27 Gennaio 1998, 49° udienza, processo, Compagni di Merende Mario Vanni,  Giancarlo Lotti e  Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.

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Maria Antonietta Sperduto, Paolo Vanni, Renzo Rontini, Igino Borsi, Paolo Bonciani, Michele Giuttari

Presidente: Buongiorno. C’è anche il signor Vanni? Allora, Elisabetta: Vanni, presente, con l’avvocato Filastò; l’avvocato Corsi…
Avvocato: Sì, con…
Presidente: Bagattini. Assente Lotti. Sempre contumace il Faggi. Che è sostituito da. . . Rappresentato dall’avvocato Filastò, va bene avvocato Filastò? Per Bagattini. E l’avvocato Curandai per tutte le parti civili. Bene. Ci sono le par…
Avvocato: Presidente, chiedo scusa. Dovrei presentare un’istanza dell’avvocato Zanobini, che chiede che il teste Vanni venga sentito dopo le 10 e mezzo; perché è impegnato in altro processo.
Presidente: Ah, va bene, non c’è problema. Sì sì, va bene, va be’, non occorre, non occorre… Allora, faccia venire gli altri testi. Chi ci sono?
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Eh, Sperduto, sì.
P.M.: Ah, la signora Sperduto ha fatto sapere che non vorrebbe essere ripresa.
Presidente: Non c’è la telecamera.
P.M.: Bene, bene, così la tranquillizziamo sotto questo aspetto.
Presidente: Non ci sono le telecamere, signora, stia tranquilla. Eh, quindi non… Meglio così.
Maria Antonia Sperduto: No, no.
Presidente: Come si chiama lei, signora?
Maria Antonia Sperduto: Sperduto Maria Antonia.
Presidente: Sperduto. Allora, dove è nata?
Maria Antonia Sperduto: A xxxxx
(voce fuori microfono) Nata quando?
Maria Antonia Sperduto: Il XX/XX/XX.
(voce fuori microfono) Residente?
Maria Antonia Sperduto: Residente a Xxxxxx
Presidente: Le faccia legger la formula, lì.
Maria Antonia Sperduto: Sanpevole…
Presidente: Eh, legga a voce alta, signora.
Maria Antonia Sperduto: Eh, senza occhiali non… Per l’appunto…
Presidente: Non ha occhiali?
Maria Antonia Sperduto: No. Me lo legge lei? Abbia pazienza, scusi.
Presidente: Eh, legga lei, e poi lei lo ripete.
Avvocato Filastò: Ma sa leggere la signora, o no?
Maria Antonia Sperduto: Sì, ma…
Presidente: Sa leggere, ma non ha gli occhiali.
Maria Antonia Sperduto: No.
(voce fuori microfono) “Consapevole della responsabilità morale e giuridica…
Maria Antonia Sperduto: “Consapevole della responsabilità morale…
Avvocato Filastò: Presidente, scusi, una contestazione. La signora a suo tempo ha detto di non saper leggere.
Presidente: Sa leggere o no, lei?
Maria Antonia Sperduto: No, io… un pochino, come si dice?
Presidente: Eh, se legge con difficoltà non importa, legga con difficoltà, nessuno gli farà… gli metterà il voto per questo.
Maria Antonia Sperduto: Leggo con difficoltà perché non mi…
Presidente: Benissimo, benissimo, ma non è una vergogna.
Maria Antonia Sperduto: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza”.
Presidente: Sì, insomma, via.
Maria Antonia Sperduto: Conoscenza. Grazie.
Presidente: Va bene, signora. Signora, lei viene come testimone, qui viene sentita da questa Corte come testimone, e ci deve raccontare la verità, di quello che sa, ovviamente, va bene?
Maria Antonia Sperduto: Mmh.
Presidente: Le cose che non sa, ovviamente non ce le dica, non ci venga a far fantasie, perché non…
Maria Antonia Sperduto: Noo.
Presidente: Già ce n’è troppa, in questi processi, di fantasie, va bene? Signora, lei conosceva, o conosce, il Pacciani? Conosce il Pacciani?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Pacciani Pietro, voglio dire.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: L’ha frequentato?
Maria Antonia Sperduto: Sì. Sì, frequentato.
Presidente: Conosce anche Vanni Mario?
Maria Antonia Sperduto: Per disgrazia sì.
Presidente: Eh?
Maria Antonia Sperduto: Per disgrazia sì. Mi ha portato…
Presidente: Per disgrazia. Perché per disgrazia?
Maria Antonia Sperduto: Beh. Uno come lui, non saprei come dire. Perché son troppe cose che m’hanno fatto, del male, da non poter stare neanche in casa, di viver male. E tutte queste cose a me mi fanno male.
Presidente: Signora, a noi ci deve raccontare invece se è vero che lei, una volta o più volte, l’hanno portata – il Vanni e il Pacciani – a una piazzola agli Scopeti.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Dove poi è avvenuto un delitto.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Ecco. Ci può raccontare cosa avvenne… in che occasione e quando?
Maria Antonia Sperduto: Venne che loro mi levavano, mi spogliavano, non potei fa’ niente e allora mi toccò anche scappa’ scalza.
Presidente: No, no, racconti per bene, signora. Non vada subito alla fine. Racconti per bene.
Maria Antonia Sperduto: E allora, venne che mi misero, due mi reggevano forte forte fuori dallo sportello della…
Presidente: Come, come?
Maria Antonia Sperduto: Della macchina e così mi volevano violenta’, m’hanno fatto ogni cosa. Io…
Presidente: No, non ho capito niente, signora, non si capisce niente.
Maria Antonia Sperduto: Beh, forse sono un po’ emozionata.
Presidente: E va beh, vada con calma perché tanto nessuno gli corre dietro. Nessuno sente, siamo solamente noi qui.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: Ecco, e allora, mi dica un po’.
Maria Antonia Sperduto: Allora, m’hanno messo…
Presidente: L’hanno portata… chi l’ha portata lì agli Scopeti?
Maria Antonia Sperduto: Sì, me presero per forza, come si chiama… Pietro Pacciani.
Presidente: No, lei aveva una relazione diciamo affettuosa con quest’uomo?
Maria Antonia Sperduto: A che?
Presidente: Aveva una relazione… aveva dei rapporti con quest’uomo?
Maria Antonia Sperduto: No.
Presidente: No?
Maria Antonia Sperduto: No. Era che… mi emoziono a dillo.
Presidente: Signora, su. Com’è che l’ha presa per forza? Cosa vuol dire “per forza» per lei?
Maria Antonia Sperduto: Beh, quando una persona è violenta, come si può dire? Io ora…
Presidente: E cosa ha fatto per portarla in macchina?
Maria Antonia Sperduto: M’ha strinto forte per il petto e tenermi le mani e così mi buttarono dentro la…
Presidente: La buttarono dentro la macchina. L’ha portata dove?
Maria Antonia Sperduto: Dove è successo de…
Presidente: Agli Scopeti.
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì.
Presidente: Lì.
Maria Antonia Sperduto: E così poi…
Presidente: E cosa è successo lì?
Maria Antonia Sperduto: Poi dopo c’erano Vanni e… e m’hanno strinto…
Presidente: No, no, lasci stare Vanni. Cosa è successo lì?
Maria Antonia Sperduto: M’hanno levato cose… m’hanno spogliato…
Presidente: Ecco, lì Vanni c’era o non c’era?
Maria Antonia Sperduto: Sì, c’era.
Presidente: O era insieme a… Anche lui è venuto in macchina?
Maria Antonia Sperduto: No, lui era dietro, con la Lambretta.
Presidente: Come?
Maria Antonia Sperduto: Era con la sua Lambretta.
Avvocato Filastò: Glielo dica.
IMPUTATO Vanni: Scusi, Presidente, io non c’ero.
P.M.: Scusi, scusi, sta deponendo.
IMPUTATO Vanni: Io non c’ero.
Presidente: Benissimo.
Maria Antonia Sperduto: C’era, c’era.
Presidente: Allora, aspetti. Lui è venuto in Lambretta?
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: È venuto in Lambretta? E che è successo quando è venuto lui?
Maria Antonia Sperduto: M’hanno spogliato, m’hanno fatto ogni cosa… cioè e poi dopo… come si dice? Ora non mi riesce a dire, mi emoziono un po’, delle volte sì. Son cose un po’…
Presidente: Cioè spogliata e l’hanno posseduta?
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: Vuol dir questo? Hanno fatto l’amore con lei, o…
Maria Antonia Sperduto: Mi emoziono a dillo, a di’ la verità. Sono un po’ emozionata a di’ la verità.
Presidente: Signora, emozionata di che? Scusi eh.
Maria Antonia Sperduto: Va bene, m’hanno spogliato e m’hanno violentato… uno mentre reggeva e un altro mi… tutti e due c’erano. E mi volevano violenta’, m’hanno levato… m’hanno spogliato, m’hanno fatto di tutto, m’hanno fatto di tutti i colori. M’è toccato a scappa’ anche scalza, perché sennò chissà che mi facevano.
Presidente: Lei è scappata scalza?
Maria Antonia Sperduto: Scalza…
Presidente: E dove è andata?
Maria Antonia Sperduto: Eh, poi dopo… son scappata.
Presidente: Scappata!
Maria Antonia Sperduto: Eh, perché… non potevo stare mica vicino a loro io…
Presidente: Cioè, l’hanno spogliata e lei è scappata spoglia, nuda?
Maria Antonia Sperduto: No, mi son messa i vestiti e son scappata in fretta e furia perché non ci potevo stare più…
Presidente: Ecco. L’hanno violentata o no? Violentata nel senso di avere avuto un rapporto sessuale con forza, questo voglio dire.
Maria Antonia Sperduto: Eh, per forza sì, quello. Volevo dire quello.
Presidente: Eh. Hanno avuto un rapporto tutti e due, o solamente uno, e chi dei due?
Maria Antonia Sperduto: Con tu… Con tutti e due.
Presidente: Tutti e due.
Maria Antonia Sperduto: Sì, m’hanno…
Presidente: Ecco.
Maria Antonia Sperduto: M’hanno … per forza e poi…
Presidente: Lì. E c’era solamente quella macchina… Che macchina aveva il Pacciani?
Maria Antonia Sperduto: Aveva una 500.
Presidente: Aveva una 500. C’era solamente la macchina del Pacciani e la Lambretta del Vanni, o c’era anche altre macchine lì?
Maria Antonia Sperduto: Mah, proprio … che dopo so…
Presidente: Come?
Maria Antonia Sperduto: Attorno sì. C’erano… eh. Loro dopo andavano… erano curiosi di guardare quell’altre coppie e…
Presidente: C’erano altre coppie?
Maria Antonia Sperduto: Beh, era un po’… cioè, come ti posso dire? Ora preciso quello… (incomprensibile) fatto ricordare quelle cose per benino.
Presidente: No, signora non capisco cosa dice.
Maria Antonia Sperduto: E c’erano delle coppie, che loro se…
Presidente: C’erano altre macchine ferme?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ferme.
Presidente: Questo vuol dire coppie?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ecco, si,
Presidente: E che è successo di queste macchine…
Maria Antonia Sperduto: E’ successo che io, mentre loro… m’è toccato a scappa’ a me perché non (incomprensibile) non sapevo più come a fare, tutta, graffia… non capivo più nulla.
Presidente: No, no.
Maria Antonia Sperduto: Non…

Presidente: Cosa ha detto?
Maria Antonia Sperduto: Era tutto… da quando non capii più niente, quando come… a fare, così mi son trovata disagio? e m’è toccato a scappare com’era. Mi son vestita…
Presidente: E perché lei non ha gridato? C’erano anche le altre coppie, gridava e così li faceva…
Maria Antonia Sperduto: … guardavano quest’altre coppie, sicché…
Presidente: Chi le guardava le altre coppie?
Maria Antonia Sperduto: Tutti e due. Perché . . . tutti e due le guardavano.
Presidente: Cioè mentre stavano con lei, hanno lasciato lei e sono andati a guardare le coppie?
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: È così?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: E cosa hanno fatto alle altre coppie?
Maria Antonia Sperduto: E che ne so io! Guardavano e basta, io non lo so.
Presidente: Cioè, si avvicinarono alle macchine?
Maria Antonia Sperduto: Uhm. Io così son scappata.
Presidente: E in quel momento è scappata lei.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: E poi a casa come c’è tornata?
Maria Antonia Sperduto: Eh, son tornata…
Presidente: Pacciani l’ha ripresa in macchina dopo, o no?
Maria Antonia Sperduto: Son scappata per un pezze…
Presidente: Per un pezzo, dice lei e poi?
Maria Antonia Sperduto: A parte c’è delle cose ora non mi ricordo preciso.
Presidente: Va be’, ma queste le ricorda.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Come ricorda l’hanno violentata, tutte queste cose qui.
Maria Antonia Sperduto: Sì, m’hanno…
Presidente: E poi è scappata. Lei ha cercato di andare via da sola. È andata via da sola a casa, ha fermato qualcuno, è tornato il Pacciani? Com’è tornata a casa poi?
Maria Antonia Sperduto: Non… Non è tornato a casa lui. Non m’ha portato a casa. Una persona… Ho trovato una persona che mi portava a casa a piangere. E così m’hanno visto piangere e m’hanno montato.
Presidente: Cioè, ha trovato una…
Maria Antonia Sperduto: Una persona, non so chi è.
Presidente: Un’altra persona?
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: Cioè, un automobilista.
Maria Antonia Sperduto: Che… Non ricordo. E cosi m’è toccato andare avanti. Non so più come ha io a fare, come ha io a fare.
Presidente: Senta, e quando facevano… lui, dice, è andato a guardare le altre macchine. Esattamente cosa hanno fatto loro?
Maria Antonia Sperduto: Si…
Presidente: Ci sono andati tutti e due, o c’è andato uno solo a guardare le macchine?
Maria Antonia Sperduto: Uno per volta, però io ho fatto a tempo a scappare.
Presidente: Uno per volta andavano.
Maria Antonia Sperduto: Uhm. Però io ho fatto a tempo a scappare, per fortuna.
Presidente: Senta signora, lei Indovino Salvatore lo conosceva?
Maria Antonia Sperduto: Uhm?
Presidente: Indovino Salvatore.
Maria Antonia Sperduto: L’ho conosciuto cosi, di vista, un po’.
Presidente: Frequentava la sua casa?
Maria Antonia Sperduto: Sì. Frequentavano Vanni e Pietro Pacciani.
Presidente: Anche loro andavano?
Maria Antonia Sperduto: Sì, andavano lì e…
Presidente: E poi chi altro c’era?
Maria Antonia Sperduto: Eh?
Presidente: E chi altro ci andava in quella casa lì?
Maria Antonia Sperduto: Pietro Pacciani, Mario…
Presidente: Mario Vanni, va bene.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Poi chi al… altre persone oltre a questi due.
Maria Antonia Sperduto: Andreaccio Antonio.
Presidente: Chi? Antonio chi? Signora, non c’è mica da…
Maria Antonia Sperduto: Sì, ora m’è preso un po’… m’è preso un po’… capirà che sono un po’ emozionata a dire la verità.
Presidente: Ha mai visto Faggi Giovanni?
Avvocato Filastò: Presidente, Antonio chi? Sentiamo, perché sarà emozionata ma insomma, per dire un cognome non c’è da essere tanto emozionati.
Presidente: Allora, prima di Faggi. Antonio chi? Lei ha detto un Antonio, Antonio chi?
Maria Antonia Sperduto: Allora, c’era lì che … la Filippa… c’era, come si chiama? Ora non me viene. Sono un pochino emozionata per davvero. Scusate, ma io sono emozionata, non mi riesce a dirle per bene.
Presidente: No, dica pian piano, non c’è bisogno di… Ormai l’emozione è già passata. C’era pure lì un Antonio. Come si chiamava questo Antonio?
Maria Antonia Sperduto: Andreaccio Antonio.
P.M.: Andreaccio ha detto, Presidente.
Presidente: Andreacci Antonio.
Avvocato Filastò: Andreaccio.
Presidente: Andreacci Antonio. E che faceva questo Antonio?
Maria Antonia Sperduto: Ma io, quello che facevano non so.
Presidente: Senta, e Faggi Giovanni l’ha conosciuto? Faggi Giovanni.
Maria Antonia Sperduto: Non lo so chi è questo Faggi Giovanni.
Presidente: Non l’ha mai sentito nominare una persona così?
P.M.: Forse bisognerebbe mostrargli delle foto.
Presidente: Un rappresentante di piastrelle, di Calenzano.
Maria Antonia Sperduto: Se è uno con la barba.
Presidente: No, no, niente barba, quello è un altro.
Maria Antonia Sperduto: E allora non… Non lo…
Presidente: Eh?
Maria Antonia Sperduto: Non lo so. Diciamo… E sono emozionata… A di’ la verità sono un po’ emozionata.
Presidente: Ora, dopo gli mostriamo… Semmai Elisabetta lo può prendere? Ecco, vada lei, sì. Signora, in questa casa si facevano i riti magici.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: … delle stregonerie? Che cosa si faceva esattamente?
Maria Antonia Sperduto: Facevano delle magie. Io sentivo tutte, che facevano delle magie nere, facevano… ho sentito dalla Filippa quello che era…
Presidente: Che era l’amica dell’indovino.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì, eh.
Presidente: E cosa le diceva… Cosa ha visto lei?
Maria Antonia Sperduto: Io non è che ho visto, sentivo. Tutte le cose che dicevano, che facevano… poi ho visto…
Presidente: Che ha visto lei?
Maria Antonia Sperduto: Io vidi il Vanni, Pacciani, andavano da lei, dalla Filippa…
Presidente: Va be’, le persone che andavano. Però cosa facevano poi queste magie nere, cos’erano queste?
Maria Antonia Sperduto: Io, per conto mio, son tutte cose, non so.
Presidente: Non le è mai presa la curiosità di vedere anche lei?
Maria Antonia Sperduto: Icché?
Presidente: Di andare qualche volta anche lei.
Maria Antonia Sperduto: No, sie. Quelli li fanno soltanto i criminali. Io non so tipo di queste cose, non me ne importa niente di niente. A me mi importa sta’ bene, no questi criminali.
Presidente: Ecco, cosa le ha detto la Filippa?
Maria Antonia Sperduto: Che c’era questo ma… era tutta graffiata, vociava, piangevo, … soprannome a Toscano “palle d’oro”. E loro c’erano tutto. E lì facevano casini.
Presidente: E che facevano?
Maria Antonia Sperduto: Io, sai, sentivo urlare, non è che fosse… io stavo a casa mie e staghio chiusa. Perché io queste cose assolutamente non saprei come… A me queste cose proprio…
Presidente: Chi era graffiata? La Filippa era graffiata? O chi altro? Che cosa ha detto, graffiata chi?
Maria Antonia Sperduto: Sì, era tutta gonfiata, era tutta… era tutta gonfia qui, era tutta. . . si umbriacava anche.
Presidente: Chi, la Filippa?
Maria Antonia Sperduto: Eh, porine. Poi diceva: ‘mi vogliono ammazzare, mi voglio fa’ qui’ e c’erano tutta questa gente qua, che facevano tutte queste cose. Però io…
Presidente: Ho capito, lei non c’è stata, lei non l’ha visto. Però non sa dire che cosa facevano?
Maria Antonia Sperduto: Mah, io ho sentito di’ da loro…
Presidente: Appunto, cosa ha sentito dire?
Maria Antonia Sperduto: Ho sentito dire: ‘si fa questo, si fa quest’altro’, con le mane, come si dice? Dice… basta senti’ le voci. Poi vociano, sai io… praticamente c’era una piccola finestra e poi una piccola stanza, non si faceva capì tante cose. Ma se chiudo indentro io non ne voglio sape’. Queste cose a me, assolutamente… fanno solamente…
Presidente: Usavano degli oggetti, degli animali, qualche cosa.
Maria Antonia Sperduto: Io questo…
Presidente: Cosa usavano?
Maria Antonia Sperduto: Bah, io non è che andavo a vedere con(incomprensibile)
Presidente: No, cosa gli ha detto la Filippa? Lei ha detto che la Filippa faceva questo e quello. Cosa facevano?
Maria Antonia Sperduto: Lei dice queste cose… queste cose… dice: ‘io7… (incomprensibile) poi vedevo soltanto che passavano …loro da lì e basta, (incomprensibile) e basta.
Presidente: Senta, Vinci Francesco lo conosceva lei?
Maria Antonia Sperduto: Vinci Francesco?
Presidente: Eh.
Maria Antonia Sperduto: Credo di no. Non ho ricordanza di questa persona.
Presidente: Era un signore sardo, con la barba.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: Lo conosceva?
Maria Antonia Sperduto: Uno con la barba?
Presidente: Eh.
Maria Antonia Sperduto: Eh, l’ho visto.
Presidente: Come l’ho visto?
Maria Antonia Sperduto: Cioè, uno con la barba?
Presidente: Eh.
Maria Antonia Sperduto: Eh, l’ho visto passa’ qualche volta, ma…
Presidente: Dice che frequentava la sua figlia Milva.
Maria Antonia Sperduto: Io…
Presidente: Lo sa questo?
Maria Antonia Sperduto: Non lo so.
Presidente: È vero, non è vero? Non lo so, cosa sa lei?
Maria Antonia Sperduto: No… Non lo so per davvero.
Presidente: Sua figlia non le ha detto nulla a lei?
Maria Antonia Sperduto: No… Io questo non lo so, non credo che la mi’ figliola proprio. La mi’ figliola non… questo no.
Presidente: Senta, lei ha raccontato la storia degli Scopeti, l’episodio degli Scopeti, che l’hanno denudata, violentata, eccetera. Ma questo è avvenuto quando stava in via Faltignano, o stava… Stava in via Faltignano.
P.M.: O a Chiesanuova, Presidente.
Presidente: O a Chiesanuova. Quando è avvenuto questo episodio che ha detto lei degli Scopeti? Con Vanni che è venuto in Lambretta e con Pacciani che la portò con la 500?
Maria Antonia Sperduto: Quando ero in via Chiantigiana.
Presidente: Via?
P.M.: Via Chiantigiana.
Maria Antonia Sperduto: Chiantigiana.
Presidente: Via Chiantigiana dove?
Maria Antonia Sperduto: Vicino a Fabbrica, sotto…
Presidente: Alla Sambuca?
Maria Antonia Sperduto: Alla Sambuca.
Presidente: Alla Sambuca. Sarebbe lì?
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: Quando stava alla Sambuca l’hanno portata lì agli Scopeti.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: Va be’, l’esame può proseguire in via normale.
P.M.: Sì, Presidente.
Presidente: Con le altre domande.

