisco.
Avv. Nino Filastò: Nel senso di agire per procurarsi un vantaggio di qualche genere. Di carattere, sì, economico, venale.
Salvatore Luberto: Scusi…
Avv. Nino Filastò: No, per esempio…
Fabio De Fazio: No no, noi siamo partiti, ci è stata chiesta un’indagine nell’ambito di uccisioni di coppie, donna e uomo, in atteggiamento amoroso. E questa uccisione di coppie che presupponeva l’uccisione prima dell’uomo e poi della donna, con asportazione poi alla donna di feticci, alludeva -nella committenza dell’indagine e nello spirito degli esecutori dell’indagine, che eravamo noi – all’ambito dei delitti sessuali.
Avv. Nino Filastò: Sessuali.
Fabio De Fazio: L’ipotesi che lei ci pone, è un’ipotesi ultronea, che non…
Avv. Nino Filastò: Che non avete nemmeno indagato, insomma.
Fabio De Fazio: Nemmeno indagato.
Avv. Nino Filastò: Nemmeno, non vi si è nemmeno affacciata come possibilità.
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: No, dico, questo anche, mi immagino anche perché, voglio dire, avrete sicuramente considerato all’interno di questo che risultava evidente che mai erano stati asportati dei valori di carattere economico. Cioè soldi, oggetti d’oro…
Fabio De Fazio: No no, non è solo questo. Perché se a un certo punto si uccidono delle persone per asportare dei valori, allora non si uccidono le persone mentre sono in macchina a fare l’amore, ma si uccidono dove capita, dove si trovano.
Avv. Nino Filastò: Eh, certo.
Fabio De Fazio: Non in coppia necessariamente.
Avv. Nino Filastò: Non in coppia, esatto, esatto. Benissimo, proprio quello che volevo dire. Allora, sempre all’interno di questa dinamica psicologica, a un certo momento voi osservate, in particolare nel delitto dell’85, un tipo di evoluzione nel comportamento che ha a che vedere in particolare con l’invio alla dottoressa Silvia Della Monica di un frammento di seno dentro…
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Volevo sapere se… che cosa ne avete ricavato, dal punto di vista di questa evoluzione della…
Fabio De Fazio: Beh, oggi, ex post, mi viene da chiedere, adesso sarebbe importante sapere se poi quel frammento di seno, in base ad un’indagine, ad esempio in base a una ricerca basata sul DNA, rispondeva al seno della donna; o se è stato…No, voglio dire, primo punto: perché il frammento di seno potrebbe averlo mandato anche un maniaco. O è accertato che si trattava…
Avv. Nino Filastò: Dunque…
Fabio De Fazio: Era un frammento di carne o un frammento di seno?
Avv. Nino Filastò: I risultati dell’indagine, salvo errori, e su questo prego il Pubblico Ministero eventualmente di correggermi, sono questi. Indagine, sì, nel senso che si tratta di un frammento della ghiandola mammaria. Su questo non c’è dubbio.
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Sì, al fatto che, da un punto di vista istologico e da un punto di vista di non analisi del DNA, ma di altre analisi tuttavia mirate, corrisponde alla Nadine Mauriot.
Fabio De Fazio: No, la mia domanda non è peregrina. È che dinanzi a un caso che presenta tante sorprese quale questo, io non vorrei che un “quidam de populo”, abbia mandato, per esempio, che lavori in un campo dove è possibile che esistano frammenti di seno in rapporto, non so, a indagine chirurgica o a cose di questo genere, abbia mandato un frammento di seno, e che quindi… eh. Ma se il frammento di seno era il frammento del seno della donna uccisa, della ragazza francese, e se il frammento di seno è stato mandato appunto dall’uccisore del… eh, è chiaro che qui c’è stato un atto di sfida alla autorità giudiziaria.
Avv. Nino Filastò: Dunque, le dico quali sono i risultati da questo punto di vista. Prima di tutto, c’è il tempo; vale a dire questo frammento di seno è stato inviato con una missiva impostata il 9 di settembre, cioè in un’epoca molto prossima o eccezionalmente prossima o, comunque, prossima al delitto in sé. È stato inviato, è stato impostato in una cassetta delle lettere in una località non vicinissima, ma comunque contigua al… contigua, raggiungibile non con difficoltà dal luogo dove è avvenuto il delitto. Ed è stato inviato a una persona che ha avuto a che fare con i delitti del mostro, la dottoressa Silvia Della Monica. E poi ci sono queste analisi di carattere istologico e anche del sangue, che…
Fabio De Fazio: Queste non bastano. Le analisi di carattere istologico dicono soltanto che era un frammento di ghiandola mammaria.
Avv. Nino Filastò: No, ma ci sono anche dei livelli di compatibilità diversi dal DNA – io non ricordo esattamente che tipo di analisi sono state fatte – che però richiamano la morfologia della signorina Nadine Mauriot. Su questo…
Fabio De Fazio: Va bene. Allora, facciamo una cosa, perché non vorrei addentrarmi… Se dessimo per scontato…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Fabio De Fazio: Cosa che io non do per scontato. Se dessimo per… Come cittadino, non come perito. Se dessimo per scontato, se possiamo dare per scontato che il frammento di seno era quello della vittima, e quindi è stato inviato…
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: … dall’autore del delitto, allora diventa un atto di sfida e di onnipotenza, a mio modo di vedere. Vorrei che gli altri periti esprimessero la loro opinione, visto che non hanno mai parlato…
Salvatore Luberto: Allora, posso dirlo. Sono d’accordo. Oltretutto rientra, anche questa visione di onnipotenza, in quella psicoticità di cui parlavamo prima.
(voce non udibile) … che dice Galliani.
Avv. Nino Filastò: Sì, e poi quello che avete detto…
Ivan Galliani: Adesso non ricordo se l’argomento sia uscito esattamente, chiedo scusa se non ricordo neanche completamente il contenuto del…
Avv. Nino Filastò: No no, proprio ha… affermazione della propria onnipotenza.
Ivan Galliani: Ecco. In- riferimento all’onnipotenza, senz’altro. Atteggiamento di sfida, sicuramente.
Avv. Nino Filastò: Certamente.
Ivan Galliani: È significativo il fatto che sia stato inviato ad una donna, forse l’unica – non lo so con precisione – …
Avv. Nino Filastò: L’unica.
Ivan Galliani: … di tutti i magistrati che si sono occupati del caso. E quindi il rapporto particolare può esserci, in questo caso, con la donna magistrato, con la donna rivestita dell’autorità. Oppure con la dottoressa Della Monica in persona, nel caso che la dottoressa Della Monica avesse avuto motivo professionalmente di occuparsi di questa persona, di avere a che fare con questa persona.
Avv. Nino Filastò: Ed avesse in qualche modo, sì, avesse avuto dei rapporti diretti.
Ivan Galliani: Che avesse avuto dei rapporti diretti.
Avv. Nino Filastò: Sì, è quello che voi ipotizzate infatti a pagina 72-73 della vostra relazione. Benissimo. Dovrei tornare un attimo agli aspetti materiali di questi delitti, con riferimento al delitto del 1985. Voi, fin dalla intestazione della relazione, e poi di seguito, affermate che questo delitto è avvenuto – sulla base dei reperti delle vostre osservazioni tanatologiche – nella notte fra il 7 e l’8 settembre del 1985. Ora, sia in questo processo che nel processo Pacciani, è emersa l’altra ipotesi: che sia avvenuto la notte successiva. Dico subito che, secondo me, è avvenuto nella notte fra il 7 e l’8; comunque, questo è il mio parere personale. Io vorrei sapere da voi quali considerazioni medico-legali e quali osservazioni di tipo tanatologico vi hanno fatto propendere per questa ricostruzione.
Fabio De Fazio: Io ho l’impressione che noi non abbiamo fatto un’osservazione tanatologica, perché non abbiamo fatto le autopsie, non abbiamo… E quindi evidentemente noi ripercorriamo un iter, non so se convalidandolo o se discostandoci dalla valutazione, dall’iter dei periti che hanno effettuato l’autopsia. Su questo, non c’è dubbio. Cioè noi non possiamo aver ricostruito in proprio. Possiamo aver casomai disatteso e creato un altro parametro. Ti ricordi tu, Beduschi?
(voci fuori microfono) Cioè evidentemente, nell’ultimo delitto, il delitto dei francesi, noi abbiamo collocato il delitto alla sera, in un momento invece che in… eh. Però, non avendo noi svolto l’indagine, evidentemente o abbiamo preso per buono i rilievi di Maurri, oppure abbiamo riconsiderato i rilievi di Maurri e riformulato… Ti dispiace guardarci? Perché, per gli altri delitti, non c’è dubbio, abbiamo preso pari pari ciò che c’era nelle perizie. E anche per questo ritengo che abbiamo fatto la stessa cosa.
Giovanni Beduschi: Sì sì, no no, abbiamo preso i dati che ci forniva Maurri.
(voce non udibile)
Giovanni Beduschi: Sì, Beduschi. E per questo caso le valutazioni tanatocronologiche sono state desunte dai rilievi tanatologici e di sopralluogo e di obitorio; sono stati – mi pare di ricordare – effettuati in queste due circostanze, dal perito del Pubblico Ministero, dal professor Maurri.
Avv. Nino Filastò: Infatti voi, a pagina 6, dite questo: “Il reperimento dei cadaveri è avvenuto lunedì 9 settembre. Ma sulla base dei riscontri tanatologici, l’epoca della morte è risultata collocabile nella notte fra il 7 e 8 settembre 1985”.
Giovanni Beduschi: Sì, queste sono, si tratta di deduzioni obiettive dai documenti che erano stati…
Avv. Nino Filastò: Ma, infatti, è quello che risulta… Perché era presente la mosca carnaria; c’erano l’aspetto della facies dei cadaveri: era di tipo negroide, con le labbra già enfiate.
P.M.: Chiedo scusa. Facciamolo dire ai periti, che l’hanno visto.
Avv. Nino Filastò: Sì, no ma…
P.M.: Io e lei non li abbiamo visti, se non in fotografia. Almeno io li ho visti, però questo è un altro paio di maniche.
Giovanni Beduschi: Chiedo scusa – Beduschi – penso che la questione possa essere direttamente rimandata…
P.M.: Siccome il problema è questo, ecco, medicina legale, Maurri dice: ‘No, la notte fra l’8 e il 9’. E lo spiega, l’ha spiegato in quest’aula, l’ha spiegato nell’altro processo.
Avv. Nino Filastò: Insomma…
P.M.: Quindi è un dato, nel processo, acclarato in modo diverso da come dite voi. Voi ora state dicendo: ‘Ci riportiamo a quello che…
Avv. Nino Filastò: Ma, il processo è anche questo il processo, eh.
P.M.: Sì sì, no io dicevo, è inutile … i cadaveri, noi oggi. Perché…
Fabio De Fazio: Infatti, io vorrei dare un dato…
Avv. Nino Filastò: Un dato.
Fabio De Fazio: Noi siamo stati avvertiti a Modena dell’ultimo delitto e siamo partiti. Abbiamo trovato l’autostrada ultraintasata, siamo arrivati tardissimo e quando siamo arrivati in sede di sopralluogo c’era il magistrato, c’era la Polizia: stavano facendo i rilievi, col metaldetector, per… E abbiamo quindi fatto, ciò che a noi importava era la ricostruzione della scena del delitto. Quindi, nell’ambito di quella tenda. Poi, l’indomani mattina siamo andati, siamo passati dall’obitorio mentre facevano le indagini necroscopiche, Maurri e non mi ricordo chi altro. Ma, dunque, qualunque cosa noi si sia detta, è chiaro che riflette un discorso che riguarda rilevazioni non nostre. Perché le rivelazioni tanatologiche non son state fatte nella tenda, nella tenda non è stato spogliato il cadavere, non è stato visto. Al massimo, è stato guardato così, come si trovava. E poi sono state fatte in obitorio. D’altra parte, in obitorio la responsabilità non era nostra, non abbiamo noi, assolutamente nessuno di noi ha esaminato proprio il cadavere, l’ha rivoltato, gli ha misurato la temperatura, ha tastato la superficie corporea per valutare la intensità di ipostasi. Perché non era nostro compito, sarebbe stato scorretto nei riguardi dei colleghi che sono stati… Quindi, noi assolutamente non abbiamo svolto alcuna indagine diretta sul cadavere. Posso solo dire questo. Non ricordo affatto che in sede di sopralluogo presentasse alle superfici corporee esterne, cioè il volto, eccetera, fenomeni tanatologici evidenti. Cioè quando… Questo, in sede di sopralluogo. E c’eravamo, eravamo…
(voce non udibile) Io c’ero.
Fabio De Fazio: Sì, c’eri anche tu, tutti e tre, e il tecnico. Cioè praticamente non abbiamo trovato, pur non essendo lì per fare questo tipo di osservazioni, non abbiamo, non mi ricordo che si sia trovata, non so, la faccia negroide e… in sopralluogo.
Giovanni Beduschi: Io credo che lo sforzo di memoria in questo momento sia vano, nella misura in cui ci possono essere le fotografie a disposizione. Per quella che è la mia memoria storica di questo momento, mi pareva che il corpo del ragazzo, sì, che il volto del ragazzo avesse iniziali note di trasformazione negroide, iniziali, ma non… ma non quello della ragazza. Però, voglio dire, è inutile adesso stare qui a sforzare la memoria quando poi ci sono le foto che lo possono documentare. E comunque, sì, per noi è stata un intervento ispettivo e non un intervento ricognitivo sul.. . sui rilievi tanatologie! e quant’altro. E comunque ricordo anche che la stagione era ancora molto calda.
Avv. Nino Filastò: Va bene, io, non ho altre domande.
Presidente: Pubblico Ministero?
P.M.: Sì, Presidente. Pochissime. La prima domanda che faccio, ovviamente, avendo chiesto l’utilizzazione, in questo dibattimento, e degli elaborati peritali, a suo tempo prodotti dalla Procura, e delle deposizioni fatte nel processo a carico di Pacciani, mi sembra indiretto e superfluo, ma lo faccio lo stesso, se confermano quelli elaborati.
Perito?: Certo.
P.M.: L’altra domanda è questa. Io ho capito e loro l’hanno spiegato benissimo, i termini di quello che è stato il loro compito e il… la circoscrizione temporale e soprattutto quello che ci ha spiegato molto bene oggi lei, col signor De Fazio, lo scopo che aveva questo incarico che, in fondo era un incarico che, anche io come persona, avevo contribuito a ipotizzare, quindi, l’ha spiegato lei è già sufficiente. Volevo però, alla luce, e questo è ovvio, la mia domanda, degli sviluppi successivi che loro non conoscono dal punto di vista di periti, vorrei fare loro una domanda di questo tipo, che mi sembra è una domanda che nasce da considerazioni che avete già fatto. Esattamente questa. Voi avete detto in due occasioni oggi, e l’avevate detto anche nell’altro processo, che avevate notato delle situazioni di evoluzione di questo tipo, che per quanto riguarda lo sparatore, colui… cioè, perché… facciamo così, chiedo scusa, per quanto riguarda gli spari c’era stato un progressivo miglioramento nella capacità, come se la persona che spara ha migliorato la sua tecnica, o meglio, ha detto lei, professor De Fazio, ha meglio capito quali sono le potenzialità della sua arma. Dall’altra parte, per quanto riguarda le lesioni da arma bianca, lo stesso, nell’ambito di una omogeneità nei limiti che abbiamo visto, ci ha spiegato molto bene… ci avete già spiegato bene, è venuto anche qui una manualità migliore. Io vi faccio ancora – prima di fare la domanda – una considerazione che avete fatto voi, anche poco fa. Dice: ‘abbiamo anche notato che, per quanto riguarda la fase dello sparo, c’è una evidente eccitazione, e per quanto riguarda la fase del taglio una maggiore freddezza. Ora vi chiedo, sulla base di quello che conoscevate allora, avete avuto e avete la possibilità di ipotizzare o di mettere quantomeno come possibilità che queste due emergenze non siano addebitabili a due figure diverse, lo sparatore e colui che taglia? Cioè, nel momento in cui voi mettete in evidenza questi dati obiettivi, eccitazione per lo sparatore, calma… per la fase dello sparo, chiedo scusa, sennò anticipo io, e per la fase invece del taglio, una fase di calma, avete mai pensato o potete, sulla base di ciò che conoscete, indipendentemente dagli sviluppi successivi che voi non conoscete nei dettagli, ipotizzare che siano due mani diverse, una che spara e una che taglia? O gli elementi che voi avete vi consentono di escludere questa divergenza?
