Mostro, Bruno accusa i Servizi Scomparso il rapporto sulla setta
FIRENZE – Nove ore di interrogatorio, per raccontare la storia di un dossier scomparso e disegnare uno scenario sempre più preciso: il coinvolgimento dei servizi segreti nell’ inchiesta sul mostro. E’ lo stesso Francesco Bruno, consulente del Sisde, a rivelare: nell’ 85 (all’ indomani dell’ ultimo degli otto duplici omicidi del mostro) proprio lui parlò di magia nera e riti esoterici dietro i delitti della calibro 22 in uno studio sul caso commissionato dal Sisde. Bruno trasmise lo studio ai superiori, ma poi il dossier sparì per sempre. Anche Bruno non ne fece più cenno, quando entrò a far parte del pool di difensori di Pacciani, visto che la linea del gruppo era diversa. Uno studio scomparso, “dimenticato”, che delineava i contorni di indagini sposate dalla procura e dalla squadra mobile di Firenze sedici anni dopo. «Abbiamo fatto un bel passo avanti, il cerchio si stringe~», sussurra il capo della squadra mobile Michele Giuttari. A pochi passi da lui, il criminologo Francesco Bruno, appena uscito dall’ infinito faccia a faccia col poliziotto in questura, conferma: «Sì, ho offerto elementi davvero utili alle indagini». Commenti a caldo dietro ai quali si leggono contorni più precisi sul ruolo dei servizi segreti. Francesco Bruno, consulente del Sisde, avrebbe quindi confermato la possibilità di un ruolo dei servizi nella storia del mostro. Copertura di personaggi eccellenti o depistaggio (o entrambe le cose in momenti diversi) è ancora da stabilire con precisione. Terminato l’ interrogatorio, erano le 21.15 di ieri, nell’ ufficio del capo della squadra mobile è entrato un testimone che potrebbe diventare importante. E’ un giornalista free lance, Roberto F., che ricostruisce la storia di un tedesco scappato dall’ Italia nell’ 81 dopo aver raccontato agli investigatori (senza essere creduto) di una setta e di riti esoterici dietro ai delitti del mostro. L’ uomo è fuggito temendo di essere ucciso ma ora potrebbe essere rintracciato grazie ad un altro testimone. Prima del free lance, Francesco Bruno si era seduto davanti al capo della squadra mobile alle 12.30. Bruno è stato ascoltato come testimone dei molti misteri dell’ inchiesta. E nell’ interrogatorio, interrotto solo a metà pomeriggio dall’ ingresso di un poliziotto con un sacchetto di panini, Coca Cola e sigari, Bruno avrebbe offerto elementi utili sulle condizioni di salute di Pacciani, trovato morto (forse ucciso) il 22 febbraio 1998. Sul pagamento del pool di difensori, del quale faceva parte l’ avvocato Nino Marazzita. E soprattutto sul coinvolgimento dei servizi. Bruno, da sempre pubblicamente schierato sulla pista del serial killer unico, si sarebbe dichiarato possibilista sull’ esistenza di un gruppo di mandanti. «E’ stato un colloquio signorile, Giuttari mi ha chiesto cose sensate, è molto preparato», commenta alla fine Bruno, lontano anni luce dalle dichiarazioni della vigilia: «Gli inquirenti hanno imboccato piste folli». E continua Bruno: «La mia impressione è che gli investigatori stiano cercando qualcuno che ha caratteristiche simili a quello che io da anni vado delineando e cioè ben diverse dai compagni di merende». Mandanti, una setta, l’ intervento dei servizi. Questo il nuovo quadro d’ insieme. Per chiarirne sempre meglio i contorni, sono due i funzionari del Sisde perquisiti. Per primo, alcune settimane fa, il criminologo Aurelio Mattei, collega di studio di Bruno e autore di “Coniglio il martedì” un giallo pubblicato nel ‘ 93 che ricostruisce i delitti del mostro ed anticipa la pista esoterica. Poi, pochi giorni fa, Osvaldo Pecoraro, ispettore capo, da anni interessato ai misteri del mostro, impegnato anche in politica (è stato candidato nella Lista Dini nelle elezioni comunali di Roma nel ‘ 97). Testimonianze, le loro, che potrebbero rivelarsi preziose sul ruolo del Sisde nell’ inchiesta. E prezioso potrebbe rivelarsi anche il contributo di Roberto F., che conferma l’ esistenza della setta e racconta di minacce ricevute da una delle donne sotto inchiesta.
GIANLUCA MONASTRA