Attraverso due articoli su “La Repubblica”  del 22 giugno 2002 e il 23 Giugno 2002 si assiste ad una protesta da parte di Gaetano Zucconi e alla risposta alla protesta da parte della procura attraverso Paolo Canessa.

Gaetano Zucconi accusa che le indagini effettuate sulla sua persona hanno “condannato a una morte civile” e dall’altra risponde il magistrato: “Il diplomatico non è mai stato indagato“. “non è iscritto nel registro degli indagati per la vicenda dei duplici delitti del mostro di Firenze. Non c’ è alcuna indagine nei suoi confronti“.

 Nel frattempo si sono concluse le indagini sulla signora Ines Maria Pietrasanta, vedova del fratello dell’ex ambasciatore, Giulio Cesare Zucconi, il ginecologo di San Casciano morto nel 1989. La signora è indagata per rapina nei confronti della moglie di Pacciani, Angiolina Manni: uno dei tanti episodi secondari ma ugualmente misteriosi su cui indagano gli inquirenti fiorentini.  Secondo le accuse, sarebbe stata proprio la signora Pietrasanta la donna che il 22 gennaio 1996, in pelliccia e parrucca, accompagnò la moglie del “Vampa” in farmacia a comprare del Tavor e la impasticcò per rubarle documenti e soldi. La signora è stata interrogata e ha negato categoricamente.

Il capo della squadra mobile Michele Giuttari non ha voluto commentare l’articolo di Repubblica, limitandosi a dire che le indagini sono state tutte compiute “sempre e solo su delega della procura della Repubblica”. Indagini obbligate, spiegano in questura, visto che era stata la corte d’assise, nella sentenza di condanna sui compagni di merende, a ritenere attendibile l’indicazione del pentito Giancarlo Lotti sull’esistenza di un “dottore” che “avrebbe commissionato i delitti e acquistato le parti escisse dal cadavere delle ragazze, pagandole a Pacciani”.

23 Giugno 2002 Scontro tra Gaetano Zucconi e la Procura
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