Il 28 Maggio 2002 il Sostituto Giuliano Mignini, a seguito della consulenza tecnica consegnata in data 20 maggio 2002, incarica il Prof. Giovanni Pierucci di una perizia autoptica sul cadavere di Francesco Narducci al fine di accertare le cause della morte.
Questo l’incarico: 28 maggio 2002 Richiesta accertamenti esame autoptico Francesco Narducci
Questa la trascrizione dell’incarico:
Il Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost. Visti gli atti del proc. n. 17869/01 R.G. Mod. 44; Rilevato che sussistono, a carico di ignoti, gravi indizi del delitto di omicidio in danno del Narducci, desunti dal fatto che :
1. Non essendo stato effettuato alcun esame autoptico del cadavere di quest’ultimo, era tecnicamente impossibile la diagnosi di “asfissia da annegamento”, essendo pacifico che non si può parlare di annegamento senza esame autoptico ed esami specialistici correlati e che la “situazione di annegamento”, cioè il rinvenimento del cadavere in acqua, di per sé non implica la realtà dell’annegamento;
2. La dinamica dei fatti consente di escludere, con ragionevole margine di probabilità, l’ipotesi della disgrazia. Il motoscafo del Narducci è stato trovato, infatti, in perfetto ordine, con la chiave inserita, il motore spento e la leva del cambio in posizione “folle” , cosa impossibile se il medico avesse avuto un malore e fosse caduto in acqua;
3. Era difficilmente comprensibile, in quelle condizioni, il viaggio del Prof. Narducci al Lago per motivi di puro svago e divertimento, in pendenza di un esame, che persone informate sui fatti sostengono essere stato interrotto bruscamente dal medico, che, tornato a casa, disse alla moglie che sarebbe tornato in Ospedale nel pomeriggio, nascondendole la puntata al Lago;
4. Il Narducci avrebbe, infatti, interrotto bruscamente l’esame di uno studente dopo aver ricevuto una misteriosa telefonata che lo spinse ad allontanarsi velocemente dall’Ospedale e risulta che il medico, dopo una sosta nella villa di S. Feliciano, si diresse in moto verso il Lago a forte velocità. La Signora Francesca Spagnoli ha, del resto, riconosciuto che, nell’ultimo mese, il marito era divenuto strano e depresso.
5. L’utilizzazione, da parte del Dr. Narducci, di un orologio a carica automatica, trovato perfettamente funzionante al polso del medico e indicante l’ora esatta, rende poco verosimile una permanenza in acqua protrattasi dal giorno della scomparsa perché, con il solo lievissimo movimento dell’acqua, in un contesto lacuale, l’orologio avrebbe esaurito la carica presumibilmente dopo 24 – 36 ore dalla ipotetica caduta in acqua del Narducci e l’orologio, con i movimenti connessi al recupero del cadavere, avrebbe sì ripreso a funzionare ma avrebbe indicato un’ora compatibile con quella della morte, non con quella del recupero.. Ciò induce a ipotizzare che la caduta in acqua del medico sia avvenuta un certo tempo dopo la scomparsa, con il possibile intervento di altre persone con cui il medico si sarebbe incontrato in un misterioso appuntamento;
6. Le dichiarazioni del Maresciallo dei Carabinieri a riposo Aurelio Piga, che collimano in parte con quelle dell’Appuntato CC. Meli Daniele, fanno ritenere possibili azioni lesive che il Narducci avrebbe subito in occasione della morte. Anche la Prof.ssa Francesca Barone ha riferito che un suo conoscente abitante nella zona del Lago, identificato poi per Giancarlo Zoppitelli, le riferì che il cadavere del Narducci aveva le mani e i piedi legati dietro la schiena e presentava ematomi. Lo Zoppitelli, in sede di confronto, dopo molte esitazioni, ha finalmente confermato quanto riferito alla Prof.ssa Barone ma ha precisato che tali particolari erano narrati dalle persone presenti al ritrovamento.