P.M.: Io chiedo innanzitutto, dato che oramai sono state fatte le domande, di mostrare alla signora Sperduto le foto del Faggi e del Vinci Francesco, per vedere se le ha mai viste. E intanto vorrei chiedere se il Vanni e il Pacciani sono mai andati a casa sua a…
Maria Antonia Sperduto: Sì.
P.M.: In via Chiantigiana.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
P.M.: E cosa venivano a fare? Ricorda come li ha conosciuti? Chi ha conosciuto prima?
Maria Antonia Sperduto: Lui l’ho conosciuto perché mi portava la posta, per l’appunto.
P.M.: Venivano in casa?
Maria Antonia Sperduto: Venne in casa e…
P.M.: Cosa succedeva in casa? Io capisco, signora, se…
Maria Antonia Sperduto: Che succedeva? Che… mi tenevano forte forte e… sempre le solite cose.
P.M.: Le solite cose, le può ridire signora?
Maria Antonia Sperduto: Mi viene da piangere.
P.M.: Ho capito che le viene da piangere. Se…
Maria Antonia Sperduto: Io sono emozionata, (piange)
Presidente: Via signora, su.
Maria Antonia Sperduto: Non sono cose mica…
P.M.: Non sono cose facili a raccontare.
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì, preciso.
P.M.: Lei le ha già raccontate. Chi venivano? Venivano entrambi, il Pacciani e il Vanni, venivano a volte insieme, uno alla volta? Cosa…
Maria Antonia Sperduto: (piange)
Presidente: Dobbiamo sospendere un po’, signora? Eh? Dobbiamo sospendere un po’?
P.M.: Presidente, sennò possiamo…
Presidente: Eh?
P.M.: Possiamo leggere…
Maria Antonia Sperduto: Ho sofferto troppo.
Presidente: Come?
Maria Antonia Sperduto: M’è toccato soffri’ tanto.
Presidente: Eh, lo so signora, lei ha avuto una vita sfortunata, per tante vicende che conosciamo anche noi. Va bene. Dobbiamo sospendere un po’? Dobbiamo interrompere un po’?
Maria Antonia Sperduto: No.
Presidente: Eh? No. Possiamo continuare?
Maria Antonia Sperduto: Sì. Sì.
Presidente: Eh, pian piano signora, nessuno ci corre dietro. Lei racconti le cose serenamente, con tranquillità, tanto non… È necessario che dica la verità.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Signora, le stavo chiedendo, lei ha cominciato a piangere, ha parlato della sua vita sfortunata, quando io le ho chiesto se il Vanni e il Pacciani venivano da lei a casa. Lei ha detto di sì e io le stavo chiedendo se lei ci può raccontare cosa le facevano?
Maria Antonia Sperduto: Si… si ma… come si dice? Ora non riesco neanche a dirlo.
P.M.: Si masturbavano, signora.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
P.M.: E a lei cosa chiedevano…
Avvocato Filastò: No, Presidente, così non va eh.
Presidente: No, no…
(voci sovrapposte)
Avvocato Filastò: Questa è la replica della deposizione resa da questa signora, replica con molte varianti…
P.M.: Ha mosso la mano molto chiaramente.
Presidente: Ha fatto il gesto con la mano.
P.M.: Ha fatto il gesto con la mano talmente chiarame… in modo talmente chiaro.
Avvocato Filastò: Il Pubblico Ministero non si dice che si masturbavano e quella risponde sì. Chiede cosa facevano, la signora non risponde e non risponde.
P.M.: No, Presidente, non…
Avvocato Filastò: E però non si suggerisce le risposte al testimone, non si può fare.
P.M.: Io non sugge…
Presidente: Ma non è vero che… a parte che lo potrebbe anche fare.
Avvocato Filastò: Il Codice non lo prevede.
Presidente: A parte lo potrebbe anche fare.
P.M.: Grazie, Presidente. Grazie che mi ha chiarito, mi ha ricordato. Signora, allora racconti lei.
Presidente: In controesame si può fare anche la domanda suggestiva.
P.M.: Ma non è suggestiva, l’ha detto fin dal primo…
(voci sovrapposte)
P.M.: Presidente, gradirei non essere interrotto, sennò veramente… Già la signora…
Avvocato Filastò: No, ma non è un’interruzione. È un’opposizione alla domanda che io ho fatto, ho formulato.
P.M.: Ha già risposto, cosa vuole opporsi.
Avvocato Filastò: Formale opposizione. Formale… Lo so ha già risposto, però non ho fatto in tempo…
Presidente: Opposizione respinta perché la signora ha fatto il gesto.
P.M.: Con la mano.
Presidente: Ci spieghi un po’ meglio allora. Ci spieghi un po’ meglio lei cosa voleva fare, cosa dire con quel gesto lì?
Maria Antonia Sperduto: (piange) Ho detto… Come si dice? Non mi riesce più. Sono un po’ emozionata (incomprensibile)
Presidente: Come? Parli un po’ forte perché non capisco. Lei già parl. . . si mangia le parole.
Maria Antonia Sperduto: Sono emozionatale… come si dice? Eh, ora non mi riesce a dirlo. Scusate, per piacere…
Presidente: Eh, lei ci deve dire cosa faceva il Pacciani e il Vanni.
Maria Antonia Sperduto: Si… di… non mi riesce… emozionata, non mi riesce più a dirlo.
P.M.: Al di là della parola.
Presidente: Va bene, non si ricorda la parola. Va be’, ma vuole sapere cosa facevano.
Maria Antonia Sperduto: Si…
Presidente: Materialmente cosa facevano?
Maria Antonia Sperduto: Si distu. .. si…
Presidente: Cosa prendevano loro? Cosa prendevano? Il Pubblico Ministero ha usato un termine, lei non se lo ricorda, va bene. Ma non vuole sapere il termine, vuole sapere l’azione. Cosa facevano materialmente loro. O l’uno o l’altro.
Maria Antonia Sperduto: Me tenevano a me uno o l’altro e tenevano forte forte e loro si facevano… come si dice?
Presidente: Lo dica pure in dialetto. Cosa facevano? Non si deve vergognare, siamo tra adulti, santo cielo!
Maria Antonia Sperduto: Non è… è perché sono emozionata a dire la verità.
Presidente: Eh, va be’, emozionata, ora… emozionata. Una volta… eh.
Maria Antonia Sperduto: Si di… noi si dice…
Presidente: Come dite voi qui a Tavarnelle? Non si deve vergognare.
Maria Antonia Sperduto: Eh…
Presidente: Dobbiamo capire signora, dobbiamo capire e basta. A noi non ci interessa mica… figuriamoci.
Maria Antonia Sperduto: Mi reggevano e si faceva…
Presidente: No, no, cosa facevano? Come si dice a Tavarnelle? Cosa facevano?
Maria Antonia Sperduto: Noi si dice… proprio…
Presidente: Dicono? Non si deve vergognare, signora, vergognare di che? Loro si devono vergognare, mica lei. Chi lo fa.
Maria Antonia Sperduto: Loro, eh, proprio.
Presidente: Eh, appunto. E allora, quindi lei perché si vergogna?
Maria Antonia Sperduto: Si disturbava… come si dice? Si disturba…. ora la parola proprio per bene non me riesce a dirla più.
Presidente: Lo dica in dialetto pure. Dica una parola come si usa…
Maria Antonia Sperduto: Si facevano… Noi si dice le seghe.
Presidente: Le seghe, oh. Si facevano delle seghe. E chi se le faceva le seghe?
Maria Antonia Sperduto: Tutti e due.
Presidente: Tutti e due. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Lei la spogliavano, la facevano spogliare prima?
Maria Antonia Sperduto: Mi facevano spogliare. Mi spogliavano da soli.
P.M.: Questo è avvenuto più volte che venivano a casa sua? Tante volte, qualche volta…
Maria Antonia Sperduto: No, e… Ora, tutto… non ho ricordanza tutto proprio.
P.M.: Senta una cosa, sa, ha mai visto se loro usavano anche degli strumenti?
Maria Antonia Sperduto: Sì, preciso.
P.M.: Cioè? Ci spieghi.
Maria Antonia Sperduto: I cosi finti, come si dice?
P.M.: Li usavano su di lei, o su se stessi?
Maria Antonia Sperduto: Usavano su … preciso.
P.M.: Come mai?
Maria Antonia Sperduto: Beh, che ne so perché? Non lo so.
Presidente: Chi lo usava, tutti e due, o uno solo?
Maria Antonia Sperduto: Tutti e due. Tutti e due.
Presidente: Tutti e due.
Maria Antonia Sperduto: (piange) Non ce la faccio più.
P.M.: Non ce la fa più, signora, eh, tanto…
Presidente: Bene, signora.
P.M.: Dobbiamo capire, signor Presidente, signori della Corte…
Maria Antonia Sperduto: (piange)
P.M.: Le dovrei fare ancora una domanda, signora.
Maria Antonia Sperduto: Dica.
P.M.: Lei ci sa spiegare come mai andò via da via Chiantigiana e andò a stare in via di Faltignano? Fu una sua decisione?
Maria Antonia Sperduto: No.
P.M.: Come andarono le cose?
Maria Antonia Sperduto: (piange) Picchiò anche il mi’ marito, tutti.
P.M.: Tutti chi, signora, picchiò?
Maria Antonia Sperduto: Maria Mugnaini, Andreaccio Antonio e Vanni.
P.M.: Picchiavano suo marito.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
P.M.: Ma cosa c’entra col fatto che lei ha cambiato casa?
Maria Antonia Sperduto: Perché…
P.M.: Come mai andò…
Maria Antonia Sperduto: Perché qui’ criminale “mangia orecchie” (piange) Non sapevo più come avevo a fare. Lo picchiavano, lo portavano a ‘mbriacare… (piange)
P.M.: Signora, lei ha spiegato più volte come mai andò via da quella casa. Ora sta dicendo che picchiavano suo marito. Ricorda, vuole spiegare meglio come mai lei si decise ad andare via da lì? Poi, poco tempo dopo, suo marito morì, no?
Maria Antonia Sperduto: Non è che io volevo andar via di casa, è quel criminale che mangiava le orecchie a mio marito… ! e si…
P.M.: Che faceva agli orecchi, scusi?
Maria Antonia Sperduto: E’… un “Palla d’Oro”, come lo chiamano di soprannome.
P.M.: “Palla d’oro”.
Maria Antonia Sperduto: Eh…
P.M.: Va bene.
Maria Antonia Sperduto: Sì, perché chiamarono il carabiniere e non gli fece nulla…
P.M.: Come si chiama, scusi, al di là del soprannome, “Palle d’Oro”, il carabiniere, ricorda il cognome di questo signore?
Maria Antonia Sperduto: No… Io so che si chiamava Toscano.
P.M.: Ecco, questo carabiniere Toscano era amico di questi signori?
Maria Antonia Sperduto: Eh… era amico di Maria Mugnaini, quando era al Poggio, che loro… chi lo sa quanto… e lui queste cose, che si fru…
P.M.: Era amico di Maria Mugnaini. Era amico anche del Vanni e del Pacciani, o non c’entra…
Maria Antonia Sperduto: Sì, eh, certo. Sono amici e amici bene. Proprio loro che … rovinato la famiglia.
P.M.: E allora cosa c’entra questo Toscano, o questi signori… come mai l’orecchio? Ci vuol spiegare perché?
Maria Antonia Sperduto: Perché io chiamai i Carabinieri a casa per non essere più disturbata a casa mia. E non gli hanno fatto proprio niente.
P.M.: Questi Carabinieri, questo Toscano, non ha fatto niente.
Maria Antonia Sperduto: Niente, nessuno di quelli che sono venuti in casa. Niente. Non ha alzato nemmeno una mano.
P.M.: E allora lei perché ha cambiato casa? Chi l’ha convinta a cambiar casa?
Maria Antonia Sperduto: Non è che mi hanno convinta. Io, dopo… non…
P.M.: Questo episodio dell’orecchio, cosa, in che cosa consiste?
Maria Antonia Sperduto: Perché… perché morsicarono un orecchio a mio marito, non lo so. Perché mi mandarono anche fuori di ca… Fu proprio Toscano che mi mandava fuori di casa. Dice… io dopo non capivo più nulla, ero malata, non… come si fa? Quando uno sta fra cose, coi figlioli minorenni…
P.M.: Ma questo avvenne prima della morte di suo marito?
Maria Antonia Sperduto: Certo.

P.M.: Lei, signora, a proposito… Lo ha spiegato, almeno, con le difficoltà, sembra da questo verbale che sembra avere oggi, però ha spiegato e dice, io le faccio presente, che lei chiedeva, ha detto, aiuto al Toscano: “Anziché aiutarmi, lui minacciava mio marito”. E Toscano gli diceva, infatti, tirandogli le orecchie, che doveva fare come dicevano Pacciani…
Maria Antonia Sperduto: Sì, quelle…
P.M.: …e Vanni.
Maria Antonia Sperduto: Sì, che facevano loro. Dice… Li minacciava di forte, che poi si ‘mbriacava mio marito, lo facevano ‘mbriacà. E così lo minacciavano anche a lui. Lo minacciavano di brutto.
P.M.: Suo marito minacciavano?
Maria Antonia Sperduto: Sì. Lo minacciavano di brutto.
P.M.: E come mai questo che era dei Carabinieri, non l’aiutava? Invece aiutava…
Maria Antonia Sperduto: Eh, … che è un criminale.
P.M.: Ma lei è sicura che fosse amico di Pacciani e di Vanni?
Maria Antonia Sperduto: Certo.
P.M.: Li ha visti lei insieme?
Maria Antonia Sperduto: Li ho visti, sì. Da casa mia si vedeva ogni cosa. Da casa mia, via Chiantigiana si vedeva ogni cosa. E quando li vedevo insieme, mi tremavano le mani. Ogni cosa, perché lì, le finestre erano dappertutto. Tutto si vedeva, no? Poi, se si andava sulla colombaia, c’era le finestre alte, si vedeva ogni cosa, ogni cosa, ogni cosa. Mi hanno anche picchiata, mi hanno fatto di tutto.
P.M.: Chi hanno picchiato?
Maria Antonia Sperduto: Eh, quando ero lì, questo mangia orecchie”, come lo chiamo io…
P.M.: Questo…?
Maria Antonia Sperduto: “Mangia orecchie”.
P.M.: “Mangia orecchie”.
Maria Antonia Sperduto: “Mangia orecchie” lo chiamo io.
Presidente: (voce fuori microfono)
Maria Antonia Sperduto: Eh Toscano.
Presidente: Ah, Toscano.
P.M.: Vogliamo mostrare queste foto. Presidente? Vorrei prima mostrare la foto del Faggi, se lo ha mai visto.
Presidente: Ah, va bene…
(voce fuori microfono)
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì, ho capito, ma… (incomprensibile)
Presidente: Vorrei sapere solo se lo ha visto qualche volta, se lo ha visto…
Maria Antonia Sperduto: Può darsi che l’ho visto qualche volta, così.
P.M.: Dove, signora?
Presidente: Eh?
P.M.: Dove, signora?
Maria Antonia Sperduto: Mah, sempre… (piange) Un bicchiere d’acqua, per…
P.M.: Un bicchiere d’acqua.
Presidente: Antonio!
Maria Antonia Sperduto: Grazie, grazie.
Presidente: Un po’ d’acqua, per piacere. Sì. Ora arriva, signora, eh.
Maria Antonia Sperduto: Grazie.
Presidente: Stia calma, ora arriva. Allora, stava dicendo, lo ha visto questo signore?
Maria Antonia Sperduto: Veh, lo avrò visto qualche volta di vista, così. Ma ora, proprio…
Presidente: E dove?
P.M.: Se lo ha visto di vista così, ricorda dove, o…
Maria Antonia Sperduto: Lo avrò visto a… Non mi ricordo dove. L’ho visto qualche volta, ma… Così, ma non mi ricordo preciso, ora. Tutte le cose non le posso raccontare.
P.M.: Lei sa come si chiama questo signore?
Maria Antonia Sperduto: No.
P.M.: Il nome Faggi, le dice niente?
Maria Antonia Sperduto: Questo Faggi non mi dice niente, perché non… se l’ho visto… cioè, se l’ho visto di vista, non posso capire chi era questa… questa persona.
P.M.: Ma quando dice: “L’ho visto di vista”, cosa intende dire? Provi a spiegare…
Maria Antonia Sperduto: Di vista, così. Vorrei dire, se io l’ho visto di vista così, non posso di’… eh, chi è.
P.M.: Cioè, lo ha visto in paese, lo ha visto vicino a casa sua…
Maria Antonia Sperduto: Sì, l’ho visto in paese. Eh, sa, l’ho visto qualche volta in qua e là. Però… non posso di’ che questo Faggi, come si chiama, non… Come si chiama, come si chiamava, non lo so.
Presidente: A casa sua è mai venuto?
Maria Antonia Sperduto: Non l’ho mai visto vicino a casa mia.
Presidente: In via di Faltignano c’è un bar, c’è un negozio di generi alimentari.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
P.M.: Lo ha mai visto lì, quel signore?
Maria Antonia Sperduto: Vicino a Faltignana? Beh, ma di vista. Cioè… però il cognome non… non lo so.
Presidente: No, se ha visto questa persona lì, a Faltignano…
Maria Antonia Sperduto: Sì, l’avrò vista, così, camminando… così, sì.
Presidente: Eh?
Maria Antonia Sperduto: Quando… a volte quando andavo a far la spesa, lo avrò visto così, camminare. Però… Non so come si chiamava e come si chiama. Io… non posso dire…
P.M.: Vogliamo mostrare anche la foto del…
Presidente: Sì, sì. Ora, ora.
P.M.: Quando ha finito.
Presidente: Quell’altra, sì. Ora la faccia bere.
P.M.: Certo, signor Presidente.
Presidente: Signora, beva.
Maria Antonia Sperduto: Grazie. (piange)
Presidente: Signora, e ora che si fa? Eh?
P.M.: Presidente, dobbiamo capire la situazione…
Presidente: Sì, lo so, lo so…
P.M.: Non credo che sia facile, con tutti i problemi che ha avuto questa signora, venire a raccontarlo a degli, sostanzialmente, estranei. Quindi, dobbiamo anche…
Avvocato Filastò: Dovrebbe esserci abituata. Pubblico Ministero. È già stata interrogata durante il processo Pacciani.
Presidente: Insomma, ora non siamo…
Avvocato Filastò: È stata interrogata numerosissime volte alla Polizia, dice, dalla Polizia…
Presidente: Avvocato Filastò, per cortesia, per cortesia.
Avvocato Filastò: Chissà perché, quando arriva qui, la signora comincia a piangere, a bere…
P.M.: Presidente, io vorrei…
Presidente: Andiamo un po’ più velocini, signora, per cortesia. Sennò…
P.M.: Presidente, chiedo scusa, proprio per venire, per dare atto di ciò che dice il difensore di Vanni, vorrei, dato che l’ho usato per contestazioni, depositare il verbale di deposizioni di Sperduto Maria Antonietta. L’unico, nel quale ha raccontato tutte queste cose diffusamente, del 7 marzo ’96, dove ogni tre parole si dà atto che la signora piange, che ha difficoltà a raccontarlo. Per dimostrare che, ciò che dice l’avvocato: “dovrebbe essere abituata”, è abituata a raccontarlo in questo modo. A questo punto, insisto per produrre. E chiederei per mostrare la…
Presidente: Nella vita ci sono persone fortunate, ci sono persone sfortunate.
P.M.: Sì, e quindi…
Presidente: La povera signora è stata particolarmente sfortunata.
P.M.: Dobbiamo pensare che ha avuto diversi lutti in famiglia non molto chiari, eh.
Presidente: Infatti, infatti. Sì.
Maria Antonia Sperduto: Soltanto mi è stata distrutta anche la mi’ poera figliola, (piange)
Presidente: Io stesso mi sono dovuto interessare con l’avvocato Curandai, è presente, del processo della morte della figlia Malatesta.
Maria Antonia Sperduto: (piange) È stato bruciato il mi’ bambino… (piange)
Presidente: Quindi, anche quella è stata un’altra tragedia.
Maria Antonia Sperduto: Quel bambino è bruciato vivo, (piange)
Presidente: Va bene, signora, su. Eh, vogliamo sospendere un po’, così si riprende? Eh?
Maria Antonia Sperduto: Non importa…
Presidente: Vuole andare un po’ in bagno?
Maria Antonia Sperduto: No, resisterò, resisterò…
Presidente: Eh?
Maria Antonia Sperduto: Sì, resisterò.
Presidente: Va bene. Piano, piano, eh, su. Ci vuole un po’ di comprensione. Mi pare che sia l’ultima, oggi. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Vorrei solo mostrare questa foto. Io non ho altre domande. Chiedo la produzione della foto…
Presidente: Quel signore con la barba…
Maria Antonia Sperduto: Sì, io l’ho visto da qualche parte, ma preciso non… chissà dove?
P.M.: Lo ha visto…
Maria Antonia Sperduto: Io … qualche volta. Ma… sì, l’ho … questo … questo deve essere un altro criminale.
Presidente: Lo dica per bene, signora, su.
Maria Antonia Sperduto: L’ho visto… pur così, gualche volta. Per…
Presidente: Si dà atto che viene mostrata alla teste la foto di Vinci Francesco. Quindi, lo ha visto qualche volta.
Maria Antonia Sperduto: Sì, ma non… non so chi era.
Presidente: Non sa chi era?
Maria Antonia Sperduto: No, come facevo a capirlo? Non… Non lo so. Io non credo che…
Presidente: Va bene.
P.M.: Non ho altre domande, Presidente. Mi sembra…
Presidente: Va bene. Parti civili?
Avvocato Curandai: Nessuna domanda.
Presidente: I difensori?
Avvocato Filastò: Signora, senta, io la capisco benissimo. Nessuno le vuol male e tantomeno io. Qui si sta cercando di capire come stanno le cose.
Maria Antonia Sperduto: Sì, dica, dica.
Avvocato Filastò: Eh? Quindi faccio le domande più semplici possibili; lei cerchi di capire la domanda. Se non la capisce, me lo dice. Io gliela ripeto tranquillamente.
Maria Antonia Sperduto: Dica, dica.
Avvocato Filastò: Ecco.
Maria Antonia Sperduto: Tanto ora sono calma.
Avvocato Filastò: Lei si ricorda, signora, di essere stata interrogata il 24 maggio, insomma, del ’94? Circa tre anni fa, un po’ di più, in un’aula come questa, della Corte di Assise? Nel processo Pacciani.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Avvocato Filastò: Se ne rammenta, signora, di questo? Sì, o no?
Presidente: Dica, parli, parli. Non faccia i segni con la…
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Allora, io le faccio una domanda che le fecero anche allora. E la domanda è questa: lei ha parlato di minacce, anche di botte. Comunque, minacce ricevute da suo marito, il povero Malatesta che è rimasto…
Maria Antonia Sperduto: No, ma porino, lui era…
Avvocato Filastò: No, no, aspetti, non ho finito la domanda.
Presidente: Aspetti, signora.
Maria Antonia Sperduto: Ah, scusi…
Avvocato Filastò: La domanda è questa qui: queste minacce gliele fece anche Vanni a questo suo marito?
Maria Antonia Sperduto: Sì, le fecero tutti e due.
Avvocato Filastò: Allora, guardi, lei, quando è stata interrogata questo giorno che le ho detto, su una domanda precisa come questa, il Pubblico Ministero le chiese: “Il Vanni ha mai minacciato suo marito?” E lei rispose: “No”.
Maria Antonia Sperduto: Forse ero… Ma è vero, è vero. Lo hanno minacciato, lo hanno picchiato, con… gliel’hanno fatte di tutti i colori.
Avvocato Filastò: E come mai questa volta lei rispose no, invece?
Maria Antonia Sperduto: Non lo so…
P.M.: Può dire la pagina?
Maria Antonia Sperduto: Forse che era…
Avvocato Filastò: Sì, è a pagina 37.
P.M.: Grazie.
Avvocato Filastò: Prego. Naturalmente ne chiedo, chiedo l’acquisizione…
P.M.: Li ho già messi insieme io…