Avv. Nino Filastò: Io farei opposizione, Presidente, per le stesse ragioni per cui ha fatto opposizione il Pubblico Ministero ad una domanda di questo genere che ho fatto io. Voglio dire, se si deve entrare dentro a queste valutazioni, allora entriamoci, ma allora da tutti i punti di vista.
P.M.: Io… Io no, chiedo se possono… in che modo riescono a spiegare, questa è la domanda…
Avv. Nino Filastò: Eh… spiegare…
Presidente: La domanda è ammissibile. Vada Pubblico Ministero. La risposta, per cortesia.
Fabio De Fazio: Dobbiamo rispondere?
Presidente: Sì, sì.
Fabio De Fazio: Allora, per onestà processuale, anche intellettuale, devo dire, signor Presidente, che nel fare la perizia noi non ci siamo mai posti il problema di ipotizzare che due persone diverse o tre persone diverse abbiano fatto cose diverse nella produzione del delitto. Quindi, non ci siamo mai posto questo problema e non credo che risponda a una nostra carenza ma risponde alle linee guida che ci derivavano, e che ci derivano, dalla letteratura internazionale, perché nazionale non ce ne era, manco una riga, il primo caso di delitto sessuale, nel senso… seriale, del termine di cui… si è avuta notizia in sede processuale poi si è svolto in sede giudiziaria e poi con qualche cosa di scritto ma più sui massmedia che non nella letteratura scientifica, in Italia è stato questo. Quindi… allora, noi non abbiamo mai pensato una cosa di questo genere, quindi non 1’abbiamo neppure ipotizzato. Riconfermo quanto ha detto il Pubblico Ministero, e quanto del resto ha detto prima l’avvocato Filastò. Cioè, che c’è stato una fase di eccitamento, diciamo, nello sparare, una fase di freddezza nel tagliare. Però questo non va riferito necessariamente a due persone. Il problema è che, nello sparare bisognava uccidere, bisognava chetare la persona dalla quale poi… sulla quale poi bisognava lavorare per togliere i feticci. Ma se la domanda è se è possibile, io non trovo personalmente, non so cosa ne pensano i miei colleghi, è giusto che ognuno si esprima… non trovo che esistano elementi di possibilità in questo senso. Certo, nei momenti in cui uno spara e un altro taglia dei pezzi corporei, evidentemente mi riesce difficile riportare a sintesi e ad unità questi due atti nella configurazione di un delitto sessuale.
P.M.: Se possiamo sapere anche le risposte degli altri…
Giovanni Beduschi: Sì, be’…
P.M.: Se è un delitto sessuale, va bene, questo è sicuro.
Giovanni Beduschi: No, io adesso, in riferimento alla specifica domanda se poteva trattarsi di uno o più persone, confermo quanto ha detto il professor De Fazio circa il fatto che, al momento di stilare la perizia nell’ambito dell’incarico ricevuto, la prospettazione non era quella inerente il fatto che fossero uno o più di uno, a parte che poi, tra le righe, si è anche presupposto che potesse essere più di uno. Però, rileggendo adesso… rileggendo adesso, proprio in questo momento, quello che noi nel secondo elaborato abbiamo scritto, sulla valutazione della dinamica materiale, senza sapere nulla, quindi constatando, arrivando vergini alla constatazione dei dati di fatto e di circostanze, da pagina 23 a pagina 28, in effetti…
P.M.: Era la domanda che le volevo fare successivamente.
Giovanni Beduschi: Ecco, noi abbiamo dato, senza saperlo e attribuendolo, perché questa era l’ipotesi di lavoro, l’ipotesi di lavoro era di una persona sola, abbiamo dato una descrizione estremamente farraginosa e complessa, per poter far quadrare il cerchio dell’ipotesi del lavoro della singola persona. E quindi abbiamo dovuto ipotizzare che ci sia stato prima l’accesso alla tenda con il taglio della tendina, poi la sorpresa, poi la fuga del maschio, del ragazzo, e quindi l’annientamento del ragazzo mentre contestualmente la donna veniva in qualche modo tramortita. Quindi, abbiamo dato – il cerchio teoricamente quadrava… una dinamica estremamente complessa che oggi, riletta, potrebbe ampiamente giustificare l’intervento di più persone e, anzi, lo potrebbe armonizzare riguardo a questa fase multipla della aggressione alla donna, dell’inseguimento dell’uomo, è stato finito l’uomo, poi si è rientrati nella tenda per compiere il rituale macabro, i prelievi, appoggiati i prelievi fuori della tenda. Quindi, per rispondere alla sua domanda, proprio rileggendo adesso quello scritto in allora, a me appare molto ben evidente questo diverso registro che nasce…
P.M.: Compatibile con la. . .
Giovanni Beduschi: … dalla ricostruzione dei fatti. Ecco, quindi, non è…
P.M.: Già come avevate fatto allora.
Giovanni Beduschi: Nell’esprimere questa mia personale opinione, quindi, non è che modifico quanto scritto ma mi trovo a reinterpretare quanto scritto, nel senso di una estrema plausibilità di partecipazioni multiple.
Salvatore Luberto: Luberto. Io, ovviamente sono d’accordo, sia su quello che ha detto il De Fazio prima che quello che ha detto Beduschi dopo. Volevo dare una chiave di lettura. Noi nella perizia avevamo due problemi, un problema era analitico, cioè, quello di interpretare, leggere tutti i dati di fatto che avevamo. Il secondo problema – e questo problema era più obiettivo -cioè, noi… e 11 avevamo poco spazio… Poi c’era un problema di dare una chiave di lettura, una interpretazione perché io vorrei che non dimenticassimo, e chiedo scusa, lo ripeto, che all’epoca si sapeva che c’era stata una successione di delitti e non si sapeva se quei delitti erano ognuno un delitto a sé stante, oppure riconducibile ad un’unica matrice, fossero… Quindi, il nostro problema era quello. Quindi, mentre nella fase analitica, in cui si riportano i dati – mi rifaccio al discorso del professor Beduschi – ovviamente le incongruenze, le difficoltà che trovavamo sono state fedelmente riportate, nel momento che si trattava di interpretare quei dati, avevamo bisogno di una chiave di lettura unitaria. Allora, se la chiave di lettura unitaria è la perversione sadica, l’omicidio come equivalente sadico, è evidente che mi porta a deter… ma siamo a livello interpretativo. Se cambiamo la chiave di lettura, evidentemente, può modificare… Quindi, non è una contraddizione, direi che…
P.M.: Lei è chiarissimo, però, quello… Chiedo ancora una… a proposito di questa che era la domanda per la quale, fra l’altro, citandomi le stesse pagine che volevo citare io, il professor Beduschi mi ha di fatto anticipato, volevo chiederle se, – volevo chiedere loro, se ricordano e come ricordano questo passaggio. Forse il professor Pierini è quello che, probabilmente, ma è una mia presunzione, lo ha studiato meglio. Cioè, quando voi a pagina 27 spiegate proprio questa dinamica che lei ora, professor Beduschi, diceva, avevamo… lo abbiamo descritto con difficoltà, tant’è che oggi è più facile, se si pensa così, dite, pagina 27: “Dopo aver ucciso la vittima di sesso maschile, il reo” – dite – “è tornato sui suoi passi, operando all’interno della tenda ha iniziato con calma la rituale escissione dei feticci, e come già detto in precedenza, tagliando prima il seno con le sopracitate difficoltà di affilatura del mezzo tagliente, quindi il pube, dove tali difficoltà di taglio non appaiono più documentabili. ” Subito dopo dite: «Il che rende possibile l’ipotesi che egli disponesse di un secondo coltello.” Cioè, in questa ricostruzione come voi fate coi dati di fatto all’epoca, mettete, qualcuno mette in ipotesi che ci siano addirittura due coltelli motivandola da delle difficoltà. Ora, io lo metto come dato perché è su tutti i giornali, in questo processo ci è stato spiegato, da qualcuno che dice di essere stato presente, il Lotti, che sono stati usati due coltelli. Allora io dico, ovviamente il dato lo percepisco come circostanza di fatto, io chiedo a loro: riescono a ricordare e a spiegare come arrivarono alla conclusione che la… gli esami che avevate fatto portavano a rendere possibile l’ipotesi che ci fossero due coltelli – voi dite – egli disponesse di due coltelli? Cioè, ricordate sulla base di quali elementi – che oggi sono dal punto di vista del P.M. da valutare positivamente e con il massimo dello scrupolo -però già allora, per mettere in evidenza quello che ha detto lei oggi, professor Beduschi, circa questa dinamica compatibile con più persone… voglio vedere se riuscite a ricordare quali erano gli elementi di fatto per cui dicevate che c’erano due coltelli. Oppure un coltello, prima, che tagliava in un modo e poi in un altro, addirittura da pensare ad una sfilatura.
Giovanni Beduschi: Beduschi. Io vorrei iniziare la risposta per poi farla finire al professor Pierini, per quanto di competenza. Per quanto di mia competenza, quindi, per una valutazione di tipo macroscopico anatomo-patologico delle lesioni, ricordo bene che aveva colpito e si era discusso il fatto che mentre i bordi della ferita dell’escissione del pene… dell’escissione del pube, chiedo scusa, erano netti, e quindi facevano evidenziare una lama tagliente, sul seno c’erano – e lo ricordò l’avvocato Filastò stamattina, indugiando anche sul particolare — sul seno c’erano una serie di incisure parallele e semicircolari che ci avevano fatto interrogare sul fatto che quella lama non tagliasse, o non tagliasse più. O comunque tagliasse male. Al punto da richiedere, su un tessuto sostanzialmente più molle che non quello del pube, come è il tessuto adiposo del seno, al punto da richiedere dei reiterati tentativi di penetrazione nel tessuto. Ecco, in questa differenza tra la nettezza dei margini della ferita pubica e invece la reiterazione, i segni di queste erano proprio una serie di archi paralleli – proprio li ho tuttora fotografati nel… – si pose il problema che ci potesse essere o due lame o una lama che nel frattempo non ’ avesse più tagliato perché è precedentemente utilizzata. Ad esempio, ricordo, si era ipotizzato nel finire il ragazzo, che nel frattempo era fuggito…
P.M.: Questo, tra l’altro, è ciò che racconta uno degli imputati.
Fabio De Fazio: Qua io vorrei portare un contributo di chiarezza. Per quello che ricordo io, e penso di ricordare bene, noi in sede di ricostruzione dell’ultimo delitto – del delitto verificatosi fra il 7 e l’8 settembre ’85 – non abbiamo avanzato, non è apparsa, non abbiamo mentalizzato l’ipotesi di due aggressori. Noi abbiamo soltanto fatto una ricostruzione, che io rileggo qua, non ricordavo: “(legge: incomprensibile, un’ipotesi ricostruttiva) …consente di ipotizzare come prima area le lesioni d’arma da fuoco al volto, entrambe con tramite superficiali, le quali lesioni al volto, in quanto palesemente di striscio, rendono plausibile che la donna sia stata attinta accidentalmente in primis, mentre a qualche titolo nel movimento e con una azione necessariamente approssimativa a casaccio da parte dello sparatore. Naturalmente, la sostanziale identità della direzionalità dei due tramite … questi primi due colpi in successione fra di loro.” Cioè, la donna è stata attinta da due colpi da sparo di cui il primo è così, un po’ sparato a casaccio, il secondo più mirato. “Ipotizzando ulteriormente la logica operativa dell’aggressore, è da ritenere che, avendo questo già in mano l’arma da fuoco, in successiva istanza abbia esploso il terzo colpo, prima di cioè impugnare l’arma bianca per produrre le ferite al collo di cui si dirà oltre. Il terzo colpo invece è stato esploso, questa volta, in condizioni logistiche tali da poter essere mirato al capo con sufficiente precisione, in modo da esplicitare un potere d’arresto decisivo, se non immediatamente alla morte della vittima. Ipotesi, quest’ultima, probabile si dirà dopo il perché. Come terzo momento dell’azione sulla donna, con un possibile lasso di tempo intermedio necessario all’inseguimento del maschio e della sua neutralizzazione” – perché andava… il maschio è scappato – “l’aggressore, dopo aver riposto in qualche modo l’arma da fuoco e impugnando ormai l’arma bianca, che potrà plausibilmente aver già in mano a perfezionamento dell’azione omicida sul maschio, può aver inferto il colpo alla donna alla regione sovraclaveare, latero-cervicale sinistra, colpo vibrato in profondità con intento evidentemente definitorio sul corpo ancora in vita della donna.” Allora, noi abbiamo fino ad adesso ipotizzato tutta una situazione un po’ disordinata, per la verità dei fatti, rispetto a quella fase di apprendimento che il nostro presunto autore aveva raggiunto, di uccisione della donna; che è stata uccisa, praticamente, finita, con il colpo d’arma bianca. Quarto ed ultimo la messa in opera del rituale. E a questo proposito emergono … alcune impressioni. Praticamente: L’escissione aveva avuto luogo prima sul seno, quindi sul pube. Cioè in quanto in corrispondenza topografica col tronco, è stata rilevata sul materassino un’ampia gora di sangue con coaguli. Gora orientativa, fra l’altro, di un’attività circolatoria ancora in atto nella vittima. Minori tracce sono invece viste sulla parte sinistra del materassino in corrispondenza del pube e del ciò… Quale conseguenza discende che all’atto di escissione del seno, il soggetto aveva ad essere ancora in limini vitae, cioè era proprio… stava per morire, ma non era ancora morto. E ciò non contrasta con i tempi di possibile sopravvivenza della donna in rapporto alla lesione encefalica, che era topograficamente alta, cioè non .. …sui centri vegetativi. Ciò sarebbe adesso asseverato dai caratteri di maggior… (legge: incomprensibile). Quello che è certo in questo ultimo delitto è, rispetto ad altri precedenti delitti, una maggiore congruenza di un’azione lesiva, perché… praticamente una maggior disordine che può essere dovuto anche a circostanze ambientali: una tenda non era un’autovettura; non lo so, ecco. La morfologia delle lesioni al- pube può esser spiegabile con le condizioni di ristrettezza di spazio, derivanti dal dover lavorare all’interno della tenda; e ciò, sia per una maggiore sbrigatività dell’azione, per accelerare i tempi, ovvero al contrario, al fine di poter lavorare con calma al coperto dalla vista di occasionali… di persone di passaggio. Allora, è verosimile che il soggetto abbia usato una fonte luminosa e che potrebbe aver avuto saldamente fissata al capo, nell’ambito ad esempio di un caschetto speleologico, eccetera, eccetera. Allora, il problema che ci pone il Pubblico Ministero è, per quanto mi riguarda, un problema nuovo. Cioè, noi abbiamo fatto tutte queste: considerazioni nella prospettiva di un autore unico. Il problema è non quello di affermare – io non me la sento in questa situazione qua – è quella, solo, del quesito che il Pubblico Ministero ci pone se è teoricamente possibile…
P.M.: Compatibile.
Fabio De Fazio: Beh, se teoricamente è possibile che in quest’ultimo delitto… in quest’ultimo delitto o nei delitti tutti?
P.M.: La domanda che le ho fatto è sulla base di queste frasi, che poi sembre…
Fabio De Fazio: Sì. Che quest’ultimo delitto siano state ad operare due persone distinte: uno sparando e un altro azionando il coltello.
P.M.: Il coltello.
Fabio De Fazio: Il termine, l’affermazione di possibilità da parte mia viene attesa e dire è possibile significa non fornire, da parte nostra, almeno da parte mia in quello che ho detto, un elemento probatorio.
