Il 14 Maggio 2002 rilascia testimonianza Moreno Stefanelli.
Questa la testimonianza: Stefanelli Moreno 14.05.2002
Questa la trascrizione della testimonianza:
PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI PERUGIA
OGGETTO: verbale di assunzione di informazioni da persone informata sui fatti.
L’anno 2002 addì 14 del mese di maggio, in Perugia – piazza Rossi Scotti 1 – negli uffici della Sezione di P.G., aliquota Polizia Municipale, alle ore 16,00, Avanti al Sost. Procuratore della Repubblica dr. Giuliano Mignini, assistito dal M.llo De Pascalis Angelo, appartenente al RONO CC di Perugia, alla presenza del Ten. Antonio Morra Comandate del RONO CC di Perugia e dell’Assistente Capo Emili Salvatore, appartenente alla SQUADRA MOBILE della Questura di Perugia, dell’appuntato CEPPITELLLI STEFANELLI Giancarlo della Polizia Provinciale Aliquota della Sez. di P.G., è comparso il signor STEFANELI Moreno, il quale, richiestogli le generalità risponde: sono il signor STEFANELLI Moreno, nato a Magione (PG) il 27.03.1963, ivi residente in fraz. S. Feliciano via L. Longo nr.18, coniugato, autista il quale ammonito degli obblighi di Legge, in relazione al procedimento nr. 17869/01 RG Mod. 44,
a domanda: “Cosa può riferire circa la persona di Francesco Narducci e degli eventi inerenti la sua scomparsa, il suo ritrovamento e la sua morte?
risposta: “fino al 1997, anno in cui mi sono sposato, abitavo con i miei genitori in frazione S.Feliciano, dopo il matrimonio mi sono trasferito in un altro appartamento dello stesso immobile. Mio padre che era dipendente della Provincia dal 1975 se ben ricordo, con funzioni di custode dell’isola Polvese, unitamente a Cesare Agabitini, che era il suo superiore, ha svolto sia pure saltuariamente le funzioni di custode della villa dei Narducci a S. Feliciano. Aveva le chiavi della villa dove si recava anche una volta alla settimana. Era molto amico di Cesare Agabitini con cui si confidava molto spesso, almeno cosi credo. Ricordo che mio padre aveva u n g r a nd e r is p e t t o per Agabitini, Qualche volta l’Agabitini è venuto a cena da noi. Mia madre invece, era addetta alla cucina dei Narducci e alla pulizia della villa sempre in maniere saltuaria. Come minimo mia madre andava nella villa una volta alla settimana. Ma ; capitava anche più spesso in occasione d i c e ne q u a ndo prestava la sua apprezzata opera come cuoca. Qualche volta capitava a casa nostra il prof Ugo che non aveva orari e poteva capitare a qualsiasi orario ma in particolare, ricordo, nell’ora di pranzo o di cena. Nella maggior parte dei casi passava da casa nostra venendo da Perugia ritornando a casa, partendo dalla. villa.”
A.D.R.:- La mia famiglia ed io, che ho conosciuto il prof. Narducci Francesco, abbiamo sempre parlato bene di quest’ultimo: Mia madre è stata ricoverata presso l’Ospedale di Perugia dove lui, il prof, Francesco Narducci, lavorava. Mia madre mi raccontava che qualche volta recatasi nella villa vi trovava la macchina di Francesco odi uno dei suoi fratelli posteggiata all’interno della villa. Allora mia madre pensando che Francesco o qualcuno dei suoi fratelli si trovasse all’interno della villa in compagnia di altre persone, evitava di entrare e se ne tornava a casa per poi ritornare il giorno dopo. Quando ciò avveniva lei mi ha sempre raccontato che trovava sempre i letti sfatti e qualche volta anche i bagni in disordine. Erano gli anni successivi agli 80.