Avvocato Filastò: Senta, ma perché veniva minacciato suo marito? Per quale ragione?
Maria Antonia Sperduto: Mah…
Avvocato Filastò: Cosa volevano da lui?
Maria Antonia Sperduto: Siccome che questa Maria Mugnaini è una criminale
Avvocato Filastò: Questa Maria Mugnaini?
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì, una criminale…
Avvocato Filastò: Ecco, ci dica: chi è questa Maria Mugnaini?
Maria Antonia Sperduto: E’ l’ex… come si dice, cognata di’ mi’ marito.
Avvocato Filastò: È una cognata di suo marito. Era una cognata di suo marito.
Maria Antonia Sperduto: Sì, era la moglie di un…
Avvocato Filastò: E allora?
Maria Antonia Sperduto: Eh, perché quella era una criminale, picchiava anche il su’ marito. Non era normale (piange)
Avvocato Filastò: La Maria Mugnaini picchiava il suo marito.
Maria Antonia Sperduto: Anche.
Avvocato Filastò: E con suo marito, che ci entrava il marito?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ci entrava perché lei, il suo marito diceva che non rubare, non fare le cose magari… non lo so, pure tutte queste cose, minacciava anche il su’ marito. E voleva tutto il maneggio in mano a lei. Lo fece star male anche il su’ marito e a tutti. In famiglia siamo stati tutti come… non sapevamo più come dirti, non so… era criminale, non so…
Avvocato Filastò: Per colpa di questa Maria Mugnaini, stavate tutti male?
Maria Antonia Sperduto: Sempre, sempre proprio ella, perché lei organizzava tutti… lei, e ci fece stare tutti male.
Avvocato Filastò: Senta, e con Pacciani, questa Maria Mugnaini, che c’ha a che vedere?
Maria Antonia Sperduto: Eh, io questo non… lo sa lei. Che ne so io?
Avvocato Filastò: E con Vanni?
Maria Antonia Sperduto: Eh, si vede che volevano fare la scuola insieme.
Avvocato Filastò: Come? Si vede…?
Maria Antonia Sperduto: Volevano fare la scuola insieme.
Avvocato Filastò: Fare la scuola insieme a Vanni?
Maria Antonia Sperduto: E…
Avvocato Filastò: La Maria Mugnaini ha fatto la scuola insieme a Vanni?
Maria Antonia Sperduto: Ma che… penso di sì. Perché quante ne ha fatte, tu vedrai… Ma cosa hanno fatto, non lo so.
Avvocato Filastò: Ma ci vuol dire cosa ha fatto, cosa le ha fatto di preciso questa Maria Mugnaini a lei?
Maria Antonia Sperduto: Eh, mi minacciava sempre, di continuo, perché… io questo… non lo, non lo arrivo a capir nemmeno io.
Presidente: La minacciava sempre?
Maria Antonia Sperduto: Eh, poverini! Sempre quando ero a Tavarnelle, m’hanno sempre minacciata, sempre. Mi hanno dato noia fino all’ultimo.
Avvocato Filastò: Anche l’Andreaccio?
Maria Antonia Sperduto: Anche l’Andreaccio. Poerini! Pure lui, quando era insieme a quell’altro criminale…
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Insieme a quella criminale di Maria Mugnaini e Andreaccio Antonio. Tutti criminali, per…
Avvocato Filastò: Già che ci siamo, signora, ce n’è altri criminali che ci vuole indicare? Se ce n’è qualcun altro, ce lo dica. E poi magari lo sentiamo e sentiamo un po’ la… Eh, signora, c’è qualcun altro che le voleva male in quel periodo di tempo lì? Signora, quando lei parla di questi episodi che riguardano Vanni, che riguardano Pacciani, a che epoca si riferisce? Quanto tempo fa?
Maria Antonia Sperduto: Uhm… Dopo… che è nata la mi’ figliola là.
Avvocato Filastò: Come?
Presidente: Dopo… ?
Maria Antonia Sperduto: Poco dopo… (piange)
Avvocato Filastò: Poco dopo, cosa?
Maria Antonia Sperduto: È nata la mi’ figliola…
Avvocato Filastò: Come?
P.M.: “Dopo che era nata la mia figliola.”
Avvocato Filastò: E dopo quanto, signora?
Maria Antonia Sperduto: Dopo tre anni.
Avvocato Filastò: Dopo tre anni. E la sua figliola è nata in che anno, signora?
Maria Antonia Sperduto: Nel settanta…
Avvocato Filastò: ’71?
Maria Antonia Sperduto: Uhm…
Avvocato Filastò: 1971?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Sì, o no?
Maria Antonia Sperduto: Sì, ho capito.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Quindi, questi fatti che lei ha raccontato, vanno sistemati nel ’74.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, sì.
Avvocato Filastò: Eh?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: E dopo il ’74, li ha più visti?
Maria Antonia Sperduto: E poi… e poi… dopo io…
Avvocato Filastò: Dopo, lei?
Maria Antonia Sperduto: Eh, mi è toccato anda’ a lavorare, malata com’ero. Non sapevo com’aveo a fare.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Non sapevo più che aveo a fare. Mi è toccato a mettere anche la …in collegio, per colpa di queste cose, (piange) i miei figli… Non ce la faccio più…
P.M.: Sta dicendo non ce la fa più, Presidente.
Avvocato Filastò: E allora sospendiamo e si riprende dopo, vai. Presidente, abbia pazienza. Mi scusi, io mi scuso con la Corte per essere così insistente, ma questo non so se ha presente la Corte – è il quarto soggetto processuale di questo genere, di questo processo, eh. Non è né il primo, né il secondo, né il terzo… È il quarto, compreso questo signore qui, eh.
Presidente: Vogliamo sospendere, signora? Possiamo andare avanti? Lo dica lei.
Maria Antonia Sperduto: Scusatemi, un attimino e poi…
Presidente: Eh, prenda un’altro po’ d’acqua. Possiamo andare avanti, o dobbiamo sospendere? Lo dica lei, eh.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Noi facciamo quello che dice lei, oggi, vede? Almeno stavolta… Eh? Va bene?
Maria Antonia Sperduto: Grazie.
Presidente: Prego, avvocato.
Avvocato Filastò: Signora, lei ha detto che il Pacciani l’ha portata a forza agli Scopeti.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Avvocato Filastò: Ma a forza, cosa vuol dire? L’ha messa nella macchina…
Maria Antonia Sperduto: Beh, che m’ha preso in collo e mi ha portato fuori, mi ha fatto fare le scale. E mi ha portato fuori e mi ha buttato nella macchina, (piange)
Avvocato Filastò: Di peso, proprio?
Maria Antonia Sperduto: Sì. (piange)
Avvocato Filastò: Questo, lei non lo aveva mica detto, sa, quando è stata interrogata…
Maria Antonia Sperduto: Beh, si vede che…
Avvocato Filastò: Non se n’era ricordata?
Maria Antonia Sperduto: Beh, si vede che non… (piange)
Avvocato Filastò: Perché lei insomma, quando venne interrogata quel giorno che le ho detto…
Maria Antonia Sperduto: Si vede che non mi è venuto a mente…
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: E si vede che non mi è venuto a mente tutto questo…
Avvocato Filastò: Gli chiesero, dice: “ma…”, lei disse, gli chiesero: “Ma Pacciani che cosa le faceva?” “Si comportava male”, disse. Poi gli chiesero: “Come, si comportava male?” E lei disse: “Perché mi stringeva forte a me, si comportava male a modo suo.”
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì.
Avvocato Filastò: Però, questa cosa che l’aveva presa di peso, infilata dentro la 500 e portata a forza agli Scopeti, lei non la disse all’epoca.
Maria Antonia Sperduto: Beh… si vede che qualcosa magari… che posso fare, avvocato? Non mi… Lì per lì, si vede che… non so.
Avvocato Filastò: Fra l’altro io non ho presente tutti i suoi interrogatori, signora, di Polizia, eccetera. Forse può essere in questo, mi può aiutare il Pubblico Ministero con la sua consueta precisione, avendo lui nelle mani tutti gli atti. Ma questa cosa non l’aveva detta nemmeno prima a nessuno. Questo fatto…
P.M.: Diciamo, Presidente, che, se lo leggiamo tutto, nel verbale del dibattimento Pacciani, la signora, a proposito di questo episodio, lo stesso dice: ‘Non mi ricordo, ho difficoltà a raccontarlo…’
Avvocato Filastò: Sì, sì. No…
P.M.: Era nello stesso modo in cui si presenta oggi, anche nel processo Pacciani. Quindi…
Avvocato Filastò: Ma su questo non c’è…
P.M.: Nessuno gli fece la domanda: come fu portata? E la signora non lo disse.
Avvocato Filastò: No. . .
P.M.: Oggi lei, avvocato, gliel’ha fatta e la signora lo dice.
Avvocato Filastò: Signor Pubblico Ministero, qualcuno gli fece la domanda: “In che modo si era comportato male Pacciani”.
P.M.: Eh, ma, si era comportato male…
Avvocato Filastò: E lei aveva risposto.
P.M.: …ma nessuno gli chiese…
Presidente: Va bene. Facciamo le contestazioni e poi prendiamo atto delle risposte che dà la donna. È tutto qui. Su, sennò, i commenti…
(voci sovrapposte)
Avvocato Filastò: “… perché mi stringeva forte tantissimo, si comportava male a modo suo”. La stringeva forte. Dopodiché le venne chiesto se Pacciani…
Maria Antonia Sperduto: Sono stata tutta graffiata.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Sono stata graffiata, io.
Avvocato Filastò: È stata graffiata.
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì.
Avvocato Filastò: Dove, signora?
Maria Antonia Sperduto: Perché mi… perché… (piange) sono tutta graffiata, perché…
P.M.: Sta indicando il petto.
Presidente: Sta facendo il segno dalla parte… al petto.
Avvocato Filastò: Cioè, le graffiava che cosa? Dica, signora.
Maria Antonia Sperduto: Mi ha graffiato tutto… (piange)
Presidente: Come?
Maria Antonia Sperduto: (Piange. Incomprensibile)
Presidente: Su, ma non si copra la bocca…
P.M.: Vogliamo dare atto che…
Presidente: Si dà atto che la teste, indica: “Sono stata tutta graffiata”, indicando il petto.
Maria Antonia Sperduto: Uhm…
Presidente: Insomma, non proprio il petto, un po’ sopra al petto.
Avvocato Filastò: La mammella sinistra, signora, per caso? Dica di sì, o di no.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Ecco. All’epoca era la mammella sinistra che interessava qualcuno, vero signora? E quindi lei parlò della mammella sinistra; oggi, invece c’è Pacciani che la porta di peso nella piazzola.

Avvocato Filastò: Ora voglio dire questo, voglio sapere questo: il posto dove l’ha portata con la macchina, Pacciani, che posto è? Ce lo vuol descrivere? Lei ha detto gli Scopeti. Ora, gli Scopeti, sono una strada abbastanza lunga. Che posto era, signora?
Maria Antonia Sperduto: Agli Scopeti.
Avvocato Filastò: Agli Scopeti, ma dove agli Scopeti?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ora… vicino alla piazzola.
Avvocato Filastò: Quella piazzola dove sono stati uccisi poi quei ragazzi francesi? Era quella?
Maria Antonia Sperduto: Io ora, prima… Era lì.
Avvocato Filastò: Era lì?
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Avvocato Filastò: Sì, o no?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Ecco, allora le contesto, signora, che lei, quando è stata interrogata, sempre quel giorno che le ho detto, e gli chiesero questa stessa cosa, lei disse, no, che non era quella; che era due chilometri… era un’altra piazzola ed era a distanza di due chilometri.
Maria Antonia Sperduto: Ma quale… sì.
Avvocato Filastò: Allora, come stanno le cose? Era quella, o era a distanza di due chilometri, signora?
Maria Antonia Sperduto: Da… come si dice…
Avvocato Filastò: Vede, lei disse così, dice… Che gli venne chiesto dal Pubblico Ministero: “È quello, ricorda il punto esatto?” Lei disse: “Sì.” “È quello dove ci è avvenuto poi un omicidio?” “No, no”, rispose allora. Che poi, fra l’altro, era anche, come dire, due anni fa, tre anni fa, quindi ricordi più freschi… Dice: “No, no.” “È vicino?” “È vicino, ma non è là.” “Quanto vicino, signora?” “Ora non mi ricordo. Saranno in un paio di chilometri da lì.” Allora, signora, ci vuol dire dov’era questo posto?
Maria Antonia Sperduto: Esattamente nella piazzola… dov’è che…
Presidente: Signora, ma agli Scopeti ci è andata una volta, o ci è andata più volte?
Avvocato Filastò: No…
Presidente: Una volta sola?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Prego, avvocato.
Avvocato Filastò: Però sto aspettando di sapere signora, qual è la verità. Se la piazzola era quella dove sono avvenuti i delitti di quei francesi, oppure se era una piazzola diversa a distanza di due chilometri. O l’una, o l’altra cosa. Bisogna che ce lo dica. Lei ci pensa un po’ se poi non se lo ricorda, dice: non me lo ricordo… Ma insomma, la risposta…
Maria Antonia Sperduto: Ma ora…
Avvocato Filastò: …bisogna che me la dia. Perché lei, comunque sia, signora, è una testimone qui, ha capito?
Maria Antonia Sperduto: Ora, preciso, non è… Scusi, io non è che preciso mi ricordai… che era la prima volta, a me… questo è il discorso. Io, era la prima volta, non è che potevo dire preciso le cose come…a spiegarle, ora.
Presidente: Signora, vediamo un po’ se la posso inquadrare io, se la posso aiutare io.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: A dire la verità. Lei, dopo che c’è stata col Pacciani, ci è tornata agli Scopeti qualche volta, o no?
Maria Antonia Sperduto: No.
Presidente: Mai?
Maria Antonia Sperduto: No, no, no… Non me ne importa niente…
Presidente: Quindi, lei la portarono in una piazzola.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì, e basta.
Presidente: Eh, non sa se è quella…
Maria Antonia Sperduto: O que…
Presidente: Se è quella dell’omicidio, o una piazzola simile.
Maria Antonia Sperduto: Questo non lo so.
Presidente: O vicina, o non vicina. È così?
Maria Antonia Sperduto: Sì. Io non…
Presidente: Lei non ci è mai stata agli Scopeti altre volte.
Maria Antonia Sperduto: No… Non… A me, se una persona… a me che fanno… no, no.
Presidente: Quindi, dove quei ragazzi furono ammazzati, lei non sa nulla.
Maria Antonia Sperduto: Io non so niente. Io, questo proprio… non ne so niente.
Presidente: Bene.
Maria Antonia Sperduto: Non lo so.
Avvocato Filastò: Allora, signora, per ricostruire un pochino il fatto: Pacciani la prende di peso in casa sua, eh? In collo.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Avvocato Filastò: È così?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Le fa scendere le scale, la mette dentro a questa 500 e la porta di filato nella zona degli Scopeti.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: In una piazzola. È così?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Andò così?
Maria Antonia Sperduto: Preciso, esattamente.
Avvocato Filastò: E Vanni? Come arrivò Vanni?
Maria Antonia Sperduto: Con la sua Lambretta, bianca.
Avvocato Filastò: Ma scusi, si era…
Maria Antonia Sperduto: Era dietro.
Avvocato Filastò: Si erano dati appuntamento…
Maria Antonia Sperduto: Ma che ne so io ora, se lui è venuto dietro… poi, io, se si avevano dato appuntamento con il Pacciani, senz’altro.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Si saranno dati appuntamento col Pacciani, senz’altro.
Avvocato Filastò: Ah, sì?
Maria Antonia Sperduto: Eh, certo. Sennò come… questi criminali come facevano?
Avvocato Filastò: Questi…?
Maria Antonia Sperduto: Criminali.
Avvocato Filastò: Ah.
Presidente: Ora, questa parola, la usi meno signora, eh. Anzi, non la usi per nulla. Eh, sennò…
Maria Antonia Sperduto: Beh, ora…
Presidente: Va bene, loro saranno criminali, non criminali, però lei non può dire nulla, va bene?
Maria Antonia Sperduto: Sì, va bene.
Presidente: Dica: “Vanni, Pacciani…”, se hanno un soprannome, ce lo dica. Sennò…
Maria Antonia Sperduto: Poi… beh… mi scusi, che io…
Presidente: Va bene.
Avvocato Filastò: Signora, che ore erano?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ora non mi ricordo… Non mi ricordo se era verso cinque e mezza, le sei; non mi ricordo più.
Presidente: Ma di giorno o di sera?
Maria Antonia Sperduto: Eh?
Presidente: Ma era di giorno o di sera? Buio o non buio?
Maria Antonia Sperduto: Non era proprio buio buio, ma non era neanche… Ho sempre detto che non era proprio… era un po’, come si dice…
Presidente: Quasi buio.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, infatti.
Presidente: Il sole non c’era più.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: È così?
Avvocato Filastò: Però ci si vedeva ancora, signora?
Maria Antonia Sperduto: Sì, certamente.
Avvocato Filastò: E Pacciani aveva la 500.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: E allora, poi, voglio dire, nella 500 chi c’eravate: lei, Pacciani, poi chi, anche Vanni? Anche Vanni entrò nella 500?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Tutti e tre dentro la 500. Sì o no?
Maria Antonia Sperduto: Chi?
Avvocato Filastò: Tutti e tre dentro la 500?
Maria Antonia Sperduto: Boh.
Presidente: Scusi…
Maria Antonia Sperduto: Come tutti e tre?
Presidente: Vuol sapere se…
Avvocato Filastò: Quando arrivò Vanni, Vanni dove rimase? Rimase sul motorino, entrò nella 500 anche lui?
Maria Antonia Sperduto: Entrò nella 500 tutti e due, uno a destra e uno a sinistra.
Avvocato Filastò: Uno a destra e uno a sinistra della 500?
Maria Antonia Sperduto: Sì, della 500. E così mi spogliavano, come ripeto, e mi…
Avvocato Filastò: Tutti e due dentro la 500 la spogliarono. Eh, signora!
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Avvocato Filastò: E allora sta dicendo un sacco di storie, sa, lei, signora.
Maria Antonia Sperduto: No, come…
Avvocato Filastò: Perché dentro la 500 tre persone…
Maria Antonia Sperduto: No, non ho detto. . .
Avvocato Filastò: …fare un lavoro di questo genere non ci stanno, signora. Ha capito?
Maria Antonia Sperduto: No, no, ma…
Presidente: Aspetti, sta chiarendo, sta chiarendo. Dica, signora.
Avvocato Filastò: Sì, chiarisca, sì.
Maria Antonia Sperduto: Ora, scusa, quando lì nella 500 si sta con…
Presidente: Aspetti, lei dove stava a sedere?
Maria Antonia Sperduto: Io attraverso la macchina, ma non…
Presidente: No, no, dove sta a sedere lei, lei. Signora, lei dove stava a sedere nella 500? Per capire, per capire come si è svolta la scena.
Maria Antonia Sperduto: Ma, ma è che…
Presidente: Ora, ora rispondiamo, ora rispondiamo anche all’avvocato. Lei dove stava a sedere?
Maria Antonia Sperduto: Io?
Presidente: L’hanno portata alla piazzola.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Ecco, lei stava in macchina.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: E dove stava, davanti o di dietro, nel sedile di dietro?
Maria Antonia Sperduto: Ma io ero… io ho detto che. . . Ohi, ohi…
Presidente: Per sapere come si sono comportate queste due persone, ecco.
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: Vogliamo ricostruire un po’ la scena, nel limite del possibile, ecco.
Maria Antonia Sperduto: Eh. Allora…
Presidente: Lei stava a sedere nella macchina. Stava nella macchina?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Eh, e dove stava a sedere?
Maria Antonia Sperduto: Lui… Allora, ora comincio. Lui (piange)… mise davanti con la mano… Non posso più… (piange).
Presidente: Lui mise la mano davanti?
Maria Antonia Sperduto: Con la mano mi reggeva e mi teneva forte… Non ce la faccio più.
Avvocato Filastò: Io vorrei che si desse atto che la testimone, è vero, borbotta…
P.M.: No, sta dicendo: “Non ce la faccio più, mi mise la mano”…
Avvocato Filastò: Allora, vogliamo sospendere e ricominciare?
P.M.: Ben volentieri, però non borbotta.
Avvocato Filastò: Perché a me non sembra dignitoso continuare un esame in questo modo. Io c’ho da fare un esame serio.
P.M.: No, no, calma, calma, calma. Dobbiamo dare atto di come è la signora, non sta borbottando…
Avvocato Filastò: No, facciamo…
P.M.: …ha spiegato…
Presidente: Signora, scusi, avvocato. Avvocato…
P.M.: Per carità, per carità.
Presidente: Prima il rispetto per la persona.
P.M.: Ecco.
Presidente: E per la donna che ha avuto questa…
Avvocato Filastò: Ma io…
Presidente: Prima rispetto.
(voci sovrapposte)
Avvocato Filastò: Presidente, il rispetto ce l’ho eccome.
P.M.: No, non ce l’ha.
Presidente: Il rispetto…
P.M.: Sta dicendo che borbotta.
Presidente: Allora…
Avvocato Filastò: Forse ce l’ho più io il rispetto per questa persona di qualcun altro, Presidente.
Presidente: Allora, allora…
P.M.: No, no, no, per carità!
Presidente: Un momentino. Pubblico Ministero, per cortesia.
P.M.: Io non accetto queste provocazioni, eh.
Avvocato Filastò: Provocazioni, nessuna provocazione…
Presidente: Signora, signora…
P.M.: Ma venga via! Un po’ di dignità.
Avvocato Filastò: Un po’ di…
Maria Antonia Sperduto: Un po’ di rispetto, scusate.
Presidente: Signora…
Avvocato Filastò: Ho detto che questo è il quarto soggetto di questo genere di questo processo.
P.M.: E con questo?
Avvocato Filastò: E con questo…
P.M.: E con questo, cos’ha da dire?
Presidente: Può darsi che ne troveremo anche qualche altro, di questi soggetti.
P.M.: Forse ce ne saranno altri, avvocato.
Presidente: Eh.
P.M.: E che ci possiamo fare?
Presidente: Se il mondo è quello, questo è il materiale.
P.M.: Se l’imputato che viene processato, innocente o colpevole, è questo signore, che ci possiamo fare? Ne ha colpa lei o io? Nessuno.

