Il 24 ottobre 2001 viene raccolta la testimonianza del cittadino tedesco Gerhard Weber il quale già nel 1987 aveva segnalato la sede degli Hare Krishna come luogo di interesse per le indagini sui delitti.
Il Weber ha confermato quanto a suo tempo dichiarato e, in particolare, per quanto riguarda la sede in questione, ha raccontato quanto segue:
– che, dopo aver letto il servizio su “Panorama”, incuriosito del caso, aveva voluto verificare se, nella zona dei delitti, vi fosse qualche sede della setta degli Hare Krhisna. Era stato così che, consultando un libro, intitolato “La reincarnazione”, aveva potuto accertare che, proprio a Firenze, in via degli Scopeti 108 – S. Andrea in Percussina– San Casciano Val di Pesa, vi era proprio una sede.
– Aggiungeva che, all’epoca, si era recato più volte nella sede degli Hare Krhisna e lì, parlando con alcune persone, che vi lavoravano, aveva avuto diverse notizie, da lui ritenute interessanti e che aveva riferito agli inquirenti, tutelando la riservatezza delle sue fonti per non creare loro problemi di sicurezza;
Che gli elementi acquisiti e che, a suo giudizio, avrebbero potuto essere di interesse investigativo, erano i seguenti:
– aveva saputo da uno dei suoi informatori che, quando si era diffusa la notizia dell’uccisione dei due turisti francesi, era scomparsa una persona di nazionalità tedesca, che viveva nella sede della setta con un cane di razza pastore tedesco, e di lei non si erano più avute notizie. –
– Aveva appreso anche che la notte, nella stanza occupata dal tedesco, vi era stato un grande chiasso e che, nei giorni successivi, era stato notato il cane che girava da solo nella zona, spesso accanto ad una specie di discarica, che si trovava lì nei pressi. Aveva saputo che questo suo connazionale si chiamava Wolfgang e forse era originario di Stoccarda;
– Aveva trovato, sotto il materasso, dove dormiva il tedesco, una polizza assicurativa della Fondiaria, intestata a tale Giarola Pietro;
– Le macchine delle quali aveva parlato all’epoca agli inquirenti e che furono da lui rinvenute vicino alla sede della setta, secondo le sue valutazioni avrebbero potuto essere utili per le indagini. All’interno di
questi mezzi, aveva notato su uno dei tappetini alcune macchie di colore marrone, che gli erano sembrate macchie di sangue. Precisava che si trattava di quei tappetini che, prima aveva nascosto in un bosco, e, poi, aveva fatto recapitare alla polizia di Wiesbaden tramite il console tedesco di Firenze.
– Aggiungeva che, nel bagagliaio di una di dette macchine, aveva notato dei ferri, che gli erano sembrati di quelli utilizzati per montare le tende da campeggio. Sempre in una delle macchine, aveva anche trovato un cartellino pubblicitario con la scritta “Abuse trousers e pants”, che poi aveva saputo essere un disegno pubblicitario della Nadine Mauriot, uccisa;
– per acquisire ulteriori notizie sulla vicenda, si era recato in Francia ed in Svizzera ad incontrare i familiari della Mauriot. Aveva incontrato la madre ed il cognato. Quest’ultimo nella città di Basilea. Il cognato, a cui aveva fatto vedere il disegno pubblicitario di cui sopra, dopo aver parlato ed averlo posto in visione alla propria moglie, sorella dell’uccisa, gli aveva comunicato che si trattava di un oggetto pubblicitario creato proprio dalla Mauriot uccisa. Aveva saputo anche che, dall’Italia, la Mauriot, qualche giorno prima di essere uccisa, forse tre, aveva telefonato, forse dalla zona di Torino, a casa, dicendo che sarebbe andata dalla polizia a denunciare i responsabili dei delitti di Firenze.
– Raccontava ancora che la madre della Mauriot gli aveva detto che la figlia, che era seguace della setta degli Hare Krhisna, aveva una catenina di appartenenza alla setta e che portava sempre al collo; catenina, che la polizia non avrebbe poi restituito tra gli oggetti della figlia;
– confermava tutto quello che aveva raccontato a suo tempo sul belga Thirion, che era andato a trovare nella sua casa a Namur. Aggiungeva che, in una delle due auto di cui aveva parlato, aveva trovato anche un foglietto di carta stracciato, nel quale si poteva leggere “Namur” e questo dettaglio era stato un altro elemento, che a suo tempo, aveva ritenuto interessante anche per quelle cose macabre che aveva notato appese in una parete della casa del belga. E cioé cose strane con peli e parti di corpo verosimilmente umani, che mai aveva avuto modo di vedere in una abitazione appesi come fossero dei trofei.
