Il 19 Febbraio 2002 viene sentita nuovamente a testimonianza Francesca Spagnoli, sentita nel procedimento 17869 dal Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost, assistito dal Cancelliere B3 Dott.ssa Daniela Severi, presenti il Tenente CC. Antonio Morra, il Maresciallo Aiutante s. UPS CC. De Pascalis Angelo, rispettivamente comandante del Nucleo operativo di Perugia ed addetto, nonché il M.llo Capo CC. Croci Lanfranco, della II Sezione del Nucleo Operativo CC. Perugia. E’ presente altresi il Carabiniere Sc. Danilo Paciotti, che si occupa della registrazione.

Questo il verbale: Spagnoli Francesca 19.02.2002

Questa la trascrizione:

D: Suo marito nell’ultimo mese di vita aveva delle ferite o qualche arrossamento, per esempio all’occhio?
D: Lei ricorda di aver incrociato il carro funebre all’incrocio con il bivio s. Feliciano – S. Arcangelo il giorno del ritrovamento di suo marito?
D: Puo’ descrivere in dettaglio gli orologi che aveva suo marito nell’ultimo periodo di vita?
D. E’ in grado di essere piu’ precisa circa la telefonata che ricevette suo marito all’ Universita’ il giorno della scomparsa?
D. Suo marito tornava spesso tardi oltre mezzanotte a casa specialmente nei fine settimana?
D: Durante il soggiorno negli Stati Uniti le telefonava quotidianamente?
D: Da chi si era fatto fare le analisi a Firenze ?
D: Il giorno della scomparsa suo marito le disse perche’ andava la lago?
D: Faceva uso di farmaci e di che tipo?
D: E’ in grado di individuare il momento esatto del periodo critico attraversato da suo marito nell’ultima fase della sua vita?
D: Come mai suo suocero entro’ con lei in un argomento cosi’ intimo a proposito delle condizioni di suo marito quando i rapporti si erano già interrotti?
R: Circa eventuali ferite riportate da mio marito posso solo dire che ricordo che negli ultimi mesi di vita di mio marito Francesco aveva una forte irritazione ad un occhio che appariva molto arrossato. Non ricordo altri particolari in proposito. Per quanto riguarda l’episodio del carro funebre escludo nella maniera più assoluta che corrisponda a verità. Forse potrebbe essere stata mia cognata Elisabetta che probabilmente era gia’ sul posto e che io trovai lì. Io fui avvertita del ritrovamento del cadavere di mio marito verso le 12,30 mentre ero a casa di mia madre. Con me c’erano mia madre, le mie sorelle più piccole ed una mia zia di Prato che era appena arrivata. Per questo ricordo con precisione l’ora. La casa di mi madre era in via dei Filosofi. Prendo atto che il cadavere di mio marito fu rinvenuto alle ore 7,20. Credo che chiamo’ mio suocero e che fu mia madre a rispondere al telefono . Mi precipitai nella villa di S. Feliciano e vi arrivai verso le ore 15,30, ma quando giunsi nella villa la bara era già stata ricoperta e non mi fu possibile vederlo. Mio padre si era recato alla ricerca di Francesco con due persone di sua fiducia fin dal giorno dopo la scomparsa e credo che il giorno dopo il ritrovamento si reco’ a casa del Prof. Ugo Narducci. Ricordo, a proposito della sera della scomparsa, che quando mi recai a S. Felìciano dopo mezzanotte, vidi il motoscafo utilizzato da mio marito, che era rosso, lungo circa 6 metri, piuttosto leggero che si trovava in prossimità’ della riva di S.Feliciano . Ricordo che vi salii su insieme a mio cognato PierLuca che dopo qualche giorno mi chiese con insistenza che cosa cercavo nel motoscafo. Ricordo che c’erano degli oggetti, ma non ricordo con precisione quali e comunque nulla di importante.

