24 Febbraio 1998, 57° udienza, processo Compagni di Merende Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Giovanni Faggi per i reati relativi ai duplici delitti del MdF e Alberto Corsi per favoreggiamento.
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Avv. Aldo Colao, Avv. Andrea Capanni, Avv. Patrizio Pellegrini, Avv. Eriberto Rosso
Presidente: Elisabetta allora l’avvocato Filastò buongiorno mi sostituisce Finias e Bagattini, Cremini per Corsi, ah no c’è anche Zanobini, Zanobini lo vedo in partenza, per Lotti e poi le parti civili lo stesso bene, per ora in questo momento non c’è e per ora lo diamo assente. Allora chi parla delle parti civili? Il programma qual era?
Avv. Aldo Colao: Inizierei io presidente, uomini normali, tristi, squallidi ha detto il PM, però non direi soltanto uomini normali, normali perché hanno due occhi, hanno due orecchie, bocca, gambe, perché si muovono, ma sono uomini che hanno perso la loro immagine divina per sprofondare nell’idolatria, hanno fatto idolatria del corpo umano di altri uomini e questa associazione per delinquere vera e propria associazione per delinquere con tutti i connotati che contraddistinguono un’associazione del genere è un’associazione strana e maledetta insieme. Comuni denominatori fra questi uomini imputati Vanni Mario, Pacciani Pietro per il processo a parte ora defunto, Lotti, Faggi Giovanni e quel fantomatico ancora da individuare terzo soggetto forse morto sono stati la perversione, il sesso sfrenato, la lussuria e riscontriamo infatti che tutti o quasi tutti avevano un armamentario di falli di gomma, di legno e di vibratori, questo è un fattore comune che contraddistingueva questi uomini fra di loro perversamente associati e usavano questi strumenti su se stessi fra di loro e con altri, ne consegue che usare questi strumenti, fare uso di questo denota oltre che perversione anche iposessualità, altro fattor comune fra questi uomini la violenza, violenza fatta su soggetti deboli e inermi perlopiù abbiamo visto Pacciani alle figlie e alla moglie che gli spaccava la testa e gliela ricuciva lui stesso con ago e filo, Vanni alla moglie, le violenze di Vanni alla moglie. Altro elemento a fattor comune l’avidità di denaro, sfrenata, incontenibile, la tirchieria più profonda, il volere accumulare gruzzoli ad ogni costo con qualsiasi mezzo. Altro fatto comune che poi contraddistingue questa associazione è l’organizzazione, Pacciani era capace nella sua rozzezza ma nel suo intelletto che era fino e astuto ahimè rivolto al male, ai poveri famiglie che tanto hanno patito e sofferto rivolto al male era capace di intessere relazioni, relazioni che lo portavano a essere protetto, lui il Vanni, il Faggi e gli altri, con un appuntato dei carabinieri, con un maresciallo Simonetti ora defunto anche lui e soprattutto a organizzarsi con altri personaggi per osservare le coppie perché il loro diciamo diletto era questo andare sempre a osservare le coppie, il loro pensiero fisso, era un chiodo fisso, per tutta l’Italia di sesso, fotografie delle più oscene, prese all’insaputa di donne magari che erano delle turiste e sono state trovate in casa di Pacciani e poi voleva anche essere organizzato sotto il profilo delle macchine perché naturalmente lui sapeva bene che avere delle macchine a disposizione, avere dei mezzi a disposizione, anche perché il Vanni non guidava la macchina ed ecco che si era associato al Faggi il quale notoriamente ne possedeva tante e le cambiava frequentemente, ci sono i rappresentanti che tengono delle automobili fino ad esaurimento e invece questi cambiava autovetture con frequenze e tanto importanza ne vedremo hanno avuto queste macchine. Altro fattore era l’omertà che veniva imposta con le minacce, veniva imposto col comportamento, erano persone note, temute e ancora oggi la bocca è cucita perché era gente che non andava per il sottile e la gente del paese lo sapeva. Volontà determinata altro fattore comune alla ricerca sfrenata delle possibilità di avere queste coppiette, volontà proprio determinata, organizzata, osservatori, vi ricorderete quando il Lotti dice “addirittura io nel delitto dell’84 poi tornai da solo andai sulla montagnola, andai a vedere perché devo vedere se dall’alto era coperta o no” quindi erano proprio veri e propri soggetti organizzati. Altro che uomini normali sia pure tristi e squallidi, questa volontà determinata era via e più esaltata da questa presenza di questo mago indovino, da queste messe nere affondando diciamo questi fattori le loro radici nell’ignoranza però un’ignoranza intelligente, è chiaro ed essendo rivolti al male prendevano tutti gli aspetti negativi, quindi attraverso certe pratiche magari semplici ed elementari questi soggetti rafforzavano la loro volontà dedita al male e ne facevano quasi un rito e c’è stato anche il rito, l’asportazione e la conservazione dei feticci. Motore di tutto questo, di tutti questi fattori comuni era per Pacciani l’odio per le donne, odio ormai conclamato che lui da buon affabulatore, da toscanaccio con la parola pronta abbia sempre avuto quella battuta di uomo che ha lasciato tante perplessità e quindi ma lui odiava le donne eccome le odiava veramente si difendeva bene certo e si è difeso così bene che ci sono voluti tanti anni per scoprirlo, odio e ossessione per il seno sinistro questo era uno dei motori di questa organizzazione, quel seno sinistro di cui purtroppo tragicamente ne sono stati asportati due e non perdeva occasione per toccare anche a quella povera disgraziata della Sperduta facendole anche delle ecchimosi lo tormentava proprio questo seno sinistro. Quanto dolore e quanto strazio alle famiglie delle vittime e alle vittime ha portato questa ossessione. Il Vanni anche lui assatanato di sesso, chiodo fisso, violento, ossessionato dall’odio per la donna, sembrerà strano ma il Vanni odiava la donna per il rapporto cronico, cattivo, malevolo che aveva con la moglie fin dal primo inizio. Il Faggi anche componente di questa banda, la sua squallida relazione in mostra a tutti con un uomo sposato, lui sposato con delle figlie, quell’altro con due figli in mostra a tutti denota il contesto di questi individui. Questo è l’humus su cui sono sorti la serie dei delitti delle coppiette, questo è veramente triste da dire ma questo è l’humus e su questo humus si è innestata l’ossessione o la fobia forse di deformazione professionale di un medico, forse pazzo come si dice nel termine popolare il quale abilmente incoraggiato da Pacciani è stato a questo gioco per perverso e ha pagato tanto di modo che questi soggetti univano l’utile al dilettevole, se si può dire e se si può usare un termine del genere, ma tanto per rendere l’idea avevano denaro a disposizione per migliorare la loro organizzazione, per la loro sete di avidità, di cupidigia sfrenata, e al contempo sfogavano i loro istinti sadici di odio e di perversione perché si dice medico che può avere avuto qualche deformazione professionale? Perché quando il Lotti dice “era il medico dell’Angelina” ne va da sé che doveva essere un medico ginecologo, si sa che l’Angelina ebbe un aborto, aborto del terzo figlio maschio, si dice che questo bambino fosse buttato nel bottino, quindi complicità fra questo medico ginecologo e Pacciani e dalla complicità nasce il legame e poiché chi si assomiglia si piglia ed è sempre stato così e così sempre sarà i due soggetti si sono incontrati ed ecco che il Lotti ci dice “andette a prendere seno e pube da Pacciani” chi? Il medico, quello che aveva visto nel piazzone di San Casciano con la macchina ferma si avvicinò il Vanni per dirgli che poteva andare, che il pacco era pronto e queste persone hanno trovato in questa deviazione una fonte di guadagno notevole inaspettata e del resto i patrimoni che hanno accumulato sono tali che per persone di quella attività lavorativa non potevano avere questi mezzi, ora si parla ancora di 150 milioni che sarebbero non so se sarebbero stati trovati in più ancora quindi si continua questo filone molto probabilmente del pagamento di somme perché Pacciani era uno che minacciava e ricattava, questo non lo dobbiamo dimenticare, e quindi molto probabilmente anche se questo medico ginecologo è morto ha continuato a ricattare e quindi ha potuto avere ancora il denaro perché questo era il suo modo di vivere. Ci sono episodi strani in quanto che a un certo punto anche un’aggressione che subì l’Angelina in casa Pacciani quando era sola da parte di una donna, fu narcotizzata non so che, molto probabilmente erano complici di questo medico che volevano cancellare qualche prova. Auguriamoci che l’autorità giudiziaria le possa provare e penso che si dovranno provare perché un po’ alla volta in questo processo tutto è venuto fuori e tutto sta avvenendo fuori anche quello che sembrava incredibile, anche quello che faceva sorridere un po’, anche quello che dice ma questo che cosa dice eppure il signore questa è la realtà e in questo contesto visto che ora Pacciani è morto e quindi naturalmente il processo a Pacciani non si potrà fare quello di secondo grado e questo diventerà il processo guida, il vostro processo sarà il processo guida che darà i cardini che darà l’orientamento definitivo a questa vicenda indipendentemente dagli sviluppi che ci potranno essere e allora mi incorre l’obbligo di rappresentare quello che avrei fatto nel processo di secondo grado a Pacciani vale a dire avrei portato sei persone di cui tre hanno visto bene i feticci il dottor Giuttari non so se vi ricordate in udienza sicuramente ve ne ricordate avete guardato bene tutti gli atti e i documenti e questo non mi fa che piacere, ad un avvocato non fa che piacere questo quando il controllo è attento e assiduo da parte della Corte, il dottor Giuttari disse appunto che a verbale portati da questa parte civile ci furono tre coppie anzi 5 persone che sono Delli Floriano e la moglie, Lasagni Mario e moglie, e Ceccatelli Miranda vedova Nichini perché Nichini ora è morto. Queste persone come ha detto il dottor Giuttari in udienza interrogato da questa parte civile videro i feticci, li videro a Montefiridolfi a seccare al sole, anche questo dice sembra strano, si pigliava i feticci li metteva a seccare al sole, che era pazzo? No era Pacciani e poiché a Montefiridolfi abitava soltanto Pacciani in quel periodo con la sua famiglia e dalla strada provinciale a cui si accedeva c’era un resede e non c’erano altre case cioè c’erano case ma non erano abitate queste persone arrivarono perché il marchese Rosselli Del Turco gli aveva dato una casa in affitto, quindi per Pacciani questa fu una sorpresa di queste persone che arrivarono lì improvvisamente una mattina o un pomeriggio non ricordo. Bene questi qui quando arrivano a Montefiridolfi nell’81 l’anno in cui furono uscissi due pubblici a due povere ragazze, quando arrivarono lì queste persone videro un rientro che rassicuro e a un filo attaccato c’erano delle cosine “ma che cos’è quella roba? Oh che schifo” allora si avvicinarono a vedere ed erano dei pezzettini ahimè poi riconosciuti dal buon senso delle persone, col senno di poi eh perché lì per lì si stupirono e basta, eravamo nel 1981 questi ancora non sapevano niente videro questi pezzettini di pelle e pelo attaccati a un filo con dei ciondolini anche lunghi neri dalle parti e naturalmente si stupirono dicevano “dove siamo capitati” disse questo Delli Floriano ora pensionato di banca, dice “dove siamo capitati e che son queste cose” li guardarono bene e rimasero stupiti e meravigliati da questo. Però se voi considerate non è così strano perché un contadino com’era Pacciani come deve fare per fornire diciamo questi prodotti chiamiamoli prodotti del delitto a chi ne ha interesse o li essicca al sole per conservarli o li sala, perché in campagna fanno a questa maniera, o l’essiccazione al sole per la conservazione o il salare, quindi torna il discorso, si sentiva sicuro e protetto li e li aveva messi attaccati e per distrarre gli aveva messo sotto la Madonnina ci aveva messo anche qualche cosa che so io c’era un affare di gomma che poteva dire che erano giochi ecco quegli affarini che si muovono questi mostri per carnevale, c’era chi me lo diceva una signora, quindi il Dott. Giuttari vi ha parlato di questo e in questo processo è entrato anche questo riscontro enorme ed importantissimo per la veridicità di Lotti, perché è un riscontro importante perché Lotti ha sempre detto “consegnava ai feticci” ma come si potevano conservare questi? Quindi questo riscontro è entrato e quindi Lotti è attendibile perché Lotti ha detto cose vere perché ci sono state sei persone che hanno visto queste cose strane. Eravamo nell’81, quando si arriva all’85 e ci sono i delitti intanto Pacciani aveva fatto una certa amicizia perché lui era in questa maniera faceva amicizia con le persone che erano andate e queste persone sempre più si erano accorte delle condizioni in cui temeva le figlie in schiavitù, si erano accorti che aveva un fucile, si erano accorti che mancava sempre il sabato e la domenica, che non c’era mai, gli avevano dato in affidamento un cane le scatolette del cane non si sapeva dove erano andate e il cane addirittura non si trovò più, quindi queste persone parlavano con Pacciani e addirittura spiegava come si accoppiano i serpenti perché in un certo senso era un uomo anche che stupiva perché sapeva tante cose, era veramente un cervello fino. Ecco che allora il Delli Floriano quando nell’85 che gli era rimasto impresso questa faccenda di questi feticci quando nell’85 c’è il delitto dei francesi pensa “eh se fosse lui” ed incomincerà a dire “eh se fosse lui” e allora ecco la lettera anonima e perché anonima? Perché non avevano elementi loro per poter accusare in maniera diretta e allora disse “state attenti a quello, è qui un cacciatore, c’ha i fucili e dice che non c’è l’ha, la moglie la tiene in stato di schiavitù, a volte abusa delle figlie si è sentito delle grida” e quindi mandano questo messaggio ecco spiegato questo discorso. Devo dire due parole sul Vanni, il Vanni è il personaggio imputato chiave di questo processo ma naturalmente non sono così mischiati questi quattro soggetti che non si può parlare di uno senza parlare dell’altro, però il Vanni le sue caratteristiche c’ha e ben marcate ben definite, eccome, se voi pensate quelle violenze fatte nei confronti della moglie all’inizio del rapporto matrimoniale perché molto probabilmente la poveretta non ha mai voluto sottostare a quel armamentario di strumentazioni che questo signore aveva e quindi si ribellava a questo e allora dirà il calcio ruzzolo per le per le scale e nacque quella povera bambina andicappata che poi morì a sei anni, ma se voi pensate voglio stare ai fatti all’interrogatorio all’esame del Nesi il teste Nesi che come giustamente ha detto PM è stato un teste chiave in questo processo e nell’altro processo perché con le sue testimonianze perché il Nesi ne sapeva tanta, il Nesi frequentava assiduamente loro e non era coinvolto questo qui non lo so però una cosa è certa ad un certo punto quest’uomo ci aveva dei pesi sulla coscienza quindi in un certo qual modo ha parlato e voleva dire quindi ogni tanto il Nesi si faceva vivo ed esternava e allora se voi pensate all’episodio del Nesi che associa il membro eretto del Vanni con quella famosa baionetta in casa Vanni, la rincorsa della moglie con questa baionetta, in questa specie di baionetta, anche quello mi fa pensare perché da questo cassettone prende questa specie, di come gli poteva venire in mente al Nesi questa specie di baionetta mi fa pensare a