27 Gennaio 1998, 49° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Maria Antonietta Sperduto, Paolo Vanni, Renzo Rontini, Igino Borsi, Paolo Bonciani, Michele Giuttari

Presidente: Buongiorno. C’è anche il signor Vanni? Allora, Elisabetta: Vanni, presente, con l’avvocato Filastò; l’avvocato Corsi…
Avv. Gremigni (forse): Sì, con…
Presidente: Bagattini. Assente Lotti. Sempre contumace il Faggi. Che è sostituito da. . . Rappresentato dall’avvocato Filastò, va bene avvocato Filastò? Per Bagattini. E l’avvocato Curandai per tutte le parti civili. Bene. Ci sono le par…
Avv. Gremigni (forse): Presidente, chiedo scusa. Dovrei presentare un’istanza dell’avvocato Zanobini, che chiede che il teste Vanni venga sentito dopo le 10 e mezzo; perché è impegnato in altro processo.
Presidente: Ah, va bene, non c’è problema. Sì sì, va bene, va be’, non occorre, non occorre… Allora, faccia venire gli altri testi. Chi ci sono?
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Eh, Sperduto, sì.
P.M.: Ah, la signora Sperduto ha fatto sapere che non vorrebbe essere ripresa.
Presidente: Non c’è la telecamera.
P.M.: Bene, bene, così la tranquillizziamo sotto questo aspetto.
Presidente: Non ci sono le telecamere, signora, stia tranquilla. Eh, quindi non… Meglio così.
Maria  Antonia Sperduto: No, no.
Presidente: Come si chiama lei, signora?
M.A.S.: Sperduto Maria Antonia.
Presidente: Sperduto. Allora, dove è nata?
M.A.S.: A San Piero
(voce non udibile) Nata quando?
M.A.S.: Il 23 agosto 1939.
(voce non udibile) Residente?
M.A.S.: Residente a Tavarnelle
Presidente: Le faccia legger la formula, lì.
M.A.S.: Sanpevole…
Presidente: Eh, legga a voce alta, signora.
M.A.S.: Eh, senza occhiali non… Per l’appunto…
Presidente: Non ha occhiali?
M.A.S.: No. Me lo legge lei? Abbia pazienza, scusi.
Presidente: Eh, legga lei, e poi lei lo ripete.
Avv. Nino Filastò: Ma sa leggere la signora, o no?
M.A.S.: Sì, ma…
Presidente: Sa leggere, ma non ha gli occhiali.
M.A.S.: No.
(voce non udibile) “Consapevole della responsabilità morale e giuridica…
M.A.S.: “Consapevole della responsabilità morale…
Avv. Nino Filastò: Presidente, scusi, una contestazione. La signora a suo tempo ha detto di non saper leggere.
Presidente: Sa leggere o no, lei?
M.A.S.: No, io… un pochino, come si dice?
Presidente: Eh, se legge con difficoltà non importa, legga con difficoltà, nessuno gli farà… gli metterà il voto per questo.
M.A.S.: Leggo con difficoltà perché non mi…
Presidente: Benissimo, benissimo, ma non è una vergogna.
M.A.S.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Sì, insomma, via.
M.A.S.: Conoscenza. Grazie.
Presidente: Va bene, signora. Signora, lei viene come testimone, qui viene sentita da questa Corte come testimone, e ci deve raccontare la verità, di quello che sa, ovviamente, va bene?
M.A.S.: Mmh.
Presidente: Le cose che non sa, ovviamente non ce le dica, non ci venga a far fantasie, perché non…
M.A.S.: Noo.
Presidente: Già ce n’è troppa, in questi processi, di fantasie, va bene? Signora, lei conosceva, o conosce, il Pacciani? Conosce il Pacciani?
M.A.S.: Sì.
Presidente: Pacciani Pietro, voglio dire.
M.A.S.: Sì.
Presidente: L’ha frequentato?
M.A.S.: Sì. Sì, frequentato.
Presidente: Conosce anche Vanni Mario?
M.A.S.: Per disgrazia sì.
Presidente: Eh?
M.A.S.: Per disgrazia sì. Mi ha portato…
Presidente: Per disgrazia. Perché per disgrazia?
M.A.S.: Beh. Uno come lui, non saprei come dire. Perché son troppe cose che m’hanno fatto, del male, da non poter stare neanche in casa, di viver male. E tutte queste cose a me mi fanno male.
Presidente: Signora, a noi ci deve raccontare invece se è vero che lei, una volta o più volte, l’hanno portata – il Vanni e il Pacciani – a una piazzola agli Scopeti.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Dove poi è avvenuto un delitto.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Ecco. Ci può raccontare cosa avvenne… in che occasione e quando?
M.A.S.: Venne che loro mi levavano, mi spogliavano, non potei fa’ niente e allora mi toccò anche scappa’ scalza.
Presidente: No, no, racconti per bene, signora. Non vada subito alla fine. Racconti per bene.
M.A.S.: E allora, venne che mi misero, due mi reggevano forte forte fuori dallo sportello della…
Presidente: Come, come?
M.A.S.: Della macchina e così mi volevano violenta’, m’hanno fatto ogni cosa. Io…
Presidente: No, non ho capito niente, signora, non si capisce niente.
M.A.S.: Beh, forse sono un po’ emozionata.
Presidente: E va beh, vada con calma perché tanto nessuno gli corre dietro. Nessuno sente, siamo solamente noi qui.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: Ecco, e allora, mi dica un po’.
M.A.S.: Allora, m’hanno messo…
Presidente: L’hanno portata… chi l’ha portata lì agli Scopeti?
M.A.S.: Sì, me presero per forza, come si chiama… Pietro Pacciani.
Presidente: No, lei aveva una relazione diciamo affettuosa con quest’uomo?
M.A.S.: A che?
Presidente: Aveva una relazione… aveva dei rapporti con quest’uomo?
M.A.S.: No.
Presidente: No?
M.A.S.: No. Era che… mi emoziono a dillo.
Presidente: Signora, su. Com’è che l’ha presa per forza? Cosa vuol dire “per forza» per lei?
M.A.S.: Beh, quando una persona è violenta, come si può dire? Io ora…
Presidente: E cosa ha fatto per portarla in macchina?
M.A.S.: M’ha strinto forte per il petto e tenermi le mani e così mi buttarono dentro la…
Presidente: La buttarono dentro la macchina. L’ha portata dove?
M.A.S.: Dove è successo de…
Presidente: Agli Scopeti.
M.A.S.: Eh, sì.
Presidente: Lì.
M.A.S.: E così poi…
Presidente: E cosa è successo lì?
M.A.S.: Poi dopo c’erano Vanni e… e m’hanno strinto…
Presidente: No, no, lasci stare Vanni. Cosa è successo lì?
M.A.S.: M’hanno levato cose… m’hanno spogliato…
Presidente: Ecco, lì Vanni c’era o non c’era?
M.A.S.: Sì, c’era.
Presidente: O era insieme a… Anche lui è venuto in macchina?
M.A.S.: No, lui era dietro, con la Lambretta.
Presidente: Come?
M.A.S.: Era con la sua Lambretta.
Avv. Nino Filastò: Glielo dica.
Mario Vanni: Scusi, Presidente, io non c’ero.
P.M.: Scusi, scusi, sta deponendo.
Mario Vanni: Io non c’ero.
Presidente: Benissimo.
M.A.S.: C’era, c’era.
Presidente: Allora, aspetti. Lui è venuto in Lambretta?
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: È venuto in Lambretta? E che è successo quando è venuto lui?
M.A.S.: M’hanno spogliato, m’hanno fatto ogni cosa… cioè e poi dopo… come si dice? Ora non mi riesce a dire, mi emoziono un po’, delle volte sì. Son cose un po’…
Presidente: Cioè spogliata e l’hanno posseduta?
M.A.S.: Eh.
Presidente: Vuol dir questo? Hanno fatto l’amore con lei, o…
M.A.S.: Mi emoziono a dillo, a di’ la verità. Sono un po’ emozionata a di’ la verità.
Presidente: Signora, emozionata di che? Scusi eh.
M.A.S.: Va bene, m’hanno spogliato e m’hanno violentato… uno mentre reggeva e un altro mi… tutti e due c’erano. E mi volevano violenta’, m’hanno levato… m’hanno spogliato, m’hanno fatto di tutto, m’hanno fatto di tutti i colori. M’è toccato a scappa’ anche scalza, perché sennò chissà che mi facevano.
Presidente: Lei è scappata scalza?
M.A.S.: Scalza…
Presidente: E dove è andata?
M.A.S.: Eh, poi dopo… son scappata.
Presidente: Scappata!
M.A.S.: Eh, perché… non potevo stare mica vicino a loro io…
Presidente: Cioè, l’hanno spogliata e lei è scappata spoglia, nuda?
M.A.S.: No, mi son messa i vestiti e son scappata in fretta e furia perché non ci potevo stare più…
Presidente: Ecco. L’hanno violentata o no? Violentata nel senso di avere avuto un rapporto sessuale con forza, questo voglio dire.
M.A.S.: Eh, per forza sì, quello. Volevo dire quello.
Presidente: Eh. Hanno avuto un rapporto tutti e due, o solamente uno, e chi dei due?
M.A.S.: Con tu… Con tutti e due.
Presidente: Tutti e due.
M.A.S.: Sì, m’hanno…
Presidente: Ecco.
M.A.S.: M’hanno … per forza e poi…
Presidente: Lì. E c’era solamente quella macchina… Che macchina aveva il Pacciani?
M.A.S.: Aveva una 500.
Presidente: Aveva una 500. C’era solamente la macchina del Pacciani e la Lambretta del Vanni, o c’era anche altre macchine lì?
M.A.S.: Mah, proprio … che dopo so…
Presidente: Come?
M.A.S.: Attorno sì. C’erano… eh. Loro dopo andavano… erano curiosi di guardare quell’altre coppie e…
Presidente: C’erano altre coppie?
M.A.S.: Beh, era un po’… cioè, come ti posso dire? Ora preciso quello… (non capibile) fatto ricordare quelle cose per benino.
Presidente: No, signora non capisco cosa dice.
M.A.S.: E c’erano delle coppie, che loro se…
Presidente: C’erano altre macchine ferme?
M.A.S.: Eh, ferme.
Presidente: Questo vuol dire coppie?
M.A.S.: Eh, ecco, si,
Presidente: E che è successo di queste macchine…
M.A.S.: E’ successo che io, mentre loro… m’è toccato a scappa’ a me perché non (non capibile) non sapevo più come a fare, tutta, graffia… non capivo più nulla.
Presidente: No, no.
M.A.S.: Non…

Presidente: Cosa ha detto?
M.A.S.: Era tutto… da quando non capii più niente, quando come… a fare, così mi son trovata disagio? e m’è toccato a scappare com’era. Mi son vestita…
Presidente: E perché lei non ha gridato? C’erano anche le altre coppie, gridava e così li faceva…
M.A.S.: … guardavano quest’altre coppie, sicché…
Presidente: Chi le guardava le altre coppie?
M.A.S.: Tutti e due. Perché . . . tutti e due le guardavano.
Presidente: Cioè mentre stavano con lei, hanno lasciato lei e sono andati a guardare le coppie?
M.A.S.: Eh.
Presidente: È così?
M.A.S.: Sì.
Presidente: E cosa hanno fatto alle altre coppie?
M.A.S.: E che ne so io! Guardavano e basta, io non lo so.
Presidente: Cioè, si avvicinarono alle macchine?
M.A.S.: Uhm. Io così son scappata.
Presidente: E in quel momento è scappata lei.
M.A.S.: Sì.
Presidente: E poi a casa come c’è tornata?
M.A.S.: Eh, son tornata…
Presidente: Pacciani l’ha ripresa in macchina dopo, o no?
M.A.S.: Son scappata per un pezze…
Presidente: Per un pezzo, dice lei e poi?
M.A.S.: A parte c’è delle cose ora non mi ricordo preciso.
Presidente: Va be’, ma queste le ricorda.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Come ricorda l’hanno violentata, tutte queste cose qui.
M.A.S.: Sì, m’hanno…
Presidente: E poi è scappata. Lei ha cercato di andare via da sola. È andata via da sola a casa, ha fermato qualcuno, è tornato il Pacciani? Com’è tornata a casa poi?
M.A.S.: Non… Non è tornato a casa lui. Non m’ha portato a casa. Una persona… Ho trovato una persona che mi portava a casa a piangere. E così m’hanno visto piangere e m’hanno montato.
Presidente: Cioè, ha trovato una…
M.A.S.: Una persona, non so chi è.
Presidente: Un’altra persona?
M.A.S.: Uhm.
Presidente: Cioè, un automobilista.
M.A.S.: Che… Non ricordo. E cosi m’è toccato andare avanti. Non so più come ha io a fare, come ha io a fare.
Presidente: Senta, e quando facevano… lui, dice, è andato a guardare le altre macchine. Esattamente cosa hanno fatto loro?
M.A.S.: Si…
Presidente: Ci sono andati tutti e due, o c’è andato uno solo a guardare le macchine?
M.A.S.: Uno per volta, però io ho fatto a tempo a scappare.
Presidente: Uno per volta andavano.
M.A.S.: Uhm. Però io ho fatto a tempo a scappare, per fortuna.
Presidente: Senta signora, lei Indovino Salvatore lo conosceva?
M.A.S.: Uhm?
Presidente: Indovino Salvatore.
M.A.S.: L’ho conosciuto cosi, di vista, un po’.
Presidente: Frequentava la sua casa?
M.A.S.: Sì. Frequentavano Vanni e Pietro Pacciani.
Presidente: Anche loro andavano?
M.A.S.: Sì, andavano lì e…
Presidente: E poi chi altro c’era?
M.A.S.: Eh?
Presidente: E chi altro ci andava in quella casa lì?
M.A.S.: Pietro Pacciani, Mario…
Presidente: Mario Vanni, va bene.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Poi chi al… altre persone oltre a questi due.
M.A.S.: Andreaccio Antonio.
Presidente: Chi? Antonio chi? Signora, non c’è mica da…
M.A.S.: Sì, ora m’è preso un po’… m’è preso un po’… capirà che sono un po’ emozionata a dire la verità.
Presidente: Ha mai visto Faggi Giovanni?
Avv. Nino Filastò: Presidente, Antonio chi? Sentiamo, perché sarà emozionata ma insomma, per dire un cognome non c’è da essere tanto emozionati.
Presidente: Allora, prima di Faggi. Antonio chi? Lei ha detto un Antonio, Antonio chi?
M.A.S.: Allora, c’era lì che … la Filippa… c’era, come si chiama? Ora non me viene. Sono un pochino emozionata per davvero. Scusate, ma io sono emozionata, non mi riesce a dirle per bene.
Presidente: No, dica pian piano, non c’è bisogno di… Ormai l’emozione è già passata. C’era pure lì un Antonio. Come si chiamava questo Antonio?
M.A.S.: Andreaccio Antonio.
P.M.: Andreaccio ha detto, Presidente.
Presidente: Andreacci Antonio.
Avv. Nino Filastò: Andreaccio.
Presidente: Andreacci Antonio. E che faceva questo Antonio?
M.A.S.: Ma io, quello che facevano non so.
Presidente: Senta, e Faggi Giovanni l’ha conosciuto? Faggi Giovanni.
M.A.S.: Non lo so chi è questo Faggi Giovanni.
Presidente: Non l’ha mai sentito nominare una persona così?
P.M.: Forse bisognerebbe mostrargli delle foto.
Presidente: Un rappresentante di piastrelle, di Calenzano.
M.A.S.: Se è uno con la barba.
Presidente: No, no, niente barba, quello è un altro.
M.A.S.: E allora non… Non lo…
Presidente: Eh?
M.A.S.: Non lo so. Diciamo… E sono emozionata… A di’ la verità sono un po’ emozionata.
Presidente: Ora, dopo gli mostriamo… Semmai Elisabetta lo può prendere? Ecco, vada lei, sì. Signora, in questa casa si facevano i riti magici.
M.A.S.: Sì.
Presidente: … delle stregonerie? Che cosa si faceva esattamente?
M.A.S.: Facevano delle magie. Io sentivo tutte, che facevano delle magie nere, facevano… ho sentito dalla Filippa quello che era…
Presidente: Che era l’amica dell’indovino.
M.A.S.: Sì, sì, eh.
Presidente: E cosa le diceva… Cosa ha visto lei?
M.A.S.: Io non è che ho visto, sentivo. Tutte le cose che dicevano, che facevano… poi ho visto…
Presidente: Che ha visto lei?
M.A.S.: Io vidi il Vanni, Pacciani, andavano da lei, dalla Filippa…
Presidente: Va be’, le persone che andavano. Però cosa facevano poi queste magie nere, cos’erano queste?
M.A.S.: Io, per conto mio, son tutte cose, non so.
Presidente: Non le è mai presa la curiosità di vedere anche lei?
M.A.S.: Icché?
Presidente: Di andare qualche volta anche lei.
M.A.S.: No, sie. Quelli li fanno soltanto i criminali. Io non so tipo di queste cose, non me ne importa niente di niente. A me mi importa sta’ bene, no questi criminali.
Presidente: Ecco, cosa le ha detto la Filippa?
M.A.S.: Che c’era questo ma… era tutta graffiata, vociava, piangevo, … soprannome a Toscano “palle d’oro”. E loro c’erano tutto. E lì facevano casini.
Presidente: E che facevano?
M.A.S.: Io, sai, sentivo urlare, non è che fosse… io stavo a casa mie e staghio chiusa. Perché io queste cose assolutamente non saprei come… A me queste cose proprio…
Presidente: Chi era graffiata? La Filippa era graffiata? O chi altro? Che cosa ha detto, graffiata chi?
M.A.S.: Sì, era tutta gonfiata, era tutta… era tutta gonfia qui, era tutta. . . si umbriacava anche.
Presidente: Chi, la Filippa?
M.A.S.: Eh, porine. Poi diceva: ‘mi vogliono ammazzare, mi voglio fa’ qui’ e c’erano tutta questa gente qua, che facevano tutte queste cose. Però io…
Presidente: Ho capito, lei non c’è stata, lei non l’ha visto. Però non sa dire che cosa facevano?
M.A.S.: Mah, io ho sentito di’ da loro…
Presidente: Appunto, cosa ha sentito dire?
M.A.S.: Ho sentito dire: ‘si fa questo, si fa quest’altro’, con le mane, come si dice? Dice… basta senti’ le voci. Poi vociano, sai io… praticamente c’era una piccola finestra e poi una piccola stanza, non si faceva capì tante cose. Ma se chiudo indentro io non ne voglio sape’. Queste cose a me, assolutamente… fanno solamente…
Presidente: Usavano degli oggetti, degli animali, qualche cosa.
M.A.S.: Io questo…
Presidente: Cosa usavano?
M.A.S.: Bah, io non è che andavo a vedere con(non capibile)
Presidente: No, cosa gli ha detto la Filippa? Lei ha detto che la Filippa faceva questo e quello. Cosa facevano?
M.A.S.: Lei dice queste cose… queste cose… dice: ‘io7… (non capibile) poi vedevo soltanto che passavano …loro da lì e basta, (non capibile) e basta.
Presidente: Senta, Vinci Francesco lo conosceva lei?
M.A.S.: Vinci Francesco?
Presidente: Eh.
M.A.S.: Credo di no. Non ho ricordanza di questa persona.
Presidente: Era un signore sardo, con la barba.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: Lo conosceva?
M.A.S.: Uno con la barba?
Presidente: Eh.
M.A.S.: Eh, l’ho visto.
Presidente: Come l’ho visto?
M.A.S.: Cioè, uno con la barba?
Presidente: Eh.
M.A.S.: Eh, l’ho visto passa’ qualche volta, ma…
Presidente: Dice che frequentava la sua figlia Milva.
M.A.S.: Io…
Presidente: Lo sa questo?
M.A.S.: Non lo so.
Presidente: È vero, non è vero? Non lo so, cosa sa lei?
M.A.S.: No… Non lo so per davvero.
Presidente: Sua figlia non le ha detto nulla a lei?
M.A.S.: No… Io questo non lo so, non credo che la mi’ figliola proprio. La mi’ figliola non… questo no.
Presidente: Senta, lei ha raccontato la storia degli Scopeti, l’episodio degli Scopeti, che l’hanno denudata, violentata, eccetera. Ma questo è avvenuto quando stava in via Faltignano, o stava… Stava in via Faltignano.
P.M.: O a Chiesanuova, Presidente.
Presidente: O a Chiesanuova. Quando è avvenuto questo episodio che ha detto lei degli Scopeti? Con Vanni che è venuto in Lambretta e con Pacciani che la portò con la 500?
M.A.S.: Quando ero in via Chiantigiana.
Presidente: Via?
P.M.: Via Chiantigiana.
M.A.S.: Chiantigiana.
Presidente: Via Chiantigiana dove?
M.A.S.: Vicino a Fabbrica, sotto…
Presidente: Alla Sambuca?
M.A.S.: Alla Sambuca.
Presidente: Alla Sambuca. Sarebbe lì?
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: Quando stava alla Sambuca l’hanno portata lì agli Scopeti.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: Va be’, l’esame può proseguire in via normale.
P.M.: Sì, Presidente.
Presidente: Con le altre domande.