P.M.: Certo, non è certo…
Fabio De Fazio: Possibile. Questo, a maggior ragione, porterebbe a disagi ambientali – entrare e uscire da questa tenda, una persona, due persone – però io non ho elementi per escludere, ma nessun elemento per acclarare questa ipotesi.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Presidente, io volevo fare osservare, avvocato Filastò…
(voce non udibile) Chiedo scusa…
Avv. Nino Filastò: No, ma io, si dovesse proseguire l’esame dei periti su questo argomento, che io ho fatto una domanda dello stesso genere con riferimento alla possibilità inversa. Cioè a dire: qui è stata chiesta la possibilità con riferimento ad un delitto. Io ho fatto una domanda inversa per escludere questa possibilità da un punto di vista psicologico con riferimento a tutti i delitti, della molteplicità degli autori. Su questa domanda è stata formulata un’opposizione da parte del Pubblico Ministero, opposizione che la Corte ha accolto. Ora si fa la stessa domanda con riferimento alla dinamica materiale e con riguardo all’ultimo delitto la stessa domanda – però sotto il profilo della possibilità di più autori – e si sta continuando ad esaminare questo aspetto, con il perito professor De Fazio che è già la seconda volta che dice: attenzione, perché questo non faceva parte dei quesiti. Questo non mi è stato mai chiesto, questo è un quesito nuovo. Che è il motivo per cui, fra l’altro, la Corte ha accolto l’opposizione del Pubblico Ministero sulla domanda formulata da me. Se dovesse andare avanti, io chiedo di poter riproporre quelle domande, che mi son rimaste qui scritte e inevase, in punto di dinamica di carattere psicologico.
Presidente: … un’altra domanda dalla difesa, vai.
P.M.: Io avevo, per la verità, fatto una domanda completamente diversa. Era quella se mi confermavano questo elemento che emerge già in perizia su fatti che loro hanno valutato, circa l’ipotesi, a pagina 27: “Il che rende possibile l’ipotesi che egli disponesse di un secondo coltello.” Mi sembra completamente diversa dalla domanda che ha…
Presidente: Lui ha fatto l’ipotesi di due coltelli, no?
P.M.: Sì. E l’ha fatta in perizia, quindi evidentemente sono dati di fatto che hanno esaminato loro. Completamente diverso dall’analisi sulla possibilità psicologica dei due autori. Io parto esclusivamente da una domanda su quello che… A me se mi dice: ‘sì, lo confermò mi basta, è più che sufficiente, non ho altro da chiedere. E’ un dato di fatto che è in perizia.
Avv. Nino Filastò: …essere smentito alla prossima udienza, sulla base della lettura del verbale. Ha fatto una domanda sui due coltelli, son d’accordo, l’ho sentita anch’io e non mi sono opposto a quella domanda. Ma successivamente ha fatto la domanda sull’ipotesi dei due autori, con riferimento alle pagine 24, 25, 26 e 27 della relazione.
P.M.: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Ma scherziamo. Eh, la domanda è stata formulata sotto … i due autori, non dei due coltelli. Il riferimento è stato questo. Sennò, voglio dire, a questo punto…
Presidente: Va bene, avvocato, avvocato, non mi ricordo ora la domanda di stamattina. In ogni modo, farà le domande anche lei.
Avv. Nino Filastò: Io? A me…
Presidente: L’esame non è finito…
Avv. Nino Filastò: … dispiace dover star sempre a…
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: … rilevare questa differenza…
Presidente: Altre domande?
Avv. Nino Filastò: … di trattamento.
(voce non udibile) Il professor Pierini deve rispondere.
Presidente: Sui due coltelli. Deve rispondere il professor Periti?
Giovanni Pierini: Pierini. Allora concludo quanto aveva iniziato a chiedere il dottor Canessa, ricollegandomi a quanto ha detto il collega professor Beduschi, perché ne abbiamo parlato spessissimo di questo problema, perché la ricostruzione era estremamente complessa. Perché la dinamica era estremamente complessa. Tant’è che uno dei problemi che erano alla base di quello detto stamattina – ma perché avete parlato del coltello da sub o di tipo sportivo – era un tentativo di identificare uno strumento che doveva avere delle caratteristiche del tutto particolari quanto a resistenza, a robustezza, a mantenimento del filo di taglio. Cioè, non appariva come uno strumento normale, così, proprio perché in tutti i casi e soprattutto nell’ultimo omicidio poneva una serie di problemi, fra i quali anche quello dell’ingresso nella tenda. Quindi, siccome l’ingresso nella tenda è stato effettuato con azione di taglio, i problemi legati alla necessità che questo strumento tagliente fosse di tipo veramente particolare emergevano ed erano molto importanti. Per cui si trattava o di due coltelli o di un coltello super eccezionale. Questo mi ricordo dai discorsi fatti.
P.M.: Quindi il discorso dei due coltelli nasce da questa problematica; o della possibilità dell’affilatura, di cui voi, tra l’altro, parlate.
Giovanni Pierini: Sì, perché si tratta proprio di una serie di riflessioni sul…
P.M.: Sui dati oggettivi.
Giovanni Pierini: … sui dati oggettivi, sul fatto che la lesività fisica riscontrata sui cadaveri, sull’ingresso nella tenda, presupponeva che le azioni di taglio fossero state effettuate… erano tante, eh. Mi ricordo che, fra l’altro, la sezione dell’avambraccio del ragazzo francese era di netto, quindi si evinceva, no, delle azioni di taglio portate avanti con una forza lesiva notevole e una capacità lesiva dello strumento altrettanto notevole. E quindi… Il filo si perde molto rapidamente, eh.
P.M.: Ed è per questo motivo che ipotizzaste che ci fossero stati due coltelli?
Giovanni Pierini: Sì. O due coltelli o uno strumento particolarmente adatto; sennò due coltelli. Insomma, eravamo -come diceva prima giustamente il professor Beduschi – nella necessità di far quadrare il cerchio con tante circostanze estremamente difficili da mettere insieme. Perché in quest’ultimo caso erano molteplici, e tutte necessarie.
P.M.: Ho capito. Grazie, non ho altre domande.
Avv. Aldo Colao: Avvocato Colao. Professor Pierini, gentilmente, vorrei sapere una cosa: lei sull’osso del radio del ragazzo francese ha lavorato o no?
Giovanni Pierini: Sulle fotografie, per quanto riguarda l’osso del ragazzo francese, era stato fatto un prelievo dal professor Maurri, che poi ho esaminato lì in sede. Però tutta l’analisi elettronica di immagini si fa soltanto su fotografie, non si fa sui reperti come tali. Perché dobbiamo anche considerare il fatto che, mentre oggi l’analisi di immagini si può fare anche per acquisizione via telecamera, all’epoca dei fatti la strumentazione di tipo informatico rendeva obbligatoria l’immissione dei dati via fotografie, filtrate poi in bianco e nero. Cioè, c’erano delle procedure, diciamo molto diverse per potenzialità che ci sono oggi.
Avv. Aldo Colao: Quindi lei, sulla ferita dell’osso ha lavorato su un calco. Cioè, è stato preso e portato via il pezzo d’osso.
Giovanni Pierini: No. No… No, praticamente io ho fa…
Avv. Aldo Colao: Lei ha avuto a disposizione il pezzo d’osso.
Giovanni Pierini: No. No,, no… No, io ho lavorato sulle fotografie che sono state fatte in sede, rifacendo alcune misure lì sul posto, perché dovevo controllare alcuni parametri che poi dopo andavano messi in macchina.
Avv. Aldo Colao: Quindi ha misurato l’osso.
Giovanni Pierini: Sì, sì, ho fatto le misure; le misure mie erano leggermente diverse… (voce non udibile) –
Giovanni Pierini: Eh?
(voce non udibile)
Giovanni Pierini: No, io le misure le ho fatte sulle fotografie. Cioè, il discorso dell’osso, io non avevo avuto nessun tipo di incarico per andare direttamente sull’osso. D’accordo? Quindi io ho lavorato su tutto il materiale documentario che mi è stato dato: sulle fotografie, su altre fotografie che erano state fatte sempre per, diciamo, il gruppo del professor Maurri, l’infrarosso e in ultravioletto, ma non dettero esito positivo, quanto a possibilità di essere poi successivamente visualizzate. E avevamo anche una fase di esperire varie vie per avere, acquisire quante più informazioni possibili, utili ai quesiti. Quindi, ripeto, tutta l’analisi elettronica di immagini si fa a partire esclusivamente dal materiale fotografico, come era stato detto anche poi stamattina. Insomma, l’unica fonte di requisizione è quella. Oggi, modernamente, si fa in altro modo; ma all’epoca, si faceva così.
Avv. Aldo Colao: Ecco, senta, però queste fotografie erano tali che lei poteva ricavare le misure con certezza, o pressoché con altrettanta certezza quanto quella che ha ricavato il professor Maurri, più o meno. Visto che c’è una discordanza di un millesimo, ecco..
Giovanni Pierini: Sì, cioè, le fotografie risentono di alcuni tipi di errori che sono, molto brevemente: un effetto di parallasse, dovuto al fatto che la macchina fotografica ha una inclinazione rispetto al piano su cui si genera la ferita; un effetto cromatico, un effetto di distanza. Le foto, all’epoca, non furono fatte esattamente come dovevano essere fatte. Questo, infatti, fu messo poi dopo in una appendice per la Procura della Repubblica, su tecniche di sopralluogo, suggerimenti, eccetera. Però, nonostante questo, c’era un grado di approssimazione abbastanza buono. La cosa importante è questo: che tutte le misure sono state effettuate con dei righelli che hanno la risoluzione di un millimetro. Va bene? Ed è questa la cosa importante, più che andare a pensare se uno ha visto l’osso da vicino o in fotografia. Perché? Perché questa impronta, ingrandendo l’immagine come si vede nella perizia, l’immagine della lesione sembra gigantesca, un cratere. Si tratta in realtà di andare a esasperare un elemento di realtà che è estremamente piccolo nei suoi dettagli. Si parla di millimetri. Quindi, misurare un millimetro con dei millimetri, non è una procedura fisicamente e matematicamente molto accettabile. Tant’è che ho detto stamattina l’errore era stimato, medio, del 5%: un errore piuttosto grosso. Perché poi si sa che gli errori si accumulano. Quando si fanno le misure, gli errori, ricordiamoci, non si sommano, si moltiplicano fra di loro, eh. Due errori del 5% non fanno un errore del 10, fanno un errore del 25. Quindi, avevo anche detto, nella profondità della piramide, le misure sono più oscure, in quanto a precisione. Anche se si vede che gli angoli d’ingresso sono acuti. Tutto sta nel ricordarsi il fatto che, nel calcolatore, appare un oggetto bidimensionale che noi leggiamo come tridimensionale. Non è una magia, ma è una operazione che si chiama analisi virtuale. Cioè, cerchiamo di ricostruire un profilo di realtà, ma non possiamo riproporre di nuovo la realtà così com’era. Questo era quello che volevo dire.
Avv. Aldo Colao: Quindi, allora, questi dati sono stati messi, inseriti da lei, in un elaboratore.
Giovanni Pierini: Esatto.
Avv. Aldo Colao: E quindi questi angoli, sia quelli rilevati in base alle misure del professor Maurri, sia quelli rilevati da lei sulla scorta delle fotografie, che angoli acuti lungo la base all’incirca di 40 gradi…
Giovanni Pierini: Sì. 20 più 20, sì.
Avv. Aldo Colao: 20 più 20 acuti, le hanno poi messa in grado di poter dare il terzo angolo, quello al vertice che è di quanto?
Giovanni Pierini: 140.
Avv. Aldo Colao: 140.
Giovanni Pierini: 137, secondo le misure di Maurri…
Avv. Aldo Colao: Questo per il noto teorema…
Giovanni Pierini: Di Euclide.
Avv. Aldo Colao: … di Euclide. Grazie, professore. Un’altra cosa, mi scusi, dicevo: voi, a pagina 26 della vostra perizia, avete ipotizzato la dinamica come poi dell’uccisione del ragazzo francese, così come ci è poi rappresentata dal coimputato Lotti. Vale a dire voi dite: “Dopo la vicenda, nel senso che la vittima sarebbe stata fisicamente raggiunta a tergo dell’aggressore e dall’aggressore colpita con arma bianca con le modalità che si sono dette: prima, al dorso, poi al collo e quindi al torace e addome.” In effetti, il coimputato Lotti ci ha detto proprio questo: che il Pacciani ha aggredito a tergo il giovane francese. Ora io mi domando questo, professore…
Presidente: Avvocato, non può riferire dichiarazioni che ha detto il Lotti ai periti, su…
Avv. Aldo Colao: Ma lo ha detto anche il P.M. prima.
Presidente: No, no…
Avv. Aldo Colao: La dinamica di come si era svolta riguardo ai più coimputati.
Presidente: Lei dettaglia, lei dettaglia tutta la dichiarazione…
Avv. Aldo Colao: Presidente, se non si dà una informazione, come ci possono dare una risposta? E ‘ una premessa alla domanda. Ora, la mia domanda è questa: la ferita del polso…
Avv. Nino Filastò: Opposizione, Presidente, per le stesse ragioni che ha detto lei. Avvocato Filastò.
Avv. Aldo Colao: Dicevo, la ferita del polso del ragazzo francese nel polso destro, ipotizzando una aggressione a tergo e quindi tentando di colpire il collo, che tipo di ferita è quella del polso?
Fabio De Fazio: L’apporto che ha dato il professor Pierini in questa perizia derivata da questo scritto, è un rapporto che riflette un modello teorico, dico bene Pierini? Ora, non vorrei che il modello teorico che praticamente viene redatto attraverso la digitai… di immagini, in caso in cui esiste un perito che ha visto il cadavere, non vorrei… E’ un discorso che può essere un discorso di completamento di una osservazione direi di assoluta pertinenza del perito necroscopo.
Avv. Aldo Colao: No, professore, lo sappiamo questo. Cioè, che dalla teoria si deve passare alla pratica, a un certo momento… (voci sovrapposte)
Avv. Aldo Colao: Sì. Io però volevo chiedere al professor Pierini ancora una domanda. PERITO De Fazio F. : No, il discorso è questo: è che la utilizzazione di un modello teorico che ha, serviva al completamento di una perizia, riguarda l’utilizzazione di questo modello, in rapporto ad una lesività che non è stata riscontrata direttamente da noi. Né da me, né da Pierini e né dagli altri, ma che è stata traslata da una immagine e utilizzata, questa immagine fotografica per… Quindi, a questo punto, se un discorso di questo genere si deve fare, allora si deve fare con, partendo dalla premessa dei rilievi a… patologici che sono stati fatti.
Avv. Aldo Colao: Ma questo l’ho capito. E infatti la mia domanda ha proprio teso a questo, a capire questo.
Fabio De Fazio: Almeno, non so i rilievi che sono stati fatti dal professor Maurri su questo piano.
Avv. Aldo Colao: Non ha approfondito la cosa, sotto il profilo della… Io volevo continuare col professr Pierini, se mi consente. Perché ero arrivato…
Fabio De Fazio: Si, ma non è che io non le consento di continuare… Io però, io ho preso la parola per dissociarmi da questo tipo di impostazione che analizza un dato nell’ambito del quale noi abbiamo portato il cosiddetto modello teorico, in rapporto invece all’esistenza di un dato che comporta la piena responsabilità di riscontro da parte di un altro perito.
Avv. Aldo Colao: Ma in che senso, scusi, arreca il danno? Non l’ho capito io.
Fabio De Fazio: … non l’ha visto il professor Maurri e non lo abbiamo visto noi.
Avv. Aldo Colao: Il professor Maurri l’ha vista in superficie, la ferita. E ha riferito gli angoli e le misure.
Fabio De Fazio: Non lo so… e lui ha detto…
Avv. Aldo Colao: Il professor Maurri—
Fabio De Fazio: Il professor Maurri, non so come l’abbia vista… Il professor Pierini ha solo visto delle fotografie, va bene? che ha fatto il professor Maurri. Cioè, il professor Pierini ha solo lavorato su fotografie fatte dal professor Mauri.
Avv. Aldo Colao: E va bene, d’accordo.
Fabio De Fazio: E va be’, ma… mi permetta…
Avv. Aldo Colao: Però hanno portato a certi elementi, queste intuizioni di lavori.
Fabio De Fazio: Ha portato un contributo che deriva da un modello teorico, un modello teorico che…
Avv. Aldo Colao: Che ha riscontro nella pratica, ecco. PERITO De Fazio F. : No, il modello teorico non è il riscontro della pratica.