Presidente: Pubblico Ministero. Allora, signora, torniamo a noi…
P.M.: Non vedo proprio assolutamente di cosa stia parlando l’avvocato Filastò.
Presidente: Siamo… poi dopo la mando via, eh.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: Non si preoccupi.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, mi dica.
Presidente: Volevamo sapere: lei…
Avvocato Filastò: Ma la manda via…
Presidente: Lei è andata alla piazzola degli Scopeti.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: Lei stava a sedere accanto al Pacciani. Il Pacciani guidava e lei era a sedere accanto.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: Ecco. Siete arrivati alla piazzola.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: Lei è rimasta nella stessa posizione o ha cambiato posizione nella macchina?
Maria Antonia Sperduto: No, lui dopo con la mano ha spento la macchina.
Presidente: Lui ha spento la macchina e poi?
Maria Antonia Sperduto: E poi mi ha acchiappato per il braccio e mi…
Presidente: L’ha acchiappata per le braccia.
Maria Antonia Sperduto: Sì. Mi ha tirato forte forte.
Presidente: E dove l’ha acchiappata per le braccia?
Maria Antonia Sperduto: (Piange) Non…
Presidente: L’ha retta per le braccia.
Maria Antonia Sperduto: Sì e mi teneva forte forte con le braccia così.
Presidente: Eh.
Maria Antonia Sperduto: Con tutte e due le mani e…
Presidente: E Vanni dov’era, Vanni?
Maria Antonia Sperduto: Dietro, dietro con la Lambretta; poi sono venuti tutti e due e mi hanno tenuto forte. E mi hanno messo stesa attraverso alla macchina.
P.M.: Sui due sedili.
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: Ah, l’hanno messa stesa sul sedile davanti. In mezzo ai due sedili l’hanno messa stesa.
Maria Antonia Sperduto: Sì, attraverso la macchina.
P.M.: Ha sempre detto “attraverso”, Presidente.
Presidente: Eh, l’hanno stesa…
Avvocato Filastò: E loro due dov’erano, allora?
Presidente: …sul sedile davanti.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Presidente: Sul sedile davanti.
Maria Antonia Sperduto: Che mi teneva per il capo…
Presidente: Uno la teneva per il capo?
Maria Antonia Sperduto: E un altro… e mi spogliavano, mi tiravano… Poi per fortuna che loro sono andati a vedere lì, così sono uscita.
Presidente: Uno la reggeva per la testa e un altro per le gambe. È così? Dall’altra parte.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
P.M.: Ha sempre detto “uno a destra e uno a sinistra”.
Presidente: Io non conosco le deposizioni di questa donna, volevo chiarire.
P.M.: L’ha detto anche ora, Presidente. L’ha detto in questo momento.
Presidente: Prego, avvocato.
P.M.: Uno a destra e uno a sinistra.
Presidente: Prego. Questa è la versione.
P.M.: E la spogliavano. Poi ha detto or ora: “per fortuna che poi sono andati a vedere le altre coppie”.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sennò…
Presidente: E lei ha approfittato e poi è scappata.
Maria Antonia Sperduto: Certo!
Presidente: Bene. Altre domande?
Avvocato Filastò: Sì, eccole, Presidente. Signora, lei ha detto che in quel posto c’erano anche altre coppie.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: A che distanza?
Maria Antonia Sperduto: Ma erano poco lontano, però mi prese prima le scarpe, quelli se pigliavano, come era era. Così poi per la strada mi sono messa il vestito.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Mi sono messa il vestito com’era strappato…
Avvocato Filastò: E lei, però, quando le hanno fatto queste cose avrà gridato?
Maria Antonia Sperduto: Uhm? Non ho capito, scusi.
Avvocato Filastò: Si sarà messa a gridare, lei.
Maria Antonia Sperduto: Certo. Certo.
Avvocato Filastò: E quest’altre coppie che stavan vicino cosa facevano?
Maria Antonia Sperduto: Io, ora, questo… Eran là che fanno tutte le coppie. Che ne so.
Avvocato Filastò: Mah, vedono questa scena di questa signora presa da una parte, dall’altra, vestiti strappati, violenze e nessuno fa nulla? Signora.
Maria Antonia Sperduto: Ma nulla, perché io veramente alle volte parlavo anche a mio marito…
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Quando venivano a casa io parlavo anche al mio marito, ma lui era ubriaco, non…
Avvocato Filastò: Ma che c’entra suo marito? Sto parlando delle coppie.
Maria Antonia Sperduto: Ah sì.
Avvocato Filastò: Che stavano lì vicino.
Maria Antonia Sperduto: Scusi.
Avvocato Filastò: Poco lontano.
Maria Antonia Sperduto: Eh sì, sì, ora lo stavo dicendo.
Avvocato Filastò: Uhm.
Presidente: Insomma, nessuno…
Maria Antonia Sperduto: Nessuno ha fatto nulla.
Presidente: Benissimo.
Maria Antonia Sperduto: Oh! Nessuno ha fatto nulla.
AVVOCATO: Anche nel metro a Parigi.
P.M.: Persino in piazza del Duomo.
Avvocato Filastò: Sì, sì.
P.M.: Ognuno, poi, in quelle condizioni…
Maria Antonia Sperduto: Un altro…
Avvocato Filastò: Sì, però resterebbe da capire perché non ne ha mai parlato prima di questo processo, perché quando, ecco…
P.M.: A dire il vero i verbali sono qua.
Avvocato Filastò: Comunque su tutta questa storia, signora, ancora, glielo domando un’altra volta, un’altra volta ancora: come mai lei, quando è stata interrogata nel processo Pacciani, non ne ha parlato; pur parlando dei graffi che le faceva Pacciani sulla mammella sinistra?
Maria Antonia Sperduto: Beh, che vuoi, ero confusa, non…
Avvocato Filastò: Era confusa.
Maria Antonia Sperduto: Ero troppo confusa, anche che è successo della mi’ figliola, ero troppo confusa. Non potevo spiegarmi le cose tutte per bene.
P.M.: Che poi non è proprio così, ci sono i verbali. Gli fu contestato ciò che aveva detto in istruttoria.
Avvocato Filastò: Come?
P.M.: Gli fu contestato che queste cose le aveva già dette a verbale e quindi la signora…
Avvocato Filastò: No, no, no.
P.M.: I verbali sono qua.
Avvocato Filastò: Qui non c’è proprio nulla di queste… Comunque il verbale ho chiesto l’acquisizione, poi si leggera parola per parola.
Presidente: Per fortuna che ci sono i verbali, quindi non c’è problema.
Avvocato Filastò: Non è proprio così.
Presidente: Altre domande alla teste?
Avvocato Filastò: Sì, certo, Presidente. Lei ha detto, a proposito di quello che avveniva… Presidente, voglio dire, io devo continuare. Questa è una testimone molto importante, eh. A parte la capacità a testimoniare, che a me sembra…
Presidente: Questa, intanto, è una teste della Corte – è una teste della Corte – va fatto… non è che possiamo fare…
Avvocato Filastò: Comunque sia, è una testimone della Corte; questo accresce…
Presidente: Perché io, per dovere di correttezza, come mi sono sempre comportato, vi lascio fare le domande, ma non è che vi faccio fare tutte le domande che volete voi.
Avvocato Filastò: E va be’, lei se sente una domanda non pertinente me lo contesta, Presidente…
Presidente: Si capisce.
Avvocato Filastò: …e io o cambio la domanda, o la ritiro, o non la faccio. Eh.
Presidente: Prego, prego, prego.
Avvocato Filastò: Ecco. Però, ripeto, questa è una testimone importante per l’accusa, quindi io ho diritto di controinterrogarla con tutto…
Presidente: Infatti gli ho dato la parola apposta.
Avvocato Filastò: Certamente.
P.M.: Per l’accusa… non l’aveva nemmen portata, l’accusa.
Avvocato Filastò: Eh, difatti, e difatti sì. Difatti. Allora, lei dice che, a proposito della casa di Faltignano… L’ha presente?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Dove ci stava Salvatore Indovino.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Avvocato Filastò: La domanda è questa: lei, dentro a questa casa di Faltignano, dove stava Salvatore Indovino…
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: …c’è mai stata?
Maria Antonia Sperduto: No.
Avvocato Filastò: Ora, guardi che glielo richiedo per bene, signora: ci ha mai messo piede dentro a questa casa?
Maria Antonia Sperduto: No.
Presidente: Dica la verità, signora, eh.
Maria Antonia Sperduto: Più che la verità, più che così.
Avvocato Filastò: Allora ci dice come fa a parlare delle cose che fanno solamente i criminali in quella casa? Quali cose?
Maria Antonia Sperduto: Beh, perché…
Avvocato Filastò: Come fa a saperlo, lei?
Maria Antonia Sperduto: Eh, perché passavano da lì, questi qui, e sentivo delle voci, sentivo ogni cosa. Si sente, anche se siamo chiusi in casa, ma intanto era una piccola casa, non è che… come si dice, non è che… si sente ogni cosa quello che fanno e quello che dicono.
Avvocato Filastò: Eh, e cosa sentiva lei?
Maria Antonia Sperduto: Dice che mettevano… la Filippa urlava.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: La Filippa urlava.
Avvocato Filastò: Perché litigava con Salvatore Indovino, mi immagino.
Maria Antonia Sperduto: Che la mandava a questo…
Presidente: Come?
Maria Antonia Sperduto: La mandava a, come si dice, la mandava a presitu… come si dice… a prostituta.
Presidente: A prostituirsi.
Avvocato Filastò: A prostituirsi.
Maria Antonia Sperduto: Eh, così.
Avvocato Filastò: Questo lo sappiamo. Oh, finalmente, vede che ci racconta delle cose serie. Ecco, lei sentiva che urlavano questi due in casa.
Maria Antonia Sperduto: Sì, urlavano perché diceva: mi vogliono ammazza’, poi veniva sempre graffiata, imbriaca…
Avvocato Filastò: La vedeva ubriaca, graffiata.
Maria Antonia Sperduto: Imbiraca, urlava.
Avvocato Filastò: Sì.
Maria Antonia Sperduto: E diceva: mi vogliono ammazzare.
Avvocato Filastò: Chi?
Maria Antonia Sperduto: La Filippa diceva anche questo, a dire la verità, forse non l’ho detto ma lo sto dicendo ora.
Avvocato Filastò: Che la voleva ammazzare.
Maria Antonia Sperduto: Eh, dice…
Avvocato Filastò: Ma chi la voleva ammazzare, signora?
Maria Antonia Sperduto: Io ora questo… sentivo: mi vogliono ammazzare… come lo chiamavano loro.
Avvocato Filastò: Eh?
Maria Antonia Sperduto: “Palle d’Oro”, come li chiama lei.
Presidente: No, signora, come ha detto?
Maria Antonia Sperduto: Come lo chiama Filippa, lo chiama questo Toscano, “Palle d’Oro”. Allora io sentivo…
Presidente: Ah, va be’. “Palle d’oro” sarebbe il Toscano, il carabiniere di Tavarnelle.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Presidente: Va be’.
Maria Antonia Sperduto: Perché dice sempre a quella maniera.

Avvocato Filastò: Non ho capito, signora. Scusi, stia attenta a quello che dice, eh. Lei sta dicendo che “Palle d’Oro” la voleva ammazzare, voleva ammazzare la Filippa?
Maria Antonia Sperduto: No. Sentii: ‘mi vogliono ammazzare’, ma chi era non lo so. Però dice ‘Palle d’Oro’, rammentava questo discorso di quello e di quell’altro. Un po’… come ci posso dire, ora… ohi, ohi, sono un po’…
Presidente: Cioè, Filippa si lamentava dicendo che…
Maria Antonia Sperduto: Si lamentava, ecco.
Presidente: …che la volevano ammazzare. È così? E “Palle d’Oro” che cosa c’entra?
Maria Antonia Sperduto: Io quello… non sono lei.
Presidente: È la Filippa che ricordava questo “Palle d’Oro”.
Maria Antonia Sperduto: Beh…
Presidente: Ma “Palle d’Oro” è il Toscano?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Non si chiama “mangia orecchi”, lui? Diceva lei.
Maria Antonia Sperduto: Uhm?
Presidente: Si chiama “Palle d’Oro” e “mangia orecchio”, la stessa cosa?
Maria Antonia Sperduto: Lui è la stessa cosa.
Presidente: Ah.
Maria Antonia Sperduto: Se mangiava le orecchie al mi’ marito, tu vedrai. Meglio…
Presidente: Signora, ma “Palle d’oro”, il Toscano, il carabiniere, frequentava anche lui la casa di Indovino Salvatore?
Maria Antonia Sperduto: A quello che ho potuto capire lì, sì.
Presidente: Lei l’ha visto? L’ha visto andare e venire…
Maria Antonia Sperduto: Io non è che … nel senso che loro, questi, come si chiama? Pacciano… e poi forse qualcuno magari non si faceva vedere, forse passavano…
Presidente: No, no, no. Io voglio sapere se lei ha mai visto il Toscano, “mangia orecchio”, “Palle d’Oro”, come li chiama lei, andare o venire dalla casa dell’Indovino Salvatore.
Maria Antonia Sperduto: La voce sua l’ho sentita.
Presidente: Cioè, non l’ha visto, ma ha sentito la voce.
Maria Antonia Sperduto: Sì. Conosc… bene la voce.
P.M.: Ha detto prima: ‘non so se passava di dietro’. Non so…
Presidente: Sì, va bene.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì, questo è vero. Però la voce si sentiva.
Presidente: E la sentiva da casa sua, o passavano sotto la casa di Indovino?
Maria Antonia Sperduto: Perché casa mia è attaccata, cioè…
Presidente: Ah, ecco.
P.M.: Sono tre metri…
Presidente: Va be’, non lo so, non lo so questo.
Maria Antonia Sperduto: Non sono neanche tre metri, si sente bene, no?
Presidente: Va bene. Prego.
Avvocato Filastò: Quindi lei sentiva la voce di Toscano.
Maria Antonia Sperduto: Certo.
Avvocato Filastò: E diceva gualche cosa questo Toscano?
Maria Antonia Sperduto: Ma io sentii più che altro la… come si chiama? la Filippa.
Avvocato Filastò: Sentiva la Filippa.
Maria Antonia Sperduto: Uhm.
Avvocato Filastò: E che diceva la Filippa?
Maria Antonia Sperduto: E…
Avvocato Filastò: Signora, dica eh.
Maria Antonia Sperduto: Che … volevano ammazza’ e poi fece vede’ che era tutta graffiata, veniva tutta gonfia, veniva tutta… a casa mia. Veniva davanti a casa mia, poi… era…
Avvocato Filastò: Filippa diceva: ‘mi vogliono ammazzare’, gridava così?
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì, sì, gridava sempre su questo.
Avvocato Filastò: E in questa occasione lei ha sentito la voce di Toscano?
Maria Antonia Sperduto: L’ho sentita… la voce si sente bene, ecco — oramai “mangia orecchio”.
Avvocato Filastò: Eh? Sì. E la voce di Vanni l’ha sentita?
Maria Antonia Sperduto: Si sente bene quande queste (incomprensibile)
Avvocato Filastò: Ma Vanni l’ha mai visto in questa casa di Salvatore Indovino lei?
Maria Antonia Sperduto: Se l’ho visto insieme.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: L’ho visto insieme entrare dentro, andare lì. Andavano (incomprensibile) tra la strada mia è così… uh, scusate.
Presidente: Antonio, per cortesia. Signora, aspetti, aspetti signora, stia tranquilla.
Maria Antonia Sperduto: Si vede benissimo la strada. Da casa mia si vede benissimo… anche… Grazie. Si vede benissimo. Che vuoi, la strada era… la porta era per così, si vede proprio di fronte alla strada…
Presidente: Si vedeva bene.
Maria Antonia Sperduto: Si vede ogni cosa, anche se non volente, ma si vede.
Presidente: Insieme… Vanni insieme, ma insieme a chi?
Maria Antonia Sperduto: Al Pacciano.
Presidente: Pacciano.
Avvocato Filastò: Entravano in questa casa? Li ha visti entrare in questa casa.
Maria Antonia Sperduto: No, camminavano poi… la casa di Indovino era un pochino per così, ma però, comunque, dalla strada dove era la casa, era di fronte così, che andavano là.
Avvocato Filastò: Ma Vanni faceva il postino, lei lo sa vero?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Quindi nelle case ci andava tante volte a portare la posta. A lei gliela portava la posta il Vanni?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Ma insomma, queste cose criminali che lei ha detto, che venivano fatte in questa casa di Faltignano, cos’erano?
Maria Antonia Sperduto: Beh, per me quello che fanno, queste cose nere, queste… per me sono…
Avvocato Filastò: “Per me”, perché le ha viste lei, o perché se lo immagina?
Maria Antonia Sperduto: No, non è che lo immagino, io l’ho sentito… cioè come voce stessa lo sentivo che… sentivo… Poi a me Maria Mugnaini l’ha sempre…
Avvocato Filastò: Ah, ecco. Ora ci spieghi cosa c’entra Maria Mugnaini? Perché questa Maria Mugnaini è importante a questo punto.
Maria Antonia Sperduto: Beh, perché anche lei allora… ora comincio a (incomprensibile) scusate. Allora, quando lei aveva da fare un figliolo, come si dice, … come dice lei.
Presidente: Quando?
Maria Antonia Sperduto: Perché lei a casa mia, quando… cresciuta… Andreaccio Antonio, era incinta di… come si dice?
Avvocato Filastò: Ma questa, scusa, questa Maria Mugnaini è la moglie di Andreaccio Antonio?
Maria Antonia Sperduto: No, la moglie non era… non c’entra niente.
Avvocato Filastò: No.
Maria Antonia Sperduto: Che c’entra quella lì?
Avvocato Filastò: L’ha detto lei, Andreaccio Antonio.
Maria Antonia Sperduto: Non c’entra proprio niente.
Presidente: Allora, lei ha detto che questa Mugnaini è la cognata di suo marito. Come si chiamava il marito di questa signora?
Maria Antonia Sperduto: Bruna… Bruno.
Presidente: Bruno. Bruno come? Malatesta.
Maria Antonia Sperduto: Eh, certo.
Presidente: Eh, non lo so signora, me lo dica lei.
Maria Antonia Sperduto: Tu vedrai, se era fratello di’ mi’ marito, vedrai.
Presidente: Eh, va bene, va bene, semplice, va bene. Bruno Malatesta, bene, mi dica.
Maria Antonia Sperduto: E quello poi dice… si faceva vedere tutto… come si cignale per levà questo. Beh, una quando non vuole un figliolo e ha già otto mesi e mezzo nel corpo, ce l’ha da tene’. Anche questo è un cri… come si dice?
Presidente: Ma chi è che insegnava a questa donna come si fare per?
Maria Antonia Sperduto: Che faceva… cioè, lei… come si dice? Faceva… lo domandi alla mi’ socera. Ora… Perché poi si avvantaggiava che aveva ‘sto figlio… da fare … la cigna e cosi in casa sua mi fece vede’ ogni cosa. Perché non c’era la mi’ socera, poerina e lei l’è tanto bona e si fece vede’ ogni cosa di quello che… (piange) Scusate.
Presidente: Signora, scusi, io non ho capito. Io non voglio essere… Non vuole essere un suggerimento. Ma cosa c’entra il bambino che doveva nascere?
Maria Antonia Sperduto: Eh, perché era quasi per nascere…
Presidente: Lei lo voleva far nascere o non lo voleva far nascere questo bambino?
Maria Antonia Sperduto: E no, eh. L’ha cignato.
Presidente: Ah, l’ha stretta?
Maria Antonia Sperduto: L’ha stretto con una cigna, tu vedrai, quel bambino sarà andato.
Presidente: Ah, faceva pratica di aborto.
Maria Antonia Sperduto: Eh. Ma poi era di otto mesi e mezzo…
Presidente: E questo bambino è morto poi, o no?
Maria Antonia Sperduto: Certamente, che voleva fa’ nascere?
Presidente: Ah, l’hanno stretta.
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: E chi era questa mamma?
Maria Antonia Sperduto: Maria Mugnaini.
Presidente: Ah, lei?
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: A sé.
Maria Antonia Sperduto: Eh, perché si faceva d’ogni cosa. Ogni tanto che la mi’ socera mi chiamava lì per aiutare un pochinino, perché lei, la mi’ socera era sempre impaurita, perché…
Presidente: Cioè, l’ha… mi faccia capire. Maria Mugnaini faceva questi aborti agli altri, o lo faceva a se stessa?
Maria Antonia Sperduto: No, l’ha fatto per sé questo.
Presidente: Per sé.
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: Ah, ecco. Ha abortito.
Maria Antonia Sperduto: Per sé.
Presidente: E cosa c’entra ora questa storia?
Maria Antonia Sperduto: Beh, c’entra anche questo in un certo senso, perché quello fece… c’entra con questo perché picchiava anche la mi’ socera.
Presidente: Ah, lei picchiava la su’ suocera.
Maria Antonia Sperduto: Sì. C’entra questo.
Avvocato Filastò: La Maria Mugnaini picchiava la su’ suocera?
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì.
Presidente: Va be’.
Avvocato Filastò: Ma cosa c’entra, scusi, con Faltignano, il mago Indovino?
Maria Antonia Sperduto: Beh, ora, forse magari sono partita da una parte o arrivata da un’altra…
Presidente: Lei…
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Forse da una parte o da un’altra, però l’è così.
Avvocato Filastò: Da una parte?
Maria Antonia Sperduto: Son arrivata… cioè, da una discussione a un’altra però…

