Il 15 Aprile 2002 rilascia testimonianza Gabrio Bassotti.

Questa la testimonianza: Bassotti Gabrio 15.04.2002

Questa la trascrizione:

N. 17869/ 01R G. notizie di reato
N. 17869/01 R G. Mod. 44
Procura della Repubblica
presso il Tribunale di Perugia
VERBALE DI ASSUNZIONE E DI INFORMAZIONI
– art. 362 c.p.p. -.

L’anno 2002, il mese aprile, il giorno 15, alle ore 15.45, nel procedimento n. suindicato, in Perugia presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost., assistito dall’Isp. della Polizia di Stato Furio Fantauzzi, alla presenza del Ten. CC. Antonio Morra e dell’Ass. Capo Emili Salvatore, è comparso Bassotti Gabrio, nato a Amelia (Tr) in data 31.03.1957, residente in Perugia, Strada del cimitero 2/A, tel. XXXXX

Il Pubblico Ministero, visti gli artt. 197, 197 bis, 198, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., richiamati dall’art. 362 c.p.p. e ritenuto che non sussistono le ipotesi di cui agli artt. 197, 197 bis, 199, 200, 201, 202 e 203 c.p.p., ricorda alla persona informata sui fatti che ha l’obbligo di rispondere secondo verità alle domande che le saranno rivolte e la informa che le false informazioni al Pubblico Ministero sono penalmente sanzionate a norma dell’art. 371 bis c.p.

Il Pubblico Ministero procede, quindi, ad esaminare la persona informata sui fatti in ordine alle circostanze per cui è procedimento.

Domanda: “Lei ha lavorato con il Professore Francesco Narducci? Cosa ricorda del suo rapporto di lavoro con lui e della sua scomparsa?”
Risposta: “Giunsi a Perugia nell’anno 1982, e fui assegnato al reparto donne di clinica medica; a quell’epoca il professore Narducci divideva la sua stanza con il dr. Agnelli Giancarlo ed il Dr. Parise Pasquale, rispettivamente ora Professore Agnelli ordinario all’istituto di medicina vascolare dell’Università di Perugia e l’altro primario medico a Gubbio. Quando conobbi Narducci lui era appena tornato dall’America dove il Professore aveva frequentato uno stage per perfezionare la sua preparazione tecnica. Ricordo che nell’estate dell’anno 1982 il Professore Narducci era tornato negli Stati Uniti, sempre a Philadelphia, come ebbe a dirmi lui stesso; credo che lo stage lui lo abbia fatto l’anno prima ed abbia trascorso circa sei mesi negli Stati Uniti. Era una persona molto chiusa, quindi vi era una netta separazione tra la sua vita professionale e quella privata ed era molto formale nei rapporti; ricordo che era un persona molto appassionata nel lavoro ed in grado di motivare i suoi collaboratori. Posso dire che è la persona da cui ho imparato di più. Non ho mai notato atteggiamenti strani o comportamenti particolari del Professore Narducci, ma posso dire che era una persona estremamente riservata e che non esternava i propri sentimenti perché era dotato di un grandissimo autocontrollo. A quei tempi io staccavo il lavoro a gastroenterologia il Venerdì e tornavo il Lunedì mattina, dopo avere fatto la guardia medica, quasi sempre ad Alviano, quindi nulla posso dire sui suoi fine settimana. Nulla posso dire su sue eventuali relazioni extra coniugali ma l’unica cosa che posso è che era un uomo che piaceva molto alle donne. Ricordo che verso Agosto o Settembre 1985 partecipò ad un congresso a Rochester, negli Stati Uniti, così almeno mi disse, dove conobbe Jean Fieramonti; ricordo perfettamente che il Professore Narducci quando tornò dall’America aveva un occhio molto arrossato, che lo obbligava a portare degli occhiali scuri; ricordo che la congiuntiva era molto rossa. Credo che per via dell’occhio si fece visitare da qualcuno a Perugia, ma non so da chi. Circa l’ultimo periodo della sua vita posso dire che il Professor Narducci doveva partecipare, quale relatore, ad un convegno locale, organizzato dal Professore Mercati, a cui teneva moltissimo e che aveva per tema la stomaterapia. Avrebbe dovuto parlare, mi pare, sull’incontinenza fecale, e mi ricordo che negli ultimi giorni era assorbito da questo convegno; oltre a questo avevamo dei progetti di ricerca molto interessanti sulla motilità del colon, a cui il Professor Narducci teneva moltissimo. Il giorno della scomparsa, l’otto ottobre 1985, io ero in clinica e chiesi al Professore Narducci se mi poteva correggere un lavoro ma lui mi rispose che non aveva tempo e che doveva andare al lago, dove avrebbe fatto un giro al lago per raccogliere le idee per il convegno a cui doveva partecipare. Io rimasi colpito dal fatto che accettò di correggermi il lavoro perché di solito rimandava la cosa perché mi rimproverava di essere troppo pressante. Quel giorno invece mi disse: ” va beh diamo un’occhiata a questo lavoro”. Mi fece le correzioni a matita in circa un paio di pagine poi mi disse che sarebbe andato al lago in vista del convegno che doveva avvenire dopo pochi giorni. Il giorno della scomparsa il Professore era sereno e tranquillo come in altre occasioni; la stanza che occupavamo aveva due finestre che davano sulla vallata verso San Pietro e Via Bonfigli, sotto quella a sinistra c’era quella del Professore Narducci con il telefono, mentre a destra vi era la mia, che dividevo con la dottoressa Gaburri vicino al lettino dove effettuavamo gli esami clinici. Il giorno della scomparsa mi è rimasto impresso perché tutto avrei pensato meno che quel giorno il mio collega sarebbe scomparso e sarebbe morto; ricordo che lui mi disse che voleva andare a prendere la motocicletta per andare al lago per rilassarsi un po’. Verso le ore 13,00 il Professore Narducci, con il giubbetto di renna sulle spalle.