Posso anche dire, per averlo sentito dire anche da mia madre, che non so se anche dopo il matrimonio, il Narducci avesse diverse donne. Dopo la sua morte ho sentito dire che avesse delle tendenze omosessuali ma nulla posso dire in proposito
A.D.R.- Sono a conoscenza di una lettera che il prof. Narducci ha lasciato ai famigliari. Nel periodo compreso tra la morte del Narducci e la morte di mio padre, ricordo che una sera mio padre, parlando a cena con mia madre a tavola a proposito dei Narducci, qualche mese dopo la sua morte, accennò a qualcosa di strano dicendo a mia
madre: “E POI TI VOLEVO DIRE CHE,….”, alludendo, in modo sibillino, al fatto che era stato trovato qualcosa di strano nella villa dei Narducci non al suo posto, come riuscì a capire da qualche parola in più che lui disse. Mio padre le fece capire che le avrebbe spiegato. meglio la cosa a quattrocchi, ciò che mio padre avrà fatto sicuramente, credo quando stavano a letto. Oltre a me, c’era anche uno dei miei fratelli, credo il più piccolo. Mio padre che era molto riservato e chiuso, appariva piuttosto turbato anche perché era di carattere piuttosto ansioso. Quando mio padre le disse queste cose, la mamma appariva curiosa e chiese a mio padre che se c’era qualcosa glielo doveva dire ma mio padre le fece capire che successivamente le avrebbe riferito la circostanza. Mio padre diceva anche che dell’isola Polvese sapeva due cose che si sarebbe portato nella tomba. Questo lo disse a mia madre che me lo riferì ma mia madre non ha mai saputo in concreto quali fossero queste due cose. A quell’epoca la mamma era molto legata a me e mi raccontava quello che mio padre le diceva ma, non ho mai saputo, in realtà di quello che si trattasse, non ho mai saputo se mio padre si fosse riferito alla lettera o qualcos’altro.
A.D.R.:- la villa dei Narducci a S. Feliciano era fatta di due piani, di cui uno interrato, quando si entrava vi era un salone, due camere, una matrimoniale e una con due lettini, un bagno e delle scale che scendevano al piano terra dove vi erano un salone la cucina ed un ripostiglio adibito a cantina dove vi erano anche barattoli di conserve ed altro
A.D.R.:- la villa dei Narducci era frequentata da persone molto importanti tra cui appartenenti alle forze dell’ordine, come Carabinieri, Polizia e Finanza ma, soprattutto da docenti universitari e da medici. Ricordo che una volta disse che c’era stato un generale, ma forse si era sbagliata
A.D.R.:- all’inizio degli anni 90 ho sentito parlare di una lettera che il Narducci avrebbe lasciato ai familiari, forse da mia madre o comunque da un mio familiare. La lettera è stata trovata da mio padre su un tavolo forse del piano superiore.-
A D. R. ” Lei mi chiede di ricordare i momenti relativi alla scomparsa del Professore Narducci Francesco ed io le rispondo che ricordo nitidamente, e sono sicuro al cento per cento che il mio defunto babbo ci disse a me personalmente ed anche alla mamma, non ricordo se fossero presenti i miei fratelli, che il giorno della scomparsa lui era andato alla villa, non ricordo l’ora, ed aveva visto il solco nel brecciato di una ruota che lui disse appartenere alla ruota della moto di Francesco Narducci. Torno a ripetere di essere assolutamente sicuro di quello che ho detto e aggiungo che questa cosa il mio papà l’ha detta la sera del giorno della scomparsa. Queste cose sono state dette da papà in casa.
A D.R. ” Lei mi chiede di ricordare cosa avvenne e cosa vidi il giorno in cui ripescarono il cadavere del Prof. Francesco Narducci ed io rispondo che è mio costume alzarmi presto la mattina. Quella mattina fui svegliato dal rumore di un elicottero. Saranno state le sette sette e un quarto del mattino. Mi lavai in fretta, presi la macchina, una fiat 126 di colore rosso targata PG325574, e mi diressi verso il molo di S. Feliciano, quello vecchio, e cioè quello in corrispondenza del ristorante Settimio. Lì giunsi verso le sette e un quarto, non più tardi e lo posso dire con certezza, per strada posso dire che non c’era quasi nessuno. Nel pontile ho incontrato Alberto Buini che abitava nella villa vicino a quella dei Narducci e questi mi disse che avevano ritrovato il Narducci. In cima al pontile c’era qualche persona. Poi andai a casa e avvertii i miei familiari del ritrovamento del cadavere. Mia madre pianse immediatamente mentre il babbo cercò di controllarsi.