Avvocato Filastò: No, ma io la domanda che le avevo fatto era diversa. Le chiedevo cos’erano queste cose criminali che succedevano in via di Faltignano.
Presidente: E lei ha citato questo esempio qui.
Avvocato Filastò: E lei ha parlato alla Maria Mugnaini.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ho citato anche questo.
Presidente: E lei ha citato di questo fatto della pratica abortiva che si è fatta la Mugnaini…
Avvocato Filastò: Ma non c’entra niente, perché…
Presidente: Eh, lo so che non c’entra nulla, però per lei c’entra.
Avvocato Filastò: Questa Maria Mugnaini stava con Salvatore Indovino signora?
Maria Antonia Sperduto: Mah, se andavano lì, tu vedrai.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Ma ci andavano lì, senz’altro, perché ho sentito la voce sua, le sento le voci, no? Sì sente bene.
Avvocato Filastò: Ah, quindi lei ha sentito anche la voce di Maria Mugnaini…
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Avvocato Filastò: … dentro la casa del mago.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì. Perché loro si sentono, la voce sua la capisco da lontano.
Avvocato Filastò: Ecco. Ma lei… la Maria Mugnaini però non abitava con il mago. C’andava anche lei così, per fare che?
Maria Antonia Sperduto: Ma che ne so io. Questo…
Avvocato Filastò: Non lo sa.
Maria Antonia Sperduto: Beh, questo proprio…
Avvocato Filastò: Quindi in pra… E l’Andreaccio ci andava dal mago?
Maria Antonia Sperduto: Mah, se erano insieme, io credo… La voce si sentono tutte…
Avvocato Filastò: Ha sentito anche la voce dell’Andreaccio lì dal mago?
Maria Antonia Sperduto: Eh, hai voglia!
Avvocato Filastò: Anche l’Andreaccio. Poi il Toscano, no?
Maria Antonia Sperduto: E c’è il Toscano, perché si se…
Avvocato Filastò: Eh?
Maria Antonia Sperduto: La voce si sente bene.
Avvocato Filastò: Lei ha sentito la voce di Maria Mugnaini, del Toscano, di Andreaccio, tutti a casa di Salvatore Indovino?
Maria Antonia Sperduto: Le voci si sentono benissimo.
Avvocato Filastò: L’ha sentite sì, o no?
Maria Antonia Sperduto: Certo che l’ho sentito, sennò non lo direi nemmeno.
Presidente: Le ha sentite benissimo.
Avvocato Filastò: Tutte insieme, signora, o una alla volta, queste voci a casa di Salvatore Indovino?
Maria Antonia Sperduto: Beh, tutte una volta, perché si sentivano benissimo da casa mia tutte le cose.
Avvocato Filastò: Tutte insieme èrano?
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì.
Avvocato Filastò: E questa volta ha sentito anche la voce di Vanni e di Pacciami?
Maria Antonia Sperduto: Quando?
Avvocato Filastò: Questa volta che lei ha sentito tutte insieme le voci dell’Andreaccio, la Maria Mugnaini…
Maria Antonia Sperduto: Certo che si sentono.
Avvocato Filastò: … di Toscano e di Salvatore Indovino, ha sentito anche quella di Vanni e di Pacciani, in questa occasione?
Maria Antonia Sperduto: Come? Non ho capito, scusi.
Avvocato Filastò: Dunque, lei ci ha detto che una volta ha sentito, dentro a questa casa di Salvatore Indovino, le voci di Andreaccio, Toscano, Maria Mugnaini e mi immagino anche Salvatore Indovino. Volevo sapere se ha sentito anche la voce, in questa occasione, di Vanni e di Pacciani?
Maria Antonia Sperduto: L’ho bell’e detto.
Avvocato Filastò: La bell’e detto. Sì?
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Ho capito. Quindi parlavano tutti insieme là dentro.
Maria Antonia Sperduto: Eh, tu vedrai…
Avvocato Filastò: Come “tu vedrai”, lo dica lei.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Sì. E dicevan cosa, signora?
Maria Antonia Sperduto: Beh…
Avvocato Filastò: Lei ci sta a pochi metri, no? Facevano la messa nera, signora, per caso?
Maria Antonia Sperduto: Beh, questo son sicura perché si sentivano dire, tu vedrai… le voci, quello che dicevano…
Avvocato Filastò: È sicura che facevano la messa nera?
Maria Antonia Sperduto: Certamente.
Avvocato Filastò: Certamente, signora?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Perché lei sentiva delle giaculatorie, cosa sentiva?
Maria Antonia Sperduto: Sì, sentivo dei rumori, poi sa, facendo …
Avvocato Filastò: Come dei bisbigli, eh?
Maria Antonia Sperduto: Eh, sì. Si sentivano delle voci, delle… che vuoi … lì, si sente ogni cosa. È meno di tre metri, tu vedrai.
Avvocato Filastò: Ecco. E quindi lei è sicura che stavano facendo una messa nera?
Maria Antonia Sperduto: Sicurissima.
Avvocato Filastò: Sicurissima.
Maria Antonia Sperduto: Che devo di’.
Avvocato Filastò: Tutte queste persone che ho detto prima io, Mugnaini, Andreaccio, il Toscano, il Salvatore Indovino, Pacciani e Vanni. O c’era qualcun altro?
Maria Antonia Sperduto: Eh, ora…
Avvocato Filastò: La Filippa c’era?
Maria Antonia Sperduto: La Filippa senz’altro.
Avvocato Filastò: La Filippa, poi?
Maria Antonia Sperduto: Poi io… l’ho bell’e… Ho bell’e detto tutto.
Avvocato Filastò: Uhm. Non se ne ricorda altri, siamo a sette persone. E lei per caso, dopo, ha avuto la curiosità di vedere dove le facevano queste messe nere? Non so, in che stanza? Se c’era una stanza adatta lì dentro?
Maria Antonia Sperduto: Io questo non lo so.
Avvocato Filastò: Non lo sa?
Maria Antonia Sperduto: No. Preciso non lo so. Comunque si sentivano.
Avvocato Filastò: Senta, poi lei ha detto che qualcuno aveva picchiato suo marito.
Maria Antonia Sperduto: Certo.
Avvocato Filastò: Chi?
Maria Antonia Sperduto: Andreaccio Antonio, Vanni e… Allora, Andreaccio Antonio, Vanni e, coso… e Pacciani.
Avvocato Filastò: Andreaccio Antonio, Vanni e Pacciani picchiarono suo marito. Una volta, due volte, più volte?
Maria Antonia Sperduto: Quasi spesso.
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Spesso.
Avvocato Filastò: Spesso?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Che vuol dire… Intanto, in che epoca, signora?
Maria Antonia Sperduto: Beh, ora… preciso ora, che posso dire? Non è che proprio preciso, ma…
Avvocato Filastò: Come?
Maria Antonia Sperduto: Ora preciso non è che mi ricordo proprio preciso i giorni, i momenti. Ora… Proprio questo no.
Avvocato Filastò: Non se lo ricorda. Ma signora, rispetto al ’74.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Un po’ dopo, un po’ prima?
Maria Antonia Sperduto: Un po’ prima… poi dopo…
Avvocato Filastò: Insomma, in quell’epoca lì? Intorno…
Maria Antonia Sperduto: Sì, quell’epoca lì.
Avvocato Filastò: Quell’epoca lì.
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Avvocato Filastò: Lei stava a Faltignano o in via Chiantigiana quando picchiavano suo marito?
Maria Antonia Sperduto: No, via Chiantigiana allora.
Avvocato Filastò: Ah. Stava ancora in via Chiantigiana.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Come mai quando le hanno chiesto, il giorno 24 maggio ’94, pagina 37-38 del verbale, le hanno chiesto: “Vanni aveva minacciato suo marito?” Ha risposto: “No”“Hanno mai allora, anziché minacciato, litigato suo marito, il Vanni e il Pacciani?” Domanda precisa, se avevano litigato. Lei rispose: “Mio marito col Pacciani?” “Prego”. “Non mi ricordo”. “Lo ricorda?” “No”.
P.M.: Glielo contesti. Gli viene contestato subito dopo.
Avvocato Filastò: Glielo contesto, certo.
P.M.: E la signora dice: “Ah, sì”.
Avvocato Filastò: “Ah, sì”.
P.M.: Avvocato, o lo leggiamo per intero.
Avvocato Filastò: Sì, ma mi faccia finire.
P.M.: Eh, no, insomma… va be’.
Avvocato Filastò: Sì, glielo contesto.
P.M.: Meno male, sono arrivato in tempo.
Avvocato Filastò: Le contestazioni… certo, ci sono sì.
P.M.: E allora non si può dire che non l’ha detto.
Avvocato Filastò: “Era amico di Pacciani Pietro e spesso li ho visti litigare loro due insieme contro mio marito Renato”. E lei risponde: “Ah, sì”. Loro due insieme. Cioè a dire, Pacciani e non…
Maria Antonia Sperduto: No, no, ma questa…
Avvocato Filastò: Quindi, questa è una doppia che ci rimette il Pubblico Ministero.
Maria Antonia Sperduto: … che l’ho visto…
Avvocato Filastò: Questa è una doppia contestazione.
Maria Antonia Sperduto: Scusi…
Avvocato Filastò: No, finisco. Faccio una doppia contestazione…
Maria Antonia Sperduto: Perché…
Avvocato Filastò: Perché lei ha dichiarato: prima, di non ricordarsi.
Maria Antonia Sperduto: Sì…
Avvocato Filastò: Poi, su contestazione, lei gli è stato contestato una dichiarazione in cui lei diceva…
Presidente: Ci vuol pazienza, su. Eh, andiamo…
P.M.: Sì, Presidente, sta dicendo cose non vere.
Presidente: E va bene, ora sentiamo cosa dice la signora. Non si preoccupi. Ora, la signora ci risponderà.
Avvocato Filastò: Prima di accusarmi di dire cose non vere, che è una cosa…
P.M.: “Li ho visti litigare loro due insieme contro mio marito Renato”, questa è la contestazione, avvocato.
Avvocato Filastò: Sì…
P.M.: Pagina 38: “Loro due insieme contro mio marito”. La signora dice…
Avvocato Filastò: Andreaccio e… Andreaccio e…
Maria Antonia Sperduto: Andreaccio, Pacciano…
Avvocato Filastò: Capito? Vanni, no.
Maria Antonia Sperduto: …e Vanni. Vanni, l’ho visto passare di… cioè, qualcuno è passato fuori, non ho visto bene…
Avvocato Filastò: “A tale proposito posso riferire…”
Maria Antonia Sperduto: Non l’ho visto per bene.
Avvocato Filastò: Posso leggere? Perché sennò mi si accusa di dire cose non vere. “A tale proposito posso riferire che, tale Andreaccio era amico di Pacciani Pietro e spesso li ho visti litigare loro due insieme contro mio marito Renato.” Io cosa capisco da questo? Che a litigare contro il marito Renato, erano questo fantomatico Andreaccio – che prima o poi andrà sentito, fra parentesi, se è sempre vivo, vero – e il Pacciani contro Renato. Ma Vanni, no.
P.M.: Va be’, il verbale è lì, Presidente.
Avvocato Filastò: Il verbale è qui, certo, è qui, lo sto leggendo. È qui.
P.M.: L’intero, eh. Va letto tutto.
Avvocato Filastò: E io le chiedo: come mai, in questa occasione, di Vanni non ne ha parlato? Benché gli fosse stata fatta una domanda precisa.
Presidente: Signora, ma questo Andreaccio, chi è?
Maria Antonia Sperduto: È… è… per disgrazia è il marito della mi’ poera sorella, della mi’ sorella, poerina. Che ha sofferto tanto anche lei…
Presidente: È il marito di sua sorella…?
Maria Antonia Sperduto: Il marito della mi’ sorella, poera figliola.
Presidente: La sorella come si chiama?
Maria Antonia Sperduto: Sperduto Caterina.
Presidente: E infatti suo figliolo parlò dello zio.
Maria Antonia Sperduto: Sì, io…
Presidente: Parlò dello zio. Ecco, volevamo sapere esattamente come stava il rapporto di parentela, tutto qui.
Maria Antonia Sperduto: Lo chiama zio.
Presidente: Bene. Suo figlio Luciano, vero?
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: Bene. Prego.

Avvocato Filastò: Non ho capito bene, signora, lei ha detto di aver riconosciuto… io non ho sentito bene. Lei ha riconosciuto quella fotografia di quel signore con la barba? Lei ha parlato di un signore con la barba, no?
Maria Antonia Sperduto: Bah, l’ho visto. Ho detto anche, l’ho detto anche, che io l’avrò visto così, ma non mi ricordo se…
Presidente: È un volto noto, così, però non ha saputo dire nulla.
Maria Antonia Sperduto: No. Naturalmente posso…
Avvocato Filastò: Che sappia lei, questo signore, ha avuto a che fare con la sua povera figliola?
Maria Antonia Sperduto: Ma io non so… non so niente. Proprio niente.
Avvocato Filastò: Signora, sempre interrogata – anche per sfatare qui una certa atmosfera. Questo, lo dico per la Corte, non per la signora – lei ha un figliolo, vero?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Come si chiama?
Maria Antonia Sperduto: Luciano Malatesta.
Avvocato Filastò: Luciano Malatesta. Questo signor Luciano Malatesta venne sentito nel processo Pacciani.
P.M.: Anche in questo.
Avvocato Filastò: Non c’ero io quando è stato sentito in questo processo.
Presidente: È stato sentito anche qui.
Avvocato Filastò: Va be’. Posso andare avanti? La domanda. E lui ci ha riferito certe cose che riguardavano suo marito. Ora, la domanda è questa qui: lei sa com’è morto suo marito.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Com’è morto? Impiccato, vero?
Maria Antonia Sperduto: Lo hanno impiccato.
Avvocato Filastò: L’hanno impiccato? Lei dice l’hanno impiccato. Senta, signora, però suo marito, prima di morire, beveva molto?
Maria Antonia Sperduto: Beh, certo, lo portava a ‘mbriaca’.
Avvocato Filastò: Lo portavano…?
Maria Antonia Sperduto: A umbriacare.
Avvocato Filastò: Eh, lo portavano a ubriacare. Ma era anche… depresso?
Maria Antonia Sperduto: Chi?
Avvocato Filastò: Suo marito. Insomma, stava male, si lamentava…
Maria Antonia Sperduto: No, eh, è stato malato perché…
Presidente: Come, signora?
Maria Antonia Sperduto: È stato molto male. Tutti siamo stati male. Come sarà stato?
Avvocato Filastò: Senta, signora, in questa casa chi abitavate? La casa di via Chiantigiana.
Maria Antonia Sperduto: E… Cencini…
Avvocato Filastò: Chi?
Maria Antonia Sperduto: Cencini.
Avvocato Filastò: No, no, che Cencini. Volevo sapere quanti eravate a abitare nella casa…
Maria Antonia Sperduto: Due famiglie sole.
Avvocato Filastò: Due famiglie.
Maria Antonia Sperduto: Sì. In via Chiantigiana, sì.
Avvocato Filastò: Quindi, la sua era composta da lei, da suo marito e da quanti figlioli?
Maria Antonia Sperduto: Chi? Mi’ marito… io… sono tre figlioli, no?
Presidente: Laura, la Milva e Luciano.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì.
Avvocato Filastò: Benissimo. E più c’era un’altra famiglia.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Cencini.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Avvocato Filastò: Sì? Dica di sì o no, signora. Abbia pazienza.
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì, sì.
Avvocato Filastò: Perché queste son cose… vero, su queste, non è che si può…
Maria Antonia Sperduto: Ma ho detto di sì, però.
Avvocato Filastò: Sì. E com’era composta la famiglia Cencini?
P.M.: Cencin.
Avvocato Filastò: Cencin.
Maria Antonia Sperduto: Cencini.
Avvocato Filastò: Sì, Cencini.
Maria Antonia Sperduto: E…
Presidente: Lui come si chiamava? Cencin padre? Cencin, insomma, il capofamiglia, Cencin.
Maria Antonia Sperduto: Lui si chiama Angiolino.
Presidente: Angiolino. La moglie?
Maria Antonia Sperduto: La moglie si chiama Adriana.
Presidente: Adriana.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: E c’erano figli?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Come si chiamavano?
Maria Antonia Sperduto: Alessandro e Beatrice.
Presidente: Alessandro e Beatrice. C’erano nonni?
Maria Antonia Sperduto: Il nonno, sì, quando…
Presidente: Ma abitava con lui? Con…
Maria Antonia Sperduto: No, il nonno si chiam…
Presidente: No, no, la famiglia, se c’erano nella famiglia i nonni, per caso.
Maria Antonia Sperduto: I nonni? Beh, sì, quando è nata Beatrice e Alessandro, sì. Poi, dopo, morirono.
Presidente: Va bene. Eccoli qua.
P.M.: Se è utile, lo sappiamo.
Avvocato Filastò: E tutte queste persone, signora, stavate… com’era composta la casa? Di quante stanze? Quelle usate da lei, dalla sua famiglia; e quelle usate dai Cencin.
P.M.: Presidente, io non ho nessuna opposizione, proprio formale. Però mi si spieghi a cosa serve.
Avvocato Filastò: Glielo dico subito, Pubblico Ministero. La signora…
P.M.: No, tenendo presente le stesse imputazioni, eh?
Avvocato Filastò: No, no, no, tenendo presente quello che ha detto la signora. Che ha, secondo l’accusa, riferimento con le imputazioni. Non so in che modo, ma evidentemente se gli è stato chiesto l’episodio, la signora ha riferito, qualche importanza ce l’avrà. La signora ha riferito di essere stata prelevata da questa casa, di peso da Pacciani, trascinata giù per le scale, infilata in una automobile 500 e portata agli Scopeti. Io cercavo di stabilire…
Presidente: Non ha detto, trascinata per le scale e presa… Ha detto, l’hanno fatta salire forza in macchina. Però non so, se lo vuole spiegare a lei, ora.
Avvocato Filastò: No, no, Presidente… No, no, l’ha detto proprio così…
Maria Antonia Sperduto: Io ho detto che sono stata presa per forza e poi mi ha messo in una 500.
Presidente: Dove, dove per forza? Dove?
Maria Antonia Sperduto: Ma da ca…
Presidente: A casa.
Maria Antonia Sperduto: Io ero in casa.
Presidente: A casa.
Maria Antonia Sperduto: Eh, ero in casa.
Presidente: E allora cosa ha fatto quando… “Per forza”, cosa intende?
Maria Antonia Sperduto: M’ha preso in collo… con…
Avvocato Filastò: L’ha presa in collo…
Presidente: L’ha presa in collo e l’ha portata in macchina.
Maria Antonia Sperduto: E m’ha portato, m’ha portato nella macchina per forza…
Avvocato Filastò: E l’ha portata nell’automobile.
Maria Antonia Sperduto: Questo, è.
Avvocato Filastò: Allora io volevo sapere, volevo appurare quante persone abitavano in questa casa e cosa facevano queste persone. Se c’erano, se erano presenti tutti questi bambini anche. Se non sbaglio, la povera… no, la povera, la Laura aveva cinque anni, all’epoca, no, signora?
Maria Antonia Sperduto: Quande…
Avvocato Filastò: Quando è successo questo fattaccio che Pacciani l’ha presa di peso e l’ha buttata nella 500, la Laura aveva cinque anni?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: È vero? La Milva, quanti anni aveva?
Maria Antonia Sperduto: Eh… la Milva è nata nel ’62, 1962, settan… nove anni, perché… non mi ricordo. Ora… nel ’62.
Avvocato Filastò: Insomma, aveva pochi anni, via. Diciamo, aveva… ’74…
Presidente: La Laura, invece, quando è nata nel ’71?
Maria Antonia Sperduto: Eh.
Presidente: Quindi…
Avvocato Filastò: Ora, io comunque, la domanda era questa qui: quante stanze sono questa casa? Comprese tutte; quelle abitate da lei e quella abitate dai Cencin.
Maria Antonia Sperduto: Ma io, quella dei Cencin, non… non lo s… Stanze, tipo come, scendendo le scale…
Avvocato Filastò: Lei abitava al piano terreno, o al piano di sopra, signora?
Maria Antonia Sperduto: No, no, noi ci s’aveva le scale di fuori… era a pianterreno.
Avvocato Filastò: Lei abitava a pianterreno?
Maria Antonia Sperduto: Sì, sì…
Avvocato Filastò: E i Cencin abitavano al piano di sopra?
Maria Antonia Sperduto: Sì. Avevano le scale da dentro… Ora, come si può dire?
Avvocato Filastò: Come si può dire. Lo dice, signora, se erano tre stanze, quattro, cinque, sei…
Maria Antonia Sperduto: Io n’avevo cinque.
Avvocato Filastò: …se era un palazzo di dieci.. Eh?
Maria Antonia Sperduto: Io n’avevo cinque.
Avvocato Filastò: Lei ne aveva cinque.
Maria Antonia Sperduto: E poi tre stanze della colombaia.
Avvocato Filastò: Compresa la cucina, bagno, tutto.
Maria Antonia Sperduto: Sì, ma erano grandi le stanze.
Avvocato Filastò: Sì. E le chiedo questo: in questo frangente, mentre Pacciani la portava fuori, queste persone dov’erano? I Cencin, i suoi figlioli, il su’ marito…
Maria Antonia Sperduto: Un lo so se me…
Avvocato Filastò: Eh?
Maria Antonia Sperduto: E… io, preciso, non mi ricordo.
Avvocato Filastò: Non se lo ricorda. Ma c’erano, erano andati via?
Maria Antonia Sperduto: No, non erano andati via. Erano lì.
Avvocato Filastò: Eran lì.
Presidente: Ma ne ha visto qualcuno lei, di queste persone?
Maria Antonia Sperduto: Non ho ricordanza. Per la verità non ho ricordanza. Se mi hanno visto, non mi hanno visto.
Presidente: Lei non ha visto nessuno. Mentre veniva portata da casa nella macchina, caricata nella macchina, ha visto qualche persona lì, vicino, dei Cencin o…
Maria Antonia Sperduto: Beh, pure che mi hanno visto, non è che nessuno ha detto niente. Cioè…
Presidente: No, lei, lei. Le ha viste queste persone, o no?
Maria Antonia Sperduto: Queste persone?
Presidente: Eh.
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Presidente: Li ha visti? E chi ha visto?
Maria Antonia Sperduto: C’era… Cencin… eh, ora…
Presidente: C’era la moglie di quel signore?
Maria Antonia Sperduto: A volte c’era…
Presidente: C’era la Beatrice? Chi c’era…
Maria Antonia Sperduto: C’era…
P.M.: Stava dicendo “a volte”, Presidente. Forse…
Presidente: Come?
Maria Antonia Sperduto: A volte c’era…
P.M.: Sta dicendo, a volte c’erano.
Maria Antonia Sperduto: A volte c’erano.
Presidente: No, no. No a volte. Noi vogliamo sapere quando Pacciani – dice lei – è venuto a casa sua, l’ha presa in collo, come posso dire, e l’ha trasportata in macchina.
Maria Antonia Sperduto: Uhm, uhm.
Presidente: Ecco, in questa fase qui, c’era qualcuno dei Cencin, o no?
Maria Antonia Sperduto: A dire la verità non mi ricordo.
Presidente: Lei non ha visto nessuno, o li ha visti?
Maria Antonia Sperduto: Io, se… Non ho ricordanza, ero tutta scossa, non posso ricordarmi.
Presidente: Bene. Prego.
Avvocato Filastò: Un’ultima domanda. A suo marito le era mai capitato di manifestare, di avere, di dire: “mi ammazzo, mi voglio suicidare”?
Maria Antonia Sperduto: Sì.
Avvocato Filastò: Sì. Non ho nessun’altra domanda.
Presidente: Prego. Signora, può andare. Grazie. Beva un’altra po’ d’acqua prima di andar via. Prenda un’altra po’ d’acqua, così si rimette a posto. Ecco, faccia venire… Cambiamo argomento, il…
Avvocato Filastò: Presidente, potremo fare una pausa? Cinque minuti…
Presidente: Ah, va bene. Dieci minuti di pausa.
Avvocato Filastò: Grazie.