P.M.: Io chiedo innanzitutto, dato che oramai sono state fatte le domande, di mostrare alla signora Sperduto le foto del Faggi e del Vinci Francesco, per vedere se le ha mai viste. E intanto vorrei chiedere se il Vanni e il Pacciani sono mai andati a casa sua a…
M.A.S.: Sì.
P.M.: In via Chiantigiana.
M.A.S.: Sì.
P.M.: E cosa venivano a fare? Ricorda come li ha conosciuti? Chi ha conosciuto prima?
M.A.S.: Lui l’ho conosciuto perché mi portava la posta, per l’appunto.
P.M.: Venivano in casa?
M.A.S.: Venne in casa e…
P.M.: Cosa succedeva in casa? Io capisco, signora, se…
M.A.S.: Che succedeva? Che… mi tenevano forte forte e… sempre le solite cose.
P.M.: Le solite cose, le può ridire signora?
M.A.S.: Mi viene da piangere.
P.M.: Ho capito che le viene da piangere. Se…
M.A.S.: Io sono emozionata, (piange)
Presidente: Via signora, su.
M.A.S.: Non sono cose mica…
P.M.: Non sono cose facili a raccontare.
M.A.S.: Eh, sì, preciso.
P.M.: Lei le ha già raccontate. Chi venivano? Venivano entrambi, il Pacciani e il Vanni, venivano a volte insieme, uno alla volta? Cosa…
M.A.S.: (piange)
Presidente: Dobbiamo sospendere un po’, signora? Eh? Dobbiamo sospendere un po’?
P.M.: Presidente, sennò possiamo…
Presidente: Eh?
P.M.: Possiamo leggere…
M.A.S.: Ho sofferto troppo.
Presidente: Come?
M.A.S.: M’è toccato soffri’ tanto.
Presidente: Eh, lo so signora, lei ha avuto una vita sfortunata, per tante vicende che conosciamo anche noi. Va bene. Dobbiamo sospendere un po’? Dobbiamo interrompere un po’?
M.A.S.: No.
Presidente: Eh? No. Possiamo continuare?
M.A.S.: Sì. Sì.
Presidente: Eh, pian piano signora, nessuno ci corre dietro. Lei racconti le cose serenamente, con tranquillità, tanto non… È necessario che dica la verità.
M.A.S.: Sì, sì.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Signora, le stavo chiedendo, lei ha cominciato a piangere, ha parlato della sua vita sfortunata, quando io le ho chiesto se il Vanni e il Pacciani venivano da lei a casa. Lei ha detto di sì e io le stavo chiedendo se lei ci può raccontare cosa le facevano?
M.A.S.: Si… si ma… come si dice? Ora non riesco neanche a dirlo.
P.M.: Si masturbavano, signora.
M.A.S.: Sì.
P.M.: E a lei cosa chiedevano…
Avv. Nino Filastò: No, Presidente, così non va eh.
Presidente: No, no…
(brusio)
Avv. Nino Filastò: Questa è la replica della deposizione resa da questa signora, replica con molte varianti…
P.M.: Ha mosso la mano molto chiaramente.
Presidente: Ha fatto il gesto con la mano.
P.M.: Ha fatto il gesto con la mano talmente chiarame… in modo talmente chiaro.
Avv. Nino Filastò: Il Pubblico Ministero non si dice che si masturbavano e quella risponde sì. Chiede cosa facevano, la signora non risponde e non risponde.
P.M.: No, Presidente, non…
Avv. Nino Filastò: E però non si suggerisce le risposte al testimone, non si può fare.
P.M.: Io non sugge…
Presidente: Ma non è vero che… a parte che lo potrebbe anche fare.
Avv. Nino Filastò: Il Codice non lo prevede.
Presidente: A parte lo potrebbe anche fare.
P.M.: Grazie, Presidente. Grazie che mi ha chiarito, mi ha ricordato. Signora, allora racconti lei.
Presidente: In controesame si può fare anche la domanda suggestiva.
P.M.: Ma non è suggestiva, l’ha detto fin dal primo…
(brusio)
P.M.: Presidente, gradirei non essere interrotto, sennò veramente… Già la signora…
Avv. Nino Filastò: No, ma non è un’interruzione. È un’opposizione alla domanda che io ho fatto, ho formulato.
P.M.: Ha già risposto, cosa vuole opporsi.
Avv. Nino Filastò: Formale opposizione. Formale… Lo so ha già risposto, però non ho fatto in tempo…
Presidente: Opposizione respinta perché la signora ha fatto il gesto.
P.M.: Con la mano.
Presidente: Ci spieghi un po’ meglio allora. Ci spieghi un po’ meglio lei cosa voleva fare, cosa dire con quel gesto lì?
M.A.S.: (piange) Ho detto… Come si dice? Non mi riesce più. Sono un po’ emozionata (non capibile)
Presidente: Come? Parli un po’ forte perché non capisco. Lei già parl. . . si mangia le parole.
M.A.S.: Sono emozionatale… come si dice? Eh, ora non mi riesce a dirlo. Scusate, per piacere…
Presidente: Eh, lei ci deve dire cosa faceva il Pacciani e il Vanni.
M.A.S.: Si… di… non mi riesce… emozionata, non mi riesce più a dirlo.
P.M.: Al di là della parola.
Presidente: Va bene, non si ricorda la parola. Va be’, ma vuole sapere cosa facevano.
M.A.S.: Si…
Presidente: Materialmente cosa facevano?
M.A.S.: Si distu. .. si…
Presidente: Cosa prendevano loro? Cosa prendevano? Il Pubblico Ministero ha usato un termine, lei non se lo ricorda, va bene. Ma non vuole sapere il termine, vuole sapere l’azione. Cosa facevano materialmente loro. O l’uno o l’altro.
M.A.S.: Me tenevano a me uno o l’altro e tenevano forte forte e loro si facevano… come si dice?
Presidente: Lo dica pure in dialetto. Cosa facevano? Non si deve vergognare, siamo tra adulti, santo cielo!
M.A.S.: Non è… è perché sono emozionata a dire la verità.
Presidente: Eh, va be’, emozionata, ora… emozionata. Una volta… eh.
M.A.S.: Si di… noi si dice…
Presidente: Come dite voi qui a Tavarnelle? Non si deve vergognare.
M.A.S.: Eh…
Presidente: Dobbiamo capire signora, dobbiamo capire e basta. A noi non ci interessa mica… figuriamoci.
M.A.S.: Mi reggevano e si faceva…
Presidente: No, no, cosa facevano? Come si dice a Tavarnelle? Cosa facevano?
M.A.S.: Noi si dice… proprio…
Presidente: Dicono? Non si deve vergognare, signora, vergognare di che? Loro si devono vergognare, mica lei. Chi lo fa.
M.A.S.: Loro, eh, proprio.
Presidente: Eh, appunto. E allora, quindi lei perché si vergogna?
M.A.S.: Si disturbava… come si dice? Si disturba…. ora la parola proprio per bene non me riesce a dirla più.
Presidente: Lo dica in dialetto pure. Dica una parola come si usa…
M.A.S.: Si facevano… Noi si dice le seghe.
Presidente: Le seghe, oh. Si facevano delle seghe. E chi se le faceva le seghe?
M.A.S.: Tutti e due.
Presidente: Tutti e due. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Lei la spogliavano, la facevano spogliare prima?
M.A.S.: Mi facevano spogliare. Mi spogliavano da soli.
P.M.: Questo è avvenuto più volte che venivano a casa sua? Tante volte, qualche volta…
M.A.S.: No, e… Ora, tutto… non ho ricordanza tutto proprio.
P.M.: Senta una cosa, sa, ha mai visto se loro usavano anche degli strumenti?
M.A.S.: Sì, preciso.
P.M.: Cioè? Ci spieghi.
M.A.S.: I cosi finti, come si dice?
P.M.: Li usavano su di lei, o su se stessi?
M.A.S.: Usavano su … preciso.
P.M.: Come mai?
M.A.S.: Beh, che ne so perché? Non lo so.
Presidente: Chi lo usava, tutti e due, o uno solo?
M.A.S.: Tutti e due. Tutti e due.
Presidente: Tutti e due.
M.A.S.: (piange) Non ce la faccio più.
P.M.: Non ce la fa più, signora, eh, tanto…
Presidente: Bene, signora.
P.M.: Dobbiamo capire, signor Presidente, signori della Corte…
M.A.S.: (piange)
P.M.: Le dovrei fare ancora una domanda, signora.
M.A.S.: Dica.
P.M.: Lei ci sa spiegare come mai andò via da via Chiantigiana e andò a stare in via di Faltignano? Fu una sua decisione?
M.A.S.: No.
P.M.: Come andarono le cose?
M.A.S.: (piange) Picchiò anche il mi’ marito, tutti.
P.M.: Tutti chi, signora, picchiò?
M.A.S.: Maria Mugnaini, Andreaccio Antonio e Vanni.
P.M.: Picchiavano suo marito.
M.A.S.: Sì.
P.M.: Ma cosa c’entra col fatto che lei ha cambiato casa?
M.A.S.: Perché…
P.M.: Come mai andò…
M.A.S.: Perché qui’ criminale “mangia orecchie” (piange) Non sapevo più come avevo a fare. Lo picchiavano, lo portavano a ‘mbriacare… (piange)
P.M.: Signora, lei ha spiegato più volte come mai andò via da quella casa. Ora sta dicendo che picchiavano suo marito. Ricorda, vuole spiegare meglio come mai lei si decise ad andare via da lì? Poi, poco tempo dopo, suo marito morì, no?
M.A.S.: Non è che io volevo andar via di casa, è quel criminale che mangiava le orecchie a mio marito… ! e si…
P.M.: Che faceva agli orecchi, scusi?
M.A.S.: E’… un “Palla d’Oro”, come lo chiamano di soprannome.
P.M.: “Palla d’oro”.
M.A.S.: Eh…
P.M.: Va bene.
M.A.S.: Sì, perché chiamarono il carabiniere e non gli fece nulla…
P.M.: Come si chiama, scusi, al di là del soprannome, “Palle d’Oro”, il carabiniere, ricorda il cognome di questo signore?
M.A.S.: No… Io so che si chiamava Toscano.
P.M.: Ecco, questo carabiniere Toscano era amico di questi signori?
M.A.S.: Eh… era amico di Maria Mugnaini, quando era al Poggio, che loro… chi lo sa quanto… e lui queste cose, che si fru…
P.M.: Era amico di Maria Mugnaini. Era amico anche del Vanni e del Pacciani, o non c’entra…
M.A.S.: Sì, eh, certo. Sono amici e amici bene. Proprio loro che … rovinato la famiglia.
P.M.: E allora cosa c’entra questo Toscano, o questi signori… come mai l’orecchio? Ci vuol spiegare perché?
M.A.S.: Perché io chiamai i Carabinieri a casa per non essere più disturbata a casa mia. E non gli hanno fatto proprio niente.
P.M.: Questi Carabinieri, questo Toscano, non ha fatto niente.
M.A.S.: Niente, nessuno di quelli che sono venuti in casa. Niente. Non ha alzato nemmeno una mano.
P.M.: E allora lei perché ha cambiato casa? Chi l’ha convinta a cambiar casa?
M.A.S.: Non è che mi hanno convinta. Io, dopo… non…
P.M.: Questo episodio dell’orecchio, cosa, in che cosa consiste?
M.A.S.: Perché… perché morsicarono un orecchio a mio marito, non lo so. Perché mi mandarono anche fuori di ca… Fu proprio Toscano che mi mandava fuori di casa. Dice… io dopo non capivo più nulla, ero malata, non… come si fa? Quando uno sta fra cose, coi figlioli minorenni…
P.M.: Ma questo avvenne prima della morte di suo marito?
M.A.S.: Certo.

P.M.: Lei, signora, a proposito… Lo ha spiegato, almeno, con le difficoltà, sembra da questo verbale che sembra avere oggi, però ha spiegato e dice, io le faccio presente, che lei chiedeva, ha detto, aiuto al Toscano: “Anziché aiutarmi, lui minacciava mio marito”. E Toscano gli diceva, infatti, tirandogli le orecchie, che doveva fare come dicevano Pacciani…
M.A.S.: Sì, quelle…
P.M.: …e Vanni.
M.A.S.: Sì, che facevano loro. Dice… Li minacciava di forte, che poi si ‘mbriacava mio marito, lo facevano ‘mbriacà. E così lo minacciavano anche a lui. Lo minacciavano di brutto.
P.M.: Suo marito minacciavano?
M.A.S.: Sì. Lo minacciavano di brutto.
P.M.: E come mai questo che era dei Carabinieri, non l’aiutava? Invece aiutava…
M.A.S.: Eh, … che è un criminale.
P.M.: Ma lei è sicura che fosse amico di Pacciani e di Vanni?
M.A.S.: Certo.
P.M.: Li ha visti lei insieme?
M.A.S.: Li ho visti, sì. Da casa mia si vedeva ogni cosa. Da casa mia, via Chiantigiana si vedeva ogni cosa. E quando li vedevo insieme, mi tremavano le mani. Ogni cosa, perché lì, le finestre erano dappertutto. Tutto si vedeva, no? Poi, se si andava sulla colombaia, c’era le finestre alte, si vedeva ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa. Mi hanno anche picchiata, mi hanno fatto di tutto.
P.M.: Chi hanno picchiato?
M.A.S.: Eh, quando ero lì, questo mangia orecchie”, come lo chiamo io…
P.M.: Questo…?
M.A.S.: “Mangia orecchie”.
P.M.: “Mangia orecchie”.
M.A.S.: “Mangia orecchie” lo chiamo io.
Presidente: (voce non udibile)
M.A.S.: Eh Toscano.
Presidente: Ah, Toscano.
P.M.: Vogliamo mostrare queste foto. Presidente? Vorrei prima mostrare la foto del Faggi, se lo ha mai visto.
Presidente: Ah, va bene…
(voce non udibile)
M.A.S.: Sì, sì, ho capito, ma… (non capibile)
Presidente: Vorrei sapere solo se lo ha visto qualche volta, se lo ha visto…
M.A.S.: Può darsi che l’ho visto qualche volta, così.
P.M.: Dove, signora?
Presidente: Eh?
P.M.: Dove, signora?
M.A.S.: Mah, sempre… (piange) Un bicchiere d’acqua, per…
P.M.: Un bicchiere d’acqua.
Presidente: Antonio!
M.A.S.: Grazie, grazie.
Presidente: Un po’ d’acqua, per piacere. Sì. Ora arriva, signora, eh.
M.A.S.: Grazie.
Presidente: Stia calma, ora arriva. Allora, stava dicendo, lo ha visto questo signore?
M.A.S.: Veh, lo avrò visto qualche volta di vista, così. Ma ora, proprio…
Presidente: E dove?
P.M.: Se lo ha visto di vista così, ricorda dove, o…
M.A.S.: Lo avrò visto a… Non mi ricordo dove. L’ho visto qualche volta, ma… Così, ma non mi ricordo preciso, ora. Tutte le cose non le posso raccontare.
P.M.: Lei sa come si chiama questo signore?
M.A.S.: No.
P.M.: Il nome Faggi, le dice niente?
M.A.S.: Questo Faggi non mi dice niente, perché non… se l’ho visto… cioè, se l’ho visto di vista, non posso capire chi era questa… questa persona.
P.M.: Ma quando dice: “L’ho visto di vista”, cosa intende dire? Provi a spiegare…
M.A.S.: Di vista, così. Vorrei dire, se io l’ho visto di vista così, non posso di’… eh, chi è.
P.M.: Cioè, lo ha visto in paese, lo ha visto vicino a casa sua…
M.A.S.: Sì, l’ho visto in paese. Eh, sa, l’ho visto qualche volta in qua e là. Però… non posso di’ che questo Faggi, come si chiama, non… Come si chiama, come si chiamava, non lo so.
Presidente: A casa sua è mai venuto?
M.A.S.: Non l’ho mai visto vicino a casa mia.
Presidente: In via di Faltignano c’è un bar, c’è un negozio di generi alimentari.
M.A.S.: Sì.
P.M.: Lo ha mai visto lì, quel signore?
M.A.S.: Vicino a Faltignana? Beh, ma di vista. Cioè… però il cognome non… non lo so.
Presidente: No, se ha visto questa persona lì, a Faltignano…
M.A.S.: Sì, l’avrò vista, così, camminando… così, sì.
Presidente: Eh?
M.A.S.: Quando… a volte quando andavo a far la spesa, lo avrò visto così, camminare. Però… Non so come si chiamava e come si chiama. Io… non posso dire…
P.M.: Vogliamo mostrare anche la foto del…
Presidente: Sì, sì. Ora, ora.
P.M.: Quando ha finito.
Presidente: Quell’altra, sì. Ora la faccia bere.
P.M.: Certo, signor Presidente.
Presidente: Signora, beva.
M.A.S.: Grazie. (piange)
Presidente: Signora, e ora che si fa? Eh?
P.M.: Presidente, dobbiamo capire la situazione…
Presidente: Sì, lo so, lo so…
P.M.: Non credo che sia facile, con tutti i problemi che ha avuto questa signora, venire a raccontarlo a degli, sostanzialmente, estranei. Quindi, dobbiamo anche…
Avv. Nino Filastò: Dovrebbe esserci abituata. Pubblico Ministero. È già stata interrogata durante il processo Pacciani.
Presidente: Insomma, ora non siamo…
Avv. Nino Filastò: È stata interrogata numerosissime volte alla Polizia, dice, dalla Polizia…
Presidente: Avvocato Filastò, per cortesia, per cortesia.
Avv. Nino Filastò: Chissà perché, quando arriva qui, la signora comincia a piangere, a bere…
P.M.: Presidente, io vorrei…
Presidente: Andiamo un po’ più velocini, signora, per cortesia. Sennò…
P.M.: Presidente, chiedo scusa, proprio per venire, per dare atto di ciò che dice il difensore di Vanni, vorrei, dato che l’ho usato per contestazioni, depositare il verbale di deposizioni di Sperduto Maria Antonietta. L’unico, nel quale ha raccontato tutte queste cose diffusamente, del 7 marzo ’96, dove ogni tre parole si dà atto che la signora piange, che ha difficoltà a raccontarlo. Per dimostrare che, ciò che dice l’avvocato: “dovrebbe essere abituata”, è abituata a raccontarlo in questo modo. A questo punto, insisto per produrre. E chiederei per mostrare la…
Presidente: Nella vita ci sono persone fortunate, ci sono persone sfortunate.
P.M.: Sì, e quindi…
Presidente: La povera signora è stata particolarmente sfortunata.
P.M.: Dobbiamo pensare che ha avuto diversi lutti in famiglia non molto chiari, eh.
Presidente: Infatti, infatti. Sì.
M.A.S.: Soltanto mi è stata distrutta anche la mi’ poera figliola, (piange)
Presidente: Io stesso mi sono dovuto interessare con l’avvocato Curandai, è presente, del processo della morte della figlia Malatesta.
M.A.S.: (piange) È stato bruciato il mi’ bambino… (piange)
Presidente: Quindi, anche quella è stata un’altra tragedia.
M.A.S.: Quel bambino è bruciato vivo, (piange)
Presidente: Va bene, signora, su. Eh, vogliamo sospendere un po’, così si riprende? Eh?
M.A.S.: Non importa…
Presidente: Vuole andare un po’ in bagno?
M.A.S.: No, resisterò, resisterò…
Presidente: Eh?
M.A.S.: Sì, resisterò.
Presidente: Va bene. Piano, piano, eh, su. Ci vuole un po’ di comprensione. Mi pare che sia l’ultima, oggi. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Vorrei solo mostrare questa foto. Io non ho altre domande. Chiedo la produzione della foto…
Presidente: Quel signore con la barba…
M.A.S.: Sì, io l’ho visto da qualche parte, ma preciso non… chissà dove?
P.M.: Lo ha visto…
M.A.S.: Io … qualche volta. Ma… sì, l’ho … questo … questo deve essere un altro criminale.
Presidente: Lo dica per bene, signora, su.
M.A.S.: L’ho visto… pur così, gualche volta. Per…
Presidente: Si dà atto che viene mostrata alla teste la foto di Vinci Francesco. Quindi, lo ha visto qualche volta.
M.A.S.: Sì, ma non… non so chi era.
Presidente: Non sa chi era?
M.A.S.: No, come facevo a capirlo? Non… Non lo so. Io non credo che…
Presidente: Va bene.
P.M.: Non ho altre domande, Presidente. Mi sembra…
Presidente: Va bene. Parti civili?
Avv. Giampaolo Curandai: Nessuna domanda.
Presidente: I difensori?
Avv. Nino Filastò: Signora, senta, io la capisco benissimo. Nessuno le vuol male e tantomeno io. Qui si sta cercando di capire come stanno le cose.
M.A.S.: Sì, dica, dica.
Avv. Nino Filastò: Eh? Quindi faccio le domande più semplici possibili; lei cerchi di capire la domanda. Se non la capisce, me lo dice. Io gliela ripeto tranquillamente.
M.A.S.: Dica, dica.
Avv. Nino Filastò: Ecco.
M.A.S.: Tanto ora sono calma.
Avv. Nino Filastò: Lei si ricorda, signora, di essere stata interrogata il 24 maggio, insomma, del ’94? Circa tre anni fa, un po’ di più, in un’aula come questa, della Corte di Assise? Nel processo Pacciani.
M.A.S.: Uhm.
Avv. Nino Filastò: Se ne rammenta, signora, di questo? Sì, o no?
Presidente: Dica, parli, parli. Non faccia i segni con la…
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Allora, io le faccio una domanda che le fecero anche allora. E la domanda è questa: lei ha parlato di minacce, anche di botte. Comunque, minacce ricevute da suo marito, il povero Malatesta che è rimasto…
M.A.S.: No, ma porino, lui era…
Avv. Nino Filastò: No, no, aspetti, non ho finito la domanda.
Presidente: Aspetti, signora.
M.A.S.: Ah, scusi…
Avv. Nino Filastò: La domanda è questa qui: queste minacce gliele fece anche Vanni a questo suo marito?
M.A.S.: Sì, le fecero tutti e due.
Avv. Nino Filastò: Allora, guardi, lei, quando è stata interrogata questo giorno che le ho detto, su una domanda precisa come questa, il Pubblico Ministero le chiese: “Il Vanni ha mai minacciato suo marito?” E lei rispose: “No”.
M.A.S.: Forse ero… Ma è vero, è vero. Lo hanno minacciato, lo hanno picchiato, con… gliel’hanno fatte di tutti i colori.
Avv. Nino Filastò: E come mai questa volta lei rispose no, invece?
M.A.S.: Non lo so…
P.M.: Può dire la pagina?
M.A.S.: Forse che era…
Avv. Nino Filastò: Sì, è a pagina 37.
P.M.: Grazie.
Avv. Nino Filastò: Prego. Naturalmente ne chiedo, chiedo l’acquisizione…
P.M.: Li ho già messi insieme io…

