Il 2 aprile 2001 Michele Giuttari invia una nota, la n. 500/2001, alla Procura della Repubblica di Firenze sulla morte di Pietro Pacciani.
Questa la nota: 3 aprile 2001 Nota Decesso Pietro Pacciani
QUESTURA DI FIRENZE
SQUADRA MOBILE
N.500/2001 Sq.Mob. Firenze, 2 aprile 2001
OGGETTO: Proc. Pen. 13891/2001 mod. 44
ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI F I R E N Z E
( c.a. Dott. Paolo Canessa – Sost. )
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In riferimento al proc. pen. in oggetto indicato, si comunica quanto appresso:
Personale di questo Ufficio, giunto presso l’abitazione del defunto Pacciani Pietro a Mercatale alle ore 16.40 del 22 febbraio 1998, già presenti i carabinieri della Stazione di San Casciano, riscontrava la seguente situazione:
Le due porte d’ingresso erano aperte, così come quella della cantinetta, posta nel giardino della casa;
Le luci, così come riferito dai carabinieri, erano tutte spente;
La stanza cucina era in completo disordine;
Sul tavolo della stanza cucina si rinvenivano: due padelle contenenti cibo; una bottiglia di vino; un bicchiere colmo di vino; due mozziconi di sigaretta; alcune carte; il telecomando della televisione; un paio di occhiali da vista; un foglio di carta recante la dicitura “Vino da tavola F. Francioni e figli” con annotato a penna: “domani sabato 21 febbraio 1998”;
Per terra si rinvenivano alcuni stick di pillole medicinali e, in particolare, una scatola vuota di “Urbason Retard” con la scritta “mezza al mattino, mezza la sera – eliminare” (medicina che non risulta ricompressa tra quelle prescritte al Pacciani dal suo medico curante, né tra quelle che il Pacciani era solito acquistare presso la farmacia Piscitelli di Mercatale, così come risulta dai verbali delle dichiarazioni rese dalla dott.ssa Gambassini Anna Maria e della dott.ssa Piscitelli Maria Antonietta);
La camera da letto presentava il letto disfatto solamente da un lato e sul comò vi erano alcune bottiglie contenenti la rimanenza di un liquido bianco trasparente inodore;
Sul pavimento della stanza (posta sulla sinistra per chi entra nell’abitazione), vi era il corpo, privo di vita, di Pietro Pacciani, che si presentava disteso per terra a pancia sotto con i pantaloni abbassati. Lo stesso indossava pantaloni grigi, una maglia di colore azzurro ed un paio di scarpe allacciate da uomo di colore marrone, sporche di fango secco;
Il medico legale, intervenuto sul posto, constatava che: l’orologio al polso era fermo alle ore 3.10; l’uomo, all’altezza del pube, aveva uno straccio fermato alla maglia con tre spille di sicurezza, imbevuto di varechina; il decesso, data la morbidezza del corpo, non risaliva a molto tempo prima; la strana presenza di macchie ipostatiche nella schiena, dal momento che il cadavere, a dire dei carabinieri, era stato da costoro rinvenuto a pancia sotto;
Da un controllo non erano rinvenute bottiglie contenenti varechina. (vedasi relazione di servizio del 23.2.1998 dell’Isp. Castelli Michelangelo – Alleg. 1 -).
Dal certificato di Constatazione di avvenuto decesso, rilasciato il 22.2.1998 dal dott. Shaf.ei Sarvestanin, medico della Postazione di Emergenza Medica Est – San Casciano, risulta che il professionista si è recato alle ore 14.50 presso l’abitazione del Pacciani, chiamato dal 118 attestando che la morte di quest’ultimo presumibilmente era da far risalire alle ore 01.00 di quel giorno e che il decesso era stato causato da “probabile arresto cardio circolatorio”. Alleg. 2.
Dal verbale dei carabinieri, relativo all’intervento in occasione del rinvenimento del cadavere, redatto il 22.2.1998 alle ore 21.00, risulta che:
nel giardino, davanti alla porta d’ingresso, che era aperta, proprio spalancata, vi erano una tinozza ed una scatola di cartone, ricolme di immondizia e, intorno, vari contenitori di cartone;
nel vano cucina vi era un grande disordine e sporcizia. Sul tavolo, vi erano resti di cibo e carte varie;
l’ambiente non risultava essere illuminato da luce artificiale;
nella camera da letto vi era disordine, il letto risultava disfatto e le coperte rivoltate su una parte. L’imposta era chiusa e l’ambiente non era illuminato da luce artificiale;
nel vano, adibito a tinello, subito dopo la porta, sulla sinistra, vi era una valigia aperta con all’interno vari effetti personali;
dinanzi al tavolino di cui sopra vi era il cadavere del Pacciani, bocconi, con i pantaloni abbassati fin sotto i glutei e la maglia parzialmente sollevata. Alleg.3.
Sul quotidiano “La Nazione” di ieri, 1 aprile, – pag. VI della Cronaca di Firenze -, è stato pubblicato un servizio dal titolo “Pacciani, l’autopsia parla”, nel corpo del quale si fa cenno a dichiarazioni riferibili, secondo l’articolista, a tale Celso Barbari. In particolare, si dice: “una testimonianza potrebbe rivelarsi interessante, seppur tutta da verificare. Celso Barbari, meglio conosciuto come il pittore dell’Appennino, ha raccontato che parlò al telefono con Pacciani poche ore prima che morisse. Lo volevo salutare, ricorda, era più di un mese che non lo sentivo. Fu sbrigativo perché mi disse che aveva un erborista in casa e che aveva da fare con lui. Un erborista ? si, mi disse così, parlava con accento toscano”. Alleg. 4.
