Il 18 Maggio 2002 gli avvocati Antonio e Alfredo Brizioli, che rappresentano la famiglia Narducci, chiedono l’archiviazione del procedimento di indagine rispetto a Francesco Narducci nell’interesse di tutti i NARDUCCI e in subordine l’incidente probatorio con testimoni circa l’assenza di lesioni. Affermano anche che le indagini sarebbero iniziate con un’intercettazione telefonica nel marzo 2000 e subito dopo sarebbe stato aperto il fascicolo. L’istanza oltre che al al PM è trasmessa dagli avvocati anche al GIP e al Procuratore capo, invitando quest’ultimo, implicitamente, a intervenire sul sostituto. Vedi: Sentenza Micheli Pag. 178
Molto curioso il fatto che la famiglia Narducci non desideri conoscere come è morto il proprio congiunto, ma ancora più curioso è che due giorni prima che il Prof. Giovanni Pierucci consegni la sua consulenza tecnica (20 maggio 2002) gli avvocati della famiglia parlino di lesioni. Non si era parlato di lesioni nemmeno nei quesiti posti al Prof. Pierucci il 12 marzo 2002. I quesiti posti riguardano la natura e la causa della morte, sulle trasformazioni cadaveriche intervenute, sulla causa del rigonfiamento subito dal cadavere, sugli accertamenti eseguiti e sulla necessità o meno dell’autopsia. Ed è curioso anche affermare che le indagini sarebbero iniziate con un’intercettazione telefonica nel marzo 2000 e subito dopo sarebbe stato aperto il fascicolo. Questa affermazione dimostra che gli avvocati hanno avuto notizia della genesi del procedimento ma non dei suoi tempi. Questa discrepanza è all’origine della vicenda di cui al capo V, sulla cosiddetta “operazione PULETTI”.