L’11 Marzo 2002 rilascia testimonianza Francesca Barone, dottoressa specializzata in medicina legale facente parte dell’istituto di medicina legale dell’università di Perugia.
Questo uno stralcio della testimonianza:
Circa il verbale da me reso in data 22.10.2001, volevo dire che in quell’occasione specificai che la persona la quale mi disse di aver visto il cadavere di Francesco Narducci era un pescatore originario della zona di Sant’Arcangelo che aveva una parente a San Savino. Adesso, ripensando bene a quei fatti, mi sono ricordata che l’uomo in questione faceva di cognome Zoppitelli ma non faceva il pescatore, bensì il tinteggiatore; per certo posso dire che è un parente dei vari ZOPPITELLI presenti sul luogo, fra cui ZOPPITELLI PIETRO, pescatore. Ribadisco che mi trovavo in quel luogo perché come di abitudine nei giorni di festa andavo a trovare questa famiglia ZOPPITELLI di San Savino, in quanto pazienti di mio marito cardiologo. E come spesso accadeva o già trovavo altri parenti o ne sopraggiungevano altri alla notizia del nostro arrivo. Era di pomeriggio e parlando del più e del meno qualcuno dei presenti parlò del ritrovamento del corpo di FRANCESCO NARDUCCI avvenuto in mattinata; di questo avvenimento ne venni a conoscenza in quell’occasione e si cominciò a fare delle supposizioni su come fosse morto il NARDUCCI. Alcuni parlavano di suicidio mentre altri erano molto perplessi e fra questi il tinteggiatore di cui ho parlato. La discussione si animò ed a d un certo punto mi fu riferito dallo ZOPPITELLI imbianchino, non ricordo anche se da altri, che il cadavere presentava delle ecchimosi sul volto e sul naso ed aveva le mani legate posteriormente. Non sono sicura se mi parlò anche dei piedi legati. Lo ZOPPITELLI che disse queste cose mi riferì di aver visto il cadavere sul pontile perché non era andato a recuperare il cadavere, ma aveva solo assistito alla deposizione del corpo sul pontile. Lo stesso ZOPPITELLI e forse qualcun altro mi disse che era stato chiamata una dottoressa per fare i primi accertamenti sul cadavere e ricordo anche che lo ZOPPITELLI accompagnava le sue parole con un gesto delle mani come a dire che era rimasto stupito da come erano stati svolti gli accertamenti. La conversazione si è svolta nella cucina della famiglia ZOPPITELLI GIOCONDO, ora defunto, sita in San Savino. Nessuno dei presenti era convinto del suicidio, forse qualcuno pensava ad una disgrazia ma i più ipotizzavano l’omicidio. Ho ancora netto il ricordo dello ZOPPITELLI imbianchino che continuava a ripetere: “ma quello lo hanno riempito di botte e poi aveva le mani legate”. Da quello che ho capito lo ZOPPITELLI riferiva una esperienza diretta. I fatti che ho descritto sono avvenuti la Domenica 13 ottobre 1985; ricordo anche che lo ZOPPITELLI parlò dell’intervento di una dottoressa dell’USL e che fu costretta a scrivere come sotto dettatura da qualcuno dei presenti, forse dai Carabinieri. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 142/143