A proposito di Celso Barbari, si richiama il contenuto della nota del 22 marzo 2001, relativa ai procedimenti penali n.473/98 R.G. mod. 45 e n. 2798/2000 R.G. mod.45., con la quale, tra l’altro, è stata richiesta l’autorizzazione alla perquisizione domiciliare del predetto, nonché l’urgente intercettazione dell’utenza in uso a Giardini Orlando, risultato, quest’ultimo, in contatto con il predetto Barbari e con Pietro Pacciani negli ultimi mesi di vita, così come risulta dall’attività tecnica di intercettazione dell’utenza del Pacciani, effettuata a suo tempo.
Sul quotidiano “Il Giornale della Toscana” di ieri, 1 aprile – pag. 3 – sono stati pubblicati più servizi sulla morte di Pacciani, tra cui un’intervista alla nota Suor Elisabetta dal titolo “Aveva paura di essere ucciso”.
Nel corpo di tale intervista, la suora riferisce che il Pacciani aveva paura soprattutto dopo la sua scarcerazione, tanto che temeva che qualcuno, di notte, entrasse in casa sua. E, più specificatamente, alla domanda se Pacciani, quando era stato dimesso dall’ospedale, avesse sempre paura, Suora Elisabetta riferisce: “certo. Anzi le dirò di più. Io non vorrei fare confusione con le date. Ma dopo la seconda carcerazione degli anni novanta, mi raccontò che una volta, in quel periodo, un signore alto, vestito di nero, aveva suonato al campanello della sua casa. Pacciani era uscito a vedere chi fosse, ma lui questo signore distinto non lo conosceva. Pacciani non aprì il cancello, non lo fece entrare. Eppure quel signore alto, così mi raccontò Pacciani, lo minacciò. “Mi ha detto cose minacciose” mi confidò Pacciani”. In conclusione la suora riferisce che Pacciani non le aveva detto chi fosse quel signore perché non lo conosceva, ma le aveva fatto presente che si trattava di “una persona piuttosto elegante”. Alleg. 5.
Il giorno 29 marzo 2001, giusta delega della S.V., in Roma, è stato sentito a verbale come persona informata dei fatti Lavorino Carmelo. Nella circostanza, il Lavorino ha confermato i suoi sospetti sull’uccisione di Pacciani, riportate dagli organi di stampa, ed ha prodotto una memoria chiarificatrice di cinque pagine. Alleg. 6.
Il giorno 30 marzo 2001, la signora Gabriella Pasquali Carlizzi ha inviato tramite il fax della Questura di Firenze una nota datata 9.3.1998, riassuntiva di un colloquio dalla stessa avuto con tale Aurelio Mattei in Roma, via di Val Maggia 28. Il successivo giorno 31.3.2001, la nominata Carlizzi ha inviato altro fax, diretto al sottoscritto dirigente, con cui chiede di essere ascoltata come persona informata sui fatti nell’ambito delle indagini relative alle cause della morte del Pacciani. Alleg. 7 e 8.
Tra il materiale sequestrato nell’abitazione del Pacciani nel corso della perquisizione eseguita dopo la sua morte, esiste un biglietto manoscritto, apparentemente dalla mano dello stesso Pacciani, dal seguente tenore: “ 28. giugno 1992 – Madonnina del Rosario e Divino Gesù, Voi lo sapete che sono innocente da queste accuse infami che mi fanno, aiutatemi, non ho nessuno a cui rivolgermi, mi vogliono uccidere, porgi la Tua mano protettrice sui nemici cattivi, Ave o Maria”. ( fascicolo dei rilievi fotografici prot. 0033141 – Q2/2, trasmesso a codesta Procura della Repubblica il 27.5.1998: ril. Nr. 106 reperto n. 38).
I reperti alimentari, sequestrati in occasione della perquisizione di cui sopra, i data 24.2.1998, sono stati depositati all’Istituto di Medicina Legale di Firenze con l’invito di congelarli e metterli a disposizione del dott. Mari, come d’intesa con la S.V.-
Tra il materiale sequestrato nell’abitazione di Pacciani sempre nell’occasione di cui sopra, vi è un appunto manoscritto apparentemente dallo stesso Pacciani, contenenti verosimilmente notizie ricevute dall’avv. Fioravanti. In particolare, risulta annotato: “poi mi parlò di una grossa novità, di un grosso personaggio della Rufina, vicino a Pontassieve, amico dell’onorevole Casavola Mario di Roma, che lui sa molto e mi ha dato 40 milioni e mi ha trovato 4 clienti, avevo la testata della macchina rotta, ho rifatta nuova. (Sembrerebbe che Pacciani riporti le parole di Fioravanti!). Ma chi è questo signore? A che pro gli ha dato questi soldi?” Alleg. 9.
Tanto si riferisce per dovere d’ufficio e per ogni opportuna valutazione della S.V..
Si allegano gli atti sopra citati.
Anche qui, del farmaco trovato nell’autopsia, non c’é traccia…
Viene ritrovato nella perizia tossicologica sui liquidi organici di Pacciani disposta da Paolo Canessa.
Sì, chiaro. Ma non fu rinvenuto a casa, vero?
Si, a casa sua.