trincetto cioè che Pacciani possa avere modificato un trincetto a mo di baionetta così come quello che voi ben conoscete da quella memoria e lo possa aver fornito anche al suo degno compare perché sennò non poteva dire e poi è stato sempre come una baionette non lo so e mi riservavo di portarlo al processo Pacciani per fargli esplicare meglio questo e rincorreva la moglie col membro eretto e con questa specie di baionetta in mano, quindi erezione per un’iposessuale associata alla violenza, associata alla volontà di uccidere, poi si doveva contenere perché ci dice il Nesi che la moglie si attaccava al telefono e chiamava i carabinieri perché era già stato processato una volta quindi allora gli restava il magone, la violenza repressa, dentro e tutto questo configura il lust murder il soggetto il quale per violenza repressa, per desiderio di vendetta, poi agisce con piacere staticamente e quando il Nesi suscitò ilarità perché per il suo modo colorito di parlare poteva avere suscitato ilarità nel pubblico il Nesi diceva signori non ridete è a verbale “queste son cose tragiche io ho sofferto molto per questo, ci ho pensato tanto, non ridete, non mi piace chi ride queste son cose serie” perché il Nesi voleva dire da questo rapporto anomalo fra Vanni e la moglie nasceva questo desiderio questa violenza repressa, questo odio che poi si era associato a Pacciani e quindi nascevano questi delitti. È una cosa tragica. Quindi gli viene questo rapporto viene dal rapporto coniugale questa predisposizione al delitto sadico, non solo, ma il Pacciani fu introdotto a Montefiridolfi dal Vanni che era il postino della zona nel 1970 e infatti anche Vanni che presenta Lotti a Pacciani, quindi Vanni non ha un ruolo così defilato, ha un ruolo ben preciso e lui che dal Mugello porta il suo compagno nella zona Mercatale a Montefiridolfi. Se voi pensate le scorribande in casa Malatesta quello che ci hanno detto Malatesta Luciano e la Sperduto stessa, l’hanno impiccato perché questo povero diavolo si ribellava ad un sopruso quotidiano in casa sua, non poteva rientrare in casa ci ha detto il figlio perché loro stavano dentro con tutti quegli strumenti davanti ad un bambino e tutto questo per una manciata di sesso facile da raccogliere in casa di un altro, lo dico anch’io che il poveruomo parlo di suicidio qualche volta, non ne poteva più, a Firenze si dice becco e bastonato è questo era proprio il caso, loro pronti, vera organizzazione, vera banda, c’era il Faggi che girava intorno per andare a vedere come andavano le cose e loro pronti hanno sfruttato questa possibilità e l’hanno impiccato e su questo sarà fatta luce e ne son sicuro. Lotto è credibile, credibilissimo, ma aveva tanta paura del Pacciani, una paura enorme e perché non avrebbe dovuto aver paura il Lotti quando nel processo di primo grado in Corte d’assise a Pacciani venne a testimoniare chiamata a testimoniare a forza un teste un certo guardiacaccia Bruni il quale era un uomo baldanzoso nei suoi anni “venne lì io ho detto della pistola” l’aveva detto a due persone che il Pacciani aveva una calibro 22 “aveva una pistola io reticente al massimo” il presidente lo redarguì aspramente e allora se questo Bruni guardiacaccia perché aveva avuto un rene sfondato con un calcio da Pacciani aveva paura del Pacciani non l’avrebbe dovuta avere il Lotti il quale tra l’altro aveva un rapporto pressoché femmineo nei confronti del Pacciani, quindi ha paura e allora essendo un contadino mira all’essenziale dice l’essenziale perché lui ormai è stato incastrato, ormai la telefonata c’è ed è stato abilmente dalle indagini coinvolto quindi lui deve dire l’essenziale, ha quel pentimento quando scrive quella famosa lettera in cui dice siete delle bestie Mario e Pietro perché anche il loro modo di fare di chiamarci sempre per nome è bello sa il presidente che più volte ho detto ma che cognome c’ha questo qua? Sempre per il nome per loro i cognomi non esistono. Ma vediamo la credibilità di Lotti, a Baccaiano ci spiega molto bene le sequenze di quel tragico omicidio, la prima sequenza di sparo nella piazzola, poi la rincorsa, la marcia indietro e ancora quei due o tre colpi sparati a metà della strada, il ragazzo viene attinto da tre colpi alla parte sinistra all’orecchio, alla mandibola e alla tempia, forse l’ultimo sarà stato sparato dopo però sicuramente a mezza strada era già fuori combattimento, il Lotti a quel punto scappa l’ha detto qui e va via quindi noi non sappiamo che succede, no cioè quando la macchina va con le ruote nella fossetta della strada e allora si incomincia a dire “ah il vero mostro è entrato dentro perché ha preso il corpo di questo ragazzo e l’ha spostato dietro” ed in effetti ci sono quattro testi che ci raccontano questo che il corpo del povero Paolo Nardi era dietro, ma è anche vero che ci sono testi che hanno e fotografie che ci sono macchie di sangue sulla parte centrale del sedile e macchie che poi sono sgarrate dopo fra il pannello e la portiera perché naturalmente a caldo un ragazzo giovane con i colpi presi il sangue è sgorgato a fiotti e quindi sono tutti attendibili questi testi sia da una parte che dall’altra e tutti con lo scopo di portare la verità. Però ve lo immaginate Pacciani e Vanni che perché Lotti se n’era andato nello stradone in quel momento non passava nessuno che non tentassero poiché la ragazza a loro piaceva perché Lotti ci ha detto che le osservavano delle sagre del paese quindi era una ragazza con un petto florido e che corrisponde più o meno erano tutte delle ragazze con dei seni floridi e che rinunciassero a questo dopo questa sparatoria quindi Pacciani sicuramente ha cercato di tirar fuori la macchina tanto la macchina e dritta perché quello lì prendeva un Toro e lo mise su un camion una volta, noi questo si seppe nel primo processo, nel processo di primo grado, quindi Pacciani non solo l’ha montata anche dentro, ha messo in moto e ha cercato di uscire e questo da cosa è provato? Dai solchi signori se voi guarderete quelle fotografie ci sono dei solchi nelle fossette e Paolo Bernardi non poteva povero giovane fare più alcuna manovra perché era stato fatto fuori a metà strada, quindi loro non volevano rinunciare alle escissioni è questa e la ricostruzione, non solo si arrabbia come no, quando vede che non c’è la fa, quando vedo che dietro tenta di portar fuori la macchina e di tirarla fuori che non c’è la fa per portarla dove stava prima e fare i lavoretti, li chiamavano così, in santa pace anche se n’era andato Lotti si arrabbia eccome quindi a questo punto chiude la macchina prende le chiavi e le butta via in un gesto di stizza. Altro punto di riscontro del Lotti è la sequenza dell’aggressione al francese, al povero ragazzo francese, la perizia De Fazio ben articolata e dettagliatissima allora nell’85 in ogni suo punto e sottoscritta pagina per pagina da tutti i componenti dell’equipe compreso il professor De Fazio parla di quattro colpi in regione precordiale, a pagina 13, poi una (salta l’audio) rappresenta una ferita tra passante che ha perforato la trachea con decorso da destra a sinistra. Ora la perizia venne fatta autoptica per me questa è una perizia autoptica fatta dall’equipe di De Fazio perché mica dicono che è Maurri che l’ha fatta qua poi ne dovremmo parlare dopo di questo e parla di questi e poi parla di quella famosa ferita al polso destro, ferita breccia stampo nel polso del ragazzo. Bene il Lotti ci ha rappresentato sia pure lui essendo veramente un tipo così che va avanti, lui è mancino quindi a questo punto essendo mancino lui una volta ha simulato i colpi proprio come se fossero stati inferti con la mano sinistra e si sa che invece il Pacciani è destro ma questo perché lui voleva raccontare proprio e quindi automaticamente ha agito essendo un mancino ma questo è un riscontro di grandissima importanza perché come faceva il lotti viva Dio a sapere i punti precisi dove era stato colpito il ragazzo? Rappresentandoceli poi anche con dovizia di particolari nel senso che era stato fermato al collo e nel colpire al collo aveva avuto i colpi alle mani il ragazzo, ecco la ferita a breccia nel radio, e poi di dietro addirittura i tre colpi in regione e nel dorso mentre si slanciava nella rincorsa l’aveva colpito anche al dorso a parte poi che aveva diciamo il bicipite tagliato di netto e quei due colpi di pistola. Altro riscontro, le macchie di sangue sul sasso dell’omicidio dell’84 di cui proprio non si sapeva nulla e che son venute fuori in questo processo dice il Lotti “andarono a lavarsi le mani al fiume” goccioline trovate da quelli che avevano fatto le cose alla carlona e dopo ci abbiamo ricostruito questo, come poteva il Lotti sapere che su quel sasso c’erano quelle macchie di sangue e che sarebbero venute fuori dopo, non lo poteva sapere neanche se glielo avessero detto perché non lo sapevo neanche gli investigatori perché son venute fuori dopo, riscontro di grande importanza. Quindi Lotti è attendibile e attendibilissimo soltanto c’è una paura maledetta e forse non so se gli passerà e se gli passa forse ci potrà dire altre cose ormai il processo è in fase di discussione quindi vabbè ma ne consegue che Vanni è colpevole, Pacciani si sa, Faggi è colpevole ed il Lotti è colpevole, come poteva inventarsi tutto per potere beccarsi una condanna? Ma via è puerile perché anche a Lotti il cervello con tutti i suoi limiti e con tutte i suoi magari incubi che avrà però il cervello al Lotti funzionava molto bene perché ci ha voluto dire quello che ci ha voluto dire e a volte neanche con le pinze si poteva tirar fuori di più. Giocoforza bisogna parlare del Faggi Giovanni il quale per me ha una responsabilità per questa parte civile ben pregnante, responsabilità anche provata perché fu lui che segnalo la coppia e questo l’ha detto il Lotti, andarono a casa dopo l’omicidio a lavarsi le mani e questo te l’ha detto il Lotti e lo dice Lotti che questa volta gliel’ha riferito sia Vanni che Pacciani perché la fonte del Lotti normalmente è il Vanni invece questa volta gliel’ha detto anche Pacciani quindi sono due le fonti vengono da Vanni e da Pacciani e Lotti in questo è preciso, ma Lotti è credibile e deve essere creduto ma se deve essere creduto deve essere creduto in tutto anche quando dice che Giovanni di Calenzano era presente la sera dell’85 e Giovanni di Calenzano si sa che Giovanni Faggi perché loro si chiamano per nome e a Calenzano a Travalle lì vicino a Travalle dove ci ha fatto anche una bella girata c’era soltanto questo Giovanni e quindi è lui e c’è anche un riscontro, giustamente il PM attentissimo, puntuale e preciso che ha fatto un lavoro enorme, massacrante, perché questo è un più difficile e massacrante per gli addetti, giustamente il PM dice girandosi forse un po’ indietro a noi che l’abbiamo seguito in tanti anni dice “ora ci tornano tante cose anche del processo Pacciani che erano rimaste a mezz’aria. Ebbene se ne torna uno molto importante se il Faggi Giovanni così com’era lì quella sera perché gli piaceva vedere uccidere” questo ha detto il Lotti, queste sono accuse pesanti come macigni perché era lì? Perché gli piaceva vedere uccidere, che ne sappiamo noi che non è sceso e non ha collaborato? Certo il Lotti non c’è lo dirà mai. Quella sera però era lì perché lo conferma anche il Pucci in un certo senso, c’era un certo giro quella sera lì intorno eh come no, ma andò via con una macchina grossa scura, ora è provato ed è stata proprio la difesa di Faggi Giovanni che ha portato dei testimoni i quali ci hanno detto che Faggi Giovanni ha avuto dall’80 all’85 due macchine grosse e di colore uniforme, una sullo oscuro e una sul chiaro, bene, ma quella sera all’1 Pacciani fu visto sulla superstrada che andava a Borgo San Lorenzo a impostare la lettera col feticcio del seno per la dottoressa Silvia della Monica fu visto da un teste Longo Ivo, tornò tutto, quest’uomo disse si è messo irruentemente sulla superstrada, non mi ha dato la precedenza, quindi io mi sono affiancato per vederlo bene in faccia e l’ho visto bene era Pacciani non era a Cerbaia dice Longhi, era lì sulla superstrada all’1, collo aperto le caratteristiche di Pacciani, sudato e la luce interna accesa ed era anche questa una caratteristica che Pacciani aveva, teneva la luce interna accesa e viaggiava, certo dopo un omicidio di quel genere là, però la macchina è il punto che interessa noi tutti che cercavamo naturalmente, sapevamo che aveva una Ford Fiesta e una 500 dove veniva fuori questa macchina grossa su cui Pacciani era sopra e andava a bordo? Ora si sa di dove veniva fuori, gliela è stata fornita da Faggi Giovanni quando andò via e lui sarà tornato con un’altra macchina lì non gli mancavano né le macchine né i mezzi e questa qui è una prova indiretta ma pregnante della capacità organizzativa di questa banda e dell’apporto che ha portato faggi Giovanni, fornendo proprio l’elemento indispensabile più macchine per distrarre la polizia, per distrarre gli investigatori. Viene indicato come Finocchio vabbè e tale lo è molto probabilmente, c’è anche la prova, ci sono dei riscontri di questo in un certo senso perché quello che ci ha detto il lotti è riscontrato in casa Faggi attraverso le perquisizioni, c’era un legame fra Faggi e Pacciani e chi si somiglia si piglia ho detto prima quindi loro si erano presi subito d’amblè, si conoscevano da vecchia data perché nel calendario c’era scritto 3 ottobre del 77, quel calendario in casa Faggi Giovanni dice l’ho conosciuto nel 79 ma due anni son due anni e invece sul calendario c’era scritto Pacciani Pietro 3 ottobre 77, quindi si sarà sbagliato di due anni però lo conosceva, non solo la cartolina allusiva “Dimmi quando devo venire, ti saluto nuovamente” ma quando mai uno scrive una cartolina e scrive ti saluto nuovamente? Perché evidentemente si era parlato la sera prima al telefono perché la logica e logica quindi i rapporti erano da questo si denota che c’erano rapporti più intrecciati, più possibili sta di comunicazione, gli regalano una tuta a quel poveraccio ma sappiamo tutti le tute a che gli servivano, tute spolverini, ne avevano bisogno perché si sporcavano tanto, si lordano le mani e il corpo di sangue. E poi anche lui comune denominatore di falli di gomma e di legno, giornali pornografici la cultura di questa banda, giornali pornografici. Dovrete signori giudici e giurati dare una risposta sulle armi bianche e quindi gioco forza mi dovrò intrattenere su queste armi bianche, non posso esimermi dalle insistere che una delle due armi bianche è il trincetto di cui vi ho fornito la memoria ed il dibattimento anche se ci fu quella venuta così ostacolata, così non volenterosa da parte dei periti quindi non fu un interrogatorio come avrei voluto, un interrogatorio di scienza, ma fu un interrogatorio controverso un po’ opposto/combattuto comunque devo dire prima di passare e dare fine a questa mia arringa vi devo ricordare le caratteristiche di questo trincetto di cui alla memoria. Dunque il trincetto è normale e quando si acquista in un negozio presenta un lato tagliente solo, viceversa qui era stato un manomesso ed era stato creata un’altra punta quindi aveva due punte e poiché l’incidenza degli angoli che si formano col taglio manuale provocano degli angoli tali che non possono più essere riprodotti, bisognerebbe soltanto mettere uno sull’altro e ritagliarlo ma neanche ci riuscirebbe quindi quegli angoli sono irripetibili, quello è un trincetto manomesso e personalizzato, questo trincetto come voi sapete presenta tre punte, lo sapete dalla memoria, una punta acuta in cima proprio