Presidente: Lei è Vanni Paolo?
Paolo Vanni: Sì.
Presidente: Già qualificato in atti. Già sentito l’altra volta, vero?
Paolo Vanni: Sì, sì.
Presidente: Lei vuol deporre, o no?
Paolo Vanni: Come?
Presidente: L’altra volta l’abbiamo interrogato, esaminato su alcune circostanze.
Paolo Vanni: Sì, sì, va bene, va bene.
Presidente: Lei vuole deporre anche oggi, vero?
Paolo Vanni: Sì, sì.
Presidente: Lei, come nipote del Vanni Mario… Senta, le volevo fare solamente una… Lei, l’altra volta, parlò dei suoi rapporti di amicizia che aveva con l’avvocato Corsi.
Paolo Vanni: Sì, certo.
Presidente: Presente qui in aula.
Paolo Vanni: Certo.
Presidente: Bene. Ecco, lei dice che ha avuto un colloquio telefonico con questo avvocato.
Paolo Vanni: Sì.
Presidente: E parlaste dello zio – lo zio sarebbe Mario – lo zio Mario…
Paolo Vanni: Sì.
Presidente: …e lui le avrebbe detto: ‘mah, l’è messo un po’ malino’, una frase di questo genere. Lo disse lei l’altra volta.
Paolo Vanni: Magari perché gliel’ho chiesto io, sì.
Presidente: Ecco. Voglio sapere: ma quando avvenne questo colloquio, suo zio era in carcere, o non era in carcere?
Paolo Vanni: Io non lo ricordo bene, però mi sembra… mi sembra che era già stato arrestato. Perché…
Presidente: Era già stato arrestato, o era indagato? Cioè, diciamo un po’…
Paolo Vanni: A me pare che sia stato dopo che… che era già stato arrestato.
Presidente: Dopo che era già stato arrestato.
Paolo Vanni: Sì, sì, che io ero un po’ arrabbiato per certe cose.
Presidente: Lei? Perché arrabbiato?
Paolo Vanni: Sì, ero arrabbiato perché avevo fatto— Ora no so, a me pare che sia stato dopo questo… Ero arrabbiato perché…
Presidente: Suo zio quando è stato arrestato?
Paolo Vanni: …cercavo… Mio zio quando è stato arrestato? Ma non lo so. Circa due anni fa, non so. Più o meno.
Presidente: E quindi, questo episodio, sarebbe avvenuto quando? Questa telefonata, i discorsi che avrebbe fatto…
Paolo Vanni: Dopo, perché qualcosa che mi dà spunto nel ricordo…
Presidente: Sì.
Paolo Vanni: …è che io ero un po’ arrabbiato con l’avvocato Pepi, perché due volte sono andato a cercare lo zio, prima a Prato e poi a Pisa, così, cioè, non doveva… Doveva dire: ‘guarda, non puoi entrare…’, insomma, praticamente sono andato due volte, una volta con tutti i bagagli, la prima volta a Prato. E la seconda così, a Pisa, per andare a trovarlo. E, cioè, quando non è possibile…
Presidente: E non lo hanno fatto entrare.
Paolo Vanni: …lo doveva sapere che non era possibile che io accedessi al carcere. Sono andato laggiù facendo delle figure, un po’…
Presidente: Cioè, questo vuol dire, che lei ha avuto questo colloquio con l’avvocato Corsi, dopo che era stato a Prato e a Pisa.
Paolo Vanni: Mi pare, mi pare.
Presidente: “Mi pare” lo deve dire lei.
Paolo Vanni: Eh, lo devo dire… A me sembra dopo, in riguardo a questo avvenimento qui. Che io cercavo un’altra persona per mio zio che lo difendesse in un modo magari…
Presidente: E lei con l’avvocato Pepi, ci parlò?
Paolo Vanni: No, ci sono andato una volta… Sì, esatto, la volta che avevo i bagagli per portare a Prato, cioè, i bagagli, gli indumenti di mio zio.
Presidente: Sì.
Paolo Vanni: Andai a sentire dove dovevo andare.
Presidente: Dove portarlo.
Paolo Vanni: Eh, quello.
Presidente: E lui gli disse che ci voleva il permesso, gli disse…
Paolo Vanni: No, no, andai così, con questa valigetta con gli indumenti; andai laggiù, ci persi tutto il pomeriggio, fui deriso al massimo. E… niente, tornai a casa.
Presidente: Senta, e invece quella lettera di cui parlò suo zio, che aveva ricevuto dal Pacciani, eccetera, a che epoca la può collocare, così, grossomodo?
Paolo Vanni: È molto difficile questo. Io… non lo ricordo. Certamente ci saranno delle cose che lo ricordano, perché io proprio non lo ricordo.
Presidente: Ci sono tante persone che hanno parlato di questa lettera, eh.
Paolo Vanni: Come?
Presidente: Ci sono parecchie altre persone…
Paolo Vanni: Sì. Ma io non…
Presidente: No, io volevo sapere per lei, a lei.
Paolo Vanni: Eh, non lo so.
Presidente: Ciò che risulta a lei.
Paolo Vanni: Cioè, sicuramente me n’ha parlato nel momento che…. dopo poco che le è arrivata. Cioè… però io non so che periodo fosse, non lo ricordo, non lo posso rico…
Presidente: Senta, rispetto a quando andò a Prato e andò a Pisa per trovare suo zio, e poi non fece nulla, ecco, questa lettera era molto più giù nel tempo…
Paolo Vanni: Sì sì, sì, molto più…
Presidente: Qualche anno prima, due anni prima, tre anni prima…
Paolo Vanni: Sì, sì, diversi anni prima.
Presidente: Diversi anni prima.
Paolo Vanni: Eh, sì, sì, sì.
Presidente: Diversi anni prima.
Paolo Vanni: Si parla di diversi anni prima.
Presidente: Bene. Io non ho altre domande al teste.
P.M.: Nessuna il P.M. Grazie.
Presidente: Le altre parti?
Avvocato Zanobini: Sì, Presidente. Mi pare di aver capito che il teste ha detto, nel riferire che questo colloquio sarebbe avvenuto dopo che il Vanni era in carcere, che ha preso spunto per ricordarlo dal fatto che era arrabbiato con l’avvocato Pepi. Domando…
Presidente: Sì, sì questo l’ha detto, lo ha detto.
Avvocato Zanobini: Sì, sì, infatti. Domando: prende spunto da questo fatto perché forse ricorda che, di questo parlò con l’avvocato Corsi, o no?
Paolo Vanni: Sì, prendo spunto da questo, che ho parlato con l’avvocato Corsi.
Avvocato Zanobini: Ecco, in che termini? Se lo ricorda?
Paolo Vanni: In che tempi?
Avvocato Zanobini: In che termini.
Paolo Vanni: Mah nei termini…
Avvocato Zanobini: Si lamentò, gli chiese qualche consiglio…
Paolo Vanni: Nei termini di chiedere consiglio per un legale, magari, un po’ più efficace. Cioè, che non mi mandasse a far le giratine. E chiesi consiglio e chiesi mio zio, insomma, com’era la cosa. Perché non riuscivo io a capire questo arresto. Di conseguenza, gli domandavo come mai, perché, queste cose qui. Però, io non lo ricordo bene. Non ho questa memoria. Un anno dopo che è deceduta mia madre, ho sbagliato l’epitaffio, sicché, non… la memoria è tutta qua.
Avvocato Zanobini: E quindi lei…
Paolo Vanni: E’ una cosa…
Avvocato Zanobini: Lei ricorda che, in questa circostanza, gli chiese com’era messo suo zio.
Paolo Vanni: Sì.
Avvocato Zanobini: Ho capito bene?
Paolo Vanni: Certo, certamente, sicuramente.
Avvocato Zanobini: Ecco. Ed è in questa circostanza che lui gli dette una qualche risposta.
Paolo Vanni: Sì, penso di sì. Perché non mi ricordo che risposte… non me lo ricordo. Non mi ricordo le risposte.
Presidente: Bene.
Avvocato Zanobini: Ha avuto anche altri colloqui con l’avvocato Corsi dopo che il Vanni era stato arrestato? Se lo ricorda? Lo ha incontrato altre volte in paese, ci ha parlato…
Paolo Vanni: No, no, non l’ho rivisto. Non l’ho rivi… A me pare di non l’aver rivisto da tanto tempo, fino ad oggi.
Avvocato Zanobini: Bene, Presidente, non ho altre domande.
Presidente: Senta, un’altra domanda: lei con l’avvocato Corsi ha parlato di suo zio in altre occasioni, altre volte…
Paolo Vanni: Scusi, come? Come?
Presidente: Con l’avvocato Corsi…
Paolo Vanni: Sì.
Presidente: …aveva parlato altre volte di suo zio?
Paolo Vanni: In precedenza?
Presidente: In precedenza.
Paolo Vanni: Mah…
Presidente: Del più e del meno, qualche… Insomma, si è interessato di suo zio con l’avvocato Corsi?
Paolo Vanni: Mah, qualche volta può essere capitato di… Ma non domandare o chiedere, per… precisamente per il fatto. Può essere avvenuto un colloquio nel quale c’era entrato di mezzo anche mio zio. Ma non riferimenti particolari per chiedere, o per fare.
Presidente: Prego, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Presidente, volevo fare un paio di domande al teste, con riferimento ad una istanza che poi presenterò alla Corte. Le è mai capitato, signor Vanni, che suo zio sia stato trovato sulla porta di casa, abbandonato, completamente ubriaco?
Paolo Vanni: Mah, non proprio sulla porta. Qualche episodio… credo. Io lo dico non perché l’ho visto coi miei occhi, però per sentito dire. Alle volte, nel piazzone, ha passato la notte… Cioè, nel piazzóne, la piazza grande.
Presidente: La piazza di San Casciano, sì.
Paolo Vanni: Di San Casciano, che ci sono i giardini. Alle volte s’è risvegliato lì la mattina, insomma. Un fatto… questo, lo so. Una volta, certamente. Qualche altra volta si perso magari, non so, in un altro posto. Una volta al Ponte Rotto, mi sembra sia rimasto, sempre una località lì vicino San Casciano.
Avvocato Filastò: Praticamente ha perso l’orientamento. Non trovando la strada per tornare a casa, diciamo meglio. Che era completamente sbronzo..
Paolo Vanni: Penso sia quello il motivo, sì.
Avvocato Filastò: Senta, per quello che conosce lei, suo zio è una persona che ci sta con la testa, è in grado di capire le cose, da quando lo conosce, rendersi conto delle situazioni, sostenere una conversazione…
Paolo Vanni: Sostenere una conversazione, no. Magari, intendere le cose, sì. Cioè, se le dice: ‘vai, prendimi, fammi un piacere’, te lo fa volentieri. Però, conversazioni lunghe non riesce a farle. Cioè, né lunghe e né… Lui parla pochissimo, Cioè, non si esprime. Di conseguenza, è difficile avere un…
Avvocato Filastò: Ho capito.
Paolo Vanni: Insomma…
Avvocato Filastò: Senta, ha sempre fatto il postino?
Paolo Vanni: No, prima non so che faceva. Prima… non so se portava i pacchi… Insomma, sempre roba riguardo alla Posta, mi pare. Mi pare, non sono certo.
Avvocato Filastò: Senta, ma nei confronti, nei rapporti con gli altri, è una persona attiva, una persona che prende iniziative, oppure una persona che… insomma, sta a quello che gli capita?
Paolo Vanni: Mah, io direi iniziative con me no; con gli altri, non lo so. Con me iniziative… Cioè, non… Può aver chiesto qualche volta, tanti anni fa, una ventina di anni fa o anche… di andare in un posto, se lo accompagnavo, così… Niente, fine lì.
Avvocato Filastò: La ragione per cui non guida la macchina: è perché insomma non ce la fa?
Paolo Vanni: No, non guidava nemmeno la Vespa. Non riesce a capire, prima, seconda, frizione, freno… Freno sì, forse. Perché… Ma insomma, non riesce a capire il moto della vespa o di un mezzo meccanico. 0 della macchina… Non si rende conto, ecco. Magari lui viaggia in prima a 40 chilometri, o in quarta. È lo stesso, ecco.
Avvocato Filastò: Con la Vespa, questo?
Paolo Vanni: Con la Vespa. Con la macchina…
Avvocato Filastò: Con la macchina… Non ho altre domande.
Presidente: Può andare. Grazie.
P.M.: Presidente, chiedo scusa.
Presidente: Ah.
P.M.: Chiedo, a questo plinto, di fare qualche domanda, dopo le domande del difensore.
Presidente: Sì, sì.
P.M.: Scusi, però lei sa che guidava la Vespa.
Paolo Vanni: Sì, sì.
P.M.: Aveva la patente per la Vespa.
Paolo Vanni: Penso di sì.
P.M.: Qualcuno gliel’ha data.
Paolo Vanni: Sì, sì, sì.
P.M.: Ecco…
Paolo Vanni: Riusciva a guidarla, ma…
P.M.: Ecco. Quindi lei, quando dice ‘non guidava la vespa’, cosa intende dire?
Paolo Vanni: No, non guidava. Cioè, non riusciva…
P.M.: Non la guidava bene.
Paolo Vanni: …a intuire l’azione meccanica. Cioè, come si può guidare un mezzo. Poi…
P.M.: Scusi, ma con questa Vespa…
Paolo Vanni: …riuscire, viaggiava. Con la Vespa faceva il servizio.
P.M.: Bene, bene. Senta una cosa, signor Vanni: lei ha accennato ora a due episodi, se non ho capito male, in cui suo zio avrebbe dormito fuori, si è addormentato fuori. Uno, ci ha parlato, lo hanno trovato la mattina in piazza; e una volta a Ponte Rotto, è così?
Paolo Vanni: E questo è… Cioè, io non l’ho visto coi miei occhi. L’ho sentito da lui, oppure dalla moglie, oppure da mia zia. Non ricordo. Però, il più delle volte gli capitava di far giorno…
P.M.: Ma lei sa___ Ecco. Di far giorno fuori.
Paolo Vanni: Senza rientrare a casa e…
P.M.: Ecco, signor Vanni, ma lei si rende conto che, a mia domanda, ha risposto nello scorso dibattimento: “La sera alle sei era bell’e a letto”?
Paolo Vanni: Sì, anche…
P.M.: E ora sta dicendo che gli capitava di non tornare a casa e – se non ho capito male, nessuno l’ha cercato.
Paolo Vanni: Ma alle volte, alle volte, poteva esser capitato.
P.M.: Sì, ho capito. Guardi, ma io glielo contesto, eh.
Paolo Vanni: Sì, sì.
P.M.: Signor Vanni, perché qui bisogna dire la verità. O la sera non tornava a casa e lo trovavano la mattina, è un conto. Io ne prendo atto oggi. Lei, nello scorso dibattimento, a mia domanda precisa, ha detto: “Il più dei giorni la sera alle sei era bell’e a letto. La…”
Avvocato Filastò: Il più dei giorni.
P.M.: Mi lasci finire. Io gli chiedevo a che ora entrava la sera, era una domanda ben precisa. E lei dice ora: ‘guardi, un paio di volte un si sa nemmeno… ha dormito fuori e nessuno se n’è accorto’.
Paolo Vanni: Lei deve perdonare la mia ignoranza, però…
P.M.: No, non è questione di ignoranza…
Paolo Vanni: Le ho detto due episodi che io sapevo così, raccontati da lui. O prima, o dopo, antece… Io ho detto lì, ultimamente. Se lei ha…
P.M.: Sì, sì. No…
Paolo Vanni: Questo che ho ripetuto l’altra volta lì era ultimamente…
P.M.: Ho capito.
Paolo Vanni: Perché non ne poteva più negli ultimi anni.
P.M.: Bene. Io le chiedo: si ricorda… siccome lei queste cose dice ‘le ho sentite dire’, da chi ha saputo che lui ha dormito fuori perché si era, insomma, ubriacato, o quel che è. Lo ha saputo da qualcuno, lo ha saputo da lui, o dalla zia?
Paolo Vanni: Io.. .
P.M.: Si ricorda chi materialmente glielo ha detto?
Paolo Vanni: Non si esce: dalla zia o da lui.
P.M.: Ecco. Questa zia, cioè la moglie del Vanni, quando…
Paolo Vanni: No, da mia zia.
P.M.: Cioè, la sorella.
Paolo Vanni: Sì.
P.M.: Ecco. Il fatto che non tornava a casa, avvertivano i Carabinieri, avvertivano qualcuno, o era diventato una cosa un po’ naturale? Perché, di questi fatti che lo ritrovavano la mattina, lo sentiamo dire da lei oggi.
Paolo Vanni: Io, questo…
P.M.: E, capisce..
Paolo Vanni: Io, questo, non lo so.
P.M.: Non lo sa. se era stato…
Paolo Vanni: Non credo, però.
P.M.: Ne era stata denunciata la sparizione?
Paolo Vanni: No, no.
P.M.: No, era così…
Paolo Vanni: Assolutamente.
P.M.: Bene. Non ho altre domande. Grazie.
Paolo Vanni: Mi dispiace, ma non…
Presidente: Prego. Può andare, grazie.
Paolo Vanni: Grazie, buongiorno.
Presidente: Venga Rontini Winnie.
P.M.: Intanto il signor Rontini…
Presidente: Intanto la signora Rontini, sì.
Avvocato Pellegrini: Signor Presidente, approfitto… Avvocato Pellegrini.
Presidente: Sì.
Avvocato Pellegrini: Per segnalare che la signora Rontini non è venuta. E, se fosse possibile, gradirebbe non venire neanche una seconda volta, se la Corte può rinunciare alla sua audizione, perché è molto scossa, molto giù di nervi, in questo momento, e ritornare continuamente in questi locali e su queste cose la disturba moltissimo. Io quindi rappresento questa situazione, sia per giustificarla sia per spiegare che se quello che dichiarerà Rontini fosse ritenuto sufficiente sarebbe, direi, quasi una cortesia personale nei confronti de…
Presidente: No, va be’, prendiamo atto di queste dichiarazioni, di questa situazione, vediamo il signor Rontini che cosa ci dice.
Avvocato Pellegrini:La ringrazio.
Presidente: Bene. Signor Rontini…
Renzo Rontini: Mi dica.
Presidente: …lei ha già deposto l’altra volta.
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: Sotto il vincolo dell’impegno di dire la verità, eccetera.
Renzo Rontini: Sì, sì.
Presidente: Noi volevamo sapere questo… cioè, un po’ di cose sono dette, l’ha dette più che altro sua moglie.
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: Ha parlato degli orari che faceva questa ragazza, sua figlia, la Pia, venne assunta il primo luglio mi pare, no?
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: Fino al 29 luglio, eccetera. Faceva riposo settimanale il martedì, la Pia. Se lo ricorda lei o no?
Renzo Rontini: Il lunedì di solito il bar fa chiusura.
Presidente: Il lunedì era il… chiuso il bar.
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: Ma questa ragazza aveva anche un riposo settimanale suo, indipendentemente dalla chiusura del bar.
Renzo Rontini: No, lì al bar lei lavorava quasi sempre il pomeriggio e a volte anche tardi la sera. E gli orari…
Presidente: Allora aspetti, andiamo per ordine. Allora, che orario faceva questa ragazza, quand’è che lavorava di solito?
Renzo Rontini: Lei è stata venticinque giorni lì a questo bar.
Presidente: Venticinque giorni. Ecco, in questi venticinque giorni, lavorava la sera dopo cena, prima di cena, il pomeriggio…
Renzo Rontini: Lavorava a volte nel pomeriggio, a volte la mattina o anche la sera dopo cena. E quando lavorava la sera dopo cena c’ero sempre io fuori…
Presidente: A prenderla, questo l’aveva de…
Renzo Rontini: …a prenderla… Ma sì, ma io non volevo darle fastidio…
Presidente: Sì, sì, ma questo l’ha spiegato già l’altra volta e noi abbiamo preso atto di questo. Noi volevamo sapere più o meno i ragazzi… l’orario di questa ragazza.
Renzo Rontini: Sinceramente, precisa… orari precisi, dice: entro alle otto e sorto alle quattro; non ci sono mai stati. Anche perché c’era diverse altre persone lì al bar, a volte si scambiavano i turni. Perciò non posso dire che costantemente mia figlia cominciava la mattina alle otto e finiva alle quattro, se mancava una persona chiamavano lei.
Presidente: Cioè, lei vuol dire soltanto… ma l’orario suo qual era?
Renzo Rontini: L’orario suo era nel pomeriggio e la… o la sera dopo cena.
Presidente: Nel pomeriggio o la sera.
Renzo Rontini: O la sera.
Presidente: Allora il pomeriggio o la sera. Qualche volta ha fatto servizio anche la mattina dipend… vedendo un po’ come cambiare con qualcuno.
Renzo Rontini: Sì, sì, sì.
Presidente: Perché la Bazzi, si ricorda la Manuela lei?
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: Lei è stata presente in aula e diceva che la ragazza faceva servizio… fu lei che chiese di cambiare quel qiorno l’orario con lei, con la Pia; si ricorda?
Renzo Rontini: Questo punto è un punto interrogativo perché quel 29… per quanto riguarda la dichiarazione della Bazzi… per esempio, il 29 di luglio, quando è successo, dopo l’omicidio di Pia, fui io a accompagnare alle cinque il pomeriggio, insieme alla mamma e a mio cognato, al lavoro. E Pia ritornò a casa alle otto. Sicché erano… era una sostituzione fatta per mancanza di una delle persone.
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: Non era previsto perché aveva già lavorato la mattina.
Presidente: Senta e que… e quel giorno la ragazza fino a quando è stata in casa?
Renzo Rontini: Ecco. Mi ricordo benissimo, signor Presidente, Pia… io stavo guardando una corsa di Formula Uno.
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: Verso le quattro ho chiesto a Pia se mi andava a prendere una birra.
Presidente: Quindi, fino alle quattro è stata in casa lei.
Renzo Rontini: Anche più tardi. Pia è andata in paese, mi ha comprato una birra, si è trattenuta un pochino a casa e poi è andata a fare una giratina. Giratina – siccome doveva incominciare alle 17.00 – che sarà durata, massimo, venticinque minuti. È ritornata a casa, si è cambiata e l’abbiamo accompagnata cinque minuti prima che cominciasse il lavoro stabilito per le 17.00. Io proseguii insieme a mio cognato per Livorno, perché dovevo fare una ispezione su una nave e fui avvisato la mattina…
Presidente: Senta, e quella degli orari di pomeriggio che era libera, non libera, è successo parecchie volte, è successo qualche volta.
Renzo Rontini: Sa, nel periodo di venticinque giorni qualche volta è successo.
Presidente: Qualche volta è successo.
Renzo Rontini: Questo non glielo so dire.
Presidente: E quella di fare servizio la sera, era di regola o era più che… un periodo…
Renzo Rontini: Era quasi di regola vorrei dire.
Presidente: Quasi di regola.
Renzo Rontini: Quasi di regola, sì. (voce fuori microfono)
Presidente: Ah, sì. Il Pubblico Ministero aveva segnalato che lei era a conoscenza di una situazione a proposito di una buca che c’era lì alla piazzola di Vicchio…
Renzo Rontini: Sì. Mi perdoni, signor Presidente, voglio ripetere che quando Pia lavorava la sera ero sempre presente io fuori del bar.
Presidente: All… quando… alla chiusura.
Renzo Rontini: Fino alla chiusura, sì.
Presidente: Cioè, andava sempre lei.
Renzo Rontini: Io, dopo cena, andavo lì…
Presidente: Allora, un’altra cosa è questa: quando la… se la Pia doveva lavorare di sera e poi cambiava improvvisamente l’orario, l’avvertiva a lei? Dice: babbo non venire perché oggi lavoro di pomeriggio…
Renzo Rontini: Lo sapevo perché sa. . .
Presidente: Perché veniva di giorno.
Renzo Rontini: …veniva a mangiare.
Presidente: Veniva a mangiare. Veniva avvertito lei.
Renzo Rontini: Sempre, sì.
Presidente: Sì, sì.
Renzo Rontini: Premetto che Pia, fra l’altro, non è mai stata fuori dopo cena, non è mai stata col fidanzato a mangiare da nessuna parte, perciò faceva una vita molto sedentaria.
Presidente: Ecco, “dopo cena” che cosa vuol dire? Che non usciva lei col fidanzato la sera dopo cena?
Renzo Rontini: No. Stava a casa con la mamma.
Presidente: E quella sera perché uscì allora?
Renzo Rontini: Quella sera…
Presidente: La sera del fatto, diciamo.
Renzo Rontini: …lì è un… quella sera era tornata alle otto a casa. Lì un po’ la mamma si sente un po’ colpevole per questo, poveretta, ma…
Presidente: Insomma…
Renzo Rontini: Era stanca e fu proprio la mamma a dirle: ‘ma vai a fare una giratina poi torna, torni presto’.
Presidente: Sì, Sì.
Renzo Rontini: Fu dato l’allarme abbastanza presto perché conoscendo le usanze di Pia…
Presidente: Eh.
Renzo Rontini: …che non aveva mai fatto tardi, incominciarono a stare in pensiero. Fino a che alle undici, sia la mamma della Pia sia la mamma di Claudio si preoccuparono e andarono dai Carabinieri. La risposta fu: ‘dove andiamo a cercarla? Domani mattina alle sette’. Allora fu che incominciarono a telefonare a tutti gli ospedali, ai vigili del fuoco, alle misericordie e nessuno seppe darle una risposta esatta. A una certa ora, in paese, si formò dei gruppi di giovani che si davano ognuno… io vado in questo posto, io vado in questo posto…
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: …io vado di là. E poi si ritrovavano in piazza per sapere un po’ le…
Presidente: Per informarsi.
Renzo Rontini: E questa corsa alla ricerca di questi ragazzi durò fino alle tre la mattina, fino a che fu trovato il luogo dove erano cadaveri questi due ragazzi. A quel punto si mossero i Carabinieri. Questa è la…
Presidente: Sappiamo un po’ la storia dei Carabinieri, quindi… sì, sì.
Renzo Rontini: La storia… eh, appunto.
Presidente: Senta, volevo sapere un’altra cosa, lei abita proprio in paese a Vicchio?
Renzo Rontini: Sì, proprio in paese.
Presidente: In paese a Vicchio. Ecco, quella piazzola era frequentata anche da altre coppiette, che ha saputo lei poi dopo?
Renzo Rontini: Questo io ero completamente al buio.
Presidente: Non l’ha saputo.
Renzo Rontini: Perché questa… lì in quella zona fu fatto questa piazzola e questo viottolo che portava alla piazzola perché nel 1946 costruivano un tunnel della ferrovia. Allora usavano questa piazzola per lasciarci il materiale, per essere vicini alla ferrovia, insomma.
Presidente: Sì, sì, sì.
Renzo Rontini: E c’è questo pezzettino di strada…
Presidente: No, ma io volevo sapere, dopo che è successo il fatto o prima…
Renzo Rontini: Non ero al corrente della zona…
Presidente: Dico, ha saputo anche da altri giovani che…
Renzo Rontini: No, no, no…
Presidente: …frequentavano quell’area o no?
Renzo Rontini: …non so niente.
Presidente: Senta, e in paese c’era… se lo sa, eh…
Renzo Rontini: Sì, sì, sì, è chiaro.
Presidente: …qualche altro ragazzo, qualche altra persona che avesse una macchina tipo quella che aveva lei, la Panda celeste? O era del ragazzo?
Renzo Rontini: Era del ragazzo.
Presidente: Del ragazzo. Ci sono altre macchine dello stesso tipo in paese?
Renzo Rontini: Non credo che ce ne fosse molte, tanto più che io a casa c’è…
Presidente: No, no, ma non occorre molte, ce ne era qualche altra o no?
Renzo Rontini: Non credo.
Presidente: Cioè, in paese c’era solamente quella Panda lì. Vicchio non è che è una città grande.
Renzo Rontini: No, può darsi che…
Presidente: Quanti abitanti c’ha Vicchio?
Renzo Rontini: Mah, 5.000-6.000, mi pare.
Presidente: 5.000, e insomma vi conoscete tutti, in pratica.
Renzo Rontini: Sì, è chiaro.
Presidente: Vi conoscete tutti, quindi…
Renzo Rontini: Sì, sì.
Presidente: …tizio c’ha la macchina, quell’altro ha la macchina, cioè, c’erano altre macchine o no?
Renzo Rontini: Su questo non posso risponderle perché non lo so. Allora diciamo così, sono più tranquillo.
Presidente: Non lo sa.

