16 Gennaio 1998, 47° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Avv. Nino Filastò, Giuseppe Paride Rizzi, Ruggero Perugini, Giuseppe Forti

Presidente: Avvocato, ha la rinuncia del Vanni?
Avv. Nino Filastò: Sì, Presidente. Volevo precisare questo, perché è una rinuncia che riguarda soltanto l’udienza di oggi. Questo perché, quando l’ho visto, ieri l’altro, mi pare – oggi è il 16 – ieri l’altro, l’ho trovato abbastanza male, insomma, questa persona. Cioè, senza che io abbia nessuna documentazione a proposito, perché lì all’ospedale…
Presidente: Non si sente… Si sente poco bene il microfono.
Avv. Nino Filastò: Dicevo, Presidente…
Presidente: Eh.
Avv. Nino Filastò: …che la rinuncia riguarda solamente l’udienza del 16. Per questo motivo, perché, quando io ho visto il signor Vanni all’ospedale di Ponte a Niccheri, l’ho trovato male. Nel senso che…
Presidente: Va be’, si è saputo… Scusi, prendiamo atto delle posizioni delle parti, sennò…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Presidente: Allora, …c’è. Allora, Vanni rinunciante a comparire, c’è l’avvocato Filastò. Bagattini, per Faggi. Corsi, chi c’è? L’avvocato… chiedo scusa. Lei come si chiama?
Avv. Cei: Filippo Cei, in sostituzione dell’avvocato Bertini.
Presidente: Benissimo. E Lotti. Poi abbiamo 1’avvocato Curandai per le parti civili; e poi l’avvocato Voena. L’avvocato Curandai mi sostituisce anche tutte le altre parti mancanti, le altre parti civili mancanti. Bene. Avvocato Filastò, può continuare. Grazie.
Avv. Nino Filastò: Ecco, volevo dire che, nel momento in cui ho visto Vanni all’ospedale, l’ho trovato in condizioni deficitarie. Nel senso che, a parte che non ho nessuna documentazione, perché sono in corso gli accertamenti. E d’altra parte bisognerebbe facessi una istanza apposita, e la farò, per avere la cartella clinica e tutto il resto. Sembrerebbe che, dopo aver avuto già un ictus in carcere, gliene sia arrivato un altro. Fatto sta che questa persona non parla. Nel senso che prova ad articolare delle parole; poi si inceppava e balbettava. Dubito che capisca qualsiasi cosa. Insomma, io ci ho fatto mettere una firma in fondo a questo scritto stilato da me. Però senza avere per niente… anzi, avendo l’impressione contraria, la sicurezza che si sia reso conto di che cosa si tratta. Ora, dà questo punto di vista, fargli firmare come avevo fatto prima una rinuncia più ampia alla comparizione al processo, mi è sembrato in qualche modo anticipare dei tempi. Insomma, qualche cosa che travalicasse anche la sua volontà, per quello che potevo riscontrare io, sotto il profilo della volontà di una persona che, come dicevo prima, non si esprime. A questo punto, per come l’ho visto io, proprio incapace di parlare. Ha provato tre o quattro volte a farmi dei discorsi, su una mela, su un armadietto, su cose di questo genere qui. Senza che si riuscisse a trarre un ragno da un buco. Quindi, io la rinuncia per oggi c’è; per il resto io credo che la Corte dovrà accertarsene d’ufficio. Di quali siano le sue condizioni, e eventualmente raccogliere in un modo che travalichi la responsabilità di questo difensore, la volontà di Vanni se partecipare al processo oppure no. Certo, ora come ora, lui è ricoverato all’ospedale con una…in seguito a gualche cosa che non si sa bene cosa sia. Io credo sia gualche cosa che riguarda la testa. Di straforo ho saputo dalla cartella clinica che lui è già portatore di una forma degenerativa di tipo encefalopatico. Questo è quanto.
Presidente: Bene.
Avv. Nino Filastò: Ripeto, per il prosieguo delle udienze, converrà, previa iniziativa autonoma di ufficio, come riterrà. Riservandomi io, naturalmente, ai sensi dell’articolo 507 e anche della necessità apparsa durante il dibattimento, di formulare più ampiamente, sulla base di una documentazione clinica che, in questo momento, ancora non ho, una istanza di perizia, anche ai fini dell’articolo 70 del Codice di procedura penale.
Presidente: Pubblico Ministero, volevo sapere io: l’altro giorno io ho parlato… Anzi, informo questo: quando siamo entrati, la Corte aveva già rinviato il processo, abbiamo saputo che il Vanni non c’era più a casa. Questo mi ha preoccupato un pochettino, perché insomma, con tutte le complicanze che c’era… E allora ho telefonato personalmente al magistrato dei Carabinieri di San Casciano, come Presidente della Corte, che mi informasse di questa situazione. Che era successo e cosa non era successo. Allora, lui è andato a Ponte a Niccheri, ha telefonato, gli avevamo dato il telefono della Camera di Consiglio, ha telefonato dicendo: ‘è ricoverato, sta facendo accertamenti. Può darsi che lo rimandano via…’ Poi, dice: ‘lo hanno ricoverato…’, eccetera. ‘Domani mattina’ – dice lui – ‘faccio avere una relazione dettagliata, sia a lei, sia al Pubblico Ministero’. Io non ho ricevuto nulla. Non so se il Pubblico Ministero ha ricevuto qualche cosa.
P.M.: Presidente, io ho una relazione non dettagliata. Che, per la verità, è indirizzata, prima alla Corte di Assise II Sezione, e, per conoscenza, al P.M. In questa relazione si dà… è datata 13/01/98, si dà contezza dei fatti molto succintamente di quello che è avvenuto nella giornata del 13/01/98. Poi, vi è un certificato medico datato 13/01/98, che a momenti leggo. Io, comunque, ho autonomamente richiesto ai Carabinieri di informarmi in merito a quello che era successo in quella giornata, il perché non…insomma, questioni amministrative, quello che riguardava il piantonamento. E per questo aspetto non ho ancora alcuna risposta dei Carabinieri. Ho invece quella che è diretta anche a loro, che, sostanzialmente, oggi interessa nella parte in cui c’è questo certificato medico. E allora, nel certificato medico che, ripeto, è datato 13/01/98 ed è fatto dal…dunque, Ospedale Santa Annunziata, Accettazione Pronto Soccorso: “Si dà atto che il 13/01/98 il Vanni Mario viene ricoverato perché affetto da periodi di assenza in soggetto…”
Presidente: Ah, sì. Questo qui, sì, lo abbiamo ricevuto anche noi la mattina successiva.
P.M.: Ecco. Bene. Io ho solo questo.
Presidente: La mattina successiva…
P.M.: Però…
Presidente: La mattina successiva abbiamo avuto questo certificato medico con la nota…
P.M.: E’ la stessa che ho io. Sì, sì.
Presidente: …un fax…ecco, sì, questo lo abbiamo ricevuto.
P.M.: Quindi…
Presidente: E sulla base, poi, di questa documentazione, dal momento che c’era il ricovero in atto, abbiamo avallato questa situazione. Nel senso che abbiamo spostato gli arresti domiciliari da San Casciano, lì all’ospedale. Fino a quando il ricovero è necessario. Tutto qui.
P.M.: Allora…
Presidente: Bene.
P.M.: …Presidente, se questi sono i dati di fatto. E per mettere a conoscenza tutte le parti del contenuto di questo certificato, obiettivamente nel certificato si dice: “Periodi di assenza in soggetto con atrofia cerebrale, cortico, sottocorticale”, qualcosa del genere, “Diabete Mellito.” E allora io dico: se il difensore, mi sembra abbia impostato il problema, se problema è, sotto il profilo: “Ci pensi d’ufficio la Corte a verificare questa situazione”, io dico e faccio una vera e propria istanza alla Corte, perché su questa situazione diciamo dello stato di salute del signor Vanni, già da oggi si cominci a cercare, da parte della Corte – e questa è la mia istanza – di verificare effettivamente qual è lo stato di salute. Perché, ai fini dell’andamento del processo, penso sia indispensabile; sia verificare eventualmente cosa possa accadere in futuro per lo stato di salute di questo signore; sia verificare se è una cosa transitoria che permetta al Vanni di essere presente nelle prossime udienze, o di rinunciare -quello che vorrà lui – coscientemente. Quindi chiedo che la Corte disponga un accertamento medico legale e specialistico. Quindi, forse, sarebbe bene di nominare, oltre al medico legale, un neurologo che verifichi in tempi più brevi possibili, l’attuale stato di salute del Vanni. Anche al fine di, eventualmente, vedere se può con coscienza rinunciare, o decidere se essere presente, o meno, a questo dibattimento. L’istanza è quindi di un accertamento medico legale collegiale sullo stato di salute attuale del Vanni, al fine di verificare se può correttamente essere in giudizio, o comunque coscientemente rinunciare ad essere presente. Questa, è l’istanza. Penso che sia indispensabile nominare, oltre un medico legale, un neurologo. Perché, da quello che mi sembra di capire da questo certificato, il problema è dì questo tipo.
Presidente: Le altre parti, su questo punto?
Avv. Giampaolo Curandai: Presidente, le altre parti, ovviamente, si associano alla richiesta del signor Pubblico Ministero. Sottolineando che la consulenza, anzi, la perizia medico-legale, dovrà avere lo scopo principale di accertare l’abolizione parziale o totale, eventualmente, delle facoltà intellettive o volitive del signor Mario Vanni. Io credo che il problema riguardi le future udienze, perché, per l’udienza odierna, non ci sono problemi. C’è una rinuncia a comparire.
Presidente: Sì, sì, ma non è per oggi, non è per oggi,
Avv. Giampaolo Curandai: Bene. Ecco.
Presidente: Quindi…
Avv. Giampaolo Curandai: Il problema è questo, e soprattutto il problema è quello della rapidità. Sappiamo per esperienza che, questo tipo di ricerca, di esame medico-legale, si può fare anche in tempi abbastanza brevi, insomma, ecco. Questo è importante per il futuro immediato iter di questo processo. Grazie.
Presidente: Le altre parti hanno da fare osservazioni?
Avv. Nino Filastò: (voce non udibile)
Presidente: Dica, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Io mi associo.
Presidente: Ah, ecco, benissimo. Allora noi ci si ritirerà un attimo per questa istanza. Continuiamo, facciamo l’udienza e poi andiamo a sciogliere, a provvedere su questa istanza del Pubblico Ministero. Allora, i testi, avvocato Fenyes, chi c’era, il suo?
Avv. Sigfrido Fenyes: Rizzi, signor Presidente.
Presidente: Bene. Rizzi Giuseppe. Come si chiama lei?
Giuseppe Paride Rizzi: Rizzi Giuseppe Paride.
Presidente: Giuseppe…?
G.P.R.: Paride.
Presidente: Paride. Quando è nato e dove è nato.
G.P.R.: Spoleto il 4 luglio 1961
Presidente: Residente?
G.P.R.: Sesto Fiorentino
Presidente: Legga quel foglio che ora le viene passato.
G.P.R.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego. Bene, prego, avvocato Bagattini.
Avv. Federico Bagattini: Grazie, signor Presidente. Signor Rizzi, lei ha mai posseduto una FIAT Argenta 2500 di cilindrata Diesel?
G.P.R.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: E si ricorda di che colore fosse quest’auto?
G.P.R.: Non ho capito.
Avv. Federico Bagattini: Il colore di quest’auto, si ricorda quale fosse?
G.P.R.: Grigio chiaro metallizzato.
Avv. Federico Bagattini: Grigio chiaro metallizzato. Fino a che periodo lei ha posseduto e ha tenuto questa macchina?
G.P.R.: Febbraio-marzo ’87.
Avv. Federico Bagattini: E allorquando, la vendette a qualcuno?
G.P.R.: L’ho venduta a il Faggi, Faggi Giovanni.
Avv. Federico Bagattini: Giovanni Faggi di Calenzano. Il suo ricordo è, ha detto, febbraio-marzo 1987.
G.P.R.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Come può essere, a distanza di 11 anni, di un fatto così preciso…
G.P.R.: Io ho controllato il libretto della macchina che ho comprato successivamente. L’ho comprata un mese dopo…
Avv. Federico Bagattini: Che macchina era questa?
G.P.R.: Una FIAT Uno.
Avv. Federico Bagattini: Che comprò subito dopo la vendita di questa…
G.P.R.: Sì, il tempo di arrivare… circa un mese…
Avv. Federico Bagattini: Ha controllato anche recentemente la data?
G.P.R.: Sì, sì.
Avv. Federico Bagattini: Il libretto di circolazione ce l’ha con sé?
G.P.R.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Lo può esibire, per cortesia?
Presidente: E’ del 1 aprile ’87… 1 aprile ’87, una FIAT auto… come si chiama?
Avv. Federico Bagattini: La Uno, FIAT Uno.
Presidente: FIAT… qui non c’è scritto Uno, ma in ogni modo… È del 1 aprile ’87.
Avv. Federico Bagattini: E cioè, lei signor Rizzi, dalla lettura del libretto di circolazione dell’auto successivamente acquistata, trova conferma della data della vendita dell’auto.
G.P.R.: Sì, sì. Circa un mese, un mese e mezzo dopo.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito. Senta, tramite chi fu venduta guesta FIAT Argenta?
G.P.R.: Tramite il genero del Faggi, perché fa il meccanico accanto a mio cugino.
Avv. Federico Bagattini: Allora, il genero del Faggi che si chiama? Se lo ricorda?
G.P.R.: Mazzini.
Avv. Federico Bagattini: Mazzini. Il suo cugino si chiama?
G.P.R.: Fiorucci Stefano.
Avv. Federico Bagattini: Fiorucci. Lei, in questa occasione, immagino che abbia conosciuto il signor Faggi.
G.P.R.: Il signor Faggi l’ho visto una volta, quando…gli ho dato la macchina, lui mi ha dato l’assegno.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito. Si ricorda il prezzo di vendita di quest’auto?
G.P.R.: Sui tre milioni e mezzo, intorno… circa.
Avv. Federico Bagattini: Successivamente lei, prima, o successivamente, lei ha intrattenuto qualche rapporto col signor Faggi?
G.P.R.: No, io mai…
Avv. Federico Bagattini: Quindi, soltanto…
G.P.R.: Io lo conosco tramite il mio cugino che c’ha il suo genero accanto.
Avv. Federico Bagattini: Ho capito. Successivamente lei lo ha visto, il signor Faggi?
G.P.R.: Non mi ricordo.
Avv. Federico Bagattini: Senta, su questi fatti sui quali io le sto facendo queste domande, si ricorda se è stato sentito anche dalla Polizia Giudiziaria?
G.P.R.: Io?
Avv. Federico Bagattini: Sì.
G.P.R.: Sono stato chiamato dal dottor Vinci.
Avv. Federico Bagattini: Lei è stato sentito il 6 giugno 1996.
G.P.R.: Sì.
Avv. Federico Bagattini: Non ci sono altre domande. Grazie, Presidente.
Presidente: Pubblico Ministero?
P.M.: Nessuna domanda, grazie.
Presidente: Le altre parti? Senta, ma lei, Faggi, non lo conosceva prima di questo qui?
G.P.R.: No
Presidente: Non lo ha mai conosciuto. Lo ha conosciuto in questa occasione della…della macchina.
G.P.R.: Sì.
Presidente: Non è che ha prestato a lui questa macchina precedentemente…
G.P.R.: No, no.
Presidente: Bene. Allora può andare. Grazie.
G.P.R.: Buongiorno. Arrivederci.
Presidente: Aspetti. Aspetti un attimo, aspetti un attimo.
Avv. Federico Bagattini: Volevo dire, prima della vendita di quest’auto – mi riferisco all’Argenta – questa macchina era nella sua esclusiva disponibilità, ce l’aveva lei.
G.P.R.: Sì, sì, l’avevo io.
P.M.: Chiedo scusa, allora. Possiamo chiedere da quando ce l’aveva lei?
G.P.R.: Un tre anni l’ho tenuta io, questa macchina. Due o tre anni.
P.M.: Quindi ’83. Un anno così.
G.P.R.: Ora, di preciso…
P.M.: ’84…
G.P.R.: Ora, di preciso, non mi ricordo.
P.M.: Non si ricorda. L’aveva comprata nuova?
G.P.R.: No, l’ho comprata usata dalla FIAT a Novoli.
P.M.: Bene, grazie, nessun’altra domanda.
Presidente: Può andare, grazie.

