Da Scandicci ai riti di Villa Verde l’ombra di un’inchiesta parallela
ROMA – In questo ultimo capitolo della storia infinita dei “delitti del Mostro” dovrebbero contare i fatti. Ma pochi sono i fatti accertati o, quantomeno, conosciuti. Un rapporto del capo della squadra mobile di Firenze Michele Giuttari che ipotizza, in agosto, l’ esistenza di una «setta» mandante degli otto duplici omicidi. Quindi, le perquisizioni al criminologo Francesco Bruno, allo scrittore e psicologo Aurelio Mattei e al funzionario di polizia Osvaldo Pecoraro. Come e perché si arriva dalle colline di Scandicci al Sisde? Quel che è certo – e questo anche è un fatto – è che sulla ribalta dell’ inchiesta muove ora i suoi passi una vecchia conoscenza delle Procure italiane. Gabriella Carlizzi. Giornalista, “investigatrice in proprio”, animatrice di un’ associazione di carità, già teste inattendibile nelle inchieste sul sequestro Moro, quindi condannata a due anni per calunnia per aver alluso al nome dello scrittore Alberto Bevilacqua – era il ’96 – come mandante dei 16 delitti di una setta massonicoesoterica. Alla Carlizzi dovrebbe essere difficile credere. Ma, sta di fatto, che proprio lei, ora, si rivela fonte degli investigatori fiorentini. Molte le informazioni messe a verbale dalla Carlizzi. Molte – sostiene ancora lei – le indicazioni che avrebbero «confermato» la pista imboccata dal capo della squadra mobile di Firenze. Per capire dunque cosa c’ entri la Carlizzi con il Mostro di Firenze, il funzionario del Sisde Pecoraro, il criminologo Bruno e lo psicologo Mattei, è a lei che bisogna chiedere. Seduta nel suo salotto, accanto al pianoforte, racconta: «E’ l’ aprile scorso quando vengo riascoltata dalla procura fiorentina e ribadisco che i delitti del mostro sono da attribuire a una “schola” che ha per simbolo una rosa rossa e una croce: Pacciani era solo manovalanza per una “aristocrazia potente e internazionale”, dedita a riti di sangue. E la centrale di questi riti era “Villa Verde” che io scoprii già sei anni fa. Ho conosciuto Aurelio Mattei e frequentato Osvaldo Pecoraro. Era il ’97 quando nel mio ufficio arrivò Pecoraro: si candidava per la lista Dini e cercava voti sponsorizzato dall’ ex sottosegretario alla Giustizia Marianna Li Calzi (Fi). Si mostrò interessato alla vicenda del mostro di Firenze. Mi accorsi che godeva di contatti altolocati al Viminale e al Sisde. Si diceva pupillo del prefetto Parisi, ex capo della polizia». Pecoraro, racconta la Carlizzi, avrebbe più di una volta lanciato accuse pesanti contro Giuttari e la procura fiorentina. «Gabriella, mi diceva, tu hai capito parecchio di questa storia, ma stai dando perle ai porci. Lasciava intendere che la procura fosse in un qualche modo impedita nella caccia ai mandanti. Vantava contatti, e mi mostrò biglietti da visita, con alti funzionari americani… Sembrava voler condurre un’ inchiesta parallela. Forse anche allo scopo di depistare. Di un conflitto tra apparati istituzionali, nell’ inchiesta, parlai anche con Franco Frattini nel ’98, durante un’ audizione al Comitato servizi». Prosegue la Carlizzi: «Pecoraro in associazione conobbe anche Tommaso d’ Altilia, autore di una perizia di 300 pagine sul mostro. E fu proprio Pecoraro ad accompagnarmi, su mia richiesta, a un appuntamento con Aurelio Mattei. Era la fine del ’97. Al supermercato vidi un libro che mi incuriosì: “Coniglio il martedì”, del Mattei. Leggendolo, rimasi interdetta: si descrivevano delitti assai simili a quelli del Mostro e sul pube delle vittime compariva la rosa rossa. Sul campanello, e mi stupii parecchio, di via Valmaggia 28 dove ci fu dato appuntamento c’ era il nome di Francesco Bruno. Mattei si disse convinto che Pacciani non sarebbe arrivato vivo alla riapertura del processo. Morì nel febbraio successivo e ora si sospetta di omicidio». Pecoraro torna a farsi vivo in primavera. Qualche giorno fa la invita per telefono a un incontro in cui sarebbe stato presentato un sito Internet “riservato” sul Mostro, ispirato, sembra, dai suoi contatti “stranieri”. Episodio oscuro di cui la Carlizzi ha già riferito agli inquirenti fiorentini.
MARINA GARBESI