Avv. Nino Filastò: Senta, ma perché veniva minacciato suo marito? Per quale ragione?
M.A.S.: Mah…
Avv. Nino Filastò: Cosa volevano da lui?
M.A.S.: Siccome che questa Maria Mugnaini è una criminale
Avv. Nino Filastò: Questa Maria Mugnaini?
M.A.S.: Eh, sì, una criminale…
Avv. Nino Filastò: Ecco, ci dica: chi è questa Maria Mugnaini?
M.A.S.: E’ l’ex… come si dice, cognata di’ mi’ marito.
Avv. Nino Filastò: È una cognata di suo marito. Era una cognata di suo marito.
M.A.S.: Sì, era la moglie di un…
Avv. Nino Filastò: E allora?
M.A.S.: Eh, perché quella era una criminale, picchiava anche il su’ marito. Non era normale (piange)
Avv. Nino Filastò: La Maria Mugnaini picchiava il suo marito.
M.A.S.: Anche.
Avv. Nino Filastò: E con suo marito, che ci entrava il marito?
M.A.S.: Eh, ci entrava perché lei, il suo marito diceva che non rubare, non fare le cose magari… non lo so, pure tutte queste cose, minacciava anche il su’ marito. E voleva tutto il maneggio in mano a lei. Lo fece star male anche il su’ marito e a tutti. In famiglia siamo stati tutti come… non sapevamo più come dirti, non so… era criminale, non so…
Avv. Nino Filastò: Per colpa di questa Maria Mugnaini, stavate tutti male?
M.A.S.: Sempre, sempre proprio ella, perché lei organizzava tutti… lei, e ci fece stare tutti male.
Avv. Nino Filastò: Senta, e con Pacciani, questa Maria Mugnaini, che c’ha a che vedere?
M.A.S.: Eh, io questo non… lo sa lei. Che ne so io?
Avv. Nino Filastò: E con Vanni?
M.A.S.: Eh, si vede che volevano fare la scuola insieme.
Avv. Nino Filastò: Come? Si vede…?
M.A.S.: Volevano fare la scuola insieme.
Avv. Nino Filastò: Fare la scuola insieme a Vanni?
M.A.S.: E…
Avv. Nino Filastò: La Maria Mugnaini ha fatto la scuola insieme a Vanni?
M.A.S.: Ma che… penso di sì. Perché quante ne ha fatte, tu vedrai… Ma cosa hanno fatto, non lo so.
Avv. Nino Filastò: Ma ci vuol dire cosa ha fatto, cosa le ha fatto di preciso questa Maria Mugnaini a lei?
M.A.S.: Eh, mi minacciava sempre, di continuo, perché… io questo… non lo, non lo arrivo a capir nemmeno io.
Presidente: La minacciava sempre?
M.A.S.: Eh, poverini! Sempre quando ero a Tavarnelle, m’hanno sempre minacciata, sempre. Mi hanno dato noia fino all’ultimo.
Avv. Nino Filastò: Anche l’Andreaccio?
M.A.S.: Anche l’Andreaccio. Poerini! Pure lui, quando era insieme a quell’altro criminale…
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Insieme a quella criminale di Maria Mugnaini e Andreaccio Antonio. Tutti criminali, per…
Avv. Nino Filastò: Già che ci siamo, signora, ce n’è altri criminali che ci vuole indicare? Se ce n’è qualcun altro, ce lo dica. E poi magari lo sentiamo e sentiamo un po’ la… Eh, signora, c’è qualcun altro che le voleva male in quel periodo di tempo lì? Signora, quando lei parla di questi episodi che riguardano Vanni, che riguardano Pacciani, a che epoca si riferisce? Quanto tempo fa?
M.A.S.: Uhm… Dopo… che è nata la mi’ figliola là.
Avv. Nino Filastò: Come?
Presidente: Dopo… ?
M.A.S.: Poco dopo… (piange)
Avv. Nino Filastò: Poco dopo, cosa?
M.A.S.: È nata la mi’ figliola…
Avv. Nino Filastò: Come?
P.M.: “Dopo che era nata la mia figliola.”
Avv. Nino Filastò: E dopo quanto, signora?
M.A.S.: Dopo tre anni.
Avv. Nino Filastò: Dopo tre anni. E la sua figliola è nata in che anno, signora?
M.A.S.: Nel settanta…
Avv. Nino Filastò: ’71?
M.A.S.: Uhm…
Avv. Nino Filastò: 1971?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Sì, o no?
M.A.S.: Sì, ho capito.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Quindi, questi fatti che lei ha raccontato, vanno sistemati nel ’74.
M.A.S.: Uhm, sì.
Avv. Nino Filastò: Eh?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E dopo il ’74, li ha più visti?
M.A.S.: E poi… e poi… dopo io…
Avv. Nino Filastò: Dopo, lei?
M.A.S.: Eh, mi è toccato anda’ a lavorare, malata com’ero. Non sapevo com’aveo a fare.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Non sapevo più che aveo a fare. Mi è toccato a mettere anche la …in collegio, per colpa di queste cose, (piange) i miei figli… Non ce la faccio più…
P.M.: Sta dicendo non ce la fa più, Presidente.
Avv. Nino Filastò: E allora sospendiamo e si riprende dopo, vai. Presidente, abbia pazienza. Mi scusi, io mi scuso con la Corte per essere così insistente, ma questo non so se ha presente la Corte – è il quarto soggetto processuale di questo genere, di questo processo, eh. Non è né il primo, né il secondo, né il terzo… È il quarto, compreso questo signore qui, eh.
Presidente: Vogliamo sospendere, signora? Possiamo andare avanti? Lo dica lei.
M.A.S.: Scusatemi, un attimino e poi…
Presidente: Eh, prenda un’altro po’ d’acqua. Possiamo andare avanti, o dobbiamo sospendere? Lo dica lei, eh.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Noi facciamo quello che dice lei, oggi, vede? Almeno stavolta… Eh? Va bene?
M.A.S.: Grazie.
Presidente: Prego, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Signora, lei ha detto che il Pacciani l’ha portata a forza agli Scopeti.
M.A.S.: Uhm.
Avv. Nino Filastò: Ma a forza, cosa vuol dire? L’ha messa nella macchina…
M.A.S.: Beh, che m’ha preso in collo e mi ha portato fuori, mi ha fatto fare le scale. E mi ha portato fuori e mi ha buttato nella macchina, (piange)
Avv. Nino Filastò: Di peso, proprio?
M.A.S.: Sì. (piange)
Avv. Nino Filastò: Questo, lei non lo aveva mica detto, sa, quando è stata interrogata…
M.A.S.: Beh, si vede che…
Avv. Nino Filastò: Non se n’era ricordata?
M.A.S.: Beh, si vede che non… (piange)
Avv. Nino Filastò: Perché lei insomma, quando venne interrogata quel giorno che le ho detto…
M.A.S.: Si vede che non mi è venuto a mente…
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: E si vede che non mi è venuto a mente tutto questo…
Avv. Nino Filastò: Gli chiesero, dice: “ma…”, lei disse, gli chiesero: “Ma Pacciani che cosa le faceva?” “Si comportava male”, disse. Poi gli chiesero: “Come, si comportava male?” E lei disse: “Perché mi stringeva forte a me, si comportava male a modo suo.”
M.A.S.: Eh, sì.
Avv. Nino Filastò: Però, questa cosa che l’aveva presa di peso, infilata dentro la 500 e portata a forza agli Scopeti, lei non la disse all’epoca.
M.A.S.: Beh… si vede che qualcosa magari… che posso fare, avvocato? Non mi… Lì per lì, si vede che… non so.
Avv. Nino Filastò: Fra l’altro io non ho presente tutti i suoi interrogatori, signora, di Polizia, eccetera. Forse può essere in questo, mi può aiutare il Pubblico Ministero con la sua consueta precisione, avendo lui nelle mani tutti gli atti. Ma questa cosa non l’aveva detta nemmeno prima a nessuno. Questo fatto…
P.M.: Diciamo, Presidente, che, se lo leggiamo tutto, nel verbale del dibattimento Pacciani, la signora, a proposito di questo episodio, lo stesso dice: ‘Non mi ricordo, ho difficoltà a raccontarlo…’
Avv. Nino Filastò: Sì, sì. No…
P.M.: Era nello stesso modo in cui si presenta oggi, anche nel processo Pacciani. Quindi…
Avv. Nino Filastò: Ma su questo non c’è…
P.M.: Nessuno gli fece la domanda: come fu portata? E la signora non lo disse.
Avv. Nino Filastò: No. . .
P.M.: Oggi lei, avvocato, gliel’ha fatta e la signora lo dice.
Avv. Nino Filastò: Signor Pubblico Ministero, qualcuno gli fece la domanda: “In che modo si era comportato male Pacciani”.
P.M.: Eh, ma, si era comportato male…
Avv. Nino Filastò: E lei aveva risposto.
P.M.: …ma nessuno gli chiese…
Presidente: Va bene. Facciamo le contestazioni e poi prendiamo atto delle risposte che dà la donna. È tutto qui. Su, sennò, i commenti…
(brusio)
Avv. Nino Filastò: “… perché mi stringeva forte tantissimo, si comportava male a modo suo”. La stringeva forte. Dopodiché le venne chiesto se Pacciani…
M.A.S.: Sono stata tutta graffiata.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Sono stata graffiata, io.
Avv. Nino Filastò: È stata graffiata.
M.A.S.: Eh, sì.
Avv. Nino Filastò: Dove, signora?
M.A.S.: Perché mi… perché… (piange) sono tutta graffiata, perché…
P.M.: Sta indicando il petto.
Presidente: Sta facendo il segno dalla parte… al petto.
Avv. Nino Filastò: Cioè, le graffiava che cosa? Dica, signora.
M.A.S.: Mi ha graffiato tutto… (piange)
Presidente: Come?
M.A.S.: (Piange. Incomprensibile)
Presidente: Su, ma non si copra la bocca…
P.M.: Vogliamo dare atto che…
Presidente: Si dà atto che la teste, indica: “Sono stata tutta graffiata”, indicando il petto.
M.A.S.: Uhm…
Presidente: Insomma, non proprio il petto, un po’ sopra al petto.
Avv. Nino Filastò: La mammella sinistra, signora, per caso? Dica di sì, o di no.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco. All’epoca era la mammella sinistra che interessava qualcuno, vero signora? E quindi lei parlò della mammella sinistra; oggi, invece c’è Pacciani che la porta di peso nella piazzola.

Avv. Nino Filastò: Ora voglio dire questo, voglio sapere questo: il posto dove l’ha portata con la macchina, Pacciani, che posto è? Ce lo vuol descrivere? Lei ha detto gli Scopeti. Ora, gli Scopeti, sono una strada abbastanza lunga. Che posto era, signora?
M.A.S.: Agli Scopeti.
Avv. Nino Filastò: Agli Scopeti, ma dove agli Scopeti?
M.A.S.: Eh, ora… vicino alla piazzola.
Avv. Nino Filastò: Quella piazzola dove sono stati uccisi poi quei ragazzi francesi? Era quella?
M.A.S.: Io ora, prima… Era lì.
Avv. Nino Filastò: Era lì?
M.A.S.: Uhm.
Avv. Nino Filastò: Sì, o no?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ecco, allora le contesto, signora, che lei, quando è stata interrogata, sempre quel giorno che le ho detto, e gli chiesero questa stessa cosa, lei disse, no, che non era quella; che era due chilometri… era un’altra piazzola ed era a distanza di due chilometri.
M.A.S.: Ma quale… sì.
Avv. Nino Filastò: Allora, come stanno le cose? Era quella, o era a distanza di due chilometri, signora?
M.A.S.: Da… come si dice…
Avv. Nino Filastò: Vede, lei disse così, dice… Che gli venne chiesto dal Pubblico Ministero: “È quello, ricorda il punto esatto?” Lei disse: “Sì.” “È quello dove ci è avvenuto poi un omicidio?” “No, no”, rispose allora. Che poi, fra l’altro, era anche, come dire, due anni fa, tre anni fa, quindi ricordi più freschi… Dice: “No, no.” “È vicino?” “È vicino, ma non è là.” “Quanto vicino, signora?” “Ora non mi ricordo. Saranno in un paio di chilometri da lì.” Allora, signora, ci vuol dire dov’era questo posto?
M.A.S.: Esattamente nella piazzola… dov’è che…
Presidente: Signora, ma agli Scopeti ci è andata una volta, o ci è andata più volte?
Avv. Nino Filastò: No…
Presidente: Una volta sola?
M.A.S.: Sì.
Presidente: Prego, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Però sto aspettando di sapere signora, qual è la verità. Se la piazzola era quella dove sono avvenuti i delitti di quei francesi, oppure se era una piazzola diversa a distanza di due chilometri. O l’una, o l’altra cosa. Bisogna che ce lo dica. Lei ci pensa un po’ se poi non se lo ricorda, dice: non me lo ricordo… Ma insomma, la risposta…
M.A.S.: Ma ora…
Avv. Nino Filastò: …bisogna che me la dia. Perché lei, comunque sia, signora, è una testimone qui, ha capito?
M.A.S.: Ora, preciso, non è… Scusi, io non è che preciso mi ricordai… che era la prima volta, a me… questo è il discorso. Io, era la prima volta, non è che potevo dire preciso le cose come…a spiegarle, ora.
Presidente: Signora, vediamo un po’ se la posso inquadrare io, se la posso aiutare io.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: A dire la verità. Lei, dopo che c’è stata col Pacciani, ci è tornata agli Scopeti qualche volta, o no?
M.A.S.: No.
Presidente: Mai?
M.A.S.: No, no, no… Non me ne importa niente…
Presidente: Quindi, lei la portarono in una piazzola.
M.A.S.: Sì, sì, e basta.
Presidente: Eh, non sa se è quella…
M.A.S.: O que…
Presidente: Se è quella dell’omicidio, o una piazzola simile.
M.A.S.: Questo non lo so.
Presidente: O vicina, o non vicina. È così?
M.A.S.: Sì. Io non…
Presidente: Lei non ci è mai stata agli Scopeti altre volte.
M.A.S.: No… Non… A me, se una persona… a me che fanno… no, no.
Presidente: Quindi, dove quei ragazzi furono ammazzati, lei non sa nulla.
M.A.S.: Io non so niente. Io, questo proprio… non ne so niente.
Presidente: Bene.
M.A.S.: Non lo so.
Avv. Nino Filastò: Allora, signora, per ricostruire un pochino il fatto: Pacciani la prende di peso in casa sua, eh? In collo.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Avv. Nino Filastò: È così?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Le fa scendere le scale, la mette dentro a questa 500 e la porta di filato nella zona degli Scopeti.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: In una piazzola. È così?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Andò così?
M.A.S.: Preciso, esattamente.
Avv. Nino Filastò: E Vanni? Come arrivò Vanni?
M.A.S.: Con la sua Lambretta, bianca.
Avv. Nino Filastò: Ma scusi, si era…
M.A.S.: Era dietro.
Avv. Nino Filastò: Si erano dati appuntamento…
M.A.S.: Ma che ne so io ora, se lui è venuto dietro… poi, io, se si avevano dato appuntamento con il Pacciani, senz’altro.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Si saranno dati appuntamento col Pacciani, senz’altro.
Avv. Nino Filastò: Ah, sì?
M.A.S.: Eh, certo. Sennò come… questi criminali come facevano?
Avv. Nino Filastò: Questi…?
M.A.S.: Criminali.
Avv. Nino Filastò: Ah.
Presidente: Ora, questa parola, la usi meno signora, eh. Anzi, non la usi per nulla. Eh, sennò…
M.A.S.: Beh, ora…
Presidente: Va bene, loro saranno criminali, non criminali, però lei non può dire nulla, va bene?
M.A.S.: Sì, va bene.
Presidente: Dica: “Vanni, Pacciani…”, se hanno un soprannome, ce lo dica. Sennò…
M.A.S.: Poi… beh… mi scusi, che io…
Presidente: Va bene.
Avv. Nino Filastò: Signora, che ore erano?
M.A.S.: Eh, ora non mi ricordo… Non mi ricordo se era verso cinque e mezza, le sei; non mi ricordo più.
Presidente: Ma di giorno o di sera?
M.A.S.: Eh?
Presidente: Ma era di giorno o di sera? Buio o non buio?
M.A.S.: Non era proprio buio buio, ma non era neanche… Ho sempre detto che non era proprio… era un po’, come si dice…
Presidente: Quasi buio.
M.A.S.: Uhm, infatti.
Presidente: Il sole non c’era più.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: È così?
Avv. Nino Filastò: Però ci si vedeva ancora, signora?
M.A.S.: Sì, certamente.
Avv. Nino Filastò: E Pacciani aveva la 500.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: E allora, poi, voglio dire, nella 500 chi c’eravate: lei, Pacciani, poi chi, anche Vanni? Anche Vanni entrò nella 500?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Tutti e tre dentro la 500. Sì o no?
M.A.S.: Chi?
Avv. Nino Filastò: Tutti e tre dentro la 500?
M.A.S.: Boh.
Presidente: Scusi…
M.A.S.: Come tutti e tre?
Presidente: Vuol sapere se…
Avv. Nino Filastò: Quando arrivò Vanni, Vanni dove rimase? Rimase sul motorino, entrò nella 500 anche lui?
M.A.S.: Entrò nella 500 tutti e due, uno a destra e uno a sinistra.
Avv. Nino Filastò: Uno a destra e uno a sinistra della 500?
M.A.S.: Sì, della 500. E così mi spogliavano, come ripeto, e mi…
Avv. Nino Filastò: Tutti e due dentro la 500 la spogliarono. Eh, signora!
M.A.S.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: E allora sta dicendo un sacco di storie, sa, lei, signora.
M.A.S.: No, come…
Avv. Nino Filastò: Perché dentro la 500 tre persone…
M.A.S.: No, non ho detto. . .
Avv. Nino Filastò: …fare un lavoro di questo genere non ci stanno, signora. Ha capito?
M.A.S.: No, no, ma…
Presidente: Aspetti, sta chiarendo, sta chiarendo. Dica, signora.
Avv. Nino Filastò: Sì, chiarisca, sì.
M.A.S.: Ora, scusa, quando lì nella 500 si sta con…
Presidente: Aspetti, lei dove stava a sedere?
M.A.S.: Io attraverso la macchina, ma non…
Presidente: No, no, dove sta a sedere lei, lei. Signora, lei dove stava a sedere nella 500? Per capire, per capire come si è svolta la scena.
M.A.S.: Ma, ma è che…
Presidente: Ora, ora rispondiamo, ora rispondiamo anche all’avvocato. Lei dove stava a sedere?
M.A.S.: Io?
Presidente: L’hanno portata alla piazzola.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Ecco, lei stava in macchina.
M.A.S.: Sì.
Presidente: E dove stava, davanti o di dietro, nel sedile di dietro?
M.A.S.: Ma io ero… io ho detto che. . . Ohi, ohi…
Presidente: Per sapere come si sono comportate queste due persone, ecco.
M.A.S.: Eh.
Presidente: Vogliamo ricostruire un po’ la scena, nel limite del possibile, ecco.
M.A.S.: Eh. Allora…
Presidente: Lei stava a sedere nella macchina. Stava nella macchina?
M.A.S.: Sì.
Presidente: Eh, e dove stava a sedere?
M.A.S.: Lui… Allora, ora comincio. Lui (piange)… mise davanti con la mano… Non posso più… (piange).
Presidente: Lui mise la mano davanti?
M.A.S.: Con la mano mi reggeva e mi teneva forte… Non ce la faccio più.
Avv. Nino Filastò: Io vorrei che si desse atto che la testimone, è vero, borbotta…
P.M.: No, sta dicendo: “Non ce la faccio più, mi mise la mano”…
Avv. Nino Filastò: Allora, vogliamo sospendere e ricominciare?
P.M.: Ben volentieri, però non borbotta.
Avv. Nino Filastò: Perché a me non sembra dignitoso continuare un esame in questo modo. Io c’ho da fare un esame serio.
P.M.: No, no, calma, calma, calma. Dobbiamo dare atto di come è la signora, non sta borbottando…
Avv. Nino Filastò: No, facciamo…
P.M.: …ha spiegato…
Presidente: Signora, scusi, avvocato. Avvocato…
P.M.: Per carità, per carità.
Presidente: Prima il rispetto per la persona.
P.M.: Ecco.
Presidente: E per la donna che ha avuto questa…
Avv. Nino Filastò: Ma io…
Presidente: Prima rispetto.
(brusio)
Avv. Nino Filastò: Presidente, il rispetto ce l’ho eccome.
P.M.: No, non ce l’ha.
Presidente: Il rispetto…
P.M.: Sta dicendo che borbotta.
Presidente: Allora…
Avv. Nino Filastò: Forse ce l’ho più io il rispetto per questa persona di qualcun altro, Presidente.
Presidente: Allora, allora…
P.M.: No, no, no, per carità!
Presidente: Un momentino. Pubblico Ministero, per cortesia.
P.M.: Io non accetto queste provocazioni, eh.
Avv. Nino Filastò: Provocazioni, nessuna provocazione…
Presidente: Signora, signora…
P.M.: Ma venga via! Un po’ di dignità.
Avv. Nino Filastò: Un po’ di…
M.A.S.: Un po’ di rispetto, scusate.
Presidente: Signora…
Avv. Nino Filastò: Ho detto che questo è il quarto soggetto di questo genere di questo processo.
P.M.: E con questo?
Avv. Nino Filastò: E con questo…
P.M.: E con questo, cos’ha da dire?
Presidente: Può darsi che ne troveremo anche qualche altro, di questi soggetti.
P.M.: Forse ce ne saranno altri, avvocato.
Presidente: Eh.
P.M.: E che ci possiamo fare?
Presidente: Se il mondo è quello, questo è il materiale.
P.M.: Se l’imputato che viene processato, innocente o colpevole, è questo signore, che ci possiamo fare? Ne ha colpa lei o io? Nessuno.