D: Ricostruisca per quanto possibile i giorni che vanno dalla scomparsa al ritrovamento di suo marito.
R: Mio marito si e’ alzato martedì 8 ottobre 1985 verso le ore 7,30 insieme a me. Quando se ne andò mi disse che sarebbe tornato presto la sera e che non sarebbe tornato a pranzo, il che era normalissimo. Anche il giorno precedente lunedì 7 ottobre non era tornato a pranzo, ma era tornato a casa alle ore 18,30 circa, mentre normalmente non rientrava a casa prima delle 21,30. Poi si reco’ al lavoro. Il particolare della telefonata ricevuta durante gli esami l’ho saputo solo di recente da mia sorella Benedetta, che ha aggiunto che la cosa si sapeva e che era stato il prof. Morelli tirare fuori questo particolare, precisando che Francesco aveva lasciato un alunno che stava esaminando interrompendo bruscamente l’esame e andandosene senza avvertire nessuno. Mio cugino Marco Furbetta mi ha poi detto che Francesco aveva quel pomeriggio dell’8 ottobre un appuntamento con il prof. Larìzza che rimase molto male quando non vide arrivare Francesco. Verso le 14 Francesco torno’ a casa e alla mia domanda come mai fosse tornato visto quello che mi aveva detto al mattino, lui mi disse che era voluto tornare per il pranzo. Appena rientrato pranzo’ e subito dopo comincio’ a telefonare ai familiari. Sicuramente parlo’ con la madre e la sorella, non so se anche con il padre. Chiamò mia suocera con la scusa che il sabato successivo vi sarebbe stata una festa in nostro onore da un’amica dei mie suoceri chiedendo informazioni su questa festa. Parlò sicuramente con sua sorella Elisabetta chiedendole come stesse. Ripensandoci non era normale che luì all’ora di pranzo chiamasse la madre e la sorella. Di solito lui chiamava molto raramente i suoi famigliari e la cosa a distanza di tempo mi sembra come fosse stato un motivi sentire i suoi famigliari. Probabilmente parlò con il fratello perchè il fratello perchè mio suocero mi chiamò nel primo pomeriggio. Ricordo che Pierluca benchè sposato stava molto spesso dai suoi genitori dai quali spesso pranzava. Ricordo anche che Pierluca aveva un appartamento sotto i miei suoceri. Francesco poi mi salutò dicendomi che sarebbe andato in ospedale e che sarebbe tornato presto come la sera precedente. Non mi disse assolutamente che sarebbe andato al lago. Non mi risulta che durante la settimana Francesco si recasse al lago e comunque se ciò accadeva non me lo diceva. Ripensando poi a periodi in cui Francesco rimase lontano da me ricordo che ciò avvenne in particolare nell’estate 1985 nel mese di luglio per una decina di gg. quando io andai a Porto Ercole con i miei Francesco rimase a Perugia.

Si da atto che alle ore 17.10 il Ten. Morra e il M.llo Croci escono dall’ufficio.

Durante questo periodo di lontananza Francesco mi chiamò raramente e mi lamentai con lui quando ci rivedemmo proprio per questo motivo. Ricordo che durante quel periodo io lo chiamai molte volte a casa e in ospedale, senza trovarlo mai. Non ricordo come si giustificò Francesco. Verso le 15.30 del 08.10.1985, chiamò mio suocero per lamentarsi del fatto che era uscito un articolo riguardante la pubblicazione di un testo da parte di Francesco e lui lo aveva saputo soltanto dai giornali, ma gli risposi, un po’ irritata, che nemmeno io lo sapevo.

Alle ore 17.20 rientrano in ufficio il Ten. Morra e il M.llo Croci.

Quel pomeriggio rimasi in casa aspettando Francesco visto che mi aveva detto che tornava presto. Visto che non lo vedevo tornare verso le 20.00 provai a contattarlo sia all’università che in ospedale.

Alle ore 17.25 il Ten. Morra e il M.llo Croci si allontanano dall’ufficio.

All’università mi dissero che mio marito in qual momento non era lì. Ho atteso ancora e verso le 22.00/22.30 ho chiamato mio cognato Gaetano Paludetti, che mi disse che non sapeva dove fosse Francesco e che comunque non vi era alcuna riunione. Poco dopo mi chiamò mio cognato Pierluca dicendomi che si trovava al lago in quanto avvertito dal titolare della darsena perché Francesco non aveva fatto ritorno dopo essere andato nel lago in motoscafo e che dalle 17.30 lo stavano cercando. Ritelefonai a mio cognato PALUDETTI, che mi venne a prendere insieme al Dr. Cesare GALLETTI e con loro mi recai a San Feliciano, dove trovai mio cognato Pierluca, suo suocero il prof. Ceccarelli e il sig. Trovati, titolare della darsena. Pochi minuti dopo ritrovammo la barca di Francesco e mio suocero non c’era. Ricordo che salii su un gommone insieme a Pierluca e andammo a vedere la barca che si trovava bloccata in un canneto il tutto verso le ore 23.30/24.00. Salii sulla barca e non trovai nulla di particolare. Ricordo che i fari del motoscafo erano spenti e non so neanche se aveva fari.