Avv. Aldo Colao: Per i motivi che poi chiederò alla…
Presidente: Ma avvocato, lo lasci parlare— Perché se lei interviene in continuazione, eh.
Fabio De Fazio: Il modello teorico non è il riscontro alla pratica, il modello teorico è lo sviluppo, con determinate formule di una lettura, con determinate formule e con determinati mezzi, di una realtà. La realtà che però, in questo caso, è stata oggetto di indagini diretta con gli occhi suoi da parte di un altro perito. E quindi io ho il dovere e la delicatezza di segnalarlo. Quantomeno dissociandomi…
Avv. Aldo Colao: No, ma lo avevamo capito, questo, professore. Benissimo. Lo hanno capito benissimo tutti, no? Ora volevo dire: questo tipo di ferita al polso del radio, tolto l’aggressione a tergo, che tipo di ferita è?
Giovanni Pierini: Pierini. Quello che diceva adesso il professor de Fazio, cioè, una ferita, visto che qui non è stato colpito uno scheletro, ma è stato colpito un uomo, il capo di ferita va analizzato su tutti i piani, sia l’epidermide, i piani muscolari, i tendini, quando si attinge all’osso, eccetera. Quindi, che tipo di ferita è io non so cosa…
Avv. Aldo Colao: No, io dico, di difesa o di attacco? Ecco, è una difesa per il giovane.
Giovanni Pierini: Questa è una dinamica che io, guardi, al calcolatore non posso… Stamani ho detto: non si può sapere per una punta che tipo di impugnatura ci può essere. D’accordo? Così, a questo punto, io non posso sapere che tipo di dinamica è quella a partire da una immagine di profondità all’interno di una struttura ossea, anche se è detto, se non vado errato, direttamente nella perizia, che si trattava di un fenomeno di punta. E quindi, sul fenomeno di punta possiamo dire sì, il fenomeno di punta, anche perché c’è una breccia ossea, quella indicata con la lettera C nel grafico che mi fece pensare a un fenomeno di cessazione della resistenza ossea improvvisa, come quando l’energia potenziale si scarica tutta all’’improvviso diventando energia cinetica. E queste cose si verificano prevalentemente nei colpi di punta, rispetto ai colpi vitali o di striscio, dove l’energia viene distribuita lungo tutto l’asse dell’osso. E qui invece sembra scaricarsi in un punto. Ma dicevo sempre, cioè, siamo sempre a livello di un tentativo di fare, attraverso un modello teorico, un contributo a una ipotesi tra le tante di spiegazione. Non è che da questo si ricava che cosa è successo.
Avv. Aldo Colao: No, no, va bene, professore, per carità.
Avv. Aldo Colao: Ma si può anche fare, però un’altra domanda professore, mi scusi, allora. Quella ferita da punta. Lei ha detto che è una punta anomala, no? Cosa intende per punta anomala? Lei ha fatto delle ricerche… Quando fece questo lavoro, ha fatto delle ricerche sul tipo di coltello cercando di trovare una punta di quel tipo?
Giovanni Pierini: Noi…
Avv. Aldo Colao: Ci è riuscito?
Giovanni Pierini: Noi si è fatto un esame molto accurato per cercare di capire quali erano le modalità di questa azione. E nell’ambito di queste modalità anche di vedere come si potevano essere verificati questi fatti. Poi nessuno è mai andato a fare, a corporizzare le cose, no? Per quanto ho detto stamattina. Certo che ci ho pensato, soltanto che, per quanto ho detto anche prima a proposito della resistenza al tagliente di questo strumento, cioè della bontà del filo di taglio, o due coltelli, sicuramente pareva essere uno strumento di non facile reperibilità sotto gli occhi di tutti. Cioè uno strumento un po’ particolare, probabilmente. Perché ha una punta di tipo triangolare, ma poi punta di tipo triangolare, le possiamo trovare variamente conformate in vari tipi di strumenti da taglio, in vari tipi di coltello.
Avv. Aldo Colao: Una punta che supera i 90 gradi.
Giovanni Pierini: Sì, perché c’era un angolo opposto, poi dopo di 140. Soltanto che 2 millimetri all’interno di un piano osseo, permettono di non andare molto in là, è questo il fatto. Perché è una misura di profondità talmente piccola che basta anche una oscillazione sull’asse, qualche cosa, per cui dalle misure effettuate si possono fare dei modelli di interpretazione. Ma non sono misure tali da permettere la identificazione di uno strumento, cioè la possibilità di rappresentarlo davanti agli occhi così com’era.
Avv. Aldo Colao: Professore, scusi…
Giovanni Pierini: Questo, è il fatto, perché…
Avv. Aldo Colao: … ma questo è chiaro.
Giovanni Pierini: Perché l’analisi elettronica di immagini, non significa una magia elettronica per ricavare ciò che la mente umana non può fare. Tanto lo sappiamo, il calcolatore fa quello che fa il cervello umano, ma lo fa in un tempo molto rapido. Solo quello è il suo vantaggio. Quindi non è un cervello elettronico. Di conseguenza, ciò che emerge da questa analisi è anche quello che emerge dal lavoro di tutti. Nel modo particolare, la difficoltà più grossa sta nel fatto che si tratta di una breccia ossea di talmente ridotte dimensioni. E, ripeto, la profondità è 2 millimetri, ma 2 millimetri sono veramente una misura piccolissima, per cui la percentuale di errore anche nella ipotesi è estremamente elevata. Dopo uno non può guardare di fronte a sé una serie di coltelli, dire: questo ci sta, questo non ci sta, insomma, ecco. È lì il discorso.
Avv. Aldo Colao: Ecco, però…
Giovanni Pierini: E casomai un discorso sulla necessità che questo strumento abbia certi angoli perché…
Avv. Aldo Colao: Certo, certo.
Giovanni Pierini: … almeno per 2 millimetri, questi angoli ci devono essere. E una certa bontà di taglio. Ma di più non si può assolutamente dire, né me la sento di dirlo.
Avv. Aldo Colao: Ma una punta di un coltello che normalmente è acuto, o sbaglio? Le punte dei coltelli… lei conosce coltelli, o armi bianche che abbiano delle punte ottuse che superino i 90 gradi?
Giovanni Pierini: Be’, ci sono le punte smusse dei coltelli da dolce.
Avv. Aldo Colao: Punte?
Giovanni Pierini: Punte smusse dei coltelli da dolce. Sono punte perfettamente semicircolari. Però, voglio dire, sono punte piane, non hanno una carenatura di rinforzo. Ma io…
Avv. Aldo Colao: Cioè, non hanno… E va bene, d’accordo, quindi è da escludere una punta del genere.
Giovanni Pierini: Eh?
Avv. Aldo Colao: Quella punta che diceva lei…
Giovanni Pierini: Ma un coltello da dolce, non ci stiamo, insomma, voglio dire. Era una esemplificazione ai limiti dell’assurdo fatta per dire che la punta triangolare identifica un coltello; ma un coltello non si identifica sempre in una punta triangolare. Uno strumento tagliente, non lo so…
Avv. Aldo Colao: Senta, lei parlò di punta pesante tipo gladio, nel suo elaborato. Ecco, deve tener conto che la dinamica si è spostata nel senso che non è stato un colpo d’incontro questo, ma è stato un colpo da difesa, da parte del ragazzo. Quindi, componeva sempre la pesantezza di una punta tipo gladio. Perché lei ha fatto anche una ipotesi del genere, no? Era una punta così strana che lei, a un certo punto della sua perizia, ha detto: ‘mah, potrebbe essere anche una punta a tipo gladio ‘.
Giovanni Pierini: Per gladio, mi fu chiesto anche in I Grado, si trattava di dire questo: cioè, probabilmente era un oggetto che era capace di imprimere una notevole forza viva al momento di impatto. Perché altrimenti, arrivato al periostio, avrebbe scheggiato e con difficoltà invece sarebbe penetrato, anche se solo per 2 millimetri, creando una impronta stampo, va bene? O, verosimilmente a stampo. Non so se posso chiamarla a stampo. Cioè, non so se altri detriti sono finiti dentro o no, perché ripeto, ho guardato delle fotografie. Però, sicuramente, doveva essere un qualcosa che era capace di sviluppare notevole forza viva. Il discorso del gladio stava nel fatto che quello era un tipo di coltello in cui la punta è estremamente pesante. Quindi capace di portare una grossa quantità di energia sull’obiettivo, rispetto ad un coltello invece che ha un appesantimento del manico. Ma, ripeto, su 2 millimetri di incisione di profondità sono discorsi che stanno veramente un po’ in piedi con gli spilli, eh.
Avv. Aldo Colao: Senta, professore, ritornando… Poi mi intratterrò sul trincetto. Ma ritornando sulle escoriazioni, cioè le abrasioni che sono intorno al seno della povera Mauriot, qui ci sono le fotografie e la Corte le ha le fotografie, belle chiare, da cui si potrebbero sottoporre al professor Pierini. La mia domanda è questa: ipotizzando un tipo di arma anomala e strana di arma bianca con cui sia stata eseguita l’escissione del seno, che abbia avuto una lunghezza di tagliente inferiore al raggio del seno, per cui, nell’azione di infissione da ore 23 si è dovuto, di tanto in tanto, inserirsi ancora meglio. Perché il seno essendo, il radio del seno essendo di 7 e tagliente di 5,5, si è dovuto creare una maggiore infissione andando su una, a incidere in certi tratti e creando delle abrasioni, con la costola di quest’arma. Di fronte ad un’arma del genere, si potevano creare queste abrasioni superficiali nel tagliare il seno? Cioè, e la lama era inferiore alla lunghezza del seno, del raggio del seno.
Giovanni Pierini: No, so, dipende molto dalla modalità con cui viene tagliato il seno, eh. Perché, non lo so, ma ci sono tanti modi. Ma qui ci sono anche i miei colleghi che eseguono le autopsie. Voglio dire, se il seno viene sollevato durante l’azione di taglio, e piano piano scollato come si fa in autopsia per certe parti corporee, si può operare con un taglio continuo lungo, o con più tagli brevi. Non lo so, non credo che le lesioni che abbiamo riscontrato…
Avv. Aldo Colao: Qui mi pare che sia stato operato a strappi. Ci sono state delle…
Giovanni Pierini: Non so se… Cioè, le lesioni riscontrate erano tali da far presupporre, nel caso di uno strumento idoneo a sviluppare quel tipo di forza viva, un meccanismo per cui 1’abduzione dell’ulna sul radio imponeva la presenza dello strisciamento dalla costola di rinforzo. Questa è l’ipotesi che è stata messa in perizia. Ma sempre come modello. Poi, che si possano proporre altri modelli e risultare in via di ipotesi compatibili, non so, può anche darsi. Io, di più di questo, non saprei dire.
Avv. Aldo Colao: Nel senso che, dell’infissione della costola sulla parte del contorno del seno che abbia provocato queste abrasioni.
Giovanni Pierini: Se poi la costola… Penso che possa essere compatibile, non lo so. Beduschi, te che sei più esperto…
Giovanni Beduschi: No, io signor Presidente, ci tengo a chiarire una cosa: nella perizia che noi abbiamo presentato e in tutti i modi abbiamo firmato e controfirmato, abbiamo ritenuto di apportare, come elemento in più. Lo diciamo, ad una valutazione della dinamica degli eventi lesivi, cioè le ipotesi che abbiamo fatto sulla dinamica degli eventi lesivi, abbiamo fatto un servito con la costruzione di un modello teorico, circa le caratteristiche prevalentemente di forma e di dimensioni, dello strumento tagliente. Raffrontando i dati attuali con quelli disponibili e relativi ai casi precedenti, fruibili per la digitalizzazione delle immagini. Ciò significa che abbiamo lavorato per la digitalizzazione delle immagini sulle fotografie di questo caso che ha, che derivavano dall’autopsia del professor Maurri e su fotografie di altri casi che eventualmente abbiamo avuto. Ora è chiaro, tengo proprio a chiarire, i limiti di questo nostro apporto, perché questo nostro… quando è stato scritto rientrava in una tematica descrittiva generale. Se questo apporto è significativo ai fini processuali, ai fini dell’attuale processo, è del tutto evidente che questo rapporto è suppletivo rispetto ai riscontri effettuati da altro perito in altra sede. Quindi, è mio dovere morale, oltre che giuridico, di chiarire e sottolineare questo punto. Perché sennò si fanno delle illazioni, delle deduzioni basate su un modello teorico quando noi abbiamo un modello reale.
Avv. Aldo Colao: Quando arriveremo più avanti…
Giovanni Beduschi: No, mi scusi avvocato, abbia pazienza. Io ho il dovere di far presente…
Avv. Aldo Colao: … al conquibus. No, ma lei lo ha già precisato, mi perdoni.
Giovanni Beduschi: No, lei ha la sua professionalità ed io ho la mia, e la mia mi porta a dire che trovo aberrante che noi si porti avanti un discorso che dovrebbe essere di completamente ad una attività svolta ad un’altra che non abbiamo qui presente. Per cui, a un certo punto, si diventa veramente… Questo discorso che dovrebbe o potrebbe aggiungere elementi aggiuntivi a deduzioni che non sono di nostra totale pertinenza. Questo è un punto da chiarire.
Avv. Aldo Colao: Ma il professor Maurri già ha parlato.
Giovanni Beduschi: Come?
Avv. Aldo Colao: È già stato interrogato.
Giovanni Beduschi: Ma questa è una vicenda, se è stato interrogato prima il professor Maurri…
Avv. Aldo Colao: Prima, prima.
Giovanni Beduschi: È una vicenda…
Avv. Aldo Colao: No, ma glielo sto dicendo, per sua tranquillità.
Presidente: Altre domande?
Giovanni Beduschi: …queste sono domande che riguardano un aspetto professionale…
Avv. Aldo Colao: Le domande sono queste, e vorrei continuare col professor Pierini. Se la Corte mi consente, se la Corte mi consente…
Presidente: Dica.
Avv. Aldo Colao: … prima di suscitare qualche polemica, io vorrei mostrare al professor Pierini un trincetto, come si trova in commercio, da me acquistato in un esercizio. E poi andare avanti in altre domande. Presidente, stiamo cercando la verità: questo è il mio scopo. Se lei mi dice di no, io me ne posso anche andare, perché allora…
Presidente: Per la stessa ragione per la quale abbiamo escluso la esibizione dei coltelli sequestrati al Vanni, tutto qui.
Avv. Nino Filastò: Poi, fra parentesi, in più e in meglio, avevano il fatto di far parte del processo.
Presidente: No, no, no…
Avv. Nino Filastò: No, dicevo, a maggior ragione.
Presidente: … avvocato, avvocato, quando c’è accordi tra noi, proprio … di prove…
Avv. Nino Filastò: Sì, sì.
Presidente: Però, quando c’è opposizione, dobbiamo restare all’indagine che allora è stata demandata ai periti, ai quesiti che sono stati chiesti ai periti. Può sottoporre ai periti degli strumenti che loro non hanno visto…
Avv. Aldo Colao: Professore, mi ritiro, mi ritiro… Sì, professore. Presidente, mi ritiro dalla domanda. E allora dico una cosa: lei conoscerà, professor Pierini, i trincetti da calzolaio? Non so, per esperienza, se sono, sono armi bianche che tagliano…
Giovanni Pierini: Onestamente…
Avv. Aldo Colao: … non tagliano, se hanno una loro…
Giovanni Pierini: So che i calzolai usano i trincetti, ma non…
Avv. Aldo Colao: Prego?
Giovanni Pierini: So che i calzolai usano i trincetti, ma…
Avv. Aldo Colao: Eh, lo so, va bene. Del resto, se il processo è questo, che ci volete fare? Lei ha detto anche però che il muscolo del braccio del ragazzo francese è stato reciso di netto. Il braccio destro. O sbaglio?
Giovanni Pierini: Sì.
Avv. Aldo Colao: Ecco, e allora per recidere di netto un muscolo in contrazione, ci vuole un’arma bianca di particolare robustezza e tagliente, o no?