Presidente: Pubblico Ministero. Allora, signora, torniamo a noi…
P.M.: Non vedo proprio assolutamente di cosa stia parlando l’avvocato Filastò.
Presidente: Siamo… poi dopo la mando via, eh.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: Non si preoccupi.
M.A.S.: Uhm, mi dica.
Presidente: Volevamo sapere: lei…
Avv. Nino Filastò: Ma la manda via…
Presidente: Lei è andata alla piazzola degli Scopeti.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: Lei stava a sedere accanto al Pacciani. Il Pacciani guidava e lei era a sedere accanto.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: Ecco. Siete arrivati alla piazzola.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: Lei è rimasta nella stessa posizione o ha cambiato posizione nella macchina?
M.A.S.: No, lui dopo con la mano ha spento la macchina.
Presidente: Lui ha spento la macchina e poi?
M.A.S.: E poi mi ha acchiappato per il braccio e mi…
Presidente: L’ha acchiappata per le braccia.
M.A.S.: Sì. Mi ha tirato forte forte.
Presidente: E dove l’ha acchiappata per le braccia?
M.A.S.: (Piange) Non…
Presidente: L’ha retta per le braccia.
M.A.S.: Sì e mi teneva forte forte con le braccia così.
Presidente: Eh.
M.A.S.: Con tutte e due le mani e…
Presidente: E Vanni dov’era, Vanni?
M.A.S.: Dietro, dietro con la Lambretta; poi sono venuti tutti e due e mi hanno tenuto forte. E mi hanno messo stesa attraverso alla macchina.
P.M.: Sui due sedili.
M.A.S.: Eh.
Presidente: Ah, l’hanno messa stesa sul sedile davanti. In mezzo ai due sedili l’hanno messa stesa.
M.A.S.: Sì, attraverso la macchina.
P.M.: Ha sempre detto “attraverso”, Presidente.
Presidente: Eh, l’hanno stesa…
Avv. Nino Filastò: E loro due dov’erano, allora?
Presidente: …sul sedile davanti.
M.A.S.: Sì, sì.
Presidente: Sul sedile davanti.
M.A.S.: Che mi teneva per il capo…
Presidente: Uno la teneva per il capo?
M.A.S.: E un altro… e mi spogliavano, mi tiravano… Poi per fortuna che loro sono andati a vedere lì, così sono uscita.
Presidente: Uno la reggeva per la testa e un altro per le gambe. È così? Dall’altra parte.
M.A.S.: Uhm.
P.M.: Ha sempre detto “uno a destra e uno a sinistra”.
Presidente: Io non conosco le deposizioni di questa donna, volevo chiarire.
P.M.: L’ha detto anche ora, Presidente. L’ha detto in questo momento.
Presidente: Prego, avvocato.
P.M.: Uno a destra e uno a sinistra.
Presidente: Prego. Questa è la versione.
P.M.: E la spogliavano. Poi ha detto or ora: “per fortuna che poi sono andati a vedere le altre coppie”.
M.A.S.: Sì, sennò…
Presidente: E lei ha approfittato e poi è scappata.
M.A.S.: Certo!
Presidente: Bene. Altre domande?
Avv. Nino Filastò: Sì, eccole, Presidente. Signora, lei ha detto che in quel posto c’erano anche altre coppie.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: A che distanza?
M.A.S.: Ma erano poco lontano, però mi prese prima le scarpe, quelli se pigliavano, come era era. Così poi per la strada mi sono messa il vestito.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Mi sono messa il vestito com’era strappato…
Avv. Nino Filastò: E lei, però, quando le hanno fatto queste cose avrà gridato?
M.A.S.: Uhm? Non ho capito, scusi.
Avv. Nino Filastò: Si sarà messa a gridare, lei.
M.A.S.: Certo. Certo.
Avv. Nino Filastò: E quest’altre coppie che stavan vicino cosa facevano?
M.A.S.: Io, ora, questo… Eran là che fanno tutte le coppie. Che ne so.
Avv. Nino Filastò: Mah, vedono questa scena di questa signora presa da una parte, dall’altra, vestiti strappati, violenze e nessuno fa nulla? Signora.
M.A.S.: Ma nulla, perché io veramente alle volte parlavo anche a mio marito…
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Quando venivano a casa io parlavo anche al mio marito, ma lui era ubriaco, non…
Avv. Nino Filastò: Ma che c’entra suo marito? Sto parlando delle coppie.
M.A.S.: Ah sì.
Avv. Nino Filastò: Che stavano lì vicino.
M.A.S.: Scusi.
Avv. Nino Filastò: Poco lontano.
M.A.S.: Eh sì, sì, ora lo stavo dicendo.
Avv. Nino Filastò: Uhm.
Presidente: Insomma, nessuno…
M.A.S.: Nessuno ha fatto nulla.
Presidente: Benissimo.
M.A.S.: Oh! Nessuno ha fatto nulla.
Avvocato?: Anche nel metro a Parigi.
P.M.: Persino in piazza del Duomo.
Avv. Nino Filastò: Sì, sì.
P.M.: Ognuno, poi, in quelle condizioni…
M.A.S.: Un altro…
Avv. Nino Filastò: Sì, però resterebbe da capire perché non ne ha mai parlato prima di questo processo, perché quando, ecco…
P.M.: A dire il vero i verbali sono qua.
Avv. Nino Filastò: Comunque su tutta questa storia, signora, ancora, glielo domando un’altra volta, un’altra volta ancora: come mai lei, quando è stata interrogata nel processo Pacciani, non ne ha parlato; pur parlando dei graffi che le faceva Pacciani sulla mammella sinistra?
M.A.S.: Beh, che vuoi, ero confusa, non…
Avv. Nino Filastò: Era confusa.
M.A.S.: Ero troppo confusa, anche che è successo della mi’ figliola, ero troppo confusa. Non potevo spiegarmi le cose tutte per bene.
P.M.: Che poi non è proprio così, ci sono i verbali. Gli fu contestato ciò che aveva detto in istruttoria.
Avv. Nino Filastò: Come?
P.M.: Gli fu contestato che queste cose le aveva già dette a verbale e quindi la signora…
Avv. Nino Filastò: No, no, no.
P.M.: I verbali sono qua.
Avv. Nino Filastò: Qui non c’è proprio nulla di queste… Comunque il verbale ho chiesto l’acquisizione, poi si leggera parola per parola.
Presidente: Per fortuna che ci sono i verbali, quindi non c’è problema.
Avv. Nino Filastò: Non è proprio così.
Presidente: Altre domande alla teste?
Avv. Nino Filastò: Sì, certo, Presidente. Lei ha detto, a proposito di quello che avveniva… Presidente, voglio dire, io devo continuare. Questa è una testimone molto importante, eh. A parte la capacità a testimoniare, che a me sembra…
Presidente: Questa, intanto, è una teste della Corte – è una teste della Corte – va fatto… non è che possiamo fare…
Avv. Nino Filastò: Comunque sia, è una testimone della Corte; questo accresce…
Presidente: Perché io, per dovere di correttezza, come mi sono sempre comportato, vi lascio fare le domande, ma non è che vi faccio fare tutte le domande che volete voi.
Avv. Nino Filastò: E va be’, lei se sente una domanda non pertinente me lo contesta, Presidente…
Presidente: Si capisce.
Avv. Nino Filastò: …e io o cambio la domanda, o la ritiro, o non la faccio. Eh.
Presidente: Prego, prego, prego.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Però, ripeto, questa è una testimone importante per l’accusa, quindi io ho diritto di controinterrogarla con tutto…
Presidente: Infatti gli ho dato la parola apposta.
Avv. Nino Filastò: Certamente.
P.M.: Per l’accusa… non l’aveva nemmen portata, l’accusa.
Avv. Nino Filastò: Eh, difatti, e difatti sì. Difatti. Allora, lei dice che, a proposito della casa di Faltignano… L’ha presente?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Dove ci stava Salvatore Indovino.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Avv. Nino Filastò: La domanda è questa: lei, dentro a questa casa di Faltignano, dove stava Salvatore Indovino…
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: …c’è mai stata?
M.A.S.: No.
Avv. Nino Filastò: Ora, guardi che glielo richiedo per bene, signora: ci ha mai messo piede dentro a questa casa?
M.A.S.: No.
Presidente: Dica la verità, signora, eh.
M.A.S.: Più che la verità, più che così.
Avv. Nino Filastò: Allora ci dice come fa a parlare delle cose che fanno solamente i criminali in quella casa? Quali cose?
M.A.S.: Beh, perché…
Avv. Nino Filastò: Come fa a saperlo, lei?
M.A.S.: Eh, perché passavano da lì, questi qui, e sentivo delle voci, sentivo ogni cosa. Si sente, anche se siamo chiusi in casa, ma intanto era una piccola casa, non è che… come si dice, non è che… si sente ogni cosa quello che fanno e quello che dicono.
Avv. Nino Filastò: Eh, e cosa sentiva lei?
M.A.S.: Dice che mettevano… la Filippa urlava.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: La Filippa urlava.
Avv. Nino Filastò: Perché litigava con Salvatore Indovino, mi immagino.
M.A.S.: Che la mandava a questo…
Presidente: Come?
M.A.S.: La mandava a, come si dice, la mandava a presitu… come si dice… a prostituta.
Presidente: A prostituirsi.
Avv. Nino Filastò: A prostituirsi.
M.A.S.: Eh, così.
Avv. Nino Filastò: Questo lo sappiamo. Oh, finalmente, vede che ci racconta delle cose serie. Ecco, lei sentiva che urlavano questi due in casa.
M.A.S.: Sì, urlavano perché diceva: mi vogliono ammazza’, poi veniva sempre graffiata, imbriaca…
Avv. Nino Filastò: La vedeva ubriaca, graffiata.
M.A.S.: Imbiraca, urlava.
Avv. Nino Filastò: Sì.
M.A.S.: E diceva: mi vogliono ammazzare.
Avv. Nino Filastò: Chi?
M.A.S.: La Filippa diceva anche questo, a dire la verità, forse non l’ho detto ma lo sto dicendo ora.
Avv. Nino Filastò: Che la voleva ammazzare.
M.A.S.: Eh, dice…
Avv. Nino Filastò: Ma chi la voleva ammazzare, signora?
M.A.S.: Io ora questo… sentivo: mi vogliono ammazzare… come lo chiamavano loro.
Avv. Nino Filastò: Eh?
M.A.S.: “Palle d’Oro”, come li chiama lei.
Presidente: No, signora, come ha detto?
M.A.S.: Come lo chiama Filippa, lo chiama questo Toscano, “Palle d’Oro”. Allora io sentivo…
Presidente: Ah, va be’. “Palle d’oro” sarebbe il Toscano, il carabiniere di Tavarnelle.
M.A.S.: Uhm.
Presidente: Va be’.
M.A.S.: Perché dice sempre a quella maniera.

Avv. Nino Filastò: Non ho capito, signora. Scusi, stia attenta a quello che dice, eh. Lei sta dicendo che “Palle d’Oro” la voleva ammazzare, voleva ammazzare la Filippa?
M.A.S.: No. Sentii: ‘mi vogliono ammazzare’, ma chi era non lo so. Però dice ‘Palle d’Oro’, rammentava questo discorso di quello e di quell’altro. Un po’… come ci posso dire, ora… ohi, ohi, sono un po’…
Presidente: Cioè, Filippa si lamentava dicendo che…
M.A.S.: Si lamentava, ecco.
Presidente: …che la volevano ammazzare. È così? E “Palle d’Oro” che cosa c’entra?
M.A.S.: Io quello… non sono lei.
Presidente: È la Filippa che ricordava questo “Palle d’Oro”.
M.A.S.: Beh…
Presidente: Ma “Palle d’Oro” è il Toscano?
M.A.S.: Sì.
Presidente: Non si chiama “mangia orecchi”, lui? Diceva lei.
M.A.S.: Uhm?
Presidente: Si chiama “Palle d’Oro” e “mangia orecchio”, la stessa cosa?
M.A.S.: Lui è la stessa cosa.
Presidente: Ah.
M.A.S.: Se mangiava le orecchie al mi’ marito, tu vedrai. Meglio…
Presidente: Signora, ma “Palle d’oro”, il Toscano, il carabiniere, frequentava anche lui la casa di Indovino Salvatore?
M.A.S.: A quello che ho potuto capire lì, sì.
Presidente: Lei l’ha visto? L’ha visto andare e venire…
M.A.S.: Io non è che … nel senso che loro, questi, come si chiama? Pacciano… e poi forse qualcuno magari non si faceva vedere, forse passavano…
Presidente: No, no, no. Io voglio sapere se lei ha mai visto il Toscano, “mangia orecchio”, “Palle d’Oro”, come li chiama lei, andare o venire dalla casa dell’Indovino Salvatore.
M.A.S.: La voce sua l’ho sentita.
Presidente: Cioè, non l’ha visto, ma ha sentito la voce.
M.A.S.: Sì. Conosc… bene la voce.
P.M.: Ha detto prima: ‘non so se passava di dietro’. Non so…
Presidente: Sì, va bene.
M.A.S.: Sì, sì, questo è vero. Però la voce si sentiva.
Presidente: E la sentiva da casa sua, o passavano sotto la casa di Indovino?
M.A.S.: Perché casa mia è attaccata, cioè…
Presidente: Ah, ecco.
P.M.: Sono tre metri…
Presidente: Va be’, non lo so, non lo so questo.
M.A.S.: Non sono neanche tre metri, si sente bene, no?
Presidente: Va bene. Prego.
Avv. Nino Filastò: Quindi lei sentiva la voce di Toscano.
M.A.S.: Certo.
Avv. Nino Filastò: E diceva gualche cosa questo Toscano?
M.A.S.: Ma io sentii più che altro la… come si chiama? la Filippa.
Avv. Nino Filastò: Sentiva la Filippa.
M.A.S.: Uhm.
Avv. Nino Filastò: E che diceva la Filippa?
M.A.S.: E…
Avv. Nino Filastò: Signora, dica eh.
M.A.S.: Che … volevano ammazza’ e poi fece vede’ che era tutta graffiata, veniva tutta gonfia, veniva tutta… a casa mia. Veniva davanti a casa mia, poi… era…
Avv. Nino Filastò: Filippa diceva: ‘mi vogliono ammazzare’, gridava così?
M.A.S.: Sì, sì, sì, gridava sempre su questo.
Avv. Nino Filastò: E in questa occasione lei ha sentito la voce di Toscano?
M.A.S.: L’ho sentita… la voce si sente bene, ecco — oramai “mangia orecchio”.
Avv. Nino Filastò: Eh? Sì. E la voce di Vanni l’ha sentita?
M.A.S.: Si sente bene quande queste (non capibile)
Avv. Nino Filastò: Ma Vanni l’ha mai visto in questa casa di Salvatore Indovino lei?
M.A.S.: Se l’ho visto insieme.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: L’ho visto insieme entrare dentro, andare lì. Andavano (non capibile) tra la strada mia è così… uh, scusate.
Presidente: Antonio, per cortesia. Signora, aspetti, aspetti signora, stia tranquilla.
M.A.S.: Si vede benissimo la strada. Da casa mia si vede benissimo… anche… Grazie. Si vede benissimo. Che vuoi, la strada era… la porta era per così, si vede proprio di fronte alla strada…
Presidente: Si vedeva bene.
M.A.S.: Si vede ogni cosa, anche se non volente, ma si vede.
Presidente: Insieme… Vanni insieme, ma insieme a chi?
M.A.S.: Al Pacciano.
Presidente: Pacciano.
Avv. Nino Filastò: Entravano in questa casa? Li ha visti entrare in questa casa.
M.A.S.: No, camminavano poi… la casa di Indovino era un pochino per così, ma però, comunque, dalla strada dove era la casa, era di fronte così, che andavano là.
Avv. Nino Filastò: Ma Vanni faceva il postino, lei lo sa vero?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Quindi nelle case ci andava tante volte a portare la posta. A lei gliela portava la posta il Vanni?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Ma insomma, queste cose criminali che lei ha detto, che venivano fatte in questa casa di Faltignano, cos’erano?
M.A.S.: Beh, per me quello che fanno, queste cose nere, queste… per me sono…
Avv. Nino Filastò: “Per me”, perché le ha viste lei, o perché se lo immagina?
M.A.S.: No, non è che lo immagino, io l’ho sentito… cioè come voce stessa lo sentivo che… sentivo… Poi a me Maria Mugnaini l’ha sempre…
Avv. Nino Filastò: Ah, ecco. Ora ci spieghi cosa c’entra Maria Mugnaini? Perché questa Maria Mugnaini è importante a questo punto.
M.A.S.: Beh, perché anche lei allora… ora comincio a (non capibile) scusate. Allora, quando lei aveva da fare un figliolo, come si dice, … come dice lei.
Presidente: Quando?
M.A.S.: Perché lei a casa mia, quando… cresciuta… Andreaccio Antonio, era incinta di… come si dice?
Avv. Nino Filastò: Ma questa, scusa, questa Maria Mugnaini è la moglie di Andreaccio Antonio?
M.A.S.: No, la moglie non era… non c’entra niente.
Avv. Nino Filastò: No.
M.A.S.: Che c’entra quella lì?
Avv. Nino Filastò: L’ha detto lei, Andreaccio Antonio.
M.A.S.: Non c’entra proprio niente.
Presidente: Allora, lei ha detto che questa Mugnaini è la cognata di suo marito. Come si chiamava il marito di questa signora?
M.A.S.: Bruna… Bruno.
Presidente: Bruno. Bruno come? Malatesta.
M.A.S.: Eh, certo.
Presidente: Eh, non lo so signora, me lo dica lei.
M.A.S.: Tu vedrai, se era fratello di’ mi’ marito, vedrai.
Presidente: Eh, va bene, va bene, semplice, va bene. Bruno Malatesta, bene, mi dica.
M.A.S.: E quello poi dice… si faceva vedere tutto… come si cignale per levà questo. Beh, una quando non vuole un figliolo e ha già otto mesi e mezzo nel corpo, ce l’ha da tene’. Anche questo è un cri… come si dice?
Presidente: Ma chi è che insegnava a questa donna come si fare per?
M.A.S.: Che faceva… cioè, lei… come si dice? Faceva… lo domandi alla mi’ socera. Ora… Perché poi si avvantaggiava che aveva ‘sto figlio… da fare … la cigna e cosi in casa sua mi fece vede’ ogni cosa. Perché non c’era la mi’ socera, poerina e lei l’è tanto bona e si fece vede’ ogni cosa di quello che… (piange) Scusate.
Presidente: Signora, scusi, io non ho capito. Io non voglio essere… Non vuole essere un suggerimento. Ma cosa c’entra il bambino che doveva nascere?
M.A.S.: Eh, perché era quasi per nascere…
Presidente: Lei lo voleva far nascere o non lo voleva far nascere questo bambino?
M.A.S.: E no, eh. L’ha cignato.
Presidente: Ah, l’ha stretta?
M.A.S.: L’ha stretto con una cigna, tu vedrai, quel bambino sarà andato.
Presidente: Ah, faceva pratica di aborto.
M.A.S.: Eh. Ma poi era di otto mesi e mezzo…
Presidente: E questo bambino è morto poi, o no?
M.A.S.: Certamente, che voleva fa’ nascere?
Presidente: Ah, l’hanno stretta.
M.A.S.: Eh.
Presidente: E chi era questa mamma?
M.A.S.: Maria Mugnaini.
Presidente: Ah, lei?
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: A sé.
M.A.S.: Eh, perché si faceva d’ogni cosa. Ogni tanto che la mi’ socera mi chiamava lì per aiutare un pochinino, perché lei, la mi’ socera era sempre impaurita, perché…
Presidente: Cioè, l’ha… mi faccia capire. Maria Mugnaini faceva questi aborti agli altri, o lo faceva a se stessa?
M.A.S.: No, l’ha fatto per sé questo.
Presidente: Per sé.
M.A.S.: Eh.
Presidente: Ah, ecco. Ha abortito.
M.A.S.: Per sé.
Presidente: E cosa c’entra ora questa storia?
M.A.S.: Beh, c’entra anche questo in un certo senso, perché quello fece… c’entra con questo perché picchiava anche la mi’ socera.
Presidente: Ah, lei picchiava la su’ suocera.
M.A.S.: Sì. C’entra questo.
Avv. Nino Filastò: La Maria Mugnaini picchiava la su’ suocera?
M.A.S.: Eh, sì.
Presidente: Va be’.
Avv. Nino Filastò: Ma cosa c’entra, scusi, con Faltignano, il mago Indovino?
M.A.S.: Beh, ora, forse magari sono partita da una parte o arrivata da un’altra…
Presidente: Lei…
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Forse da una parte o da un’altra, però l’è così.
Avv. Nino Filastò: Da una parte?
M.A.S.: Son arrivata… cioè, da una discussione a un’altra però…

