Il 17 Ottobre 2002 rilascia testimonianza Daniele Meli.

Questa la testimonianza: Meli Daniele testimonianza 17.10.2002

Questo uno stralcio della trascrizione:

Il giorno 17.10 .2002 alle ore 11,30 dinanzi al Pubblico Ministero Dr. Giuliano Mignini sost., assistito dal Cancelliere B3 Dott.ssa Daniela Severi, alla presenza del Dirigente della Squadra Mobile di Firenze dott. Michele Giuttari, del Dirigente della Squadra Mobile di Perugia dott. Piero Angeloni, del Com. te N.O. CC. Perugia Ten Antonio Morra, è comparso l’App.to MELI Daniele, in atti generalizzato, che interrogato sulle generalita’ risponde: ” Sono Meli Daniele nato a Roma il 27.02.1966, res. a Castiglione del Lago v. Roma 42″. .

Domanda: Conferma le precedenti dichiarazioni? Ricorda in particolare le circostanze del rinvenimento del cadavere del Prof. Francesco Narducci e le condizioni dello stesso? Si da atto che vengono lette all’App.to Meli le precedenti dichiarazioni rese il 26.10.2001.

Risposta: “Confermo integralmente le mie precedenti dichiarazioni. Erano giorni che con la motovedetta l’App.to Di Goro ed io cercavamo il cadavere del prof. Narducci dopo aver ricevuto segnalazioni della sua scomparsa. Ricordo che il lago era mosso da alcuni giorni e noi ci soffermavamo nei dintorni delle tre isole perchè non c’era un punto di riferimento da prendere in considerazione.

Si da atto che a questo punto viene mostrata all’App.to Meli una carta nautica del Lago Trasimeno.

Riprende l’App.to Meli: “Ricordo che in quei giorni il vento spirava da nord-est verso sud-ovest e poiché sapevamo che il prof. Narducci era partito dalla darsena di Trovati a S. Feliciano, il mio collega Di Goro era convinto che se il vento avesse continuato a spirare nella stessa direzione anche nei giorni successivi, il cadavere sarebbe riemerso presumibilmente nella zona compresa tra Isola Polvese e quella denominata La Valle.

D: Voi avete notato qualcosa di particolare in queste ricerche?

R: “Ricordo che battemmo soprattutto le coste dell’isola Polvese e dell’isola Minore. Noi non sapevamo da dove fosse partito l’uomo che cercavamo e non sapevamo neppure che si trattava del prof. Narducci che io non conoscevo. Qualcuno addirittura ci disse che si trattava di un uomo di Firenze e di una persona importante. Poi specificarono che si trattava di un dottore.

D: Lei ha mai saputo che l’uomo da ricercare fosse il dott. Narducci?

R: “Io sapevo solo che si trattava di una persona importante, di un medico di Firenze. Aggiungo che in uno di quei giorni delle ricerche giunsero sul posto delle persone che venivano definite altolocate, che apparivano in giacca e cravatta e nell’atteggiamento tipico di persone che ricoprono importanti cariche istituzionali. Non ho ricordi precisi comunque su questo gruppo di persone. Non ne sono sicuro, ma mi pare che queste persone salirono a bordo della nostra motovedetta. Ma di ciò non sono affatto sicuro. Mi pare di ricordare con maggiore approssimazione che questi personaggi fecero una sorta di giro nell’isola Polvese e nell’Isola Minore. Si trattava di un gruppo compreso tra quattro e otto persone. A quello che ricordo queste persone erano più interessate all’isola Minore che all’isola Polvese perché mi sembrava che in quest’ultima isola si muovessero come in una passeggiata, mentre nell’altra si muovevano con più attenzione. Ricordo anche che noi non scendemmo nelle isole con loro. I personaggi erano tutti uomini e di mezza età, a quanto ricordo. Non ricordo da dove provenissero. Ricordo comunque che questo sopralluogo fu fatto proprio nel periodo intermedio tra la scomparsa e il ritrovamento. Credo che i sopralluoghi alle due isole siano avvenuti in giorni diversi, ma non sono sicuro che si trattasse sempre delle stesse persone. Non ne sono sicuro, ma mi pare che i personaggi abbiano perlustrato anche la costa prospiciente Monte del Lago. Null’altro ricordo sui giorni delle ricerche, ricordo solo che i cadavere fu rinvenuto in un’area che mi sembra appartenesse al territorio della stazione CC. di Castiglione del Lago.