L’App. Pavia, poi, ha riferito che i pescatori che trovarono il corpo del Narducci gli dissero di averlo rinvenuto all’interno di un tofone, cioè di una grossa rete per la pesca, adagiata in fondo al Lago e questo per citare solo alcune delle dichiarazioni più significative, senza trascurare le allusioni che un detenuto del Carcere di Paliano ebbe a riferire a Gabriella Pasquali Carlizzi a proposito della morte del Narducci;
7. Rilevato che persone informate sui fatti hanno alluso ad un coinvolgimento del Narducci in un gruppo di personaggi fiorentini che sarebbero coinvolti nella vicenda dei delitti del cosiddetto “Mostro di Firenze” e dai quali sarebbe stato eliminato per essere venuto a conoscenza di tale coinvolgimento. Tali fatti sarebbero stati riferiti, in più occasioni, da persona informata sui fatti che, giova ricordare, era in stretti rapporti d’amicizia con il Prof. Francesco Narducci e con la sua famiglia ed è uno di quelli che hanno effettuato il riconoscimento;
8. Rilevato, infine, che le ultime risultanze delle indagini hanno consentito di ritenere, ormai, per certo che il Narducci abbia lasciato uno scritto ai familiari e, parimenti, sembra probabile che quest’ultimo venne rinvenuto con una fascia ai fianchi a cui erano verosimilmente legati dei pesi e/o catene, come emerge dalle dichiarazioni di persone informate sui fatti il che modificherebbe integralmente il quadro esistente agli atti con conseguente necessità di una completa riconsiderazione critica della ricostruzione ufficiale sinora esistente. Rilevato, in proposito, la significativa conferma apportata a tale quadro dalle dichiarazioni dell’addetto alle pompe funebri, che, rivestendo il cadavere, ebbe a notare la presenza, attorno all’addome, di una “fascia” come di “grattacacia” che potrebbe rappresentare il segno lasciato dalla fascia in tensione attorno al punto di vita del morto con effetto macerativo, moltiplicato dall’acqua lacustre, sull’epidermide addominale;
9. Rilevato che tali aspetti rendono più verosimile l’ipotesi dell’omicidio e del fatto che il Narducci si sarebbe recato in gran fretta al Lago per un ipotetico e pericoloso appuntamento;
10. Rilevato che il CT Prof. Giovanni Pierucci, Ordinario di Medicina Legale presso l’Università degli Studi di Pavia, nel suo elaborato preliminare, depositato il 20.05.2002, ha rilevato la totale insufficienza degli accertamenti demandati alla Dott.ssa Seppoloni e ha posto l’accento sulla contraddizione esistente tra l’elevato livello putrefattivo raggiunto dal cadavere a fronte di una ipotizzata permanenza in acqua protrattasi dal pomeriggio dell’8 ottobre al mattino del 13 dello stesso mese (acqua che, com’è noto, rallenta sensibilmente il processo stesso), ciò che potrebbe far pensare o a un precoce affioramento del cadavere (il che, però, non spiega come mai il cadavere stesso sarebbe sfuggito all’attenzione di tutti coloro che, a vario titolo, avevano battuto in lungo e in largo il Lago in quei giorni, alla ricerca del cadavere del Prof. Narducci) o, addirittura, ad una sua prolungata permanenza a terra, dopo la morte e al suo precipitare nel Lago sotto l’azione di sconosciuti;
11. Rilevato che le circostanze di cui al capo 11. collidono vistosamente con la versione ufficiale consacrata dalla Dott.ssa Seppoloni e rafforzano, invece, le considerazioni di cui al punto 5.;
12. Rilevato che il CT ha sottolineato, a tal fine, l’indispensabilità dell’esumazione del cadavere con tutti gli accertamenti correlati (esame radiografico sistematico; autopsia; esami istologici approfonditi a livello ultrastrutturale; esami chimico-tossicologici; esami immuno – genetici, ecc.) che potrebbero provare eventuali modalità lesive e/o l’eventuale modalità asfittica attraverso l’obiettivazione di diatomee negli organi del circolo generale;
13. Rilevato che il CT ha raccomandato, stante la dinamicità dei processi trasformativi, che l’accertamento medico – legale venga tempestivamente disposto, poiché i processi trasformativi non si sono esauriti ma “procedono ulteriormente, e, con velocità (come in tutti i fenomeni naturali) discontinua: cosicché ciò che non è avvenuto in 17 anni può avvenire in una settimana”;
Ritenuto, pertanto, che sussistono pienamente i presupposti di cui all’ultimo comma dell’art. 116 disp. att. c.p.p. poiché l’accertamento riguarda un cadavere soggetto a modificazione e che, peraltro, sussiste la concreta possibilità che l’accertamento potrebbe essere vanificato se differito al momento dell’incidente probatorio, per le ragioni di cui al punto 13.;
Rilevato che appare quanto mai opportuno che l’accertamento venga svolto dallo stesso Consulente che ha redatto la CT preliminare, Prof. Pierucci, non sussistendo ragioni di incompatibilità a norma della lett. e) dell’art. 222 c.p.p., applicabile quando sia chiamato a prestare l’ufficio di perito chi sia stato nominato consulente tecnico nello stesso procedimento (o in un procedimento connesso), non già quando il Consulente tecnico sia chiamato a svolgere un’altra e diversa consulenza, sempre in tale veste;
Ritenuto che si procede contro ignoti, per il reato di omicidio pluriaggravato, commesso nel Lago Trasimeno dall’8 al 13 ottobre 1985;
Ritenuto che sono da considerare persone offese i Signori: Francesca Spagnoli (moglie), Prof. Ugo Narducci ed Elisabetta Valeri (genitori), Prof. PierLuca ed Elisabetta Narducci, in atti generalizzati, rappresentati, la prima, dall’Avv. Francesco Crisi e gli altri dagli Avv.ti Antonio e Alfredo Brizioli e il Prof. Pier Luca Narducci anche dall’Avv. Stelio Zaganelli;
PQM NOMINA
Consulente tecnico, in ordine a quanto precede, il Prof. Giovanni Pierucci, c/o Dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Pavia, perché lo stesso, anche avvalendosi di ausiliari sua fiducia, risponda al seguente quesito: ” Accerti il C.T., vagliata la documentazione in atti, eseguita l’autopsia del cadavere del Prof. Francesco Narducci, in atti generalizzato, previa estumulazione della bara dal loculo, nel Cimitero Comunale di Perugia, da eseguirsi con le dovute cautele e con l’ausilio dei Servizi del Comune e dell’ASL. di Perugia, e compiuti tutti gli esami prospettati (radiologici, chimico-tossicologici, istologici, emogenetici) e prospettabili a seguito di eventuali risultanze iniziali:
l’epoca della morte;
la causa della stessa e i mezzi che l’hanno prodotta;
fornisca, inoltre, tutti gli elementi utili alle indagini, ricavabili dal complesso degli accertamenti di competenza”;