di 55°, con un angolo di 55°, un’altra fa il lato tagliente lungo di 5.5 e la costola di 1 mm di 168° quindi un angolo ottuso molto ampio e la terza punta in alto terza punta di 139°, con un angolo di 139°, detto questo mi soffermo ancora su quella perizia De Fazio che a pagina 13 dice “abbiamo visto che queste erano lesioni da difesa, al giovane gli erano stati provocati nel difendersi voleva portare via il braccio e l’ha detto il professor Maurri ma poi è così evidente che a volte ci affanniamo tanto noi avvocati e le parti a dire il perito deve dire questo, il perito questo, ma ci son cose così ovvie ed evidenti che per voi giudici devono naturalmente essere altrettanto evidenti e quindi queste fibbie le fumate ecco e quindi a volte è avvilente dover stare anche dietro a quel perito che vuol parlare e quell’altro che non vuol parlare perché sono cose ovvie e semplici ed allora a pagina 13 di questa perizia sottoscritta tengo a dirlo siglato in ogni pagina c’è scritto “in particolare la ferita al polso destro interessa il radio in profondità, per alcuni” qui c’è un errore di battitura dicono centimetri ma invece sono millimetri “per alcuni millimetri e vi determina una breccia a stampo di forma triangolare verosimilmente riproducente la forma della punta dell’arma” quindi l’addetto ai lavori si legge questa descrizione firmata da 5 periti e controfirmati da ogni pagina cosa … vediamo se domani venisse fuori questa punta quella verosimilmente la punta è … c’è poco da fare è così no? È semplice il discorso, non solo, ma a pagina 61 della perizia e poi a pagina 62 e poi a pagina a 63, poi a pagina 64, a pagina 65 e pagina 66 ci dettagliano precisamente le modalità con la quale è stato escisso il seno, perché lo dettagliano in questo modo? Perché il fondo del seno era regolare e questo è il punto, il fondo del seno era regolare del seno escisso, quindi non c’erano anomalie, le anomalie erano solo sul bordo quindi i periti dicono “ma cosa sotto incongruenze di queste abrasioni sul bordo sinistro quattro equidistanti fra di loro e man mano che si allungavano per potere tagliare tutto e le ultime quattro lunghe addirittura, cosa sono? Qual è stata l’arma che può avere provocato questo” e in più c’era il discorso di questa breccia a stampo, si trova anche a pagina 64 la descrizione di quella ferita a stampo, fotografata per carità di Dio, fotografata così come è prescritto dalle norme di ricerca per l’elaborazione dal professor Maurri, dal professor Pierini, non mi interessa nulla chi l’ha fotografato o non l’ha fotografata, l’importante sono i risultati che hanno dato queste fotografie, però se le indagini era di ricerca fotografica perché attraverso le fotografie si vedeva bene l’incidenza degli angoli, quei due angoli acuti si rilevano solo attraverso le fotografie, bene che hanno fatto un discorso di questo genere a fare queste foto. Ma se continuiamo e andiamo avanti vorrei brevemente proprio veramente molto brevemente fare presente questo professor Pierini a pagina 45 e 46 dice “quindi ha misurato l’osso? Sì ho fatto le misure, le misure mie erano leggermente diverse sull’osso” dice soltanto “no io ho lavorato sulle fotografie quando le domandavo come aveva fatto il lavoro” io credevo che avesse preso l’osso e l’avesse preso e portato su a Bologna, mi risultava così, dice “no io ho lavorato sulle fotografie che sono state fatte in sede rifacendo alcune misure lì sul posto perché dovevo controllare alcuni parametri che poi andavano messi in macchina. Quindi ha misurato l’osso? Si ho fatto le misure, le misure mie erano leggermente diverse” e infatti sappiamo che a pagina 64 il professor Pierini porta una lunghezza dell’ipotenusa di 13 mm mentre sappiamo benissimo che l’ipotenusa secondo il professor Maurri è di 12 mm, non solo ma il professor Pierini è così esatto perché ha rimisurato l’osso perché mette anche una misura di 16 mm che sarebbe anche quella da dove incomincia l’inserimento, quindi la scheggiatura, e lo dice “le mie misure erano leggermente diverse” quindi poi tiene a precisare il professor Pierini che lui ha lavorato sulle fotografie perché questo era il suo compito, lui attraverso le fotografie doveva vedere l’incidenza degli angoli e se voi ci fate caso 12 mm danno una incidenza d’angolo in un triangolo tra una base molto lunga danno due angoli acuti però c’è una diversità perché se la base/se l’ipotenusa mi aumenta di più di 1 mm ecco che c’è un’incidenza diversa ed ecco perché interrogando il professor Pierini dice “con le misure mie l’angolo al vertice della piramide intesa il vertice nel fondo del radio del povero ragazzo è di 140° e il trincetto la punta quella punta è di 139°, con le misure che io ho interpretato lavorando sulle fotografie vale a dire i 12 mm di Maurri della ipotenusa e i 2 mm del cateto l’angolo al vertice secondo il professor Maurri” e qui è scritto a pagina 49 “è di 137°” quindi c’è verosimiglianza in una ferita così piccola perché non è dire perché è piccola deve essere svilita che diamine anzi è l’abilità proprio che ha dimostrato il professor Pierini e ha difeso il professor Pierini il suo lavoro e come infatti lui le misure le ha esposte anche se era molto contenuto e quindi ha ridato queste prove che nel precedente processo non avevamo, ora si sa che quell’angolo al vertice del nell’osso è di 140° o di 13 ° e trincetto di 139 perciò quella punta ha colpito senz’altro il radio. C’è da dire una cosa, che il professor De Fazio che non so se avete notato che spesso si sovrapponeva al professor Pierini naturalmente voleva eludere io non so perché però forse voi meglio di me vi sarete resi conti del perché però (1.12.40) ma è un modello teorico quindi sembrava che queste immagini fatte dal professor Pierini fossero state fatte tanto per mettersi lì ad un tavolino e tirare giù un po’ di disegni, un modello teorico, ma quando poi attraverso un sacco di discorsi che ci sono stati fatti gli ho domandato “ma professor De Fazio ma perché qual è stato il sale di questo il rapporto invece all’esistenza di un dato” dice il professor de Fazio “che comporta la piena responsabilità di riscontro da parte di un altro perito” quindi tutto questo era lui che teorizzava, tutto questo modello teorico nasceva perché secondo il professor De Fazio che eppure era lì ed ha sentito il professor Pierini che diceva i dati in maniera esatta che questo modello teorico c’era stato, che Pierini aveva riscontrato soltanto i dati del professor Maurri, cioè aveva applicato i dati di un altro quindi questo per carità è gravissimo non si può fare e invece non è vero perché Pierini come torno a ripetere ha fatto le misure tanto che ci avevo 1 mm di differenza sulla ipotenusa. E poi ancora sempre il professor De Fazio che prendeva la parola per eludere non so perché voi forse lo capirete meglio di me la realtà che però in questo caso è stato oggetto una realtà di riscontro indirettamente perché si voleva dire se la figura è questa se questa corrisponde la punta è questa quindi è verosimile che la punta sia quella è chiaro dice “no perché la realtà di questo è stato visto in questo caso è stato oggetto di indagine diretta con gli occhi suoi, con gli occhi di Pierini, da parte di un altro perito” e abbiamo visto che questo non è. Non solo però devo affrontare un altro argomento e poi mi avvio alla conclusione, ci dice il professor Pierini che questa ferita era data da una punta molto particolare di tipo triangolare che la possiamo trovare variamente conformata in vari tipi di strumenti da taglio in vari tipi di coltello, allora io gli domando “una punta che supera i 90°?” perché lì era il punto questo siamo a pagina 57 ed il perito Pierini dice “sì perché c’era un angolo opposto poi dopo di 140°” quindi qui non si capiva bene sembrava che si potesse trovare questa punta triangolare in vari tipi di coltello, perché anche il professor Pierini dove doveva stare nel pool e nel contempo salvare il suo lavoro, il professor De Fazio da barone gli imponeva una linea lui gli doveva per forza andare dietro e quindi era c’era un po’ questa altalena, ma quando poi siamo arrivati alla conclusione e gli ho detto ma una punta di un coltello che normalmente è acuto o sbaglio, le punte dei coltelli lei conosce i coltelli o armi bianche che abbiano delle punte ottuse che superano i 90°? Perché questo è il conquibus e allora il Professor Pierini dice beh ci sono le punte smussate dei coltelli da dolci, secondo me questo è stato anche un voler dire a De Fazio lasciami lavorare e allora in maniera abnorme ha portato il coltello da dolce, sappiamo benissimo che il coltello dal dolce ha una punta quasi piatta che non è tagliente e poi li dice però non ha carenatura di rinforzo veramente molto acuto il professor Pierini ma comunque con questo il problema è risolto non ci sono in commercio coltelli, lui non ne ha trovati, che abbiano punte che superano i 90° se non manomessi aggiungo io e il trincetto era manomesso. Perché è successo questo? Che è spiacevole per la verità ma del resto la Corte lo sa che i periti son venuti qui di controvoglia, il collega Filastò aveva soltanto il professor Pierini e poi viceversa è venuto il pool doveva venire tutto il pool quindi a questo punto son venuti di malavoglia non volevano più tornare quindi quando hanno sentito il trincetto da esaminare per carità di Dio ci vuole l’osso ma che diamine allora ad un certo punto loro non volevano più tornare perché non volevano più sedersi qua, per loro erano doveva essere chiuso il discorso è perché doveva essere chiuso perché il criminologo professor De Fazio aveva fatto la perizia impostata sul serial killer ma insomma vabbè aveva fatto la perizia impostata sul serial killer poi è risultato che era Pacciani, poi è risultato suoi compagni di merende, vabbè ma è di questo allora doveva essere appiattito tutto, svilito tutto, anche il pregevole lavoro torno a ripetere del professor Pierini che ha dato degli spunti veramente essenziali, infatti è assurdo dire ci vuole l’osso, io faccio un banale esempio è come chi facesse delle fotografie ad un proiettile che è stato trovato perché è esploso da una pistola in cui c’è stato un omicidio in questo su questo proiettile ci sono delle rigature, le rigature classiche, vengono fatte le fotografie di queste rigature poi il proiettile viene perso e non si trova più a quel punto si trova la pistola beh ci son queste fotografie con le rigature beh non si può dire che quel proiettile è uscito da quella pistola, eh in termini di paragone non so se sono riuscito a spiegarmi però i termini di questa storia stanno in questo modo, non solo, ma il professor Pierini a pagina 63 anche riluttante temente visto com’era un po’ pressato e circondato ad un certo punto quando gli ho domandato se trovava compatibile con un’arma bianca che avesse la lunghezza inferiore al raggio del seno e secondo le modalità di taglio così come loro ci hanno fatto nelle figure 61, 62, 63 e 64 cioè partendo da 23:00 per poi fare un unico taglio perché questa è stata la dignità di questa escissione, è stata fatta in un unico taglio, e sono stati dati gli ultimi colpi per eliminare e il fondo era piano e voi lo troverete nelle perizie, quando gli ho domandato questo se è compatibile che quei segni si possono essere stati provocati dalla costola di un trincetto/di un’arma che fosse semi tagliente perché se è semi tagliente non taglia, eh naturalmente fa delle abrasioni e quindi è lì il punto perché fosse stata infissa ancora maggiormente dentro per escidere completamente il seno il professor Pierini ha detto “sì è compatibile” questo è a pagina 63 ha detto “però non lo so parlate con Beduschi”e ha passato la parola al perito Beduschi il quale perito Beduschi ha eluso completamente la domanda, non ha risposta, ha incominciato a parlare di professionalità mia professionalità sua cosa devono fare e dire? Con questo signori io ho concluso la mia arringa e da tutto quello che ho detto io sostengo la piena colpevolezza degli imputati Faggi Giovanni compreso e nel mandare un ricordo a tutte le vittime e alle famiglie delle vittime sono sicuro che farete giustizia appieno giro. Un’ultima cosa voglio dire mi era passata di mente, un’ultima cosa che voglio dire, quel coltello per carità di Dio siamo sempre stati uniti nel decorso fra PM e parti civili però quel coltello sequestrato al Vanni il quale è stato detto essere compatibile per quanto riguarda il taglio del seno quello a parere di questa parte civile non le è compatibile avrà tagliato il pupo per carità avrà avuto un’altra arma ma non è quello del taglio del seno, perché? Se questo coltello ha delle intaccature o delle deformazioni essendo un coltellaccio in parole povere sia sul filo che sul dorso queste intaccature o deformazioni dovrebbero aver deformato anche il fondo del seno escisso e invece quello è piano, quindi torno a ripetere che l’unica possibilità è l’esposizione che vi ho dato di questa arma anomala che è il trincetto che poi corrisponde in tutto, non solo ma abbiate pazienza mi sfuggiva una cosa, nella sentenza di primo grado processo Pacciani la Corte di assise disse che non era del tutto casuale che quella punta trovata nel radio del polso del ragazzo francese non corrispondesse a quell’arma bianca che questa parte civile aveva preso e prodotto, non era casuale, però poiché il professor Pierini l’altra volta nel 94 aveva detto che c’erano altri coltelli che avessero delle punte triangolari non si poteva scrivere escludere che questi punti dei triangolari ci fossero, ma invece viceversa ora sappiamo per certo che punte triangolari di quel genere là non c’è ne sono, coltelli di quel genere là non hanno punti in commercio quindi quello stralcio di sentenza che io vi ho portato in memoria prende naturalmente forza da questo perché il professor Pierini ci ha detto proprio che non esiste una punta di quel genere, non solo, ma l’aggressione raccontata dal Lotti del ragazzo francese in tutti i minuti particolari denota che il Pacciani fu costretto dopo aver fatto l’azione di sparo nella tenda e non avere finito il ragazzo perché il ragazzo gli è balzato fuori era già pronto a tagliare il Pacciani con l’arma in mano quindi stava entrando con quell’arma/col trincetto quindi il ragazzo scappa fa il giro della tenda perché vuole andare sulla strada il ragazzo ma li trova il Vanni che gli sbarra la strada e allora lui è costretto a tornare indietro e si addentra verso il bosco perciò il Pacciani forse non voleva colpire con quell’arma/il trincetto ma era l’arma che voleva fare i tagli con quella però si è trovato improvvisamente la reazione del ragazzo come l’ha descritta improvvisa e quindi ecco come si sviluppa questa nuova azione. Signori vi ringrazio della attenzione, non ho con me presidente le conclusioni ma concludo naturalmente allineato col PM fino a un certo punto perché per me Faggi Giovanni è totalmente responsabile e corresponsabile in pieno e quindi 530 non condivido questa impostazione per me deve essere pienamente condannato perché è stato un valido supporto in questa organizzazione ma le conclusioni di questa parte civile che espongo ora le consegnerò fra un’ora/un’ora e mezzo perché devo avere il tempo le ho dimenticate in studio, le conclusioni sono queste una provvisionale di 500 milioni provvisoriamente esecutiva a favore dei miei rappresentati e il favore della notula che depositerò unitamente, grazie presidente grazie signori.
Presidente: Sospendiamo un quarto d’ora. Ci siamo tutti, dice (1.22.33) benissimo, le due si, le due si può fare.