Presidente: E di quel affossamento che c’era lì alla piazzola, cosa può dire lei?
Renzo Rontini: Affossamento…
Presidente: Non so, fossa, mi dica lei, non lo so.
Renzo Rontini: Allora le spiego. Io da Livorno tornai subito per vedere…
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: Arrivato lì sul posto chiesi l’intervento dei cani. Ai Carabinieri.
Presidente: Ai Carabinieri, sì.
Renzo Rontini: Mi fu risposto che un uomo come me che ho girato il mondo è assurdo far venire dei cani lì. E di quello me lo presi un po’ a male.
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: E… passo un periodo di circa un mese e mezzo, due. Che io non volli più andarci in quel posto lì, lì alla boschetta…
Presidente: Sì, sì, alla piazzola, sì.
Renzo Rontini: Però mia moglie si organizzò con delle amichette di Pia che andavano tutti i giorni a pulire, a levare dell’erbaccia perché non era certamente… per tenere un pochino pulito.
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: In uno di questi giorni dove stava pulendo, scorse una pietra, la alzò e vide che c’era una buca ben fatta, con della paglia. Lì per lì si impressionò, potendo pensare… non so, cosa può venire nella testa…
Presidente: Sì.
Renzo Rontini: E a me non mi confessò subito di questa buca che aveva visto ma me lo disse circa un mese dopo. Nel frattempo, con un’altra signora, fu tirata su questa pietra, sempre da mia moglie, però quando mi fu detto a me era ben visibile la buca fatta molto bene…
(voce fuori microfono)
Presidente: La pietra.
Renzo Rontini: La pietra copriva.
Presidente: …copriva la buca. Dica.
Renzo Rontini: Anzi, se voi avete delle fotografie sono pronto a dirvi, esattamente, anche se mi fa… dove era la buca. Se c’è le fotografie coi pali della luce, mi pare ci…
Presidente: Io… secondo me si possono vedere, dov’è la…
Renzo Rontini: Le foto del… va benissimo.
(voce fuori microfono) Tonini da una mano lei?
Presidente: Andrea, chiama Elisabetta, va’. Elisabetta?
Segr. d’udienza: Sì.
Presidente: Prenda il volume Vicchio.
Segr. d’udienza: Sì.
Presidente: Vicchio, quello… Mi dica, mi dica.
Renzo Rontini: Allora, tornai lì, non mi ricordo se mi feci accompagnare da mia moglie, mi pare ma non sono sicuro, e poi ci andai da solo e mi feci dire esattamente dove era la buca, perché nel frattempo un po’ di terra, sassi erano entrati lì dentro e era una buca di circa 40 centimetri per 25-30 – non avevo il metro in mano ma centimetro più o meno – fatta bene. Si vedeva le striature della paletta e c’era ancora della paglia. A questo punto, noi…
Presidente: E la pietra che fine aveva fatto?
Renzo Rontini: La pietra è sempre lì.
Presidente: Era sempre lì accanto alla buca.
Renzo Rontini: Anzi, la volevo perfino portare. Ho detto: che porto la pietra…
Presidente: C’è tuttora adesso la pietra?
Renzo Rontini: Sì, sì, sì.
(voce fuori microfono)
Presidente: E allora?
(voce fuori microfono)
Presidente: No, no, no, no.
(voce fuori microfono)
Presidente: Non è qui, non è qui.
(voce fuori microfono)
Presidente: Questo è gli Scopeti, questo è il Vanni, no. Quella di Vicchio, quello di Vicchio.
P.M.: Erano divisi per faldoni…
Presidente: Quelli di Vicchio, quelli di Vicchio. Sì, di Vicchio, Scopeti, Baccaiano, che so io… ecco,
(voce fuori microfono)
Presidente: No, queste sono quelle… ora non servono a nulla,
(voce fuori microfono) Questi?
Presidente: E domandiamo, domandiamo se c’è.
P.M.: Ci sono le foto di allora, Presidente.
Presidente: Sì, sì, infatti, quello stiamo facendo.
Renzo Rontini: Dove ci sono i pali della luce.
Presidente: Esatto. Lei fa riferimento ai pali della luce. Eh, mi dispiace signor Rontini, ma…
P.M.: Sennò ci sono foto di sopralluoghi successivi, Presidente, fatti con altri.
Presidente: L’unico che si vede i pali della luce è questa, però non credo che lei riesca… non sfogli le altre pagine perché sennò…
P.M.: Ci sono foto di sopralluoghi successivi a colori.
Presidente: Eh, vediamo un po’ i successivi…
P.M.: Anche più recenti se si tratta,,,
Renzo Rontini: I pali della luce dove sono?
(voce fuori microfono) Questi.
Renzo Rontini: Sono questi. La buca era qui.
(voce fuori microfono) Bene.
Renzo Rontini: La macchina… Le dispiace se vengo lì da lei o…?
Presidente: Mi dica, mi dica.
Avvocato Filastò: Presidente, si potrebbe proiettare e vedere…
Presidente: Sì, sì, ora ora, intanto voglio capire cosa dice.
P.M.: Ci sono anche foto recenti, nel caso le abbiamo… le possiamo mettere sul monitor.
Presidente: Questa è la macchina di sua figlia… di suo… del giovanotto.
Renzo Rontini: È un’automobile questa.
Presidente: Sì, sì, questa è un’automobile. Sì, questa è come fu trovata la zona allora. Questa è come venne trovata allora… allora, questa qui. Questa è un po’ da così, da… Però non abbiamo altra…
Renzo Rontini: La macchina è qui, i pali della luce sono qui…
Presidente: Eh.
Renzo Rontini: La buca era qui. Esattamente qui.
P.M.: Guardi… Prendiamo questo…
Presidente: Accanto al palo.
Renzo Rontini: Sì, fra il palo e la macchina.
P.M.: Che pagina è? Prende la pagina, Antonini, 578 quater, del sopralluogo?
Presidente: Ora la situazione è diversa, qui la situazione è diversa.
(voci sovrapposte)
Renzo Rontini: La situazione è diversa, però si vede sempre… la macchina doveva essere qui…
Presidente: Eh, lo so. Qui è…
(voci sovrapposte)
Presidente: Allora, si dà atto che viene mostrato al teste…
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: Qui la foto non c’è il numero.
(voce fuori microfono)
Presidente: Foto, foto, foto…
(voce fuori microfono)
Presidente: La foto a pagina numero 4 dell’inserto fotografico… cioè, la foto numero 4 dell’inserto fotografico a suo tempo trasmesso dalla Polizia Scientifica di Firenze. Il teste indica il punto dove sarebbe stata la buca, quasi ai piedi del palo della luce, esattamente il palo destro per chi guarda la foto. Allora, quella è la foto, avvocato Filastò.
Avvocato Filastò: Ah, sì.
Presidente: Quella è la foto.
Renzo Rontini: Questa è la foto, questa è la macchina e c’è una distanza di circa mezzo metro, forse 80 centimetri dalla macchina ai pali e la buca era qui, esattamente qui.
Presidente: No, non veda la fotografia, quella distanza che c’era allora, lei la vide la macchina allora?
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: E quindi dove era questa buca, ai piedi del palo, vicino al palo?
Renzo Rontini: Fra mezzo alla macchina e il palo, più vicina al palo che alla macchina.
Presidente: Va bene. E il palo è quello di destra o quello di sinistra?
Renzo Rontini: Quello di destra.
Presidente: Quello di destra. Bene. Può tornare a sedere, signor Va… signor Rontini. Io non ho altre domande. Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Nessuna il P.M., grazie.
Presidente: Come? Altre domande, le parti?
Avvocato: Forse voleva aggiungere…
Presidente: Ah, sì, mi dica, mi dica. Si metta a sedere.
Avvocato: Cosa successe dopo il ritrovamento della buca?
Presidente: Ah, ecco.
Renzo Rontini: Io volevo far presente che all’epoca erano i Carabinieri che indagavano e noi facemmo presente dell’esistenza di questa buca ai Carabinieri di Borgo Ognissanti, dove c’era, mi sembra, il tenente colonnello Rosati, se ben ricordo. E mi pare, non è che mi ricordi, che ci fu un sopralluogo. In un secondo tempo, nel 1990, ci fu un summit alla Tenenza dei Carabinieri di Borgo, dove erano presenti il dottor Vigna, il dottor Canessa, il dottor Perugini, il maresciallo Frillici, mi pare, e non ricordo bene se c’era anche l’avvocato Pellegrini, mi sembra, ora… mi sembra. Parlammo di varie cose e fu stato ridetto in quella occasione dell’esistenza di quella buca fatta bene con della paglia sotto. Poi noi non possiamo sindacare cosa hanno fatto i nostri indagato… investigatori.
Presidente: Senta, e sua moglie quando gli parlò della buca…
Renzo Rontini: Si.
Presidente: Parlò della buca e parlò del sasso…
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: …che loro spostarono, lei e le sue amiche spostarono, eccetera.
Renzo Rontini: Sì.
Presidente: Ecco, uno che andava sul posto e vedeva quel sasso, si accorgeva dell’esistenza della buca o no?
Renzo Rontini: Io direi di no, perché quel sasso c’era antecedentemente perciò aveva formato la sua base solida, insomma, non fu facile smuovere quel sasso.
Presidente: Va bene. Domande?
P.M.: Nessuna, Presidente.
Avvocato: Nessuna, grazie.
Presidente: Avvocato Filastò?
Avvocato Filastò: Signor Rontini, volevo sapere questo: lei quando ne parlò per la prima volta ai Carabinieri di Borgo Ognissanti, verbalizzaste questo particolare?
Renzo Rontini: No. Non mi fu chiesto, non verbalizzai perché non mi fu chiesto.
Avvocato Filastò: Certo. E nemmeno fu fatto un verbale quando ne parlò nel corso di questo summit. Oppure quando lei ne ha parlato nel corso di questo summit, cioè il dottor Vigna e gli altri…
Renzo Rontini: Di questa buca non esiste verbale firmato da noi.
Avvocato Filastò: Non esiste nessun verbale. A parte che con i Carabinieri e durante questo summit, di questa buca, di questo particolare della buca, lei ne ha parlato con qualcun altro?
Renzo Rontini: Qualche altro…
Avvocato Filastò: Persona, sì.
Renzo Rontini: Persone, può darsi che ne abbia parlato. L’esistenza della buca può darsi che con qualcheduno…
Avvocato Filastò: Certo. In particolare lei ne ha parlato con una signora che si chiama Torresani Enrica Laura?
Renzo Rontini: Torresani…
Avvocato Filastò: Che sta vicino a Milano, a Segrate.
Renzo Rontini: Non mi… non mi ricordo.
Avvocato Filastò: Allora, per ricordarglielo meglio: per caso volevo sapere se questa signora, intorno ai primi del ’90, ’93, ‘92, ha preso contatto con lei?
Renzo Rontini: Sì, ce la trovammo in giardino con suo marito…
Avvocato Filastò: Con suo marito. E questa signora diceva di essere una medium, vero?
Renzo Rontini: Sa, io non ho mai cercato…
Avvocato Filastò: Va be’, insomma, lei disse che era una medium e che aveva fatto una seduta spiritica evocando… mi scusi eh, mi dispiace di dover parlare di queste cose a lei, ma comunque è un fatto che inerisce alla genesi di una prova e quindi mi interessa. Le disse di avere fatto una seduta spiritica e di avere, diciamo così, parlato, evocato la sua povera figlia. È vero questo?
Renzo Rontini: Con me non ha mai parlato.
Avvocato Filastò: No, va be’, ma insomma questa signora disse che aveva fatto questa seduta spiritica…
Renzo Rontini: Di questa seduta fatta con me non ne ha mai parlato.
Avvocato Filastò: Non le disse questa signora che durante questa seduta lei aveva saputo che gli uccisori di sua figlia avevano nascosto le armi in una buca? È pacifico che è stato fatto l’esame, però dobbiamo pure ricavarlo da qualche parte.
P.M.: Sono state fatte… Presidente, è stata fatta una perizia conclusiva e…
Presidente: Eh, quella conclusiva, sì.
P.M.: Sarà depositata quella, compreso il verbale relativo alle dichiarazioni, l’esame dei periti in dibattimento.
Presidente: Va bene. Bene, allora venga l’altro teste.
Avvocato Filastò: Io chiedo che vengano acquisite tutte le perizie, non solo quella conclusiva, sul punto.
Presidente: Bene. Allora, chi è l’altro teste, chi è Borsi?
P.M.: Le deposito in Cancelleria, Presidente.
Presidente: Sì, sì. Borsi Gino. Pubblico Ministero, ce le ha lei le dichiarazioni che ha reso… Ah, no, sono qui.
P.M.: Le avevo… sono state acquisite dalla Corte.
Presidente: Sì, sì. Come si chiama lei?
Gino Borsi: Borsi Gino.
Presidente: Dov’è nato?
Gino Borsi: Xxxxxxx. il XX/XX/XX
Segr. d’udienza: Dove risiede?
Presidente: A Xxxxxxx
(voce fuori microfono)  
Presidente: Come?
Segr. d’udienza: Non ha gli occhiali per leggere.
Gino Borsi: Mi si sono rotti e non li ho rifatti.
Presidente: Ma non ci vede senza occhiali, eh?
Gino Borsi: No.
Presidente: Gliela legga lei un po’… gliela legga lei. Insomma, si obbliga a dire la verità e non tacere nulla di quello che è a sua conoscenza.
Gino Borsi: Lo giuro.
Presidente: Va be’, lo giura. È la stessa cosa, via, non siamo formali. Senta, signor Borsi, si ricorda l’omicidio degli Scopeti?
Gino Borsi: Sì.
Presidente: Eh. Venne scoperto quando, lunedì, mi pare, lunedì mattina.
Gino Borsi: Eh, questo non me lo ricordo. Mi ricordo del fatto, ma quando, la data…
Presidente: Lei venne sentito…
Gino Borsi: La data non me la ricordo.
Presidente: Venne sentito dai Carabinieri un paio di giorni dopo, mi pare.
Gino Borsi: Sì, sì.
Presidente: Lo abbiamo a verbale, si può dire esattamente… Il 12 venne sentito, il 12. Ecco, lei riferì una circostanza particolare.
Gino Borsi: Mah, la circostanza particolare, quei due che erano stati in quel bar.
Presidente: Eh. E chi erano questi due che erano stati in quel bar, lì?
Gino Borsi: Quelli due che sono stati uccisi. I francesi… non lo so, non mi ricordo chi erano.
Presidente: Eh, i francesi. E quando li vide lei? Lei, ci parlò lei con questi signori?
Gino Borsi: Sì. La mattina dalle nove alle dieci. Nove e mezzo, ora non mi ricordo di preciso.
Presidente: Eh, quei due francesi.
Gino Borsi: Sì.
Presidente: Come si chiamava questo locale?
Gino Borsi: Eh… Il locale Bar degli Scopeti.
Presidente: Bar degli Scopeti. Che è lì vicino?
Gino Borsi: Dove?
Presidente: È vicino alla zona dove poi successe il fatto?
Gino Borsi: Sì, è… vicino, insomma, abbastanza lontanino è successo questo fatto.
Presidente: Ho capito. Ma si chiama Scopeti, è la stessalocalità, voglio dire.
Gino Borsi: Sì, sì, proprio la stessa località.
Presidente: Ah, quello voglio dire. Va be’, non proprio vicino vicino, ma insomma, lì.
Gino Borsi: No.
Presidente: E quando avveniva questo?
Gino Borsi: Mah, quande… Io non mi ricordo le date.
Presidente: No. Lì c’è il giorno di festa, il giorno non festa… C’è…
Gino Borsi: Eh, un me lo ricordo. Se fu un giorno di festa, la domenica, un lunedì, un me lo ricordo.
Presidente: Non se lo ricorda ora, ma allora se lo ricordava?
Gino Borsi: Allora sì.
Presidente: Allora disse la verità?
Gino Borsi: Sì, senz’altro.
Presidente: Spiegò bene. E lei cosa… Gli ha fornito qualche cosa a questi ragazzi, o no?
Gino Borsi: Mah, lì chiesero la colazione, che mi ricordo.
Presidente: Ah, la colazione.
Gino Borsi: Sì. Con un panino, l’affettato, e…
Presidente: Conferma quello che a suo tempo disse al processo Pacciani.
Gino Borsi: Ma certo.
Presidente: Lei fu interrogato…
Gino Borsi: Certamente.
Presidente: Noi abbiamo la deposizione di allora, è inutile che gliela leggo. La conferma anche questa.
Gino Borsi: Confermo.
Presidente: Bene. Il Pubblico Ministero può continuare.
P.M.: Nessuna domanda. Grazie.
Presidente: Le altre parti?
(voce fuori microfono)
Avvocato Filastò: Lei presta servizio in quel bar, signor Borsi?
Gino Borsi: No, io stavo aiutando il genero. Aiutando, per i chiodi, così. Ero in pensione. Capitavo dalla figliola e il genero, capitavo lì. Gli davo una mano quando… quando c’ero.
Avvocato Filastò: Ci capitava tutti i giorni?
Gino Borsi: Mah… spesso sì; ma tutti i giorni, no.
Avvocato Filastò: Che ore erano quando fece questa cosa?
Gino Borsi: Mah, preciso… dalle nove alle dieci. Preciso un me lo ricordo.
Avvocato Filastò: Lei rammenta qual era il giorno di chiusura del bar?
Gino Borsi: Il martedì.
Avvocato Filastò: Non ho nessun’altra domanda, Presidente.
Presidente: Bene. Può andare. Grazie.
Gino Borsi: Prego.

Presidente: E l’altro come si chiama?
P.M.: Bonciani Paolo.
Presidente: Come si chiama lei?
Paolo Bonciani: Bonciani Paolo.
Segr. d’udienza: Nato?
Paolo Bonciani: Sono nato a Xxxxx, XX/XX/XX
Segr. d’udienza: Risiede?
Paolo Bonciani: Risiedo a Xxxxxx.
Segr. d’udienza: Legga questa formula.
Paolo Bonciani: “Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
Presidente: Signor Bonciani, lei era titolare della pensione Ponte agli Scopeti?
Paolo Bonciani: Sì.
Presidente: Il bar…
Paolo Bonciani: Il bar pensione, sì.
Presidente: Il bar Ponte agli Scopeti. Che sta… In che zona sta?
Paolo Bonciani: Praticamente sono circa due chilometri da Tavarnuzze. Fra parentesi, io ho gestito questo locale dal gennaio ’84 al dicembre ’85.
Presidente: Quindi, pochi mesi dopo che è avvenuto l’omicidio lì degli Scopeti ha finito, no?
Paolo Bonciani: Eh, sì. praticamente sì.
Presidente: Ecco. Senta, lei ha riferito, è stato sentito nel processo Pacciani, no?
Paolo Bonciani: Sì. Sì, sì.
Presidente: Cioè, lei parlò di questi francesi, eccetera. Conferma intanto quelle dichiarazioni che fece allora, o no?
Paolo Bonciani: Sì, sì, è evidente che confermo. !
Presidente: Ecco, cosa può dire, può ricordare oggi? Cosa ricorda oggi di quello che ha visto allora?
Paolo Bonciani: Mah, io posso ricordare solamente questo: essendo un periodo che non c’era molti stranieri, due persone che parlavano solo ed esclusivamente francese, io dovetti intervenire, perché mio suocero che collaborava, così, alla buona, aveva delle difficoltà. Io mi ricordo solo di questo. Persone molto educate, molto gentili; sono state pochissimo, hanno fatto colazione e se ne sono andate.
Presidente: Lei, allora, ha indicato anche il giorno preciso.
Paolo Bonciani: Non ricordo il giorno.
Presidente: Non lo ricorda oggi…
Paolo Bonciani: Non lo ricordo.
Presidente: Ma allora lo ricordava o no?
Paolo Bonciani: No, non è che ricordassi molto bene. Cioè, si parla di 13 anni fa. Io…
Presidente: Sì, ho capito. Però, quando lei è stato sentito dai Carabinieri il 12 di settembre…
Paolo Bonciani: Sì, sì. Addirittura i Carabinieri sono stati 48 ore come base logistica lì da noi. Di conseguenza…
Presidente: Ho capito. Allora si ricordava meglio le cose, a qualche giorno dal fatto…
Paolo Bonciani: Ma dopo 13 anni non è che mi ricordo nulla.
Presidente: No, ma io non dico di oggi, dico di allora.
Paolo Bonciani: Ah, di allora. Eh, se lo ricordo!
Presidente: No, quello volevo dire. No, no, per carità!
Paolo Bonciani: No, no, ricordo molto bene, questo.
Presidente: Sarebbe stato molto bravo veramente a ricordarlo oggi…
Paolo Bonciani: Lo ricordo molto bene, signor Giudice. Perché sono stati 48 ore. Hanno chiesto la mia collaborazione e io gliel’ho data. Perciò, praticamente, lì è stata fatta una piccola base, diciamo, per smistare quelli che erano…
Presidente: Avete fornito colazione a questi due stranieri.
Paolo Bonciani: Sì, sì. Sì, sì, senz’altro.
Presidente: Va bene.
P.M.: Nessuna domanda. Ci sono i verbali già acquisiti.
Presidente: Domande? Può andare, grazie.
Paolo Bonciani: Prego. Buongiorno.

