Il 25 Marzo 2002 rilascia testimonianza il Brigadiere dei CC Aurelio Piga.
Questa la testimonianza: Piga Aurelio testimonianza 25.03.2002
Questa la trascrizione:
Domanda: Ricorda di essere intervenuto sul molo di Sant’Anrcangelo in occasione del rinvenimento del cadavere di Francesco Narducci? Risposta: “All’epoca ero Brigadiere CC in servizio presso il NORM della Compagnia Carabinieri di Perugia e quel mattino fui inviato a Sant’Arcangelo perché era stato rinvenuto un cadavere. Quando partii non sapevo di chi fosse quel cadavere e credo che non lo sapesse nessuno di noi. Con me vi era il Carabiniere Sante Fraccalvieri come conducente dell’autoradio. Noi dovevamo compiere il primo intervento, soprattutto per tenere lontano i curiosi e dare assistenza agli altri militari operanti. Quando arrivammo nel molo non vi erano molte persone e non riconobbi nessuno di mia conoscenza. Il cadavere era disteso sul pontile ed appariva gonfio e di colore scuro. Ricordo che emanava un po’ di cattivo odore che si sentiva solo avvicinandosi molto al cadavere. Intorno a quest’ultimo in quel momento vi erano persone che io non conoscevo e tutti attendevano l’arrivo del medico legale. Mi pare che il cadavere avesse le braccia incrociate intorno allo stomaco.“
Domanda: Si ricorda che orologio avesse e se funzionasse? Risposta: “Non mi ricordo, so solo che ho avuto in mano i suoi effetti personali tra cui un orologio, che tenni per un attimo mentre veniva eseguita l’ispezione. Questi oggetti furono rinvenuti al momento dell’ispezione cadaverica, quindi successivamente al mio arrivo sul posto.“
Domanda: Cosa ricorda del periodo successivo al suo arrivo? Risposta: “Pochi minuti dal mio arrivo sul posto, sopraggiunse una Dottoressa che iniziò l’ispezione cadaverica. La prima cosa che fece fu di sollevare gli abiti del morto che non sapevo chi fosse. Quello che mi colpì e che attirò la mia attenzione fu la presenza di vistosi ematomi sul petto del cadavere. Io mi trovavo a fianco del cadavere insieme ad altre persone ed ero talmente vicino allo stesso da sentirne il cattivo odore che si avvertiva stando sopra al cadavere e vicinissimi allo stesso. Mi ricordo che vi erano ematomi sicuramente nella zona mammaria sinistra. Per me erano chiarissimamente degli ematomi per quello che ne posso sapere. Preciso che di cadaveri ne avevo già visto molti e quei segni mi davano una sensazione di qualcosa di pesto e di innaturale. Ebbi la netta impressione che quella persona avesse subito percosse. Altri ematomi erano presenti nella parte sinistra del costato. Non si trattava di ipostasi a quello che potevo saperne, ma sembrava che l’uomo avesse subito dei colpi violenti in corrispondenza di quei punti. Gli ematomi più vistosi si notavano nella zona mammaria sinistra dove l’ematoma aveva le dimensioni di un’arancia con un colore di sangue pesto molto scuro e concentrato rispetto alla restante parte del corpo. Nella zona del costato e fianco invece i segni di ecchimosi avevano delle forme disomogenee, in alcuni punti a forma di striscia in altri con forme più circoscritte che mi sembravano dovute a colpi secchi ricevuti dal cadavere. Nella parte destra del petto si notavano segni che mi sembravano ematomi di forme più ridotte rispetto alla parte sinistra, ma dello stesso colore di pesto, sia nella zona mammaria che nel costato e nel fianco destro.“
Domanda: Cosa è successo durante l’ispezione cadaverica? Risposta: “Io ricordo che mentre la Dottoressa ispezionava il corpo e faceva dei commenti, un uomo vicino alla Dottoressa ed indossava i guanti di gomma, commentava anche lui lo stato del cadavere e la natura di questi segni, ipotizzando che il cadavere se li fosse prodotti sbattendo sulla barca perché caduto in seguito ad un malore, o comunque in maniera accidentale. A questo punto tra me e me mormorai “MA QUELLE SONO LESIONI” ma qualcuno a me vicino, alle mie spalle, mi intimò in modo autoritario di stare zitto. Ebbi la netta impressione che si trattasse di un uomo abituato al comando. Un’altra persona presente sul posto commentava che non poteva essersi trattato di suicidio perché altrimenti non avrebbe avuto senso il modo in cui era stata lasciata la macchina. Non ricordo se questa frase fu detta dalla stessa persona che mi aveva intimato il silenzio, ma certamente era una persona anch’essa abituata a comandare. Io mi ero risentito per il modo in cui ero stato trattato ma ricordo che notai tra i presenti un uomo che sembrava dotato di molta autorità e che parlava continuamente con il medico e con altre persone che aveva intorno. Chiesi a qualcuno dei presenti chi fosse quest’uomo e mi fu risposto che era il Questore… Ad un certo punto il cadavere fu rovesciato sul fianco destro, così mi ricordo, e venne data un’occhiata alle spalle. Anche sulle spalle aveva dei segni che mi sembravano degli ematomi ma non così vistosi come nel petto. Ricordo che quando fu piegato uscì del sangue misto ad acqua dalla bocca e dal naso, con un certo fetore, che avrei risentito nel corso degli anni di fronte ad altri cadaveri. Puzzava di fango e sangue. Ricordo anche che il cadavere aveva un segno a forma di striscia con il colore del sangue ammaccato poco sotto la mandibola sinistra. Il cadavere non fu spogliato interamente e non gli furono abbassati i pantaloni se non lievemente, in maniera da lasciare intravedere un segno a forma di fascia intorno all’addome, che reputai dovuto alla cintura, anche perché posteriormente non si notava, anzi posteriormente i pantaloni non sono stati abbassati.”
Domanda: Sono stati ispezionati i polsi del cadavere e il volto come si presentava? Risposta: “Non ricordo se siano stati ispezionati o meno i polsi e non notai cose particolari nel volto, ad eccezione del fatto che il colore del volto era più scuro delle parti del corpo non interessate dalle ecchimosi. Io comunque visto il modo in cui ero stato trattato, ero intimorito e quindi pur essendo sempre più convinto che l’uomo fosse stato picchiato e fosse stato ucciso, non dissi più nulla e rimasi stupito del fatto che non furono eseguite le normali procedure di Legge. Che io ricordi non c’era nessuno con macchine fotografiche. Quello che avvenne quel giorno sul molo di Sant’Arcangelo mi colpì talmente che ho sempre commentato la cosa e non ho mai capito le ragioni di questo comportamento. Dopo il breve esame della Dottoressa io me ne andai e ripresi il normale servizio. Non mi fu chiesta nessuna relazione se non quella normale di giustificare l’intervento.“