Avv. Andrea Capanni: Signor presidente, signor consigliere a latere signori che componete la Corte di assise di Firenze sono l’avvocato Andrea Capanni parlo per la parte civile costituita a Rontini Marzia sorella di Pia Rontini, io ho cercato di immaginare un modo per esordire di fronte alle signorie loro per introdurre questo mio intervento, l’unico modo che sinceramente/spontaneamente viene a questo difensore è esordire con una frase che poi nel corso dell’intervento cercherò di spiegarvi “Adesso ci siamo” questo difensore si è occupato di questa vicenda, nota, tristissima e dolorosissima da anni, più precisamente dalla l’anno 1989 allorquando si chiuse l’istruttoria formale del dottor Rotella con una conclusione che non poté essere sostanziata in alcun ulteriore altro atto processuale poiché chiudeva senza indicare responsabili la fase in cui le indagini si erano appuntate sul clan dei sardi e tutte le altre varie numerose persone cui di volta in volta nell’immediatezza si era rivolta l’attenzione per gli investigatori e della magistratura. Da quel momento in avanti bene dice il pubblico ministero, bene ha detto nella sua relazione introduttiva di questo dibattimento “è stato un processo, è stata una vicenda che si è svolta a tappe” e difatti da quella chiusura dell’89 e il ripartire secondo basi e indirizzi nuovi che si sono via via nel tempo precisati le indagini si è arrivati attraverso varie tappe sino al dibattimento odierno. Giusto a titolo indicativo, indagine si è appuntata ad un dato momento come lor signori sanno bene anche per ricordo giornalistico o comunque di informazione in generale si sono appuntate sulla figura di Pietro Pacciani, Pietro Pacciani è stato sottoposto ad indagine, vi è stata un’udienza preliminare, vi è stato un dibattimento anzi tre e lor signori ricorderanno bene come il dibattimento specialmente quello di primo grado nei confronti di Pietro Pacciani si sia svolto con caratteristiche e con oserei dire modalità molto differenti da quella attuale, chi vi ha partecipato e chi vi parla è tra questi può cogliere benissimo ma anche voi la differenza proprio di atmosfera che vi è oggi rispetto a quella di quel procedimento. Ke indagini ebbero determinati risultati allora, condussero ad un dibattimento e il dibattimento si svolse sugli elementi allora disponibili e dette un esito in primo grado, ne ha dato uno contrastante in secondo grado, questo giudizio come lor signori sanno di secondo grado è stato annullato dalla Corte di Cassazione. Nel frattempo e già al tempo della conclusione del dibattimento di primo grado si era avuta la sensazione che l’indagine dovesse approfondire ancora che vi fossero delle complicità/vi fossero altri soggetti che dovevano rispondere di quei fatti. Di fatti l’esistenza di quei soggetti si è in qualche modo affacciata anche al dibattimento di secondo grado ed è poi stata consacrata nella sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza assolutoria nei confronti di Pietro Pacciani in grado di appello perché i nuovi elementi acquisiti dall’indagine comunque dovevano trovare ingresso nella vicenda processuale che riguardava il solo Pietro Pacciani ma sono poi gli stessi elementi e le stesse diciamo così nuove acquisizioni che sono state sottoposte al vostro giudizio. Il procedimento di rinvio a carico Pietro Pacciani come tutti noi sappiamo non si potrà svolgere ma questo a giudizio di chi vi parla non sminuisce/non inficia in alcun modo l’importanza del compito di questa Corte d’assise, perché? Perché questa Corte d’assise finalmente è in possesso di elementi che non erano in possesso dei giudici che precedentemente si sono occupati della materia, questo è il punto conclusivo, questo è il punto terminativo di un iter di indagine che ha portato ai risultati che oggi sono sotto i vostri occhi, parlavo prima della differenza di atmosfera, di ambiente tra questo processo ed il primo processo Pacciani e io stesso mi sono domandato più volte da cosa dipendesse, meno clamore, meno stampa, meno televisione, al di là delle direttive impartite dal presidente però in realtà si capisce che vi è una tensione emotiva molto inferiore che non si può spiegare con i personaggi cioè ho sentito dire Pacciani era più personaggio, no a parte che qui si giudicano degli uomini e dei fatti e non dei personaggi questo perché all’imputato va comunque tributata una forma di rispetto che altrimenti verrebbe meno, ma perché questa situazione è completamente differente da quella anzi detta. Qui non si tratta di il pubblico ministero all’inizio della sua requisitoria lo ha detto nessuna cosa poteva essere detta con maggiore precisione “questo non è un processo indiziario, quell’altro procedimento era un processo indiziario e quindi aveva forse all’esterno dell’aula un fascino maggiore ma all’interno dell’aula ha costretto tutte le parti interessate l’accusa pubblica e privata, la difesa ed i giudici ad un lavoro molto differente, ad un lavoro molto più stressante, molto più difficile quello di collegare e capire gli indizi collegarli, concatenati e vedere se gli stessi costituivano proprio, la prova può essere data in modo diretto o può essere data dalla concatenazione di indizi diversi i quali tutti insieme così possono costituire prova” questo è il lavoro che fu fatto nell’altro procedimento ove le risultanze ed il materiale a disposizione dei giudici era minore, molto minore e quindi il lavoro di ricucitura ha anche dato esiti che sono stati poi in realtà contrastanti perché si ha avuto un procedimento di primo grado con un esito ed uno di appello con un esito diverso, questo è fisiologico. Naturalmente tutto ciò ha comportato lo spaccarsi della opinione pubblica innocentisti e colpevolisti e tutto quell’altro bagaglio accessorio e non fondamentale di un procedimento penale, qua non è accaduto niente di tutto questo, come giustamente diceva il pubblico ministero questo è un processo a prova diretta quindi non c’è la necessità o non c’è in modo molto più marginale per il giudice di concatenare gli indizi e valutarli e magari per venire a soluzioni che possono essere lette in modo ambivalente, qui c’è la necessità di valutare una prova, la prova c’è, l’elemento assume dignità di prova, naturalmente il giudice non riceve passivamente tali elementi ma ha per sé il compito che è il compito supremo quello della valutazione, questo è il compito che la Corte ha, ma la prova c’è qua si sono acquisite testimonianze oculari, sia pure parziali come quella del Pucci, il testimone è il massimo e il principale elemento di prova che può essere fornito ad un giudice, la persona che ha visto che non è imputata quindi non risponde di quel fatto ma lo ha visto e lo ricostruisce al giudice, è l’elemento di prova più tranquillizzante in ogni processo anche in quelli che ha torto potremmo definire minori rispetto a questo laddove vi è una testimonianza diretta/oculare è la fonte di prova migliore e privilegiata che il giudice ha assunto, si è avuto poi anche un altro elemento la confessione di uno degli autori, la confessione di uno degli autori è uno dei momenti più importanti nella ricostruzione di un fatto perché è come dire una ricostruzione che proviene dal di dentro del fenomeno criminoso ma è una confessione come anche il pubblico ministero ha sottolineato che non è una confessione spontanea, un bel giorno il signor X si presenta dai carabinieri e dice “io ho fatto questo con me c’era pinco o pallino” no perché questo è un tipo di confessione che potrebbe lasciare dei dubbi perché spontanea non provocata da alcun altro elemento potrebbe essere frutto di 1000 altre motivazioni o pulsioni e quindi al giudice prudente implica una valutazione del perché e del come e del cui prodest che è una valutazione seria, a me viene in mente un esempio tratto dalle cronache giudiziarie su di un fatto che giudiziariamente è definito ma che continua
Parte 2
perché per tutta una serie di altri elementi che qui non interessa ma soprattutto perché questa confessione arriva inaspettata senza che il soggetto sia in un qualche modo pressato da indagini, da interrogatori o da riscontri ma si presenta spontaneamente, qui no, nel caso nostro noi avevamo un’attività investigativa che aveva raggiunto il soggetto con delle contestazioni precise di riscontri e di elementi alle quali contestazioni il soggetto evidentemente ha deciso di cedere perché questa è la dinamica, chi si accusa si ipotizza che tu abbia fatto determinate cose e a un certo punto dice “sì è vero” quindi non soltanto io chiarisco le mie responsabilità ma dato che nel fatto vi sono dei concorrenti cioè dei soggetti che insieme a me hanno compiuto il fatto io svelo anche quanto conosco nei limiti in cui lo conosco, nel modo in cui lo conosco quello che costituisce la responsabilità del corpo, questo è un fatto che facendo ancora un passettino indietro nei procedimenti nei dibattimenti precedenti non si era riscontrato e per questo che io dico che io sostengo che questa è la sede indipendentemente da qualunque altra evenienza che si verifichi fuori di qui questa è la sede in cui questa vicenda può avere una ricostruzione, è una ricostruzione completa perché in questo modo con gli elementi a vostra disposizione si può chiarire, si può finalmente illuminare una vicenda che è inutile che io vi dica che è gravissima/che è dolorosissima lo sapete, quante volte voi che siete cittadini della Toscana, quante volte voi siete rimasti sgomenti via via che uno dopo l’altro questi fatti si sono succeduti nel tempo, quante volte ognuno di voi ha detto ma perché non lo prendono? Quindi finalmente davanti ad un giudice nel contraddittorio delle parti questa vicenda può venire fuori con una chiarezza finora impossibile, ecco perché io ho aperto questo mio intervento dicendo “è la volta buona”. Gli elementi acquisiti io ho citato la testimonianza Pucci, la confessione Lotti, c’è ne sarebbero 1000 altri non ve li ridarò tutti non è assolutamente necessario vi sono stati spiegati in maniera magistrale, gli altri elementi tutti sono stati riscontrati, vi è stato spiegato, il Lotti ha detto cose non solo che corrispondevano alla realtà ma corrispondevano anche a quella realtà parziale acquisita nel dibattimento Pacciani che aveva lasciato delle zone d’ombra, la confessione di Lotti ha permesso di capire cose che fino a questo momento nella vicenda precedente non erano state capite appieno, il riscontro viene anche da questo. Da un punto di vista processuale è doveroso far notare come le dichiarazioni di Lotti abbiano avuto un duplice vaglio sia l’incidente probatorio i cui atti sono utilizzabili per voi sia il dibattimento perché non c’è stata nessuna diciamo così forma di barricamento, Lotti ha deposto, la credibilità del Lotti è il nodo centrale di questa vicenda risolto quello tutto il resto è pressoché conseguente. Io ritengo che Lotti sia credibile anche se ritengo che sia responsabile perché non possiamo dimenticare che egli ha delle responsabilità personali gravissime su fatti gravissimi quindi questo mio dire non significa che io sto ringraziando, io sto commentando/sto valutando, Lotti è responsabile come tale merita un’affermazione di penale responsabilità nella forma e nella misura che determinerà la Corte che non interessa a chi vi pare ma Lotti è responsabile nell’ammettere le sue e le altrui responsabilità può aver dato un contributo ma la responsabilità a tutto tondo rimane così come rimane quella dell’imputato Vanni, per ciò che ha detto Lotti, per quelle dichiarazioni/quelle ammissioni che ha definito il pubblico ministero ieri citandole nei suoi interrogatori sono tutte cose che giustapposte nell’ordine logico danno un’ulteriore riscontro a tutto ciò che è stato detto in questo dibattimento. Pertanto il compito che si consegna alla Corte d’assise di Firenze è un compito logicamente di grande responsabilità ma facilitato dalla acquisizione di questi elementi che sono decisivi e per quanto riguarda il raggio visivo di questo dibattimento definitivi. Cosa resta da dire? Non molto, non molto salvo fare una considerazione finale, l’ultima parte dell’intervento del pubblico ministero vi ha tratteggiato quelli che potevano essere i moventi, è una domanda che bene o male ci siamo fatta tutti che ci sia una forma di movente sessuale, della sessualità si è abbondantemente parlato, nelle forme più strane, credo che non ci sia bisogno di ripercorrerle adesso ma sicuramente un movente sessuale, di una sessualità vissuta in un certo modo da certe persone, ma quando il pubblico ministero vi dice che merita approfondimento anche un certo aspetto e certe acquisizioni che portano a movimenti di denaro, che portano a ritenere esistente con ogni probabilità anche un movente economico ecco e qui allora e in questo momento se ciò è vero come purtroppo ritiene chi vi parla che sia vero che il dolore si rinnova, perché l’idea che dei giovani debbano cadere in quel modo per effetto di pulsioni sessuali deformi/abnormi di qualcuno che forse è sano o forse è malato è una cosa che non sarà mai accettabile ma è comprensibile ma metterci sotto un movente di carattere patrimoniale è una cosa che fa tremare di raccapriccio chiunque, è una cosa che sconvolge ancora di più, è come se questi ragazzi morissero di nuovo perché è enorme questo è la considerazione finale sì sono attesi anni per avere giustizia e ritengo che questa sia la sede per averla, sono fiducioso nella vostra opera e credo che giustizia ci darete. Ma la conclusione è ancor più amara perché è sottesa da quel problema/da quel sospetto/da quella certezza che sotto vi fosse anche un movente economico che rende tutta questa vicenda ancora più dolorosa per chi l’ha subita in prima persona, per tutti i parenti delle vittime, per chi vi ha prestato la propria opera grande, arrivare a concludere che quella era la molla o una delle molle che muoveva questi figuri e la cosa più dolorosa che potessimo scoprire eppure ci siamo dovuti far carico anche di questo ma ripeto siamo fiduciosi che giustizia sarà fatta, questa è la sede opportuna, è un’occasione che questa città non può farsi sfuggire e sicuramente non si farà sfugge passo quindi alla lettura delle conclusioni. Conclusioni per la parte civile costituita da Rontini Marzia in procedimento numero contro Vanni Mario e lotti Giancarlo imputati come in atti con riferimento ai capi E ed F decreto che dispone il giudizi, faccia al eccellentissima Corte d’assise di Firenze una seconda ritenuta la responsabilità penale degli imputati Vanni Mario e Lotti Giancarlo per i sopra menzionati capi E ed F del decreto che dispone il giudizio condannarli alla pena ritenuta di giustizia inoltre condannare i medesimi in solido a risarcimento del danno morale in favore della parte civile Rontini Marzia danno del quale si chiede l’immediata liquidazione ai sensi dell’articolo 538 codice procedura penale con liquidazione provvisoriamente esecutiva ai sensi dell’articolo 540 codice procedura penale e una provvisionale di 50 milioni in quella maggiore o minore che è stata ritenuta di giustizia. In subordine si chiede che venga liquidata una provvisionale immediatamente esecutiva nella misura di lire 20 milioni. Piace infine alla Corte di assise eccellentissima condannare gli imputati in solido alla refusione delle spese di costituzione assistenza parte civile come da separata notula. Ho finito grazie signor presidente.
