Il 10 Maggio 2002 rilascia testimonianza Cesare Agabitini, ex guardiano dell’Isola Polvese dal 1974 al 1998.
Questa la testimonianza: 10.05.2002 Testimonianza Cesare Agabitini
Questa la trascrizione della testimonianza: “Confermo quanto detto in data 5 Maggio 2002.
Domanda: “Ci descriva meglio la figura di Luigi Stefanelli e tutto quello di cui venne a conoscenza attraverso quest’ultimo circa i rapporti intercorsi tra Stefanelli e la famiglia Narducci”
Risposta: “Luigi Stefanelli è stato uno dei primi operai assunti dall’Amministrazione Provinciale di Perugia per la manutenzione dell’Isola Polvese. Non ricordo con esattezza quando lo Stefanelli iniziò il rapporto con la Provincia ma suppongo che si tratti della seconda metà degli anni 70 perché l’isola fu acquistata dalla Provincia di Perugia dal 1974. Io ero stato guardiacaccia alle dipendenze del Conte Giannino Citterio amministratore della Società dell’Isola Polvese prima dell’acquisto da parte della Provincia di Perugia. Venni assorbito anch’io dalla Provincia e diventai per così dire il manager interno dell’isola nella quale abitavo sin dal 1967 con la mia famiglia composta allora da me, mia moglie Filodelma Mattaioli e dalla primogenita Jenni che aveva due mesi. Anche mio fratello Giuseppe venne ad abitare con me nel 1971. Dal 1980 a manutenzionare l’Isola eravamo in quattro: io, Luigi STEFANELLI, che svolgeva soprattutto le funzioni di trattorista, PIANTONI Gino che si occupava un po’ di tutto e poi mio fratello Giuseppe che si occupava prevalentemente del trasporto con la barca delle persone che andavano e venivano dall’isola. All’epoca Giuseppe era scapolo.”
Domanda: “Lei è venuto a conoscenza di qualche confidenza fattale da Luigi Stefanelli?”
Risposta: “Come già ribadito voglio premettere che STEFANELLI Luigi, oltre a svolgere la sua funzione nell’isola curava la manutenzione della villa del Prof. Ugo Narducci e famiglia a San Feliciano. In particolare curava loro il giardino e qualche volta a settimana verificava che all’interno ed all’esterno della villa tutto fosse in ordine e, per questo, possedeva anche le chiavi del cancello del giardino e della casa. Inoltre ricordo che anche la moglie dello Stefanelli che si chiama Emma ed è ancora in vita prestava saltuariamente il suo servizio presso la casa dei Narducci a San Feliciano. Da quello che ricordo posso dire che il rapporto di lavoro degli STEFANELLI con i Narducci iniziò nel 1980-81. Ricordo che io e luigi incominciammo a commentare delle voci che esistevano in paese ed in particolare si parlava di un medico perugino che sembrava coinvolto nelle vicende del cosiddetto mostro di Firenze.
Domanda: “Ci può dire, più o meno, in quale anno iniziaste a sentire queste voci sia lei che il defunto Luigi Stefanelli?”
Risposta: “Dai miei ricordi posso dire che queste voci cominciarono a circolare tra la gente nel 1981-82 ed io ho pensato che una qualche influenza in queste voci potesse derivare dalla presenza di numerosi fiorentini che andavano e venivano da San Feliciano e Firenze come del resto è accaduto ed accade sino ad oggi visto che il lago è un posto turistico. Aggiungo che l’isola Polvese era frequentata durante l’anno da circa 150.000 persone. Inoltre ricordo con certezza che, nel 1984 e precisamente dopo il penultimo delitto, stavo a letto intento a vedere il telegiornale delle ore 20,00 del TG1, il commentatore riportò la notizia secondo cui un’auto targata Perugia era stata inseguita dalla Polizia lungo una strada che da Firenze portava verso Perugia ed era stata perduta nei pressi della Valdichiana. Quando sentii questa notizia la riportai anche a mio figlio Omar Agabitini, questo perché mio figlio diceva che io ero fissato con questa storia del mostro di Firenze ed allora lo chiamai e gli raccontai quello che aveva detto la televisione. Avendo appreso la notizia ne parlai con Luigi Stefanelli qualche giorno dopo e ricordo che i commenti furono di stupore in quanto le voci ricorrenti di cui ho parlato prima, più la notizia data dalla televisione relativa alla macchina targata Perugia, facevano andare i nostri cervelli verso un ragionamento del tipo: hai visto che quello che dicevamo forse può essere vero? Lei mi dice di ricordare ancora l’evento della lettera ed io le confermo quanto detto in precedenza, inoltre ora ricordo che Luigi il giorno dopo della scomparsa del Dr. Francesco Narducci, quando mi raccontò della lettera, aggiunse anche che se avesse saputo che lui, cioè il Narducci Francesco, non sarebbe rientrato l’avrebbe tolta lui stesso e portata con se. Aggiungo che qualche giorno dopo il rinvenimento del cadavere incontrai l’appuntato DI GORO, che comandava la motovedetta dei Carabinieri di Castiglione del lago, questi mi disse che quando giunse al pontile con il cadavere fece l’atto di slacciare il giubbotto di renna allo stesso ma fu fermato dal Prof. Ugo Narducci che gli intimò di non toccare in nessun modo il cadavere. Preciso che l’appuntato sottolineò il fatto che quasi gli venne dato un ordine perentorio di tipo militare di non toccare il cadavere. A quanto mi risulta fra la scoperta del cadavere e il trasporto dello stesso sul pontile sono passati pochissimi minuti. Ricordo con assoluta certezza che l’appuntato DI GORO si riferì al Prof. Ugo Narducci definendolo come il padre del morto. Voglio aggiungere un particolare che ora mi viene alla mente. Più o meno venti anni fa ma comunque molto prima della morte del Narducci, conobbi un uomo che veniva all’isola per prendere il sole e ricordo anche che questi un giorno recuperò il cadavere, nei pressi della spiaggia dell’isola polvese, di un ragazzo di circa vent’anni che venne colpito da un malore e s’accasciò in acqua. Con il passare del tempo feci amicizia con quest’uomo, che veniva spessissimo all’isola durante il periodo estivo, e seppi che lo stesso era un infermiere dell’ospedale di Foligno. Questi un giorno mi disse che a Foligno, città dove abitava, correva la voce che il Mostro di Firenze fosse il Dr. Narducci Francesco. L’uomo aveva uno spiccato accento folignate ed aveva la corporatura del M.llo che voi mi dite chiamarsi DE PASCALIS Angelo, cioè alto, robusto e privo di capelli. L’età era fra i 50 – 60 anni.”
DOMANDA: “in che modo iniziaste a parlare dei fatti relativi al mostro di Firenze?”
RISPOSTA: “io, avendo saputo che questa persona era di Foligno e di mestiere faceva l’infermiere, chiesi di indicarmi l’ambulatorio del Prof. Ugo Narducci che io sapevo fosse ginecologo, dopo un certo periodo di tempo dalla sua conoscenza, perché mia moglie aveva un problema ginecologico. Lo stesso al sentire il nome di Narducci iniziò a spostare il discorso sul mostro di Firenze. In particolare mi fece capire che a Foligno si facevano delle chiacchiere sul figlio del Professor Narducci, cioè su Francesco, che veniva presentato come coinvolto nei fatti di Firenze.
Mi riservo di fornire di ulteriori notizie che mi tornassero alla mente.“