Giovanni Pierini: Sì, ma non solo per quello. È stato detto per tutta la dinamica, tant’è, come ho iniziato il discorso precedentemente, avevamo pensato o a un coltello di tipo particolare molto buono, oppure due coltelli. Perché la dinamica è estremamente complessa e si trattava di lesioni inferte su due persone e di un taglio effettuato sulla tenda. Quindi la dinamica di taglio era estremamente lunga e complessa nel suo insieme.
Avv. Aldo Colao: E ricordo ancora alla Corte – e posso depositare e fornire – che, nell’udienza del 27/04/94, il professor Maurri ha riferito, su domanda dell’avvocato Bevacqua – lo dico al professor Pierini, anche – che fu tagliata dalla povera De Nuccio, con un colpo solo, pantaloni, mutandine e la cintura, con un solo colpo. Un’arma del gene… E qui c’è l’udienza, io posso prenderlo e depositarlo, se lei crede. Antonio…
Presidente: Ma ho capito. Facciamo la domanda al perito.
Avv. Aldo Colao: No, ma la domanda è questa: uno strumento tagliente che riesce a tagliare una cintura con un solo colpo, di netto, deve essere uno strumento atto a tagliare cinture e di robustezza veramente sensibile, o no?
Presidente: Ma è un episodio che sta interessando noi, questo qui.
Fabio De Fazio: … la competenza in materia. Cioè, ad un certo punto, io faccio il medico legale da 40 anni, ma praticamente la…
Presidente: Lei si riferisce ad un episodio che non forma oggetto di questo processo. Tra l’altro.
Fabio De Fazio: No, ma a parte questo, signor Presidente, io non credo che nessuno abbia esperienza per stabilire se un trincetto di calzolaio o un bisturi possa tagliare la cintura o non possa tagliare la cintura. Perché questo riguarda proprio delle valutazioni direi di tipo merceologico, insomma. Ad un certo punto non siamo in grado. Una qualsiasi risposta venisse data, non rientra nel… almeno non rientra…
Avv. Aldo Colao: E allora volevo completare col professor Pierini, mi scusi, ancora una domanda. Laddove la Corte, su istanza del sottoscritto legale, le facesse vedere, professor Pierini, un’arma che fosse stata modificata con la mola e avesse, da questa modifica con la mola, si fosse creato un angolo di 13 9 gradi e avesse una costola di un millimetro e 8, lei potrebbe fare una perizia su quest’arma perché, per misurare questo angolo e ritenerlo compatibile con la ferita nel polso del ragazzo francese?
Giovanni Pierini: Questa cosa è una cosa da fare avendo a disposizione l’osso nei tempi e nei modi in cui furono fatti gli accertamenti disposti dalla Procura a suo tempo. Perché l’analisi tonica di immagini si presta soltanto a fare che cosa? Vedo che non riesco a spiegarmi. Si presta soltanto alla costruzione di modelli che hanno, attraverso l’utilizzo dello strumento matematico, una qualche possibilità di aiutare l’interprete di una situazione a elaborare i modelli che, nel loro complesso, con tutti gli elementi a disposizione che emergono, devono, partendo da una domanda, possibilmente arrivare ad una risposta. Non è un fatto estrapolabile di per sé. Per cui, di fronte ad uno strumento tagliente, la possibilità di poterlo comparare con l’immagine virtuale, vanifica qualsiasi elemento di prova, per conto mio.
Avv. Aldo Colao: Sì, ma senta, scusi professore, le sue…
Giovanni Pierini: Guardi, ho già risposto.
Avv. Aldo Colao: No, ma io… ma un tantino, voglio dire, le sue deduzioni e i suoi rilievi sono stati tali che hanno fatto ritenere che se, laddove ci fosse stata una punta di 139 gradi che si attagliasse a quei cento… a quel triangolo particolare di 140 gradi, che poi quest’arma potrebbe avere dei segni sulla…
Presidente: Avvocato, avvocato.
Avv. Aldo Colao: Non è mai stata fatta una perizia, Presidente, su questo trincetto.
Presidente: Cosa?
Avv. Aldo Colao: Su questo trincetto, la perizia non è mai stata fatta.
Presidente: Che c’entra…
Avv. Aldo Colao: I periti stanno cercando…
Presidente: … del trincetto.
Avv. Aldo Colao: … degli elementi: se taglia, non taglia, se ci sono delle striature, se ci sono… Allora, lì c’abbiamo un trincetto che c’ha una costola di un millimetro e 8, e la ferita, guardacaso, è 2 millimetri. Quindi, si attaglia perfettamente. Poi, un angolo di 139 gradi. E si attaglia. Ora io vorrei che il professor Pierini, o chi per… o chiunque, facesse le misure di questa arma.
Presidente: Ha già risposto su questo punto, il professor Pierini.
Avv. Aldo Colao: Come?
Presidente: Ha già risposto, avvocato.
Giovanni Pierini: Non posso paragonare, e comparare, e fare…
Avv. Aldo Colao: Ma dire se è compatibile. Io le sto dicendo se è compatibile.
Giovanni Pierini: Ma, guardi…
Avv. Aldo Colao: Eh, se è compatibile, perché se un tappo entra…
Giovanni Pierini: Avvocato, allora guardi, torniamo a una procedura proprio elementare. Si sa proprio dalla matematica di base che si possono sommare, sottrarre, moltiplicare e dividere, soltanto classi congruenti, eh? Cioè numeri con numeri, foglie con foglie, persone con persone. Non si possono fare operazioni con foglie mescolate con numeri, e così via di seguito. Questo, per dire, la congruenza degli oggetti. Un’immagine virtuale sta in un mondo a parte: sono misure, quelle, che riflettono un modus operandi nostro, che ha portato a formulare diciamo un ventaglio di ipotesi. Se non c’è a disposizione tutto il contesto di accertamenti necroscopici, non è possibile fare un’operazione di comparazione; cioè non si possono comparare cose che non…
Avv. Aldo Colao: Di compatibilità, in base ai lavori che lei ha svolto.
Giovanni Pierini: E ‘ la stessa cosa. Perché la congruenza, l’eguaglianza o l’esclusione, riguardano sempre un giudizio di comparazione. Non si esce da questo. Il discorso dei 139 gradi, fra l’altro, non è a mio avviso una strada molto praticabile; perché abbiamo detto che la piramide, al suo interno, come una galleria franata – ho detto stamattina -è tronca. E quindi, questo angolo di 139 gradi, oltre che essere virtuale, se la piramide fosse ricostruibile, è comunque nei fatti bloccato dal fatto che c’è una piramide tronca. E quindi questo angolo rimane nascosto; anche all’immaginazione, non soltanto al…
Avv. Aldo Colao: Il terzo angolo si ricava dai due acuti, no?
Giovanni Pierini: Sì, però…
Avv. Aldo Colao: Sennò, la somma degli angoli interni di un triangolo…
Giovanni Pierini: … a questo punto facciamo…
Avv. Aldo Colao: … non sarebbe 180 gradi.
Giovanni Pierini: Si fa di deduzione in deduzione, per la logica…
Avv. Aldo Colao: È proprio il caso questo, a cui…
(brusio)
Avv. Aldo Colao: … meglio viene applicato.
Giovanni Pierini: Io rimango della mia idea, detta prima.
Presidente: Sospendiamo dieci minuti.
P.M.: Grazie, Presidente.
Avv. Nino Filastò: Poi c’è da sentire, io devo fare ancora due domande ai periti, e poi c’è da sentire il professor Bruno.
Presidente: Bene.
Presidente: Prego. Avvocato Curandai, lei? Bene.
Avv. Giampaolo Curandai: Presidente, io tranquillizzo subito la Corte e i professori, perché ho una sola domanda, e mi sembra anche, direi, abbastanza semplice. Mi rivolgo al professor De Fazio e a tutti gli altri professori indistintamente. La domanda è questa. E’ vero o non è vero che le vostre indagini si sono concluse, sinteticamente eh, molto sinteticamente…
Presidente: Scusi, eh, avvocato. Manca il… Chi è? Bagattini? Quindi, anche l’avvocato Zanobini.
Avv. Giampaolo Curandai: Va bene, tanto c’è…
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: No no. C’è incompatibilità.
(voce non udibile)
Presidente: Eh, sì sì, appunto, appunto.
(voce non udibile) Allora, guardiamo un attimo.
Presidente: Sì.
Avv. Giampaolo Curandai: Ora, mi dispiace.
Presidente: Son cose che capitano. Facciamo così, via.
Avv. Giampaolo Curandai: Ho deciso di fare una sola domanda.
Presidente: Comunque, non si poteva andare avanti lo stesso.
Avv. Giampaolo Curandai: Proprio per non tediare ulteriormente la Corte.
(voce non udibile)
Avv. Aldo Colao: Bagattini? Ma Bagattini ha lasciato la toga, vedrai che tanto lontano non…
Presidente: Sarà al bar… finché l’avvocato Bagattini non è rientrato in aula. Prego, avvocato Curandai.
Avv. Giampaolo Curandai: Sì. È vero o non è vero che voi avete concluso le vostre indagini, le vostre ricerche, diciamo così, ipotizzando la probabilità che l’autore dei reati fosse un uomo connotato da iposessualità e da difficoltà nel rapporto con il sesso femminile, e da gravi problematiche personologiche? Questo è vero, professore, oppure no?
Fabio De Fazio: È vero.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, questo volevo sapere. Grazie. Per iposessualità, cosa si intende? E soprattutto il rapporto tra iposessualità e difficoltà nel rapporto con il sesso femminile. Questo mi interessa particolarmente.
Fabio De Fazio: Mah, questo rinvia alla nozione di sessualità. La sessualità evoluta, integrata, praticamente risponde, è tale da inserirsi nel più vasto contesto dell’affettività e che si esprime … sessualità. E invece, quando si parla di turbe della sessualità, si intende una sessualità non integrata, non evoluta e che, appunto perché non integrata, non evoluta, può esprimersi anche con distruttività. Come in questo caso.
Avv. Giampaolo Curandai: La iposessualità può identificarsi anche nell’omosessualità o nel voyeurismo?
Fabio De Fazio: Mmh, praticamente identificarsi è un termine che non mi piace, perché quasi…
Avv. Giampaolo Curandai: Avvicinarsi, diciamo così, potrebbe sfociare anche nel…
Fabio De Fazio: Praticamente, non è detto che l’omosessuale sia un iposessuale.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, certo. Bene.
Fabio De Fazio: E lo stesso vale per il voyeurismo. Quando abbiamo detto, io… Dove abbiamo scritto iposessualità? Perché poi il termine iposessualità, nel linguaggio comune, sta a significare qualcosa di diverso.
Avv. Giampaolo Curandai: Ma io ho cercato di riassumere, perché…
Fabio De Fazio: No, perché iposessualità, nel linguaggio comune, sta a significare nel linguaggio comune…
Avv. Giampaolo Curandai: Sì, ecco.
Fabio De Fazio: … una sessualità un po’ spenta, una sessualità caratterizzata da minus. Non era questo che noi si voleva dire.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, ecco. Infatti ho chiesto questo per spiegare un po’ il tipo di concetto. E per gravi — diciamo così, io uso termini che sono a mia conoscenza; poi ovviamente chiedo spiegazione a voi, professori, indistintamente, professor De Fazio – gravi problematiche personologiche? Lei ha detto che questo è possibile. Cosa si intende per, diciamo a livello anche esemplificativo, per gravi…
Fabio De Fazio: Quello che è stato già detto in parte dai miei colleghi, prima mi sembra dal professor Galliani. Cioè gravi problematiche personologiche, ha il significato di problematiche di incapacità nel rapporto interpersonale.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, bene.
Fabio De Fazio: E, quindi, necessità di esprimere la sessualità attraverso l’oggettualizzazione. Cioè non la partecipazione sessuale a un livello paritetico, qual è la vera sessualità, appunto perché si inscrive nella sessu..- nelle correnti affettive
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, per problematiche personologiche si possono intendere anche istanze di carattere perverso, sotto il profilo sessuale?
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Giampaolo Curandai: Grazie. Non ho altre domande, professore.
Presidente: Avvocato Filastò?
Avv. Nino Filastò: Sì. Solamente due precisazioni. Con riferimento all’omicidio degli Scopeti, voi avete fatto una serie di valutazioni che riguardavano la tenda, e il fatto che le escissioni siano avvenute all’interno di essa. E con riferimento proprio alla ristrettezza di spazio, voi avete anche evidenziato quelle zone pergamenacee sulle coscie della signora Mauriot, ipotizzando che queste zone pergamenacee fossero il risultato di una pressione dell’operatore che fosse, in qualche modo, avesse usato quella zona del corpo della signora per appoggiarvisi e compiere l’escissione. Ora, tenendo presente l’ampiezza della tenda, questo aspetto della collocazione dell’operatore sul co…
Fabio De Fazio: Cioè la scarsa ampiezza.
Avv. Nino Filastò: La scarsa ampiezza, certo. Ecco, voi ritenete possibile, probabile, o non probabile, che all’interno di quella tenda abbiano agito due operatori? Due persone, che si…
Fabio De Fazio: In contemporanea?
Avv. Nino Filastò: In contemporanea, sì.
Fabio De Fazio: Innanzitutto, io sto cercando di ricordare come fosse la tenda. A me sembra…
Avv. Nino Filastò: La tenda ha un’ampiezza di 1 e 80.
Fabio De Fazio: Sì, appunto, angusta è.
Avv. Nino Filastò: E un’altezza all’ingresso di 1 e 10.
Fabio De Fazio: Sì. Quindi se i due operatori hanno… A parte il fatto che noi dobbiamo ipotizzare un operatore e due soggetti in fase di vittimizzazione, certamente che si muovevano, al punto tale che 1’uomo…
Avv. Nino Filastò: No no, un solo soggetto vittima, sdraiata per intendersi.
Fabio De Fazio: Il maschio era già scappato.
Avv. Nino Filastò: E due operatori dentro la tenda, che operano.
Fabio De Fazio: Mah, due operatori in contemporanea?
Avv. Nino Filastò: Sì, in contemporanea.
Fabio De Fazio: Beh, diventa — la tenda era anche bassa, mi sembra…
Avv. Nino Filastò: Sì sì.
Fabio De Fazio: Diventa molto difficile.
Avv. Nino Filastò: Diventa molto difficile.
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Fabio De Fazio: Cioè, la tenda ho l’impressione, per quello che ricordo, che a mettersi in piedi non ci si stava, in piedi.
Avv. Nino Filastò: No no, non ci si sta in piedi.
Fabio De Fazio: E quindi due operatori non è che possono agire accovacciati, insomma. Due operatori, insieme, diventa molto difficile ipotizzare; quantomeno si sarebbe scardinata la tenda, perché la tenda…
Avv. Nino Filastò: Eh, infatti. Ecco, ora sotto… Voi avete, fra l’altro, esaminato – nella assenza di fonti e di letteratura riguardanti specificamente 1’Italia – in particolare la letteratura sul tema, diciamo così genericamente, tedesca. Attentamente, avete esaminato questa letteratura.
Fabio De Fazio: Certo.
Avv. Nino Filastò: Al punto che in una parte della vostra relazione voi fate riferimento a due casi, che voi in un certo momento identificate come una specie di casi emblematici.
Fabio De Fazio: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Ricavandone delle considerazioni. Caso di un certo, del… ora, l’avevo scritto qui, e non lo trovo. Ah, di un certo Manfred, di un certo Burd, ecco, facendo… Ecco, all’interno di questo esame di letteratura di casistica che voi avete esaminato, vi è capitato di imbattervi in uno o più casi in cui delitti di questo tipo, con delle caratteristiche se non. . . non sto parlando sovrapponibili, ma simili, similari, in qualche modo rapportabili al caso che ci riguarda, avessero come motivazione quella dell’asportazione dei feticci a scopo di farne commercio?
Fabio De Fazio: Beh, dunque, noi non abbiamo discusso nel corso della perizia, nemmeno discusso, nel corso della perizia quest’ipotesi.
Avv. Nino Filastò: No no, ma infatti, lo so benissimo.
Fabio De Fazio: Sì.
Avv. Nino Filastò: Volevo sapere se vi eravate, se vi era capitato di imbattervi in qualche caso di questo genere qui, in cui ci fossero delle asportazioni di questo tipo – che noi sappiamo che molti casi avvengono, per esempio, a scopo cannibalesco.
Fabio De Fazio: Mah, quella è un’altra faccenda.