Presidente: Allora, abbiamo il… come si chiama? Perugini, il dottor Perugini. Buongiorno. Lei è Perugini Ruggero?
Ruggero Perugini: Sì, signor Presidente.
Presidente: Dia le sue generalità alla signorina, per cortesia.
Ruggero Perugini: Ruggero Perugini, nato a Roma il 2 settembre ’46. Residente a Firenze.
Presidente: Legga, sì.
Ruggero Perugini: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Grazie. Dottor Perugini buongiorno.
Ruggero Perugini: Buongiorno, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Prima di tutto se vuole illustrarci le sue qualità professionali, nel senso del suo ruolo all’interno della Polizia di Firenze. Tutto quello che ci può essere utile da questo punto di vista.
Ruggero Perugini: Va bene. Io sono primo dirigente della Polizia di Stato. Attualmente in servizio a Roma presso la Direzione Centrale della Criminalpol, servizio di Polizia Scientifica. Il mio attuale incarico è dirigente della Divisione Indagini Medico Legali Biologiche e supervisore della unità di analisi dei crimini violenti. Sono stato a Firenze dal 1979 al 1992, anno in cui poi sono stato mandato a Washington presso l’FBI come ufficiale di collegamento della Direzione Investigativa Antimafia.
Avv. Nino Filastò: Dunque, ha detto dal 1979 al 1992.
Ruggero Perugini: ’92.
Avv. Nino Filastò: ’92. E, senta, quale incarico lei ha rivestito a Firenze?
Ruggero Perugini: A Firenze…
Avv. Nino Filastò: In questo periodo di tempo dal ’69 al ’92.
Ruggero Perugini: Si, a Firenze ho rivestito diversi incarichi. Diciamo, dal ’79 io fui assegnato… io venivo dalla Squadra Mobile di Torino. Fui mandato all’Ufficio Stranieri e mi occupai come vicedirigente dell’Ufficio Stranieri di una Squadra investigativa, nell’ambito stranieri. Poi fui assegnato all’ufficio di prevenzione territoriale. E infine, nel dicembre ’85, fui mandato alla Squadra Mobile a dirigere la Sezione Omicidi. E questo è un incarico che ho ricoperto fino a che non me ne sono andato da Firenze.
Avv. Nino Filastò: All’interno della Squadra Mobile, credo, venne costituito un nucleo speciale che riguardava i delitti del cosiddetto “mostro di Firenze”: quale ruolo lei ha avuto nella costituzione e nella attività di questo nucleo speciale.
Ruggero Perugini: Nella costituzione di questa squadra, nella Squadra Antimostro, io non ho avuto alcun ruolo. Fu costituita nell’84, dopo l’omicidio di Vicchio. E non ho avuto alcun ruolo, perché io sono entrato a far parte della Squadra Mobile di Firenze alla fine dell’85. Come dirigente della Sezione Omicidi avevo, ho avuto, da quel momento in poi, anche l’incarico di sovraintendere alle attività della Squadra Antimostro.
Avv. Nino Filastò: Quindi lei ha svolto, nei confronti, in rapporto a questa Squadra, un ruolo dirigenziale.
Ruggero Perugini: Esatto.
Avv. Nino Filastò: E quindi lei si è occupato delle indagini relative ai delitti del cosiddetto “mostro”, da quando, fino a quando? Per quale periodo di tempo?
Ruggero Perugini: Sì. Diciamo, quindi dagli inizi del ’96…
Avv. Nino Filastò: Dell’96.
Ruggero Perugini: Dell’86 fino al luglio 1992. Cui fui trasferito alla DIA.
Avv. Nino Filastò: Al luglio del ’92. E, nel corso di questa sua attività, lei naturalmente ha esaminato tutti gli atti che riguardavano tutti i delitti.
Ruggero Perugini: Ho esaminato tutti gli atti che riguardavano tutti i delitti. E naturalmente tutti…
Avv. Nino Filastò: Tutti gli elaborati.
Ruggero Perugini: Tutti gli elaborati, certo.
Avv. Nino Filastò: Con particolare riferimento all’elaborato della équipe del professor De Fazio, lei lo ha esaminato?
Ruggero Perugini: Certamente. Be’, l’elaborato che il professor De Fazio, adesso se non sbaglio è datato…
Avv. Nino Filastò: Sono due, fra l’altro.
Ruggero Perugini: Sì, io… comunque diciamo, il primo è datato 1986, se non sbaglio. Ho esaminato quello, ho esaminato quello che fu fatto dal The…Science Unit di Quantico nell’89, se non sbaglio il giugno ’89.
Avv. Nino Filastò: È datato 2 agosto 1989. Se vuole, glielo mostro. Cioè, dire se è questo di cui lei sta parlando.
Ruggero Perugini: Sì, se me lo mostra, mi fa piacere. Sono passati alcuni anni, quindi posso essere impreciso sulle date. Sì, l’elaborato però è fatto a giugno dell’89. Me lo ricordavo bene. È stato inviato ad agosto…
Avv. Nino Filastò: Chiaramente era la lettera…
Ruggero Perugini: Sì. No, glielo dico perché io, subito dopo, partii per Quantico per seguire l’accademia dell’FBI.
Avv. Nino Filastò: Cioè, proprio quella scuola che fa parte, od è collaterale a questa unità investigativa della scienza compartimentale che può essere.
Ruggero Perugini: No, no.
Avv. Nino Filastò: No.
Ruggero Perugini: Diciamo, è una… l’Accademia di Quantico addestra, nel suo ambito, funzionari di Polizia con una certa intensa attività investigativa, provenienti da tutti gli Stati di America. E da alcuni Stati esteri. Nell’ambito di questi studi, di questo, ognuno ha la facoltà di scegliere i corsi che preferisce. E io, naturalmente, visto che avevo anche un interesse professionale, scelsi anche il corso che riguardava quel tipo di insegnamenti che vengono, che sono stati elaborati negli Stati Uniti fin dalla fine degli anni ’80.
Avv. Nino Filastò: Vale a dire, con particolare riferimento agli omicidi seriali.
Ruggero Perugini: Con particolare riferimento agli omicidi a tutti i crimini di carattere violento: dagli incendi, alle violenze carnali, agli abusi sui minori…
Avv. Nino Filastò: Senta, ma questo suo… Al momento in cui lei, come dirigente della Squadra Mobile, comincia ad occuparsi dei delitti del cosiddetto “mostro”, lei fa, si documenta, ovviamente.
Ruggero Perugini: È chiaro, è chiaro…
Avv. Nino Filastò: Non solo sugli atti, ma anche con riferimento alla letteratura criminologica sul tema.
Ruggero Perugini: Sì, quando io sono partito per gli Stati Uniti d’America, avevo già sviluppato certi argomenti. Cioè, io ho iniziato molto prima a studiare quel fenomeno molto prima che fossi coniato dal collega Resvert, il termine serial killer. Quello era un interesse criminologico che poi vi si focalizza, in quanto mi trovavo ad avere per le mani un caso d’interesse che io dovevo risolvere. Che è una cosa molto diversa ad affrontare uno studio delle cose. A titolo puramente accademico ed avere il problema di risolvere un caso.
Avv. Nino Filastò: Certo. Quindi ha anche intensificato, ovviamente, questa sua frequentazione di questa letteratura, al momento in cui si è presentato il caso concreto. È esatto?
Ruggero Perugini: Diciamo che ho seguito anche casi… in diretta ho seguito anche casi raccolti nella letteratura, nella vita operativa statunitense, ma non solo quelli, insomma. Voglio dire, questo tipo di fenomeno è vecchio quanto il mondo; non è stato inventato quando è stata inventata l’unità di analisi comportamentale.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Soltanto, quello che mi interessava, era il metodo, il metodo e i risultati ai quali erano arrivati. E la probabilità, importabilità del loro metodo, applicabilità del loro metodo a quella che era una realtà culturalmente diversa, come quella italiana.
Avv. Nino Filastò: Ecco, quasi una domanda che ha più il sapore della curiosità che altro. L’elaborazione sul problema – sto parlando del problema del serial killer negli Stati Uniti – ha…io ho letto da qualche parte che ha anche, è stata sollecitata da una proliferazione straordinaria sui delitti di questo genere, in quel Paese. Io ho letto una statistica per cui nel 1985, addirittura, ce ne sarebbero stati quattro o cinque…
Ruggero Perugini: ’84.
Avv. Nino Filastò: Come?
Ruggero Perugini: ’84.
Avv. Nino Filastò: Nell’84, cinquemila vittime da serial Killer.
Ruggero Perugini: No…
Avv. Nino Filastò: O forse più, addirittura. Non lo so…
Ruggero Perugini: No, mi permetta, così…
Avv. Nino Filastò: No, no, appunto, una domanda per rammentarmi meglio questo dato.
Ruggero Perugini: Un minimo riferimento storico. Quando nasce questa unità di scienze comportamentali, è già attiva di fatto, viene costituita nel 1984 sotto l’egida del MCAVC, che praticamente è un gruppo d’analisi per il crimine violento e che ha già raccolto delle statistiche. Il dato che preoccupava gli americani era che nel 1966, a fronte di una… Le do dei dati che possono essere inesatti, ma nell’ordine delle decine. Comunque, diciamo, di fronte a circa 9600 omicidi consumati nell’anno, negli Stati Uniti d’America, c’era una soluzione, una percentuale di casi risolti nell’ordine – altissimo – del 92%, cose del genere. Nel 1984 invece, di fronte a 24000 circa omicidi, la percentuale di casi risolti era calata di molto, intorno al 67%. Quella fascia di delitti irrisolti, si ipotizzò potessero essere stati commessi da autori che non conoscevano le loro vittime, cioè i delitti cosiddetti a movente… in cui manca il nesso di conoscenza fra assassino e vittima. Di lì, ecco, quello fu il pretesto per la creazione di questa unità. Già nel… già prima, ho parlato prima di Resvert che è uno dei padri fondatori di questa…di… Aveva iniziato a fare delle interviste con assassini condannati, da Satana Manson a…insomma, assassini e violentatori seriali. Per vedere se nei comportamenti, prima, durante e dopo la commissione del delitto, ci fossero delle costanti che potessero consentire di teorizzare un particolare tipo di personalità e utilizzare questo dato nella soluzione di casi simili. E di lì nasce tutta una teoria, insomma, se crede la espongo.
Avv. Nino Filastò: Beh, sì, dal punto di vista proprio del mettere sul terreno – siccome il mio scopo è quello di interrogare…
Ruggero Perugini: Certo.
Avv. Nino Filastò: …un funzionario il quale si è occupato di questi delitti per moltissimi anni.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, il mio scopo era quello di intravedere quali erano i criteri, anche di carattere metodologico, rispetto ai quali lei aveva approfondito le sue indagini. Quindi, se hanno attinenza con i criteri, con i meccanismi di approfondimento di indagini da lei usati nel corso della sua attività, forse è utile che lei esponga questo punto di vista. Brevemente.
Ruggero Perugini: Allora, cercherò di essere sintetico.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Perché l’argomento è piuttosto vasto. Quel tipo di attività, quel tipo di studi che furono portati avanti dagli americani e furono portati avanti con il loro senso pragmatico; cioè a noi – questo è il ragionamento di fondo – a noi non interessa sapere se una persona che commette un certo tipo di omicidi di notte ha, così, visioni… Ci interessa sapere, di lui, qualcosa che può tornarci utile per intercettarlo, per individuarlo, per, al limite, ridurre il numero dei potenziali sospetti, che in questi casi è sempre elevatissimo, a una quantità investigabile. Così loro fecero una suddivisione fra assassini organizzati e assassini disorganizzati. Io adesso mi servirò di una terminologia che non mi è propria, io sono un funzionario di Polizia, questi sono termini mutuati dalla scienza psichiatrica, ma che probabilmente la scienza psichiatrica contesterebbe. Però loro fanno una differenza tra l’assassino organizzato, cioè lo psicopatico, e l’assassino disorganizzato, cioè psicotico.
Avv. Nino Filastò: Sì sì, ma è la stessa distinzione che è stata fatta qui dall’équipe De Fazio, quindi è veramente in chiave, certo.

Ruggero Perugini: E, non so se il professor De Fazio abbia illustrato grossomodo il dato, comunque cosa interessava sapere? Nell’individuazione, sulla base dell’esame di una scena del crimine, se l’assassino che aveva commesso quel delitto è uno psicotico, interessava sapere se quel tipo di personalità, ecco, nel suo comportamento, nella sua vita quotidiana potesse tradire, potesse avere certe costanti di comportamento. Allora, lo psicotico normalmente uccide, non sceglie la vittima, la vittima è vittima del caso: è la persona che apre la porta a quello che passa per la strada. E, in genere, vive vicino al luogo in cui commette il delitto, o lavora vicino al luogo in cui commette il delitto. È una persona che ha allucinazioni, visioni. Tanto, se vuole, ho vasta casistica di riferimento.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Lo psicopatico, invece, anche con uno psicopatico non c’è la conoscenza della vittima, però la vittima normalmente è persona che viene scelta in relazione a determinate caratteristiche che possono essere ambientali, fisiche, possono ricordare una persona conosciuta dall’assassino. In genere lo psicopatico impiega molto tempo nella scelta delle vittime, quindi viaggia, quindi avrà una macchina con elevato chilometraggio; in genere seleziona, fa i sopralluoghi, seleziona i luoghi dove scaricherà il cadavere. In genere, questo tipo di delitti, i delitti commessi dallo psicopatico, sono connotati da quello che poi in soldoni si chiama ritualità. Eh, qua dovrei fare un attimino…
Avv. Nino Filastò: Sì.
Ruggero Perugini: Un attimino una distinzione. Si parla spesso di modus operandi, e si sente parlare spesso anche di firma, d’autore. Nei delitti commessi da psicopatici molto spesso c’è una firma. Che cos’è il modus operandi? Che cos’è la firma? Il “modus operandi” è quel complesso di comportamenti che sono finalizzati al raggiungimento di un risultato. Cioè la persona che vuole andare a rubare in una casa, piglia una scala, la poggia a una finestra, rompe il vetro, entra dentro, ruba e poi se ne riscende per la scala. Il modus operandi può cambiare, perché quella persona potrà imparare a fare una chiave falsa, o troverà per motivi di opportunità più comodo entrare da una porta invece che da una finestra. La “firma”, invece, è il complesso di quei comportamenti che non sono finalizzati alla commissione del delitto e, pur tuttavia, vengono posti in atto. Le faccio un caso. Non c’è bisogno… Cioè un assassino pugile, strangolando, colpendo con un colpo contundente, con una pistola, con un coltello, strozzando con le mani: tutti questi modi sono funzionali all’uccisione della vittima. Certamente l’asportazione di una parte del corpo, l’asportazione di indumenti, raccolta di souvenir, la posizionatura del cadavere in atteggiamenti suggestivi, che so?, la legatura dei polsi di un morto: sono tutti comportamenti che non sono finalizzati alla commissione del delitto. Ma per l’autore possono essere importanti. Quindi, tradiscono una sua precisa fantasia. Ecco, quando si parla di delitto rituale, la ritualità è data non dai comportamenti che appartengono al mondo del modus operandi, ma a quelli che appartengono al mondo della sua precisa fantasia.
Avv. Nino Filastò: E quello che, con riferimento proprio a questo surplus rispetto alla funzionalità del comportamento, si definisce con un termine che credo sia soltanto inglese: overkilling?
Ruggero Perugini: Prego? Overkilling?
Avv. Nino Filastò: È quello…
Ruggero Perugini: No.
Avv. Nino Filastò: L’overkilling è qualcosa di diverso ancora?
Ruggero Perugini: Sono stato preso in giro, durante una testimonianza, perché mi son servito di questo termine.
Avv. Nino Filastò: Eh, va be’, ma non c’è altro che questo.
Ruggero Perugini: Le spiego. Esatto.
Avv. Nino Filastò: Purtroppo, non esiste…
Ruggero Perugini: Il problema è che è difficilmente traducibile. L'”overkilling”, significa un eccesso di violenza rispetto al…
Avv. Nino Filastò: Alla necessità.
Ruggero Perugini: Esatto. Però, vede, non ha nulla a che vedere con la firma.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: E non ha nulla a che vedere con il modus operandi.
Avv. Nino Filastò: Con il modus operandi.
Ruggero Perugini: Voglio dire, 1’overkilling significa che magari l’assassino sfoga la sua tensione, molto spesso ci troviamo, spesso, nel caso degli psicotici, di fronte a un assassino che ha paura della vittima, è uno che uccide perché è incapace di interagire normalmente con altri esseri umani. E allora sfoga questa sua paura in un eccesso di violenza. Quindi, invece di dargli due coltellate, gliene dà duecento. Oppure… ecco.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Allora, scendendo ora sul terreno concreto, lei ha esaminato tutti i delitti, diciamo cosi, della serie che ci riguarda.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: A partire dal 1968?
Ruggero Perugini: A partire dal 1968.
Avv. Nino Filastò: Dal 1968.
Ruggero Perugini: Diciamo, tutti quelli…
Avv. Nino Filastò: Sulla base di un collegamento fra questi delitti? E quale era, questo collegamento?
Ruggero Perugini: Il collegamento fra questi delitti: il collegamento oggettivo, ecco. Perché vede, vede avvocato che c’è un dato che è importante e bisogna che io lo dica. Tutto ciò che è ipotesi, tutto ciò che è perizia, tutto ciò che è esperienza: ogni caso è un mondo a sé stante. La ricostruzione di una serie di omicidi è importante, la possibilità di attribuirla alla stessa mano per il semplice motivo che, esattamente come per tutte le attività, chi uccide, più uccide, e meno errori commette, più si specializza, diciamo, impara a non commetterne più. E quindi, la ricostruzione della serie. Però, la ricostruzione della serie, deve essere fatta sulla base di dati oggettivi. In questo caso, avevamo l’esistenza di un’arma che veniva usata. A parte altri particolari, come le amputazioni postmortali, e come la scelta della coppia, come la scelta di certe circostanze di tempo, di luogo, ecco. Però, diciamo, il dato oggettivo, certo, era l’uso della Beretta calibro 22 di quel tipo, con quei segni, quei marchi che si venivano ad accertare sul bossolo e sui proiettili. Quindi, quello era un dato inconfutabile.
Avv. Nino Filastò: Certo. Lei, fra l’altro, e faccio riferimento a un suo interrogato.. .a un suo esame reso nel corso del processo Pacciani, ha parlato, sia pure, immagino, impropriamente, di questo uso della stessa arma come di una firma. Ora, io volevo chiederle questo. Questo uso che lei fa di questo termine – firma – ha…
Ruggero Perugini: Non ha riferimento con questa definizione.
Avv. Nino Filastò: No no, a quel concetto che abbiamo esposto prima…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: E’ un’altra cosa. Le chiedevo se per caso aveva a che fare con una scelta di carattere volontario da parte di chi usava quella stessa arma; nel senso che ci fosse come, voi intravedeste, lei ha intravisto nell’uso della stessa arma, una scelta volontaria nel senso di qualcuno che usava quell’arma non perché se la ritrovava soltanto quella fra le mani, ma perché voleva usarla.
Ruggero Perugini: Fra le molte…
Avv. Nino Filastò: E, in qualche modo, firmare. Ecco io, senza che lei abbia detto que…
Ruggero Perugini: In quel senso.
Avv. Nino Filastò: Intendiamoci.
Ruggero Perugini: In quel senso, sì.
Avv. Nino Filastò: Però, quell’uso di questo termine mi suggeriva un’idea di questo genere.
Ruggero Perugini: In quel senso, sì.
Avv. Nino Filastò: In questo senso, sì.
Ruggero Perugini: Ma anche perché, voglio dire, usare la stessa arma può essere…
Avv. Nino Filastò: Per così lungo tempo, fra l’altro.
Ruggero Perugini: E per lungo tempo. Voglio dire, l’assassino, il killer della malavita organizzata insomma, usa un’arma e poi se ne disfa, insomma, voglio dire.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Normalmente. Perché quell’arma è un biglietto da visita, un documento di identità che aiuta gli investigatori ad attribuirgli, nel caso la usasse in altri omicidi, attribuirgli tutti quelli, tutti gli omicidi. Quindi, no?, ha un interesse… Quindi l’impiego della stessa arma per tutti i delitti significa che l’assassino ci si trova bene, che quell’arma fa parte del suo kit per uccidere. Ed è oltretutto, la mancanza dell’arma dalla scena del delitto, è uno dei dati più caratteristici dell’assassino psicopatico, quello organizzato così come lo definiscono gli americani.
Avv. Nino Filastò: Ecco, dottor Perugini, lei ha fatto delle valutazioni, ha esaminato anche casi similari.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: E la casistica italiana in particolare, non solo toscana.
Ruggero Perugini: Mah, io ho fatto. . .ho fatto una serie di, di… Vede, avvocato, noi ci trovavamo di fronte a delitti che il movente era di difficile accertabilità, o comunque non particolarmente razionale. Cioè delitti in cui l’assassino non conosce la vittima. Io personalmente devo dire che non avevo mai avuto esperienza di questo tipo di delitti, quindi era più che ovvio che cercassi di documentarmi prima di iniziare un’indagine. Però, il dato di realtà era quello che ci ha sempre preoccupato di più, è stato quello che ci ha sempre preoccupato di più. Quindi, al di là di tutte le congetture, le analisi, il supporto cognitivo a livello universitario o meno, che noi abbiamo avuto, sa, e questa è una cosa che sostengono giustamente anche gli americani, quello che conta sono i risultati oggettivi dell’indagini. Cioè diecimila bellissime convincenti teorie, di fronte al dato concreto, se sono in contraddizione, non hanno evidentemente di che essere prese in considerazione. Cioè quello che conta è l’indagine convenzionale, così come viene sviluppata.
Avv. Nino Filastò: Comunque, ecco, entrando un po’ più sul concreto, sulla concretezza delle nostre indagini.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Con riferimento a questi delitti e lasciando da parte quello del ’68.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Il quale ha avuto una storia a sé, tutta particolare. A partire, dicevo, dal ’74, voi faceste anche indagini di tipo vittimologiche? Vale a dire, che riguardavano in particolare le vittime, alla ricerca di possibili legami, rapporti fra le vittime e un eventuale omicida: faceste questi accertamenti, mi immagino.
Ruggero Perugini: Sì. Dunque, la vittimologia è probabilmente la parte, quella con cui inizia un’indagine.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: È interessante… è importante conoscere chi sono le vittime, e quindi il mondo che le circonda, e anche le caratteristiche se si vuole, il carattere, il temperamento della vittima, per vedere come potrebbe reagire, quale potrà essere l’interazione con l’eventuale aggressore. Ecco, in questo caso, il dato oggettivo molto importante è che la vittima era la coppia. Il fuoco dell’attenzione dell’assassino a noi parve concentrarsi sulla donna, nel senso che l’uomo veniva eliminato come un ostacolo. Ma poi era la donna quella che interessava all’assassino. Però, la donna inserita in una situazione di coppia. Questo ci sembrava abbastanza indicativo di un’esigenza dell’assassino e lasciava supporre l’esistenza di una fantasia precisa ricollegata all’elemento coppia. Quindi ci andammo a guardare tutte, tutte le possibili indagini che avevano…su casi che avevano riguardato coppie. Mi ricordo che studiammo a fondo i delitti di…dei Berkovitz: sono a San…New Jersey, New York. C’era un altro assassino che prendeva a bersaglio le coppie e…
Avv. Nino Filastò: (voce sovrapposta)
Ruggero Perugini: Ma mai scoperto. Chiamato l’assassino di mezzanotte, del plenilunio. Non so, cioè, avevamo un certo tipo… Però notammo anche che era diverso il comportamento ostentato dall’assassino autore dei delitti del “mostro di Firenze” da quelli commessi da questi autori. E quindi, dopo averli studiati, io personalmente decisi che non avevo tratto nessun riferimento, nessun riferimento utile.
Avv. Nino Filastò: Ma con riferimento alla casistica italiana non trovaste precedenti.
Ruggero Perugini: No.
Avv. Nino Filastò: Salvo uno, ovviamente: quello che riguardava Pacciani, nel 1951.
Ruggero Perugini: Diciamo che nella casistica italiana non trovammo precedenti di coppie prese a bersaglio in termini così precisi, così seriali.
Avv. Nino Filastò: Precisi, cioè a dire, c’è anche…
Ruggero Perugini: C’è stato anche un altro omicidio di una coppia a Lucca negli anni…
Avv. Nino Filastò: A Lucca.
Ruggero Perugini: Con arma diversa, però.
Avv. Nino Filastò: Nel 1984 il 23 gennaio.
Ruggero Perugini: Certo, adesso insomma, cioè, voglio dire, ci siamo occupati anche di un omicidio, un duplice omicidio commesso in Francia.
Avv. Nino Filastò: Sì, andaste anche in Francia.
Ruggero Perugini: Andammo anche in Francia. Insomma, io chiesi ai colleghi tedeschi, britannici, americani, russi, di fornirmi se avevano dati sull’argomento. Mi incontrai con loro anche a Kansas City nel ’90, per vedere che cosa ci potesse. . .quale suggerimento pratico potesse essere tratto per le indagini.
Avv. Nino Filastò: Comunque, cercando di ricavare dalla serie alcuni elementi comuni, uno di questi le apparve quello – glielo chiedo questo anche perché…
Ruggero Perugini: Sì.