Avv. Nino Filastò: No, ma io la domanda che le avevo fatto era diversa. Le chiedevo cos’erano queste cose criminali che succedevano in via di Faltignano.
Presidente: E lei ha citato questo esempio qui.
Avv. Nino Filastò: E lei ha parlato alla Maria Mugnaini.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Eh, ho citato anche questo.
Presidente: E lei ha citato di questo fatto della pratica abortiva che si è fatta la Mugnaini…
Avv. Nino Filastò: Ma non c’entra niente, perché…
Presidente: Eh, lo so che non c’entra nulla, però per lei c’entra.
Avv. Nino Filastò: Questa Maria Mugnaini stava con Salvatore Indovino signora?
M.A.S.: Mah, se andavano lì, tu vedrai.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Ma ci andavano lì, senz’altro, perché ho sentito la voce sua, le sento le voci, no? Sì sente bene.
Avv. Nino Filastò: Ah, quindi lei ha sentito anche la voce di Maria Mugnaini…
M.A.S.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: … dentro la casa del mago.
M.A.S.: Sì, sì. Perché loro si sentono, la voce sua la capisco da lontano.
Avv. Nino Filastò: Ecco. Ma lei… la Maria Mugnaini però non abitava con il mago. C’andava anche lei così, per fare che?
M.A.S.: Ma che ne so io. Questo…
Avv. Nino Filastò: Non lo sa.
M.A.S.: Beh, questo proprio…
Avv. Nino Filastò: Quindi in pra… E l’Andreaccio ci andava dal mago?
M.A.S.: Mah, se erano insieme, io credo… La voce si sentono tutte…
Avv. Nino Filastò: Ha sentito anche la voce dell’Andreaccio lì dal mago?
M.A.S.: Eh, hai voglia!
Avv. Nino Filastò: Anche l’Andreaccio. Poi il Toscano, no?
M.A.S.: E c’è il Toscano, perché si se…
Avv. Nino Filastò: Eh?
M.A.S.: La voce si sente bene.
Avv. Nino Filastò: Lei ha sentito la voce di Maria Mugnaini, del Toscano, di Andreaccio, tutti a casa di Salvatore Indovino?
M.A.S.: Le voci si sentono benissimo.
Avv. Nino Filastò: L’ha sentite sì, o no?
M.A.S.: Certo che l’ho sentito, sennò non lo direi nemmeno.
Presidente: Le ha sentite benissimo.
Avv. Nino Filastò: Tutte insieme, signora, o una alla volta, queste voci a casa di Salvatore Indovino?
M.A.S.: Beh, tutte una volta, perché si sentivano benissimo da casa mia tutte le cose.
Avv. Nino Filastò: Tutte insieme èrano?
M.A.S.: Eh, sì.
Avv. Nino Filastò: E questa volta ha sentito anche la voce di Vanni e di Pacciami?
M.A.S.: Quando?
Avv. Nino Filastò: Questa volta che lei ha sentito tutte insieme le voci dell’Andreaccio, la Maria Mugnaini…
M.A.S.: Certo che si sentono.
Avv. Nino Filastò: … di Toscano e di Salvatore Indovino, ha sentito anche quella di Vanni e di Pacciani, in questa occasione?
M.A.S.: Come? Non ho capito, scusi.
Avv. Nino Filastò: Dunque, lei ci ha detto che una volta ha sentito, dentro a questa casa di Salvatore Indovino, le voci di Andreaccio, Toscano, Maria Mugnaini e mi immagino anche Salvatore Indovino. Volevo sapere se ha sentito anche la voce, in questa occasione, di Vanni e di Pacciani?
M.A.S.: L’ho bell’e detto.
Avv. Nino Filastò: La bell’e detto. Sì?
M.A.S.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Quindi parlavano tutti insieme là dentro.
M.A.S.: Eh, tu vedrai…
Avv. Nino Filastò: Come “tu vedrai”, lo dica lei.
M.A.S.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Sì. E dicevan cosa, signora?
M.A.S.: Beh…
Avv. Nino Filastò: Lei ci sta a pochi metri, no? Facevano la messa nera, signora, per caso?
M.A.S.: Beh, questo son sicura perché si sentivano dire, tu vedrai… le voci, quello che dicevano…
Avv. Nino Filastò: È sicura che facevano la messa nera?
M.A.S.: Certamente.
Avv. Nino Filastò: Certamente, signora?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Perché lei sentiva delle giaculatorie, cosa sentiva?
M.A.S.: Sì, sentivo dei rumori, poi sa, facendo …
Avv. Nino Filastò: Come dei bisbigli, eh?
M.A.S.: Eh, sì. Si sentivano delle voci, delle… che vuoi … lì, si sente ogni cosa. È meno di tre metri, tu vedrai.
Avv. Nino Filastò: Ecco. E quindi lei è sicura che stavano facendo una messa nera?
M.A.S.: Sicurissima.
Avv. Nino Filastò: Sicurissima.
M.A.S.: Che devo di’.
Avv. Nino Filastò: Tutte queste persone che ho detto prima io, Mugnaini, Andreaccio, il Toscano, il Salvatore Indovino, Pacciani e Vanni. O c’era qualcun altro?
M.A.S.: Eh, ora…
Avv. Nino Filastò: La Filippa c’era?
M.A.S.: La Filippa senz’altro.
Avv. Nino Filastò: La Filippa, poi?
M.A.S.: Poi io… l’ho bell’e… Ho bell’e detto tutto.
Avv. Nino Filastò: Uhm. Non se ne ricorda altri, siamo a sette persone. E lei per caso, dopo, ha avuto la curiosità di vedere dove le facevano queste messe nere? Non so, in che stanza? Se c’era una stanza adatta lì dentro?
M.A.S.: Io questo non lo so.
Avv. Nino Filastò: Non lo sa?
M.A.S.: No. Preciso non lo so. Comunque si sentivano.
Avv. Nino Filastò: Senta, poi lei ha detto che qualcuno aveva picchiato suo marito.
M.A.S.: Certo.
Avv. Nino Filastò: Chi?
M.A.S.: Andreaccio Antonio, Vanni e… Allora, Andreaccio Antonio, Vanni e, coso… e Pacciani.
Avv. Nino Filastò: Andreaccio Antonio, Vanni e Pacciani picchiarono suo marito. Una volta, due volte, più volte?
M.A.S.: Quasi spesso.
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Spesso.
Avv. Nino Filastò: Spesso?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Che vuol dire… Intanto, in che epoca, signora?
M.A.S.: Beh, ora… preciso ora, che posso dire? Non è che proprio preciso, ma…
Avv. Nino Filastò: Come?
M.A.S.: Ora preciso non è che mi ricordo proprio preciso i giorni, i momenti. Ora… Proprio questo no.
Avv. Nino Filastò: Non se lo ricorda. Ma signora, rispetto al ’74.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Un po’ dopo, un po’ prima?
M.A.S.: Un po’ prima… poi dopo…
Avv. Nino Filastò: Insomma, in quell’epoca lì? Intorno…
M.A.S.: Sì, quell’epoca lì.
Avv. Nino Filastò: Quell’epoca lì.
M.A.S.: Eh.
Avv. Nino Filastò: Lei stava a Faltignano o in via Chiantigiana quando picchiavano suo marito?
M.A.S.: No, via Chiantigiana allora.
Avv. Nino Filastò: Ah. Stava ancora in via Chiantigiana.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Come mai quando le hanno chiesto, il giorno 24 maggio ’94, pagina 37-38 del verbale, le hanno chiesto: “Vanni aveva minacciato suo marito?” Ha risposto: “No”“Hanno mai allora, anziché minacciato, litigato suo marito, il Vanni e il Pacciani?” Domanda precisa, se avevano litigato. Lei rispose: “Mio marito col Pacciani?” “Prego”. “Non mi ricordo”. “Lo ricorda?” “No”.
P.M.: Glielo contesti. Gli viene contestato subito dopo.
Avv. Nino Filastò: Glielo contesto, certo.
P.M.: E la signora dice: “Ah, sì”.
Avv. Nino Filastò: “Ah, sì”.
P.M.: Avvocato, o lo leggiamo per intero.
Avv. Nino Filastò: Sì, ma mi faccia finire.
P.M.: Eh, no, insomma… va be’.
Avv. Nino Filastò: Sì, glielo contesto.
P.M.: Meno male, sono arrivato in tempo.
Avv. Nino Filastò: Le contestazioni… certo, ci sono sì.
P.M.: E allora non si può dire che non l’ha detto.
Avv. Nino Filastò: “Era amico di Pacciani Pietro e spesso li ho visti litigare loro due insieme contro mio marito Renato”. E lei risponde: “Ah, sì”. Loro due insieme. Cioè a dire, Pacciani e non…
M.A.S.: No, no, ma questa…
Avv. Nino Filastò: Quindi, questa è una doppia che ci rimette il Pubblico Ministero.
M.A.S.: … che l’ho visto…
Avv. Nino Filastò: Questa è una doppia contestazione.
M.A.S.: Scusi…
Avv. Nino Filastò: No, finisco. Faccio una doppia contestazione…
M.A.S.: Perché…
Avv. Nino Filastò: Perché lei ha dichiarato: prima, di non ricordarsi.
M.A.S.: Sì…
Avv. Nino Filastò: Poi, su contestazione, lei gli è stato contestato una dichiarazione in cui lei diceva…
Presidente: Ci vuol pazienza, su. Eh, andiamo…
P.M.: Sì, Presidente, sta dicendo cose non vere.
Presidente: E va bene, ora sentiamo cosa dice la signora. Non si preoccupi. Ora, la signora ci risponderà.
Avv. Nino Filastò: Prima di accusarmi di dire cose non vere, che è una cosa…
P.M.: “Li ho visti litigare loro due insieme contro mio marito Renato”, questa è la contestazione, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Sì…
P.M.: Pagina 38: “Loro due insieme contro mio marito”. La signora dice…
Avv. Nino Filastò: Andreaccio e… Andreaccio e…
M.A.S.: Andreaccio, Pacciano…
Avv. Nino Filastò: Capito? Vanni, no.
M.A.S.: …e Vanni. Vanni, l’ho visto passare di… cioè, qualcuno è passato fuori, non ho visto bene…
Avv. Nino Filastò: “A tale proposito posso riferire…”
M.A.S.: Non l’ho visto per bene.
Avv. Nino Filastò: Posso leggere? Perché sennò mi si accusa di dire cose non vere. “A tale proposito posso riferire che, tale Andreaccio era amico di Pacciani Pietro e spesso li ho visti litigare loro due insieme contro mio marito Renato.” Io cosa capisco da questo? Che a litigare contro il marito Renato, erano questo fantomatico Andreaccio – che prima o poi andrà sentito, fra parentesi, se è sempre vivo, vero – e il Pacciani contro Renato. Ma Vanni, no.
P.M.: Va be’, il verbale è lì, Presidente.
Avv. Nino Filastò: Il verbale è qui, certo, è qui, lo sto leggendo. È qui.
P.M.: L’intero, eh. Va letto tutto.
Avv. Nino Filastò: E io le chiedo: come mai, in questa occasione, di Vanni non ne ha parlato? Benché gli fosse stata fatta una domanda precisa.
Presidente: Signora, ma questo Andreaccio, chi è?
M.A.S.: È… è… per disgrazia è il marito della mi’ poera sorella, della mi’ sorella, poerina. Che ha sofferto tanto anche lei…
Presidente: È il marito di sua sorella…?
M.A.S.: Il marito della mi’ sorella, poera figliola.
Presidente: La sorella come si chiama?
M.A.S.: Sperduto Caterina.
Presidente: E infatti suo figliolo parlò dello zio.
M.A.S.: Sì, io…
Presidente: Parlò dello zio. Ecco, volevamo sapere esattamente come stava il rapporto di parentela, tutto qui.
M.A.S.: Lo chiama zio.
Presidente: Bene. Suo figlio Luciano, vero?
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: Bene. Prego.

Avv. Nino Filastò: Non ho capito bene, signora, lei ha detto di aver riconosciuto… io non ho sentito bene. Lei ha riconosciuto quella fotografia di quel signore con la barba? Lei ha parlato di un signore con la barba, no?
M.A.S.: Bah, l’ho visto. Ho detto anche, l’ho detto anche, che io l’avrò visto così, ma non mi ricordo se…
Presidente: È un volto noto, così, però non ha saputo dire nulla.
M.A.S.: No. Naturalmente posso…
Avv. Nino Filastò: Che sappia lei, questo signore, ha avuto a che fare con la sua povera figliola?
M.A.S.: Ma io non so… non so niente. Proprio niente.
Avv. Nino Filastò: Signora, sempre interrogata – anche per sfatare qui una certa atmosfera. Questo, lo dico per la Corte, non per la signora – lei ha un figliolo, vero?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Come si chiama?
M.A.S.: Luciano Malatesta.
Avv. Nino Filastò: Luciano Malatesta. Questo signor Luciano Malatesta venne sentito nel processo Pacciani.
P.M.: Anche in questo.
Avv. Nino Filastò: Non c’ero io quando è stato sentito in questo processo.
Presidente: È stato sentito anche qui.
Avv. Nino Filastò: Va be’. Posso andare avanti? La domanda. E lui ci ha riferito certe cose che riguardavano suo marito. Ora, la domanda è questa qui: lei sa com’è morto suo marito.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Com’è morto? Impiccato, vero?
M.A.S.: Lo hanno impiccato.
Avv. Nino Filastò: L’hanno impiccato? Lei dice l’hanno impiccato. Senta, signora, però suo marito, prima di morire, beveva molto?
M.A.S.: Beh, certo, lo portava a ‘mbriaca’.
Avv. Nino Filastò: Lo portavano…?
M.A.S.: A umbriacare.
Avv. Nino Filastò: Eh, lo portavano a ubriacare. Ma era anche… depresso?
M.A.S.: Chi?
Avv. Nino Filastò: Suo marito. Insomma, stava male, si lamentava…
M.A.S.: No, eh, è stato malato perché…
Presidente: Come, signora?
M.A.S.: È stato molto male. Tutti siamo stati male. Come sarà stato?
Avv. Nino Filastò: Senta, signora, in questa casa chi abitavate? La casa di via Chiantigiana.
M.A.S.: E… Cencini…
Avv. Nino Filastò: Chi?
M.A.S.: Cencini.
Avv. Nino Filastò: No, no, che Cencini. Volevo sapere quanti eravate a abitare nella casa…
M.A.S.: Due famiglie sole.
Avv. Nino Filastò: Due famiglie.
M.A.S.: Sì. In via Chiantigiana, sì.
Avv. Nino Filastò: Quindi, la sua era composta da lei, da suo marito e da quanti figlioli?
M.A.S.: Chi? Mi’ marito… io… sono tre figlioli, no?
Presidente: Laura, la Milva e Luciano.
M.A.S.: Sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Benissimo. E più c’era un’altra famiglia.
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Cencini.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Avv. Nino Filastò: Sì? Dica di sì o no, signora. Abbia pazienza.
M.A.S.: Sì, sì, sì.
Avv. Nino Filastò: Perché queste son cose… vero, su queste, non è che si può…
M.A.S.: Ma ho detto di sì, però.
Avv. Nino Filastò: Sì. E com’era composta la famiglia Cencini?
P.M.: Cencin.
Avv. Nino Filastò: Cencin.
M.A.S.: Cencini.
Avv. Nino Filastò: Sì, Cencini.
M.A.S.: E…
Presidente: Lui come si chiamava? Cencin padre? Cencin, insomma, il capofamiglia, Cencin.
M.A.S.: Lui si chiama Angiolino.
Presidente: Angiolino. La moglie?
M.A.S.: La moglie si chiama Adriana.
Presidente: Adriana.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: E c’erano figli?
M.A.S.: Sì.
Presidente: Come si chiamavano?
M.A.S.: Alessandro e Beatrice.
Presidente: Alessandro e Beatrice. C’erano nonni?
M.A.S.: Il nonno, sì, quando…
Presidente: Ma abitava con lui? Con…
M.A.S.: No, il nonno si chiam…
Presidente: No, no, la famiglia, se c’erano nella famiglia i nonni, per caso.
M.A.S.: I nonni? Beh, sì, quando è nata Beatrice e Alessandro, sì. Poi, dopo, morirono.
Presidente: Va bene. Eccoli qua.
P.M.: Se è utile, lo sappiamo.
Avv. Nino Filastò: E tutte queste persone, signora, stavate… com’era composta la casa? Di quante stanze? Quelle usate da lei, dalla sua famiglia; e quelle usate dai Cencin.
P.M.: Presidente, io non ho nessuna opposizione, proprio formale. Però mi si spieghi a cosa serve.
Avv. Nino Filastò: Glielo dico subito, Pubblico Ministero. La signora…
P.M.: No, tenendo presente le stesse imputazioni, eh?
Avv. Nino Filastò: No, no, no, tenendo presente quello che ha detto la signora. Che ha, secondo l’accusa, riferimento con le imputazioni. Non so in che modo, ma evidentemente se gli è stato chiesto l’episodio, la signora ha riferito, qualche importanza ce l’avrà. La signora ha riferito di essere stata prelevata da questa casa, di peso da Pacciani, trascinata giù per le scale, infilata in una automobile 500 e portata agli Scopeti. Io cercavo di stabilire…
Presidente: Non ha detto, trascinata per le scale e presa… Ha detto, l’hanno fatta salire forza in macchina. Però non so, se lo vuole spiegare a lei, ora.
Avv. Nino Filastò: No, no, Presidente… No, no, l’ha detto proprio così…
M.A.S.: Io ho detto che sono stata presa per forza e poi mi ha messo in una 500.
Presidente: Dove, dove per forza? Dove?
M.A.S.: Ma da ca…
Presidente: A casa.
M.A.S.: Io ero in casa.
Presidente: A casa.
M.A.S.: Eh, ero in casa.
Presidente: E allora cosa ha fatto quando… “Per forza”, cosa intende?
M.A.S.: M’ha preso in collo… con…
Avv. Nino Filastò: L’ha presa in collo…
Presidente: L’ha presa in collo e l’ha portata in macchina.
M.A.S.: E m’ha portato, m’ha portato nella macchina per forza…
Avv. Nino Filastò: E l’ha portata nell’automobile.
M.A.S.: Questo, è.
Avv. Nino Filastò: Allora io volevo sapere, volevo appurare quante persone abitavano in questa casa e cosa facevano queste persone. Se c’erano, se erano presenti tutti questi bambini anche. Se non sbaglio, la povera… no, la povera, la Laura aveva cinque anni, all’epoca, no, signora?
M.A.S.: Quande…
Avv. Nino Filastò: Quando è successo questo fattaccio che Pacciani l’ha presa di peso e l’ha buttata nella 500, la Laura aveva cinque anni?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: È vero? La Milva, quanti anni aveva?
M.A.S.: Eh… la Milva è nata nel ’62, 1962, settan… nove anni, perché… non mi ricordo. Ora… nel ’62.
Avv. Nino Filastò: Insomma, aveva pochi anni, via. Diciamo, aveva… ’74…
Presidente: La Laura, invece, quando è nata nel ’71?
M.A.S.: Eh.
Presidente: Quindi…
Avv. Nino Filastò: Ora, io comunque, la domanda era questa qui: quante stanze sono questa casa? Comprese tutte; quelle abitate da lei e quella abitate dai Cencin.
M.A.S.: Ma io, quella dei Cencin, non… non lo s… Stanze, tipo come, scendendo le scale…
Avv. Nino Filastò: Lei abitava al piano terreno, o al piano di sopra, signora?
M.A.S.: No, no, noi ci s’aveva le scale di fuori… era a pianterreno.
Avv. Nino Filastò: Lei abitava a pianterreno?
M.A.S.: Sì, sì…
Avv. Nino Filastò: E i Cencin abitavano al piano di sopra?
M.A.S.: Sì. Avevano le scale da dentro… Ora, come si può dire?
Avv. Nino Filastò: Come si può dire. Lo dice, signora, se erano tre stanze, quattro, cinque, sei…
M.A.S.: Io n’avevo cinque.
Avv. Nino Filastò: …se era un palazzo di dieci.. Eh?
M.A.S.: Io n’avevo cinque.
Avv. Nino Filastò: Lei ne aveva cinque.
M.A.S.: E poi tre stanze della colombaia.
Avv. Nino Filastò: Compresa la cucina, bagno, tutto.
M.A.S.: Sì, ma erano grandi le stanze.
Avv. Nino Filastò: Sì. E le chiedo questo: in questo frangente, mentre Pacciani la portava fuori, queste persone dov’erano? I Cencin, i suoi figlioli, il su’ marito…
M.A.S.: Un lo so se me…
Avv. Nino Filastò: Eh?
M.A.S.: E… io, preciso, non mi ricordo.
Avv. Nino Filastò: Non se lo ricorda. Ma c’erano, erano andati via?
M.A.S.: No, non erano andati via. Erano lì.
Avv. Nino Filastò: Eran lì.
Presidente: Ma ne ha visto qualcuno lei, di queste persone?
M.A.S.: Non ho ricordanza. Per la verità non ho ricordanza. Se mi hanno visto, non mi hanno visto.
Presidente: Lei non ha visto nessuno. Mentre veniva portata da casa nella macchina, caricata nella macchina, ha visto qualche persona lì, vicino, dei Cencin o…
M.A.S.: Beh, pure che mi hanno visto, non è che nessuno ha detto niente. Cioè…
Presidente: No, lei, lei. Le ha viste queste persone, o no?
M.A.S.: Queste persone?
Presidente: Eh.
M.A.S.: Sì.
Presidente: Li ha visti? E chi ha visto?
M.A.S.: C’era… Cencin… eh, ora…
Presidente: C’era la moglie di quel signore?
M.A.S.: A volte c’era…
Presidente: C’era la Beatrice? Chi c’era…
M.A.S.: C’era…
P.M.: Stava dicendo “a volte”, Presidente. Forse…
Presidente: Come?
M.A.S.: A volte c’era…
P.M.: Sta dicendo, a volte c’erano.
M.A.S.: A volte c’erano.
Presidente: No, no. No a volte. Noi vogliamo sapere quando Pacciani – dice lei – è venuto a casa sua, l’ha presa in collo, come posso dire, e l’ha trasportata in macchina.
M.A.S.: Uhm, uhm.
Presidente: Ecco, in questa fase qui, c’era qualcuno dei Cencin, o no?
M.A.S.: A dire la verità non mi ricordo.
Presidente: Lei non ha visto nessuno, o li ha visti?
M.A.S.: Io, se… Non ho ricordanza, ero tutta scossa, non posso ricordarmi.
Presidente: Bene. Prego.
Avv. Nino Filastò: Un’ultima domanda. A suo marito le era mai capitato di manifestare, di avere, di dire: “mi ammazzo, mi voglio suicidare”?
M.A.S.: Sì.
Avv. Nino Filastò: Sì. Non ho nessun’altra domanda.
Presidente: Prego. Signora, può andare. Grazie. Beva un’altra po’ d’acqua prima di andar via. Prenda un’altra po’ d’acqua, così si rimette a posto. Ecco, faccia venire… Cambiamo argomento, il…
Avv. Nino Filastò: Presidente, potremo fare una pausa? Cinque minuti…
Presidente: Ah, va bene. Dieci minuti di pausa.
Avv. Nino Filastò: Grazie.