A.D.R. del M.llo De Pascalis: Mi sembra che io appena arrivai Pierluca fosse già sul posto e che ci avvertirono del ritrovamento della barca dopo pochi minuti. Ricordo anche che il Dr. CECCARELLI partecipava alle ricerche. Fu al mio arrivo che Pierluca alla mia domanda se Francecso fosse solo,si infuriò particolarmente e disse ” non iniziamo ad infangare la memoria di mio fratello”. Questa frase fu poi ripetuta a mia madre sempre da Pierluca. Verso le ore 24.00 al nostro ritorno alla darsena, Pierluca mi disse che sarebbe andato a casa ad avvertire i suoi genitori. Non chiamò per telefono, perché aveva paura della reazione dei genitori. Prese quindi la macchina e si precipitò a casa loro. Verso le 01.00 di notte Pierluca ritornò a San Feliciano con mio suocero. Mi ricordo che il prof. Ugo NARDUCCI era molto colpito e piangeva. In quel momento il Dr. CECCARELLI gli disse che aveva fatto le ricerche come se fosse stato suo figlio. Quello che mi colpi di quella sera fu l’estrema scortesia di mio cognato nei miei confronti.

D. Lei chiese loro dove potesse trovarsi Francesco visto che era partito da casa dicendomi che sarebbe andato in ospedale?
R. Non ricordo se ricordai a Pierluca e al Prof. Ugo che Francesco se ne era andato da casa dicendomi che sarebbe andato in ospedale, ricordo però che loro mi chiedevano in continuazione dove potesse trovarsi Francesco e se avevamo litigato. Posso dire in proposito che i famigliari mi hanno sempre incolpato della morte del figlio come se io fossi stata ingiusta nei suoi confronti. Forse prima dei miei suoceri giunsero i miei genitori che mi accompagnarono a casa di mia sorella Beatrice nel centro di Perugia. L’indomani mattina 9 ottobre mi venne a prendere mio padre insieme a due amici di Francesco, anzi forse con il suo socio Luciano Accornero.

A. domanda del Tenente Morra e del M.llo De Pascalis risponde: Ritengo che l’improvvisa chiusura di tutti i familiari di mio marito dopo la scomparsa di Francesco derivi dalla necessita’ di evitare che io ponessi loro delle domande sulla vita e sulla fine di Francesco a cui loro non avrebbero voluto rispondere. In sostanza i familiari di mio marito mi hanno voluto nascondere qualcosa di importante.

A questo punto l’Avv. Crisi produce nomina del difensore di fiducia della sig.ra Spagnoli e lettera del 19/2/86 dell’Avv. Giorgio Minciotti  e di mio suocero indirizzata all’Avv. Marzio Modena, allora difensore della sig.ra.

Voglio aggiungere ora due cose molto importanti che mi sono tornate alla mente. Il giorno dopo la scomparsa, il 9 ottobre, di pomeriggio, io e mia madre andammo dai miei suoceri e poco dopo il prof. Ugo prese sottobraccio mia madre e le ripetè insistentemente: mi raccomando evitiamo l’autopsia mi sto organizzando per questo. Ciò mi fu riferito da mia madre e anche da mio padre e ricordo con precisione che la stessa cosa mi ripete’ mio suocero qualche giorno dopo sempre prima del  ritrovamento del cadavere di Francesco. Mi pare che quando mio suocero mi disse queste cose era presente mia cognata Elisabetta. Quando quel mattino andammo al lago notammo dei sommozzatori ma non fu trovato niente. Ricordo anche in uno dei giorni compresi tra la scomparsa e il ritrovamento di mio marito, mentre con i miei genitori mi trovavo a casa dei suoceri, busso’ qualcuno alla porta, non ricordo chi ando’ ad aprire, e ricordo soltanto che qualcuno, forse mio, disse che era stata recapitata una scatola con dentro un cesto contenente rami secchi e forse qualcos’altro e che l’avrebbe portata uno sconosciuto, che alla domanda di mio padre su chi l’avesse mandata rispose che l’avevano mandata da Foligno. La notte tra il 9 e il 10 dormii dai miei genitori. Il giorno 10 non ricordo nulla di particolare, e forse si verifico’ quel giorno l’episodio dell’omaggio.