Avv. Patrizio Pellegrini: Conclusioni delle parti civili Rontini Renzo e Winnie Christians genitori di Pia Rontini voglia la Corte d’assise di Firenze ritenuta la responsabilità di Lotti Giancarlo, Vanni Mario e Faggi Giovanni per tutti i reati a loro rispettivamente ascritti condannarli alla pena che sarà ritenuta di giustizia e a risarcire in solido tra loro i danni da liquidarsi in separato giudizio subiti da Pia Rontini in ordine ai quali concludenti agiscono iure successionis e quelli subiti dai genitori di lei in ordine ai quali concludenti agiscono iure proprio, piaccia alla Corte assegnare intanto una provvisionale immediatamente esecutiva di 200 milioni per ciascuno dei concludenti da imputarsi nella liquidazione definitiva, oltre spese di costituzione assistenza e difesa come da notula. Il problema che si pone davanti a questo difensore di parte civile come a tutti gli altri colleghi è in fondo uno solo, la enorme messe di elementi di prova acquisiti in questo processo, non solo, le prove acquisite in questo processo che si sommano alle prove acquisite nel processo Pacciani, allora erano indizi univoci, precisi e concordanti tali da costituire prova come ritenne l’assise di primo grado. Oggi quegli elementi si illuminano di una luce chiarissima che non lascia più nessun ombra di dubbi, nel migliore dei mondi possibili ma non è il nostro avremmo fatto un unico processo quello passato, quello presente e quello futuro in un unico contesto 10 anni fa, questo è quello che avremmo voluto e dovuto se fossimo riusciti a fare, purtroppo non è stato possibile. Il processo a Pacciani non si farà più, sta rendendo conto delle sue azioni davanti a ben altro tribunale ma intanto qui di Pacciani si continua a parlare, è inevitabile che si continua a parlare e allora mi vengono in mente tutti quegli elementi poi sviliti con una sensazione di disagio per chi ha sentito svilire quegli elementi che già parlavano chiaro a chi voleva intendere, la pallottola, il blocco notes, il porta sapone, una intercettazione ambientale, scusate se torno un attimo ma io lo vedo come un continuum, io ho vissuto anche quella vicenda come tanti qui fra noi, io la vivo dal 1984 questa vicenda, già conoscevo i signori Rontini, una piccola parte del loro strazio piccolissima, è stata anche la mia, ho cercato di dargli tutto il sostegno che un uomo può dare, non un avvocato, un uomo può dare in queste circostanze a dei genitori non dico altro, probabilmente tutti voi siete genitori come me. Allora quell’intercettazione ambientale la rammento perché è quasi comica che fu fatta in casa Pacciani durante la notte si sentiva un trambusto indescrivibile, la sentimmo in aula la registrazione, si domandava a Pacciani ma che stava facendo alle 03:00 di notte in casa per fare tutta quella confusione, spostamento di mobili, veramente, “cercavo la caffettiera perché stavo male di cuore e volevo farmi un caffè” in casa propria uno sposta il frigorifero per cercare la caffettiera perché non sa dove l’ha messa lasciamo perdere. Allora tutti quegli indizi ormai sono sullo sfondo, sono impalliditi alla luce di queste prove che sono state acquisite qua in quest’aula in 8 mesi pazienti, laboriosi di processo ma non li possiamo dimenticare perché tutto si tiene, tutto si tiene, ora certo tutto assume come dicevo prima una luce diversa/una dimensione diversa/uno spessore diverso, c’è un elemento però che era già presente allora e c’è lo ritroviamo qui e c’è lo ritroveremo poi e devo dire con un senso di rammarico che soltanto oggi si dà importanza a quell’elemento che era presente, che era un fatto, già allora acquisito agli atti processuali ma messo in disparte non messo sufficientemente in luce, il denaro non si volle parlare sembrava quasi come diceva adesso il collega Capanni che un riferimento a un dato finanziario patrimoniale economico stonasse con dei reati a sfondo sessuale e quindi non se ne parlava, non se ne parlo abbastanza, non si evidenziò e non gli si dette importanza e di questo mi dolgo perché già nelle indagini a carico di Pacciani ovviamente non al processo e basta ma già nelle indagini erano emersi quei risparmi, quegli acquisti di cui fra un attimo sarò costretto a ripercorrere velocemente l’andazzo. Qui finalmente se ne parla in maniera chiara esplicita addirittura e io sono perfettamente d’accordo il dottor Canessa mi dà atto che questo è stato sempre il mio chiodo fisso anche nei nostri colloqui di andare a vedere perché c’erano tutti quei soldi, chi li aveva forniti al Pacciani e a Vanni, non solo a Pacciani anche a Vanni. Tutto quel denaro nasconde un retroscena ancora più torbido, se possibile, ancora più squallido, ancora più inverecondo, il denaro si paga la morte di questi ragazzi, si paga in contanti, non ci posso credere. Fermiamoci un istante su quel fiume di denaro, perché signori è un fiume di denaro, non sono miliardi sia detto chiaro ma è un fiume di denaro in relazione alle loro possibilità economiche, tutto è relativo parlo a ragion veduta di fiume di denaro perché è un fiume di denaro di allora di 15 anni fa grossomodo, accumulato nella prima metà degli anni 80, io che sono un civilista prestato al penale sono andato a fare i conti con le tabelle Istat alla mano sapete per quanto si moltiplica quel denaro per avere il controvalore ad oggi? Per 4,2, fatevi i vostri conti e vedrete che quella casa comprata nel 79 da Pacciani pagata 26 milioni oggi vuol dire che sarebbe pagata 110 milioni, un contadino che è stato più in prigione che sui campi che quando ha lavorato aveva un lavoro della terra che a malapena gli consentiva di sfamare se e quella disgraziate delle donne che aveva con sé. Come ha fatto a mettere da parte questi soldi? Voi ci riuscireste? Non credo perché qualche spesa l’avrà avuta anche lui poco però intanto andava per trattorie, si comprava la macchina, si comprava il motorino, si comprava due case, metteva da parte 160 milioni in quell’epoca, moltiplicate per 4 vedete oggi che cosa sono, avrete una dimensione diversa perché purtroppo ci siamo abituati al svilimento del denaro e quindi 150 milioni non sembrano più poi tanti e questo per Pacciani, Vanni? Ha i suoi soldini anche Vanna, ha fatto il postino ha guadagnato un milione al mese negli ultimi tempi, ha avuto una liquidazione, in rapporto ha meno ma per forza Pacciani doveva fare la parte del leone anche in questo è ovvio e naturale, corrisponde al rapporto sarebbe strano il contrario, corrisponde al tipo di coppia criminale che poi non è neanche una coppia ma è un terzetto, un quartetto, un quintetto chi lo sa, Pacciani fa la parte del leone, è in posizione dominante in tutto e per tutto è fuori discussione e quindi anche nella spartizione del pretium sceleris prende quanto vuole e lascia a Vanni le briciole, al Lotti niente si capisce, Lotti è un inutile idiota figuriamoci se gli si dà anche dei quattrini, già si deve accontentare che lo facciamo assistere a questi episodi, si diverte, ci serve perché fa da palo basta finito lì che discorso, Lotti che è in posizione sottomessa del resto anche Vanni poi ci torneremo sulla posizione di Vanni nei confronti di Pacciani, Lotti è sottomesso proprio nel senso più materiale del termine e voi mi capite perfettamente eppure Lotti non ha l’aspetto della esile collegiale quindicenne che deve subire le attenzioni del bruto Pacciani però le subisce avrà trovato il suo tornaconto anche in quello non gli sarà andato poi tanto di malavoglia nemmeno quelle attenzioni ma oggi si dice che le dovette subire “che dovevo fare e se lui voleva far così” eh normale no? Direbbe chiunque, evidentemente la sottomissione psicologica la forza, la prepotenza, l’arroganza, la violenza di un Pacciani giocano un ruolo dominante anche nell’instaurazione del suo rapporto con Lotti. Io sui conti/sui soldi non entro in ulteriori particolari, credo che queste pennellate siano sufficienti per stabilire il concetto e stabilire il dato fondamentale di una importanza centrale di questo elemento che è un riscontro obiettivo ha detto il pubblico ministero o il dottor Canessa ha copiato nei miei appunti o io ho copiato nei suoi perché anch’io mi ero appuntato la stessa frase, riscontro oggettivo di tutto quello che si sta dicendo e di quello soprattutto che verrà fuori. Pacciani deve fare la parte del leone la divisione del prezzo, in tutte le loro manifestazioni, ve lo ricordate quello che dice un teste forse lo stesso Lotti in questo momento l’ho dimenticato non lo ritrovo qua nei miei appunti a proposito della frequentazione di quella disperata che è la Sperduto prima la concupisce Vanni poi Vanni deve mettere a disposizione di Pacciani quello che è riuscito a ottenere perché questa è la regola del gioco fra loro non può Vanni tenersela per sé e allora ci porta anche Pacciani da quel momento anche per Vanni diventa un inferno perché Pacciani a quel punto vuole giocare la parte principale anche nei rapporti con la Sperduto e al Vanni gli resta soltanto le briciole, ecco questo è l’atteggiamento per capire il meccanismo psicologico che si agita fra loro. Allora il denaro movente ma signori se non ci fosse una predisposizione, se non ci fosse una volontà sadica, se non ci fosse una mente pervertita e perversa nessun prezzo potrebbe convincere persona di normale sennò e normale comportamento a fare quello che hanno fatto, non si può che innestarsi in un qualche cosa che io non so definire perché non ci arrivo concettualmente a capire quale meccanismo può essere scattato nella mente di questi personaggi che li ha indotti ad accettare di buon grado, a sollecitare probabilmente, chi lo sa le sinergie che si sono sviluppate, è il mandante che ha approfittato della loro disponibilità o sono essi che sono andati a cercare qualcuno sapendo evidentemente dove bussare che poteva mettere a frutto la loro capacità a delinque? Quando Pucci gli chiede al Lotti “ma perché lo fanno?” eh mica è una domanda da poco Lotti gli risponde “perché gli garba così” gli garba così basta non c’è altro da dire gli garba, in più ci guadagnava, quando si scoprirà chi era il committente di queste spedizioni e acquisizioni capiremo molte altre cose, tutto risulterà molto più chiaro. Il denaro quindi, e chiudo questo argomento, diventerà il suggello, la riprova, il riscontro oggettivo che tutta la ricostruzione che a quel punto faticosamente avremo fatto sarà perfetta/sarà completa e tutti i tasselli di questa storia da Pacciani a oggi quelli soprattutto di allora risulteranno ben poca cosa di fronte all’evidenza a cui tendiamo nonostante lo strazio di queste famiglie che non vedono mai arrivare la conclusione di questa vicenda che si rinnova il dolore tutte le volte che ne sentono parlare, tutte le volte che ne parla la televisione, che ne parlano i giornali, che vengono interrogate, ma è inevitabile che sia così e così deve essere. C’è un altro riscontro oggettivo documentale addirittura che ci è scappato per un soffio la lettera che Pacciani scrisse a Vanni, che gli scrisse in quel particolare periodo fine del 91 pacifico assolutamente fuori discussione, in quella lettera se l’avessimo potuta trovare, c’era la prova scritta di data certa della commissione dei delitti perché lì dentro alla maniera di Pacciani avremmo trovato tutto, avremmo trovato in sostanza una confessione, avremmo trovato una chiamata di correo e avremmo trovato ma questo ci interessa fino ad un certo punto le minacce che Pacciani rivolgeva a Vanni con quella lettera. Era una lettera tremenda, come Pacciani fece a farla uscire dal carcere non lo sapremo mai certamente non per le vie ordinarie perché non si affida una lettera così compromettente alla posta del carcere ma in qualche modo ci riuscì e arrivò quella lettera che conteneva come ho detto delle affermazioni così lampanti/così gravi per chi la scriveva e per chi la riceveva che è caduta in mano alla polizia sarebbe stata una deflagrazione completa, a quel punto il processo sarebbe finito nel 91/nel 92 non nel 2000 quando finirà e allora che quella lettera contenesse delle cose gravissime c’è lo dicono tutti quelli che di questa lettera in qualche modo hanno sentito parlare, c’è lo dice Lotti, c’è lo dice Nesi Lorenzo e c’è lo dice Ricci Walter anche questo ma non ho bisogno di scendere in questi dettagli perché dopo tutto quello che ci ha spiegato il pubblico ministero che poi è sotto i vostri occhi non ha fatto altro che ricapitolare quello che voi avete sotto gli occhi andare ancora a cercare riscontri alle dichiarazioni di Lotti mi sembra veramente un for d’opera. La lettera c’era, Vanni né era terrorizzato, Lotti stesso gli suggerisce “ma se hai tanta paura, se questa lettera ti preoccupa tanto eh o vai dai carabinieri o la porti a un avvocato a qualcuno insomma che se ne intende più di noi” Vanni non va dai carabinieri, forse la cosa più semplice anche la meno costosa no? La più immediata verrebbe in mente a tutti, la stazione carabinieri è li, ci si ferma, si parla col maresciallo, ho avuto questa lettera che devo fare? Per carità è una lettera che scotta guai a farla vedere ai carabinieri, ne parla con qualcuno, con un avvocato, io non ho interesse a dire che fosse l’avvocato Corsi ma con qualcuno che in qualche modo se ne intendeva poteva essere anche un sacerdote dico non lo so, tutto può essere non voglio accusare sotto questo profilo nessuno, ma che cosa gli deve dire un legale? L’avvocato pellegrini che cosa gli avrebbe detto ad una persona che ti porta una lettera del genere? Fai la denuncia? Fai la querela? Ma siamo pazzi? Se fai la querela ti accusi da solo c’è scritto chiaro e tondo si capisce benissimo, che vuoi portarla ai carabinieri? Ma non ci pensare nemmeno, distruggila, falla sparire mi raccomando, io come avvocato sono legato dal segreto professionale sono una tomba di me non puoi avere paura basta finito lì, ecco perché non l’abbiamo trovata, se fosse stata una lettera scritta da un fanfarone, da un Pacciani che era solito raccontare e dire spacconate non gli avrebbe dato importanza a Vanni, non gli avrebbe dato importanza nemmeno la persona a cui fu fatta vedere anzi gli avrebbe detto probabilmente, io avrei detto come avvocato/come legale “beh tu metti lì da una parte se questo quando esce dal carcere ci ritorna sopra, ti telefona insomma ti dà noia, ti crea disturbo la tireremo fuori allora, per ora lascia perdere lo sai com’è Pacciani si diverte” vi sembra questo lo scenario possibile? Allora quella lettera era evidentemente tremenda e non conteneva solo minacce, conteneva delle affermazioni che avrebbero inchiodato tutti coloro, chi l’aveva scritto e chi la riceveva. Vabbè della lettera non ne abbiamo traccia, non è stata trovata, è stata cercata non è stata trovata, certo poi cercarono la lettera pezzo di carta dopo anni è ovvio che è difficile che si possa trovare. Ma ne facciamo a meno tranquillamente era un flash su un possibile riscontro documentale che ci è mancato/che ci è venuto meno e che sarebbe stato di importanza decisiva avrebbe tagliato la testa al toro come si suol dire, ma prove ne abbiamo tante. La domanda di fondo nemmeno io posso sottrarmi a questa e ci dovremmo ripetere avrete pazienza che si deve fare siamo tutti nella stessa posizione ci poniamo tutti le stesse domande, ma Lotti dice il vero o dice il falso? Questa è la domanda che ci poniamo da qualche anno, da un paio d’anni, da quando Lotti ha cominciato a cantare è inevitabile porsela e la domanda delle domande/la madre di tutte le domande evidentemente, dice il vero o dice il falso? Una delle due, la complementarietà dei contrari per quanto riguarda la verità e la falsità non valgono, il bello e il brutto vanno insieme fanno un tutt’uno ma il vero e il falso sono in contraddizione fra loro. Allora domandiamoci Lotti racconta quello che racconta e lo sappiamo tutti ormai dalle dichiarazioni rese alla polizia, al pubblico ministero, all’incidente probatorio e a quelle rese in quest’aula siamo tutti informati possiamo rileggerle, voi potete rileggerle quante volte volete ma racconta quello che racconta perché è un fantasioso mitomane avvistatore di marziani e si è inventato tutto oppure perché qualcuno lo ha indotto/lo ha indottrinato/lo ha imbeccato perché raccontasse ovviamente fornendogli le informazioni necessarie perché avesse qualche cosa da raccontare oppure semplicemente perché messo alle strette ci dice quello che ha visto e quello che lui