Firenze, condannati i compagni di merende
Gianluca Monastra e Franca Selvatici
Ergastolo per Vanni, 30 anni a Lotti. ‘Agivano con Pacciani’
FIRENZE – Non un imprendibile lucido geniale serial killer. Ma una banda sgangherata di semi- analfabeti, furbi spietati feroci. Erano loro ad aggredire le coppie di fidanzati, ad ucciderli, a mutilare le giovani vittime di sesso femminile. Questo afferma la sentenza con la quale ieri, dopo 5 giorni di camera di consiglio, la seconda corte d’ assise di Firenze ha condannato all’ ergastolo l’ ex postino Mario Vanni e a 30 anni il manovale Giancarlo Lotti, il “pentito” che per i giudici – evidentemente – tanto pentito non è, visto che non è stata accolta la richiesta del Pm Paolo Canessa di una condanna a 21 anni. Secondo i giudici, è provato che Vanni partecipò a 5 degli 8 duplici delitti del mostro (fra l’ 81 e l’ 85), ed è provato che Lotti prese parte alle ultime quattro aggressioni mortali. I giudici ritengono che Vanni e Lotti agissero d’ intesa con Pietro Pacciani nella cosiddetta banda dei compagni di merende.
Lui, il presunto capobanda, non può più difendersi: è morto un mese fa. Ma ci sono le prove – secondo i giudici – che negli anni dei delitti agiva una associazione a delinquere di cui Pacciani, Lotti e Vanni facevano parte. Per contro, la corte d’ assise ha escluso che della banda facesse parte Giovanni Faggi. Accusato di aver partecipato a due delitti, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Ed è stato assolto con formula piena (il fatto non sussiste) anche l’ avvocato Alberto Corsi, imputato di favoreggiamento. La sentenza è stata letta con voce rotta dall’ emozione alle 18,11 di ieri dal presidente Federico Lombardi.
Dei quattro imputati c’ era solo Mario Vanni. “Sono innocente, io non ho fatto nulla. E’ tutta colpa di quel bugiardo del Lotti, mi accusa, mi infama e non capisco perché”. Piange Vanni, la corte lo ha appena condannato, e lui si prepara a rientrare a casa, dove sconterà la pena agli arresti domiciliari. Questo perché la legge prevede il carcere per i settantenni (Vanni li ha compiuti il 23 dicembre) solo in casi straordinari. E secondo la corte quello di Vanni non lo è. Neppure Lotti va in carcere, per ora. Ma perderà certamente la protezione dello Stato riservata ai pentiti. Quando Vanni esce dall’ aula bunker scortato dai carabinieri, il suo avvocato, Nino Filastò, è già tuffato in un attacco furioso: “Questa è una sentenza profondamente ingiusta, una débacle gravissima per la giustizia”.
Parole opposte quelle del capo della squadra mobile Michele Giuttari, il poliziotto che per primo ha abbandonato la pista del serial killer solitario, per sposare l’ ipotesi della banda di assassini: “E’ stato un grande successo – dice – ma la soddisfazione per la sentenza viene soffocata dall’ amarezza per com’ è finito il caso Pacciani. I tempi lunghi della giustizia non ci hanno permesso di chiudere il suo processo come avremmo voluto”. Giuttari finisce di parlare e si avvicina a Renzo Rontini, padre di Pia, uccisa 16 anni fa. Rontini non ha perso un’ udienza. Ora è finita, può piangere, abbracciare i poliziotti della Mobile e dire: “Sentivo profumo di giustizia, adesso è arrivata”.