A questo punto il difensore produce anche la patente di Francesco Narducci, libretto personale per licenza di porto di fucile intestato al prof. Francesco Narducci, passaporto rilasciato al prof. Francesco Narducci il 17/6/84 e riservandosi di produrre n. 6 foto, che esibisce, raffiguranti scene di vita familiare del prof. Francesco Narducci e nonche’ copia del tesserino dell’Ordine dei Medici e del tesserino sanitario, dando atto che il suddetto materiale e’ stato rinvenuto dalla signora nell’abitazione dei suoi genitori come confermato dalla stessa e consegnato da quest’ultima all’Avv. Crisi nell’ambito dell’attivita’ di indagine difensiva svolta.

A questo punto alle ore 19,05 riprende la registrazione.

La sig. ra Spagnoli precisa: un giorno poco dopo la morte di mio marito, tornata a casa, aprendo un armadietto di medicinali vidi molti tranquillanti di diverso tipo che non avevo mai notato prima di allora e rimasi colpita da questo fatto perche’ non credevo che mio marito facesse uso di questi farmaci. Aprii alcune confezioni e vidi che erano consumate. Non ricordo comunque quante confezioni trovai. Ricordo anche che quando mio marito ando’ negli Stati Uniti nel settembre 1985 , credo verso la meta’ del mese, vi ando’ in compagnia di un suo collega, così mi ha. detto recentemente mia madre e questo collega fu poi contattato dai miei suoceri e da mio cognato dopo la morte di Francesco. Mia madre ha anche aggiunto di aver saputo dal prof. Ugo e da sua moglie, e forse anche da Pierluca, che Francesco faceva uso di sonniferi in quel periodo perche’ non riusciva a dormire. Ricordo anche che la sera del 7 ottobre era venuto a letto tardissimo, verso le ore 2,30 del mattino, e anche in precedenza veniva sempre a letto molto tardi. Circa il periodo esatto della sua ultima permanenza negli Stati Uniti il passaporto che ho prodotto in originale e’ senza firma e reca la data 7 settembre ’85 nonche’ la dicitura ADVERSED o ADVISED. Io ricordo che rimase negli Stati Uniti circa 7-10 giorni e che quando andai a riprenderlo a Fiumicino mancavano pochi giorni al suo compleanno che era il 4 ottobre. Durante il periodo di permanenza negli Stati Uniti qualche volta l’ho chiamato anch’io . La cosa che mi stupisce pero’ e’ che nei miei ricordi quell’ultimo soggiorno negli Stati Uniti era in realta’ un soggiorno nei pressi di Londra. Dovrebbe essere partito dopo i1 15 o 20 settembre e dovrebbe essere rientrato verso non piu’ tardi del 25 settembre.

A.D.R. : Il mio compleanno e’ il 2 ottobre.

A.D.R.: Durante i giorni dell’assenza di mio marito di solito la mattina andavo al lago dove parlavo con gli amici di Francesco che si sono dimostrati molto vicini. Ricordo che nessuno di loro pensava ad una disgrazia perche’ erano troppo convinti della sicurezza di Francesco in acqua. Non sono stata mai contattata da alcun organo di polizia che hanno avuto contatti unicamente con i miei suoceri, mio cognato e mio padre.  Ricordo che con i miei genitori e le mie sorelle si parlava spesso dell’ipotesi di un sequestro e quando tornavo a casa aspettavo sempre la telefonata che annunciava che mio marito era in vita. Poi nel tardo pomeriggio andavo sempre dai miei suoceri che erano caduti nella disperazione e che continuavano a ripetermi che mentre io avrei potuto rifarmi una vita, per loro la vita era finita. Una sera arrivo’ una telefonata da un sensitivo, ma non so dire chi fosse, anche perche’ la chiamata arrivo’ ai Narducci. Il sensitivo sosteneva che Francesco era vivo, che si trovava all’isola Maggiore e che cercava i suoi familiari perche’ stava male. Una sera del periodo della scomparsa, mio cognato venne con me a casa mia chiedendomi di procurargli un pigiama usato di Francesco, perche’ l’avrebbe dato al sensitivo. Il pigiama venne preso e mai più restituito.

