Il 19 febbraio 2002 rilascia la sua testimonianza Nazzareno Morarelli dell’impresa funebre “IFA Passeri” di Perugia intervenuta come seconda impresa e che ha provveduto alla vestizione del cadavere.
Questo uno stralcio della sua testimonianza:
“Quando aprimmo la cassa da recupero rimanemmo impressionati dal fatto che il cadavere era in avanzato stato di decomposizione e sembrava quello di un negro. Aveva le labbra grosse, di un colore scuro tra il viola e il verde, il volto gonfio, il colore della pelle era nero come quello di un negro. Gli occhi erano chiusi ed era tutto gonfio. Gli togliemmo anche dei piccoli residui di canna che aveva addosso… Vi erano dei punti di maggiore intensità e qualche punto in cui era meno scuro.”
Domanda: “Lei conosceva il prof. Francesco Narducci e se sì lo riconobbe? “Si da’ atto che viene mostrata alla persona informata la foto del prof. Francesco Narducci apparsa sul quotidiano “La Nazione” il 10.10.85. Risposta: “Il cadavere era irriconoscibile, non c’era alcuna somiglianza con il volto del prof. Narducci in vita…Il cadavere doveva essere comunque superiore ad 1,70 m., tra il m.1,75 e il m. 1,85. “
D: “Come era vestito?” R: “Se ben ricordo il cadavere era nudo dalla cintola in su, aveva un paio di jeans e vi erano dei vestiti in fondo alla cassa che gli erano stati tolti, ma non sono sicuro di questa cosa, e potrebbe essere successo che lo svestimmo in quel momento… Il cadavere appariva semi-rigido tanto che riuscimmo ad infilargli la camicia, la giacca e la cravatta. L’operazione era resa difficile dalla mole del cadavere. Quando lo tirammo fuori il cadavere aveva le braccia distese leggermente inclinate verso l’interno. Non abbiamo visto la schiena del cadavere perché non siamo riusciti a girarlo…“.
« Quando aprimmo la cassa da recupero rimanemmo impressionati dal fatto che il cadavere era in avanzato stato di decomposizione e sembrava quello di un negro. Aveva le labbra grosse, di un colore scuro tra il viola e il verde, il volto gonfio, il colore della pelle era nero (…). Gli occhi erano chiusi ed era tutto gonfio Gli togliemmo anche dei piccoli residui di canna che aveva addosso….Vi erano dei punti di maggiore intensità e qualche punto in cui era meno scuro.”
Domanda: “Lei conosceva il prof. FRANCESCO NARDUCCI e se sì lo riconobbe ?”
Si dà atto che viene mostrata alla persona informata la foto del prof. FRANCESCO NARDUCCI apparsa sul quotidiano “La Nazione” il 10.10.85.
(..) “Il cadavere era irriconoscibile, non c’era alcuna somiglianza con il volto del prof. NARDUCCI in vita… Il cadavere doveva essere comunque superiore ad 1,70 m., tra il m.1,75 e il m. 1,85.”
D: “Come era vestito?”»