stesso ha vissuto. Io credo che una quarta spiegazione non possa essere data, una di queste tre, allora son fantasie partorite dalla mente del Lotti? Eh per partorire qualche cosa bisogna avere una mente abbastanza fertile, una fantasia esercitata, bisogna avere le doti naturali che ci consentono di inventare e poi inventare sulla base di fatti che insomma non sono mica poi fantasie, sono fatti reali, bisognerebbe avere letto tutti i giornali, sentito tutte le trasmissioni televisive che negli anni hanno parlato di queste vicende e allora forse chi volesse dotato di fantasia e quindi di intelligenza esercitata di un certo livello potrebbe anche inventarsele, potrebbe darsi, vi sembra che questa sia la situazione mentale in cui versa il signor Lotti Giancarlo? A me non sembra e poi dovrebbe essere bravissimo per un verso ad inventarsi tutto e stupido per l’altro a non rendersi conto che così facendo si scava la fossa con le sue stesse mani, va a raccontare cose che si è inventato per sé e per gli altri, Vanni e Faggi, e non si rende conto che così facendo si prenderà una ventina d’anni di carcere? Eppure se ne rende conto perché voi avete la prova dalla intercettazione della conversazione telefonica con la Filippa Nicoletti che se ne rende conto benissimo dice però ormai l’ho detto speriamo che non succeda nulla, affermazione sciocca, però sa benissimo che sta rischiando quindi è ovvio che la fantasia non c’entra nulla e allora è stato imbeccato, qualcuno ha trovato conveniente prendere Lotti e dirgli guarda tu devi dire così così e così e poi che cosa? Poi te ne vai vent’anni in carcere vabbè una ricompensa favolosa. Non solo ma bisogna anche che Lotti impari la lezione, non è mica facile per un Lotti imparare la lezione, quattro lezioni non una sola, perché parla di quattro omicidi dupli e allora come si può pensare che a quelle che sono le difficoltà strutturali della mente del Lotti si aggiunga anche questa prospettiva di andarsene in carcere perché così inevitabilmente eh e Lotti lo sa per quoziente di intelligenza basso che abbia questo lo sa, allora qualcuno però lo convince, in altre zone del mondo dove il pubblico ministero può garantire l’impunità forse si può anche arrivare a questo, in Italia fortunatamente no, io spero che non ci si arriverà mai o che comunque io non debba vivere quel momento. Lotti parla perché è costretto a parlare, questa è l’unica semplice sacrosanta verità, è costretto dalle circostanze, è costretto dalle contestazioni viene messa alle strette, è in un angolo e non ha la capacità di uscirne e nemmeno quella di avvalersi della facoltà di non rispondere e anche per quello ci vuole un’intelligenza, una capacità, una forza di volontà, resistere alle pressioni della polizia e del PM che li incalza e che dice è stata vista la tua macchina, è tutto quello che sappiamo è Lotti di fronte a questo si arrende e dice il minimo indispensabile, attenzione Lotti non ha spiattellato tutto quello che sa probabilmente, qualche cosa si è tenuto per sé ma sicuramente in quello che ha detto c’è continuamente l’ansia e la preoccupazione di coprirsi il più possibile, sa che ogni parola è pericolosa per lui ne dice il minimo indispensabile teniamolo presente. Io lo vorrei vedere Lotti a tu per tu con chiunque di noi che conosciamo ormai questi fatti a cena, io non ci tengo ad andare a cena con Lotti sia chiaro, ha concorso ad uccidere la figlia dei miei amici non ci andrei mai a cena però sono convinto che di fronte ad un fiasco di vino senza microfoni, senza registratori, senza verbali direbbe molte più cose e le direbbe anche con un altro linguaggio perché una delle difficoltà che abbiamo avuto nel parlare con Lotti, nel chiedergli di ottenere le risposte e anche la difficoltà che nasce dalla incomunicabilità di cultura diverse, di linguaggi diversi, di modi di esprimersi diversi, questo lo dobbiamo mettere in conto non potremo mai superare questo gap. Allora se tutto con Lotti è stato difficile nel senso che ogni parola è sofferta e anche vero che questo dimostra la sua genuinità, (salta l’audio) racconti del Lotti andandoli minuziosamente ad esaminare possono mostrare, ma voi non vi farete fuorviare quella è la prova della genuinità dell’attendibilità del Lotti, chi avesse partorito un parto così fantasioso aggiungerebbe continuamente particolari fino a che diventerebbe incredibile, l’avete visto quel teste De Pace era partito così bene ci aveva detto di aver visto la mattina dopo, lunedì mattina dopo, gli Scoperti il Pacciani e poi si è capito che quello non ci sta tutto con la testa e ha cominciato ad andare fuori dal seminato, quella è la fantasia del malato, chi fosse indottrinato, imbeccato o istruito racconterebbe sempre tutte le volte ossessivamente la stessa identica versione guai gli è stato detto di dire così e così dice l’ha mandata a memoria e lo deve dire perché fuori di lì non saprebbe come cavarsela e invece Lotti qualche particolare qualcosa gli sfugge, una cosa si ricorda, una cosa si dimentica, è fisiologico e giocoforza che sia così oltretutto sono passati anche tanti anni non fosse altro e allora quelle discrepanze peraltro sempre su aspetti marginali sono la prova/la riprova/la conferma che è tutto genuino. Vedete così soltanto un particolare eh per carità non vado a ripercorrere lo spolverino del Vanni, una volta Lotti dice che lo Vanni c’è l’aveva a Vicchio poi una volta dice che non c’è l’aveva, ma che ci interessa? Ma che ci riguarda? Quel che conta è che lui l’ha visto ammazzare con lo spolverino e senza o senza non cambia assolutamente nulla una volta se lo dimentica o si rende conto che forse non era proprio con lo spolverino quella volta che l’aveva le altre volte e quindi chi lo sa, è determinante? È importante? Contraddice e rende vano tutto quello che ci racconta Lotti con i 1000 riscontri che Lotti ha? Va bene, poi abbiamo anche un testimone oculare non è mica poco eh, Pucci, Pucci perché non si dovrebbe credere a Pucci? Perché è un sempliciotto? Ragion di più, c’ha detto la sorella che non dice bugie perché non gli riesce, mica è da poco questo discorso non gli riesce a dire bugie allora ha detto la verità se non riesce a dire le bugie allora ha detto la verità. A me sembra quasi di sognare adesso rispetto a quattro anni fa quando dovevamo combattere con la interpretazione di quegli indizi oggi abbiamo reo confesso, un testimone oculare, ma abbiamo anche altri testi, io non posso, non voglio e non ho tempo lo sottrarre agli altri e a voi vi stancherei oltre misura già lo siete di ripercorrere tutto ma qualche esempio, la teste Frigo, la Frigo Maria Grazia ma che è imbeccata anche lei? Ci viene a dire che ha visto Pacciani la sera di Vicchio che tornava dalla spedizione punitiva, signori ma che si vuole di più? Mettetelo tutto insieme, gli altri due caini che vedono le macchine che gli vengono incontro in quella identica successione una dietro l’altra che ci ha detto Lotti che andavano come forsennati su quelle strade di notte in aperta campagna quando tutti vanno piano quando non c’è mai nessuno su quelle strade, ma che cosa si vuole di più? Devo fare un passo indietro, tornare alla paura folle del Vanni e anche del Lotti eh ma tanto Lotti è confesso, o è un’auto calunniatore per motivi sconosciuti oppure ha fatto quello che ha fatto. La paura del Vanni nei confronti del Lotti ecco anche di questo c’è tante tracce, tanti elementi nel processo c’è lo dicono tutti, l’armaiolo dal quale Vanni va perché si informa per due o tre volte come si fa a comprare una pistola “ma che te ne fai della pistola? Eh insomma c’è qualcuno che mi da delle preoccupazioni vorrei una pistola” che dice Vanni, che aveva paura di Pacciani perché teneva un pistolone nella macchina. Ora Pacciani non fa più paura a nessuno, speriamo che a qualcuno si sciolga la lingua, a qualcun altro, ma che aveva paura del Pacciani ma sapete chi c’è l’ha detto? Vanni, io non lo so se voi avete quegli atti del processo, quelle pagine del processo, ma io lo so perché la domanda gliela feci io e la risposta la ebbi io “sì avevo paura di faccia minacciava” però sto ancora aspettando la risposta son passati quattro anni la risposta alla seconda domanda “perché lei aveva paura e perché Pacciani la minacciava, che ragione c’era” prego
Presidente: Solo l’avvocato Filastò si avvia, allora domani mattina alle 9 viene Mazzeo, ah benissimo sì vabbè allora finisce di parlare l’avvocato e poi chiudiamo. Bene
Avv. Eriberto Rosso: Potremmo valutare all’esito della discussione l’avvocato Pellegrini se ci fosse un po’ di tempo concluderei anch’io il mio sarà un contributo breve se la Corte ritiene lo valutiamo magari grazie.
Presidente: Ora non c’è nessuno per Lotti e per Vanni, non credo che avverranno va bene. Si allontana un attimo dall’aula.
Avv. Patrizio Pellegrini: Allora dicevo lo ammise allora oggi Pacciani non può far più paura a nessuno, può darsi prima o poi arrivi la risposta alla seconda domanda, ancora non l’ho sentita. Allora a questo proposito sulla sfacciataggine del Vanni devo richiamarvi un altro atto, quello lo avete sicuramente ovviamente agli atti di questo processo, il confronto del 31 luglio 96 fra Renzo Rontini e Mario Vanni carcere di Pisa, rileggetelo, io vi rammento soltanto queste due cose il confronto si svolge essenzialmente su un problema, su un aspetto, Rontini dichiara, aveva dichiarato prima e giustamente il dottor Canessa lo mette a confronto perché è una circostanza negata da Vanni, dice Renzo Rontini “io ho visto Vanni Mario a Vicchio davanti al bar prima dell’omicidio di Pia e l’ho visto lì per due o tre volte, due o tre sere, che si aggirava con fare abbastanza furtivo da un albero all’altro” questa è la circostanza, ancora l’omicidio non è avvenuto, questa è la circostanza. Vanni dice “io mai stato a Vicchio” che è stato a Vicchio c’è lo dice non solo Renzo Rontini che credo sia degno della massima fede ma c’è lo dicono anche altri, c’è lo dice il santone, c’è lo dice anche un altro, Lotti si capisce no ma c’è anche un altro teste che parla di Vanni lo vedete voi, allora la circostanza così innocente perché il cittadino della Repubblica può andare dove vuole, può andare a Vicchio non è un reato eppure lo nega e lo nega nonostante le ripetute vibrate vibratissime affermazioni di Rontini, il quale poi gli rammenta anche un’altra cosa, ecco mi congiungo con il discorso che facevo prima, si cambia argomento non più le frequentazioni di Vicchio ma le minacce, perché anche Rontini come me e come tutti vorrebbe sapere dalla bocca del Vanni perché Pacciani lo minacciava, cos’aveva da rimproverargli, cosa gli aveva fatto di così grave che quando esce dal carcere me la fa scontare, queste sono parole di Vanni dette a qualcuno che non ricordo ma voi lo ritroverete. Che cosa gli aveva fatto non lo sappiamo non c’è lo vuole dire, ma in quell’occasione del Rontini nega questo, nega di aver detto in un aula di Corte d’Assise questa frase “si è vero mi minacciava, avevo paura” lo nega andate a rileggere, gli dobbiamo dare un minimo di credito a quest’uomo che nega spudoratamente/sfacciatamente quello che risulta agli atti di un processo? C’è un’altra e chiudo questo richiamo e questo drammatico confronto tra Rontini e Vanni perché anche questo è significativo, tutto si tiene 21 settembre 95 Rontini che non certo uno sprovveduto ha conservato lo scontrino della consumazione che fece nella cantina del nonno a San Casciano, quindi c’è la data 21 settembre 95, Rontini va a San Casciano entra nel bar, c’è Vanni, quando Vanni lo vede diventa dice Rontini e glielo contesta Rontini a Vanni direttamente faccia a faccia diventò rosso, verde e turchino e si coprì per tutto il tempo che Rontini deliberatamente studiatamente si trattenne a bere la birra nel bar si tenne il giornale sulla faccia, non lo ha negato che si tenne il giornale sulla faccia e perché si copriva la faccia, perché c’era il giornalista, non è vero c’era nessun giornalista, questa è la spiegazione “c’erano i giornalisti non volevo farmi vedere” ecco questo per dare così un flash sul personaggio. Allora perché Vanni non ci volle spiegare come mai aveva tutta questa paura e come mai Pacciani lo minacciava, lo sa benissimo che non c’è lo può spiegare perché automaticamente si consegnerebbe mani e piedi alla giustizia, lui spera ancora di farla franca qualche rapido cenno in particolare sul omicidio di Pia e Claudio Stefanacci e poi avrò finito. È lo stesso Pucci che ci dice di aver saputo che Vanni era stato a Vicchio e Pucci però dice anche qualche cosa di più di molto preciso e di molto clamoroso, nel senso che ha saputo dal Lotti che Pacciani e Vanni avevano conosciuto Pia in un bar e si erano incaponiti di volerci andare a letto e siccome questa ragazza mi pare non ci stava volevano fargliela pagare, ritorna sotto questo aspetto quell’ansia punitiva di altra marca sia chiaro, quell’ansia punitiva che si era attribuita al serial killer quando si vagheggiava questo personaggio fantomatico che avrebbe avuto fra le altre motivazioni anche questa di punire coloro che si appartavano per fare l’amore, non è questo lo scopo di Vanni ma di punire sì ma semplicemente perché si è rifiutata gliela faremo pagare, questa è anche la vendetta in questo caso almeno non so se anche negli altri che si assomma a tutte le altre motivazioni e moventi. Pia viene in quel mese disgraziatissimo maledetto mese di luglio, tutto succede nel luglio 84, tutto succede in quel bar intorno a quel bar pensate l’ironia della sorte Piera era stata felicissima di aver trovato quel posto di lavoro ed è stata forse quella la ragione sennò non si sarebbe concatenato gli avvenimenti che hanno portato alla sua morte, pensate al destino infame. Allora Pia lo sappiamo da quello che ci dice il Bini Roberto, da quello che ci dice il Poggiano, che viene seguita e spiata, ha paura, fa quasi sempre anzi direi sempre il turno serale quello di chiusura quello che va dalle 08:00 di sera all’1.00 di notte fino a che non chiude il bar e vero che siamo d’estate ma è tardi per una ragazza di 18 anni, insomma non si sente troppo sicura ma non per i ragazzi di paese, quelli c’è li aveva dietro forse tutto il giorno fino a che non si è fidanzata con Claudio almeno, ha paura di qualcuno che gli ronza intorno, qualcuno che non fa parte dei ragazzi e delle persone conosciute di Vicchio, vecchiacci e ne parla con quella signora che è venuta qui, quella signora danese di cui ora mi sfugge il nome quella amica materna perché gli ha fatto quasi da madre in un certo momento della sua storia, non ne parla in casa perché non vuole allarmare il Babbo, non vuole allarmare la mamma, ne parla con questa che è lontana lo sfogo c’è lo dice e guardate come tutto torna/come tutto riquadra. Non sapremo mai se quell’auto è quella del Lotti ma non ci interessa poi in fondo un granché, allora c’è un particolare da dire che costituisce a sua volta un’ulteriore riscontro alle parole del Lotti, notate una cosa Pia fa sempre o quasi sempre, direi sempre/normalmente, il turno di notte, quindi non può andare a fare passeggiate o ad intrattenersi in intimità col proprio fidanzato altro che di giorno, di pomeriggio, verosimilmente quando anche Claudio aveva finito il proprio turno di lavoro, la sera no perché è al bar, questo trova un riscontro nelle parole di Lotti che ha visto la Pia in macchina nella pandina azzurra nel pomeriggio, nel tardo pomeriggio, che è un’ora abbastanza insolita se vogliamo per appartarci sia pure in aperta campagna, normalmente si fa al buio, lei era costretta a farlo di giorno, Lotti c’è lo conferma, c’è lo dice e così non può essere che così perché i turni di Pia le impedivano di utilizzare la serata. La vede la volta che ci va con la Nicoletti, la volta che ci va con il Pucci, la volta che ci accompagna Vanni sempre di pomeriggio, allora io mi domando credo che c’è lo siamo domandati tutti non so se riuscirete a darci voi una risposta ma come fanno queste persone che sanno che quella pandina è lì il pomeriggio quasi abitualmente o perlomeno le volte che ci sono andati il caso ha voluto che li trovassero questi due ragazzi ma di pomeriggio/di sera/prima di cena come fa come fanno a sapere che invece sarà lì la notte? Si partono da San Casciano per andare a Vicchio 65 km al buio? Mah mi sembra strano, io non posso dire di più ma mi sembra strano. Guarda caso quel giorno c’è stato uno scambio di