A D.R. ” A San Feliciano si diceva tempo fa che nell’isola Polvese si tenessero messe nere. Inoltre nell’isola si recavano e si recano spesso coppie in cerca di intimità, specialmente di notte e di estate. In quella stagione l’isola è frequentata da molta gente anche importante che arriva con motoscafi. Aggiungo che questa mattina mia madre mi ha confessato che la moglie del Narducci aveva un appartamento a Firenze. Lei mi chiede come ha fatto mia madre a sapere queste cose ed io le rispondo affermando che mia madre all’epoca era in contatto con tale signora di nome Assunta, spero di ricordare il nome, abitante a Casenuove di Magione, credo in via dei Mulini, la quale andava a servizio presso la casa del prof. Ugo Narducci a Perugia, prendendo il pulman da Casenuove. Questa donna a volte si sentiva con mia madre per mezzo del telefono e volentieri si raccontavano a vicenda le vicissitudini della famiglia Narducci.
In particolare mia madre ha raccontato in casa, non ricordo con precisione se lo ha detto direttamente a me oppure, che la coppia Francesco Narducci e Francesca Spagnoli si erano probabilmente separati tanto è vero che, sempre a dire di mia madre, quest’ultima gli aveva spedito le pellicce che Francesco le aveva regalato.
A.D.R.- ho sentito dire che il Narducci fu rinvenuto con un qualcosa intorno al collo, che in vita aveva un amico omosessuale e che era impotente, nulla so per conoscenza diretta ma ripeto solo ed esclusivamente per averlo sentito dire
Si dà atto che il verbale viene chiuso alle ore 18.30 ed è stato redatto in forma riassuntiva, secondo l’art. 140 c.p.p
Il Pubblico Ministero rilevata l’esigenza che quanto riferito dalla persona informata non trapeli all’esterno, stante la delicatezza dell’indagine e la necessità di evitare che la divulgazione delle circostanze riferite dalla persona informata sui fatti pregiudichi le indagini,
P.Q.M.
Visto l’art.391 quinquies c.p.p. e 320, 3° comma lettera a) c.p.p.
VIETA:
Alla persona esaminata di comunicare i fatti e le circostanze oggetto dell’indagine di cui hanno conoscenza, per la durata di Legge;
AVVERTE: conseguentemente la persona stessa che la divulgazione delle notizie riferite e penalmente sanzionata dall’art.379 bis c.p., inserito dall’art. 21 della L.7 dicembre 2000 nr.397.
L.C.S.
Questo uno stralcio della testimonianza:
”…. fino al 1997, anno in cui mi sono sposato, abitavo con i miei genitori in Fraz. San Feliciano, dopo il matrimonio mi sono trasferito in un altro appartamento dello stesso immobile. Mio padre (Luigi Stefanelli) che era dipendente della Provincia dal 1975 se ben ricordo, con funzioni di custode dell’isola Polvese, unitamente a Cesare Agabitini, che era il suo superiore, ha svolto sia pure saltuariamente le funzioni di custode della villa dei NARDUCCI a San Feliciano. Aveva le chiavi della villa dove si recava anche una volta alla settimana. Era molto amico di Cesare AGABITINI con cui si confidava molto spesso, almeno così credo. Ricordo che mio padre aveva un grande rispetto per AGABITINI, qualche volta l’AGABITINI è venuto a cena da noi. Mia madre invece, era addetta alla cucina dei NARDUCCI e alla pulizia della villa sempre in maniera saltuaria.”