Avv. Nino Filastò: Quella è un’altra faccenda.
Fabio De Fazio: Quella è un’altra faccenda.
Avv. Nino Filastò: E a scopo feticista, come sembrerebbe nel nostro caso.
Fabio De Fazio: Scopo cannibalesco: esprime un’istanza individuale…
Avv. Nino Filastò: Individuale, di un certo tipo.
Fabio De Fazio: E…
Avv. Nino Filastò: Ma che l’obiettivo finale, finalistico, il finalismo finale di chi opera queste cose, fosse quello di commerciare queste cose su un mercato, non so bene quale insomma?
Fabio De Fazio: Noi abbiamo fatto solo un accenno a un caso della letteratura, (voce non udibile)
Ivan Galliani: Della letteratura italiana?
(voce non udibile) No, letteratura tedesca…
Ivan Galliani: Della letteratura tedesca, citavo questa mattina un caso di un gruppo di voyeur che si sono trasformati, a un certo punto, in una banda di stupratori e rapinatori.
Avv. Nino Filastò: Sì, questo…
Ivan Galliani: Ma questo è l’unico caso di, diciamo così, omicidio seriale, ripetuto per un certo periodo di tempo, collettivo. Gli altri omicidi collettivi che vengono descritti, e vengono descritti generalmente come omicidi singoli, non come omicidi seriali, riguardano invece casi in cui il movente primitivo è lo stupro, la violenza sessuale agita poi in modo anche sadico, in modo vario, diverso, magari dai vari componenti il gruppo. E l’omicidio viene commesso, in genere, successivamente per occultare il reato sessuale. Ci sono e sono descritti anche degli omicidi, ma non serie di omicidi: omicidi effettuati in coppia. E in questo caso generalmente le caratteristiche dell’omicidio sono caratteristiche che vengono definite miste. Nel senso che hanno caratteristiche non univoche, dal punto di vista del modus operandi dei due autori. E rinviano, quindi, ad azioni e a motivazioni lievemente differenziate dall’uno all’altro attore.
Avv. Nino Filastò: Ecco ma, dicevo, a parte l’omicidio, proprio l’asportazione dei feticci, che lo scopo di questa asportazione sia il commercio, la monetizzazione di questi oggetti?
Fabio De Fazio: (voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Nessun caso.
Fabio De Fazio: A noi non risulta alcun caso. E, d’altra parte, su un piano generale, anche qui il problema dell’onestà intellettuale, io ho il dovere di dire su un piano generale, generico, che prescinde da questa vicenda processuale, che un omicidio teoricamente ipotizzato, volto ad asportare feticci a scopo di commercio – o un omicidio o una serie di omicidi – non ha nulla a che fare con gli omicidi sessuali. Allora, a un certo punto, noi le uniche ipotesi che abbiamo di delitti sessuali con il concorso plurimo di più persone, sono in genere le aggressioni – che talvolta si concludono persino con l’omicidio, – lo diceva adesso Galliani – ecco, una banda di ragazzi che aggredisce una ragazza, uno stupro collettivo. In questo caso, erroneamente, la stampa e tutti noi, parliamo di delitto sessuale perché l’oggetto si è estrinsecato attraverso la sessualità, attraverso la congiunzione sessuale. Ma, in realtà, sono omicidi di tipo ludico; in cui, casomai, ci sono delle nuances di tipo omosessuale. Nel senso che un ragazzo apprezza le gesta che fa quell’altro ragazzo, cerca di imitarle, di superarle in violenza. E questo omicidio, che noi chiamiamo omicidio sessuale, invece è un omicidio ludico con, talvolta, larvate o meno larvate componenti omosessuali -simboliche, ovviamente.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Fabio De Fazio: Eh. Ora, l’omicidio sessuale a scopo di vendita del feticcio, è un terzo … — che io sto poi apprendendo oggi, e credo che anche i miei colleghi… un terzo… che io sto apprendendo oggi, e sul quale non mi sento di dire nulla, insomma. Devo dire solo…
Avv. Nino Filastò: Salvo che in letteratura non esiste.
Fabio De Fazio: No. Cioè, che io sappia, non esiste insomma.
Avv. Nino Filastò: No. Non esiste, va bene. Questo io volevo sapere.
Fabio De Fazio: Che io sappia.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Fabio De Fazio: Cioè, però non…
Avv. Nino Filastò: Sarebbe il primo caso, insomma.
Fabio De Fazio: Devo dire di più: non mi sono neanche posto il problema.
Avv. Nino Filastò: Al mondo può succedere tutto, insomma. Comunque, sarebbe questo il primo caso. Grazie.
Fabio De Fazio: No, non ho conoscenza di altri casi.
Avv. Nino Filastò: Certo, certo.
Salvatore Luberto: Nemmeno di coppie, nemmeno di uccisione seriale di coppie…
Avv. Nino Filastò: E poi, va be’, a parte questo delle coppie…
Ivan Galliani: C’è un caso in America.
(voce non udibile)
Ivan Galliani: C’è un caso in America.
(voce non udibile)
Ivan Galliani: Galliani. Un caso in America, quello per cui è stato anche condannato Karyl Chess.
Avv. Nino Filastò: Karyl Chess.
Ivan Galliani: Mi pare che si chiamasse così. Negli anni sessanta.
Avv. Nino Filastò: Il bandito della luce rossa.
Ivan Galliani: Però si trattava, sì, però si trattava di omicidi in cui avveniva una rapina.
Avv. Nino Filastò: Rapina…
Ivan Galliani: A una coppia in automobile. E, in alcuni dei casi, credo non in tutti, la ragazza era stata violentata.
Avv. Nino Filastò: Stuprata, violentata.
Ivan Galliani: Stuprata.
Avv. Nino Filastò: È verissimo, certo.
Ivan Galliani: Però erano omicidi sostanzialmente a scopo dì rapina.
Avv. Nino Filastò: Di rapina.
Ivan Galliani: Sono stati qualificati. Il caso non è stato trattato da un punto di vista criminologico.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Presidente: Grazie a tutti. Buonasera.
P.M.: Presidente, chiedo scusa.
Presidente: Sì?
P.M.: Approfitto. Era stato chiesto se non sbaglio, la scorsa udienza, il deposito di una copia diciamo migliore dell’elaborato dei professori De Fazio, Galliani e Luberto: il primo elaborato, quello relativo…
Presidente: Integrale, perché l’altro è parziale.
P.M.: Integrale.
Presidente: E senza…
P.M.: Esatto. Per questa ho provveduto e la deposito. Perché mi aveva detto che quella depositata dal difensore non era…
Avv. Nino Filastò: No, era fra l’altro parziale.
P.M.: Parziale.
Avv. Nino Filastò: Ed è scarabocchiata.
Presidente: E allora…
P.M.: Bene.
Avv. Nino Filastò: E si legge anche male.
Presidente: Sì, esatto sì.
Avv. Nino Filastò: C’ha tutte le cose peggiori che possa avere, quella copia.
P.M.: Allora, questa ho cercato di metterla al meglio. Io ho chiesto anche la produzione e l’utilizzazione delle dichiarazioni rese…
Presidente: A suo tempo nel processo Pacciani.
P.M.: Queste, non so se ci sono; altrimenti, io le ho fatte.
Presidente: Ci sono? Non so se ci sono tutte, no, se sono tutte non lo so.
Avv. Nino Filastò: No, forse no, sono…
Presidente: Anche quelle c’hanno qualche…
Avv. Nino Filastò: Anche quelle, è bene che…
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Allora, c’è il professor Bruno?
Avv. Nino Filastò: Sì.
Presidente: … lo sentiamo domani mattina?
Avv. Nino Filastò: Il dottor Perugini, verrà domattina, Presidente. L’ abbiamo avuto…
Presidente: Per domattina c’è anche il teste dell’avvocato…
Avv. Nino Filastò: Sì, due per l’esattezza.
(voce non udibile) Due testi, Presidente.
Presidente: Bene. Ecco, volevo sapere, il professore, cosa ha fatto nell’altro processo?
Avv. Nino Filastò: Dunque, il professore è stato sentito all’udienza del 15 luglio del ’94, nella sua qualità di consulente tecnico della difesa di Pietro Pacciani. Ed ha riferito in ordine ad alcune valutazioni da lui fatte, con particolare riferimento proprio alle perizie, alle relazioni svolte dai periti dell’équipe del professor De Fazio. Quindi, sostanzialmente, si ripete qui quello che è qià avvenuto nel processo Pacciani.
Presidente: Bene. Allora, lei è il professor Bruno Francesco?
Francesco Bruno: Sì. Francesco di nome, e Bruno di cognome. Nato a Celigo in provincia di Cosenza il 10 maggio 1948.
(voce non udibile)
Francesco Bruno: Come? E residente a Roma.
Presidente: Allora, ecco, la formula è quella dei testimoni.
Francesco Bruno: Sì. “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Ecco, vuole essere ripreso dalla telecamera oppure no, professore?
Francesco Bruno: Sì, non c’è problema.
Presidente: Bene. Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Professore, ci vuole dire qual è la sua professione, i suoi titoli accademici?
Francesco Bruno: Io sono psichiatra forense, e sono professore di criminologia e di psichiatria forense all’Università di Roma, La Sapienza.
Avv. Nino Filastò: Dunque, lei ha esaminato le relazioni e credo anche, forse, le dichiarazioni dibattimentali dei periti De Fazio, Luberto, Galliani e… quelli che abbiamo ascoltato oggi. Sì o no?
Francesco Bruno: Sì. Sì, ebbi modo di occuparmi della vicenda di questi delitti già nel 1985. E studiai, perché all’epoca diciamo per scopo istituzionale, in quanto, appunto, ero dipendente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri; e dato che questa serie di delitti aveva avuto una rilevante attenzione da parte dell’opinione pubblica, un grande allarme sociale, fui incaricato di studiare da un punto di vista criminologico, cioè direi parallelamente alla perizia che nel frattempo veniva fatta dal professor De Fazio, questa serie omicidiaria. E quindi già allora feci uno studio, che poi perfezionai l’anno successivo, con l’ultimo dei delitti. E poi, successivamente, ebbi modo appunto di considerare, di vedere anche la consulenza fatta dalla équipe di Modena, che approvavo in pieno. Perché non c’erano differenze tra quelle che erano le mie conclusioni e le conclusioni a cui erano giunti i colleghi di Modena. Tranne, forse, che per qualche aspetto psicologico, nella ricostruzione diciamo dell’identikit psicologico del possibile autore di questa serie omicidiaria.
Avv. Nino Filastò: Ecco, professore, lei all’interno di questo esame, di queste sue valutazioni, ha in linea più generale, direi più scientifica, meno attualizzata, esaminato il tema dei cosiddetti «serial killer”.
Francesco Bruno: Sì. Diciamo, all’epoca ancora non si parlava di serial killer; c’erano stati già i primi studi del FBI che riguardavano la realtà americana. E comunque in Italia si cominciò a parlare di serial Killer, proprio in relazione a questo, al caso del cosiddetto mostro di Firenze. E io poi ho avuto modo di studiare successivamente il fenomeno, organizzare un convegno internazionale a Roma due anni fa su questo tema. E quindi di analizzare un po’ tutta la letteratura esistente che continua tutt’oggi ad essere aggiornata sui serial killer italiani e internazionali.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ci vuole allora, sulla base di questa sua esperienza, vuole tentare una definizione di serial killer anche proponendo una diagnosi differenziale, rispetto per esempio a quel che viene definito, sempre con termini inglesi, perché la letteratura è in massima parte inglese, “mass murder” o altri tipi di omicidi in cui, appunto, risulta non chiaro il movente, la motivazione relazionale, rispetto… ecco. E anche la differenziazione che si trova in letteratura in punto di serial killer, cosiddetti organizzati e serial killer disorganizzati.
Francesco Bruno: Sì, dunque, bisogna precisare una cosa: che la gran parte della letteratura fino a qualche anno fa era basata su studi e su lavori fatti dalle polizie, in particolare dall’FBI, ma anche dalla Polizia inglese e così via. La caratteristica di uno studio fatto dalla Polizia, è essenzialmente che sono studi di ordine pratico e basati esclusivamente sui comportamenti. Per cui, per esempio, la definizione che l’FBI dava del serial killer era di un soggetto che aveva compiuto almeno tre omicidi in serie, in momenti differenziati, in luoghi differenziati. Da un punto di vista criminologico, invece, il nostro lavoro è stato un po’ diverso, perché abbicano cercato di valutare anche le motivazioni e non soltanto il comportamento, così come si manifesta, ma anche le motivazioni che spingono a compiere determinati omicidi. E per questo abbiamo introdotto una categoria che era quella della cosiddetta mostruosità; cioè, omicidi di rilevante impatto per le caratteristiche di mostruosità relative, o al numero dei casi, o alle modalità con cui gli omicidi stessi vengono fatti, o alle motivazioni che sono dietro. E abbiamo distinto fra, per esempio, serial killer e “mass murder” e intendendo per serial killer quegli omicidi che, quegli assassini che compiono una serie di omicidi. E non è importante il numero, che siano due, o tre, o cinque, o dodici, ma di vittime per lo più non conosciute e spinti da motivazioni patologiche in momenti naturalmente diversi. Motivazioni patologiche per lo più di ordine sessuale, o comunque riconducibili ad un movente sessuale. Il “mass murder” invece è un assassino che, per la maggior parte dei casi, per motivazioni anche queste patologiche, cioè di una vera e propria malattia mentale, non per scopi sessuali, in una unica occasione o in più occasioni diverse uccide persone innocenti a lui sconosciute con lo scopo di, uno scopo rivendicativo, uno scopo paranoicale. Scopo di, abbiamo detto, un po’ il contrario di quella persona che si suicida perché vuole togliersi dal mondo. In un certo senso il “mass murder” vuole uccidere il mondo che è rappresentato spesso dalla sua famiglia e poi dai passanti della strada, oppure da… non so…
Avv. Nino Filastò: Frequentatori di un supermercato…
Francesco Bruno: Come suoi nemici.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Francesco Bruno: E ci sono poi gli omicidi di entrambi i genitori, per esempio. E i baby killer e così via. Nella casistica, gli americani hanno distinto due grandi categorie di serial killer, serial killer organizzati e disorganizzati a seconda della capacità di organizzare il proprio comportamento. Per cui ci sarebbero dei serial killer che sono capaci di premeditare e di eseguire i loro omicidi con molta cura, evitando di lasciare delle tracce, quindi cercando in tutti i modi di non farsi scoprire; e ci sono invece dei serial killer che, come presi da raptus, non riescono a tener conto delle situazioni complessive. E quindi lasciano molte tracce e molte volte vengono presi addirittura con coltello in mano perché non tengono conto delle circostanze. Si è visto…
Avv. Nino Filastò: Questo sarebbe il serial killer disorganizzato.
Francesco Bruno: I serial killer disorganizzati. Si è visto che i serial killer disorganizzati naturalmente sono meno intelligenti di quelli organizzati, hanno più grossolani disturbi mentali. E sono, appunto, nei loro omicidi sono caratterizzati dall’impulso molto più che non i serial killer organizzati che invece organizzano con molta attenzione il loro comportamento. C’è da dire che queste due categorie non sono assolutamente separate in modo netto, nel senso che può esserci il caso di un serial killer organizzato che, a un certo punto, disorganizza il suo comportamento perché si introduce in lui una crisi mentale più acuta o un bisogno più acuto di uccidere. Per cui, mentre in alcuni omicidi compiuti prima c’è stata una grande organizzazione, poi in altri omicidi questa organizzazione viene meno. E, mentre al contrario però, un serial killer che comincia già in modo disorganizzato, assai difficilmente può diventare organizzato. Ecco, questi continuano ad essere disorganizzati e i più delle volte vengono catturati, proprio per la grande mole di tracce che lasciano.
Avv. Nino Filastò: Ecco, lei in questa… fatta questa premessa, che da un certo punto di vista è metodologica e da un altro punto di vista è terminologica – per intendersi proprio sul significato del ter… del significante, starei per dire – lei ha esaminato, unitariamente e comparativamente i delitti del cosiddetto “mostro di Firenze”. Li ha visti tutti, esaminati in maniera approfondita?