Si da atto che alle ore 19.40 si assenta la Dott.ssa Severi Daniela.

D. Sono stati interessati investigatori privati?
R. Che io sappia no.

D. Suo padre manteneva i contatti con il prof. Narducci e che idea si era fatto della vicenda?
R. Ricordo che mio padre era molto arrabbiato e che aveva intenzione di denunciare il prof. Narducci per la mancata effettuazione dell’autopsia, il tutto dopo il rinvenimento del cadavere.

D. Lei chiese di vedere il corpo di suo marito quando giunse nella villa di San Feliciano?
R. A dire la verità no perchè volevo ricordarmelo in vita. Per quanto riguarda gli orologi, Francesco aveva un Rolex a carica automatica che portava regolarmente, poi aveva un Vasceron Costantain a carica manuale che gli avevo regalato io e poi un orologio che ho visto in alcune fotografie ma che non ricordo aver mai visto al polso. Non ricordo se avesse un orologio al quarzo. Non ricordo da chi fosse in cura a Firenze e non ricordo di avere rinvenuto le analisi fatte a Firenze che lui aveva portato a casa.

Vengono mostrati alla signora Spagnoli le copie dei due articoli del quotidiano “LA NAZIONE” del 28 e 29 settembre 1985 relativi ai delitti attribuiti al cosi detto “Mostro di Firenze” e si pone alla signora la seguente domanda ” Suo marito leggeva il quotidiano la Nazione?. Suo marito ha mai parlato con lei di questa vicenda?”
R. Mio marito leggeva il quotidiano la Nazione e forse qualche volta ne avremo parlato di questa questione ma non ricordo nulla di preciso.

D. Quanto era alto suo marito, quale era la sua conformazione fisica e il numero di scarpe che portava?
R. Mio marito era alto circa 1.85, era di corporatura snella e portava credo il nr. 42, 43 di scarpe aveva gli occhi e la pelle chiara e i capelli castano chiari.

D. Si ricorda della fondazione Narducci?
R. Certo che ricordo e vi facevano parte mio zio Diogene FURBETTA, il prof. Giancarlo DOZZA, il prof. LARIZZA, il prof. MORELLI, il prof. Ugo NARDUCCI, Ferruccio Farroni, Luigi COREA, Fauto GRIGNANI, Maria Antonietta PELLI, che insieme a Ferruccio FARRONI lavorava molto con Francesco.

D. Chi stava più a contatto con suo marito durante il lavoro?
R. Oltre alla PELLI, vi era Attilio SOLINAS, oltre al FARRONI E MORELLI. Debbo aggiungere che da quando i giornali hanno ripreso il tema della morte di mio marito, ho ricevuto telefonate un po’ strane sulla mia utenza mobile TIM nr. 333/2453910 telefonate giunte dal nr. +3948883339514384. Queste telefonate mi sono giunte nel tardo pomeriggio e ad esse non ho risposto, come non ho risposto a telefonate provenienti da Perugia, verosimilmente da amici di Francesco.

A questo punto si sospende l’audizione e la registrazione alle ore 20.00.
Si dà atto che il presente verbale è redatto in forma riassuntiva
secondo l’art. 140 c.p.p.
Il Pubblico Ministero, rilevata l’esigenza che quanto riferito
dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la
delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la
divulgazione delle circostanze riferite dalla persona informata
sui fatti pregiudichi le indagini;
PQM
Rinvia per la prosecuzione dell’audizione al 19.02.2002, h. 15.30.
L.C.S.

Questo uno stralcio del verbale: Nella sua dichiarazione afferma che il marito, Francesco Narducci, una volta tornato insolitamente a casa per un veloce pranzo, gli ha mentito apertamente dicendogli che sarebbe tornato al lavoro in Ospedale e che sarebbe tornato presto a casa, nascondendole il suo proposito di recarsi al Lago. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 213

19 Febbraio 2002 Testimonianza di Francesca Spagnoli

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