Il 18 Giugno 2002 rilascia testimonianza Gianfranco Binazzi, amico dei Narducci.

Il Binazzi dichiarava di ricordare che non avevano una grande stima di Francesco e di una parte dei suoi amici, che avevano tendenze omosessuali e di aver affermato che il Narducci avrà avuto contatti a Firenze con un gruppo strano di persone.

Dal Gides 2 Marzo 2005 Nota riassuntiva Nr.133/05/GIDES Pag.49

“….Domanda: ” Mi dica tutto quello che sa sulla scomparsa e sulla morte del Prof. Francesco Narducci “Risposta: ” l’ho conosciuto molti anni fa in quanto eravamo compagni di scuola l’ho frequentato anche in occasione di incontri di tennis a Perugia al Tennis Club. Conoscevo alcuni suoi amici che si identificavano in Balsotti, Rossetti, Roberto Grasso ed altri. Non ero molto amico di Francesco Narducci lo posso definire, con gli occhi di oggi, un conoscente. Domanda: ” conosce l’Avvocato Augusto De Megni? “Risposta: ” si lo conosco molto bene e posso dire che circa una ventina di giorni fa l’ho incontrato nei pressi di casa sua cioè nello slargo di Via dei Filosofi dove si trova una farmacia. Parlammo del più e del meno invitandomi poi a casa sua ricordandomi di un oggetto di antiquariato che lui aveva e che intendeva vendere. Essendo io esperto di arte antica già in passato avevo visto l’oggetto che era una scultura in terracotta e che avevo valutato di epoca settecentesca mentre Augusto De Megni la riteneva più antica. Dopo aver parlato dell’oggetto continuammo in discorsi vari e ci soffermammo sulla vicenda DONTI che occupava le prime pagine dei giornali. Parlammo inoltre della vicenda NARDUCCI e lui mi espresse il suo disagio nel vedere la situazione familiare della famiglia Narducci e degli Spagnoli che abitano nello stesso palazzo. Ad un certo punto De Megni commentò che era stato un errore non far fare l’autopsia e che le voci secondo cui questa non sarebbe stata fatta, per il suo interessamento presso un magistrato o presso la magistratura perugina, era destituita di fondamento. Io dedussi che intendesse alludere a magistrati o settori della magistratura vicini alla massoneria di cui De Megni era esponente di primo piano. Entrambi convenimmo che Francesco Narducci fosse entrato inconsapevolmente in qualcosa di più grosso di lui, perché né De Megni né io ritenevamo il Narducci un criminale bensì un po’ narcisista e vitellone. Pensammo, inoltre, che si fosse trovato coinvolto in un giro che lui non aveva inquadrato esattamente e che però lo avesse portato a sapere qualcosa dei delitti del cosiddetto “Mostro Di Firenze.” Ero convinto di questo fatto perché ritenevo Francesco un tipo un po’ superficiale. A.D.R. Francesco Narducci era una persona che circolava con delle donne appariscenti. Lo stesso anche dopo sposato non disdegnava atteggiamenti da dongiovanni. Alcuni suoi amici però non disdegnavano, in passato, anche rapporti di natura omosessuale a pagamento, altri invece lo facevano per una certa inclinazione. Uno di questi era Roberto GRASSO soprannominato “RIMMEL” ma a quanto ne so questa sua inclinazione l’aveva all’epoca adolescenziale.- A.D.R. dopo la sua morte circolarono notizie secondo cui Francesco avesse lasciato una lettera ai genitori nella quale spiegava le ragioni del suo suicidio, ma sempre secondo queste voci i genitori l’avrebbero fatta sparire. Mi risulta inoltre che dopo la morte di Francesco i rapporti tra sua moglie, i suoceri ed il cognato si sono guastati e non so il perché. Domanda: ” quando ha visto per l’ultima volta Francesco? “Risposta: ” non ricordo con precisione in quanto non eravamo particolarmente amici e fra noi c’era poco feeling. “A.D.R. non ho mai detto ad alcuno che Francesco Narducci frequentasse amicizie poco raccomandabili o terribili. Probabilmente ho detto che si sarà cacciato in un giro strano a Firenze.-A.D.R. di persone che frequentavano per motivi di studio o di lavoro Firenze conosco Marco SCIARRA che ha studiato giurisprudenza a Firenze dove aveva uno zio e so che Marco conosceva Francesco Narducci dai tempi del ginnasio. A.D.R. Ho sentito dire che la mattina della scomparsa Francesco ricevette una telefonata al Policlinico, in conseguenza della quale lasciò precipitosamente l’ospedale”

Vedi: Nota Carabinieri 27 giugno 2007 pag. 297/298

18 Giugno 2002 Testimonianza di Gianfranco Binazzi

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