turni di lavoro che il proprietario del bar non ci ha saputo ben precisare che la Bazzi Manuela ci racconta in termini che non quadrano, la Bazzi Emanuela ci dice la sera prima la Pia chiese a me di sostituirla per la sera successiva, la sera/la notte, perché doveva andare a cena col fidanzato, non è vero nulla, non solo non doveva andare a cena col fidanzato ma la sera della domenica finito il turno giornaliero che invertì con la Bazzi addirittura se ne voleva stare a casa perché aveva lavorato tutto il giorno ed era stanca e la mamma pensate un po’ signori pensate quante volte avrà pianto dentro di sé questa donna, è la mamma che la spinge a prendersi una boccata d’aria perché hai lavorato tutto il giorno te lo meriti vai fuori, non è più tornata, quale cena? Allora questo resta come un particolare molto inquietante sul quale forse non riusciremo ormai più a fare luce. Ma c’è un altro particolare inquietante che è un altro riscontro cosi pescato a caso alle dichiarazioni del Lotti, Lotti ci parla di una lettera spedita dal Pacciani Vanni scritta da Pacciani, Pacciani è lo scrittore del gruppo, è colui che tiene la penna in mano, lo sappiamo abbiamo anche le poesie di Pacciani e allora quello che ci sa dire Lotti a proposito di questa lettera spedita nel momento successivo al duplice omicidio di Vicchio è che una lettera io non ho visto che cosa c’era scritto ma ho visto solo la busta, troverete negli atti che un po’ alla volta Lotti ci dice che ha intravisto un indirizzo che suona come Manuela Vicchio Firenze, come fa Lotti a sapere che per caso/per l’appunto c’è una Manuela che lavora con la Pia che sta da quelle parti? Non vi sembra almeno per non dire altro che valga anche questo come riscontro all’attendibilità delle affermazioni del Lotti? Allora fu destino o qualcuno aiutava il destino? È una domanda angosciante, non lo so se riusciremo a stabilire qualcosa di più ma sembra strano, la prima volta in un mese che la Pia fa il turno di notte puntualmente la inchiodano dentro a quella panda. Lascio alla vostra intelligenza ogni ulteriore considerazione. Allora signori io sono arrivato, ah sì sulla lettera un’altra cosa dimenticavo, particolare anche questo significativo la sua parte, ma perché Pacciani che io considero la mente del gruppo, Pacciani vuole che quella lettera sia spedita da Vicchio? Ma vi ricordate che cosa dice Lotti vero? Che in quella lettera non c’era soltanto un pezzo di carta scritto come si mette in tutte le lettere, si scrive qualcosa e si spedisce, c’era un pezzo di qualche cosa, di una boccia di vetro che Pacciani andò a prendere in garage, la rivolto in due pezzi di carta la mise dentro e dette la busta al Vanni, non a Lotti, Lotti non è all’altezza eh, questo è un compito delicato spetta al complice vero non a quello raccogliticcio che è Lotti. Perché? Io me lo sono domandato che bisogno c’era? Sì quello magari di nascondersi nel senso se la spediamo da Mercatale ma se quella destinataria della lettera la portasse alla polizia insomma spedita da Mercatale forse è troppo vicino ma si può spedire benissimo da un altro paese molto più vicino rispetto a Vicchio, io me la sono spiegata così, in questa lettera c’era un frammento di qualche cosa che nelle lettere non ci deve stare, più vicina alla cassetta postale all’ufficio postale che smista meno occhi cadono su quella lettera, meno mani toccheranno quella busta, più facilità che arrivi tale e quale al destinatario senza occhi e mani indiscrete che in qualche modo si rendessero conto che c’è qualcosa che di strano dentro così, è una spiegazione delle tante che si può dare a questo particolare strano di questa pretesa, Vanni si fa accompagnare dal Lotti perché lui non ha la macchina fino a Vicchio per impostare questa lettera. Allora io devo soltanto dire a questo punto qualcosa che giustifichi la mia richiesta di condanna al risarcimento del danno che presuppone ovviamente una condanna in sede penale nei confronti di Faggi Giovanni, io sono stato molto incerto dopo le conclusioni del pubblico ministero, la posizione della parte civile in qualche modo diciamo è derivata sotto questo profilo da quella della pubblica accusa ma un po’ perché ho notato una qualche indecisione/un qualche contrasto nelle affermazioni del pubblico ministero che prima ci dice “ci sono tutti gli elementi di prova a carico di Faggi” e poi dice “però non abbiamo raggiunto la prova” ecco io credo che qualche riflessione in più su queste conclusioni vadano fatte, vedrà la Corte, altri tratteranno la posizione di Faggi anche per un interesse più specifico in quanto direttamente coinvolto nell’omicidio di Calenzano e mi riferisco al professor Voena, io l’ho imputato soltanto come associato a delinquere e questo l’aggancio della mia richiesta di condanna perché questo è il reato che si contesta a Faggi in relazione all’omicidio di Vicchio di cui io e soltanto di quello mi posso occupare. È sembrato appunto che fosse meritevole di maggiore riflessione e credo che dovere delle parti civili che un tempo si chiamavano accusa privata sia proprio quello di sottolineare/di stimolare la riflessione anche in diversità di impostazione con la pubblica accusa perché poi al di là delle nostre richieste e abbraccio tutti siete voi che dovete giudicare, ma c’è stata anche un’altra riflessione che ho fatto e che mi ha convinto che dovevo/dovevamo concludere anche contro Faggi e l’affido alla vostra comprensione, quando io conclusi il mio intervento in Corte d’assise d’appello erano venute fuori quelle richieste di sentire in un secondo momento Alfa, beta e gamma, io scongiurai i giudici di allora che non mi dettero ascolto evidentemente di non assumersi la responsabilità di escludere quelle prove/quegli elementi eravamo così scarsi in quel processo, si poteva dire tutto e il contrario di tutto me ne rendo conto, avevamo quella opportunità che qui voi signori di fatto state facendo l’appello del Pacciani sia chiaro, perché qui si valuta quello che si acquisì allora e quello che si è acquisito adesso ed era una fetta di quello che avete sentito voi era intraducibile anche in quel giudizio non ci fu verso la Cassazione ha rimesso le cose a posto ma siamo arrivati tardi il destino ha provveduto per noi e allora io li scongiurai credo di aver usato proprio questa parola di non assumersi questa responsabilità perché dovevano avere la umiltà concettuale di ammettere che i primi giudici magari avevano visto bene però avevano pochezza di elementi, incapacità a motivare meglio, però poteva darsi che avessero attinto alla verità ecco questa riflessione che io feci allora mi è venuta in mente in questi giorni a proposito del Faggi e se avessimo individuato anche nel Faggi un coautore ma non avessimo ancora tutti gli elementi di valutazione, non fosse sfuggito qualche cosa a noi, al pubblico ministero, noi dobbiamo chiedere l’assoluzione, no decidete voi siete voi ma con questa consapevolezza che delle volte la verità è nascosta nelle pieghe del processo spetta a voi tirarla fuori, il pubblico ministero si è fermato a quella constatazione io non ho potuto escludere dalla lista maledetta degli autori di questi crimini non ho potuto escludere nessuno di coloro che mi sono stati presentati come in quel momento possibili, adesso dico certi, autori dei fatti perché ormai tutto è certo rispetto al processo Pacciani signori abbiamo un’overdose di prove, un’overdose, non avevamo nulla ora abbiamo tutto in questo ha ragione il collega che mi ha preceduto vostro compito sempre delicatissimo difficile per carità giudicare, sacro terrore noi avvocati uomini di parte del giudicare, voi spetta questo compito ma qui è facilitato da questa messe di prove io non ho potuto cancellare da quella lista il nome di Faggi, certo c’è scritto a lettere cubitali Pacciani, Vanni, Lotti, io credo che ci debba essere scritto anche Faggi probabilmente è una lista che si dovrà arricchire di altri nomi, di altre persone, ma questo è un altro capitolo che vedremo in un secondo momento.
Presidente: Voleva fare un suo intervento breve dicevo.
Avv. Eriberto Rosso: La ringrazio presidente, io prendo le conclusioni in favore della parte civile costituita Cambi Cinzia che è sorella di Cambi Susanna che fu uccisa nell’episodio di Bartoline di Calenzano dicevo che il mio intervento sarà breve perché non voglio tediare la Corte e non voglio ripercorrere tematiche e temi che già i colleghi di parte civile che rappresentano le famiglie colpite da queste vicende vi hanno esposto, cercherò dunque di limitare il mio intervento in quello che mi pare la parte del contributo che avevo preparato mi pare ancora non affrontato dalle varie difese, mi pare possa essere in questo senso veramente un contributo alla decisione della Corte quantomeno sotto il profilo del richiamo di regole che debbono essere richiamate e utilizzate al fine di giungere ad una decisione. La prima constatazione che anch’io voglio fare è richiamare l’altro processo di cui tutti noi difensori di parte civile siamo stati protagonisti e cioè il processo a carico del signor Pacciani, lo richiamo non perché voglia richiamare quel quadro probatorio solo in parte acquisito da questa Corte di assise ma lo richiamo perché tanto di quel processo si è discusso in ordine ad una contraddizione che si è voluta vedere sulla modalità delle investigazioni e sulla modalità di rappresentazione delle fonti di prova al giudice del dibattimento, va detto con molta chiarezza che l’approccio di quegli investigatori così poi portato all’esame dei giudici e quindi la intuizione investigativa che quelle condotte criminali di cui in quel processo discutevamo si fondassero e come in effetti si fondavano sulla idea dell’autore unico di tutti quegli omicidi era un’idea a me pare questa una constatazione banale ma credo sia bene ripeterlo era un’idea che nasceva prima della individuazione dell’autore di quei delitti, era un’idea che trovava la necessità e fondamento nel bisogno di dare in qualche modo una spiegazione di comportamenti, era un’idea che doveva essere un’utile piano di lavoro su cui poggiare poi elementi indiziari che dovevano portare prima una volta avremmo detto prova generica e poi alla prova specifica. Era un’idea che personalmente ho abbandonato in sede di riflessione all’esito di quel processo perché dovevamo attenerci a che cosa? Ad un quadro indiziante fuori dal quale stavano i motivi dell’agire di quella persona ed era un quadro indiziante che come già i difensori che mi hanno preceduto vi hanno ricordato si fondava sulla disponibilità da parte dell’imputato di oggetti di certa attribuibilità ad alcune dei poveri giovani uccisi da quella mano assassina, erano elementi che portavano vicino ai luoghi o nei luoghi o in quelle condizioni di tempo e di luogo l’imputato ai fatti omicidiari e badino bene la diversa soluzione che è intervenuta da parte del giudice del gravame, non era tanto sulla basta debolezza di quegli elementi in relazione alla al legame tra l’imputato e i fatti omicidiari ma in ordine alla fondatezza di quegli elementi e questa riflessione mi serve per introdurre l’elemento che ritengo fondamentale nel nostro processo, già vi è stato detto l’odierno processo non si fonda più su materiale che è indiziario ma si fonda su delle prove. La prova è cosa diversa dall’inizio, la prova è comunque ovviamente l’elemento che ha da essere valutato dal giudice al fine della formazione del suo convincimento ma evidentemente una volta che si ritiene che quell’elemento che è fornito alla decisione che si è formato dinanzi al giudice quantomeno sotto il profilo della sua rappresentazione è elemento genuino/elemento valido beh allora quell’elemento è elemento sufficiente su cui fondare la sentenza di responsabilità. Dicevo che il mio piccolo contributo proprio per non ripetere le storie delle propalazioni dell’imputato Lotti o del teste Pucci o di altri soggetti che la Corte ha escusso sarà proprio in ordine ad una indicazione sul governo di questa prova. Voglio farlo perché il legislatore dell’88 è intervenuto in modo deciso e questo dico soprattutto se non esclusivamente ovviamente per i giudici popolari perché i giudici togati, il presidente e il consigliere a latere certamente queste cose già conoscono e già sanno e usano di questi strumenti ma è nene ribadirlo per i signori giudici popolari il nostro legislatore del 1988 nel momento in cui ci ha fornito di un nuovo strumento per il governo del processo ci ha dato anche un nuovo strumento processuale per il governo della prova, si è voluto cioè in qualche modo limitare in una visione garantistica alla quale già si era giunti per una pregressa giurisprudenza limitare dicevo la lettura del materiale indiziante da una parte e probatorio dall’altra dando contezza della necessità di argomentazione da parte del giudice in materia di prova e soprattutto introducendo questa diversificazione non più solo concettuale di elaborazione dottrinaria ma finalmente nella norma positiva tra indizio e prova trovando una sua collocazione, una collocazione del tutto particolare, per la chiamata di correo. La chiamata di correo che per volontà del legislatore e dicevo volontà che è il punto di arrivo di quella giurisprudenza, la più avveduta/la più illuminata che si era formata negli anni precedenti deve essere valutata questo ci dice la norma/questo ci dice l’articolo 192 del codice di rito insieme agli altri elementi di prova che la confermano. Allora qui noi signori giudici popolari dobbiamo già trarre una prima conclusione/una prima valutazione, la chiamata di correo non è un indizio, la chiamata di correo è corroborata da elementi esterni che ne confermano l’attendibilità e in questo caso è una prova oppure non è nulla. Allora questa è la griglia, da una parte abbiamo una preparazione di un imputato/di un soggetto che dice determinate cose anche di responsabilità in relazione ad un fatto reato, quella sua propalazione/quella sua dichiarazione se è priva di un elemento di riscontro non è certamente un elemento che possa avere una utilità nel processo, ma se quella dichiarazione è riscontrata da elementi di prova che ne confermano l’attendibilità allora è prova piena. Questo è il modo/questa è la griglia interpretativa/questa è la regola per la quale dovete filtrare le dichiarazioni dell’imputato Lotti, voi avete sentito sia nella conclusione del pubblico ministero nella sua requisitoria finale sia nel corso delle arringhe degli altri difensori di parte civile come queste parti e cioè l’accusa pubblica e l’accusa privata abbiano in qualche modo anticipato alcune osservazioni che verranno sicuramente dai difensori degli imputati ma che sono ovviamente insite in questo tipo di processo in ordine alla necessità di valutare ovviamente questa prova in modo sereno, capire se è scevra da inquinamenti, se essa possa essere prova piena perché quelle dichiarazioni hanno elementi che le riscontrano e allora prima di arrivare a questa operazione noi dobbiamo farne un’altra, perché la giurisprudenza e soprattutto l’insegnamento della Suprema Corte di Cassazione e in alcune occasioni le più significative, in due occasioni le più significative, le sezioni unite della Suprema Corte di Cassazione ci hanno detto che quel contenuto normativo non è sufficiente, cioè non è sufficiente che la chiamata di correo sia in qualche modo come un tempo si diceva sotto l’imperio del vecchio codice vestita cioè abbia un elemento o più elementi di riscontro ma è necessario che vi sia una valutazione anche in ordine alla sua attendibilità intrinseca, cioè prima di passare alla lettura unitaria di quelle dichiarazioni e degli elementi che ne confermano l’attendibilità è necessario che il giudice valuti quella chiamata per quello che è, la valuti in relazione al soggetto che la propone, la valuti in relazione a tutti gli elementi di fatto che mirano a unirla/a legarla al fatto reato per dire se attendibile sotto un profilo intrinseco, se è materiale non inquinato, se è un materiale che manca solo del suo riscontro esterno e allora anche questo è un elemento che loro hanno da tener presente ed è un altro elemento di quella griglia attraverso la quale vanno filtrate le dichiarazioni del Lotti. Allora prendiamo le dichiarazioni del Lotti per considerare se c’è un qualche cosa che ci consente di escluderle/di non ritenerle valide nel processo sotto il profilo della loro attendibilità intrinseca.