Avv. Nino Filastò: …dianzi ne abbiam parlato – quello che si è definito overkilling, cioè a dire un comportamento da parte dell’assassino in cui avvenivano delle lesioni oltre la necessità dell’uccisione e anche oltre la necessità delle escissioni.
Ruggero Perugini: Questo nell’omicidio del ’51.
Avv. Nino Filastò: Nei successivi no?
Ruggero Perugini: Nei successivi ci sono elementi che colpiscono di più, anzi, il discorso dell’overkilling negli omicidi successivi, diciamo dal ’68 al… Se sembra finalizzato, sembra opportunistico, non è 1’overkilling inteso come scarico… Cioè, però sto parlando di sensazioni.
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
Ruggero Perugini: Cioè scarica la pistola per – è una pistola di piccolo calibro d’altronde – per avere la certezza che le vittime siano morte, insomma.
Avv. Nino Filastò: Benissimo.
Ruggero Perugini: Certo, c’è un’esplosione di numerosi colpi a carico di tutte le vittime.
Avv. Nino Filastò: Ma secondo lei determinate dalla volontà di assicurarsi la morte.
Ruggero Perugini: Potrebbero essere entrambe compresenti le ragioni. Ma vede, avvocato, io faccio il poliziotto…
Avv. Nino Filastò: Va bene.
Ruggero Perugini: Per ine è il dato oggettivo che conta.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Io ho una vittima attinta da tot colpi di pistola.
Avv. Nino Filastò: Certo. Ci può indicare quali, le caratteristiche comuni di quello che lei ha definito prima, nei termini come lei l’ha definito, modus operandi? Prima di parlare della firma, modus operandi: quali erano le caratteristiche comuni di questi delitti?
Ruggero Perugini: Beh, una importante per esempio è che erano…l’assassino si procurava vittime in aree dove era sicuro di trovarne. Quindi in zone frequentate da coppie, sono frequentate da coppie, in ambiente bene o male rurale, all’aperto, in ambiente di campagna, in… Coppie che erano in macchina e che probabilmente, anzi certamente erano distratte, ecco, in quel momento, nel momento dell’aggressione. Un dato importante è che lui, forse per il fatto che è difficile gestire – ma questo è un dato importante – due vittime nello stesso momento, le attacca, quello che chiamano blitz attack, l’attacco di sorpresa: attacca, uccide subito. Non solo, e si assicura che siano morte poi, prima di procedere, nei casi in cui è riuscito a farlo, alle escissioni di parti del corpo. Questi erano… Altri elementi, ecco elementi, per esempio la scelta della luna assente, o della luna nuova, era un elemento rituale o un elemento opportunistico? Perché potrebbe essere entrambe le cose. Un elemento opportunistico, perché in quelle notti il buio è più profondo e quindi assicura una maggiore copertura all’assassino, quindi. Però poteva anche essere un elemento rituale. In quel caso a noi interessava perché? Eh, perché strutturavamo anche i servizi di prevenzione, ecco perché. Ecco, tenga conto che la Squadra Antimostro si occupava anche dei servizi di prevenzione. Anzi, per un certo periodo, soprattutto.
Avv. Nino Filastò: Tipo pattugliamento di zone…
Ruggero Perugini: Noi avevamo nelle…soprattutto, un’intensificazione di questo tipo di servizi soprattutto nei periodi privilegiati dal mostro: cioè diciamo la buona stagione, insomma. Quindi da primavera ad autunno inoltrato. Non che non fossero fatti durante il resto dell’anno, ma diciamo in quei periodi noi chiedevamo anche supporto di altro personale, rafforzamento di questi servizi. Che erano finalizzati anche all’identificazione di persone, erano finalizzati a mettere sull’avviso le coppie di stranieri che non conoscevano il fatto. E’ di quei tempi, per esempio, l’iniziativa di appendere cartelli di avviso in zone di questo tipo.
Avv. Nino Filastò: “Occhio, ragazzi!”.
Ruggero Perugini: “Occhio, ragazzi!”.
Avv. Nino Filastò: Con riferimento a questo modus operandi, dottor Perugini, voi vi accorgeste che l’autore in alcuni casi aveva modificato il comportamento rispetto a casi precedenti, mettendo a frutto l’esperienza precedente? Le faccio un esempio. Faceste, ricavaste delle indicazioni dal fatto che, per esempio nel 1974, la vittima femminile era stata colpita al torace, cioè a dire si era mirato al torace. Era accaduto che Stefania Pettini non morisse immediatamente e fosse stato necessario per l’omicida finirla a colpi di coltello. E’ vero che a partire dal delitto successivo, giugno 1981, la mira riguarda il capo, la testa delle vittime?
Ruggero Perugini: Il caso di Stefania Pettini; fu raggiunta da numerosissime coltellate, la maggior parte… 99.
Avv. Nino Filastò: 96.
Ruggero Perugini: Va be’.
Avv. Nino Filastò: Sì, è uguale. Comunque…
Ruggero Perugini: La maggior parte delle quali non erano funzionali per ottenere…
Avv. Nino Filastò: Funzionali. Ma alcune sì, però.
Ruggero Perugini: Quelle che poi vengono, mi pare che la perizia De Fazio definì “ludiche”.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Sperimentali. Vede, l’evoluzione del modus operandi dell’assassino obbedisce certamente a…tipico delle personalità psicopatiche è quello di riflettere a lungo su ciò che hanno fatto, come lo hanno fatto, seguono attentamente ciò che viene detto di loro. E molto spesso i media hanno anche una grossa importanza nello strutturare il loro comportamento successivo, perché loro si comportano reagendo o appiattendosi su ciò che dicono i media. Oppure contestandolo, no?, con il loro comportamento. Hanno comunque questo grosso interesse nei confronti del loro omicidio. Questa per esempio è una delle differenze con lo psicotico, al quale non importa assolutamente niente di ciò che si dice di loro e dei loro delitti. E, sì, c’è stata un’evoluzione, c’è stata un’evoluzione del modus operandi di questo autore. Per esempio, raggiunge il culmine con le escissioni anche del seno sinistro delle vittime.
Avv. Nino Filastò: Io le ho fatto questa domanda perché lei ha parlato, all’udienza del 23 maggio, proprio di un… L’omicidio, lei ha detto, viene memorizzato; tanto che si assiste a un’automatica ripetizione degli stessi atti. Lei ha usato il termine memoria…
Ruggero Perugini: Muscolare.
Avv. Nino Filastò: Muscolare, esattamente. E da un altro certo comportamento si modificano, perché altri funzionano meglio, insomma si è visto…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, io facevo l’esempio di questa scelta diversa, diversificata: da un certo momento in poi l’assassino si accorge che sparare al capo, dal punto di vista dell’arresto, funziona meglio che non sparare al torace.
Ruggero Perugini: Devo introdurre un altro concetto nel discorso.
Avv. Nino Filastò: Prego, tutto quello che vuol fare.
Ruggero Perugini: Sa, l’argomento è piuttosto vasto, quindi io bisogna che metta dei punti fermi in relazione alle sue domande. Quello che io chiamo “memoria muscolare” fa riferimento alle abitudini. Ci sono abitudini di cui noi non ci rendiamo conto. Quando lei si allaccia le scarpe, fa un nodo di un certo tipo, lo ha sempre fatto così, è difficile che lei cambi. Lei non ne è consapevole, ma quel modo di fare il nodo delle scarpe è una firma di cui lei non è consapevole. Lo stesso discorso se sbuccia un’arancia, se… Ognuno di noi cerca di fare le cose nel modo che gli è più comodo. Però, per molti comportamenti che lui pone in essere in quel particolare modo lui non se ne rende conto, non è consapevole. Se uno ha sufficiente confidenza, dico, con un’arma. Ecco, maneggia l’arma in un certo modo. E magari in passato ha avuto modo di maneggiarla in un certo modo e ha visto che quel modo era buono, per lui era comodo, ci si è trovato bene, insomma, tenderà a ripetere quel tipo di comportamento. Così, per guanto riguarda la concentrazione, la mira dei colpi a una certa parte del corpo. Se non ricordo male, anzi, in relazione con l’omicidio del ’51, noi… Anzi, questa è una cosa che il Pubblico Ministero approfondì e cercò di verificare se ci fossero le corrispondenze. E fu dato incarico, fu varato uno studio per vedere se, in relazione all’omicidio del ’51, i complessi lesivi, le modalità di comportamento, ecco, nel colpire la vittima di allora, fosse, avesse avuto un qualche riscontro negli omicidi successivi. E di fatto, se non sbaglio, la ricostruzione portò ad accertare che, per esempio, nel ’51 abbiamo un tipo di lesioni che sembrano la fotocopia di quelle prodotte sul francese nell’85. Credo che ci sia questa documentazione, dottore.
P.M.: No, non fu acquisita dalla Corte.
Ruggero Perugini: No fu acquisita dalla Corte…
P.M.: Non fu acquisita.
Ruggero Perugini: …però credo che ci sia, insomma. Volendo può essere riesumata.
P.M.: Non fu ritenuta utile per…
Ruggero Perugini: Sì.
Presidente:  …da Pacciani.
Ruggero Perugini: No, non è che…
P.M.: No, no, è…
Avv. Nino Filastò: No, no, è stato condannato…
Presidente: Eh, appunto.
Ruggero Perugini: È stato condannato il Pacciani.
Avv. Nino Filastò: Quello…di Pacciani.
Presidente: Eh, quello lì, volevo riferirmi a quello lì.
Avv. Nino Filastò: Sì, l’omicidio in cui lui ha ucciso un certo Bonini che era il compagno, l’amante occasionale…
Presidente: Benissimo…
Avv. Nino Filastò: … dell’allora sua fidanzata Miranda Bugli.
Presidente: Okay.
Avv. Nino Filastò: Un’altra costante che voi…stavo cercando di capire quelli che erano gli aspetti comuni tali da definire la serie, eh.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Un’altra costante era quella dei lunghi intervalli di tempo fra alcuni omicidi…
Ruggero Perugini: Quello era un dato, quello è un dato che ci colpì per la sua stranezza. Cioè, in relazione…cioè, questo tipo di…
Avv. Nino Filastò: Anche eccezionalità, permette?
Ruggero Perugini: Eccezionalità, proprio. Non è la prima volta, voglio dire, nella casistica, non è la prima volta che un autore colpisce le vittime ad intervalli di tempo piuttosto lunghi. Ma intervalli di tempo erano nell’ordine dei sette anni, dei sei anni. Poi, nell’81, colpì due volte nello stesso anno: primavera e autunno. E poi regolarmente 1’82-’83-’84 e ’85. È anche facile prevedere che questa intensificazione dell’attività dovesse continuare. E invece non continuò. E quindi, sul discorso dei lassi di tempo intercorrenti fra gli omicidi del ’68, del ’74, l’81, ecco, e poi dall’85 fino all’89-’90, in cui mi dovevo occupare delle indagini, sviluppammo una serie di ipotesi, ecco, di considerazioni. E cioè, se fosse stato per qualche motivo impedito, se avesse consumato altri reati che potessero essere stati, diciamo, il Metadone per l’eroinomane, ecco, qualcosa di sufficientemente gratificatorio per lui; oppure se fosse successo qualcosa, se vi fossimo andati troppo vicini…
Avv. Nino Filastò: Troppo vicini.
Ruggero Perugini: …tanto da preoccuparlo.
Avv. Nino Filastò: Tanto da preoccuparlo. Un particolare riferimento all’85,
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Quindi, riassumendo, in guesti… Voglio dire, la accentuazione del ritmo, a partire dall’81, e tenendo presente che per l’appunto nell’81 il secondo delitto avviene a quattro mesi di distanza, il più breve intervallo di tempo intercorso da un delitto e un altro. E c’era in carcere Spalletti, a quell’epoca.
Ruggero Perugini: Esatto.
Avv. Nino Filastò: Ecco, ricavaste, lei ha ricavato un significato da tutto questo, sotto il profilo della…una sorta di interazione dell’omicida con le vostre indagini e con la presenza di qualcuno in carcere?
Ruggero Perugini: Mah, io davo per scontata la interazione dell’assassino con l’indagine. La davo abbastanza per scontata, per quanto si possa dare per scontato qualcosa in questi casi. E proprio perché è tipico di questo tipo di autori.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: Cioè, il fatto che lui abbia ucciso… Perché in quei periodi…
Avv. Nino Filastò: È un comportamento ricorrente nella casistica da lei esaminata…
Ruggero Perugini: Beh, sicuramente questo…
Avv. Nino Filastò: …questo ostentare una relazione con gli indagatori, in qualche modo…
Ruggero Perugini: È un comportamento regolare.
Avv. Nino Filastò: Regolare.
Ruggero Perugini: Diciamo che, se c’è una costante comportamentale in questo tipo di delitti, è che l’assassino raccoglie i ritagli di giornale, cerca di informarsi. Cioè, è interessato a ciò che fa… Gli serve anche il feedback, parlarne con altri, perché? perché, perché quello che dice un altro può essere importante per lui. Può essere importante per l’attività di investigazione, può essere importante…cioè, per orientare, per orientarsi a come comportarsi per eludere gli investigatori. E be’, non a caso noi abbiamo, noi pigliavamo molto sul serio tutti coloro che venivano, volevano fare dichiarazioni su questo caso. Perché molto spesso quello era un modo adottato dagli assassini per coinvolgersi nelle indagini; più che dare informazioni, riceverne, ricavarne. Quindi…sì, quello è un dato regolare.
Avv. Nino Filastò: Quello…
Ruggero Perugini: Direi che, se c’è una costante presente in tutti i casi di assassini seriali, è quella.

Avv. Nino Filastò: E, a parte tutto quello che abbiamo detto finora, lei poi, a suo tempo, ha parlato della firma dell’assassino.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ne ha parlato a quell’udienza che mi riferivo prima. Quella che invece gli americani definiscono “il biglietto da visita”.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, in che consiste?
Ruggero Perugini: Nei compo…
Avv. Nino Filastò: E in che consiste in questo, nel nostro caso. Ecco.
Ruggero Perugini: Sicuramente, ecco, al di là del dato oggettivo dell’uso della stessa pistola…
Avv. Nino Filastò: Certo, e le altre cose che abbiamo visto…
Ruggero Perugini: L’arma da fuoco e il coltello …
Avv. Nino Filastò: …il modus operandi che abbiamo in qualche modo descritto, prima…
Ruggero Perugini: Be’, la firma dell’assassino… La firma dell’assassino è l’escissione delle parti anatomiche. La firma dell’assassino più vistosa è quella. Cioè, un comportamento che non solo è gratuito, rispetto al conseguimento dell’evento morte, ma è un comportamento che gli costa in termini di rischio. Perché significa perdere tempo. E quello è importante, perché significa che quel comportamento, per lui, può essere importante, almeno che non sia motivato da altri… Però, ecco, diciamo, tenga conto del fatto che le escissioni di parti anatomiche in casi di delitti a sfondo sessuale, seriale, è abbastanza regolare. È molto più diffuso di guanto non si pensi. Molto, molto più diffuso.
Avv. Nino Filastò: Senta, ma a volte queste escissioni hanno una finalità precisa. Per esempio, che ha a che far col cannibalismo. E’ vero? Nella casistica che lei ha…altre volte per una…
Ruggero Perugini: Sì parla di feticismo.
Avv. Nino Filastò: Feticismo.
Ruggero Perugini: Ecco, significa particolare interesse verso un oggetto sessuale. Ma il motivo dell’escissione può, anche essere l’opposto. Cioè, l’avversione.
Avv. Nino Filastò: L’avversione.
Ruggero Perugini: Verso quel… Così dicono persone che ne capiscono più di me, sull’argomento.
Avv. Nino Filastò: Sì, questo poi ne parleremo un attimo dopo, quando affrontiamo il tema della ritualità.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, no, parliamone immediatamente. Voi avete riscontrato questo che è stato definito come comportamento rituale. Le chiedo, andando velocemente.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Riguarda la scelta della coppia, per esempio?
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Sì. Che è una scelta, non una mera casualità. E questo, direi, sicuro. E riguarda il centro dell’attenzione che è la donna, come corpo femminile. Però con questa precisazione. Lei ha detto, ce lo ha ripetuto oggi: “tuttavia il corpo femminile ha un significato, in quanto inserito di un ambiente di coppia”. Lo disse allora e lo ha ripetuto oggi. Ci vuol spiegare in che senso?
Ruggero Perugini: Nel senso che è il contesto che conta. Cioè, sempre nella premessa che io sto parlando in questo momento di miei convincimenti, come tali…
Avv. Nino Filastò: Certo, no…
Ruggero Perugini: …opinabili…
Avv. Nino Filastò: Ma certamente.
Ruggero Perugini: Ecco.
Avv. Nino Filastò: Però con riferimento a dei lati obiettivi, perché, questa constatazione…
Ruggero Perugini: Diciamo che non…ci trovavamo di fronte ad un autore, lo stesso, o meglio, che usava la stessa arma. Quindi probabilmente era lo stesso autore, che sceglieva, come bersaglio, la coppia, nella coppia. Però, la sua attenzione era sull’elemento femminile. Però voleva la coppia. Cioè, intendiamoci, in teoria… Parliamo di vittimologia, no?
Avv. Nino Filastò: Sì, certo.
Ruggero Perugini: Una delle considerazioni importanti della vittimologia, ai fini investigativi e di prevenzione, è la tipologia della vittima. Se si tratti cioè di una vittima ad alto, medio e basso rischio. Una vittima a basso rischio, una vittima ad alto rischio e la vittima che…, dico le prostitute, dico l’omosessuale, il quale, o i quali, per la loro frequentazione di gran numero di persone non sufficientemente conosciute, possono, corrono molti più rischi di altri di incappare nel personaggio pericoloso. La vittima a medio rischio è la vittima che, per la sua abitudine, anche se non è collocabile a quella di alto rischio, una vittima che per sue abitudini di vita magari, ecco, ha…persona che ama l’eccitazione e quindi vuole ogni tanto frequentare certi ambienti, frequentare certe persone ogni tanto. Oppure ha il vizio della cocaina, o…è costretta, per ottenere quella, a frequentare. Le vittime a basso rischio sono quelle che in realtà nessuno, per lo stile di vita, non dovrebbero essere esposte a rischio. Così come intese, tranne il rischio credo corso da…però, da una elevatissima percentuale di persone, inclusi i presenti, di appartarsi con uno dello stesso o di altro sesso, da qualche parte, in una zona buia e isolata. Cioè, voglio dire, le vittime del mostro sono tutte vittime a basso rischio.
Avv. Nino Filastò: A basso rischio, esatto. Questo è molto importante. Ma a proposito…
Ruggero Perugini: O meglio, non a rischio particolarmente alto.
Avv. Nino Filastò: Non a rischio particolarmente alto. Questo riferimento all’essere l’attenzione verso il corpo femminile e tuttavia inserito in un rapporto di coppia, in un ambiente di coppia, ha a che fare con la constatazione di un fenomeno obiettivo rappresentato dal fatto che c’era stato nel ’74, nell’81 di giugno, nell’81 di ottobre, nell’84, escluso l’85, che partecipa ad una dinamica diversa, lo spostamento, l’allontanamento del corpo della donna da quello dell’uomo?
Ruggero Perugini: A quello…, a quello, noi, io personalmente, attribuivo un significato di gelosia, di impossessamento.
Avv. Nino Filastò: Di possesso.
Ruggero Perugini: Di possesso, ecco, come molto spesso…: cioè il cannibalismo fa parte di questi. Anche l’asportazione fa parte di questo. Il possesso della vitt…la gelosia nei confronti della vittima femminile, nei confronti della donna. E quindi l’allontanamento. Come per altro potrebbe anche essere che portasse le donne in un luogo più comodo, più acconcio per compiere quello che poi, per compiere le escissioni. Ecco, vede, la chiave di lettura…cioè, sono sempre possibili più chiavi di lettura, se noi interpretiamo il tutto sotto l’approccio psicologico. Ma la psicologia, anche se è una parte importante di questo tipo di investigazioni, deve trovare riscontro nel dato oggettivo. Cioè, questa è una mia congettura.
Avv. Nino Filastò: Interpretazione.
Ruggero Perugini: Supposizione.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Ecco, lei ha parlato, in ordine alle mutilazioni, alle escissioni, di mutilazione fredda. Volevo sapere in che senso è, soprattutto, ravvisabile questa caratteristica da quali circostanze obiettive da voi riscontrate.
Ruggero Perugini: Si è parlato molto di “lust murder”. Il “lust murder”, quello che viene definito dalla casistica come omicidio per voluttà. Cioè, l’immergersi nelle carni della vittima, del bagno di sangue. Molto spesso questo tipo di amputazioni sono finalizzate a questo. Cioè, al possesso. C’è una frenesia: lo squarciare, lo squartare la vittima. 0 per avere un rapporto carnale per via di altre ferite, delle ferite inferte nel corpo, o perciò, il modo di possedere. Invece, questo autore sembrava assolutamente freddo. Nel senso, l’escissione, con una certa attenzione anche a non toccare più del necessario. Ricordo che i vestiti, per esempio, non venivano strappati.
Avv. Nino Filastò: Tagliati.
Ruggero Perugini: Tagliati. Anche, credo, uno slip di una ragazza è stato tagliato col coltello.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Ora, questo tipo di premura può anche essere una forma di garantirsi a non lasciare più impronte, più tracce del necessario sul corpo della vittima. Però, voglio dire, mal si accorda con l’ipotesi del lust-murder.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: Così come mi è parso averla capita dai casi esaminati.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. E quindi, anche sotto questo profilo, lei si è espresso, quando è stato interrogato nel processo Pacciani, con termine di questo genere -volevo sapere se lei lo conferma – è una scena che suggerisce il disprezzo dell’assassino per la vittima, un insulto alla donna…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: Sì, questa è la sensazione che io ho avuto.
Avv. Nino Filastò: Ora, mi scusi, eh, solamente una considerazione. Proprio lei, e per escluderli questi aspetti. Vale a dire, il non cannibalismo, il non contatto diretto col sangue, con gli organi sessuali, non coito, non masturbazione, documentata dalla mancanza di tracce di sperma, lei ha fatto, durante il dibattimento nel processo Pacciani, c’è una considerazione interessante. A proposito è una curiosità che vorrei togliermi. Lei ha detto: “I comportamenti di questo genere sono codificati dal Codice penale tedesco”, è vero questo? sotto questo profilo.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Cioè, c’è proprio un reato apposta?
Ruggero Perugini: Il Codice penale tedesco fa una distinzione fra “lust murder” e morte.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: Cioè, fra omicidio e assassinio. E definisce l’assassinio, l’uccisione volontaria di un altro essere umano per motivi sessuali, o motivi comunque abietti, ecco. E parla anche di sete di sangue, se non sbaglio.
Avv. Nino Filastò: Dottor Perugini…
Ruggero Perugini: D’altronde loro avevano avuto più di un episodio, insomma. Da…
Avv. Nino Filastò: Sì. Complessivamente, valutato tutti questi elementi che abbiamo sommariamente visto – credo però non sommariamente, ma non superficialmente – esaminato il punto di modus operandi, quello che lei ha definito firma dell’assassino, di intervalli di tempo e tutto il resto, la sua conclusione quale fu? Quella di un medesimo autore unico per tutti i delitti?
Ruggero Perugini: La mia conclusione fu di un portatore di una precisa fantasia. Un certo tipo di fantasia sadica, ecco, è difficilmente condivisibile con altri. Quando dico “difficilmente”, intendo che le probabilità sono a favore del fatto che quella fantasia è mia e basta. Però, contrariamente a quanto si è detto, ecco, noi non escludevamo certe possibilità. Le dico anche quali. In quella famosa casistica di cui abbiamo, ho fatto cenno prima, siccome l’ipotesi, soprattutto nel delitto dell’85 in cui c’era stata una attività piuttosto frenetica sul terreno. Ci aveva dato da pensare… Ci eravamo posti due dubbi. Primo: qua abbiamo omicidi commessi in luoghi frequentati da coppie, luoghi dove regolarmente trovavamo guardoni, È possibile che non riusciamo a trovare mai un testimone… Noi usciamo la notte, andiamo in giro per queste zone e troviamo regolarmente il guardone, l’uno o 1’altro…ecco, appunto, a volte anche persone già identificate in passato e che, per questo motivo, avevano avuto qualche problema. Dico, ma è possibile mai che non troviamo un testimone di questi omicidi? Nessuno che ci dica niente. E l’altro era: come fa l’assassino, che sicuramente fa il sopralluogo, sicuramente perde tempo per individuare il luogo dove vuole commettere l’omicidio, forse si va a veder la vittima, le vittime designate, forse ci torna più volte, come fa questo autore ad andarci, sapendo che ci sono i servizi in atto, no? E dovendo evitare di essere identificato, come fa a correre questi rischi, che tipo di precauzioni adotta? Va be’, le ipotesi erano: o ci va con una donna. No, così, facendo la coppia, no? facendo uno dei due elementi della coppia ha modo dì familiarizzarsi con l’area senza essere per questo sospettato. O ci va a fare il guardone probabilmente con altre persone. Noi, all’epoca, avevamo dato l’ordine di identificare tutte le persone con determinate caratteristiche di età, eccetera, eccetera, fra le altre cose.
Avv. Nino Filastò: E c’è una terza ipotesi.
Ruggero Perugini: E c’è una terza ipotesi. La terza ipotesi era che potesse andarci di giorno. E questo comportava anche una conoscenza del territorio. Uno che girava per questi posti. Molto spesso, quelli che girano per questi posti hanno un motivo lecito, ecco, per andarci. Più o meno lecito. Comunque un motivo che possono riferire ad altri.
Avv. Nino Filastò: Professionale.
Ruggero Perugini: Professionale, per esempio. Beh, per esempio uno degli elementi importanti di questo tipo di, chiamiamolo così, profilo comportamentale, era la confidenza con le aree rurali, la territorialità dell’assassino. E, questo ci aveva fatto fare anche, ci aveva fatto chiedere anche studi sulla possibile estensione dell’area calda per la sorveglianza. Insomma, non abbiamo escluso la possibilità perché lui, l’assassino, potesse andare nella veste semi innocua del guardone, o assolutamente innocua dell’elemento di coppia, sul posto, e poi ci tornasse dopo. Quello che ci sorprendeva era che nessuno avesse mai, per dire, rilevato la stranezza, la strana coincidenza che, sul luogo in cui era andato con l’una o con l’altra persona, poi venisse commesso un delitto. L’autore, la singolarità dell’autore, era una delle ipotesi – e la mia favorita – per via di quella esclusività della fantasia sadica che ho detto prima. Questo, però, non ci ha impedito di investigare tutti coloro che, quando è nata l’ipotesi Pacciani, che conoscevano Pacciani e così via, i famosi compagni di merende.
Avv. Nino Filastò: Senta…
Ruggero Perugini: Fra cui la persona che oggi è al processo.