(..) “Se ben ricordo il cadavere era nudo dalla cintola in su, aveva un paio di jeans e vi erano dei vestiti in fondo alla cassa che gli erano stati tolti, ma non sono sicuro di questa cosa, e potrebbe essere successo che lo svestimmo in quel momento…Il cadavere appariva semi-rigido tanto che riuscimmo ad infilargli la camicia, la giacca e la cravatta. L’operazione era resa difficile dalla mole del cadavere. Quando lo tirammo fuori il cadavere aveva le braccia distese leggermente inclinate verso l’interno. Non abbiamo visto la schiena del cadavere perché non siamo riusciti a girarlo…” Vedi Relazione Commissione Parlamentare e Vedi: Sentenza Micheli Pag. 239/240
“…. Domanda: ” Cosa ricorda dell’intervento effettuato in occasione del rinvenimento del cadavere del dott. Narducci? ” Risposta: ” Quel giorno avevo terminato di presenziare ad un funerale al civico cimitero. Verso le ore 10,30 circa ricevetti una telefonata nella portineria del cimitero da mio padre che e’ morto il 10 ottobre 1995 il quale mi riferì che avevano chiamato dalla villa del prof. Narducci a S. Feliciano e avevano chiesto il mio intervento immediato. Pensai subito che si trattava del rinvenimento del cadavere del prof. Francesco Narducci che era scomparso da qualche giorno. Mi recai rapidamente a S. Feliciano da solo con il mio Mercedes 190 partendo da S.Sisto. Portai con me la borsa per registrare i dati anagrafici richiesti e per espletare le formalità burocratiche. Giunto a S. Feliciano proprio nel centro della località dove trovai ad attendermi Nazzareno Moretti titolare dell’omonima impresa funebre corrente in Magione il quale mi informo’ rapidamente del rinvenimento del cadavere e mi disse che il prof Ugo Narducci mi voleva subito per espletare le formalità di rito. Insieme al Moretti vi erano altre due persone sui 40 anni, uno dei quali piuttosto corpulento. Quando giunsi davanti alla villa vidi parcheggiate tre o quattro macchine, forse qualcuna scura, e vidi un capannello di persone nella parte destra dell’entrata. Vi era poi una specie di piccola discesa che portava al garage. Le persone che formavano il capannello saranno state circa una decina ma non le guardai, anche perché appena sceso mi venne incontro il prof. Narducci che mi prego’ di sistemare il cadavere del figlio, dopo averlo vestito nel salone della villa. Il prof. Narducci, che insistette di voler vedere il figlio, mi incarico’ di reperire una bara, la più bella a disposizione, per sistemarvi il figlio. Detto questo, io, Moretti e suoi due amici, credo suoi operai, tirammo fuori dal carro funebre la cassa da recupero con dentro il morto. La cassa era chiusa provvisoriamente. A quel punto il prof. Narducci sali’ nel salone e noi portammo la bara nel garage dove procedemmo alla vestizione del cadavere. Oltre a noi non c’era nessuno nel garage. Quando aprimmo la cassa da recupero rimanemmo impressionati dal fatto che il cadavere era in avanzato stato di decomposizione e sembrava quello di un negro. Aveva le labbra grosse, di un colore scuro tra il viola e il verde, il volto gonfio, il colore della pelle era nero come quello di un negro. Gli occhi erano chiusi ed era tutto gonfio. Gli togliemmo anche dei piccoli residui di canna che aveva addosso. “Domanda: ” Il colore era uniforme? “Risposta: ” Vi erano dei punti di maggiore intensità e qualche punto in cui era meno scuro.” Domanda:. ” Lei conosceva il prof. Francesco Narducci e se sì lo riconobbe ? ” Si da’ atto che viene mostrata alla persona informata la foto del prof. Francesco Narducci apparsa sul quotidiano “La Nazione ” il 10.10.85. Risposta: ” Il cadavere era irriconoscibile, non c’era alcuna somiglianza con il volto del prof. Narducci in vita. ” Domanda: ” Quanto era alto il cadavere? ” Risposta: ” Il cadavere doveva essere comunque superiore ad 1,70 m., tra il m.1,75 e il m. 1,85. ” D: “Come era vestito? R: “Se ben ricordo il cadavere era nudo dalla cintola in su, aveva un paio di jeans e vi erano dei vestiti in fondo alla cassa che gli erano stati tolti, ma non sono sicuro di questa cosa, e potrebbe essere successo che lo svestimmo in quel momento. D: Che orologio aveva? R: Non ho ricordi di orologi, ne’ di catenine, documenti o altri effetti personali. D: Che rigidità aveva il cadavere? R: Il cadavere appariva semi-rigido tanto che riuscimmo ad infilargli la camicia, la giacca e la cravatta. L’operazione era resa difficile dalla mole del cadavere. Quando lo tirammo fuori il cadavere aveva le braccia distese leggermente inclinate verso l’interno. Non abbiamo visto la schiena del cadavere perché non siamo riusciti a girarlo.