e ancora:
“Sono a conoscenza di una lettera che il Prof. Narducci ha lasciato ai familiari. Nel periodo compreso tra la morte del NARDUCCI e la morte di mio padre, ricordo che una sera mio padre, parlando a cena con mia madre a tavola a proposito dei NARDUCCI, qualche mese dopo la sua morte, accennò a qualcosa di strano dicendo a mia madre: “E POI TI VOLEVO DIRE CHE, ….”, alludendo, in modo sibillino, al fatto che era stato trovato qualcosa di strano nella villa dei NARDUCCI non al suo posto, come riuscì a capire da qualche parola in più che lui disse. Mio padre le fece capire che le avrebbe spiegato meglio la cosa a quattr’occhi, ciò che mio padre avrà fatto sicuramente, quando stavano a letto. Oltre a me, c’era anche uno dei miei fratelli, credo il più piccolo. Mio padre che era molto riservato e chiuso, appariva piuttosto turbato anche perché era di carattere piuttosto ansioso. Quando mio padre le disse queste cose la mamma appariva curiosa e chiese a mio padre che se c’erra qualcosa glielo doveva dire ma mio padre le fece capire che successivamente le avrebbe riferito la circostanza. Mio padre diceva anche che dell’isola Polvese sapeva due cose che si sarebbe portato nella tomba. Questo lo disse a mia madre che me lo riferì ma mia madre non ha mai saputo in concreto quali fossero queste due cose. La villa dei NARDUCCI era frequentata da persone molto importanti tra cui appartenenti alle forze dell’ordine come Carabinieri, Polizia e Finanza ma, soprattutto da docenti universitari e da medici. Ricordo che una volta mi disse che c’era stato un Generale, ma forse si era sbagliata.
All’inizio degli anni 90 ho sentito parlare di una lettera che il NARDUCCI avrebbe lasciato ai familiari, forse da mia madre o comunque da un mio familiare. La lettera è stata trovata da mio padre su un tavolo forse del piano superiore. Lei mi chiede di ricordare i momenti relativi alla scomparsa del Prof. NARDUCCI Francesco ed io le rispondo che ricordo nitidamente, e sono sicuro al 100%, che il mio defunto babbo ci disse a me personalmente ed anche alla mamma, non ricordo se fossero presenti i miei fratelli, che il giorno della scomparsa lui era andato alla villa, non ricordo l’ora, ed aveva visto il solco nel brecciato di una ruota che lui disse appartenere alla ruota della moto di Francesco NARDUCCI. Torno a ripetere di essere assolutamente sicuro di quello che ho detto ed aggiungo che questa cosa il mio papà l’ha detta la sera del giorno della scomparsa. Queste cose sono state dette da papà in casa. Aggiungo che questa mattina mia madre mi ha confessato che la moglie del NARDUCCI aveva un appartamento a Firenze. Lei mi chiede come ha fatto mia madre a sapere queste cose ed io le rispondo affermando che mia madre all’epoca era in contatto con tale signora di nome ASSUNTA, spero di ricordare il nome, abitante a Casenuove di Magione, credo in Via degli Ulivi, la quale andava a servizio presso la casa del Prof. Ugo NARDUCCI a Perugia, prendendo il pullman da Casenuove. Questa donna a volte si sentiva con mia madre per mezzo del telefono e volentieri si raccontavano a vicenda le vicissitudini della famiglia NARDUCCI. In particolare mia madre ha raccontato in casa, non ricordo con precisione se lo ha detto direttamente a me oppure, che la coppia Francesco NARDUCCI e Francesca Spagnoli si erano probabilmente separati tanto è vero che, sempre a dire di mia madre, quest’ultima gli aveva spedito le pellicce che Francesco le aveva regalato. Ho sentito dire che il NARDUCCI fu rinvenuto con un qualcosa intorno al collo, che in vita aveva un amico omosessuale e che era impotente, nulla so per conoscenza diretta ma ripeto solo ed esclusivamente per averlo sentito dire….” Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 18 Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 31/32/33