Il 23 novembre 2001 veniva sentito a testimoniare Gianni Boara che, nella circostanza, veniva identificato per Gianfranco Mandelli, in oggetto meglio generalizzato, effettivamente convivente di Francesca Ghisu, come era stato possibile accertare presso gli accertamenti anagrafici eseguiti dalla Questura di Brescia presso quel Comune e presso quello di Gardone Riviera (BS).
Il Mandelli, nello svolgimento dell’atto, che, con il suo consenso veniva anche registrato, confermava quanto aveva accennato il precedente giorno 16 novembre 2001 e, in particolare, riferiva:
che aveva voluto l’incontro con questo ufficio dopo aver visto il dott. Giuttari alla trasmissione “Porta a Porta”. Aggiungeva che era rimasto colpito dalla determinazione del funzionario e del lavoro svolto e poiché era a conoscenza di fatti che riguardavano anche la vicenda del Mostro di Firenze aveva avvertito il bisogno civico di presentarsi e di mettere a conoscenza l’ufficio di alcuni fatti, dallo stesso vissuti direttamente o appresi in occasione di un suo soggiorno di circa due anni e mezzo in Toscana presso la famiglia di sardi a nome Ghisu;
che da circa 12 anni conviveva con una figlia di Francesco Ghisu, a nome Francesca Ghisu, incensurata, che aveva vissuto con lui anche in Inghilterra;
presso i Ghisu si era fermato, come ospite, negli anni 1989, 1990 e 1991 fino al mese di giugno. Aggiungeva che, in quella casa, gli era stata data la vecchia camera da letto della prima casa, abitata dalla famiglia: una stanza, che faceva ad angolo ed aveva due finestre per ogni angolo. Aggiungeva ancora che da quella postazione aveva avuto modo di notare diversi movimenti sia di pastori che venivano a trovare i Ghisu, sia di loro garzoni e sia di un personaggio istituzionale, poi indicato nel dott. Vigna, e che aveva visto due tre volte con una macchina blu scura, molto probabilmente una 164. Precisava, a quest’ultimo proposito, che, in una occasione, aveva visto questa persona con un autista, mentre, la quarta volta, dalla propria camera da letto, aveva scattato delle foto con una macchina fotografica Minox con pellicola ad alta densità di Din. Aveva così ripreso il personaggio che si vedrebbe bene nella foto con una valigetta di cartone in mano, aperta, al cui interno, per come aveva avuto modo di constatare quando la stessa si trovava dentro casa, vi erano soldi e, in particolare, dollari statunitensi. Raccontava, inoltre, che questo personaggio aveva depistato le indagini sul Mostro per tenere fuori dalle stesse il Giuseppe Barrui, definito il Mostro iniziale, poi emulato da Pacciani e dagli altri;
che aveva fiducia nella giustizia e si augurava che a questo punto si andasse fino in fondo;
di essere garantito per la sua sicurezza e per quella della sua convivente, anche con l’adozione delle misure previste dalla legge, dichiarandosi disponibile ad andare sino in fondo, fornendo ogni suo possibile contributo, ivi compresa la consegna del materiale documentale, che si troverebbe custodito in luogo sicuro.
Vedi: Nota informativa n°500/2001 del 3 dicembre 2001 pag. 73/74/75
La Procura di Firenze fornirà delega per sentirlo a testimonianza il 23 novembre 2001.