Avv. Nino Filastò: Senta, i sospettati, complessivamente, erano 82?
Ruggero Perugini: Adesso il numero non me lo ricordo.
Avv. Nino Filastò: A pagina…
Ruggero Perugini: Ma mi ricordo che, il numero…
Avv. Nino Filastò: Sto parlando della fase precedente…
Ruggero Perugini: Preliminare.
Avv. Nino Filastò: …dal momento in cui la vostra attenzione si accentua su Pacciani. Ecco…
Ruggero Perugini: Ecco, mi ricordo che fummo sorpresi che il numero fosse così basso.
Avv. Nino Filastò: Così basso. Fra i sospettabili…
Ruggero Perugini: Noi eravamo abituati a ragionare…
Avv. Nino Filastò: …questi 82, c’era Pacciani, sicuramente.
Ruggero Perugini: Sì, era il numero uno.
Avv. Nino Filastò: Il numero uno. C’era Vanni, Lotti, Faggi?
Ruggero Perugini: No.
Avv. Nino Filastò: Senta, lei ricorda un gesto particolare, nel caso di Baccaiano, da parte dell’assassino, che attirò la sua attenzione?
Ruggero Perugini: Sì…
Avv. Nino Filastò: Non è che voglio fare una domandina a trucco, ma insomma, per sapere…
Ruggero Perugini: Me lo ricordo, perché Baccaiano fu l’unico caso in cui io andai sul luogo di uno degli omicidi del mostro, perché ero di turno – non lo dico per l’alibi – ero di turno in Questura. Mi ricordo che le chiavi della macchina furono rinvenute nel campo… Ma io non c’ero quando questo avvenne, perché ero all’ospedale di Empoli…
Avv. Nino Filastò: Si ricorda se per caso la macchina era chiusa, quando interveniste voi? O se presentava segni di effrazione, la portiera, la macchina?
Ruggero Perugini: Segni di effrazione…
Avv. Nino Filastò: Di forzatura, per aprirla.
Ruggero Perugini: Non è un dato che ricordo.
Avv. Nino Filastò: Non ricorda.
Ruggero Perugini: No, ma fui mandato… perché io arrivai subito sul posto, subito, arrivammo con un certo ritardo. Il Mainardi era stato già portato via. E, subito dopo, arrivò l’allora capo della Squadra Mobile che era il dottor Ciurmino. E mi chiese di andare all’ospedale. Quindi io mi trattenevo fisso nel posto.
Avv. Nino Filastò: Dottor Perugini, lei rammenta quante perquisizioni sono state fatte a Pacciani? Se non se lo ricorda, glielo dico io…
Ruggero Perugini: Diverse.
Avv. Nino Filastò: Diverse.
Ruggero Perugini: Diverse.
Avv. Nino Filastò: Uhm. Compresa quella nell’immediatezza del delitto del 1985, perquisizione abbastanza rudimentale, fatta dai Carabinieri di Borgo San Lorenzo… No, di Borgo San Lorenzo, di San Casciano. E sono: una, due, tre, quattro, cinque perquisizioni.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: L’11 giugno, il 3 dicembre… Poi, la maxiperquisizione dal 27 aprile all’8 maggio del ’92; il 2 giugno e il 13 giugno.
Ruggero Perugini: Me le ricordo molto bene.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Volevo chiedere, avete mai trovato nulla durante queste perquisizioni che potesse, anche garbatamente, lontanamente, richiamare in qualche modo un rapporto del Pacciani con gli attuali imputati? E mi riferisco a Vanni a Lotti e a Faggi.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Se vuole…
Ruggero Perugini: Sì, non è che questi imputati siano usciti fuori soltanto per via di voci di paese. Erano elementi oggettivi. Ma io ricordo che, per esempio, per quanto riguarda il Faggi, no? trovammo una serie di… Faggi fu perquisito, anche, una volta…
Avv. Nino Filastò: Una cartolina, trovaste. Una lettera…
Ruggero Perugini: Non trovammo solo una cartolina. Trovammo anche delle annotazioni su…
Avv. Nino Filastò: Calendario.
Ruggero Perugini: …calendario. Trovammo… Insomma, trovammo delle cose che tradivano la conoscenza, no? di queste persone. Ma non che la cosa, intendiamoci, non che la cosa ci sorprendesse. Se un essere umano vive nella sua realtà, conosce altre persone. Certo, insomma, noi abbiamo investigato tutti coloro che sono stati vicini a elementi sospettati di essere gli autori del mostro. E con ciò non faccio riferimento solo a Pacciani. Adesso, naturalmente non faccio nomi, ma dico non è stato il solo sospettato investigato. Quindi, parliamo di numerosissime persone. Certo, persone che più da vicino, insomma contornavano il Pacciani, erano il Vanni, un graduato dell’Arma morto, e il Lotti che all’epoca della cui esistenza venni a conoscere col nome “Zampino”, perché Pacciani lo chiamava così. Il Faggi lo tirammo fuori proprio nel corso di una di queste perquisizioni, perché trovammo questi elementi di riferimento, e quindi perquisimmo anche lui, esattamente come perquisimmo il Vanni, lo intercettammo e interrogammo, e così via. Ma queste sono tutte ipotesi, io poi le dirò, vede, e con ciò non voglio attribuirmi meriti, le dirò che però noi eravamo, siamo stati piuttosto meticolosi nel fare questi accertamenti. In particolare ricordo che, anche dopo che io me ne…prima del processo, primo processo a Pacciani, dopo che io me ne ero andato negli Stati Uniti e l’ispettore Lamperi, Venturini, diciamo gli storici membri della SAM avevano tirato fuori una serie di elementi, avevano approfondito gli accertamenti – anche il dottor Canessa è al corrente di questo – sui quali, poi, alla luce… Io ho seguito per via molto indiretta la cosa, avevo altro da fare. Però, alla luce di quanto poi è uscito fuori dalle dichiarazioni dei testimoni oculari, sono state sviluppate altre cose. Però tutti quegli elementi di cui in queste… nelle indagini successive lei parla, erano già stati acquisiti da almeno quattro anni, ecco. Non posso essere molto preciso su questo, non avendolo vissuto in prima persona. Però, ecco, voglio dire, dal ’92 in poi le ipotesi di possibili appoggi, ecco erano, si erano sviluppate. Io personalmente non ho mai trovato l’elemento oggettivo, concreto; e secondo me, ciò di cui non hai prova, è cosa di cui non devi parlare, ovviamente. Che non va al processo.
Avv. Nino Filastò: Senta, voi faceste… Quindi Vanni venne perquisito…
Ruggero Perugini: Venne perquisito e venne intercettato.
Avv. Nino Filastò: E venne intercettato.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: E trovaste niente?
Ruggero Perugini: Niente.
Avv. Nino Filastò: E naturalmente venne indagato anche quell’amico deceduto maresciallo, mi immagino. Benché fosse deceduto, faceste accertamenti anche su di lui.
Ruggero Perugini: Beh, sì, vede…
Avv. Nino Filastò: Con riferimento in particolare al fatto che questa era una persona che poteva avere accesso, poteva aver avuto accesso a delle armi, mi immagino, a delle munizioni.
Ruggero Perugini: Sì, vede, noi abbiamo lavorato in stretto contatto, in stretto, strettissimo contatto con l’Arma dei Carabinieri, in particolare con il ROS. E quindi ci siamo divisi anche gli oneri degli accertamenti, poi sui risultati discutevamo insieme.
P.M.: Nelle SAM c’era anche il ROS.
Ruggero Perugini: Esatto.
P.M.: Forse non era sufficientemente…
Ruggero Perugini: Esatto. Sì, furono fatti accertamenti, però ecco, voglio dire, non ricavammo nulla che ci desse… Potevamo… Vede, nelle indagini è sempre buona norma il fare il minor numero di illazioni possibili, perché altrimenti si finisce con…
Avv. Nino Filastò: No, ma infatti, stavamo parlando di riferimenti. Sa, a volte uno trova un appunto, un oggetto che è appartenuto all’uno o all’altro, che si è trasferito…
Ruggero Perugini: Ma poi Pacciani parlava diffusamente del Vanni: il compagno di merende, no?, a dire facevamo le…
Avv. Nino Filastò: Come?
Ruggero Perugini: Pacciani parlava del Vanni, no? Il compagno di merende, merendine, cioè per…
P.M.: Si scambiavano vibratori, se non sbaglio…
Ruggero Perugini: Cioè c’era un certo tipo di…un certo tipo… Diciamo che tra quelli…
Avv. Nino Filastò: Io, dello scambio di vibratori, lo sento dire ora per la prima volta.
P.M.: No, è scritto in un interrogatorio, esattamente del Vanni, che io ho depositato.
Avv. Nino Filastò: Va bene.
P.M.: Che l’aveva comprato anche per Pacciani: è negli atti.
Avv. Nino Filastò: L’aveva comprato. Senta, ma io volevo sapere…
Ruggero Perugini: Comunque, vede…
P.M.: Prego?
Presidente: Ci fu anche un ricovero in ospedale del Pacciani.
P.M.: Ci fu un ricovero, proprio per un oggetto simile, trattenuto.
Ruggero Perugini: Comunque, vede, il supporre, cioè l’approfondire, fare approfondimenti sulla natura dei rapporti fra un sospetto e le persone che le circondano, questo è, diciamo, questo appartiene a buona prassi investigativa.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Il dedurre come una qualche conoscenza, ecco la possibilità che sia a conoscenza, la persona che conosce il sospetto, di cose dall’altro fatte, anche questo è lecito, e,direi che è scontato che venga fatto. Il cercare il modo di capire che è importante che lui parli di questo, se sa qualcosa anche: fino al ’92 io non sono venuto in possesso di elementi sufficienti per postulare un’ipotesi di correità sostanziale, in modo concreto. La SAM però ha proseguito gli accertamenti e direi che li ha sviluppati in modo – ora ricordo una serie di punti, ma sentendo loro magari è più facile che essi siano più puntuali.
Avv. Nino Filastò: Sì sì, ma li abbiamo già sentiti. Ora, infatti, perlomeno per quello che mi riguarda, lo scopo della sua deposizione era risalire proprio a queste indagini fatte fino al ’92. Perché poi lei dal ’92 non se ne occupa più.
Ruggero Perugini: Esatto, certo. No no, ecco, diciamo – diciamo, confermo quello che ho detto prima – che il mio convincimento era che la fantasia ossessiva che poteva spingere una persona a fare un determinato tipo di delitti, è una cosa talmente intima che è difficilmente condivisibile. Le dirò, con ciò, sono a conoscenza di, sempre per quella casistica, l’esame della casistica che abbiamo avuto, che ci sono diversi casi in cui in questo tipo di delitti concorrono due persone. Se vuole, gliene cito qualcuno, insomma i primi che mi vengono in mente.
Avv. Nino Filastò: Lukas…
Ruggero Perugini: Norris e Vittaker, Lake e Chating, Hils e… Buono e Bianchi, insomma, ce n’è. Cioè la casistica c’è. Però non è che sia significativa. È significativo il fatto che non possiamo escludere in linea di principio, per onestà, nessuna possibilità. Però, quello che conta è il dato di indagine, il dato oggettivo, il dato investigativo. Questo per me, e credo per chiunque faccia investigazioni. Poi, le suggestioni le lasciamo perdere perché, in questi casi, le suggestioni ci portano a mare.
Avv. Nino Filastò: Siamo d’accordo. Ecco, dunque, nell’ambito sempre di questi accertamenti che riguardavano relazioni anche con questo maresciallo deceduto dei Carabinieri, per esempio era mai risultato niente, un qualche collegamento di Pacciani con un altro graduato o sotto graduato dell’Anna dei Carabinieri? Un certo Toscano? È venuto mai fuori questo nome?
Ruggero Perugini: Toscano era stato alla stazione Carabinieri di San Casciano.
Avv. Nino Filastò: Sì.
Ruggero Perugini: Credo che lo sentimmo anche. Io adesso non rammento, ma forse se mi aiutassi con la rilettura di quello che scrivemmo allora.
Avv. Nino Filastò: Va bene…
Ruggero Perugini: Sono passati sei anni.
Avv. Nino Filastò: Comunque non è un nome che in questo momento le viene in mente.
Ruggero Perugini: No, no ecco.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: Sì, no, mi viene in mente perché…
Avv. Nino Filastò: Lei…
P.M.: In mente gli è venuto, altrimenti…
Ruggero Perugini: Mi viene in mente eccome, anche perché… !
P.M.: Ha detto anche che era alla stazione di San Casciano: più in mente di così.
Ruggero Perugini: No, mi ricordo…
Avv. Nino Filastò: Ma io non volevo sapere se era alla stazione, questo lo sapevo già da me, che era alla stazione dei Carabinieri di San Casciano. Volevo sapere se loro avevano trovato qualche collegamento col Pacciani o con…
Ruggero Perugini: Senta, quest’indagine è collegata…
Avv. Nino Filastò: Come hanno trovato il collegamento tra Pacciani – di amicizia – storico, direi, tra Pacciani e questo maresciallo deceduto.
Ruggero Perugini: Sì, Pacciani ne parlava.
Avv. Nino Filastò: Volevo sapere se avevan trovato un collegamento di rapporto amichevole tra Pacciani e questo Toscano.
Ruggero Perugini: Ma credo che il Pacciani ne parlò anche, voglio dire. Sa…
Avv. Nino Filastò: Va bene.
Ruggero Perugini: Sa, il Pacciani era circondato, a sentir lui, era circondato da amici. Poi, nella sostanza…
Avv. Nino Filastò: Invece, non ne aveva.
Ruggero Perugini: Poi nella sostanza, quando andammo a verificare in pratica, fra le tante verifiche che facemmo, a cominciare da quella del suo effettivo stato di salute, a tutto il resto, scoprimmo che poi in fin dei conti non è che avesse poi tutte queste amicizie. C’era gente, molta gente che lo temeva, molta gente che…e qualcuno con cui lui aveva un qualche rapporto di maggiore confidenza che con gli altri. È chiaro, dobbiamo anche calare la cosa nella vita del paese, insomma. Allora, quindi il graduato dell’Arma che vive molto la vita del paese, conosce un po’ tutti, conosce. E poi, oltretutto, è anche suo obbligo conoscere le persone che hanno precedenti penali per vedere… E quindi si stabilisce, è facile che si stabilisca un rapporto di confidenza. Però, ecco, io ho frequentato molte…voglio dire, ho frequentato molte persone con precedenti penali. Probabilmente alcune di queste diranno che io sono loro amico, perché mi davano informazioni o che. Però, ecco, va un attimino, queste affermazioni vanno un attimino calate nella realtà dei fatti, ecco.
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Toscano mi pare che intervenne in occasione della morte del Malatesta. Ecco, io…e me lo ricordo perché mi arrabbiai, perché trovammo poche foto di quell’episodio. Comunque questo fa parte degli episodi…
Avv. Nino Filastò: Collaterali.
Ruggero Perugini: In qualche modo collaterali, di cui allora, che all’epoca cercammo di approfondire per verificare se non ci fosse stato qualcosa di diverso di un suicidio, ecco.

