Il 29 Maggio 2002 rilascia testimonianza Adolfo Pennella Pennetti.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“….All’epoca dei fatti io avevo un doppio incarico ed ero vice comandante dei comando di Perugia, nonché capo nucleo elicotteri di Arezzo. Quando vi fu la scomparsa del professor Narducci noi Vigili del Fuoco fummo interessati sia come reparto di Perugia che come nucleo di Arezzo ed io personalmente, unitamente al pilota – capo reparto Mauro Cioni, sorvolammo la zona interessata per un paio di giorni. Il giorno del ritrovamento noi vedemmo il cadavere che galleggiava a pancia sotto, con le braccia allargate e gli arti inferiori che affioravano dall’acqua; si trovava tra l’isola Polvere ed il pontile di Sant’Arcangelo. Avevamo battuto la zona dall’alto con gli elicotteri e dal basso con le barche ma durante le ispezioni non era stato notato nulla di interessante. Ricordo che il cadavere aveva un giubbotto di renna, una camicia a scacchi mi pare, un paio di jeans. Il cadavere nel frattempo era stato caricato su una barca dì pescatori e portato nel pontile di Sant’Arcangelo dove veniva preso in carico dalle Autorità presenti sul posto; dopo aver osservato la scena me ne andai. Quello che posso dire e che sono rimasto sorpreso quando nei giorni non ho appreso la notizia dell’effettuazione dell’autopsia sul cadavere cosa che a mia esperienza era stata sempre disposta in casi dei genere. A.D.R. Iniziammo a pattugliare da più direzioni il lago e noi a bordo dell’elicottero, mi pare nel corso della mattinata del giorno precedente il ritrovamento ed abbiamo proseguito ininterrottamente salvo la pausa del pranzo o qualche sosta, per tutto il giorno e per parte del giorno successivo. Siamo stati impegnati per queste ricerche per circa tre giorni. A.D.R. Quando avvistammo il cadavere avevamo ripreso da poco le ricerche dopo la pausa notturna iniziata alle ore 18,00 circa del giorno precedente e proseguita per tutta la sera e la notte. Durante questo periodo non c’era nessuna nostra unità, né in elicottero né nel lago, intenta alle ricerche.
A.D.R. nei giorno delle ricerche non vedemmo l’imbarcazione del Narducci perché era già stata portata via. A.D.R. non conosco la veggente interessata alle ricerche a cui si sarebbero rivolti anche i familiari dei Narducci ma creolo che possa identificarla il Carlo Alberto Buini. Null’altro ricordo. A.D.R. c’erano anche i sommozzatori dipendenti dal comando dei Vigili del Fuoco di Viterbo e di Grosseto che sì sono alternati nelle ricerche. Sicuramente i sommozzatori hanno iniziato le ricerche nel punto dove fu ritrovata l’imbarcazione del medico. A.D.R. Per quello che ho potuto vedere il cadavere era molto scuro, specie nelle guance, e gonfio, di colore violaceo scuro: di norma quando mi è capitato di vedere cadaveri di colore molto scuro erano di persone morte sotto le macerie, come per esempio a Gibellina, mente i cadaveri di annegati avevano una colorazione quasi normale e comunque non così violacea come quella del Narducci ma dato che ho visto poco ed in fretta il corpo di quest’ultimo non posso fornire indicazioni precise. A.D.R. a quanto ne so i sommozzatori scandagliarono il fondale del lago Trasimeno tra l’isola Polvese ed il molo si Sant’Arcangelo perché eravamo stati informati che la barca del Narducci era stata trovata nel canneto dell’isola Polvese prospiciente Sant’Arcaggelo; non so come mai sommozzatori non trovarono il cadavere in fondo al lago….” Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 105/106