Francesco Bruno: Sì…
Avv. Nino Filastò: Approfondita naturalmente sulla base di quelli che sono stati i dati che le sono stati forniti, mi immagino, dal difensore di Pietro Pacciani.
Francesco Bruno: Sì, li ho… Sì, ancor prima, appunto, valutando ancor prima già…
Avv. Nino Filastò: Ancor prima, sì, certo…
Francesco Bruno: E comunque, sì, ho analizzato tutta questa serie omicidiaria che è di particolare interesse, perché l’unica serie omicidiaria che si conosca, così lunga, con ben otto episodi riguardante sempre e solamente delle coppie, delle coppiette. Questo è un dato che in letteratura abbiamo pochissimi precedenti. E comunque mai esclusivi. Ci sono dei serial killer americani che hanno ucciso delle coppie, ma non solo delle coppie. Ecco, il caso del “nostro di Firenze”, si caratterizza per questa costanza in cui per otto omicidi, per otto episodi firmati, diciamo in un certo senso, ci sono, l’obiettivo è rappresentato da coppie. Questo è il grado essenziale.
Avv. Nino Filastò: E come, secondo quelle definizioni che abbiamo visto poco fa, secondo la sua valutazione, questi delitti sono attribuibili a un serial killer, e come serial killer, ad un serial killer organizzato, o disorganizzato?
Francesco Bruno: Secondo diciamo i risultati di quella che è la ricerca che io ho fatto in questo settore, direi che gli elementi, tutti gli elementi che abbiamo, indicano come autore di questa serie omicidiaria un serial killer altamente organizzato. Quindi non semplicemente organizzato, ma altamente organizzato che è stato capace di condurre questa sua attività omicidiaria per molti anni, lasciando pochissimi elementi utili per le indagini. È un serial killer quindi direi unico. Ci sono moltissimi elementi che fanno pensare all’azione di un’unica persona che ha individuato, come obiettivi della sua, del suo delirio delle coppie, e che ha esercitato un… diciamo, una ritualità omicidiaria tale da essere inequivocabile per il significato patologico che gli è connesso e che è un significato evidentemente di natura sessuale e che trova, diciamo, il suo humus in una patologia di base ovviamente della persona che compie questi delitti. Il che non vuol dire che questa persona, appunto, pure essendo portatore di una patologia, non sia organizzato, intelligente, capace di premeditare con attenzione i propri delitti e portarli a termine.
Avv. Nino Filastò: Quindi, quando lei dice serial killer altamente organizzato, lei riconosce a questa persona alcune doti non comuni di intelligenza, freddezza e determinazione?
Francesco Bruno: Sì, direi di sì. Sicuramente si tratta di una persona di buone, notevoli capacità intellettive e si tratta di una persona che ha una sua metodicità per compiere questi omicidi che hanno tutti una stessa matrice per quanto riguarda il modus operandi e che hanno tutti un significato molto omogeneo. E l’omicida si distingue anche per un altro aspetto estremamente importante: la grande capacità di autocontrollo e la grande capacità di volgere a proprio favore, affrontare e volgere al proprio favore, gli imprevisti che nella lunga catena di omicidi si sono talvolta verificati e che mai gli hanno fatto perdere la calma in maniera tale da, così, da lasciare a metà, per esempio, l’operazione che stava svolgendo. E quindi si tratta sicuramente di una persona che ha avuto, durante questi omicidi, una grande calma, una grande capacità di controllo della situazione. E queste sono doti assolutamente non comuni.
Avv. Nino Filastò: Ecco, da questo punto di vista, per esempio, è piuttosto… glielo chiedo se è riscontrabile spesso in letteratura o comunque rappresenta un dato indicativo di quello che lei sta dicendo, il fatto che in questa catena di delitti, ad un certo numero di assalti, corrispondano l’identico numero di vittime. Cioè, nel senso, non ha mai lasciato dietro di sé un ferito questa persona.
Francesco Bruno: Ci sono dei parametri numerici che sono addirittura indicativi. Cioè, non soltanto, non sono soltanto le due vittime che ogni volta vengono lasciate sul campo…
Avv. Nino Filastò: Morte.
Francesco Bruno: Morte, certo. Ma la metodicità con cui esegue l’omicidio in cui colpisce prima con l’arma da fuoco per essere sicuro di ottenere subito la messa fuori gioco di entrambe le persone; poi, colpisce l’uomo, che è più pericoloso, e lo colpisce con questo meccanismo di… cosiddetto overkilling, cioè vuole essere sicuro al cento per cento che la persona sia morta. Quindi lo colpisce sia con l’arma da fuoco, sia con l’arma da taglio. E poi dedica le sue attenzioni al corpo femminile che è l’oggetto della ritualità patologica con l’arma da taglio, sempre spostando questo corpo femminile dall’automobile in cui sono stati sorpresi, portandola in un posto da dove possa controllare. Sceglie il posto con molta attenzione; da una parte… un posto che possa servire quasi come tavolo chirurgico e quindi che abbia, sia leggermente sollevato sul terreno. E che sia posto in una condizione da cui possa controllare tutti i luoghi di accesso, i luoghi… al luogo in cui compie l’omicidio. Quindi questo denota uno studio attento del luogo. Non è un luogo scelto a caso. In questo luogo, appunto, poi si dedica a queste escissioni chirurgiche compiute con una certa manualità, una certa abilità. E porta a termine, diciamo, il suo complesso rituale. Evidentemente in maniera molto organizzata, perché riesce ad avvicinarsi alle coppie senza che queste lo percepiscano; riesce ad andarsene senza lasciare testimonianze affidabili, o tracce affidabili. Pur portandosi via, in quattro casi su otto, dei feticci piuttosto voluminosi. E quindi, indubbiamente, essendo preparato a questo. Quindi, una persona che arriva, che è dotata, oltre che dell’arma da fuoco, anche di un’arma da taglio, anche di, evidentemente, un mezzo luminoso, e anche di contenitori in cui tenere poi questi feticci.
Avv. Nino Filastò: A proposito di questo mezzo luminoso, è attendibile, è verosimile o probabile che questo mezzo luminoso sia di forma tale, come del resto hanno detto anche i periti De Fazio e gli altri, con riferimento in particolare all’omicidio dei francesi dell ’85, che sia in una forma tale da consentire l’uso delle mani. Vale a dire, una forma a caschetto o comunque tipo occhiale, anche. Perché se ne trova in commercio anche di tipo occhiali, che consentono una illuminazione senza che questo implichi la necessità di usare le mani per…
Francesco Bruno: Per come vengono atte le escissioni chirurgiche, direi che è possibile, diciamo, è certamente possibile che utilizzi uno strumento tipo, che so io, casco da minatore, oppure luce da otorinolaringoiatra, insomma, ecco. Che possa essere utilizzata sul capo. Però non è assolutamente detto, perché potrebbe fare ugualmente le stesse cose con una pila, o con uno di questi che si usano, per esempio, per gli incidenti stradali. Sono delle pile, insomma, che illuminano abbastanza bene il terreno e che possono stare in piedi vicino al posto in cui ha operato…
Avv. Nino Filastò: Che hanno un piedistallo su cui appoggiare…
Francesco Bruno: Un minimo piedistallo.
Avv. Nino Filastò: Un minimo di piedistallo in cui appoggiare…
Francesco Bruno: Quello che è certo è che lui ha una attrezzatura, ecco. Questa persona si muove con una attrezzatura che utilizza.
Avv. Nino Filastò: Una attrezzatura che comprende, per esempio, un fodero per il…
Francesco Bruno: I contenitori.
Avv. Nino Filastò: … conteni…
Francesco Bruno: Adesso questi contenitori possono essere di vario tipo, comunque sicuramente dei contenitori, sicuramente delle… diciamo, appunto, dei coltelli. Sicuramente, appunto, l’arma con cui…
Avv. Nino Filastò: La fondina.
Francesco Bruno: Probabilmente la fondina, probabilmente anche una possibilità di ricambio, perché chiaramente gli atti a cui lui sottopone le vittime sono tali che non può non sporcarsi con del sangue e con le condizioni anche del terreno, spesso in campagna. Quindi, io credo che abbia anche la possibilità anche di avere un ricambio da qualche parte.
Avv. Nino Filastò: Sì. Vorrei che, se lei naturalmente ha fatto delle osservazioni sul punto, vorrei chiedere: l’uso costante in otto casi su otto della stessa arma da fuoco, può essere riferito soltanto ad un fenomeno di carattere casuale, vale a dire che usa quell’arma da fuoco perché quella si ritrova, oppure acquista, secondo la sua valutazione di tipo più psicologico che altro, psichiatrico che altro, ma ha anche un significato come dire rivendicativo, di firma?
Francesco Bruno: Oggettivamente è una firma, ma lo è oggettivamente. Naturalmente qui non siamo nella testa di costui, non possiamo che fare delle ipotesi. Ma la ipotesi principale che corrisponde, che ha qualche elemento di oqgettività, anche perché corrisponde un po ‘ al modus operandi che viene mantenuto in tutti e otto gli episodi, è che il soggetto sia molto prudente. Quindi una persona di una prudenza assoluta, il quale è probabilmente in possesso di una pistola e di un armamento di questa pistola, limitato. Quindi ha delle munizioni che sono probabilmente limitate, numericamente. Sicuramente evita, o ha evitato con molta attenzione di acquisire nuove munizioni in modo legale, o anche in modo illegale. Credo che siano state fatte moltissime indagini in tanti anni su questo punto; e che queste indagini non abbiano portato da nessuna parte, proprio forse perché questa persona ha questa pistola, ha queste munizioni. È sicuro sulla non rintracciabilità della pistola e delle munizioni. E questo ha utilizzato nel compiere dei delitti complessi, difficili. Perché assalire una coppia non è facilissimo. C’è sempre la possibilità, insomma, si combatte contro due persone, c’è sempre la possibilità che una di queste due persone possa sfuggire al controllo. E allora, la necessità di usare l’arma da fuoco da distanza ravvicinata, ravvicinatissima. La necessità di avvicinarsi al veicolo in modo tale da non destare alcun sospetto, alcuna attenzione da parte della coppia; il cogliere la coppia nel momento di maggiore rilassatezza. Perché tutte, quasi tutte le coppie sono state colte nell’attimo, nei momenti precedenti, diciamo, quando si passa dal petting all’atto sessuale vero e proprio, prima ancora che potessero compiere quest’atto sessuale. E l’unica volta in cui invece l’atto sessuale è stato verosimilmente compiuto, c’è stato quella famosa situazione per cui, che sia stato visto, o comunque la macchina si è messa in moto e lui ha dovuto risolvere un imprevisto che… di grandissima difficoltà dal punto di vista dell’assassino. Quindi, io credo che…
Avv. Nino Filastò: Lei si riferisce all’episodio di Baccaiano?
Francesco Bruno: Esatto.
Avv. Nino Filastò: Ecco, lì però, non so se lei ha presente le considerazioni fatte dal professor De fazio, dall’equipe del professor De Fazio, questo atto sessuale… le vittime, anche in questo caso, erano vestite.
Francesco Bruno: Sì.
Avv. Nino Filastò: Entrambe. E l’atto sessuale a cui fa riferimento lei e che probabilmente è rintracciabile attraverso l’esistenza – questa non è una domanda, è una precisazione per sapere se…
Francesco Bruno: Sì, il profilattico che si è usato…
Avv. Nino Filastò: Il profilattico usato, era probabilmente riferibile ad un episodio pregresso…
Francesco Bruno: Precedente, sì…
Avv. Nino Filastò: Precedente. Anche perché lo stato di corruzione di questo materiale…
P.M.: E’ una domanda, o…
Avv. Nino Filastò: No, l’ho premesso prima, che non è una domanda, è una precisazione…
P.M.: No…
Avv. Nino Filastò: … rispetto, che sto facendo io e per la quale io chiedo al professor Bruno se è d’accordo oppure no su questa mia precisazione.
Francesco Bruno: No, io… Sì, posso essere d’accordo, ripeto, il punto fondamentale è questo: la scelta del momento, è una scelta attenta. Cioè, le coppie vengono prese sempre, appunto, in questo momento di passaggio all’atto.
Avv. Nino Filastò: Di passaggio all’atto.
Francesco Bruno: E’ il momento in cui c’era minore attenzione da parte delle coppie che avevano delle effusioni in macchina.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Francesco Bruno: Questo era in risposta all’uso della pistola e all’uso delle munizioni che evidentemente l’assassino ha la necessità di esser sicuro di colpire le due persone, ucciderle e poi poter lavorare tranquillamente. Quindi, l’uso della pistola, secondo me, non è soltanto, o comunque non è solo per uno scopo di firma degli omicidi, quanto perché appunto, per le coppie, deve utilizzare un’arma da fuoco, un’arma che gli consente di uccidere e di uccidere rapidamente. Questo… Poi si vede nella serie omicidiaria come lui utilizzi progressivamente sempre meno colpi. Probabilmente da una parte la reiterazione sempre dello stesso tipo di omicidio, fa sì che impari con l’esperienza. E, in secondo luogo, tende a risparmiare evidentemente qualche cosa che è limitata nella quantità.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Quindi, nella sua valutazione, lei esclude ima malattia mentale, intesa come psicosi vera e propria, la sua valutazione del soggetto – la domanda è questa – e quindi una situazione in cui il soggetto non ha mai perso la sua autonomia.
Francesco Bruno: No, dunque, io non è che escludo ima psicosi vera e propria. Dagli elementi che abbiamo a disposizione, l’ipotesi più possibile è che il soggetto sia stato affetto da una forma di paranoia. La paranoia è una psicosi lucida, secondo cui una persona, a causa della quale una persona identifica un persecutore o dei persecutori. E questi diventano un pensiero costante, fisso. E, a un certo punto, in particolari soggetti, si determina la volontà di liberarsi da questi persecutori anche attraverso l’omicidio. Naturalmente la persecuzione non è data soltanto da persone, ma anche da ideologie, fatti religiosi… Ecco, ci sono delle forme di fanatismo che sono molto vicine alla paranoia. Una personalità paranoicale di questo tipo che possa essere dotata di una personalità multipla, ovvero sia dalla possibilità di compiere anche degli omicidi valendosi di una personalità perversa. E vivendo invece la maggior parte del tempo con una personalità adeguata socialmente. E’ possibile, è possibile proprio grazie alla paranoia. Cioè, in altri termini, io mi sento particolarmente attratto da una forma di pensiero religioso, secondo cui le coppie che fanno l’amore in macchina apertamente, al di fuori del matrimonio, sono…
Avv. Nino Filastò: Mostrandosi.
Francesco Bruno: Mostrandosi, eccetera. Sono da perseguire, perché commettono dei peccati, dei peccati che per me sono gravissimi e che – appunto, qui la paranoia -mi impediscono di vivere serenamente. Naturalmente questa è una costruzione psicologica che il soggetto fa a suo uso e consumo, e che è basata invece su una incapacità personale di amare, una incapacità personale di poter avere un comportamento sessualmente libero, maturo, adulto, come vogliamo chiamarlo. E allora succede che questo soggetto può nascondere in se stesso naturalmente questi pensieri, i pensieri patologici, non parlarne con nessuno, mantenere un comportamento esteriore assolutamente morigerato, adeguato, tale da suscitare anche l’ammirazione da parte degli altri. E poi, invece, in alcuni momenti trasformarsi in un feroce assassino. Ma lui non si sente un assassino, lui si sente una sorta di mano di Dio, una sorta di strumento per compiere un… far compiere un destino superiore, di cui in qualche modo lui è partecipe. E allora dentro di sé non c’è contrasto fra il suo ruolo omicidiario e la morigeratezza del suo comportamento esteriore. E almeno non c’è contrasto finché l’omicidio è sporadico. Quando invece l’omicidio tende ad essere reiterato, e quando soprattutto il soggetto comincia a sentire piacere nel compiere questi omicidi e nel compiere le ritualità connesse agli omicidi, allora questo tipo di personalità può entrare in crisi e può esplodere la psicosi vera e propria. Non è detto che nel nostro soggetto, a un certo momento, non sia esplosa una psicosi vera e propria che poi lo abbia portato a poter usufruire di terapie o di cure, e quindi questo abbia determinato la fine degli omicidi.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
Francesco Bruno: Quindi, non è detto che oggi non ci sia una…
Avv. Nino Filastò: Certo. Nel momento in cui lei ci ha fatto questa descrizione di un personaggio ipotetico, questo però nelle sue valutazioni ha attinenza con il caso che ci occupa?