Avv. Nino Filastò: Bene. Ecco, sempre con riferimento a collegamenti di amicizia o di conoscenza o di qualsiasi rapporto, voi avete trovato dei collegamenti di Pacciani, o di Vanni, o degli altri imputati di questo processo, diciamo così, degli amici, dei compagni di merende, per utilizzare questo termine ormai abusato, con Francesco Vinci?
Ruggero Perugini: No.
Avv. Nino Filastò: Con Salvatore Vinci? Con Mele, Giovanni Mele? Mucciarini?
Ruggero Perugini: Personalmente, io no. Ecco, voglio dire.
Avv. Nino Filastò: No no, io sto parlando proprio delle sue indagini, di quello che lei ha visto.
Ruggero Perugini: No, le mie indagini.. . Oh, naturalmente cercammo all’epoca di vedere se il nostro sospettato principale avesse avuto dei rapporti di conoscenza con l’ambiente che ruotava – la famosa pista sarda – attorno al delitto del ’68. Ma perché naturalmente, quando studiammo la cosa, dicemmo: beh, la maggior parte di questi delitti sono commessi in questa area territoriale. In questa area territoriale c’era questo particolare omicidio, quello del ’68, che ci sfuggiva come, no?, collocazione geografica. Dico, ma… Poi, naturalmente, pensammo che potesse essere per via del fatto che la Miranda Bugli abitava proprio lì, quando…che l’omicidio del ’68 era stato commesso a distanza di poco meno di un chilometro da quel… Però, ripeto, è sempre un’illazione. Cioè, o tu trovi le prove di un fatto, oppure te lo tieni per te, ecco. Naturalmente i magistrati erano informati di questo, però io ho raccolta di elementi oggettivi, quelli che abbiamo raccolto. E, metaforicamente e fisicamente, sono tutti contenuti negli atti che confermai.
Avv. Nino Filastò: Senta, noi abbiamo parlato poco fa di ritualità e naturalmente quel termine non ha niente a che vedere col satanismo, con sette sataniche e cose di questo genere.
Ruggero Perugini: No.
Avv. Nino Filastò: E chiaro che l’abbiamo usato in un’altra accezione. Su questo è inutile…faremmo troppo…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: …alla intelligenza anche di chi ci ascolta, insistendo su questo aspetto. Però le chiedevo specificamente…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: …se all’interno di questi delitti con riferimento alle possibili motivazioni, all’ambiente in cui erano maturati, rispetto anche alle vittime, eccetera, voi, lei ha rilevato mai qualche riferimento a fenomeni di questo genere? Vale a dire di sette esoteriche, satanismi, messe nere, filtri magici e così via?
Ruggero Perugini: Senta…
Avv. Nino Filastò: Anche perché sulla stampa ogni tanto cose di questo genere…
Ruggero Perugini: Ah, va be’, quello che dice la stampa…
Avv. Nino Filastò: No, ma infatti anch’io—
Ruggero Perugini: La stampa segue il suggestivo, segue il colore.
Avv. Nino Filastò: Certamente.
Ruggero Perugini: Eh, noi, a noi quello che dice la stampa interessa nei limiti in cui la stampa può influenzare il comportamento di un autore di questo tipo di omicidi.
Avv. Nino Filastò: Ma infatti, no no, ma…
Ruggero Perugini: Poi, al di là, o nell’avere una collaborazione, dove è possibile, con la stampa per orientare il comportamento dell’autore. A casa di Pacciani trovammo alcune cose che lasciavano pensare a un suo…, al suo credere cioè nella magia. Trovammo una specie di cartellone, che è quello che si usa per evocare…il bicchierino…
Avv. Nino Filastò: Ma è vero, dottor Perugini, che lo usano in tantissimi…
Ruggero Perugini: Lo usano tutti. Poi trovammo anche delle formule, delle ricette di magia bianca, magia nera. Ricordo che feci una corsa a Roma alla Scientifica per vedere se un certo materiale, che poi a me sembrava fosse grasso umano solidificato, potesse essere quello. Invece era resina. Un’apparenza molto suggestiva: era resina. Poi trovai il foglietto in cui diceva: per la penna di gallina, la resina di pino. No? Per creare queste pozioni, quelle là. Al di là di questo, del coinvolgimento di Pacciani in messe nere, rituali e così via, io non ho prove. A parte il fatto che lui da solo parlava del suo spirito guida, insomma sa, ognuno parla…ha delle fantasie, dei sogni. O della buonanima di mio padre, o di mia madre, o di… cioè ognuno, sa?, poi ecco ognuno la vive, vive il suo rapporto col soprannaturale in modo diverso. Io, del suo coinvolgimento con maghi, streghe, stregoni, non ho, all’epoca, trovato… Credo che però, sempre gli ispettori Lamperi, Venturini, successivamente insomma abbiano raccolto altri elementi. Però, ecco, non ne sono a conoscenza nel dettaglio.
Avv. Nino Filastò: Veramente ci s’ha conoscenza poco anche noi, perché pare sia un’inchiesta che è ancora in corso. Comunque, si starà a vedere: se son rose, o se son maghi, fioriranno.
Ruggero Perugini: Eh, certo.
Avv. Nino Filastò: Ecco, mi scusi, eh.
Ruggero Perugini: Prego.
Avv. Nino Filastò: Una cosa. Il Pacciani lei lo ha conosciuto abbastanza bene e anche approfonditamente, ci ha parlato a lungo.
Ruggero Perugini: Sì, a lungo.
Avv. Nino Filastò: Tanto per cominciare, scrive molto è vero?
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Ha scritto lunghi memoriali, di diverse pagine. Posso dire che sono diverse centinaia di pagine, questi memoriali di Pacciani?
Ruggero Perugini: Sì… Credo che…
Avv. Nino Filastò: Lettere, anche, mandate a giro mi pare… Alla moglie, per esempio, ha mai scritto? Sì?
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ma l’Angiolina sa leggere?
Ruggero Perugini: Io ho i miei dubbi.
Avv. Nino Filastò: Anche io. Comunque, lui ha scritto anche alla moglie…
Ruggero Perugini: Ecco, bisogna vedere se la lettera alla moglie era indirizzata alla moglie.
Avv. Nino Filastò: A lei, oppure a qualcun altro. Ora…
Ruggero Perugini: Però c’erano le figlie che, al limite, glielo leggevano.
Avv. Nino Filastò: In questi memoriali per esempio, in questi numerosi, ma lei li ha letti tutti?
Ruggero Perugini: Finché sono stato coinvolto nell’indagine li ho letti e li ho analizzati tutti.
Avv. Nino Filastò: Analizzati. Ecco, allora con riferimento a quelli che sono emersi e fino al ’92, c’era mai qualche accenno al Vanni, al Lotti?
Ruggero Perugini: Nella documentazione scritta da lui, nelle cose, sì, ci sono accenni al Vanni.
Avv. Nino Filastò: Di che genere?
Ruggero Perugini: Al Vanni, al Vanni, che io ricordi. Però, ecco, siccome non voglio essere impreciso nel…
Avv. Nino Filastò: Ma di che genere?
Ruggero Perugini: Eh, che si andava a fare le merende con il postino e…
Avv. Nino Filastò: Ah.
P.M.: E il maresciallo.
Ruggero Perugini: E il maresciallo, quello morto. Che poi non era un maresciallo, no?, era un graduato dell’Arma. Ecco, questo sì, ecco. Adesso collocare in quale memoriale o in quale lettera lui… però credo che sia tutto acquisito. Sicuramente lei in questo momento ha più chiaro di me il quadro di situazione, perché se ne sta occupando; io invece sono sei anni che manco.
Avv. Nino Filastò: Certo. Ma qualche riferimento, da Pacciani o da qualsiasi altro, sul fatto che Vanni fosse un guardone, o si accompagnasse a Pacciani a fare il guardone? E sul fatto che Pacciani ha fatto il guardone, faceva il guardone, voi avete acquisito alcuni elementi…
Ruggero Perugini: Senta…
Avv. Nino Filastò: Ma di questo non parliamo. Volevo sapere se vi è risultato in qualche modo che Vanni potesse esser stato un compagno di Pacciani in questo tipo di attività. Chiamiamola così.
Ruggero Perugini: Lei intende se ci è risultato da gualche elemento oggettivo.
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, da qualche elemento.
Ruggero Perugini: E io le dico, a me non è risultato da nessun elemento oggettivo.
Avv. Nino Filastò: Questo volevo sapere.
Ruggero Perugini: Però, tanto a lei guanto a me, probabilmente non sfugge il fatto che, insomma, io non vado a far merenda con un uomo della mia età in giro, però, per carità! Quindi io, a quel discorso delle merende, attribuivo maliziosamente un significato diverso.
Avv. Nino Filastò: Forse è stata…secondo me è stata un’interpretazione forzata. Perché a guardar bene, queste merende, loro le facevano…
Ruggero Perugini: Non ho… Mi scusi, eh? Ho detto “secondo me”.
Avv. Nino Filastò: Ah.
Ruggero Perugini: Però, voglio dire, di cui…
Avv. Nino Filastò: Più che altro che merende, eran bevute solenni…
Ruggero Perugini: Sì, io non ho mai trovato…
Avv. Nino Filastò: …la mattina.
Ruggero Perugini: Non ho mai trovato elementi. Ecco, per me l’elemento è: uno che fa il guardone insieme a un altro, significa che un bel giorno, in una bella circostanza, in un bel luogo, lo piglio e lo identifico nel fare quel tipo di attività.
Avv. Nino Filastò: Oppure trova qualcuno che glielo dice, qualcuno del paese che dice: ma questi signori vanno in giro a guardare le coppie.
P.M.: … Malatesta.
(voce non udibile) Ricci, Walter Ricci.
Ruggero Perugini: La storia…
Avv. Nino Filastò: … questo è un testimone preziosissimo.
(voce non udibile) Ma qualcuno c’è.
Avv. Nino Filastò: Ha fatto benissimo a richiamarlo, perché me ne ero dimenticato.
(voce non udibile) Te lo ricordo io dopo.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Ruggero Perugini: No, ma c’è nel corso… Ecco, io ripeto, ci sono cose che sono uscite fuori nel ’94 nel corso del processo.
Avv. Nino Filastò: Beh…
Ruggero Perugini: Io le parlo del mio diretto coinvolgimento nelle indagini fino al luglio del 1992.
Avv. Nino Filastò: Sì sì, ma infatti è su questo che la sto interrogando.
Ruggero Perugini: Sì, certo. Io, tutto ciò che è…
Avv. Nino Filastò: Poi sicuramente il Pubblico Ministero avrà delle domande da fargli sulle cose successive.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ma io, mi interessa questo. Il Pacciani aveva tre abitazioni, vero?
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: In una delle quali lui non viveva. Ci vivevan le figlie, se non sbaglio.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Naturalmente furono perquisite tutte e tre, da voi.
Ruggero Perugini: Da noi, sì. Diciamo, la sua abitazione principale, era quella di…
Avv. Nino Filastò: Sì, certo.
Ruggero Perugini: Di piazza del Popolo.
Avv. Nino Filastò: Se lo vuol dire, dottor Perugini, sennò non importa, eh. Ma è una curiosità che ho da tanto tempo. Durante il dibattimento di I Grado…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: …si parlò di qualcuno che gli aveva indicato, aveva indicato a lei, Pacciani che cercava qualcosa nell’orto con un tondino di ferro.
Ruggero Perugini: Dunque…
Avv. Nino Filastò: No, io voglio chiederle se lei può dirci chi era questa persona che le dette quest’informazione.
Ruggero Perugini: Noi abbiamo, avevamo i nostri osservatori, che hanno fotografato il Pacciani mentre faceva questo.
P.M.: Sono stati sentiti poi in dibattimento.
Ruggero Perugini: Che poi sono stati sentiti in dibattimento…
P.M.: Nome e cognome, della Criminalpol di Roma.
Ruggero Perugini: Ed erano due agenti del Servizio Polizia Scientifica.
Avv. Nino Filastò: Se fosse così, non avrei fatto questa domanda, Pubblico Ministero. Dovrebbe aver anche… Insomma, voglio dire, proprio completamente fuori quadro non sono. Quindi, se faccio una domanda di questo genere, è perché, a un certo punto, su questa informazione ci furono domande dell’avvocato Bevacqua, e quest’informazione non arrivò. Ecco. Comunque, lasciamo fare.
P.M.: Come, lasciamo fare? Son due persone: nome e cognome. Non se ne…
Avv. Nino Filastò: Va bene.
P.M.: Prego, dottore, lo spieghi. Sennò rimane il dubbio.
Ruggero Perugini: No…
P.M.: Avevate del…
Ruggero Perugini: Avevamo…
P.M.: Che servizio era?
Ruggero Perugini: Avevamo un servizio di appostamento con telecamera, telecamera con macchina fotografica fissa, collocata in modo da poter vedere che cosa faceva il Pacciani fuori dall’abitazione. Questo sì.
Avv. Nino Filastò: Bene. Lei poi ha parlato – ora vado così, per sommi capi – su domanda dell’avvocato Franchetti, le venne chiesto, le venne fatta una domanda a proposito di uno dei delitti. Ma io volevo chiederle in particolare, se lei se lo ricorda…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Perché non è che io voglia, pretenda tanto da lei.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ma nell’esaminare in particolare il delitto che riguarda i tedeschi, se aveste…i vostri rilievi furono nel senso di colpi di pistola sparati in rapida successione l’uno all’altro, oppure no?
Ruggero Perugini: Mmh.
Avv. Nino Filastò: Sto parlando di un dato riassuntivo, come può farlo lei, come dirigente delle indagini che riguardano tutto il quadro della situazione. E non specificamente un particolare o un altro. Quindi, tenendo presente la posizione delle vittime, la posizione presumibile delle vittime, dove si trovavano inizialmente, al momento all’inizio dell’assalto, dell’aggressione, la posizione in cui venne a trovarsi dopo, alla fine, quando furono, si trovarono uccisi. I fori, i proiettili, dove erano. Glielo ricordo: parte a sinistra e parte a destra. Ma comunque una fase di sparo concitata, rapida, oppure pauseggiata?
Ruggero Perugini: Ci sono degli accertamenti che possono essere fatti e altri che non possono essere fatti. L’accertamento che a noi in particolare interessava, sempre nella solita premessa che il furgone era stato restituito molti anni prima, e quindi di esso non c’era più traccia. E quindi sono accertamenti che noi simulammo con un furgone dalle analoghe caratteristiche, per vedere come potesse essersi svolta la dinamica. Fu in riferimento alle caratteristiche fisiche dello sparatore, cioè quanto fosse alto. Fosse alto di 2 metri e 50 che dicevano alcuni, se fosse più basso di me, e così via.
Avv. Nino Filastò: Un po’ di meno…
Ruggero Perugini: Quindi, sostanzialmente ricavammo un dato di probabilità: che lo sparatore era più o meno basso come me, ecco, voglio dire, o non più alto di un certo… A me interessava questo, per un discorso anche di compatibilità, per vedere…
Avv. Nino Filastò: Ma a me in questo momento interessava proprio questo: la rapida successione.
Ruggero Perugini: La rapida… Stavo arrivando, che per guanto riguarda la rapida successione, i colpi sono, alcuni distanziati, no? Ecco, la rapida successione, io non posso…non posso affermarla. Perché la rapida successione la determino dal tempo intercorso tra un colpo e l’altro. E rapida, rapidissima successione, nel senso “papapapapa”, non… Cioè, non so quali probabilità attribuire a questo tipo di successione, visto che i colpi erano relativamente distanziati l’uno dall’altro. Che risposta vuole che le dia? La rapidità è data dal tempo fra un colpo e l’altro. Un tot frazioni di secondo, un quarto di secondo. Estraendo la pistola e sparando…dico, quindici cartucce, è un attività che si può fare in tre secondi. E se vuole glielo… Cioè voglio dire, come facciamo a frazionare ulteriormente?
Avv. Nino Filastò: Certo.
Ruggero Perugini: Qual è il termine?
Avv. Nino Filastò: Senta, lei fece indagini per accertare l’identità dell’anonimo che aveva spedito l’asta guidamolla?
Ruggero Perugini: Sì. Sì.
(voce non udibile)
P.M.: Bene, grazie.

Avvocato?: Presidente, chiedo scusa…
Presidente: (voce non udibile)
Avvocato?: Ecco, mi è tornato questa copia. Ecco, a questo proposito, io chiedevo, intanto, se era stato dato atto che il teste aveva esibito l’originale…
Presidente: No, io l’ho detto al microfono. È qui già registrato.
Avvocato?: E chiederei di essere ammessa la produzione di questa copia.
Presidente: Eh, se non ci sono opposizioni, non vedo…
P.M.: Nessuna opposizione.
Presidente: Bene. Allora si acquisisce il documento…
Avvocato?: Grazie.
Presidente: …relativo alla macchina acquistata nell’87… ’87, vero? da Rizzi Giuseppe. Viene allegato al verbale d’udienza. Bene. Prego, dottore. Allora, per quanto riguarda la telecamera, il dottor Perugini vuole essere ripreso dalla telecamera, o no?
Avv. Nino Filastò: È un po’ tardi…
Ruggero Perugini: Mi è indifferente. Sarebbe tardi…
Presidente: Non lo so, è un teste uguale a tutti quanti gli altri, ma la domanda va fatta. Siccome c’è, è venuta fuori…le telecamere sono state rimosse per ragioni che…per seguire l’altro processo che a nessuno interessa. In ogni modo, siccome la Corte ammise le telecamere fisse, ma non la telecamera mobile, non vorrei che – ho già spiegato ad Antonio, lì, il commesso, che è venuto a chiedermi notizie – non vorrei che poi, dietro la telecamera mobile della RAI, si infilassero anche le altre. La può usare la telecamera mobile, però come usasse la telecamera fissa. Quindi, la persona, fa da… stava lì, o qua. Bene. Detto questo, possiamo andare avanti.
Avv. Nino Filastò: Grazie, Presidente. Dottor Perugini, eravamo rimasti a parlare di questo anonimo che ha spedito questo pezzo di ferro, questa asta… che poi però è risultato essere effettivamente una parte di un’arma, di una Beretta calibro 22. Ecco, voi avete, lei quando è stato interrogato sul punto, all’udienza del 15 giugno del ’94 – il riferimento è a pagina 97 -…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: …lei ha detto: “A noi è rimasto il desiderio di conoscere l’identità di questo anonimo.” Desiderio da parte vostra perché, insomma, questo anonimo aveva l’aria di saperla un po’ lunga…
Ruggero Perugini: Questo anonimo aveva l’aria di aver seguito i movimenti della persona.
Avv. Nino Filastò: Di Pacciani.
Ruggero Perugini: Esatto. E quindi… cioè, a noi interessava tutto. A noi interessava, in quel momento…
Avv. Nino Filastò: Questo fatto che avesse seguito i movimenti, derivava dal fatto che questa lettera anonima, l’anonimo faceva riferimento a Crespello, vero?
Ruggero Perugini: Uhm…
Avv. Nino Filastò: Che era realmente un posto dove Pacciani era andato in giro in una certa occasione, con la moglie…
Ruggero Perugini: Sì. No, no, dunque… Esatto.
Avv. Nino Filastò: A cercare gli asparagi selvatici.
Ruggero Perugini: Gli asparagi selvatici. Non ci sembrava neanche che fosse il periodo adatto per gli asparagi selvatici, fra le altre cose. Questo era un’altra cosa che intensificava il nostro interesse.
Avv. Nino Filastò: Però Pacciani, in quella occasione, era stato controllato da dei vostri agenti. O da una? Da una, o da due?
Ruggero Perugini: Una.
Avv. Nino Filastò: Una.
Ruggero Perugini: Credo. Per via della sorveglianza, a vista doveva esser fatta come disposizione, in modo, però, da non destare particolari sospetti della persona. Per cui c’era disposizione di rompere l’attività, se poteva esporre il rischio.
Avv. Nino Filastò: E lui aveva riconosciuto questa ragazza, Pacciani…
Ruggero Perugini: No, io credo che lui non l’abbia vista. Credo, perlomeno. Non in quella circostanza.
Avv. Nino Filastò: No, in un memoriale lui dice di si, di averla vista…
Ruggero Perugini: Lui l’ha riconosciu. . . Adesso le spiego: quando nel… queste due ragazze furono…, parliamo di un paese, Mercatale, che è piccolo. Le facce nuove si vedono subito. E quindi, il problema di poter collocare delle persone che esercitassero questo tipo di sorveglianza senza essere immediatamente oggetto dell’attenzione generale, nacque nel momento in cui lo decidemmo. Quindi noi facemmo in modo che loro prendessero posizione qualche tempo prima della scarcerazione del Pacciani. Poi lui ha, mi ricordo in una circostanza, lui scambiò chiacchiere. Pareva anche abbastanza attirato da una delle due. Ma erano tre, che fecero…
Avv. Nino Filastò: … il solito, alla Pacciani.
Ruggero Perugini: Comunque voglio dire, scambiò…
Avv. Nino Filastò: Non gliene scappava una.
Ruggero Perugini: Scambiò un po’ di conversazione con questa. E le rivide, però, poi, in occasione di un interrogatorio nel luglio, se non sbaglio, del ’92…
P.M.: Forse ’91…
Ruggero Perugini: ’92, ora non mi ricordo. Nell’ultimo interrogatorio, nel quale io personalmente partecipai, o meglio… e mi parve sorpreso nel vederle fra le Forze di Polizia. E quindi immagino che lui, fino a quel momento, non ne abbia sospettato l’appartenenza. Perché avevano fatto un ottimo lavoro.
Avv. Nino Filastò: Beh, per la verità lui in un memoriale dice che aveva visto, incontrato, visto questa ragazza, che lui sapeva benissimo che era una poliziotta, benché lei dicesse che era lì perché stava con il fidanzato, che era una studentessa, eccetera. Si ricorda se in questo memoriale Pacciani fa riferimento anche all’incontro con un’altra persona?
Ruggero Perugini: Oh, io non mi ricordo di questo memoriale. Comunque, tutto ciò che Pacciani dice nei memoriali, non è che sia necessariamente rispondente a realtà, o a verità. Io ho la sensazione che lui non abbia mai avuto l’idea che queste ragazze fossero della Polizia, fino a che non le ha viste in quella circostanza. Tanto che tradì proprio la sorpresa. E, se non sbaglio, mi disse: ‘guarda…’ Dopo, credo che abbia commentato il fatto, non lo so. Quindi…
P.M.: Mi sembra anche a me.
Ruggero Perugini: Ecco, questo smentisce, se ha detto questo nei memoriali, lo smentisce. Però è vero che noi eravamo molto curiosi di sapere che cosa lui vi fosse andato a fare con la moglie. Anche perché lui non è che fosse solito uscire con la moglie; normalmente la moglie la lasciava a casa. Spesso la chiudeva a casa.
Avv. Nino Filastò: Però, per quanto riguarda l’incontro con quest’altra persona che era, sarebbe stato un parente di una maga, lei si rammenta? Quel giorno lì, quel giorno della gita a Crespello, lui si sarebbe incontrato con un’altra persona.
Ruggero Perugini: No…
Avv. Nino Filastò: No.
Ruggero Perugini: No, io personalmente non…
Avv. Nino Filastò: Ne parla nel memoriale.
Ruggero Perugini: No, le dico che lui…
Avv. Nino Filastò: Fra l’altro è risultato vero, perché questa persona è stata interrogata e…
Ruggero Perugini: Beh, ecco, ma come le ho detto, noi non è che abbiamo avuto modo di osservare i suoi movimenti, tutti i movimenti della famiglia. Mi sembra abbastanza strano, perché poi il tempo che lui… Non posso parlare di ciò, di cui non so.
Avv. Nino Filastò: Va bene. Comunque voi eravate interessati e non siete riusciti a accertarla questa identità del…
Ruggero Perugini: No, facemmo tutta una serie di confronti, grafici… Cercammo, insomma, un attimino. Anche perché non eravamo mai riusciti ad accertare neanche l’autore della prima missiva, quella che nell’85 parlava del Pacciani…
P.M.: Poi è stato identificato.
Ruggero Perugini: Sì, poi ho saputo che dopo è stato identificato.
P.M.: All’epoca, no.
Ruggero Perugini: All’epoca no, non ci riuscimmo. Mi ricordo che però facemmo una attività piuttosto onerosa di riscontri. Cioè, là non ci si poteva permettere di sottovalutare nessun minimo dettaglio, nessun particolare, ecco. Diciamo che, di fronte a una serie maniacale, l’indagine deve essere altrettanto, non dico maniacale, ma altrettanto puntigliosa su ogni piccolo dettaglio. Perché non si sa mai quale dettaglio possa essere importante o no ai fini investigativi.
Avv. Nino Filastò: Ecco, dottor Perugini, ci sono… va be’, lo scopo di questa domanda ha a che fare con la data dell’omicidio, del duplice omicidio dell’85, la data esatta.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ora qui c’è qualcosa che a me non torna. Lei rammenta di avere interrogato la sorella di Nadine Mauriot che si era presentata spontaneamente venendo dalla Francia?
Ruggero Perugini: Sì, mi pare di sì. Sì, me lo ricordo, sì.
Avv. Nino Filastò: Ricorda cosa le disse questa signora… Ecco, questa signorina, tanto per cominciare…
Ruggero Perugini: Mi ricordo…
Avv. Nino Filastò: Scusi.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Nel verbale del 15 giugno del ’94, viene identificata dall’avvocato Bevacqua come la signorina Kraveichvili.
Ruggero Perugini: Kraveichvili.
Avv. Nino Filastò: Sì, che però non dovrebbe essere tale. Perché se era la sorella della signorina Mauriot, non poteva chiamarsi Kraveichvili, perché Kraveichvili è il ragazzo.
Ruggero Perugini: Io…
Avv. Nino Filastò: Cioè, il nome proprio di …Michelle…
Ruggero Perugini: No, dovrebbe essere Mauriot…
Avv. Nino Filastò: Ora io mi appellerò alla solita obiezione…
Ruggero Perugini: Se non sbaglio era la sorella della Mauriot.
Avv. Nino Filastò: Della Mauriot.
Ruggero Perugini: La quale disse che lei era attesa in Francia per quel particolare giorno, in quanto i bambini dovevano andare a scuola.
Avv. Nino Filastò: Il lunedì era attesa.
Ruggero Perugini: Esatto.
Avv. Nino Filastò: Che era il primo giorno di scuola.
Ruggero Perugini: Era il primo giorno di scuola.
Avv. Nino Filastò: E disse anche che, se avesse avuto un intralcio e fosse partita in ritardo, avrebbe telefonato.
Ruggero Perugini: Avrebbe probabilmente avvisato, sì.
Avv. Nino Filastò: Avrebbe avvisato. E questo volevo sapere.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ora poi, magari, il Pubblico Ministero mi aiuterà…
Ruggero Perugini: Guardi, su…
Avv. Nino Filastò: …a identificare questo testimone, per potere acquisire il verbale relativo. Perché io qui di nome ho, per quello che risulta a questo verbale, Irene Michelle Kraveichvili. Che non mi torna, perché Kraveichvili è il nome del… Come si chiama questo ragazzo? Lei ce l’ha sicuramente negli atti…
P.M.: L’unico problema è che, in questa macchina qui, non ho… Comunque si trova senz’altro.
Avv. Nino Filastò: Grazie. Perché faccio una riserva per chiederle l’acquisizione della deposizione di questa signorina, la quale…
P.M.: Deposizione nel procedimento Pacciani, o nel procedimento…
Avv. Nino Filastò: Procedimento Pacciani.
P.M.: Non mi ricordo se depose.
Avv. Nino Filastò: Sì. Sì, sì.
Ruggero Perugini: No, non… Mi scusi, avvoca… Non ho memoria che abbia deposto, però…
P.M.: Anch’io non ho memoria.
Ruggero Perugini: Però è stata sentita a verbale. Questo, sicuramente.
P.M.: Era stata sentita…
Avv. Nino Filastò: Era stata sentita a verbale dal Pubblico Ministero. Lei, in data 6, dichiarò: “Non ho parlato io, perché era il Pubblico Ministero a sentirla.”
P.M.: E quindi fu sentita in quelle indagini lì. Non fu sentita al dibattimento, quindi… non è, andrebbe citata in questo, se serve.
Avv. Nino Filastò: Comunque, eventualmente, se è necessario…
P.M.: Il verbale c’è senz’altro, lo ricordo anch’io.
Avv. Nino Filastò: Benissimo.