A domanda risponde: non ricordo di telefonate particolari ricevute dal professore o di esami universitari o manometrici fatti all’interno del reparto.

Domanda: “Ricorda come aveva lasciato la scrivania?”
Risposta: “Era normale; vi era il materiale del lavoro che c’è sempre stato; ricordo che doveva andare a ritirare delle diapositive per il convegno che non ritirò e dovetti andare io a ritirarle dopo circa venti giorni dopo il ritrovamento del cadavere. Non ricordo se quel mattino il Professore Narducci parlò con il Professore Morelli; io rimasi fino alle ore 17,00 circa nello studio, intento alla revisione del manoscritto che mi aveva corretto il Professore Narducci. Quel pomeriggio non ricordo di aver parlato con nessuno; ricordo che il giorno dopo, ossia il 09.10.1985, la mattina di buon ora, quando arrivavo all’ospedale, incontrati il Professore Morelli e la Dottoressa Pelli, che andavano avanti ed indietro, che mi chiedevano: ” hai visto Francesco?” Io risposi di no poi, verso mezzogiorno, qualcuno mi disse che dal giorno primo il Professore Narducci non era tornato a casa; io mi arrabbiai molto perché non capivo il motivo per cui il Professore Morelli e la Professoressa Pelli mi avessero tenuto nascosto l’accaduto. Ricordo che appena seppi della scomparsa del Professor Narducci, mi feci accompagnare in auto a San Feliciano dove partecipai alle ricerche dello scomparso.
Ricordo anche che vi era un gruppo di amici del Professore Narducci che in atteggiamento quasi distaccato, commentavano la scomparsa del medico dicendo: ” se uno vuole ammazzarsi basta farsi una fiala di Valium e buttarsi nel lago.” Confesso di essere rimasto molto amareggiato da queste parole e pensai che il Professore Narducci doveva avere proprio dei ben strani amici. Ricordo che piansi insieme con la Dottoressa Gaburri quando venne ritrovato il cadavere; anche il Professore Farroni appariva sconvolto. Quando fu ritrovato il cadavere io andai nella villa dei Narducci nel tardo pomeriggio perché eravamo sull’imbrunire, quasi buio, e le luci erano già accese; la bara era chiusa ed il Professore Farroni mi disse che era stato un bene che non l’avessi visto perché era un brutto spettacolo. La misteriosa morte del Professore Francesco Narducci anche per il fango che gli è stato gettato addosso e soprattutto per il fatto che non sia stata effettuata l’autopsia. Credevo che sul momento non fosse stata fatta per riguardo al dolore dei familiari ma pensavo che sarebbe stata eseguita in un secondo tempo.”

Si dà atto che il dottore Bassotti appare sinceramente commosso e sul punto di piangere.

Si dà atto che il presente verbale è redatto in forma riassuntiva secondo l’art. 140 c.p.p.

Il Pubblico Ministero, rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona informata sui fatti pregiudichi le indagini;
PQM
Visto l’art. 391 quinquies c.p.p. e 329, terzo comma lett. a) c.p.p.
VIETA
alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine di cui hanno conoscenza, per la durata di legge.
AVVERTE
conseguentemente la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite è penalmente sanzionata dall’art. 379 bis c.p., inserito dall’art. 21 della l. 07.12.2000 n. 397
L.C.S.
IL PUBBLICO MINISTERO
(Dr. GIULIANO MIGNINI Sost.)
L’Ispettore Polstato
(Fantauzzi Furio) 

15 Aprile 2002 Testimonianza di Gabrio Bassotti

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