Presidente: Lei è Vanni Paolo?
Paolo Vanni: Sì.
Presidente: Già qualificato in atti. Già sentito l’altra volta, vero?
P.V.: Sì, sì.
Presidente: Lei vuol deporre, o no?
P.V.: Come?
Presidente: L’altra volta l’abbiamo interrogato, esaminato su alcune circostanze.
P.V.: Sì, sì, va bene, va bene.
Presidente: Lei vuole deporre anche oggi, vero?
P.V.: Sì, sì.
Presidente: Lei, come nipote del Vanni Mario… Senta, le volevo fare solamente una… Lei, l’altra volta, parlò dei suoi rapporti di amicizia che aveva con l’avvocato Corsi.
P.V.: Sì, certo.
Presidente: Presente qui in aula.
P.V.: Certo.
Presidente: Bene. Ecco, lei dice che ha avuto un colloquio telefonico con questo avvocato.
P.V.: Sì.
Presidente: E parlaste dello zio – lo zio sarebbe Mario – lo zio Mario…
P.V.: Sì.
Presidente: …e lui le avrebbe detto: ‘mah, l’è messo un po’ malino’, una frase di questo genere. Lo disse lei l’altra volta.
P.V.: Magari perché gliel’ho chiesto io, sì.
Presidente: Ecco. Voglio sapere: ma quando avvenne questo colloquio, suo zio era in carcere, o non era in carcere?
P.V.: Io non lo ricordo bene, però mi sembra… mi sembra che era già stato arrestato. Perché…
Presidente: Era già stato arrestato, o era indagato? Cioè, diciamo un po’…
P.V.: A me pare che sia stato dopo che… che era già stato arrestato.
Presidente: Dopo che era già stato arrestato.
P.V.: Sì, sì, che io ero un po’ arrabbiato per certe cose.
Presidente: Lei? Perché arrabbiato?
P.V.: Sì, ero arrabbiato perché avevo fatto— Ora no so, a me pare che sia stato dopo questo… Ero arrabbiato perché…
Presidente: Suo zio quando è stato arrestato?
P.V.: …cercavo… Mio zio quando è stato arrestato? Ma non lo so. Circa due anni fa, non so. Più o meno.
Presidente: E quindi, questo episodio, sarebbe avvenuto quando? Questa telefonata, i discorsi che avrebbe fatto…
P.V.: Dopo, perché qualcosa che mi dà spunto nel ricordo…
Presidente: Sì.
P.V.: …è che io ero un po’ arrabbiato con l’avvocato Pepi, perché due volte sono andato a cercare lo zio, prima a Prato e poi a Pisa, così, cioè, non doveva… Doveva dire: ‘guarda, non puoi entrare…’, insomma, praticamente sono andato due volte, una volta con tutti i bagagli, la prima volta a Prato. E la seconda così, a Pisa, per andare a trovarlo. E, cioè, quando non è possibile…
Presidente: E non lo hanno fatto entrare.
P.V.: …lo doveva sapere che non era possibile che io accedessi al carcere. Sono andato laggiù facendo delle figure, un po’…
Presidente: Cioè, questo vuol dire, che lei ha avuto questo colloquio con l’avvocato Corsi, dopo che era stato a Prato e a Pisa.
P.V.: Mi pare, mi pare.
Presidente: “Mi pare” lo deve dire lei.
P.V.: Eh, lo devo dire… A me sembra dopo, in riguardo a questo avvenimento qui. Che io cercavo un’altra persona per mio zio che lo difendesse in un modo magari…
Presidente: E lei con l’avvocato Pepi, ci parlò?
P.V.: No, ci sono andato una volta… Sì, esatto, la volta che avevo i bagagli per portare a Prato, cioè, i bagagli, gli indumenti di mio zio.
Presidente: Sì.
P.V.: Andai a sentire dove dovevo andare.
Presidente: Dove portarlo.
P.V.: Eh, quello.
Presidente: E lui gli disse che ci voleva il permesso, gli disse…
P.V.: No, no, andai così, con questa valigetta con gli indumenti; andai laggiù, ci persi tutto il pomeriggio, fui deriso al massimo. E… niente, tornai a casa.
Presidente: Senta, e invece quella lettera di cui parlò suo zio, che aveva ricevuto dal Pacciani, eccetera, a che epoca la può collocare, così, grossomodo?
P.V.: È molto difficile questo. Io… non lo ricordo. Certamente ci saranno delle cose che lo ricordano, perché io proprio non lo ricordo.
Presidente: Ci sono tante persone che hanno parlato di questa lettera, eh.
P.V.: Come?
Presidente: Ci sono parecchie altre persone…
P.V.: Sì. Ma io non…
Presidente: No, io volevo sapere per lei, a lei.
P.V.: Eh, non lo so.
Presidente: Ciò che risulta a lei.
P.V.: Cioè, sicuramente me n’ha parlato nel momento che…. dopo poco che le è arrivata. Cioè… però io non so che periodo fosse, non lo ricordo, non lo posso rico…
Presidente: Senta, rispetto a quando andò a Prato e andò a Pisa per trovare suo zio, e poi non fece nulla, ecco, questa lettera era molto più giù nel tempo…
P.V.: Sì sì, sì, molto più…
Presidente: Qualche anno prima, due anni prima, tre anni prima…
P.V.: Sì, sì, diversi anni prima.
Presidente: Diversi anni prima.
P.V.: Eh, sì, sì, sì.
Presidente: Diversi anni prima.
P.V.: Si parla di diversi anni prima.
Presidente: Bene. Io non ho altre domande al teste.
P.M.: Nessuna il P.M. Grazie.
Presidente: Le altre parti?
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, Presidente. Mi pare di aver capito che il teste ha detto, nel riferire che questo colloquio sarebbe avvenuto dopo che il Vanni era in carcere, che ha preso spunto per ricordarlo dal fatto che era arrabbiato con l’avvocato Pepi. Domando…
Presidente: Sì, sì questo l’ha detto, lo ha detto.
Avv. Giancarlo Zanobini: Sì, sì, infatti. Domando: prende spunto da questo fatto perché forse ricorda che, di questo parlò con l’avvocato Corsi, o no?
P.V.: Sì, prendo spunto da questo, che ho parlato con l’avvocato Corsi.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco, in che termini? Se lo ricorda?
P.V.: In che tempi?
Avv. Giancarlo Zanobini: In che termini.
P.V.: Mah nei termini…
Avv. Giancarlo Zanobini: Si lamentò, gli chiese qualche consiglio…
P.V.: Nei termini di chiedere consiglio per un legale, magari, un po’ più efficace. Cioè, che non mi mandasse a far le giratine. E chiesi consiglio e chiesi mio zio, insomma, com’era la cosa. Perché non riuscivo io a capire questo arresto. Di conseguenza, gli domandavo come mai, perché, queste cose qui. Però, io non lo ricordo bene. Non ho questa memoria. Un anno dopo che è deceduta mia madre, ho sbagliato l’epitaffio, sicché, non… la memoria è tutta qua.
Avv. Giancarlo Zanobini: E quindi lei…
P.V.: E’ una cosa…
Avv. Giancarlo Zanobini: Lei ricorda che, in questa circostanza, gli chiese com’era messo suo zio.
P.V.: Sì.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ho capito bene?
P.V.: Certo, certamente, sicuramente.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ecco. Ed è in questa circostanza che lui gli dette una qualche risposta.
P.V.: Sì, penso di sì. Perché non mi ricordo che risposte… non me lo ricordo. Non mi ricordo le risposte.
Presidente: Bene.
Avv. Giancarlo Zanobini: Ha avuto anche altri colloqui con l’avvocato Corsi dopo che il Vanni era stato arrestato? Se lo ricorda? Lo ha incontrato altre volte in paese, ci ha parlato…
P.V.: No, no, non l’ho rivisto. Non l’ho rivi… A me pare di non l’aver rivisto da tanto tempo, fino ad oggi.
Avv. Giancarlo Zanobini: Bene, Presidente, non ho altre domande.
Presidente: Senta, un’altra domanda: lei con l’avvocato Corsi ha parlato di suo zio in altre occasioni, altre volte…
P.V.: Scusi, come? Come?
Presidente: Con l’avvocato Corsi…
P.V.: Sì.
Presidente: …aveva parlato altre volte di suo zio?
P.V.: In precedenza?
Presidente: In precedenza.
P.V.: Mah…
Presidente: Del più e del meno, qualche… Insomma, si è interessato di suo zio con l’avvocato Corsi?
P.V.: Mah, qualche volta può essere capitato di… Ma non domandare o chiedere, per… precisamente per il fatto. Può essere avvenuto un colloquio nel quale c’era entrato di mezzo anche mio zio. Ma non riferimenti particolari per chiedere, o per fare.
Presidente: Prego, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Presidente, volevo fare un paio di domande al teste, con riferimento ad una istanza che poi presenterò alla Corte. Le è mai capitato, signor Vanni, che suo zio sia stato trovato sulla porta di casa, abbandonato, completamente ubriaco?
P.V.: Mah, non proprio sulla porta. Qualche episodio… credo. Io lo dico non perché l’ho visto coi miei occhi, però per sentito dire. Alle volte, nel piazzone, ha passato la notte… Cioè, nel piazzóne, la piazza grande.
Presidente: La piazza di San Casciano, sì.
P.V.: Di San Casciano, che ci sono i giardini. Alle volte s’è risvegliato lì la mattina, insomma. Un fatto… questo, lo so. Una volta, certamente. Qualche altra volta si perso magari, non so, in un altro posto. Una volta al Ponte Rotto, mi sembra sia rimasto, sempre una località lì vicino San Casciano.
Avv. Nino Filastò: Praticamente ha perso l’orientamento. Non trovando la strada per tornare a casa, diciamo meglio. Che era completamente sbronzo..
P.V.: Penso sia quello il motivo, sì.
Avv. Nino Filastò: Senta, per quello che conosce lei, suo zio è una persona che ci sta con la testa, è in grado di capire le cose, da quando lo conosce, rendersi conto delle situazioni, sostenere una conversazione…
P.V.: Sostenere una conversazione, no. Magari, intendere le cose, sì. Cioè, se le dice: ‘vai, prendimi, fammi un piacere’, te lo fa volentieri. Però, conversazioni lunghe non riesce a farle. Cioè, né lunghe e né… Lui parla pochissimo, Cioè, non si esprime. Di conseguenza, è difficile avere un…
Avv. Nino Filastò: Ho capito.
P.V.: Insomma…
Avv. Nino Filastò: Senta, ha sempre fatto il postino?
P.V.: No, prima non so che faceva. Prima… non so se portava i pacchi… Insomma, sempre roba riguardo alla Posta, mi pare. Mi pare, non sono certo.
Avv. Nino Filastò: Senta, ma nei confronti, nei rapporti con gli altri, è una persona attiva, una persona che prende iniziative, oppure una persona che… insomma, sta a quello che gli capita?
P.V.: Mah, io direi iniziative con me no; con gli altri, non lo so. Con me iniziative… Cioè, non… Può aver chiesto qualche volta, tanti anni fa, una ventina di anni fa o anche… di andare in un posto, se lo accompagnavo, così… Niente, fine lì.
Avv. Nino Filastò: La ragione per cui non guida la macchina: è perché insomma non ce la fa?
P.V.: No, non guidava nemmeno la Vespa. Non riesce a capire, prima, seconda, frizione, freno… Freno sì, forse. Perché… Ma insomma, non riesce a capire il moto della vespa o di un mezzo meccanico. 0 della macchina… Non si rende conto, ecco. Magari lui viaggia in prima a 40 chilometri, o in quarta. È lo stesso, ecco.
Avv. Nino Filastò: Con la Vespa, questo?
P.V.: Con la Vespa. Con la macchina…
Avv. Nino Filastò: Con la macchina… Non ho altre domande.
Presidente: Può andare. Grazie.
P.M.: Presidente, chiedo scusa.
Presidente: Ah.
P.M.: Chiedo, a questo plinto, di fare qualche domanda, dopo le domande del difensore.
Presidente: Sì, sì.
P.M.: Scusi, però lei sa che guidava la Vespa.
P.V.: Sì, sì.
P.M.: Aveva la patente per la Vespa.
P.V.: Penso di sì.
P.M.: Qualcuno gliel’ha data.
P.V.: Sì, sì, sì.
P.M.: Ecco…
P.V.: Riusciva a guidarla, ma…
P.M.: Ecco. Quindi lei, quando dice ‘non guidava la vespa’, cosa intende dire?
P.V.: No, non guidava. Cioè, non riusciva…
P.M.: Non la guidava bene.
P.V.: …a intuire l’azione meccanica. Cioè, come si può guidare un mezzo. Poi…
P.M.: Scusi, ma con questa Vespa…
P.V.: …riuscire, viaggiava. Con la Vespa faceva il servizio.
P.M.: Bene, bene. Senta una cosa, signor Vanni: lei ha accennato ora a due episodi, se non ho capito male, in cui suo zio avrebbe dormito fuori, si è addormentato fuori. Uno, ci ha parlato, lo hanno trovato la mattina in piazza; e una volta a Ponte Rotto, è così?
P.V.: E questo è… Cioè, io non l’ho visto coi miei occhi. L’ho sentito da lui, oppure dalla moglie, oppure da mia zia. Non ricordo. Però, il più delle volte gli capitava di far giorno…
P.M.: Ma lei sa___ Ecco. Di far giorno fuori.
P.V.: Senza rientrare a casa e…
P.M.: Ecco, signor Vanni, ma lei si rende conto che, a mia domanda, ha risposto nello scorso dibattimento: “La sera alle sei era bell’e a letto”?
P.V.: Sì, anche…
P.M.: E ora sta dicendo che gli capitava di non tornare a casa e – se non ho capito male, nessuno l’ha cercato.
P.V.: Ma alle volte, alle volte, poteva esser capitato.
P.M.: Sì, ho capito. Guardi, ma io glielo contesto, eh.
P.V.: Sì, sì.
P.M.: Signor Vanni, perché qui bisogna dire la verità. O la sera non tornava a casa e lo trovavano la mattina, è un conto. Io ne prendo atto oggi. Lei, nello scorso dibattimento, a mia domanda precisa, ha detto: “Il più dei giorni la sera alle sei era bell’e a letto. La…”
Avv. Nino Filastò: Il più dei giorni.
P.M.: Mi lasci finire. Io gli chiedevo a che ora entrava la sera, era una domanda ben precisa. E lei dice ora: ‘guardi, un paio di volte un si sa nemmeno… ha dormito fuori e nessuno se n’è accorto’.
P.V.: Lei deve perdonare la mia ignoranza, però…
P.M.: No, non è questione di ignoranza…
P.V.: Le ho detto due episodi che io sapevo così, raccontati da lui. O prima, o dopo, antece… Io ho detto lì, ultimamente. Se lei ha…
P.M.: Sì, sì. No…
P.V.: Questo che ho ripetuto l’altra volta lì era ultimamente…
P.M.: Ho capito.
P.V.: Perché non ne poteva più negli ultimi anni.
P.M.: Bene. Io le chiedo: si ricorda… siccome lei queste cose dice ‘le ho sentite dire’, da chi ha saputo che lui ha dormito fuori perché si era, insomma, ubriacato, o quel che è. Lo ha saputo da qualcuno, lo ha saputo da lui, o dalla zia?
P.V.: Io.. .
P.M.: Si ricorda chi materialmente glielo ha detto?
P.V.: Non si esce: dalla zia o da lui.
P.M.: Ecco. Questa zia, cioè la moglie del Vanni, quando…
P.V.: No, da mia zia.
P.M.: Cioè, la sorella.
P.V.: Sì.
P.M.: Ecco. Il fatto che non tornava a casa, avvertivano i Carabinieri, avvertivano qualcuno, o era diventato una cosa un po’ naturale? Perché, di questi fatti che lo ritrovavano la mattina, lo sentiamo dire da lei oggi.
P.V.: Io, questo…
P.M.: E, capisce..
P.V.: Io, questo, non lo so.
P.M.: Non lo sa. se era stato…
P.V.: Non credo, però.
P.M.: Ne era stata denunciata la sparizione?
P.V.: No, no.
P.M.: No, era così…
P.V.: Assolutamente.
P.M.: Bene. Non ho altre domande. Grazie.
P.V.: Mi dispiace, ma non…
Presidente: Prego. Può andare, grazie.
P.V.: Grazie, buongiorno.
Presidente: Venga Rontini Winnie.
P.M.: Intanto il signor Rontini…
Presidente: Intanto la signora Rontini, sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Signor Presidente, approfitto… Avvocato Pellegrini.
Presidente: Sì.
Avv. Patrizio Pellegrini: Per segnalare che la signora Rontini non è venuta. E, se fosse possibile, gradirebbe non venire neanche una seconda volta, se la Corte può rinunciare alla sua audizione, perché è molto scossa, molto giù di nervi, in questo momento, e ritornare continuamente in questi locali e su queste cose la disturba moltissimo. Io quindi rappresento questa situazione, sia per giustificarla sia per spiegare che se quello che dichiarerà Rontini fosse ritenuto sufficiente sarebbe, direi, quasi una cortesia personale nei confronti de…
Presidente: No, va be’, prendiamo atto di queste dichiarazioni, di questa situazione, vediamo il signor Rontini che cosa ci dice.
Avv. Patrizio Pellegrini:La ringrazio.
Presidente: Bene. Signor Rontini…
Renzo Rontini: Mi dica.
Presidente: …lei ha già deposto l’altra volta.
R.R.: Sì.
Presidente: Sotto il vincolo dell’impegno di dire la verità, eccetera.
R.R.: Sì, sì.
Presidente: Noi volevamo sapere questo… cioè, un po’ di cose sono dette, l’ha dette più che altro sua moglie.
R.R.: Sì.
Presidente: Ha parlato degli orari che faceva questa ragazza, sua figlia, la Pia, venne assunta il primo luglio mi pare, no?
R.R.: Sì.
Presidente: Fino al 29 luglio, eccetera. Faceva riposo settimanale il martedì, la Pia. Se lo ricorda lei o no?
R.R.: Il lunedì di solito il bar fa chiusura.
Presidente: Il lunedì era il… chiuso il bar.
R.R.: Sì.
Presidente: Ma questa ragazza aveva anche un riposo settimanale suo, indipendentemente dalla chiusura del bar.
R.R.: No, lì al bar lei lavorava quasi sempre il pomeriggio e a volte anche tardi la sera. E gli orari…
Presidente: Allora aspetti, andiamo per ordine. Allora, che orario faceva questa ragazza, quand’è che lavorava di solito?
R.R.: Lei è stata venticinque giorni lì a questo bar.
Presidente: Venticinque giorni. Ecco, in questi venticinque giorni, lavorava la sera dopo cena, prima di cena, il pomeriggio…
R.R.: Lavorava a volte nel pomeriggio, a volte la mattina o anche la sera dopo cena. E quando lavorava la sera dopo cena c’ero sempre io fuori…
Presidente: A prenderla, questo l’aveva de…
R.R.: …a prenderla… Ma sì, ma io non volevo darle fastidio…
Presidente: Sì, sì, ma questo l’ha spiegato già l’altra volta e noi abbiamo preso atto di questo. Noi volevamo sapere più o meno i ragazzi… l’orario di questa ragazza.
R.R.: Sinceramente, precisa… orari precisi, dice: entro alle otto e sorto alle quattro; non ci sono mai stati. Anche perché c’era diverse altre persone lì al bar, a volte si scambiavano i turni. Perciò non posso dire che costantemente mia figlia cominciava la mattina alle otto e finiva alle quattro, se mancava una persona chiamavano lei.
Presidente: Cioè, lei vuol dire soltanto… ma l’orario suo qual era?
R.R.: L’orario suo era nel pomeriggio e la… o la sera dopo cena.
Presidente: Nel pomeriggio o la sera.
R.R.: O la sera.
Presidente: Allora il pomeriggio o la sera. Qualche volta ha fatto servizio anche la mattina dipend… vedendo un po’ come cambiare con qualcuno.
R.R.: Sì, sì, sì.
Presidente: Perché la Bazzi, si ricorda la Manuela lei?
R.R.: Sì.
Presidente: Lei è stata presente in aula e diceva che la ragazza faceva servizio… fu lei che chiese di cambiare quel qiorno l’orario con lei, con la Pia; si ricorda?
R.R.: Questo punto è un punto interrogativo perché quel 29… per quanto riguarda la dichiarazione della Bazzi… per esempio, il 29 di luglio, quando è successo, dopo l’omicidio di Pia, fui io a accompagnare alle cinque il pomeriggio, insieme alla mamma e a mio cognato, al lavoro. E Pia ritornò a casa alle otto. Sicché erano… era una sostituzione fatta per mancanza di una delle persone.
Presidente: Sì.
R.R.: Non era previsto perché aveva già lavorato la mattina.
Presidente: Senta e que… e quel giorno la ragazza fino a quando è stata in casa?
R.R.: Ecco. Mi ricordo benissimo, signor Presidente, Pia… io stavo guardando una corsa di Formula Uno.
Presidente: Sì.
R.R.: Verso le quattro ho chiesto a Pia se mi andava a prendere una birra.
Presidente: Quindi, fino alle quattro è stata in casa lei.
R.R.: Anche più tardi. Pia è andata in paese, mi ha comprato una birra, si è trattenuta un pochino a casa e poi è andata a fare una giratina. Giratina – siccome doveva incominciare alle 17.00 – che sarà durata, massimo, venticinque minuti. È ritornata a casa, si è cambiata e l’abbiamo accompagnata cinque minuti prima che cominciasse il lavoro stabilito per le 17.00. Io proseguii insieme a mio cognato per Livorno, perché dovevo fare una ispezione su una nave e fui avvisato la mattina…
Presidente: Senta, e quella degli orari di pomeriggio che era libera, non libera, è successo parecchie volte, è successo qualche volta.
R.R.: Sa, nel periodo di venticinque giorni qualche volta è successo.
Presidente: Qualche volta è successo.
R.R.: Questo non glielo so dire.
Presidente: E quella di fare servizio la sera, era di regola o era più che… un periodo…
R.R.: Era quasi di regola vorrei dire.
Presidente: Quasi di regola.
R.R.: Quasi di regola, sì. (voce non udibile)
Presidente: Ah, sì. Il Pubblico Ministero aveva segnalato che lei era a conoscenza di una situazione a proposito di una buca che c’era lì alla piazzola di Vicchio…
R.R.: Sì. Mi perdoni, signor Presidente, voglio ripetere che quando Pia lavorava la sera ero sempre presente io fuori del bar.
Presidente: All… quando… alla chiusura.
R.R.: Fino alla chiusura, sì.
Presidente: Cioè, andava sempre lei.
R.R.: Io, dopo cena, andavo lì…
Presidente: Allora, un’altra cosa è questa: quando la… se la Pia doveva lavorare di sera e poi cambiava improvvisamente l’orario, l’avvertiva a lei? Dice: babbo non venire perché oggi lavoro di pomeriggio…
R.R.: Lo sapevo perché sa. . .
Presidente: Perché veniva di giorno.
R.R.: …veniva a mangiare.
Presidente: Veniva a mangiare. Veniva avvertito lei.
R.R.: Sempre, sì.
Presidente: Sì, sì.
R.R.: Premetto che Pia, fra l’altro, non è mai stata fuori dopo cena, non è mai stata col fidanzato a mangiare da nessuna parte, perciò faceva una vita molto sedentaria.
Presidente: Ecco, “dopo cena” che cosa vuol dire? Che non usciva lei col fidanzato la sera dopo cena?
R.R.: No. Stava a casa con la mamma.
Presidente: E quella sera perché uscì allora?
R.R.: Quella sera…
Presidente: La sera del fatto, diciamo.
R.R.: …lì è un… quella sera era tornata alle otto a casa. Lì un po’ la mamma si sente un po’ colpevole per questo, poveretta, ma…
Presidente: Insomma…
R.R.: Era stanca e fu proprio la mamma a dirle: ‘ma vai a fare una giratina poi torna, torni presto’.
Presidente: Sì, Sì.
R.R.: Fu dato l’allarme abbastanza presto perché conoscendo le usanze di Pia…
Presidente: Eh.
R.R.: …che non aveva mai fatto tardi, incominciarono a stare in pensiero. Fino a che alle undici, sia la mamma della Pia sia la mamma di Claudio si preoccuparono e andarono dai Carabinieri. La risposta fu: ‘dove andiamo a cercarla? Domani mattina alle sette’. Allora fu che incominciarono a telefonare a tutti gli ospedali, ai vigili del fuoco, alle misericordie e nessuno seppe darle una risposta esatta. A una certa ora, in paese, si formò dei gruppi di giovani che si davano ognuno… io vado in questo posto, io vado in questo posto…
Presidente: Sì.
R.R.: …io vado di là. E poi si ritrovavano in piazza per sapere un po’ le…
Presidente: Per informarsi.
R.R.: E questa corsa alla ricerca di questi ragazzi durò fino alle tre la mattina, fino a che fu trovato il luogo dove erano cadaveri questi due ragazzi. A quel punto si mossero i Carabinieri. Questa è la…
Presidente: Sappiamo un po’ la storia dei Carabinieri, quindi… sì, sì.
R.R.: La storia… eh, appunto.
Presidente: Senta, volevo sapere un’altra cosa, lei abita proprio in paese a Vicchio?
R.R.: Sì, proprio in paese.
Presidente: In paese a Vicchio. Ecco, quella piazzola era frequentata anche da altre coppiette, che ha saputo lei poi dopo?
R.R.: Questo io ero completamente al buio.
Presidente: Non l’ha saputo.
R.R.: Perché questa… lì in quella zona fu fatto questa piazzola e questo viottolo che portava alla piazzola perché nel 1946 costruivano un tunnel della ferrovia. Allora usavano questa piazzola per lasciarci il materiale, per essere vicini alla ferrovia, insomma.
Presidente: Sì, sì, sì.
R.R.: E c’è questo pezzettino di strada…
Presidente: No, ma io volevo sapere, dopo che è successo il fatto o prima…
R.R.: Non ero al corrente della zona…
Presidente: Dico, ha saputo anche da altri giovani che…
R.R.: No, no, no…
Presidente: …frequentavano quell’area o no?
R.R.: …non so niente.
Presidente: Senta, e in paese c’era… se lo sa, eh…
R.R.: Sì, sì, sì, è chiaro.
Presidente: …qualche altro ragazzo, qualche altra persona che avesse una macchina tipo quella che aveva lei, la Panda celeste? O era del ragazzo?
R.R.: Era del ragazzo.
Presidente: Del ragazzo. Ci sono altre macchine dello stesso tipo in paese?
R.R.: Non credo che ce ne fosse molte, tanto più che io a casa c’è…
Presidente: No, no, ma non occorre molte, ce ne era qualche altra o no?
R.R.: Non credo.
Presidente: Cioè, in paese c’era solamente quella Panda lì. Vicchio non è che è una città grande.
R.R.: No, può darsi che…
Presidente: Quanti abitanti c’ha Vicchio?
R.R.: Mah, 5.000-6.000, mi pare.
Presidente: 5.000, e insomma vi conoscete tutti, in pratica.
R.R.: Sì, è chiaro.
Presidente: Vi conoscete tutti, quindi…
R.R.: Sì, sì.
Presidente: …tizio c’ha la macchina, quell’altro ha la macchina, cioè, c’erano altre macchine o no?
R.R.: Su questo non posso risponderle perché non lo so. Allora diciamo così, sono più tranquillo.
Presidente: Non lo sa.