D: Le braccia si piegavano? R: C’era una certa rigidità ma si piegavano abbastanza agevolmente e si manovravano bene. D: Usciva del liquido dalla bocca o dal naso? R: Noi mettemmo qualche panno sulla bocca prima di girarlo leggermente, ma non ricordo se fuoriuscì qualcosa. A domanda del m.llo De Pascalis: ” Dove lo vestiste? R: Lo vestimmo sul pavimento del garage e durante le operazioni non entro’ nessuno. A.D.R: Il colore del corpo era come quello del viso come fosse la pelle di un negro. D: Quanti annegati ha visto nella sua attività? R: Come minimo una decina. D: Presentavano le stesse caratteristiche del prof. Narducci? R: No assolutamente, perché quelli che io ho visto aveva il colore della pelle normale e qualcuno soltanto era un po’ gonfio.
D: I cadaveri di annegati che lei ha visto per quanto tempo erano rimasti in acqua? R: Più di mezza giornata nessuno e non mi e’ mai capitato di vedere cadaveri di annegati rimasti in acqua più giorni, salvo una persona annegata nel Tevere circa una quindicina di anni fa, rimasta in acqua come minimo dai 10 ai 15 giorni. Era un pensionato scomparso da Perugia di nome forse Scacciatelli. Fu rinvenuto nel comune di Deruta mi dissero abbastanza vicino alla riva. Questo era pieno di bigattini, era gonfio e nero come il Narducci. Mi pare che fosse inverno e che fosse freddo. A.D.R.: Il cadavere del Narducci presentava una stempiatura? R: Una leggera stempiatura mi pare di si’, ma i capelli erano folti. Una volta vestito abbiamo portato la bara nel salone, io e mio padre e qualcun altro. Sicuramente non c’era Moretti che era già andato via. A domanda del m.llo De Pascalis: C’erano ferite nel corpo? R: Non ricordo, può darsi qualche abrasione, forse dovuta ai pesci. La pelle era molto delicata e forse qualche lacerazione l’avremo prodotta anche noi. Nel salone c’erano una o due persone, ma non ricordo con precisione. Ricordo che Moretti si occupo’ delle pratiche della cancellazione. Io ritornai in azienda per occuparmi dei manifesti e dei fiori. Per questi ultimi mi recai da Tancini e acquistai un mazzo di rose rosse per conto della famiglia e anche i cuscini e i copri cassa. Il giorno dopo tornai nella villa con i fiori e il carro funebre. Non ricordo se la bara fu chiusa quella sera o la mattina successiva e ciò fu fatto non appena ebbi da Moretti l’assicurazione che tutto era a posto. A.D.R.: Non ho mai visto la moglie del prof. Francesco Narducci, ne’ la conosco. Ricordo che vidi la sera stessa del rinvenimento il dott. Gianni Spagnoli con il quale scambiai qualche battuta di saluto alla presenza del prof. Ugo Narducci. Il dott. Spagnoli mi invitava a disporre in un certo modo i fiori ma il prof. Narducci mi invito’ ad occuparmene io. A.D.R. : Non so di rose rosse mandate alla moglie del prof. Francesco. Io so solo dei fiori portati per il funerale. Il corteo funebre raggiunse la chiesa di S. Maria di Colle dove c’era una gran folla. Ricordo che vi erano dei manifesti funebri e anche fiori di varie società milanesi nelle quali aveva una partecipazione il dott. Gianni Spagnoli. Durante la mattinata il Moretti Nazareno mi consegno’ dei documenti. D.: Dove fu portata la bara? R: La bara fu portata dalla chiesa al cimitero di Perugia – Monterone presso la cappella Servadio – Dattoma loculo n. 5 perché la famiglia Narducci non disponeva di una cappella. Dopo circa tre o quattro anni la bara fu portata nella cappella di famiglia che si trova nel cimitero di Perugia vicino al sepolcro di Mauro Elisei. D: Le risulta che il prof. Francesco Narducci manifesto’ in vita l’intenzione di essere cremato? R: Non mi risulta, perché non lo conoscevo. Preciso che sono segretario dell’Associazione per la Cremazione…..”
Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 164/165/166/167