Il 16 Novembre 2001 si presenta a testimoniare, dopo una serie di tentativi di contatto telefonico, Gianni Boara. Il Bora in seguito alla trasmissione di porta a Porta del 26 settembre 2001 decide di raccontare ciò di cui è a conoscenza. Il Boara riesce a contattare la trasmissione e cosi arrivare a Michele Giuttari che incontra per la testimonianza. La stessa testimonianza sarà mantenuta segreta dato i contenuti che vengono espressi.
Il Boara dichiara:
che aveva conosciuto l’ambiente malavitoso sardo per aver vissuto soprattutto negli ultimi anni 80 all’interno del nucleo familiare del noto pregiudicato Francesco Ghisu;
di convivere con la primogenita del predetto Ghisu, a nome Francesca Ghisu;
che il pregiudicato sardo Giuseppe Barrui, deceduto nel 1998, sarebbe stato coinvolto nei duplici omicidi del Mostro, per eseguire i quali avrebbe utilizzato una propria pistola marca Bernardelli o Bernardinelli, cal. 22, che, alla sua morte, avrebbe lasciato ad un giovane sardo, suo servo pastore, di nome Antonio, il quale attualmente vivrebbe in una frazione di Tortolì, in Sardegna;
il coltello del Barrui, che, a suo dire, sarebbe stato utilizzato nei delitti, sarebbe il tipico coltello sardo, meglio noto come “Patada”, ed attualmente sarebbe custodito da tale “nonna Alba”, nonna di Francesca Ghisu;
- il Barrui era legato al Francesco Vinci, tanto da avergli fatto anche da autista;
il Barrui era in rapporti con il Pietro Pacciani, tanto che spesso andava a casa di quest’ultimo e sarebbe stato proprio il Barrui a collocare nell’orto dell’abitazione del Pacciani il famoso proiettile allo scopo di incastrare Pacciani, che comunque era collegato a quei fatti;
il Barrui aveva problemi di impotenza sessuale ed aveva cercato di avere rapporti, senza riuscirci, con una giovane, figlia di vicini di casa dei Ghisu, che aveva problemi fisici o psichici;
ci sarebbero stati dei depistamenti verso la fine degli anni 80, allo scopo di chiudere le indagini sulla “pista sarda”, tenendo fuori l’ambiente delinquenziale della comunità sarda e, in particolare, la famiglia Ghisu, presso cui si appoggiavano, come “garzoni” sia il Barrui, sia il Francesco Vinci, sia altri sardi, noti pregiudicati, coinvolti in fatti delittuosi;
Francesco Vinci sarebbe stato ucciso perché non era considerato più affidabile in quanto beveva e parlava troppo. Aggiungeva che, prima di essere ucciso, insieme al Vargiu, il Vinci si trovava nella trattoria di parenti dei Ghisu vicino a Prato e da lì, poi, si era allontanato, venendo trovato ucciso e carbonizzato unitamente al Vargiu.
Vedi: Nota informativa n°500/2001 del 3 dicembre 2001
Oltre questo sembra che il Boara abbia espressamente parlato di un legame fra Pier Luigi Vigna e la banda dei sardi e di come ci fossero stati accordi fra lui e i sardi, accordi che porterebbero anche a coperture nel caso MdF.