Presidente: Abbiamo il Giuttari.
P.M.: Dottor Giuttari sì.
Presidente: Dottor Giuttari, buongiorno.
Michele Giuttari: Buongiorno.
Presidente: Si accomodi.
Michele Giuttari: Grazie.
Presidente: Sotto il vincolo dell’impegno già assunto altre volte… È già stato sentito altre due volte, mi pare, vero?
P.M.: Sì. Due volte.
Presidente: In due occasioni diverse. Ora viene sentito sugli sviluppi che ha avuto questa vicenda. Siccome si tratta di indagini in corso, Prego, la parola… L’esame lo faccio fare in via ordinaria. Va bene?
P.M.: Grazie, Presidente.
Presidente: Prego, Pubblico Ministero.
P.M.: Volevo far presente che questa indagine relativa a questi accertamenti che io ho, furono delegati a suo tempo al dirigente della Squadra Mobile, sono accertamenti radicati, terminati, sono agli atti, eh.
Presidente: Sì, Sì, Sì.
P.M.: Quindi, ecco, dottore, può spiegare alla Corte l’esito dei riscontri che sono stati fatti dal suo ufficio, delegati dall’Autorità Giudiziaria in merito a quelle dichiarazioni che fece Lotti circa il fatto che un appuntato dei Carabinieri, Toscano, aveva, secondo quanto ha riferito Lotti nelle circostanze che Lotti ci ha detto, come l’aveva appreso, fornito dei proiettili calibro 22 a esecutori materiali di questi fatti. Le chiedo se sono stati fatti accertamenti, perquisizioni al signor Toscano. E gli esiti di queste perquisizioni.
Michele Giuttari: Sì, Dunque, la Squadra Mobile è stata per l’appunto delegata dal P.M. ad eseguire degli accertamenti per verificare la circostanza riferita dal Lotti e che è stata richiamata poc’anzi dal Pubblico Ministero. In particolare siamo stati, la Squadra Mobile è stata delegata di eseguire una perquisizione domiciliare nell’abitazione e pertinenze di Toscano Filippo Neri, abitante a San Casciano, appuntato dei Carabinieri in pensione. Il decreto di perquisizione, datato 16 marzo 1996, è stato eseguito il successivo giorno 18. Siamo andati sul posto, c’ero anche io che ho quindi partecipato personalmente. E riferisce direttamente l’esito di questo atto di Polizia Giudiziaria delegatoci. Nel corso di questa operazione di Polizia Giudiziaria, di questo atto di Polizia Giudiziaria, abbiamo rinvenuto in un armadietto metallico posto al piano terra dell’abitazione del Toscano… L’abitazione del Toscano si snoda in diversi piani: piano terra, primo piano, secondo piano. E, al piano terra che era adibito tipo deposito o rimessa, in un armadietto metallico abbiamo trovato diverse armi, tutte regolarmente denunciate; fucili da caccia, pistole. Tra cui una pistola calibro 22, marca Beretta, modello 76. Ricordo bene che questa pistola, una pistola da tiro, era contenuta nell’apposita custodia. E, in questa custodia, vi erano contenute anche quattro scatole di cartucce marca Winchester. Ogni scatola conteneva 50 cartucce, quindi per un totale di 200 cartucce, marca Winchester perché presentavano impresso sul fondello il simbolo “W”, la doppia ,”W” di Winchester, delle iniziali di Winchester. Abbiamo trovato anche le denunce di tutte le armi. E, negli accertamenti conseguenti a quest’atto di perquisizione domiciliare, abbiamo verificato il possesso di armi nel tempo da parte del Toscano. Abbiamo così accertato che, sin dal 1973, il Toscano possedeva pistole calibro 22. In particolare: nel 1973, aveva dichiarato un revolver calibro 22, marca Derringer, sistema Derringer, marca Guerrini, a quattro colpi, denunciato ai Carabinieri di Mercatale vai di Pesa il 19 ottobre del 1973. Questo revolver, successivamente, il 25 marzo del ’75, veniva ceduto. E, nella stessa data, il Toscano acquistava presso l’armeria di Nesi Aldo di San Casciano, una pistola calibro sempre 22 Long Rifle, marca Beretta, matricola F39932. Quindi abbiamo una prima pistola calibro 22, tiene dal ’73 al ’75; nel ’75 cede quella del ’73 e ne acquista una nuova presso l’armeria. Questa nuova pistola calibro 22 la detiene sino al 29 ottobre 1984. Allorché la cede a tale Lazzerini Michele. Il 7 gennaio ’85 acquista da tale Mocarelli Lorenzo, che poi abbiamo identificato, una nuova pistola calibro 22 marca Beretta modello 76, matricola A01017U finale come Udine, che poi è la pistola che abbiamo trovato nel corso della perquisizione domiciliare. Quindi, l’ultima pistola è questa acquistata il 7 gennaio ’85. In questa denuncia, questa denuncia, prima della data, presenta una aggiunta: “Nota Bene, numero 100 cartucce calibro 22 Long Rifle.” Quindi, contiene la denuncia, oltre che dell’arma, di 100 cartucce calibro 22. Sempre rimanendo nell’ambito delle armi calibro 22, il Toscano, il 2 settembre 1990, acquistava da certo Manara Stefano una carabina calibro 22. Quindi nel ’90. E, in questa denuncia della carabina, sempre tra la data e la fine della denuncia, c’è una aggiunta, come nella denuncia del 7 gennaio ’85: “Nota Bene, numero 100 cartucce calibro 22 Long Rifle.” Quindi, le 200 cartucce che noi abbiamo trovato nella perquisizione nel marzo del ’96, dovrebbero avere avuto origine, ecco, 100 in occasione della denuncia della pistola il 7 gennaio ’85; e 7 in occasione della denuncia del fucile, sempre calibro 22, del 2 settembre 1990. Sempre negli accertamenti conseguenti, siamo stati delegati dal Pubblico Ministero di eseguire, di sentire la persona che aveva venduto l’ultima calibro 22 a Toscano, cioè il Mocarelli Lorenzo. Che abbiamo identificato per Mocarelli Lorenzo, nato a San Casciano Val di Pesa il 15/11/1917, ’18, chiedo scusa. E di sentirlo, di fare accertamenti poi presso il poligono di tiro delle Cascine, per accertare, in particolare, fino a che data il Mocarelli aveva frequentato quel poligono di tiro. E accertare conseguentemente, durante la frequentazione da parte del Mocarelli del poligono di tiro delle cascine, che tipo di cartucce venivano date ai soci. Abbiamo fatto questi accertamenti appurando che, il Mocarelli aveva frequentato il poligono di Tiro delle Cascine fino al 1978. E, a tal riguardo, abbiamo acquisito anche il libretto personale del Mocarelli e il registro in cui erano annotate le partecipazioni del Mocarelli stesso ai tiri, all’esercitazione di tiro. Quindi, il Mocarelli, aveva frequentato questo poligono fino al 1978. Non risultava, ma il personale addetto al poligono non era in grado di darci una risposta precisa sul punto, se il Mocarelli avesse acquistato anche munizioni, oppure no. Perché non venivano registrate sempre queste cessioni di munizioni per i soci che si esercitavano. Abbiamo fatto accertamenti presso la ditta distributrice delle cartucce Winchester, interessando, addirittura, la società … negli Stati Uniti e si è accertato, c’è tutta la corrispondenza che è intervenuta anche con questa società, si è accertato che la Winchester, fino al 1980-1981, produceva e distribuiva in tutto il mondo le cartucce calibro 22 con la lettera H impressa sul fondello. Mentre, dall’80-81 in poi, in avanti, produceva e distribuiva le stesse cartucce però col segno sul fondello della iniziale della Winchester, della doppia V. Questo accertamento si è reso necessario perché si è dimostrato in questo modo che le cartucce eventualmente acquistate dal Mocarelli, presso il poligono delle Cascine, ed eventualmente cedute all’atto della pistola al Toscano, dovevano necessariamente essere cartucce calibro 22 con la lettera H impressa nel fondello. Perché il Mocarelli ha frequentato il poligono fino al 1978. Non potevano essere quindi quelle cartucce sequestrate al Toscano nel marzo del ’96, che presentavano invece la doppia V nel fondello e che quindi facevano parte di una produzione e distribuzione dall’80-’81 in avanti. Abbiamo acquisito, come dicevo prima, il registro, quindi il libretto di esercitazione di tiro del Mocarelli. Le date in cui il Mocarelli è andato ad esercitarsi hanno riferimento agli anni ’72, ’73, ’74, ’75 e ’78, quindi, anni in cui sicuramente erano in distribuzione le cartucce col simbolo H e non già quelle col simbolo della doppia V, come invece il Toscano sosteneva di aver avuto dal Mocarelli. Quindi, è stato un riscontro in negativo.
Presidente: … il Toscano cosa diceva?
Michele Giuttari: Il Toscano, quando sono state trovate queste 200 cartucce, dice: ‘queste mi sono state date dal Mocarelli, la persona da cui io ho acquistato questa pistola, che voi avete trovato’, e che gli abbiamo sequestrato. Io, ecco, ero partito un po’ largo per non riferire direttamente le dichiarazioni del Toscano. Comunque, capisco che bisogna necessariamente farlo per rendere più chiaro l’esito di questo accertamento.
Presidente: No, non è un imputato.
Michele Giuttari: Ecco, quindi, aveva detto: ‘queste cartucce, io non ho mai sparato. Queste cartucce che sono nel contenitore della pistola mi sono state date dal Mocarelli all’atto in cui ho acquistato dal Mocarelli l’arma’. Quindi…
Presidente: Nell’85.
Michele Giuttari: 7 gennaio ’85. Però le cartucce, dicevo prima, cento erano denunciate nella denuncia dell’arma nel ’75 e cento nel ’90. Quindi, si è dovuto fare l’accertamento per verificare…
Presidente: E la carabina la acquistò anche dal Mocarelli?
Michele Giuttari: No, da un altro signore. Da un altro…
Presidente: Ah, da un altro. E le cartucce però sempre dal Mocarelli.
Michele Giuttari: Dal Mocare… lui dice: ‘tutte e duecento le cartucce me le ha date Mocarelli’. Quindi sentiamo Mocarelli, Mocarelli dice: ‘no, io non ricordo di avergli dato cartucce, gli ho ceduto l’arma, può darsi che gliele abbia date, se gliele ho date son quelle cartucce che io presi a suo tempo al poligono delle Cascine’.
Presidente: Al poligono delle Cascine.
Michele Giuttari: Quindi, gli accertamenti al poligono delle Cascine, il Mocarelli lo frequenta fino al ’78, anno in cui le cartucce che venivano prodotte e distribuite erano col fondello H, e non doppia V.
Presidente: H, sì, e non con doppia V.
Michele Giuttari: Quindi, che significa? Che quelle cartucce, quelle duecento cartucce necessariamente non gliele aveva potute dare il Mocarelli. Se il Mocarelli gli ha dato cartucce dovevano essere le cartucce col simbolo H nel fondello che noi nel corso della perquisizione non abbiamo trovato. Questo è… ecco l’esito della…
Presidente: E quelle con la lettera H sono state prodotte fino all’80, ’81…
Michele Giuttari: ’80-’81 e c’è proprio la risposta della società produttrice e distributrice delle cartucce Winchester, che abbiamo fatto anche tradurre… fino all’80-’81.
P.M.: Vogliamo depositarlo e…
Michele Giuttari: Sì, posso leggere la traduzione: “In risposta indagini Polizia sul fondello calibro 22. In risposta alla vostra richiesta relativa al simbolo H sul fondello della munizione calibro 22, vi informiamo che nel periodo 1980-81 abbiamo smesso di produrre munizioni calibro 22 con questo tipo di fondello e abbiamo invece utilizzato il simbolo doublé U che da quel momento ha sempre contraddistinto le munizioni calibro 22.”
Presidente: Va bene, poi lo produrrà questo atto, penso che ce l’ha.
Michele Giuttari: Sì, sì.
P.M.: Se lo possiamo produrre, sia l’originale che la traduzione, dottore, io ho solo la traduzione.
Michele Giuttari: Sì, io qua ho la fotocopia perché l’originale…
Presidente: Ma l’originale non conta, basta la fotocopia delle due. Penso che possa essere acquisito, non vedo che ci siano difficoltà. Bene. Il documento…
P.M.: (voce fuori microfono)
Presidente: …viene allegato al verbale, sì. La produzione del P.M. viene allegata a verbale.
P.M.: Abbiamo anche l’originale in inglese no?
Michele Giuttari: Sì, sì, c’è l’originale in inglese. Io ho la fotocopia anche dell’originale in inglese, comunque, l’originale l’ho trasmesso al Pubblico Ministero.
P.M.: È negli atti del P.M. se…

Presidente: Altre domande?
P.M.: Sì, un’altra. Dottore, non so se è un accertamento che ha fatto lei o se lei ha conoscenza di questo particolare: lei ricorda il… l’appuntato Toscano in che periodi e in quale stazione dei Carabinieri aveva fatto servizio?
Michele Giuttari: Sì, aveva fatto servizio prima alla Stazione dei Carabinieri di Mercatale, poi ad un certo anno che non ricordo, è stata chiusa, la Stazione dei Carabinieri di Mercatale e quindi ha proseguito nell’attiv… nel servizio presso la Stazione dei Carabinieri di San Casciano, sino all’atto del pensionamento.
P.M.: Può darsi che fosse la chiusura di quella stazione di Mercatale il ’74, lo ricorda lei?
Michele Giuttari: È probabile, sì. Comunque era Mercatale e San Casciano.
P.M.: Lei ricorda fino a che anno è stato in servizio il Toscano, se lo ricorda?
Michele Giuttari: No, comunque, quando è stato perquisito era già in pensione.
P.M.: Bene. Era questo che volevo chiedere. Non ho altre domande, Presidente, grazie.
Presidente: Le altre parti? Prego, avvocato.
Avvocato Filastò: Grazie, Presidente. Una domanda molto ingenua, dottor Giuttari, ma d’altra parte la devo fare. Ovviamente, su questa pistola che era appartenuta a… Mocarelli si chiama questo signore?
Michele Giuttari: Mocarelli, sì.
Avvocato Filastò: Voi certamente avrete fatto delle prove di tiro, risco…
Michele Giuttari: Ma guardi, questa pistola a suo tempo era stata mandata insieme ad altre pistole per vedere se fosse stata la pisola utilizzata per i delitti del “mostro”. Infatti, il Toscano cosa dice: ‘venne il Mocarelli, la consegnò alla stazione dove io facevo servizio, cioè a San Casciano, per mandarla al banco per fare le prove. Mi piacque e poi quando venne restituita gli chiesi se me la vendeva’. Quindi, risultava che era stata già…
Avvocato Filastò: Testata.
Michele Giuttari: …in un certo senso, periziata, ecco.
Avvocato Filastò: Periziata. E anche le precedenti calibro 22, perché mi pare lei ha parlato di altre due pistole possedute.
Michele Giuttari: Sì, una dal ’73 al ’15…
Avvocato Filastò: Anche sulle altre erano stati fatti accertamenti?
Michele Giuttari: Risultava agli atti che per l’altra, quella là del ’75, poi venduta alla… nell’84… era stata… erano stati fatti accertamenti, risultava negli atti… Aspetti le do tutti i riferimenti precisi.
Presidente: Quella di Lazzerini…
Michele Giuttari: Quella di Lazzerini. Erano stati fatti accertamenti.
Avvocato Filastò: E sull’altra?
Michele Giuttari: Anzi, il Lazzerini diceva di averla portata addirittura in Procura perché conosceva…
Avvocato Filastò: E sull’altra?
Michele Giuttari: …il procuratore e quindi… Sull’altra…
Avvocato Filastò: Ce n’era un’altra.
P.M.: Non era una Beretta.
Michele Giuttari: Non era… era un revolver l’altro, ecco.
Avvocato Filastò: Ah, era un revolver.
Presidente: Ah, sì.
Michele Giuttari: A. quattro colpi.
Avvocato Filastò: Benissimo.
Michele Giuttari: Quindi…
P.M.: Non furono sottoposti a controllo…
Presidente: Difatti…
Michele Giuttari: No.
Avvocato Filastò: Voi avete accertato se per caso le cartucce con la V doppia venivano prodotte e commercializzate anche durante la commercializzazione e la produzione delle pallottole con la H? Vale a dire che la Winchester producesse contemporaneamente questi due tipi di munizionamento?
Michele Giuttari: No, no, la risposta dell’accertamento credo che sia molto chiara. Fino a quella data hanno prodotto e distribuito con quel si… da quella data in poi…
Avvocato Filastò: Solo con questi…
Michele Giuttari: …hanno smesso. Sì, è chiaro, è tassativo proprio.
Avvocato Filastò: Be’, insomma.
Michele Giuttari: Da quella data in poi…
Avvocato Filastò: Per lo meno per quello che ha letto lei, comunque lo rileggeremo, non mi sembrava fosse così chiaro. Volevo sapere una cosa: che rapporti avete accertato fra Toscano e Pacciani, e Toscano e Vanni?
Michele Giuttari: Prego?
Avvocato Filastò: Quale tipo di rapporti avete accertato fra Toscano, questo signor Toscano, Pacciani e Vanni?
Michele Giuttari: Ma guardi…
Avvocato Filastò: Al di fuori da que…
Michele Giuttari: …c’è qualche… sì.
Avvocato Filastò: Al di fuori di quello che diceva il signor Lotti, eh.
Michele Giuttari: Sì, c’è… no, no, ci sono altre testimonianze, io adesso non ricordo, dovrei guardare gli atti. Comunque c’è, ricordo benissimo la testimonianza che parla di un soggetto… di una persona che parla di avere visto il Toscano soffermarsi a San Casciano, parlare e scherzare con Pacciani. Non ricordo adesso il nome di questa persona, comunque, se mi si dà. . . se è importante posso cercare l’atto e…
Avvocato Filastò: Comunque, non rapporti di particolare frequentazione o amicizia.
Michele Giuttari: Conoscenza sicuramente risulta e più c’è questa testimonianza. E poi, ecco, la testimonianza che della… della Sperduto che parlava del Toscano che frequentava.
Avvocato Filastò: Ah, be’, sì la Sperduto l’abbiam..
P.M.: Anche Luciano Malatesta.
Michele Giuttari: Anche Luciano Malatesta.
Avvocato Filastò: Sì, sì, ma la Sperduto l’abbiamo sentita stamattina, grazie.
P.M.: Anche Luciano Malatesta l’abbiamo…
Michele Giuttari: Queste sono, ecco, le persone che mi vengono in questo momento in mente che hanno parlato del Toscano e di conoscenze con gli imputati.
Avvocato Filastò: Ho capito. Non ho altre domande.
Avvocato Colao: Una sola domanda, scusi, questa pistola che… 22 che il Toscano disse essere stata mandata al banco…
Michele Giuttari: Sì.
Avvocato Colao: …c’erano delle prove oggettive, dei registri da cui risultava questo o era un’affermazione del Toscano.
Michele Giuttari: Ma queste… vennero mandate tantissime pistole all’epoca.
Presidente: Tutte…
Michele Giuttari: Comunque… una verifica negli atti, se fosse contenuta in quell’elenco non è stato possibile farlo da parte mia, perché non abbiamo… ecco, molto spesso venivano mandati direttamente dai Carabinieri, questa era stata consegnata dai Carabinieri, presso la stazione dei Carabinieri, penso, comunque, che il Pubblico Ministero l’avrà fatto perché so che s’è portato lui stesso…
P.M.: C’è l’elenco… c’è l’elenco…
Presidente: Si è fatta una discussione generale per tutte le armi di questo tipo, figuriamoci!
P.M.: È nell’elenco degli atti del P.M.
Presidente: Almeno quelle denunciate.
Avvocato Colao: Che lei…
P.M.: Quelle denunciate.
Presidente: Si capisce.
Avvocato Colao: Che lei si ricordi, il Toscano, mi pare il 24 dicembre dell’80, data in cui fu trovato impiccato il Malatesta, fu avvisato che si recò anche lui sul posto?
Michele Giuttari: Guardi, là c’è un’indagine, da quello che so io, in corso da parte del Pubblico Ministero su quell’episodio. Penso di poterlo riferire anche perché credo che è un dato già che si è sap. . . si è appreso, risultava un fonogramma del Toscano inviato proprio in quella data alla Procura e che segnalava il decesso di questo signore, del Malatesta Renato. Quindi, sicuramente era di servizio ed era a conoscenza dell’episodio già all’epoca.
Avvocato Colao: Senta, scusi e…
Michele Giuttari: C’è questo fonogramma trasmesso proprio da lui, agli atti del P.M.
Avvocato Colao: Senta, scusi, e le risultava che il Toscano fosse stato amante di una delle sorelle della Sperduto o una cognata del Malatesta?
Michele Giuttari: Questo io non lo ricordo. Può darsi che la Sperduto abbia parlato di relazione del Toscano con…
Avvocato Colao: Fu un discorso, sì, fatto nel processo Pacciani. Però non so se lei aveva fatto delle indagini anche su questo.
Michele Giuttari: No, no io questo non lo ricordo.
Avvocato Colao: Ecco, … Toscano.
Michele Giuttari: No, non…
Avvocato Colao: Bene, grazie, non ho altre domande.
Presidente: Va bene, può andare grazie, dottore. *
Michele Giuttari: Prego.
Presidente: Noi ci riuniamo un attimo perché c’è un giudice popolare che ha un problema per un’udienza a rinvio, quindi, fra cinque minuti, cinque, ma cinque, quindi senza allontanarvi dall’aula.

« DOPO LA SOSPENSIONE »

Presidente: Allora, Pubblico Ministero, se non l’ha prodotto, io non lo so, tutti gli interrogatori del Vanni quelli integrali. La trascrizione.
P.M.: Io gli ho prò… Ah, no, scusi, la trascrizione…
Presidente: La trascrizione.
P.M.: Sì, ha ragione.
Presidente: Lei quelli riassuntivi ce li ha dati.
P.M.: Sì, sì.
Presidente: Bene. Allora, noi rinviamo a… oggi cosa è? A domani alle ore 15.00… 15.30? 15.00? Perché so che qualcuno ha qualche impegno nel pomeriggio, per produrre queste perizie balistiche e produrre queste trascrizioni…
P.M.: Bene.
Presidente: …e eventuali altre istanze difensive che riterrete opportuno fare alla Corte. Va bene? Allora, domani alle 15.30.
(voce fuori microfono)
Presidente: Come?
(voce fuori microfono)
Presidente: E dopo… dopo noi dobbiamo sciogliere alcune riserve che abbiamo pendenti e quelle istanze che farete e vedremo un po’, va bene?
Avvocato: Presidente, mi scusi, devo fare delle osservazioni sulla utilizzazione, utilizzabilità delle dichiarazioni di Vanni. Le faccio domani pomeriggio?
Presidente: Domani le fa. Domani le fa.
Avvocato: Bene. Grazie.
Presidente: Benissimo, domani. Okay.
P.M.: 15.30.
Presidente: 15.30, benissimo.
P.M.: Bene, grazie.
Presidente: Bene, sì.

27 Gennaio 1998 49° udienza processo Compagni di Merende

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