Avv. Nino Filastò: Questa cosa che lei ha già detto, dottor Perugini, vorrei che lei la ribadisse.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Nel periodo di tempo in cui Pacciani viene scarcerato. Pacciani sta in carcere dall’87, se non sbaglio, fino al ’91. La data precisa non gliela so dire quando venne scarcerato. E in rapporto alla imputazione che riguardava la violenza nei confronti delle figlie.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Dal momento in cui viene scarcerato, voi avete già dei sospetti su di lui abbastanza puntuali.
Ruggero Perugini: Da molto tempo prima.
Avv. Nino Filastò: Dall’89.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Per l’esattezza. Quindi, perlomeno se quando una sua…
Ruggero Perugini: Lui rientra nel quadro dei sospetti.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Quindi voi, anche per motivi di prevenzione, lo sorvegliate attentamente.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Al punto che sistemate nella sua abitazione una apparecchiatura di intercettazione ambientale.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: E queste intercettazioni ambientali durano – lo ha detto lei, lo ricordo – per sei mesi.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: In più ci sono, come lei ha riferito prima, delle apparecchiature visive per cui si controlla le persone che escono dalla sua casa e tutto il resto. In più ci sono, se non… No, glielo ricordo. Lei mi dice se è esatto.
Ruggero Perugini: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Ci sono gli agenti specializzati, come dire, travisati nel senso che si spacciano, sono due agenti donna, in particolare, che vanno ad abitare a Mercatale.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: E che controllano tutti i movimenti di Pacciani. E, ovviamente, anche le persone che lo vanno a visitare.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Io, la domanda a questo punto, fatto questo quadro generale, la domanda a questo punto che le rivolgo, è questa: in questo complesso di indagine, di strumenti di indagine, di fonte di indagine, a cui, alle quali, anche meccaniche come dicevo prima, intercettazioni ambientali e tutto il resto, che cosa vi è risultato che riguardasse in particolare Vanni. Sotto questo profilo: se Vanni è mai andato a trovarlo, se, in qualche modo, Pacciani parlando con la moglie o qualcun altro ha fatto menzione di Vanni. Insomma, tutto quel…
Ruggero Perugini: Si incontrano, un giorno, nel paese. Si incontrano.
Avv. Nino Filastò: A Mercatale?
Ruggero Perugini: A Mercatale. Una delle agenti lo segue. Credo che c’è…
P.M.: C’è una annotazione.
Ruggero Perugini: Una annotazione. Ecco, adesso non ricordo esattamente questa annotazione, però si incontrano. Va be’, tenga conto di un fatto, avvocato: Vanni ci interessava per una serie di motivi. Sapevamo, per esempio, tanto Pacciani che Vanni si incontravano e facevano giochini erotici, anche strani, con la Sperduto. C’era questo tipo di confidenza.
Avv. Nino Filastò: Scusi, la Sperduto era una prostituta, sì o no?
Ruggero Perugini: La Sperduto non era una prostituta.
Avv. Nino Filastò: Beh, insomma…
Ruggero Perugini: Nel senso tecnico del termine. Ma era una donna con cui il Pacciani, fra le altre cose, si era appartato anche sulla piazzola di Scopeti. Si ricorda quell’ipotesi che io facevo in …?
Avv. Nino Filastò: Sì.
Ruggero Perugini: E non solo, ma la Sperduto ci aveva fatto delle dichiarazioni che a noi sembravano piuttosto indicative sulla rabbia che aveva preso il Pacciani quando aveva visto altre coppie di fidanzati sulla stessa piazzola. Tanto che lei gli aveva detto, dice: ‘ma insomma, loro stanno facendo quello che stiamo facendo noi, qui’. Invece sembra che, proprio, a lui non andasse questo fatto. La Sperduto fa anche altre dichiarazioni al fatto suggestivo: sull’interesse particolare del Pacciani verso alcune parti del corpo. In particolare il seno sinistro. Ora… La Sperduto le fa di sua spontanea volontà, non è che nessuno gli fa la domanda precisa. Ecco perché una delle cose che noi abbiamo sempre cercato di fare in questa indagine è stato di sentire i testi. Lasciare che loro parlassero, per evitare che potessero dire cose, o ripetere cose che noi gli mettevamo in bocca, o gli suggerivamo. Quindi, lei noterà che i nostri verbali sono assolutamente asettici. E quindi, questo dato, questo fatto che poi anche il Vanni avesse frequentazione con la casa della Sperduto… Un episodio strano: il marito della Sperduto che viene trovato appeso. Io le ho detto prima che mi ero arrabbiato per il modo in cui era stato condotto il sopralluogo su quello che è un caso di suicidio. C’erano pochissime foto, non si capiva bene come stessero le cose. E quindi mi ricordo che ne parlammo a lungo, anche fra di noi con l’ispettore Lamperi e Venturini. Poi ne parlammo con il P.M. Prima di parlarne col il P.M. chiedemmo: ma questo suicidio. Strano, è strano questo suicidio. Quest’uomo, pochi giorni prima, è stato picchiato da due uomini e dorme col falcetto sotto al cuscino. Uno così, insomma, non sembra uno che abbia intenzione di rinunciare alla vita. È uno che manifesta istinti diversi.
Avv. Nino Filastò: Questi due uomini che lo avevano picchiato, mi scusi, avevano a che fare con Pacciani, o con qualcuno dei compagni di merende?
Ruggero Perugini: Non lo abbiamo accertato, in realtà. Fu picchiato da due uomini. La Sperduto ci dice che il Pacciani una volta gli disse: ‘se vuoi te ne libero di questo marito’. Che diceva era un tipo violento, a sua volta, dedito all’alcool. Però, ecco, diciamo le circostanze di quel fatto, ci parvero strane. Ovviamente le abbiamo approfondite, ma non siamo mai arrivati a provare nessuna responsabilità dei due. Certamente ci venne in mente che forse potesse esserci in questo… Se nella ipotesi non provata che ci fosse stato una compartecipazione a questo episodio. Primo, che si trattasse di un omicidio dissimulato da suicidio; secondo, che ci fosse stata una compartecipazione dei due, se questo non fosse l’elemento con cui il Pacciani teneva in mano l’altro, l’amico. Ora, fra il Pacciani e il Vanni c’è una differenza di personalità, a mio avviso, talmente strepitosa! Perché il Pacciani è un dominatore nato. Quindi, probabilmente, non ha neanche bisogno di questo tipo di supporto ricattatorio per avvalersi dell’appoggio di altri. Però, ripeto, queste sono illazioni e non meritano più attenzione che tanto. Non lo abbiamo mai trovato, non abbiamo trovato mai elementi oggettivi. Certo che ci abbiamo investigato a lungo, per anni, sopra. E mi ricordo, anzi, che questa era una ipotesi fortemente sostenuta, in particolare dall’ispettore Lamperi e da Venturini. Io ho sempre cercato di dire: ‘stiamo attenti a non farci… ecco, a non farci, a non costruire castelli su cui poi non possiamo… che non sono ben solidi. Noi dobbiamo accertare questi elementi…’ Elementi non ne abbiamo, non ne avevamo. Però certamente questo quadro ci sembrava interessante e decidemmo di approfondirlo. Quali risultati? Nessuno, ecco. Quindi rimane così com’è. Un fatto suggestivo, ma non provato. Per questo motivo non ne abbiamo mai parlato, naturalmente se non a livello, ecco, di scambio di opinioni, di idee. Insomma, avvocato, l’ipotesi che il Vanni e Pacciani potessero essere complici. Dico, il Vanni o altri, in una certa attività, è stata investigata, ma non è mai stata provata, non è mai stata sostenuta da nessun elemento che potesse essere difeso a livello dibattimentale. Per serietà abbiamo, ne parliamo in questa circostanza, visto che il seguito delle investigazioni ha fatto evidenziare alcuni elementi. Però io debbo, con altrettanta onestà, dire che non abbiamo noi, io non ho…
P.M.: L’indagine è andata poi avanti. Gli ispettori l’hanno portata avanti e ha un suo corso per tutto…
Ruggero Perugini: Sì, l’indagine ha un suo corso. Io posso parlarne, perché loro per affetto e per, a volte per sentirci, per pareri… mi telefonavano…
P.M.: Nessun esito ovviamente pubblico.
Ruggero Perugini: No, ovviamente. Certo. Poi non sono cose che uno va a dire. Sarebbe improprio, inappropriato.
Avv. Nino Filastò: L’ultima domanda, dottor Perugini, a proposito di questo elaborato della Unità Investigativa della scienza comportamentale forense di Quantico.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Come nasce questo documento, per iniziativa di chi? Chi lo chiede…
Ruggero Perugini: The Legal Attaché…
Avv. Nino Filastò: Come?
Ruggero Perugini: The Legal Attaché, The Legal Attaché dell’FBI, per dare un supporto a un caso che era importante…
Avv. Nino Filastò: Ma venne sollecitato da voi, in qualche modo…
Ruggero Perugini: A livello Centrale.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. E fornendo a questa, ai redattori di questo documento, che si identificano in questi signori John Dunn, Gaindo, Tuli, Rivero, Robli, Wagner, con la revisione speciale di Ronald Walker… Non è mica quello… questo Roland Walker, non è mica quello, tanto per chiarirsi le idee, che ha ispirato il film “II Silenzio…
Ruggero Perugini: È lui?
Avv. Nino Filastò: No, non è lui.
Ruggero Perugini: No. Quel profilo, quel profilo fu verificato da un altro che era, all’epoca, un agente, un buon amico. Uno che si occupò a suo tempo del “mostro di Atlanta”.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: E si chiama Jatson Ray.
Avv. Nino Filastò: No, ma volevo sapere se gli forniste tutti i dati…
Ruggero Perugini: Loro ebbero dati che non. .. ebbero i dati che gli mandò il Legai Attaché. I dati erano incompleti. Noterà che alcune date sono anche sbagliate, sono sbagliati i nomi… Però, in linea di massima, avevano sufficiente materiale per fare un…
Avv. Nino Filastò: Ma … nominò, eh.
Ruggero Perugini: Prego?
Avv. Nino Filastò: Nominò. E le date, nemmeno, per dire la verità e Beh, insomma, a me pare abbastanza corretta.
Ruggero Perugini: Sì, ci sono alcuni… alcuni errori.
Avv. Nino Filastò: Si, è vero, ha ragione. E l’omicidio Mainardi-Migliorini viene indicato 19-20 agosto ’92, mentre invece sappiamo che è giugno.
Ruggero Perugini: Va be’. Io lo conosco più o meno a memoria, perché poi, quando sono andato lì, ho parlato con Duglas, all’epoca, con Jatson Ray, con Ray Haselwood, diciamo i vecchi, diciamo gli iniziatori del… per capire come avessero potuto fare un identikit di autore senza conoscere sostanzialmente nè le caratteristiche geografiche, la densità di popolazione e le caratteristiche culturali e così via. E quindi mi dissero giustamente che c’erano in tutti, anche a prescindere dalla loro scarsa conoscenza di questi elementi, c’erano dei dati comuni in questi omicidi che potevano essere importati anche dalla cultura italiana in qualsiasi altro paese.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
Ruggero Perugini: E quindi va considerato per quello che è. Diciamo che mi colpì, perché lo trovai abbastanza… abbastanza specifico, no? per le sue caratteristiche…
Avv. Nino Filastò: Cioè?
Ruggero Perugini: Lo trovai abbastanza specifico. Cioè, trovai che si erano presi la responsabilità di dire cose… Io, per esempio, non avrei fatto al posto loro. Ed era, appunto, su alcuni di questi punti che chiesi approfondimenti. E ne ho discusso per tre mesi di seguito, più o meno, ogni volta che ne ho avuta occasione. Ho continuato a discuterne anche dopo, naturalmente. A parte il fatto che abbiamo contatti piuttosto stretti con loro. Ci sono dei punti sui quali…
Avv. Nino Filastò: Ecco, per esempio, una cosa a me ha sempre, come dire, un po’ intrigato, di questo documento. Quando parlano della possibilità che questo aggressore, in precedenza, abbia commesso atti di vandalismo, compreso un incendio.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ora, per l’appunto, io ricordo – non so se lei, la valutazione che ha fatto anche lei – però ho trovato alcuni episodi d’incendio doloso intorno a Firenze, che… Ma questo, dico proprio…
Ruggero Perugini: Incendio doloso… Sì.
Avv. Nino Filastò: …pare quasi una mezza chiacchierata, eh. Che precedono i delitti.
Ruggero Perugini: Ma guardi, che non è… Questa sua osservazione, è importante. Perché, vede, noi ci siamo posti, fra gli altri dubbi che ci siamo posti, ci siamo posti il problema di che cosa l’autore di questi delitti facesse nei momenti in cui non colpiva. Perché normalmente, no? si dice… sa, dei tratti di personalità particolari, in genere possono manifestarsi con comportamenti distruttivi, o di violenza, che a volte – non sempre – se si è fortunati, hanno rilevanza penale e vengono scoperti e gli vengono attribuiti. Non a caso, tutti coloro che avevano un certo tipo di precedenti penali, fra cui l’incendio, perché l’incendio è un dato abbastanza ricorrente nei sadici, Peter Kurten ha commesso più incendi che omicidi, Peter Kurten è stato il caso che io presi come riferimento per aggiustare un pochino il tiro. E… non era da sottovalutare il fatto.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Io la ringrazio molto, dottor Perugini.
Ruggero Perugini: Prego, dovere.

Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Avvocato Mazzeo per Vanni. Dottor Perugini, stamattina lei, nel tracciare sinteticamente, ovviamente, le caratteristiche diciamo dello psicopatico, in particolare.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Cioè, dell’omicida non organizzato.
Ruggero Perugini: No, l’organizzato.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: L’organizzato, pardon. Tra l’altro osservava che ha delle costanti di comportamento.
Ruggero Perugini: Normalmente, sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Proprio per esemplificare, ha detto: ad esempio la macchina di questo individuo generalmente ha un elevato chilometraggio, perché questo è uno che viaggia molto.
Ruggero Perugini: Siamo negli Stati Uniti, in cui le distanze sono considerevolmente elevate. Cioè, negli Stati Uniti è abbastanza, quando parliamo di un elevato chilometraggio parliamo di un elevatissimo chilometraggio, perché normalmente quelli che venivano a lavorare, dico, nel distretto di Columbia alla FBI abitavano a Baltimora, o alcuni abitavano a distanze di 100, 120, 150 miglia.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No, ma vede, io chiaramente pensavo a Pacciani, non…
Ruggero Perugini: Ah si.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: …non agli Stati Uniti – il quale sembra non adattarsi a questo tipo di esemplificazione, perché il Pacciani con la sua Ford Fiesta sembra che abbia fatto soltanto 8800 chilometri in circa cinque anni. E cioè la metà di quelli che percorre in un solo anno un italiano medio. Quindi, voglio dire…
Ruggero Perugini: Ah sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Mi ha colpito la discrasia in questo caso, no?
Ruggero Perugini: Sì, tenga presente che il Pacciani aveva anche una 500; tenga presente che aveva anche un altro mezzo di locomozione.
P.M.: Una Lambretta e un motorino, e una bicicletta.
Ruggero Perugini: Lambretta, motorino, bicicletta. Tenga conto anche…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No, no, ma io avevo presente anche – mi scusi, dottore – il fatto che con riferimento a questo processo, in ordine al quale lei giustamente ha osservato che le sue indagini si sono concluse nel ’92, quindi…
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: …si è sempre parlato di viaggi in macchina, ecco, per raggiungere i luoghi dell’omicidio.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, i viaggi in macchina che non era la 500, che non era la Lambretta, ma poteva essere la Fiesta.
Ruggero Perugini: Mi perdoni.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Prego.
Ruggero Perugini: Viaggi con un mezzo di locomozione, non in macchina.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No, no, in questo processo mi riferisco alle deposizione del Lotti, del correo.
Ruggero Perugini: Non le conosco.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Giustamente. Giustamente lei non le conosce.
Ruggero Perugini: Non le conosco.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, un’altra: lei ha avuto modo di accertare, sempre con riferimento a quest’argomento, quali erano le capacità di guidatore del Pacciani?
Ruggero Perugini: Ottime.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ottime?
Ruggero Perugini: Ottime.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, in particolare, come mai è giunto a questo risultato?
Ruggero Perugini: Sono giunto a questo risultato perché le capacità di guida del Pacciani sono state oggetto di una attenta verifica.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Sì.
Ruggero Perugini: Perché lui diceva che non si sapeva orientare bene nel territorio e quindi faceva guidare altri. Invece, poi, dei nostri agenti hanno verificato che il Pacciani non solo si orientava benissimo, almeno per quella… ma guidava anche altrettanto bene.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No, sa perché le dico questo? Proprio in questo processo è venuto il nipote del Pacciani – il teste Caminati Valerio – che non so se lei lo ha mai sentito…
Ruggero Perugini: E come no.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: …il quale qui ha riferito che…
Ruggero Perugini: Io credo, guardi, credo…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: …lo zio non viaggiava mai da solo, c’aveva sempre un maresciallo in pensione che 1’accompagnava.
Ruggero Perugini: Mi sono chiesto perché. Mi sono chiesto perché. Ha capito? Non so se… Mi sono chiesto perché una persona che si sa orientare e che sa guidare e sa guidare bene facesse guidare altri. Mi sono chiesto: perché? Vede, un’altra caratteristica di questi personaggi di cui parlavamo prima è la costante ricerca della dissimulazione.
Presidente: Scusi un attimo. Scusi un attimo, dottore, sennò dopo sfugge la circostanza, eccetera. Quando lei dice: “Pacciani è stato oggetto di attenta verifica”, significa dagli agenti.
Ruggero Perugini: Certamente, certamente. Dei nostri agenti lo hanno seguito. E non solo dei nostri agenti. E poi, voglio dire, lui andava in giro, insomma. Andava in giro anche da solo. Quando compare improvvisamente di fronte alla solita prima casa di Miranda Bugli, circostanza che lui nega, cioè, un luogo che noi avevamo avuto difficoltà a individuare.
P.M.: Può dire dove, per favore, alla Corte?
Ruggero Perugini: Sì, adesso mi sfugge la…
P.M.: Dalle parti di Rufina…
Ruggero Perugini: Sì, insomma. Voglio dire…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, comunque il teste Caminati, questo signor Caminati Valerio lei non lo ha mai…
Ruggero Perugini: Sì, certo. Ho sentito Caminati Valerio, ho sentito…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Su questo argomento anche?
Ruggero Perugini: No.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco. La ringrazio, era solo questo.
Ruggero Perugini: No. Non su questo argomento.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: E poi ha aggiunto, e qui che… ha sempre parlato dell’autore.
Ruggero Perugini: Al teste ho chiesto quando lo zio fosse andato a trovarli, con chi, chi c’era, cosa avevano fatto.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Sì.
Ruggero Perugini: Sì, questo è certo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, e poi ha verificato anche chi erano questi signori che accompagnavano…
Ruggero Perugini: Sì, sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Non li ha sentiti?
Ruggero Perugini: Uno… sì, certo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Uno è morto, forse, addirittura.
Ruggero Perugini: Adesso non so, sono passati anni. Se mi dà un minuto di tempo…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No. . .
Ruggero Perugini: Poi improvvisamente mi verrà in mente il nome. Se posso…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Circa lo scopo. Lei ha insistito molto sulla sua convinzione e ha insistito molto sul fatto che le sue convinzioni, essendo lei un poliziotto, sono sempre il frutto di un’attenta analisi dei dati oggettivi. Ha detto: per me si tratta di fantasie sadiche ossessive, talmente intime che sono difficilmente condivisibili con altri.
Ruggero Perugini: Esatto.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Anzi, l’ha ripetuto più volte. Ecco, su questo fatto…
Ruggero Perugini: Sono ancora, sono ancora convinto di questo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: La ringrazio.
Ruggero Perugini: Ma quello che è il mondo interiore, fantastico di una persona, può avere, può non avere incidenza sul fatto operativo, intendo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Sì. Ecco, ma…
Ruggero Perugini: Loris e Pitague, che…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Sì, no, ma guardi che questa era una premessa, poi la domanda era questa.
Ruggero Perugini: Sì, sì, certo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: In questo quadro, no, l’invio del brandello di tessuto del seno della povera ragazza francese alla dottoressa Della Monica, lei lo definirebbe una firma? Con riferimento alla…
Ruggero Perugini: No, io lo definirei un modo di… lo definirei più che altro una sfida.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Una sfida.
Ruggero Perugini: Una sfida alla Giustizia, una sfida alla donna. Perché altri magistrati che si sono occupati di questa vicenda per molti anni, i loro nomi non erano del tutto ignoti, però l’autore di questi delitti non ha mai manifestato, almeno apparentemente, il desiderio di dialogare o di comunicare con loro. Noi abbiamo cercato, abbiamo anche fatto tentativi per essere oggetto di telefonate, di lettere. Insomma, noi avevamo bisogno del maggior numero di materiale possibile su questo soggetto. Però stranamente l’attenzione, l’azione di quest’uomo scaturisce nel momento in cui la dottoressa Della Monica, sostituto procuratore e donna si interessa del caso. Allora, in quel momento… il che conferma il fatto che la donna è il fuoco del suo interesse, in un modo o nell’altro. Quindi, la sfida alla donna che gestisce 1’indagine.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, e in base agli elementi di riscontro, agli elementi oggettivi che avete raccolto – anche con riferimento a questa che lei ha definito sfida -appaiono ipotizzabili altri scopi in queste escissioni, al di là della fantasia sadica ossessiva?
Ruggero Perugini: Avvocato, tutto ciò che è…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: In base ai riscontri.
Ruggero Perugini: Tutto ciò che un essere umano può pensare, no, sicuramente prima o poi, in un determinato momento storico può essere realizzabile; un altro lo realizzerà. Se facciamo un discorso di ricorrenze statistiche ci sono arrivati tanti di quegli anonimi che dicevano: ‘voi non capite niente, questi pezzi vengono utilizzati dalle ditte farmaceutiche a scopi di ricerca’; ‘questi vengono usati per farsi il toupet dai transessuali’. Cioè, voglio dire, nel mondo delle fantasie è tutto… Normalmente, la maggior parte, il dato ricorrente è che su omicidi a sfondo sessuale, o comunque con componente sessuale, l’attenzione dell’autore si incentra sulle parti sessuali del corpo della vittima. Noi non ci siamo… cioè, ci siamo tante volte chiesti il perché di certe cose del comportamento. Guai se non lo avessimo fatto, però poi, siccome nessuno di noi è autorizzato a entrare nel cervello di un altro, o è autorizzato a dire con certezza che cosa un altro pensi, e le dirò che, anzi, uno degli errori fondamentali che si fa nelle indagini è cercare di attribuire agli autori di certi delitti il nostro modo di pensare, il nostro mondo di pensieri, i nostri procedimenti mentali. Noi questo ce ne siamo guardati bene dal farlo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: La risposta è esauriente e la ringrazio, però io facevo riferimento proprio ai dati oggettivi, avendo presente, appunto, quale poteva essere la finalità di queste escissioni, perché mi pare che dalla sua risposta… lei…
Ruggero Perugini: È simbolica. La finalità di queste escissioni è, secondo…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Questo…
Ruggero Perugini: …me, come la maggior parte delle attività gratuite commesse dopo la morte della vittima – diciamo quelle che siano le attività di manipolazione del cadavere – tutte le attività connesse dopo hanno una funzione gratificatoria, simbolica, per cui l’autore ha una sua specifica fantasia in testa che gli dice di farlo. E a volte gli dice di farlo perché, senza quel tipo di attività a noi apparentemente gratuita, il delitto non ha lo stesso significato. Ecco, questo è il discorso. Che sia ‘una questione di possesso, che sia la manifestazione di sprezzo nei confronti della vittima, che sia una forma di fobia nei confronti delle parti del corpo della vittima, che a quelle parti del corpo della vittima io riconnetta un significato simbolico che per una mia passata esperienza mi suggerisce ricordi dolorosi o piacevoli… Ogni caso è un mondo a sé stante, avvocato.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Che sia una finalità di commercio.
Ruggero Perugini: (Ride).
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Mi ha già risposto, eh, mi basta la sua risata dottore.
Ruggero Perugini: Senta, io non sono il Vangelo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Certo.
Ruggero Perugini: Ho studiato questi casi, non posso né dire, né escludere una cosa del genere. Posso dare una valutazione di attendibilità o di probabilità, ma non gliela voglio dare perché non compete a me. Diciamo che a me non sono mai capitati casi di questo tipo.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: La ringrazio.

Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Un’ultima domanda. Lei è informato, ovviamente, lei era informato sulle condizioni di salute del Pacciani. Dunque, lei si è occupato del Pacciani a partire dall’87, se non sbaglio, vero?
Ruggero Perugini: Sì, dal 1989.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ah, benissimo.
Ruggero Perugini: Novembre ’89 per l’esattezza.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco, sarebbe in grado, scavando nella sua memoria, di riferire se nel 1985 – all’epoca dell’episodio degli Scopeti – il Pacciani aveva già avuto un paio d’infarti, credo di aver visto…
Ruggero Perugini: Ma molto prima li aveva avuti, lo aveva avuto: un infarto.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Sì.
Ruggero Perugini: Naturalmente lo stato di salute e le capacità fisiche del Pacciani furono oggetto di accurato approfondimento.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Ecco.
Ruggero Perugini: Perché? Perché fare il mostro significa avere una capacità, una manualità, una salute sufficiente; una forza fisica… Cioè, almeno per come avevamo ricostruito – o i colleghi, molto bravi, che ci avevano preceduto avevano ricostruito queste cose – e quindi sembrava incompatibile agli inizi la figura del Pacciani come salute, rispetto a quella del “mostro di Firenze”. Poi scoprimmo che una parte della sua attività sessuale a carico delle figlie…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Fa bene agli infartuati, dicono.
Ruggero Perugini: (Ride) Io non ho…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: (Ride) Neanch’io grazie a Dio.
Ruggero Perugini: Aveva addirittura – lui me lo raccontò, fra le altre cose – aveva addirittura cambiato la gomma di una macchina insieme al famoso graduato dei Carabinieri, che erano andati fuori strada in preda all’ebrezza alcolica e avevano cambiato la gomma della macchina; non c’era cric, aveva tenuto lui la macchina sollevata. Insomma, della sua forza fisica strepitosa e molto temuta, per altro, in paese tutti ne parlavano…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No, mi scusi, ma io mi riferivo semmai…
Ruggero Perugini: A quel punto abbiamo detto: forse sarà infartato, ma vorrei essere infartato io come lui, se mi capitasse.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Se mai alle sue capacità di scattista.
Ruggero Perugini: Però chiedemmo anche, al di là di questo, una valutazione medica della collocazione dell’infarto e scoprimmo che l’uomo… diciamo, quella particolare tipologia d’infarto non era inabilitante. Ecco, in quel senso lì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: No, io mi riferivo più che altro alla sua capacità, io ho detto, di scattista, no. Lei ha presente le modalità del fatto degli Scopeti?
Ruggero Perugini: L’abbiamo visto piuttosto veloce e reattivo in alcune circostanze.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Veloce?
Ruggero Perugini: Veloce, sì.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Non ho altre domande, la ringrazio.
Ruggero Perugini: Non ho mai fatto i 100 metri con Pacciani. Cioè, voglio dire, né probabilmente… però, voglio dire, sulle capacità, sulla rapidità delle sue reazioni non abbiamo motivo di…
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: C’è stato un inseguimento agli Scopeti, dottore, vede, io mi riferivo a questo. Se lei ritiene compatibile… è un’opinione, ovviamente, ma sulla base dei suoi riscontri di cui mi dice che ci sono stati, insomma, no.
Ruggero Perugini: Lei è stato sul luogo del delitto degli Scopeti, avvocato?
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Sì.
Ruggero Perugini: Le…
Presidente: (voce non udibile)
Ruggero Perugini: Eh.
Presidente: Lei fa una domanda al difensore. Ora, io ho permesso tutto, per carità, la verità prima di ogni altra cosa; giudizi … a più non posso in questa deposizione, però stiamo… Va bene.
Avv. Antonio Giuseppe Mazzeo: Va bene così, dottore, la ringrazio.
Presidente: Pubblico Ministero, lei?
P.M.: Grazie, Presidente. Direi che il dottor Perugini, anche per quanto riguarda il P.M., ha messo in evidenza dati oggettivi direi inequivocabili, in questo processo. Però, appunto, dati oggettivi, alcune domande a chiarimento gliele vorrei fare, dandogli atto che il dottor Perugini ci ha detto che sono sei anni che non se ne occupa più di questo caso, e che comunque, per quanto riguardo l’oggetto di questo processo, era oggettivamente emerso nelle loro indagini – e qui come P.M. gliene devo dare atto – che le persone oggi indagate erano persone che loro, cioè la SAM, aveva a suo tempo addirittura perquisito e interrogato, seguito più volte e mi riferisco a Vanni, Faggi e Lotti. Ma le domande sono queste e riguardano proprio elementi oggettivi, perché il dottor Perugini ci ha detto: l’indagine, al di la delle mie intuizioni, della mia preparazione, è sempre stata un’indagine convenzionale. Io le chiedo: ricorda, dottor Perugini, quando lei ci ha parlato a lungo, ora, su domande del difensore di quei rapporti Vanni-Pacciani, particolari, con la Sperduto Malatesta Antonietta e a quell’episodio della morte del marito. La data, lei ricorda che epoca esatta è la morte del marito della…
Ruggero Perugini: Sì, siamo prima… dunque, siamo prima, parecchio prima del processo. Ecco, quello è un elemento che era già venuto in considerazione molto prima del ’94.
P.M.: No, io dico se lei ricorda…
Ruggero Perugini: La morte del marito?
P.M.: Esatto. Se lo ricorda lei, eh, poi…
Ruggero Perugini: Mi pare che fosse… siamo intorno all’80-’81, qualcosa del genere. Se non sbaglio, eh.
P.M.: Dovrebbe essere l’80, dicembre ’80.
Ruggero Perugini: Ecco.
P.M.: Lei ricorda se la Malatesta, subito dopo quell’omicidio, andò ad abitare in via di Faltignano?
Ruggero Perugini: Sì. Sì, mi pare.
P.M.: Se lo ricorda lei questo accertamento.
Ruggero Perugini: Questo è un accertamento che fu fatto, questi sono accertamenti che furono fatti e in particolare, se non sbaglio, se ne occupò Venturini o Lamperi.
P.M.: Che hanno redatto molte…
Ruggero Perugini: Sì, sì, ^sì.
P.M.: …molte annotazioni di tutta questa loro attività.
Ruggero Perugini: Sì.
P.M.: Io le chiedevo se…
Ruggero Perugini: Questo già nei tempi…
P.M.: ___se in epoca molto lontana e precisa.
Ruggero Perugini: Sì, io, ecco, la mia memoria sulle date precise, eccetera, eccetera…
P.M.: È solo di questa qui. Un altro elemento oggettivo che le voglio chiedere è questo. Le è stata fatta una domanda relativa alla data esatta dell’omicidio dell’85 e a quella dichiarazione della sorella della Mauriot, di cui abbiamo capito qual è il contenuto.
Ruggero Perugini: Sì.
P.M.: Io le chiedo lei ricorda se voi – lei o la Squadra, la SAM – faceste degli accertamenti per vedere se qualcuno aveva visto la mattina della domenica…
Ruggero Perugini: Sì, sì, sì.
P.M.: …due ragazzi, quindi…
Ruggero Perugini: Ma certo.
P.M.: Ecco. Ricorda chi erano, al di là dei nomi, le persone che… in questo processo, poi, è venuta anche una persona che ha detto di averli visti alla Festa dell’Unità il sabato, però io ricordo che nel processo Pacciani…
Ruggero Perugini: La domenica mattina, se non sbaglio…
P.M.: Bene, bene.
Ruggero Perugini: …furono visti da un testimone, che anche…
P.M.: Da due.
Ruggero Perugini: Sì.
P.M.: Ecco.
Ruggero Perugini: Uno in particolare riconobbe con assoluta certezza.
P.M.: Bene.
Ruggero Perugini: Cioè, io mi ricordo, comunque, perché il dubbio sull’epoca della morte, che era nato anche in ordine alla differenza dei fenomeni putrefattivi rilevati su…
P.M.: Ce l’hanno spiegato, comunque, qua chiaramente i medici.
Ruggero Perugini: Esatto.
P.M.: Io volevo rimanere al dato oggettivo di testimonianze di persone che li hanno visti la domenica mattina.
Ruggero Perugini: Ricordo con assoluta certezza – non ricordo i nomi, non ricordo… – ma che furono visti la domenica mattina.
P.M.: Poi questi testimoni sono stati sentiti al processo Pacciani.
Ruggero Perugini: Sì.
P.M.: Io ne chiederò ex 507 di sentirli, dato che c’è il problema. Lei ricorda, al di là dei nomi, erano persone come mai li avevano visti, che mestiere facevano e dove…
Ruggero Perugini: Mi ricordo che c’era, dunque, proprio là sulla strada…
P.M.: Al ponte degli Scopeti.
Ruggero Perugini: Al ponte degli Scopeti…
P.M.: C’era una trattoria, qualcosa.
Ruggero Perugini: C’era una trattoria. Mi ricordo che furono visti. Sto cercando di ricordarmi il nome.
P.M.: Ma lo ritroviamo, ce l’abbiamo. Ora a me interessava…
Ruggero Perugini: Comunque me lo ricordo perché era un dato oggettivo a cui tenevamo molto, ovviamente.
P.M.: Ecco. Io, sì, volevo rimanere al fatto che l’indagine vostra è sempre stata su elementi oggettivi.
Ruggero Perugini: Sì.
P.M.: Le due persone, poi, le forniremo alla Corte, i nomi, e chiederemo di sentirle ex 507.
Ruggero Perugini: Sì.
P.M.: Un altro dato oggettivo che lei ha indicato, e vorrei che ricordasse alla Corte più dettagli possibili, per il valore che ha, ovviamente. Lei ha fatto presente che l’unico elemento oggettivo – e che comunque è un elemento che non ha dato ulteriori possibilità di sviluppo – era quello che per quanto riguarda il ’68, la Bugli abitava a Lastra a Signa.
Ruggero Perugini: Esatto.
P.M.: Vuole spiegare meglio alla Corte chi era la Bugli e in che epoca abitava a Lastra a Signa e come l’avete accertato, come l’avete verificato? Come lo ricorda lei, ovviamente. Se il dato serve…
Ruggero Perugini: Questo fa parte di una serie di accertamenti che facemmo insieme ai Carabinieri. Cominciammo addirittura… cioè, quando andammo a parlare con… La territorialità dell’autore di questi omicidi per noi era importante. Cercavamo di capire per quale motivo lui privilegiasse determinati luoghi, determinate aree del territorio. E c’era l’omicidio di Signa che però, in un certo senso, era fuori da quella che consideravamo l’area di raggruppamento, no, le due aree di raggruppamento. Una era il Mugello, l’altra era San Casciano, Mercatale, Scandicci. Non che la distanza fosse enorme, ecco, però, voglio dire, ci sembrava un pochino spostata. E su questo abbiamo riflettuto a lungo, insomma; abbiamo rigirato le carte in tutti i modi. Poi, quando andammo a parlare con la Bugli per farci…
P.M.: Vuol spiegare meglio alla Corte chi è la Bugli? Per tranquillità mia, eh, ovviamente.
Ruggero Perugini: Allora, nel 1951 il Pacciani venne arrestato per l’omicidio del Bonini, Severino Bonini, che era un commerciante ambulante di stracci, raccoglieva stracci. Il Pacciani all’epoca abitava in Mugello e così la Bugli. Con la Bugli, che lui aveva eletto come sua fidanzata, pare che avesse un rapporto di considerevole gelosia. Il Pacciani racconta che una volta, essendo stato mandato dal padre a affilare le falci, i ferri del contadino, in paese, visto che ci voleva tempo prima che i ferri fossero affilati, gli venne l’idea di andare a vedere se la Bugli Miranda fosse in giro. E gli fu detto che era andata a pascolare le pecore su per i monti. Quindi si mise in cammino e, in quella circostanza, racconta, sentì i campanacci delle pecore – e questo fu un particolare che ci colpì – e invece di uscire fuori si mise dietro, si appostò dietro aspettando di vederla arrivare, forse per controllare cosa stesse facendo. Allora la vide arrivare con questo Severino Bonini. E vide anche che Severino Bonini aveva un atteggiamento diciamo affettuoso nei confronti… stava parlandole, le teneva il braccio sulla spalla; insomma, stava parlandole in modo concitato. A un bel momento vede che i due si stendono a terra e lei si tira su la maglietta e si scopre la mammella sinistra, così dice negli atti di quel processo. E dice: ‘a quell’orrendo spettacolo io non ci vidi più e uscii fuori’. Poi racconta a me: ‘lui mi prese per la gola, era un omone, io ero piccinino, avevo un coltelluccio per il pane’ – e così via – ‘e lo uccisi’. Dopodiché possiede la Bugli accanto al cadavere del Bonini, dopo che la Bugli lo convince a non uccidere anche lei, e dice: ‘va bene, non ti ammazzo però adesso noi ci sposiamo. Tu non parlare con nessuno, perché altrimenti ti vengo… Io ti controllo, sto tutta la notte fuori casa tua ‘. Dopodiché toma sul posto, pare; lega il cadavere, se lo carica sulle spalle e lo trascina verso il lago, però lo lascia in una forra, insomma, lì, dove poi verrà ritrovato.