Presidente: E di quel affossamento che c’era lì alla piazzola, cosa può dire lei?
R.R.: Affossamento…
Presidente: Non so, fossa, mi dica lei, non lo so.
R.R.: Allora le spiego. Io da Livorno tornai subito per vedere…
Presidente: Sì.
R.R.: Arrivato lì sul posto chiesi l’intervento dei cani. Ai Carabinieri.
Presidente: Ai Carabinieri, sì.
R.R.: Mi fu risposto che un uomo come me che ho girato il mondo è assurdo far venire dei cani lì. E di quello me lo presi un po’ a male.
Presidente: Sì.
R.R.: E… passo un periodo di circa un mese e mezzo, due. Che io non volli più andarci in quel posto lì, lì alla boschetta…
Presidente: Sì, sì, alla piazzola, sì.
R.R.: Però mia moglie si organizzò con delle amichette di Pia che andavano tutti i giorni a pulire, a levare dell’erbaccia perché non era certamente… per tenere un pochino pulito.
Presidente: Sì.
R.R.: In uno di questi giorni dove stava pulendo, scorse una pietra, la alzò e vide che c’era una buca ben fatta, con della paglia. Lì per lì si impressionò, potendo pensare… non so, cosa può venire nella testa…
Presidente: Sì.
R.R.: E a me non mi confessò subito di questa buca che aveva visto ma me lo disse circa un mese dopo. Nel frattempo, con un’altra signora, fu tirata su questa pietra, sempre da mia moglie, però quando mi fu detto a me era ben visibile la buca fatta molto bene…
(voce non udibile)
Presidente: La pietra.
R.R.: La pietra copriva.
Presidente: …copriva la buca. Dica.
R.R.: Anzi, se voi avete delle fotografie sono pronto a dirvi, esattamente, anche se mi fa… dove era la buca. Se c’è le fotografie coi pali della luce, mi pare ci…
Presidente: Io… secondo me si possono vedere, dov’è la…
R.R.: Le foto del… va benissimo.
(voce non udibile) Tonini da una mano lei?
Presidente: Andrea, chiama Elisabetta, va’. Elisabetta?
Segretario d’Udienza: Sì.
Presidente: Prenda il volume Vicchio.
Segretario d’Udienza: Sì.
Presidente: Vicchio, quello… Mi dica, mi dica.
R.R.: Allora, tornai lì, non mi ricordo se mi feci accompagnare da mia moglie, mi pare ma non sono sicuro, e poi ci andai da solo e mi feci dire esattamente dove era la buca, perché nel frattempo un po’ di terra, sassi erano entrati lì dentro e era una buca di circa 40 centimetri per 25-30 – non avevo il metro in mano ma centimetro più o meno – fatta bene. Si vedeva le striature della paletta e c’era ancora della paglia. A questo punto, noi…
Presidente: E la pietra che fine aveva fatto?
R.R.: La pietra è sempre lì.
Presidente: Era sempre lì accanto alla buca.
R.R.: Anzi, la volevo perfino portare. Ho detto: che porto la pietra…
Presidente: C’è tuttora adesso la pietra?
R.R.: Sì, sì, sì.
(voce non udibile)
Presidente: E allora?
(voce non udibile)
Presidente: No, no, no, no.
(voce non udibile)
Presidente: Non è qui, non è qui.
(voce non udibile)
Presidente: Questo è gli Scopeti, questo è il Vanni, no. Quella di Vicchio, quello di Vicchio.
P.M.: Erano divisi per faldoni…
Presidente: Quelli di Vicchio, quelli di Vicchio. Sì, di Vicchio, Scopeti, Baccaiano, che so io… ecco,
(voce non udibile)
Presidente: No, queste sono quelle… ora non servono a nulla,
(voce non udibile) Questi?
Presidente: E domandiamo, domandiamo se c’è.
P.M.: Ci sono le foto di allora, Presidente.
Presidente: Sì, sì, infatti, quello stiamo facendo.
R.R.: Dove ci sono i pali della luce.
Presidente: Esatto. Lei fa riferimento ai pali della luce. Eh, mi dispiace signor Rontini, ma…
P.M.: Sennò ci sono foto di sopralluoghi successivi, Presidente, fatti con altri.
Presidente: L’unico che si vede i pali della luce è questa, però non credo che lei riesca… non sfogli le altre pagine perché sennò…
P.M.: Ci sono foto di sopralluoghi successivi a colori.
Presidente: Eh, vediamo un po’ i successivi…
P.M.: Anche più recenti se si tratta,,,
R.R.: I pali della luce dove sono?
(voce non udibile) Questi.
R.R.: Sono questi. La buca era qui.
(voce non udibile) Bene.
R.R.: La macchina… Le dispiace se vengo lì da lei o…?
Presidente: Mi dica, mi dica.
Avv. Nino Filastò: Presidente, si potrebbe proiettare e vedere…
Presidente: Sì, sì, ora ora, intanto voglio capire cosa dice.
P.M.: Ci sono anche foto recenti, nel caso le abbiamo… le possiamo mettere sul monitor.
Presidente: Questa è la macchina di sua figlia… di suo… del giovanotto.
R.R.: È un’automobile questa.
Presidente: Sì, sì, questa è un’automobile. Sì, questa è come fu trovata la zona allora. Questa è come venne trovata allora… allora, questa qui. Questa è un po’ da così, da… Però non abbiamo altra…
R.R.: La macchina è qui, i pali della luce sono qui…
Presidente: Eh.
R.R.: La buca era qui. Esattamente qui.
P.M.: Guardi… Prendiamo questo…
Presidente: Accanto al palo.
R.R.: Sì, fra il palo e la macchina.
P.M.: Che pagina è? Prende la pagina, Antonini, 578 quater, del sopralluogo?
Presidente: Ora la situazione è diversa, qui la situazione è diversa.
(brusio)
R.R.: La situazione è diversa, però si vede sempre… la macchina doveva essere qui…
Presidente: Eh, lo so. Qui è…
(brusio)
Presidente: Allora, si dà atto che viene mostrato al teste…
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: Qui la foto non c’è il numero.
(voce non udibile)
Presidente: Foto, foto, foto…
(voce non udibile)
Presidente: La foto a pagina numero 4 dell’inserto fotografico… cioè, la foto numero 4 dell’inserto fotografico a suo tempo trasmesso dalla Polizia Scientifica di Firenze. Il teste indica il punto dove sarebbe stata la buca, quasi ai piedi del palo della luce, esattamente il palo destro per chi guarda la foto. Allora, quella è la foto, avvocato Filastò.
Avv. Nino Filastò: Ah, sì.
Presidente: Quella è la foto.
R.R.: Questa è la foto, questa è la macchina e c’è una distanza di circa mezzo metro, forse 80 centimetri dalla macchina ai pali e la buca era qui, esattamente qui.
Presidente: No, non veda la fotografia, quella distanza che c’era allora, lei la vide la macchina allora?
R.R.: Sì.
Presidente: E quindi dove era questa buca, ai piedi del palo, vicino al palo?
R.R.: Fra mezzo alla macchina e il palo, più vicina al palo che alla macchina.
Presidente: Va bene. E il palo è quello di destra o quello di sinistra?
R.R.: Quello di destra.
Presidente: Quello di destra. Bene. Può tornare a sedere, signor Va… signor Rontini. Io non ho altre domande. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Nessuna il P.M., grazie.
Presidente: Come? Altre domande, le parti?
Avvocato?: Forse voleva aggiungere…
Presidente: Ah, sì, mi dica, mi dica. Si metta a sedere.
Avvocato?: Cosa successe dopo il ritrovamento della buca?
Presidente: Ah, ecco.
R.R.: Io volevo far presente che all’epoca erano i Carabinieri che indagavano e noi facemmo presente dell’esistenza di questa buca ai Carabinieri di Borgo Ognissanti, dove c’era, mi sembra, il tenente colonnello Rosati, se ben ricordo. E mi pare, non è che mi ricordi, che ci fu un sopralluogo. In un secondo tempo, nel 1990, ci fu un summit alla Tenenza dei Carabinieri di Borgo, dove erano presenti il dottor Vigna, il dottor Canessa, il dottor Perugini, il maresciallo Frillici, mi pare, e non ricordo bene se c’era anche l’avvocato Pellegrini, mi sembra, ora… mi sembra. Parlammo di varie cose e fu stato ridetto in quella occasione dell’esistenza di quella buca fatta bene con della paglia sotto. Poi noi non possiamo sindacare cosa hanno fatto i nostri indagato… investigatori.
Presidente: Senta, e sua moglie quando gli parlò della buca…
R.R.: Si.
Presidente: Parlò della buca e parlò del sasso…
R.R.: Sì.
Presidente: …che loro spostarono, lei e le sue amiche spostarono, eccetera.
R.R.: Sì.
Presidente: Ecco, uno che andava sul posto e vedeva quel sasso, si accorgeva dell’esistenza della buca o no?
R.R.: Io direi di no, perché quel sasso c’era antecedentemente perciò aveva formato la sua base solida, insomma, non fu facile smuovere quel sasso.
Presidente: Va bene. Domande?
P.M.: Nessuna, Presidente.
Avvocato?: Nessuna, grazie.
Presidente: Avvocato Filastò?
Avv. Nino Filastò: Signor Rontini, volevo sapere questo: lei quando ne parlò per la prima volta ai Carabinieri di Borgo Ognissanti, verbalizzaste questo particolare?
R.R.: No. Non mi fu chiesto, non verbalizzai perché non mi fu chiesto.
Avv. Nino Filastò: Certo. E nemmeno fu fatto un verbale quando ne parlò nel corso di questo summit. Oppure quando lei ne ha parlato nel corso di questo summit, cioè il dottor Vigna e gli altri…
R.R.: Di questa buca non esiste verbale firmato da noi.
Avv. Nino Filastò: Non esiste nessun verbale. A parte che con i Carabinieri e durante questo summit, di questa buca, di questo particolare della buca, lei ne ha parlato con qualcun altro?
R.R.: Qualche altro…
Avv. Nino Filastò: Persona, sì.
R.R.: Persone, può darsi che ne abbia parlato. L’esistenza della buca può darsi che con qualcheduno…
Avv. Nino Filastò: Certo. In particolare lei ne ha parlato con una signora che si chiama Torresani Enrica Laura?
R.R.: Torresani…
Avv. Nino Filastò: Che sta vicino a Milano, a Segrate.
R.R.: Non mi… non mi ricordo.
Avv. Nino Filastò: Allora, per ricordarglielo meglio: per caso volevo sapere se questa signora, intorno ai primi del ’90, ’93, ‘92, ha preso contatto con lei?
R.R.: Sì, ce la trovammo in giardino con suo marito…
Avv. Nino Filastò: Con suo marito. E questa signora diceva di essere una medium, vero?
R.R.: Sa, io non ho mai cercato…
Avv. Nino Filastò: Va be’, insomma, lei disse che era una medium e che aveva fatto una seduta spiritica evocando… mi scusi eh, mi dispiace di dover parlare di queste cose a lei, ma comunque è un fatto che inerisce alla genesi di una prova e quindi mi interessa. Le disse di avere fatto una seduta spiritica e di avere, diciamo così, parlato, evocato la sua povera figlia. È vero questo?
R.R.: Con me non ha mai parlato.
Avv. Nino Filastò: No, va be’, ma insomma questa signora disse che aveva fatto questa seduta spiritica…
R.R.: Di questa seduta fatta con me non ne ha mai parlato.
Avv. Nino Filastò: Non le disse questa signora che durante questa seduta lei aveva saputo che gli uccisori di sua figlia avevano nascosto le armi in una buca? È pacifico che è stato fatto l’esame, però dobbiamo pure ricavarlo da qualche parte.
P.M.: Sono state fatte… Presidente, è stata fatta una perizia conclusiva e…
Presidente: Eh, quella conclusiva, sì.
P.M.: Sarà depositata quella, compreso il verbale relativo alle dichiarazioni, l’esame dei periti in dibattimento.
Presidente: Va bene. Bene, allora venga l’altro teste.
Avv. Nino Filastò: Io chiedo che vengano acquisite tutte le perizie, non solo quella conclusiva, sul punto.
Presidente: Bene. Allora, chi è l’altro teste, chi è Borsi?
P.M.: Le deposito in Cancelleria, Presidente.
Presidente: Sì, sì. Borsi Gino. Pubblico Ministero, ce le ha lei le dichiarazioni che ha reso… Ah, no, sono qui.
P.M.: Le avevo… sono state acquisite dalla Corte.
Presidente: Sì, sì. Come si chiama lei?
Gino  Borsi: Borsi Gino.
Presidente: Dov’è nato?
G.B.: Cavriglia il 28 giugno 1929
Segretario d’Udienza: Dove risiede?
Presidente: A Figline in via Petrarca 121
(voce non udibile)  
Presidente: Come?
Segretario d’Udienza: Non ha gli occhiali per leggere.
G.B.: Mi si sono rotti e non li ho rifatti.
Presidente: Ma non ci vede senza occhiali, eh?
G.B.: No.
Presidente: Gliela legga lei un po’… gliela legga lei. Insomma, si obbliga a dire la verità e non tacere nulla di quello che è a sua conoscenza.
G.B.: Lo giuro.
Presidente: Va be’, lo giura. È la stessa cosa, via, non siamo formali. Senta, signor Borsi, si ricorda l’omicidio degli Scopeti?
G.B.: Sì.
Presidente: Eh. Venne scoperto quando, lunedì, mi pare, lunedì mattina.
G.B.: Eh, questo non me lo ricordo. Mi ricordo del fatto, ma quando, la data…
Presidente: Lei venne sentito…
G.B.: La data non me la ricordo.
Presidente: Venne sentito dai Carabinieri un paio di giorni dopo, mi pare.
G.B.: Sì, sì.
Presidente: Lo abbiamo a verbale, si può dire esattamente… Il 12 venne sentito, il 12. Ecco, lei riferì una circostanza particolare.
G.B.: Mah, la circostanza particolare, quei due che erano stati in quel bar.
Presidente: Eh. E chi erano questi due che erano stati in quel bar, lì?
G.B.: Quelli due che sono stati uccisi. I francesi… non lo so, non mi ricordo chi erano.
Presidente: Eh, i francesi. E quando li vide lei? Lei, ci parlò lei con questi signori?
G.B.: Sì. La mattina dalle nove alle dieci. Nove e mezzo, ora non mi ricordo di preciso.
Presidente: Eh, quei due francesi.
G.B.: Sì.
Presidente: Come si chiamava questo locale?
G.B.: Eh… Il locale Bar degli Scopeti.
Presidente: Bar degli Scopeti. Che è lì vicino?
G.B.: Dove?
Presidente: È vicino alla zona dove poi successe il fatto?
G.B.: Sì, è… vicino, insomma, abbastanza lontanino è successo questo fatto.
Presidente: Ho capito. Ma si chiama Scopeti, è la stessalocalità, voglio dire.
G.B.: Sì, sì, proprio la stessa località.
Presidente: Ah, quello voglio dire. Va be’, non proprio vicino vicino, ma insomma, lì.
G.B.: No.
Presidente: E quando avveniva questo?
G.B.: Mah, quande… Io non mi ricordo le date.
Presidente: No. Lì c’è il giorno di festa, il giorno non festa… C’è…
G.B.: Eh, un me lo ricordo. Se fu un giorno di festa, la domenica, un lunedì, un me lo ricordo.
Presidente: Non se lo ricorda ora, ma allora se lo ricordava?
G.B.: Allora sì.
Presidente: Allora disse la verità?
G.B.: Sì, senz’altro.
Presidente: Spiegò bene. E lei cosa… Gli ha fornito qualche cosa a questi ragazzi, o no?
G.B.: Mah, lì chiesero la colazione, che mi ricordo.
Presidente: Ah, la colazione.
G.B.: Sì. Con un panino, l’affettato, e…
Presidente: Conferma quello che a suo tempo disse al processo Pacciani.
G.B.: Ma certo.
Presidente: Lei fu interrogato…
G.B.: Certamente.
Presidente: Noi abbiamo la deposizione di allora, è inutile che gliela leggo. La conferma anche questa.
G.B.: Confermo.
Presidente: Bene. Il Pubblico Ministero può continuare.
P.M.: Nessuna domanda. Grazie.
Presidente: Le altre parti?
(voce non udibile)
Avv. Nino Filastò: Lei presta servizio in quel bar, signor Borsi?
G.B.: No, io stavo aiutando il genero. Aiutando, per i chiodi, così. Ero in pensione. Capitavo dalla figliola e il genero, capitavo lì. Gli davo una mano quando… quando c’ero.
Avv. Nino Filastò: Ci capitava tutti i giorni?
G.B.: Mah… spesso sì; ma tutti i giorni, no.
Avv. Nino Filastò: Che ore erano quando fece questa cosa?
G.B.: Mah, preciso… dalle nove alle dieci. Preciso un me lo ricordo.
Avv. Nino Filastò: Lei rammenta qual era il giorno di chiusura del bar?
G.B.: Il martedì.
Avv. Nino Filastò: Non ho nessun’altra domanda, Presidente.
Presidente: Bene. Può andare. Grazie.
G.B.: Prego.

Presidente: E l’altro come si chiama?
P.M.: Bonciani Paolo.
Presidente: Come si chiama lei?
Paolo  Bonciani: Bonciani Paolo.
Segretario d’Udienza: Nato?
P.B.: Sono nato a Figline Val D’Arno il 29 maggio 1944
Segretario d’Udienza: Risiede?
P.B.: Risiedo a Firenze in via Giovanni Caselli 2/b.
Segretario d’Udienza: Legga questa formula.
P.B.: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Signor Bonciani, lei era titolare della pensione Ponte agli Scopeti?
P.B.: Sì.
Presidente: Il bar…
P.B.: Il bar pensione, sì.
Presidente: Il bar Ponte agli Scopeti. Che sta… In che zona sta?
P.B.: Praticamente sono circa due chilometri da Tavarnuzze. Fra parentesi, io ho gestito questo locale dal gennaio ’84 al dicembre ’85.
Presidente: Quindi, pochi mesi dopo che è avvenuto l’omicidio lì degli Scopeti ha finito, no?
P.B.: Eh, sì. praticamente sì.
Presidente: Ecco. Senta, lei ha riferito, è stato sentito nel processo Pacciani, no?
P.B.: Sì. Sì, sì.
Presidente: Cioè, lei parlò di questi francesi, eccetera. Conferma intanto quelle dichiarazioni che fece allora, o no?
P.B.: Sì, sì, è evidente che confermo. !
Presidente: Ecco, cosa può dire, può ricordare oggi? Cosa ricorda oggi di quello che ha visto allora?
P.B.: Mah, io posso ricordare solamente questo: essendo un periodo che non c’era molti stranieri, due persone che parlavano solo ed esclusivamente francese, io dovetti intervenire, perché mio suocero che collaborava, così, alla buona, aveva delle difficoltà. Io mi ricordo solo di questo. Persone molto educate, molto gentili; sono state pochissimo, hanno fatto colazione e se ne sono andate.
Presidente: Lei, allora, ha indicato anche il giorno preciso.
P.B.: Non ricordo il giorno.
Presidente: Non lo ricorda oggi…
P.B.: Non lo ricordo.
Presidente: Ma allora lo ricordava o no?
P.B.: No, non è che ricordassi molto bene. Cioè, si parla di 13 anni fa. Io…
Presidente: Sì, ho capito. Però, quando lei è stato sentito dai Carabinieri il 12 di settembre…
P.B.: Sì, sì. Addirittura i Carabinieri sono stati 48 ore come base logistica lì da noi. Di conseguenza…
Presidente: Ho capito. Allora si ricordava meglio le cose, a qualche giorno dal fatto…
P.B.: Ma dopo 13 anni non è che mi ricordo nulla.
Presidente: No, ma io non dico di oggi, dico di allora.
P.B.: Ah, di allora. Eh, se lo ricordo!
Presidente: No, quello volevo dire. No, no, per carità!
P.B.: No, no, ricordo molto bene, questo.
Presidente: Sarebbe stato molto bravo veramente a ricordarlo oggi…
P.B.: Lo ricordo molto bene, signor Giudice. Perché sono stati 48 ore. Hanno chiesto la mia collaborazione e io gliel’ho data. Perciò, praticamente, lì è stata fatta una piccola base, diciamo, per smistare quelli che erano…
Presidente: Avete fornito colazione a questi due stranieri.
P.B.: Sì, sì. Sì, sì, senz’altro.
Presidente: Va bene.
P.M.: Nessuna domanda. Ci sono i verbali già acquisiti.
Presidente: Domande? Può andare, grazie.
P.B.: Prego. Buongiorno.