D: Cosa ricorda del rinvenimento ?

R: “Quella mattina eravamo nei pressi della costa meridionale dell’isola Polvese e fummo avvertiti dalla centrale che il cadavere era stato ritrovato. Giunti sul posto vedemmo due uomini che apparivano come pescatori a bordo di una barca verde. Costoro ci indicarono l’uomo riverso a pancia di sotto che si trovava a circa tre o quattro metri dalla loro imbarcazione.

D: Ci descriva il cadavere come era quando l’ha visto.

R: “Il cadavere era gonfio e sarà pesato oltre un quintale. Presentava escoriazioni soprattutto in corrispondenza del cuoio capelluto.

A questo punto vengono mostrate all’App.to Meli le foto agli atti del cadavere disteso sul pontile.

Riprende l’App.to Meli: “Il cadavere era violaceo soprattutto in corrispondenza del volto che appariva tumefatto. Il collo era talmente gonfio che debordava dalla camicia. I capelli rimasti al cadavere erano di colore chiaro, non ricordo se bianco. Vi erano numerose chiazze nella parte superiore del capo dove mancavano completamente i capelli in un modo che non appariva naturale.

D. del dott. Angeloni: Rispetto a tutta la superficie del cuoio capelluto quanto erano estese le chiazze di capelli rimaste?

R: “Non ricordo se il gonfiore del volto fosse talmente elevato da far arretrare l’attaccatura dei capelli. Mancavano comunque gran parte dei capelli nella parte superiore del capo.

D: Chi ha recuperato il cadavere?

R: “Il cadavere è stato recuperato da me, da Di Goro e dai due apparenti pescatori che si trovavano sulla barca verde. Abbiamo faticato molto perché l’uomo poteva pesare sopra il quintale.

D: Come avete recuperato il cadavere e in quali punti l’avete preso?

R: “In generale noi caliamo delle corde, dette cime, che facciamo passare sotto le cosce dell’uomo da ripescare e sotto la parte bassa della schiena. Le due estremità della corde vengono strette sopra il corpo dell’uomo cosi imbracato e manualmente il tutto viene tirato su dai recuperatori.

Si da atto che vengono mostrate all’App.to Meli le foto n. 21/A – 22 , 18/A – 19 , 24/A -25, 17/A -18, 32/A-33 e l’app.to cosi risponde: “Mi riconosco nella foto 21/a – 22, riconosco anche un personaggio che faceva parte della polizia che è il signore vestito di scuro con i capelli bianchi che si trova nella foto davanti a me. Il cadavere rinvenuto il 13/10/85 è stato da noi imbracato normalmente con le corde che toccavano le cosce e la schiena. Il recupero è stato normale. Il cadavere è stato poggiato sulla motovedetta. Poi giunti sul molo lo abbiamo poggiato su un lenzuolo, in attesa dello sgombero del pontile dai curiosi. Il cadavere è stato poi issato con un telo sul pontile e poggiato a terra. Sono rimasto sul pontile mentre il medico, che era una dottoressa ha visitato sommariamente il cadavere.

A questo punto viene mostrata all’app.to la foto n. 4-4/A e l’app.to osserva: “Mi pare che la dottoressa sia la donna raffigurata nella foto.

D: Come era la stazza del cadavere?

R: “Il cadavere aveva la stazza dell’ispettore che mi sta davanti.

Si dà atto che l’App.to indica l’isp. Fantauzzi il quale dichiara di pesare kg.110.

D: A suo avviso come doveva essere l’uomo in condizioni normali?

R: “Sicuramente era un uomo di ossatura molto robusta.

Vengono esibite all’app.to Meli la foto n. 6 depositata il 10.5.2002 raffigurante il Narducci disteso su un motoscafo a torso nudo in compagnia di un amico che indossa un cappello estivo.

D: La stazza dell’uomo ripescato corrispondeva a quella del giovane che appare in primo piano senza cappello?

R: “Assolutamente no, la stazza del cadavere era molto più grossa e anche l’ossatura appariva molto più robusta.

17 Ottobre 2002 Testimonianza di Daniele Meli

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