P.M.: Ecco, dottore, torniamo alla Bugli. Cioè, come mai nel ’68 voi localizzate la Bugli proprio a Lastra a Signa e sulla base… Ecco.
Ruggero Perugini: La Bugli verrà scarcerata prima… E nel corso di quel processo lui disse che aveva ucciso perché la Bugli aveva detto: ‘ammazzalo, ammazzalo, che mi voleva violentare’. E il portafogli del Severino Bonini non venne ritrovato, venne ritrovato sotto la soglia di casa del Pacciani e al processo la Bugli fu condannata. Lei viene scarcerata prima; lui fu condannato a 24 anni, lei a 10, mi sembra, adesso non ricordo. Lei viene scarcerata prima; passò un po’ di tempo, poi si sposò con un uomo, emiliano mi pare, che si occupava di macchine agricole e andò a vivere lontano dal Mugello. In quella circostanza andò a vivere proprio a Signa, a Lastra a Signa, dove… in una strada che è poco distante dal luogo dove fu commesso il primo delitto. Quando noi andammo a parlare – eravamo l’ispettore Sirico ed io, mi ricordo – andammo a parlare con la Bugli, lei aveva già fatto in mente sua un collegamento, perché alcuni degli omicidi erano stati commessi vicino a luoghi da lei abitati, probabilmente. Insomma, quella era un’ipotesi suggestiva per spiegare il perché il primo delitto…
P.M.: Comunque il dato oggettivo è che questa signora nel ’68 abitava lì.
Ruggero Perugini: Abitava lì. Lo apprendemmo parlando con lei. Dopodiché ricostruimmo i luoghi; e c’era Martino alla Palma, Scandicci, c’era…
P.M.: Bene, va bene.
Ruggero Perugini: Ecco, e la cosa, insomma, ci…
P.M.: Io non ho altre domande, Presidente. Grazie.
Presidente: Parti civili?
Avv. Giampaolo Curandai: Avvocato Curandai per Laura Rontini. Dottor Perugini, per quanto riguarda la ormai famosa maxi perquisizione nei confronti di Pietro Pacciani, avvenuta ovviamente precedentemente all’arresto di Pacciani, ecco, le faccio semplicemente questa domanda: fu rinvenuta e sequestrata una somma di denaro in casa di Pacciani? E dove esattamente? L’ammontare, anche, di questa somma.
Ruggero Perugini: Mah, era un centinaio di… non somma di denaro.
Avv. Giampaolo Curandai: Sì.
Ruggero Perugini: Erano buoni postali per un centinaio di milioni, insomma; una cosa del genere. Era nascosto in un’intercapedine sotto il forno della cucina. Quando noi sequestrammo il denaro, invece, questi buoni postali invece erano in un armadio della camera. Però lui la teneva nascosta in questa intercapedine, tanto che noi non la trovammo nella prima perquisizione. D’altronde noi cercavamo un fucile, in quella circostanza, nella perquisizione che avevamo fatto prima. Fucile e armi.
Avv. Giampaolo Curandai: C’era anche diverso danaro contante, oltre a…
Ruggero Perugini: No, no. Che io rammenti no.
Avv. Giampaolo Curandai: Sì, sì, sì…
Ruggero Perugini: Una somma che ci sembrava abbastanza…
Avv. Giampaolo Curandai: È stato oggetto di ulteriori investigazioni, quindi d’accordo.
Ruggero Perugini: Sì.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco…
Ruggero Perugini: Gli accertamenti che poi facemmo, con la SAM, ampiamente sviluppati, approfonditi e così via. Erano somme depositate in più uffici postali, se non sbaglio, ecco.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, un’ultima domanda, dottore. Lei, nella sua deposizione in data odierna, ha parlato di motivazioni che possono essere alla base di queste escissioni.
Ruggero Perugini: Uhm.
Avv. Giampaolo Curandai: Fra le ipotesi che lei ha formulato ve n’è una sulla quale, appunto, non c’è stato, mi sembra, un particolare sviluppo. Cioè, lei ha parlato di varie ipotesi, feticismo, eccetera. Poi ha parlato, a un certo momento di, mi sembra, eh…
Ruggero Perugini: Avversità.
Avv. Giampaolo Curandai: …avversione o punizione, mi sembra, verso la donna. Ecco, su questo punto io non ho capito esattamente…
Ruggero Perugini: No, no, non…
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco.
Ruggero Perugini: Non ho parlato di punizione.
Avv. Giampaolo Curandai: Ecco, ecco.
Ruggero Perugini: No. Di gratificazione.
Avv. Giampaolo Curandai: Cioè, avversione in che senso, dottore?
Ruggero Perugini: Avversione. Avversione… Lei può avere l’avversione, in modo molto modesto, più modesto, ma può avere una specifica avversione verso i gatti, per dirne una.
Avv. Giampaolo Curandai: Si.
Ruggero Perugini: Oppure verso certi odori, oppure verso certi oggetti, no? Quel tipo di avversione sessuale, ma è un fenomeno ben studiato in sessuologia, può avere anche dei suoi sviluppi parossistici, piuttosto… può trasformarsi in un’ossessione, esattamente come c’è l’ossessione del feticista che. Noi parliamo di perversioni, in questo caso, cioè quando quel particolare tipo di modalità è necessaria al soggetto per ottenere gratificazione abituale, al soggetto. E c’è anche chi aggiunge un terzo elemento, che è 1’ostilità. Però io, ripeto, sto sconfina… sto navigando, la prego di non farmi navigare in un campo che non mi compete, non mi appartiene.
Avv. Giampaolo Curandai: Certo.
Ruggero Perugini: Sono un dilettante, in questo.
Avv. Giampaolo Curandai: Basta, mi fermo qui. Grazie, dottore.
Presidente: E allora, se non ci sono altri difensori… Si può ricavare anche da quanto ha prodotto il Pubblico Ministero, mi sembra ha prodotto l’indice dell’interrogatorio del Pacciani.
P.M.: Si, esatto.
Presidente: Ma, in ogni modo, siccome lei si è interessato alle … del Pacciani, lei dice che il Pacciani era sospettato dall’8 9.
P.M.: Dal novembre ’89, ha detto oggi.
Presidente: Va bene. Quand’è che ebbe, diciamo, i primi interrogatori formalmente sul mostro, sui fatti del mostro?
Ruggero Perugini: Formalmente?
Presidente: Eh.
Ruggero Perugini: Formalmente, tempo dopo, formalmente tempo dopo, come… Adesso, signor Presidente…
Presidente: Cioè mentre era detenuto o no?
Ruggero Perugini: I primi contatti, i primi…
Presidente: Cioè quando lui ha percepito che veniva indagato per i fatti del mostro?
Ruggero Perugini: Eh, qua…
P.M.: (voce non udibile)
Ruggero Perugini: Probabilmente sì. Però, voglio dire…
P.M.: (voce non udibile)
Ruggero Perugini: Se… sì.
P.M.: Vuol dire quand’è che andò a trovarlo la prima volta, scusi?
Ruggero Perugini: Eh, be’, la prima volta è stato agli inizi del ’90, credo.
P.M.: Inizi del ’90. E ci stette sette ore…
Ruggero Perugini: Sì, anche di più…
Presidente: Ma questo in carcere?
P.M.: In carcere.
Ruggero Perugini: In carcere.
Presidente: In carcere, in carcere.
Ruggero Perugini: Perché vede, insomma, il criterio che noi abbiamo seguito…
Presidente: Non vi meravigliate di queste domande, eh. Perché noi non sappiamo la posizione del Faggi, eh… del Pacciani. Perciò…
P.M.: No no, ma infatti. No no, sono domande che il P.M. ci tiene…
Presidente: … un po’ qua, un po’ là…
P.M.: No no, Presidente. Mi scusi, lo scopo del P.M. è proprio quello opposto: di far capire alla Corte di come di fatto il dottor Perugini, incaricato delle indagini, avendo sospettato già nel novembre dell’89 quello che ci ha già detto, andò sì con lo scopo di andare a trovarlo e di avere notizie. Però, lo scopo era quello.
Presidente: Quando è avvenuto?
(voce non udibile)
Presidente: Gennaio ’90.
P.M.: Sì, chiedo scusa, gennaio ’90…
Presidente: Gennaio ’90. Senta, e il Vanni? E il Vanni?
Ruggero Perugini: Quando… quando… Eh, be’, non appena noi…
Presidente: No, se potete collocarlo nel tempo esattamente.
Ruggero Perugini: Ah, be’, poco dopo, immediatamente dopo. Non…
Presidente: Cioè primo… cioè prima l’interrogatorio del Pacciani, subito dopo anche il Vanni.
Ruggero Perugini: Dunque, no. Col Vanni, col Vanni ebbi un primo colloquio informale, nel senso che ci incontrammo. Gli chiesi un appuntamento e ci incontrammo sulla piazza del… Non sulla piazza… Sì, sulla piazza di Mercatale, sì sì.
P.M.: San Casciano.
Ruggero Perugini: Di San Casciano. Insomma, bevemmo un caffè insieme e gli dissi: ‘Senta, io vorrei conoscere meglio, no?, i suoi rapporti, no? Questo suo amico, che tipo è, che tipo non è?’ Ecco, e lui non mi disse molto, no, sui loro… ‘Mah, si beve un bicchiere di vino, mah, una partita insieme’. Ecco, queste cose qui. Ma all’epoca io non è che feci un interrogatorio formale del Vanni. Insomma cercavo di capire, cercavo di rendermi conto. Perché, vede Presidente, il problema con quest’indagine, che ha una, ha sempre avuto una quantità di sospetti invereconda, no?, ecco, è stato quello di ridurre il numero dei sospetti a un’entità investigabile. E si fa molto prima a escludere la gente, se trovi l’elemento oggettivo per l’esclusione, piuttosto che investigare la gente per metterla dentro. Oltretutto, quest’ultimo è un modo che io non ho mai condiviso, e tutti i miei collaboratori la pensano allo stesso modo, di fare indagini. Prima, sono i dati oggettivi. Se c’è una possibilità – alta, bassa, media – che tu sia l’autore di un certo episodio; ma se trovo nel corso di quest’attività un elemento che sia scriminante per te, allora io ti sposto, ti metto da una parte. E passo a un altro. Cioè, noi avevamo proprio questo problema: di ridurre il numero di investigati. Ora, quando ho detto che rimanemmo sorpresi quando facemmo quello screening informatico coll’ufficio dati, col CED del Ministero di Grazia e Giustizia del nucleo… Fummo sorpresi che per un’intera regione il numero fosse basso: un centinaio di persone non è un numero basso oggettivamente, ma un numero infimo per noi che eravamo abituati a lavorare nell’ordine delle migliaia, delle decine di migliaia di sospetti. Quindi, era importante quello. Però, era sempre un numero elevato, quindi dovevamo fare una priorità di accertamenti per dire: approfondiamo? non approfondiamo? lo escludiamo? non lo escludiamo? Ecco, cioè, questo è il tipo… E per farlo cercavamo elementi oggettivi. Insomma, se uno era stato in ferie in un luogo ed era accertato che in quel giorno lui stava da un’altra parte quando il mostro uccideva, ecco, voglio dire: è un elemento oggettivo. E così via dicendo, insomma.
Presidente: Qualcuno ha altre domande? Io. non ho altre domande. Allora, può andare dottor Perugini, grazie.
Ruggero Perugini: Grazie.

Presidente: C’è l’altro teste, chi era? II…
(voce non udibile)
Presidente: Sì.
(voce non udibile) Chi è lei?
Giuseppe Forti: Giuseppe Forti.
 (voce non udibile)
G.F.: A Firenze il 21 dicembre 1939. Eh?
(voce non udibile)
G.F.: Sì, a Firenze
(voce non udibile) Dove risiede?
G.F.: In In bia Giambologna 42.
(voce non udibile) Vuol leggere la formula?
G.F.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Avv. Nino Filastò: Presidente, io posso solamente chiedere al dottor Forti se lui ha redatto quell’elaborato, che ha in mano in quel momento.
Presidente: È questo qui.
Avv. Nino Filastò: E che riguarda le fasi lunari, eccetera. Quello che ora le fa vedere il Presidente.
Presidente: Ecco, glielo mostro ora.
Avv. Nino Filastò: Se risponde di sì, io praticamente non ho altre domande.
Presidente: Bene. Allora, Pubblico Ministero, lei?
P.M.: Sì. Io…Era la…
Presidente: No no, prima facciamo rispondere a lui, ora.
G.F.: Certo, io ho fatto tutti i calcoli che mi ha chiesto il professor Pacini. E quindi, diciamo, questo è il risultato, è la lettera del risultato dei miei calcoli. Che non sono allegati, ma c’è il supporto.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Sì. Una domanda, per vedere se ho capito io il metodo che, fra l’altro, mi sembra descritto in modo molto chiaro. Comunque, se lei l’ha sotto mano o ha in mente i risultati di questo suo accertamento, lei dice che l’8 settembre ’85…
G.F.: Sì.
P.M.: …alle ore 24.00 la frazione illuminata del disco della Luna era 0.37. Io poi ho capito – se ho capito bene – che il disco pieno è col coefficiente 1, Luna…
G.F.: Piena.
P.M.: Senza Luna…
G.F.: È 0, invece.
P.M.: …è 0. Bene. Allora quindi 0.37, per me profano, quanta Luna vedo? Quanta luce?
G.F.: È circa un terzo. È meno di un quarto. Cioè…
P.M.: Quindi quella sera?
G.F.: C’era un po’ di Luna, non era il quarto di Luna, cioè era circa un 40%.
P.M.: Quindi la luminosità della zona, come dite voi, dipendeva oltre che dalla Luna dal punto esatto in cui si voleva… si ha necessità di capire che luce c’era a secondo della vegetazione, palazzi, o…
G.F.: Sì. Però, attenzione, io qui non conosco le condizioni atmosferiche.
P.M.: Di quella notte.
G.F.: Per cui, se quella notte c’erano le nubi, la Luna non si vedeva.
P.M.: Bene, bene, era questo.
Presidente: Si capisce…
G.F.: Quindi io questo non lo posso.
P.M.: Allora, mi scusi, il suo accertamento è meramente astronomico?
G.F.: Puramente astronomico.
P.M.: Bene, bene. Grazie, non ho altre domande.
G.F.: Prego.
Presidente: Altre parti?
Avv. Nino Filastò: Questo qui. Con riferimento all’8 settembre, sorgeva alle 23.29. Significa, “sorgere” cosa significa?
G.F.: Che la Luna era sull’orizzonte.
Avv. Nino Filastò: Era sull’orizzonte a quell’ora.
G.F.: A quell’ora, sull’orizzonte verso est.
Avv. Nino Filastò: Naturalmente, la maggiore o minore luminosità della Luna, dipende anche dall’essere sull’orizzonte, o più in cielo?
G.F.: Beh, è chiaro che quando sorge la Luna si intravede e non può illuminare.
Avv. Nino Filastò: E non può illuminare.
G.F.: Ma la maggior parte, diciamo, della luce e quindi l’illuminazione maggiore l’abbiamo quando la Luna è a meridiano, cioè a sud.
Avv. Nino Filastò: A sud.
G.F.: Cioè quando è alla massima altezza sull’orizzonte. E qui…
Avv. Nino Filastò: Lei parla di ‘sorgere alle 23.29’.
G.F.: 29, va bene, del…
Avv. Nino Filastò: Secondo l’ora legale, dottore?
G.F.: Sì, sì. Cioè io ho già messo, in questi numeri, l’ora legale.
Avv. Nino Filastò: L’ora legale: 23.29. E quindi, alle 23.29, era a pelo dell’orizzonte?
G.F.: Diciamo si vede il bordo della Luna, a quel…
Avv. Nino Filastò: Si vede il bordo.
G.F.: Il bordo superiore della Luna, in quel momento.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. Niente, solo questa precisazione. Mentre il giorno precedente, il giorno precedente?
G.F.: Sorgeva circa un’ora prima.
Avv. Nino Filastò: Sorgeva circa un’ora prima.
G.F.: E quindi anche tramontava ci…
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Ah, un’ultima domanda, scusi. Sulle condizioni atmosferiche, vale a dire su cielo coperto oppure no, chi può darci eventuali illuminazioni?
G.F.: Dunque, noi all’osservatorio non teniamo, diciamo, nessun conto di queste… non lo facciamo più. Mentre sicuramente, sia all’Aeronautica Militare, quindi Peretola probabilmente, e anche l’Osservatorio Ximeniano a Firenze, dovrebbero avere i dati.
Avv. Nino Filastò: Idea.
G.F.: Diciamo, che tempo facesse a quell’epoca.
Avv. Nino Filastò: Grazie.
Presidente: Allora, qui dal documento che… cioè pagina 2: ce l’ha lei?
G.F.: Sì.
Presidente: Quindi, sotto la voce: 8 settembre, ora legale in vigore eccetera. Dice: “La Luna sorge alle ore 23.29 del giorno precedente, il 7 settembre”.
G.F.: Sì.
Presidente: E tramonta alle ore…
G.F.: 15.52.
Presidente: …15.52 dell’8 settembre”.
G.F.: Quindi, non c’era Luna, la notte è senza Luna.
Presidente: “Frazione illuminata del disco alle ore 24.00 dell’8 settembre è 0.37”, cioè un terzo come ha detto lei, circa un terzo, vero?
G.F.: Quindi, diciamo, la Luna era visibile diciamo nella prima mattinata dell’8. E lo stesso si dice del 9.
Presidente: Eh, la sera dell’8, la sera dell’8?
G.F.: La sera dell’8, non c’è Luna, perché la Luna tramonta nel pomeriggio. Quando è tramontata alle tre… alle quattro di pomeriggio, dopo non c’è più Luna.
Presidente: Il 7 che è? E’ sabato il 7, vero?
(voce non udibile) Sì.
Presidente: Il 7 è sabato.
P.M.: A noi interessa la notte fra l’8 e il 9. La sera.
(voce non udibile)
P.M.: Sì sì sì per…
Presidente: Allora, facciamo una domanda più profana. La notte tra l’8 e il 9…
G.F.: Sì.
Presidente: …quand’è che si vede la Luna?
G.F.: Eh, la Luna diciamo è sorta il 9 mattina alle 00.14.
Presidente: Cioè mezzanotte, un po’ più…
G.F.: Un quarto d’ora dopo mezzanotte.
Presidente: Un quarto d’ora dopo mezzanotte.
G.F.: Quindi, finché c’è luce, va bene?, la Luna si è vista. Però, attenzione: era bassa sull’orizzonte. Ora, io non mi ricordo a che ora sorge il Sole. Ma se mettiamo che il Sole sia sorto alle 6 di mattina, grossomodo, eh, diciamo è stata, la Luna, finché non è sorto il Sole, illuminava diciamo all’inizio poco, e sempre di più l’ambiente. Ma diciamo fin verso le 5, ecco.
Presidente: Ecco, 00.14 è l’ora diciamo astronomica, non lo so… voglio dire…
G.F.: Questa è l’ora nostra dell’orologio.
Presidente: L’ora legale…
G.F.: L’ora legale, cioè lei con l’oroio…
Presidente: È l’ora legale nostra.
G.F.: Sì.
Presidente: Noi diciamo: le 10, mezzanotte. Mezzanotte, rimetto l’orologio…
G.F.: Sì.
Presidente: L’ora legale, come dire l’ora legale.
G.F.: Cioè io ho fatto i conti proprio così, cioè i conti…
Presidente: Gli orari, da lei riguardano l’ora legale.
G.F.: Sì, li ho messi di modo che non ci fossero dubbi.
Presidente: Esatto. Perché noi volevamo sapere questo. Va bene. Ci sono altre domande?
P.M.: Nessun’altra, grazie.
Presidente: Può andare, grazie. Va bene, allora a questo punto noi dobbiamo sciogliere questa riserva. O andiamo, a però non so quanto tempo ci occorrerà alla Camera di Consiglio: si inizia con un programma, e poi magari ne vien fuori un altro. Se dessimo un appuntamento qui alle 3, 3 e mezzo?
P.M.: Benissimo, benissimo.
Presidente: Alle tre e mezzo.
P.M.: Tre e mezzo.
Presidente: Bene, allora si rinvia alle tre e mezzo.

16 Gennaio 1998 47° udienza processo Compagni di Merende

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