– Aggiungeva altresì di aver appreso che questo belga aveva frequentato la zona di Firenze, come aveva accertato presso i campeggi ove aveva trovato le sue tracce. Aveva saputo anche che era stato nella sede degli Hare Krhisna;
– quando si era recato presso la polizia di Firenze, aveva esposto le sue ricerche ad alcuni poliziotti, tra cui ricordava tale Sirico, che lo aveva contattato anche molte volte al telefono, e tale Zizzi, con cui aveva fatto un sopralluogo nella sede degli Hare Krhisna. In quelle occasioni, aveva consegnato diverso materiale anche in originale, tra cui diverse foto polaroid, che riguardavano le due auto da lui trovate nei pressi della sede della setta, le targhe delle stesse, foto che riguardavano bambini degli Hare Krhirsna, un sacco con la scritta “Poste Italiane” (trovato nel bosco nei pressi delle due auto ed al cui interno vi erano foglie di querce secche), un atlante che riproduceva la parte del confine tra la Francia e la Svizzera della zona di Masei (Francia Sud) con un elefantino raffigurato in corrispondenza di nomi di filiali (l’atlante gli era stato consegnato dai familiari della Mauriot ed in esso erano segnati i luoghi delle filiali di ditte di scarpe che avevano avuto rapporti con l’uccisa);
– nel corso dei contatti con la polizia di Firenze, aveva fatto vedere anche una video registrazione effettuata nella sede degli Hare Krhisna e nei luoghi ove aveva rinvenuto gli oggetti. Precisava di avere fatto vedere anche l’immagine di una persona sui 30/35 anni, che era nella sede della setta e che da uno dei suoi informatori lì sul posto aveva appreso trattarsi del figlio di una importante persona di giustizia di Firenze. –
– Aggiungeva che si era verificato un fatto strano e cioè che, nel vedere il filmato, si era accorto che vi era una parte oscurata. Aveva chiesto i motivi e gli avevano risposto che il tecnico della polizia aveva fatto un errore. Aveva constatato che si era oscurata proprio la parte del nastro che riguardava i movimenti di quella persona.
– Aggiungeva che successivamente aveva recuperato una parte del nastro che riguardava quella persona. A proposito di questa persona, specificava che gli avevano riferito che si chiamava Pietro, che era un uomo di circa 30/35 anni, alto più di mt. 1.80, figura atletica, senza barba e baffi, capelli corti, scuro, senza occhiali, orecchie di dimensione normali, con lineamenti non squadrati, naso normale, occhi sicuramente non blu o verdi, vestiva normale, nel senso che non aveva il tipico abbigliamento degli appartamenti alla setta.
– Specificava ancora che, anche se non gli era stato fatto il nome di questa persona, per come gli era stata rappresentata, aveva intuito che forse era un figlio del giudice Vigna e di ciò aveva avuto conferma in un successivo incontro con la sua fonte. Questa, infatti, alla sua domanda, tornando al discorso di quella persona, se si trattasse del figlio di Vigna, non aveva smentito e così aveva interpretato quel silenzio come una risposta positiva.
– Aggiungeva che aveva avuto modo di conoscere tramite la televisione e soprattutto i giornali il giudice Vigna e la rassomiglianza tra questi e quella persona era davvero impressionante, dal momento che avevano veramente lo stesso viso. Aggiungeva ancora che il suo informatore gli aveva riferito che quella persona era un agente della setta, nel senso che curava la sicurezza, almeno così aveva capito all’epoca.
– Dichiarava, inoltre, che, secondo le sue informazioni, quella persona era sempre presente nella sede della setta ed abitava nei piani superiori, dove, da notizie avute, vivevano altre persone facoltose che seguivano la setta. Dichiarava ancora di aver notato questa persona parlare con l’ispettore Zizzi quando aveva fatto il sopralluogo nella sede della setta e, da come i due si parlavano, aveva avuto l’impressione che si conoscessero;
– quando era andato a trovare la famiglia di Mauriot, aveva dormito a casa loro. Aveva parlato a lungo con il cognato e con la sorella di Mauriot, apprendendo che la Nadine aveva avuto problemi per l’affidamento delle due figlie dopo la separazione dal marito.
– Dichiarava, inoltre, di ricordare che aveva chiesto al cognato se Mauriot fosse collegata alla setta degli Hare Krhisna perché aveva saputo che l’uccisa aveva la collana di questa setta e l’uomo ucciso, che si trovava con la Mauriot, suonava il tamburo nelle feste degli Hare Krhisna.
Il cognato gli aveva detto almeno così gli sembrava di ricordare:
– che Mauriot aveva conosciuto il suo compagno in una festa della setta in Francia;
– il cognato e la sorella della Mauriot gli avevano riferito con assoluta certezza che la loro congiunta era venuta in Italia con il suo compagno perché intendeva denunciare i responsabili degli omicidi del Mostro di Firenze e che per questo motivo li avevano ammazzati. Questo gli era stato ripetuto più volte e gli era stato precisato che di questo erano a conoscenza solo il cognato e la sorella dell’uccisa, mentre la madre sapeva che era partita per motivi di lavoro legati al commercio delle scarpe. Vedi: Nota informativa n°500/2001 del 3 dicembre 2001