Presidente: Abbiamo il Giuttari.
P.M.: Dottor Giuttari sì.
Presidente: Dottor Giuttari, buongiorno.
Michele Giuttari: Buongiorno.
Presidente: Si accomodi.
Michele Giuttari: Grazie.
Presidente: Sotto il vincolo dell’impegno già assunto altre volte… È già stato sentito altre due volte, mi pare, vero?
P.M.: Sì. Due volte.
Presidente: In due occasioni diverse. Ora viene sentito sugli sviluppi che ha avuto questa vicenda. Siccome si tratta di indagini in corso, Prego, la parola… L’esame lo faccio fare in via ordinaria. Va bene?
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Volevo far presente che questa indagine relativa a questi accertamenti che io ho, furono delegati a suo tempo al dirigente della Squadra Mobile, sono accertamenti radicati, terminati, sono agli atti, eh.
Presidente: Sì, Sì, Sì.
P.M.: Quindi, ecco, dottore, può spiegare alla Corte l’esito dei riscontri che sono stati fatti dal suo ufficio, delegati dall’Autorità Giudiziaria in merito a quelle dichiarazioni che fece Lotti circa il fatto che un appuntato dei Carabinieri, Toscano, aveva, secondo quanto ha riferito Lotti nelle circostanze che Lotti ci ha detto, come l’aveva appreso, fornito dei proiettili calibro 22 a esecutori materiali di questi fatti. Le chiedo se sono stati fatti accertamenti, perquisizioni al signor Toscano. E gli esiti di queste perquisizioni.
Michele Giuttari: Sì, Dunque, la Squadra Mobile è stata per l’appunto delegata dal P.M. ad eseguire degli accertamenti per verificare la circostanza riferita dal Lotti e che è stata richiamata poc’anzi dal Pubblico Ministero. In particolare siamo stati, la Squadra Mobile è stata delegata di eseguire una perquisizione domiciliare nell’abitazione e pertinenze di Toscano Filippo Neri, abitante a San Casciano, appuntato dei Carabinieri in pensione. Il decreto di perquisizione, datato 16 marzo 1996, è stato eseguito il successivo giorno 18. Siamo andati sul posto, c’ero anche io che ho quindi partecipato personalmente. E riferisce direttamente l’esito di questo atto di Polizia Giudiziaria delegatoci. Nel corso di questa operazione di Polizia Giudiziaria, di questo atto di Polizia Giudiziaria, abbiamo rinvenuto in un armadietto metallico posto al piano terra dell’abitazione del Toscano… L’abitazione del Toscano si snoda in diversi piani: piano terra, primo piano, secondo piano. E, al piano terra che era adibito tipo deposito o rimessa, in un armadietto metallico abbiamo trovato diverse armi, tutte regolarmente denunciate; fucili da caccia, pistole. Tra cui una pistola calibro 22, marca Beretta, modello 76. Ricordo bene che questa pistola, una pistola da tiro, era contenuta nell’apposita custodia. E, in questa custodia, vi erano contenute anche quattro scatole di cartucce marca Winchester. Ogni scatola conteneva 50 cartucce, quindi per un totale di 200 cartucce, marca Winchester perché presentavano impresso sul fondello il simbolo “W”, la doppia ,”W” di Winchester, delle iniziali di Winchester. Abbiamo trovato anche le denunce di tutte le armi. E, negli accertamenti conseguenti a quest’atto di perquisizione domiciliare, abbiamo verificato il possesso di armi nel tempo da parte del Toscano. Abbiamo così accertato che, sin dal 1973, il Toscano possedeva pistole calibro 22. In particolare: nel 1973, aveva dichiarato un revolver calibro 22, marca Derringer, sistema Derringer, marca Guerrini, a quattro colpi, denunciato ai Carabinieri di Mercatale vai di Pesa il 19 ottobre del 1973. Questo revolver, successivamente, il 25 marzo del ’75, veniva ceduto. E, nella stessa data, il Toscano acquistava presso l’armeria di Nesi Aldo di San Casciano, una pistola calibro sempre 22 Long Rifle, marca Beretta, matricola F39932. Quindi abbiamo una prima pistola calibro 22, tiene dal ’73 al ’75; nel ’75 cede quella del ’73 e ne acquista una nuova presso l’armeria. Questa nuova pistola calibro 22 la detiene sino al 29 ottobre 1984. Allorché la cede a tale Lazzerini Michele. Il 7 gennaio ’85 acquista da tale Mocarelli Lorenzo, che poi abbiamo identificato, una nuova pistola calibro 22 marca Beretta modello 76, matricola A01017U finale come Udine, che poi è la pistola che abbiamo trovato nel corso della perquisizione domiciliare. Quindi, l’ultima pistola è questa acquistata il 7 gennaio ’85. In questa denuncia, questa denuncia, prima della data, presenta una aggiunta: “Nota Bene, numero 100 cartucce calibro 22 Long Rifle.” Quindi, contiene la denuncia, oltre che dell’arma, di 100 cartucce calibro 22. Sempre rimanendo nell’ambito delle armi calibro 22, il Toscano, il 2 settembre 1990, acquistava da certo Manara Stefano una carabina calibro 22. Quindi nel ’90. E, in questa denuncia della carabina, sempre tra la data e la fine della denuncia, c’è una aggiunta, come nella denuncia del 7 gennaio ’85: “Nota Bene, numero 100 cartucce calibro 22 Long Rifle.” Quindi, le 200 cartucce che noi abbiamo trovato nella perquisizione nel marzo del ’96, dovrebbero avere avuto origine, ecco, 100 in occasione della denuncia della pistola il 7 gennaio ’85; e 7 in occasione della denuncia del fucile, sempre calibro 22, del 2 settembre 1990. Sempre negli accertamenti conseguenti, siamo stati delegati dal Pubblico Ministero di eseguire, di sentire la persona che aveva venduto l’ultima calibro 22 a Toscano, cioè il Mocarelli Lorenzo. Che abbiamo identificato per Mocarelli Lorenzo, nato a San Casciano Val di Pesa il 15/11/1917, ’18, chiedo scusa. E di sentirlo, di fare accertamenti poi presso il poligono di tiro delle Cascine, per accertare, in particolare, fino a che data il Mocarelli aveva frequentato quel poligono di tiro. E accertare conseguentemente, durante la frequentazione da parte del Mocarelli del poligono di tiro delle cascine, che tipo di cartucce venivano date ai soci. Abbiamo fatto questi accertamenti appurando che, il Mocarelli aveva frequentato il poligono di Tiro delle Cascine fino al 1978. E, a tal riguardo, abbiamo acquisito anche il libretto personale del Mocarelli e il registro in cui erano annotate le partecipazioni del Mocarelli stesso ai tiri, all’esercitazione di tiro. Quindi, il Mocarelli, aveva frequentato questo poligono fino al 1978. Non risultava, ma il personale addetto al poligono non era in grado di darci una risposta precisa sul punto, se il Mocarelli avesse acquistato anche munizioni, oppure no. Perché non venivano registrate sempre queste cessioni di munizioni per i soci che si esercitavano. Abbiamo fatto accertamenti presso la ditta distributrice delle cartucce Winchester, interessando, addirittura, la società … negli Stati Uniti e si è accertato, c’è tutta la corrispondenza che è intervenuta anche con questa società, si è accertato che la Winchester, fino al 1980-1981, produceva e distribuiva in tutto il mondo le cartucce calibro 22 con la lettera H impressa sul fondello. Mentre, dall’80-81 in poi, in avanti, produceva e distribuiva le stesse cartucce però col segno sul fondello della iniziale della Winchester, della doppia V. Questo accertamento si è reso necessario perché si è dimostrato in questo modo che le cartucce eventualmente acquistate dal Mocarelli, presso il poligono delle Cascine, ed eventualmente cedute all’atto della pistola al Toscano, dovevano necessariamente essere cartucce calibro 22 con la lettera H impressa nel fondello. Perché il Mocarelli ha frequentato il poligono fino al 1978. Non potevano essere quindi quelle cartucce sequestrate al Toscano nel marzo del ’96, che presentavano invece la doppia V nel fondello e che quindi facevano parte di una produzione e distribuzione dall’80-’81 in avanti. Abbiamo acquisito, come dicevo prima, il registro, quindi il libretto di esercitazione di tiro del Mocarelli. Le date in cui il Mocarelli è andato ad esercitarsi hanno riferimento agli anni ’72, ’73, ’74, ’75 e ’78, quindi, anni in cui sicuramente erano in distribuzione le cartucce col simbolo H e non già quelle col simbolo della doppia V, come invece il Toscano sosteneva di aver avuto dal Mocarelli. Quindi, è stato un riscontro in negativo.
Presidente: … il Toscano cosa diceva?
Michele Giuttari: Il Toscano, quando sono state trovate queste 200 cartucce, dice: ‘queste mi sono state date dal Mocarelli, la persona da cui io ho acquistato questa pistola, che voi avete trovato’, e che gli abbiamo sequestrato. Io, ecco, ero partito un po’ largo per non riferire direttamente le dichiarazioni del Toscano. Comunque, capisco che bisogna necessariamente farlo per rendere più chiaro l’esito di questo accertamento.
Presidente: No, non è un imputato.
Michele Giuttari: Ecco, quindi, aveva detto: ‘queste cartucce, io non ho mai sparato. Queste cartucce che sono nel contenitore della pistola mi sono state date dal Mocarelli all’atto in cui ho acquistato dal Mocarelli l’arma’. Quindi…
Presidente: Nell’85.
Michele Giuttari: 7 gennaio ’85. Però le cartucce, dicevo prima, cento erano denunciate nella denuncia dell’arma nel ’75 e cento nel ’90. Quindi, si è dovuto fare l’accertamento per verificare…
Presidente: E la carabina la acquistò anche dal Mocarelli?
Michele Giuttari: No, da un altro signore. Da un altro…
Presidente: Ah, da un altro. E le cartucce però sempre dal Mocarelli.
Michele Giuttari: Dal Mocare… lui dice: ‘tutte e duecento le cartucce me le ha date Mocarelli’. Quindi sentiamo Mocarelli, Mocarelli dice: ‘no, io non ricordo di avergli dato cartucce, gli ho ceduto l’arma, può darsi che gliele abbia date, se gliele ho date son quelle cartucce che io presi a suo tempo al poligono delle Cascine’.
Presidente: Al poligono delle Cascine.
Michele Giuttari: Quindi, gli accertamenti al poligono delle Cascine, il Mocarelli lo frequenta fino al ’78, anno in cui le cartucce che venivano prodotte e distribuite erano col fondello H, e non doppia V.
Presidente: H, sì, e non con doppia V.
Michele Giuttari: Quindi, che significa? Che quelle cartucce, quelle duecento cartucce necessariamente non gliele aveva potute dare il Mocarelli. Se il Mocarelli gli ha dato cartucce dovevano essere le cartucce col simbolo H nel fondello che noi nel corso della perquisizione non abbiamo trovato. Questo è… ecco l’esito della…
Presidente: E quelle con la lettera H sono state prodotte fino all’80, ’81…
Michele Giuttari: ’80-’81 e c’è proprio la risposta della società produttrice e distributrice delle cartucce Winchester, che abbiamo fatto anche tradurre… fino all’80-’81.
P.M.: Vogliamo depositarlo e…
Michele Giuttari: Sì, posso leggere la traduzione: “In risposta indagini Polizia sul fondello calibro 22. In risposta alla vostra richiesta relativa al simbolo H sul fondello della munizione calibro 22, vi informiamo che nel periodo 1980-81 abbiamo smesso di produrre munizioni calibro 22 con questo tipo di fondello e abbiamo invece utilizzato il simbolo doublé U che da quel momento ha sempre contraddistinto le munizioni calibro 22.”
Presidente: Va bene, poi lo produrrà questo atto, penso che ce l’ha.
Michele Giuttari: Sì, sì.
P.M.: Se lo possiamo produrre, sia l’originale che la traduzione, dottore, io ho solo la traduzione.
Michele Giuttari: Sì, io qua ho la fotocopia perché l’originale…
Presidente: Ma l’originale non conta, basta la fotocopia delle due. Penso che possa essere acquisito, non vedo che ci siano difficoltà. Bene. Il documento…
P.M.: (voce non udibile)
Presidente: …viene allegato al verbale, sì. La produzione del P.M. viene allegata a verbale.
P.M.: Abbiamo anche l’originale in inglese no?
Michele Giuttari: Sì, sì, c’è l’originale in inglese. Io ho la fotocopia anche dell’originale in inglese, comunque, l’originale l’ho trasmesso al Pubblico Ministero.
P.M.: È negli atti del P.M. se…

Presidente: Altre domande?
P.M.: Sì, un’altra. Dottore, non so se è un accertamento che ha fatto lei o se lei ha conoscenza di questo particolare: lei ricorda il… l’appuntato Toscano in che periodi e in quale stazione dei Carabinieri aveva fatto servizio?
Michele Giuttari: Sì, aveva fatto servizio prima alla Stazione dei Carabinieri di Mercatale, poi ad un certo anno che non ricordo, è stata chiusa, la Stazione dei Carabinieri di Mercatale e quindi ha proseguito nell’attiv… nel servizio presso la Stazione dei Carabinieri di San Casciano, sino all’atto del pensionamento.
P.M.: Può darsi che fosse la chiusura di quella stazione di Mercatale il ’74, lo ricorda lei?
Michele Giuttari: È probabile, sì. Comunque era Mercatale e San Casciano.
P.M.: Lei ricorda fino a che anno è stato in servizio il Toscano, se lo ricorda?
Michele Giuttari: No, comunque, quando è stato perquisito era già in pensione.
P.M.: Bene. Era questo che volevo chiedere. Non ho altre domande, Presidente, grazie.
Presidente: Le altre parti? Prego, avvocato.
Avv. Nino Filastò: Grazie, Presidente. Una domanda molto ingenua, dottor Giuttari, ma d’altra parte la devo fare. Ovviamente, su questa pistola che era appartenuta a… Mocarelli si chiama questo signore?
Michele Giuttari: Mocarelli, sì.
Avv. Nino Filastò: Voi certamente avrete fatto delle prove di tiro, risco…
Michele Giuttari: Ma guardi, questa pistola a suo tempo era stata mandata insieme ad altre pistole per vedere se fosse stata la pisola utilizzata per i delitti del “mostro”. Infatti, il Toscano cosa dice: ‘venne il Mocarelli, la consegnò alla stazione dove io facevo servizio, cioè a San Casciano, per mandarla al banco per fare le prove. Mi piacque e poi quando venne restituita gli chiesi se me la vendeva’. Quindi, risultava che era stata già…
Avv. Nino Filastò: Testata.
Michele Giuttari: …in un certo senso, periziata, ecco.
Avv. Nino Filastò: Periziata. E anche le precedenti calibro 22, perché mi pare lei ha parlato di altre due pistole possedute.
Michele Giuttari: Sì, una dal ’73 al ’15…
Avv. Nino Filastò: Anche sulle altre erano stati fatti accertamenti?
Michele Giuttari: Risultava agli atti che per l’altra, quella là del ’75, poi venduta alla… nell’84… era stata… erano stati fatti accertamenti, risultava negli atti… Aspetti le do tutti i riferimenti precisi.
Presidente: Quella di Lazzerini…
Michele Giuttari: Quella di Lazzerini. Erano stati fatti accertamenti.
Avv. Nino Filastò: E sull’altra?
Michele Giuttari: Anzi, il Lazzerini diceva di averla portata addirittura in Procura perché conosceva…
Avv. Nino Filastò: E sull’altra?
Michele Giuttari: …il procuratore e quindi… Sull’altra…
Avv. Nino Filastò: Ce n’era un’altra.
P.M.: Non era una Beretta.
Michele Giuttari: Non era… era un revolver l’altro, ecco.
Avv. Nino Filastò: Ah, era un revolver.
Presidente: Ah, sì.
Michele Giuttari: A. quattro colpi.
Avv. Nino Filastò: Benissimo.
Michele Giuttari: Quindi…
P.M.: Non furono sottoposti a controllo…
Presidente: Difatti…
Michele Giuttari: No.
Avv. Nino Filastò: Voi avete accertato se per caso le cartucce con la V doppia venivano prodotte e commercializzate anche durante la commercializzazione e la produzione delle pallottole con la H? Vale a dire che la Winchester producesse contemporaneamente questi due tipi di munizionamento?
Michele Giuttari: No, no, la risposta dell’accertamento credo che sia molto chiara. Fino a quella data hanno prodotto e distribuito con quel si… da quella data in poi…
Avv. Nino Filastò: Solo con questi…
Michele Giuttari: …hanno smesso. Sì, è chiaro, è tassativo proprio.
Avv. Nino Filastò: Be’, insomma.
Michele Giuttari: Da quella data in poi…
Avv. Nino Filastò: Per lo meno per quello che ha letto lei, comunque lo rileggeremo, non mi sembrava fosse così chiaro. Volevo sapere una cosa: che rapporti avete accertato fra Toscano e Pacciani, e Toscano e Vanni?
Michele Giuttari: Prego?
Avv. Nino Filastò: Quale tipo di rapporti avete accertato fra Toscano, questo signor Toscano, Pacciani e Vanni?
Michele Giuttari: Ma guardi…
Avv. Nino Filastò: Al di fuori da que…
Michele Giuttari: …c’è qualche… sì.
Avv. Nino Filastò: Al di fuori di quello che diceva il signor Lotti, eh.
Michele Giuttari: Sì, c’è… no, no, ci sono altre testimonianze, io adesso non ricordo, dovrei guardare gli atti. Comunque c’è, ricordo benissimo la testimonianza che parla di un soggetto… di una persona che parla di avere visto il Toscano soffermarsi a San Casciano, parlare e scherzare con Pacciani. Non ricordo adesso il nome di questa persona, comunque, se mi si dà. . . se è importante posso cercare l’atto e…
Avv. Nino Filastò: Comunque, non rapporti di particolare frequentazione o amicizia.
Michele Giuttari: Conoscenza sicuramente risulta e più c’è questa testimonianza. E poi, ecco, la testimonianza che della… della Sperduto che parlava del Toscano che frequentava.
Avv. Nino Filastò: Ah, be’, sì la Sperduto l’abbiam..
P.M.: Anche Luciano Malatesta.
Michele Giuttari: Anche Luciano Malatesta.
Avv. Nino Filastò: Sì, sì, ma la Sperduto l’abbiamo sentita stamattina, grazie.
P.M.: Anche Luciano Malatesta l’abbiamo…
Michele Giuttari: Queste sono, ecco, le persone che mi vengono in questo momento in mente che hanno parlato del Toscano e di conoscenze con gli imputati.
Avv. Nino Filastò: Ho capito. Non ho altre domande.
Avv. Aldo Colao: Una sola domanda, scusi, questa pistola che… 22 che il Toscano disse essere stata mandata al banco…
Michele Giuttari: Sì.
Avv. Aldo Colao: …c’erano delle prove oggettive, dei registri da cui risultava questo o era un’affermazione del Toscano.
Michele Giuttari: Ma queste… vennero mandate tantissime pistole all’epoca.
Presidente: Tutte…
Michele Giuttari: Comunque… una verifica negli atti, se fosse contenuta in quell’elenco non è stato possibile farlo da parte mia, perché non abbiamo… ecco, molto spesso venivano mandati direttamente dai Carabinieri, questa era stata consegnata dai Carabinieri, presso la stazione dei Carabinieri, penso, comunque, che il Pubblico Ministero l’avrà fatto perché so che s’è portato lui stesso…
P.M.: C’è l’elenco… c’è l’elenco…
Presidente: Si è fatta una discussione generale per tutte le armi di questo tipo, figuriamoci!
P.M.: È nell’elenco degli atti del P.M.
Presidente: Almeno quelle denunciate.
Avv. Aldo Colao: Che lei…
P.M.: Quelle denunciate.
Presidente: Si capisce.
Avv. Aldo Colao: Che lei si ricordi, il Toscano, mi pare il 24 dicembre dell’80, data in cui fu trovato impiccato il Malatesta, fu avvisato che si recò anche lui sul posto?
Michele Giuttari: Guardi, là c’è un’indagine, da quello che so io, in corso da parte del Pubblico Ministero su quell’episodio. Penso di poterlo riferire anche perché credo che è un dato già che si è sap. . . si è appreso, risultava un fonogramma del Toscano inviato proprio in quella data alla Procura e che segnalava il decesso di questo signore, del Malatesta Renato. Quindi, sicuramente era di servizio ed era a conoscenza dell’episodio già all’epoca.
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi e…
Michele Giuttari: C’è questo fonogramma trasmesso proprio da lui, agli atti del P.M.
Avv. Aldo Colao: Senta, scusi, e le risultava che il Toscano fosse stato amante di una delle sorelle della Sperduto o una cognata del Malatesta?
Michele Giuttari: Questo io non lo ricordo. Può darsi che la Sperduto abbia parlato di relazione del Toscano con…
Avv. Aldo Colao: Fu un discorso, sì, fatto nel processo Pacciani. Però non so se lei aveva fatto delle indagini anche su questo.
Michele Giuttari: No, no io questo non lo ricordo.
Avv. Aldo Colao: Ecco, … Toscano.
Michele Giuttari: No, non…
Avv. Aldo Colao: Bene, grazie, non ho altre domande.
Presidente: Va bene, può andare grazie, dottore. *
Michele Giuttari: Prego.
Presidente: Noi ci riuniamo un attimo perché c’è un giudice popolare che ha un problema per un’udienza a rinvio, quindi, fra cinque minuti, cinque, ma cinque, quindi senza allontanarvi dall’aula.

Presidente: Allora, Pubblico Ministero, se non l’ha prodotto, io non lo so, tutti gli interrogatori del Vanni quelli integrali. La trascrizione.
P.M.: Io gli ho prò… Ah, no, scusi, la trascrizione…
Presidente: La trascrizione.
P.M.: Sì, ha ragione.
Presidente: Lei quelli riassuntivi ce li ha dati.
P.M.: Sì, sì.
Presidente: Bene. Allora, noi rinviamo a… oggi cosa è? A domani alle ore 15.00… 15.30? 15.00? Perché so che qualcuno ha qualche impegno nel pomeriggio, per produrre queste perizie balistiche e produrre queste trascrizioni…
P.M.: Bene.
Presidente: …e eventuali altre istanze difensive che riterrete opportuno fare alla Corte. Va bene? Allora, domani alle 15.30.
(voce non udibile)
Presidente: Come?
(voce non udibile)
Presidente: E dopo… dopo noi dobbiamo sciogliere alcune riserve che abbiamo pendenti e quelle istanze che farete e vedremo un po’, va bene?
Avvocato?: Presidente, mi scusi, devo fare delle osservazioni sulla utilizzazione, utilizzabilità delle dichiarazioni di Vanni. Le faccio domani pomeriggio?
Presidente: Domani le fa. Domani le fa.
Avvocato?: Bene. Grazie.
Presidente: Benissimo, domani. Okay.
P.M.: 15.30.
Presidente: 15.30, benissimo.
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: Bene, sì.

27 Gennaio 1998 49° udienza processo Compagni di Merende

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