Francesco Bruno: Con il caso?
Avv. Nino Filastò: Quando lei in questa ultima… rispondendo a questa mia ultima domanda, lei ha fatto una… ha prospettato una sorta di modello psicologico.
Francesco Bruno: Sì…
Avv. Nino Filastò: Anche comportamentale. Ecco, volevo sapere se questo modello che lei ci ha prospettato aveva attinenza col caso che ci occupa.
Francesco Bruno: Sì. È il modello a cui ho pensato, e naturalmente l’ho fatto non solo come esempio, ma perché ritengo che il soggetto autore di questi omicidi è molto probabile che abbia un tipo di deviazione, abbia avuto un tipo di deviazione paranoicale della personalità, con personalità multipla. E che poi possa essere sfociato o addirittura nella guarigione, perché si può anche guarire da questo. O nella malattia conclamata.
Avv. Nino Filastò: Malattia conclamata che può avere, come lei ha detto, richiesto l’uso di cure specialistiche.
Francesco Bruno: Certo. La perdita dell’autonomia, perché…
Avv. Nino Filastò: Perdita dell’autonomia.
Francesco Bruno: Sì.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ecco, volevo chiederle questo, professore. Quando lei parla di personalità multipla, lei inserisce all’interno di questo anche… Lei è d’accordo? Perché noi abbiamo ascoltato una diagnosi della équipe del professor De Fazio, che ci ha parlato di perversione sotto il profilo sessuale.
Francesco Bruno: Sì.
Avv. Nino Filastò: Io vorrei prima di tutto, le chiedo di precisare un po’ meglio, fare uscire un po’ di più dal generico questa terminologia, questo termine “perversione”, e indicare quale è la forma di perversione che le sembra, che lei ritiene attinente ai casi che ci occupano; e come questa perversione interagisce all’interno di quella personalità multipla di cui lei diceva con quelle altre cose che lei ci ha detto. Vale a dire questo atteggiamento, che è una sorta di alibi morale che si sarebbe creato questa persona in rapporto a questi delitti.
Francesco Bruno: Si è visto…
Avv. Nino Filastò: È ben chiara, questa domanda.
Francesco Bruno: Sì sì, chiara.
Avv. Nino Filastò: Un po’ complessa, ma…
Francesco Bruno: Si è visto che i serial killer, nella maggior parte i serial killer non hanno un’unica perversione sessuale, ma sono… hanno molte perversioni, hanno molti spunti di perversione. Per perversione sessuale normalmente si intende la perversione dell’istinto sessuale, che può rivolgersi verso… non verso l’oggetto naturale eterosessuale, ma verso altri tipi di oggetto. O la perversione delle modalità attraverso cui si perviene al piacere sessuale. E queste perversioni sono tali quando sono obbligate. Cioè, per esempio, un soggetto che riesce a trarre piacere solo attraverso il rapporto con dei minori impuberi, noi lo definiamo pedofilo, cioè affetto da “pedofilia”, che è una perversione sessuale. Nei serial killer, quasi mai c’è una perversione di questo tipo, cioè una perversione obbligata. Molte volte ci sono… sono dei poli perversi, in un certo senso, esistono tante perversioni. Quali, per esempio, il sadismo, quale per esempio la omosessualità, quale per esempio anche la pedofilia, la gerontofilia, la necrofilia, e così via. Nel nostro caso direi che uno spunto di perversione può trovarsi nel feticismo, ovverosia nel portar via questi trofei mutilando il corpo della donna, per poterli conservare, evidentemente. Non c’è un altro scopo, alla utilizzazione di questo tipo di trofei, se non quello di poter, attraverso la conservazione di questi oggetti, ripercorrere e riprovare il piacere che si è avuto al momento in cui questi oggetti sono stati rilevati. Quindi, ecco, direi che nel soggetto sicuramente c’è traccia di questo feticismo; sicuramente c’è una omosessualità inconscia, non… Perché dico inconscia? Dico inconscia perché non ci sono elementi che ci inducono a ritenere che il soggetto abbia una omosessualità cosciente. L’attenzione che dà all’uomo, al maschio, è molto ridotta. Si potrebbe anche dire che non abbiamo la certezza del sesso dell’omicida, nel senso che non è sicuro al cento per cento che possa essere un maschio. E in teoria si potrebbe trattare anche di una donna. Ma possiamo ragionevolmente escludere questa possibilità, sia perché le donne numericamente, statisticamente sono molto ridotte fra i serial killer; e sia perché l’appuntare il proprio desiderio patologico sul corpo femminile è tipicamente maschile. In più, il soggetto dà prova di avere una corporeità robusta, un certo tipo di forza. Per cui, diciamo, tutti questi elementi insieme fanno pensare ad un maschio. E anche il tipo di paranoia a cui mi riferivo prima è tipico del maschio, non della donna, la donna non ha quasi mai queste forme di paranoia, queste sono tipiche del maschio. Per questo diciamo che il 99,9% delle probabilità è che questo assassino sia un maschio che abbia una latente omosessualità, sicuramente da lui non riconosciuta, sicuramente da lui non vissuta. Che però lo porta, poi, all’odio verso, in realtà, il corpo femminile, che suscita in lui curiosità e odio contemporaneamente e paura soprattutto. E quindi questi sentimenti sono tipici di una persona che non ha maturato la propria sessualità; non avendola maturata è probabile che in lui convivano diverse tendenze perverse. Sicuramente, ecco, non mi sembra che in lui ci sia, ad esempio sia rilevante la componente del sadismo; perché lui sta bene attento, cerca di uccidere i corpi delle persone prima di lavorare su di essi. E il sadico, invece, avrebbe bisogno del contrario. Quindi, è un tipo di, questo è un tipo di perversione che non emerge dagli atti omicidiari. Ciò non toglie che naturalmente possa esserci anche questa.
Avv. Nino Filastò: Ecco, a proposito della sessualità di questa persona, così come lei l’ha individuata, le è risultata una sessualità – sto parlando della parte, come dire?, apparente della persona, la parte esponibile insomma – le è risultata una sessualità, come dire?, normale o iperattiva, o piuttosto coattata e inibita?
Francesco Bruno: E’ una sessualità immatura, inibita, ridotta, apparentemente di tipo, apparentemente e anche… cioè, se fosse vissuta, sarebbe vissuta in senso eterosessuale. Però è probabile, al momento in cui gli omicidi sono stati compiuti, è probabile che a quel momento l’omicida non avesse mai avuto rapporti sessuali. Non, questo tipo di omicidi, non sono quelli per intenderci del, non so… questo è un mutilatore differente dallo squartatore. Ci sono dei serial killer che, per esempio, se la prendono con delle prostitute o con altre vittime e agiscono sul corpo di queste dilaniandolo in maniera totale. E anche anarchica, cioè senza una precisa strategia. Queste spesso sono persone che tendono a vendicarsi della sessualità femminile, e possono aver avuto… Possono essere sposati, possono aver avuto delle manifestazioni sessuali paranormali. Al contrario, il soggetto di cui stiamo parlando esplora il corpo femminile con molta attenzione, e nel secondo delitto in particolare.
Avv. Nino Filastò: 1974, Stefania Pettini.
Francesco Bruno: Esattamente. È dove pone le premesse di quello che farà successivamente, e successivamente andrà a colpire questi organi partendo non dall’organo più semplice, cioè dal seno che sarebbe più semplice da portar via, ma dal pube, che invece è un organo piuttosto difficile insomma da operare, così come lui ha operato. E evidentemente c’è una spinta, una pulsione patologica grave, ma molto forte, che spinge verso il pube piuttosto che non verso il seno, che verrà dopo, verrà successivamente. E c’è un bisogno forte di portar via l’organo che consente la sessualità, che consente il,… sessuale. Molti serial killer hanno questa paura, vivono l’organo sessuale femminile come estremamente terrificante. E molte volte, per esempio, lasciano i cadaveri in modo tale da esporre quest’organo o addirittura da nasconderlo. Noi ci troviamo, in questo caso, appunto con un soggetto che evidentemente ha una grande paura, una grande – preoccupazione di quest’organo. Ed è per questo che escludo ragionevolmente che questa persona possa aver avuto dei rapporti sessuali maturi, o comunque adulti.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. E da questo punto di vista lei ha tentato anche di… Sempre con riferimento a questo speciale particolare tipo di perversione sessuale, che in questo modo almeno a me risulta più precisato, insomma, mi risulta attendibilmente precisato. Per esempio, sto pensando proprio al fenomeno esibitorio del cadavere femminile, come avviene in alcuni dei delitti: a gambe divaricate quasi sempre, esposto in posizione sopraelevata, eccetera, ecco. Ma da questo lei ha tentato anche una anamnesi con riferimento a delle situazioni familiari di questa persona? Che abbia a che fare con la madre, con il padre, con dei rapporti speciali?
Francesco Bruno: Sì. È possibile, secondo me è altamente possibile che il soggetto possa aver avuto dei traumi durante la sua infanzia. E uno dei traumi che è più suggestivo indubbiamente per una situazione successiva di questo tipo, è il fatto che la madre, per esempio, possa esser stata operata per un tumore all’utero e alla mammella. Che, una volta, per i calcinomi mammari spesso si portava via anche l’utero, negli anni ’50, perché si riteneva che questo tipo di tumore potesse poi riprodursi anche nell’utero. Ecco, è un fatto abbastanza banale, nel senso che tutti possono avere una madre che è stata operata per questa cosa. Ma un soggetto che è già particolarmente predisposto alla paranoia, e che ha avuto un’educazione particolare, e che è particolarmente legato alla madre, può aver tratto da un trauma di questo genere la materia per poi dare corpo alle proprie fantasie in questi atti omicidiari, ripetendo sul cadavere femminile quelle manipolazioni che la madre aveva subito nella sua fantasia. Questo è…
Avv. Nino Filastò: È un’ipotesi, ovviamente.
Francesco Bruno: Questa ovviamente è un’ipotesi.
Avv. Nino Filastò: Era un’ipotesi.
Francesco Bruno: … in maniera suggestiva.
Avv. Nino Filastò: Certamente. Ora io le chiedo, conclusivamente, e poi ho finito, professore, questo. All’interno di queste sue valutazioni, ecco, sono valutazioni attraverso le quali lei conclusivamente definisce l’azione di una sola persona, in tutti gli omicidi?
Francesco Bruno: Allora, su questo punto vorrei essere estremamente chiaro. Se noi analizziamo, da un punto di vista criminologico, gli omicidi, non abbiamo alcun motivo – dico: alcuno – se non qualche considerazione che possiamo fare nell’ultimo omicidio, per poter pensare a un gruppo di omicidi, o a una coppia omicida. Al contrario, abbiamo una serie di elementi che fanno pensare a un’unica mano, cioè un unico modus operandi. Che non cambia mai, per tutti e otto gli omicidi. C’è un ricordo delle esperienze precedenti, e una messa a frutto di questa esperienza, che è sempre la stessa, e che aumenta progressivamente nel tempo, facendo ben vedere come l’omicida del sesto omicidio, l’assassino del sesto omicidio aveva imparato dall’esperienza del quinto, del quarto, del terzo.
Avv. Nino Filastò: Per esempio, nello scegliere il bersaglio testa invece che tronco.
Francesco Bruno: E così via.
Avv. Nino Filastò: E così via.
Francesco Bruno: Esattamente. Ma non solo per questo. C’è anche, ecco, si sono molti sbizzarriti su interpretazioni di vario tipo, no? Sulla serie omicidiaria: perché otto? perché sette?, da quando si comincia, e così via. Ci sono per esempio delle analogie molto importanti, fra l’ottavo omicidio e il primo omicidio, che furono quelle, insieme al… perché qui si trascura, ma c’è stato un messaggio che poi l’assassino ha mandato nell’ottavo… dopo l’ottavo omicidio, dopo l’ultimo omicidio.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Francesco Bruno: Ecco.
Avv. Nino Filastò: La lettera spedita alla dottoressa Della Monica.
Francesco Bruno: La considerazione di quel messaggio, la considerazione delle rilevanti analogie fra il primo e l’ultimo omicidio, mi condussero già nell’86 a dire che, con molta probabilità, quello sarebbe stato l’ultimo omicidio. Perché? Perché gli omicidi possono anche essere interpretati, secondo ima ratio, secondo un’idea per quanto delirante del soggetto, che ha un capo e una coda. E che, quindi, consente di capire come lui, a un certo punto, possa aver detto: basta, questo è l’ultimo di questa serie omicidiaria. Allora, c’è quindi una ragione, no? Una mente che non può appartenere a un gruppo di persone, ma che è evidentemente la mente di un’unica persona. Questa è la prima considerazione fondamentale. C’è poi un’altra considerazione fondamentale. In letteratura – io posso portare qui migliaia di casi e probabilmente glieli farò avere – dove si…
Avv. Nino Filastò: Mi farebbe piacere, professore.
Francesco Bruno: Le farò avere tutti i casi della letteratura.
Avv. Nino Filastò: La ringrazio.
Francesco Bruno: Tutti i casi della letteratura che noi abbiamo analizzato, sono migliaia e migliaia: io sfido chiunque a trovare una cooperativa, un gruppo di mostri. Non esistono in letteratura, sarebbe il primo caso. Non solo. Ma addirittura un gruppo di mostri che agisce neanche per un obiettivo sessuale, ma che agisce così, non si sa bene perché. Ma in ogni caso c’è un’ultima considerazione. Quindi, abbiamo detto, prima considerazione: il fatto che l’analisi oggettiva degli omicidi non consente di trovare elementi a sostegno dell’ipotesi di più persone. Però, non si può escludere, intendo dire soltanto sulla base delle analisi degli omicidi, ma che tuttavia è largamente improbabile. La seconda considerazione riguarda appunto l’analisi della letteratura, con la impossibilità materiale di trovare un precedente di questo tipo; un precedente anche semplicemente simile a questo. C’è un terzo motivo fondamentale: i gruppi, ecco, si fa sempre riferimento, anche perché è uno dei pochissimi, al gruppo di Manson che negli Stati Uniti uccise Sharon Tate, eccetera.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Francesco Bruno: I gruppi hanno sempre, sono legati fra loro da un fanatismo che fa capo a una fede, a una ideologia o a gualche cosa. E agiscono per lo più per uno o per due, tre episodi. Dopo di che inevitabilmente si sfaldano. Non si può tenere un segreto di questo tipo per venti anni, da parte di tre persone che continuano, tre, quattro, cinque persone, che continuano a compiere i loro omicidi come se niente fosse. E nessuno di queste persone cede, no?, a un certo punto. Questo non è riscontrato, perché tutte le volte che, appunto, esistono gruppi omicidiari che… non che compiono delitti da serial killer, ma che compiono delitti di altra natura, ma che comunque possono somigliare a quelli dei serial killer, inevitabilmente gli atti omicidiari non sono mai più di due o tre, proprio perché il gruppo poi tende inevitabilmente a sfaldarsi. E si sfalda inevitabilmente, mano a mano che aumenta il numero di atti in cui ci si coinvolge. Perché, là dove ci sono tante teste, basta mettere tre persone insieme, è evidente che cominciano… non ci può essere sempre quella stessa lunghezza d’onda.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Francesco Bruno: Quella stessa sinergia, agire come un solo uomo. Sarebbe veramente un fatto che, nella storia di questi omicidi, di queste cose non si è mai verificato. Quindi, sulla base di queste tre considerazioni, ritengo assolutamente più probabile, molto ma molto più probabile la possibilità che si tratti di un’unica persona. Quindi, neanche di due persone. Anche perché una seconda persona, soprattutto se non avesse avuto un ruolo essenziale, probabilmente appunto sarebbe venuta meno nel tempo. Quindi questa è la mia considerazione.
Avv. Nino Filastò: Io non ho altre domande, per ora.
Presidente: Le altre parti? Bene, allora si va a domani mattina, alle 10.00 domani mattina. Bene, ore 10.00. Buonasera, professore. L’udienza è tolta.