Parte 3
qualsiasi autorità di polizia e inizia a narrare dei fatti in questo caso ciò non è, in questo caso vi è una persona che è attinta da precisi elementi di responsabilità che cosa fa? Assume un certo comportamento processuale, non siamo di fronte né a un soggetto che dà segni di pentimento, ne ad una persona che lo ricordava il pubblico ministero nella sua requisitoria come questa giurisprudenza sia una giurisprudenza in realtà che si è formata soprattutto in relazione a processi di criminalità organizzata dove gli scenari probatori sono così labili, dove è così difficile trovare la prova diretta in relazione al fatto reato che molto spesso il giudice non può che rifarsi al fine della valutazione ovviamente poi la decisione appartiene al singolo giudice ad un materiale che è il racconto di soggetti che evidentemente si sono staccati da quella realtà criminale e ricordava anche se per sommi capi il signor pubblico ministero nella sua requisitoria quella giurisprudenza. Ma qui la riflessione da fare è un’altra, qui non vi è un soggetto che racconta un determinato fatto a carico di altri in un procedimento che non è il suo, non è il cosiddetto collaboratore di giustizia o pentito di mafia che si reca dinanzi al giudice a narrare di essere al corrente per la sua collocazione soggettiva, per il solfato di far parte di una certa associazione criminale di fatti reato che altre persone avrebbero posto in essere, no non è così, qui ci troviamo di fronte a un signore che ha attinto da elementi probabilmente labili in quella fase di sua responsabilità perché le indagini anche se in corso da anni ma in quella direzione sol da poco si stanno sviluppando assume una determinata posizione processuale e cioè confessa ed allora il punto sulla valutazione di attendibilità intrinseca delle dichiarazioni del Lotti a mio avviso voi giudici lo dovrete fare in questo modo, se questo processo fosse il processo a carico del solo Lotti quale risposta a noi daremo in ordine alla sua responsabilità. Loro hanno al di là delle ovviamente decine e decine di elementi di prova in punto di cosiddetta generica cioè di accadimento in punto gli elementi accertativi hanno due testi oculari che collocano certamente disinteressati al procedimento, certamente individuati con modalità chiare, certamente persone che bene avrebbero voluto stare fuori da questo procedimento e mi riferisco a Ghiribelli e Galli che collocano il Lotti nel teatro di uno degli omicidi dei quali è processo. Questo è un primo elemento forte, loro hanno un secondo teste che per quelle vicende così complesse che ricordava il pubblico ministero nella sua requisitoria e assieme al Lotti e vi dice di un Lotti che in qualche modo è protagonista di quel fatto ancorché quel ruolo diverso rispetto ai due imputati principali, ma tenetelo presente solo in relazione alla posizione del Lotti, due testi lo collocano sul luogo di uno degli episodi omicidiari, un teste che è presente in quella situazione vi dice di una sua condotta attiva in relazione a quel fatto omicidio. A questo punto in questo quadro interviene la confessione dell’imputato, l’imputato cioè già raggiunto da prove certe in relazione alla sua responsabilità ammette l’addebito, mi pare che seguendo qualsiasi come dire diversa impostazione dottrinale in punto di interpretazione e lettura della prova mi pare che anche a voler ritenere necessaria la massima attenzione, il massimo pregiudizio in relazione ad uno strumento certamente delicato, ad una prova certamente delicata qual è la chiamata di correo in questo quadro nessun giudice potrebbe arrivare a una decisione diversa da quella della responsabilità del Lotti, nessun giudice potrebbe arrivare a una decisione diversa anche perché loro nel processo io credo che questo bisogna dirlo con enorme chiarezza perché altrimenti i processi poi trovano sedi improprie di acquisizione di materiale e di formazione di convincimenti nel processo non vi è nessun indicatore che stia a dirvi come il Lotti possa essere stato soggetto manovrato prima delle sue preparazioni o a dirvi di come queste preparazioni e queste dichiarazioni e questa confessione possa essere frutto di una operazione diversa, hanno degli indicatori negativi in questo processo, hanno lo scrupolo del pubblico ministero che addirittura ha chiesto al Lotti di sottoporsi a quella consulenza e a quel accertamento psichiatrico perché vi erano da valutare ovviamente anche le sue condizioni in relazione al suo stare nel processo ma nulla sta a dirvi che il Lotti possa essere o persona mitomane o persona che attraverso queste propalazioni segua obiettivi di altri o che altri in questo processo abbiano portato una verità artata. Nella motivazione signor presidente e signori della Corte di assise che in Lotti goda in qualche modo dell’essere sottoposto a un programma di protezione è di una qualche pregnanza significato io chiedo loro di porre molta attenzione perché questi sono argomenti che così come da me proposti possono certamente suonare a freddo ma saranno argomenti che necessariamente saranno sviluppati dai difensori degli imputati, in questo caso l’essere sottoposto a quel programma di protezione o godere di quel determinato e particolare trattamento è frutto della sua scelta processuale cioè non ci troviamo di fronte ad un soggetto che è inserito in un programma, immaginate voi gli imputati in gravissimi processi per stragi di mafia o quant’altro che si presentano dinnanzi ad altri giudici a narrare difatti reato che attengono altre persone, giustamente in quei processi la riflessione che sempre le difese propongono è quella di dire badino bene i giudici che non vi sia nella genesi di queste dichiarazioni un elemento forte inquinante cioè che queste dichiarazioni siano, e questo è un sospetto legittimo, per esempio il frutto della necessità di mantenere un determinato trattamento fuori dal carcere, un determinato trattamento di protezione, un determinato trattamento che in alcuni casi ma non è quello del Lotti presuppone addirittura il versamento di somme di denaro, ecco qui non è così, è una riflessione inconferente perché il Lotti si trova in quella certa/in quella determinata posizione in ordine al suo status per la sua scelta procedimentale, sia giusto o sbagliato ritenere da parte degli uffici amministrativi o dell’ufficio del pubblico ministero che il Lotti viva o stia in una situazione di pericolo ma certo è che quel pericolo chi quella valutazione ha fatto ha individuato in ordine alle sue preparazioni e non in una situazione diversa che sta fuori del processo. Allora se non vi sono indicatori negativi, se le dichiarazioni del Lotti sono dichiarazioni sulla cui genuinità non si può discutere perché non vi è nulla che ci consenta di dire che abbiano una genesi diversa da una autonoma e libera scelta dell’imputato, può essere una scelta che alcuni di noi stupisce, può essere una scelta non condivisibile dal punto di vista così meramente defensionale ma noi abbiamo un imputato che ha compiuto una determinata scelta di comportamento processuale in relazione a elementi di responsabilità che già lo attingevano e lo ha fatto perché? Non tocca a noi ovviamente indagarlo, io ricordo banalmente semplicemente la Corte che per esempio questa sua scelta processuale è una scelta che ha determinato certe richieste da parte del pubblico ministero che per esempio una persona come Lotti qualora la Corte intendesse seguire quelle richieste in punto di trattamento sanzionatorio consentono di ipotizzare la possibilità magari lontana ma di ricostruire una sua ipotesi di vita proprio perché la pena temporanea così indicata è una pena che quel tipo di speranza in qualche modo consente, allora questo mi sembra un motivo sufficiente per giustificare una scelta senza andare a scomodare ipotesi non di per sé assurde ma che non hanno nel procedimento nessuno indicatore, questo mi sembra l’elemento decisivo in ordine alla genesi di quelle dichiarazioni. Allora se quelle dichiarazioni hanno una genesi non solo genuina ma hanno una genesi che loro possono riscontrare proprio perché non spontanea e cioè proprio perché quel signore non ha deciso una certa ipotesi di collaborazione a fronte di un quadro che non lo attingeva ma ha fatto una scelta nell’ambito del suo processo nella sua qualità di indagato prima e di imputato poi e questa credo sia la miglior riprova della non possibilità di revocarle in dubbio loro allora hanno quella situazione sono passati per una parte di quella griglia che all’inizio io descrivevo griglia che è data dalla norma che ci serve come indicazione che è data dai canoni che la giurisprudenza ci fornisce per poter passare a quella valutazione non più allora della sua genesi e della sua attendibilità intrinseca ma del merito delle sue dichiarazioni per verificare se quelle stesse dichiarazioni abbiano l’elemento di riscontro esterno. Io sarò velocissimo sul punto signor presidente non voglio qui richiamare la dettagliatissima ricostruzione prospettata dal pubblico ministero in parte e già ripercorsa dai gli altri patroni parte civile, voglio dire che tutte le dichiarazioni del Lotti al di là di alcune contraddizioni certamente marginali, loro tutti hanno potuto ovviamente assistere all’acquisizione della prova e quindi sanno di che cosa si sta discutendo, ma tutte quelle dichiarazioni hanno ritrovato puntuale riscontro in altre dichiarazioni qualificate perché trattasi di prove, trattasi di testimonianze ed hanno trovato riscontro nell’ammissione per quanto parziali dello stesso imputato Vanni ed hanno trovato conforto e riscontro in tutti quegli elementi di carattere tecnico e scientifico che nel corso di questi procedimenti l’accusa pubblica ha fatto ricorso per poter meglio capire di come i fatti si fossero svolti e allora se questo è il quadro quella chiamata di correo è una chiamata di correo assolutamente genuina, è una chiamata di correo assolutamente utilizzabile, è una chiamata di correo che porta con sé tutti quegli elementi voluti dalla giurisprudenza e dal legislatore dell’88 per essere considerata prova a carico degli imputati, ma loro in questo processo solo questo non hanno. Dicevo delle testimonianze, dicevo di quelle testimonianze che servono a riscontro alle dichiarazioni del Lotti Giancarlo ma in particolare quella del Pucci non è solo testimonianza che ci serve sotto il profilo del riscontro e prova assolutamente autonoma che colloca gli imputati di questo processo sul luogo di quel delitto e li colloca con quelle modalità e con quei ruoli così diversi tra loro che sì da questo punto di vista sono sì riscontro alle propalazioni del Lotti. A me pare presidente che questo quadro probatorio sia di tale forza e di tale pesantezza nei confronti degli imputati da non consentire la revoca in dubbio degli elementi a loro carico, mi pare che la ricostruzione così come prospettata dal pubblico ministero nelle tre lunghe udienze della sua conclusione sia francamente una conclusione/una ricostruzione del fatto che non possa che andare esente da critica. Mi differisce invece mi diversifico dalle conclusioni del pubblico ministero in relazione alla posizione del Faggi Giovanni, la diversità non sta in una diversa impostazione, non sta in una volontà persecutoria maggiore di quella del rappresentante dell’accusa pubblica ma nella constatazione che il pubblico accusatore in quel suo viaggio che ha fatto fare agli imputati tra le carte del processo e tra le risultanze del processo nelle sue logiche conclusioni beh il Faggi l’ha portato sul luogo del delitto in relazione all’omicidio di Bartolini di Calenzano dove ha trovato morte anche la povera Susanna Cambi, lo ha portato lì e lo ha portato con un ruolo preciso che è quello dell’indicatore della coppia, lo ha portato e questo ovviamente di per sé non sarebbe dato sufficiente ma lo ha portato in quel luogo nel quadro di una serie di altri elementi probatori, vi sono le dichiarazioni del Vanni, vi è la sua certa conoscenza con il Pacciani che è conoscenza sin dal 79, io mi riferisco a quella famosa cartolina che viene spedita il 16 Marzo 79 dal Faggi al Pacciani che dà conto non solo della circostanza che i due si conoscessero, non solo che i due avessero un rapporto di frequentazione ma dà conto del tipo di rapporti che gli stessi avessero e aiuta in una con tutti gli altri elementi richiamati la testimonianza della Cencin, la testimonianza del Malatesta Luciano che ci consente di fare una affermazione cioè che egli Faggi è al corrente delle modalità di azioni dei comportamenti, delle orribili cose a cui questo gruppo da vita e allora indicare una coppia in quel quadro a persone che ad avviso della Corte non può stare a significare essere ben consapevoli quantomeno sotto il profilo dell’accettazione del rischio che quel comportamento abbia un significato causale rispetto alla morte di quei soggetti, ecco io credo che la posizione del Faggi vada valutata da questo angolo visuale. La posizione del Faggi che è persona che quantomeno per quanto narra il Lotti ma un Lotti che è credibile, un Lotti che è confesso, un Lotti che è certamente condannato se il processo è solo a suo carico, un Lotti le cui dichiarazioni vanno valutate solo per vedere se nella parte in cui attingono altre sono riscontrate questo Lotti ci dice che quel famoso Giovanni per esempio consentì agli assassini e portò gli assassini della povera Susanna e del suo fidanzato Stefano Baldi a lavarsi le mani dopo l’omicidio nella sua abitazione. Ecco questi sono elementi che io voglio consegnare alla Corte la quale ovviamente ne farà l’uso che crede ma nel senso e per quanto riguarda questo difensore di parte civile nel senso di conclusioni che sono di condanna anche per il signor Faggi. Le conclusioni scritte sono alla Corte di assise di primo grado Di Firenze a fermare la penale responsabilità degli imputati condannarli alla pena di giustizia al risarcimento del danno ovviamente da liquidarsi in separata sede, condannare gli imputati al pagamento di una provvisionale che si individua nella somma di lire 500 milioni o quella maggiore o minore che sarà ritenuta di giustizia e alla notula delle spese che si allega. Io signor presidente, signori della Corte ho concluso mi rendo conto di aver portato un contributo certamente piccolo, certamente parziale ma mi pare che partendo anche da queste considerazioni utilizzando di quelle regole che io vi ho voluto richiamare la conclusione di questo processo non possa che vedere una condanna degli imputati e finalmente una parola come dire di certezza e di verità per le famiglie delle vittime che io rappresento grazie.
Presidente: Senta per domani chi parla allora? Avvocato Voena, Curandai.
Mario Vanni: Signor presidente permette una parola?
Presidente: Un momentino, subito dopo vengo da lei. Volevo sapere se si deve accodare anche Saldarelli domani si ecco va bene ok. Prego Vanni mi dica.
Mario Vanni: Lotti e Faggi sono due bugiardi io sono innocente mi creda, questa è la verità.
Presidente: Bene, allora l’udienza è tolta, a domani, si rinvia a domani alle 09:30, nuova traduzione del Vanni, al microfono prego.
Mario Vanni:: Allora domani e dopodomani non ho l’avvocato.
Presidente: Lei vuole venire o no? Se lei non vuol venire resti a casa. Benissimo allora Vanni rinuncia a comparire per domani e dopodomani bene.