Il 4 novembre 2002 rilascia testimonianza Ferdinando Benedetti, storiografo.
Questo uno stralcio della testimonianza:
“Ricordo che la mattina del matrimonio, recatomi a casa della sposa con mia moglie e mia suocera, notai al centro del salone un mazzo di rose rosse poggiato sul tavolo dentro un vaso. Una delle rose aveva solo lo stelo. Io rimasi alquanto meravigliato di quell’omaggio floreale in quanto oltre al fatto del bocciolo mancante, il mazzo era ancora avvolto in una confezione di cellophane….Mentre ne parlavo con mia suocera, da un gruppo di giovani uomini, a me comunque sconosciuti, uno di essi parlando con altri in maniera da farsi sentire da me e da mia suocera, commentò: “la può trovare su un braccio”, riferendosi chiaramente al bocciolo mancante. Mentre parlavo così con mia suocera ricordo che la stessa era particolarmente agitata, mentre parlava con sua cugina Elena, madre della sposa. Chiestole il motivo di tale turbamento la mamma della sposa mi disse di essere molto adirata col marito, Dr. Mario Agostini, perché aveva ascoltato quest’ultimo mentre parlava con il gruppo di ragazzi, fra cui ritrovava quello che aveva fatto il commento sul bocciolo, per organizzare una successiva seduta spiritica e registrare la voce dei morti come erano soliti fare….notai che il ragazzo che aveva fatto il commento sull’assenza del bocciolo e sulla possibilità di trovarlo su un braccio, si trovava seduto a un tavolo con altri coetanei tutti maschi, mentre gli altri tavoli erano misti, con ragazze alcune delle quali piuttosto avvenenti come ad esempio la cugina di mia moglie Pia. Suo marito, il Dr. Lepri era su quel tavolo di tutti maschi. Allorché Egle, sorella della sposa, passò presso il nostro tavolo per soffermarsi con noi, le chiesi chi fosse il giovane, seduto nel tavolo di tutti maschi, che aveva fatto quell’affermazione che io ascoltai nella casa alla mattina e che comprendeva la storia del bocciolo; lei rispose in tono molto animato che quelli erano gli amici di mio cognato, che in seconda battuta specificò essere il Dr. Lepri marito della sorella Maria Pia, sul conto del quale iniziò una serie di epiteti quali: “…..massone…depravato…violento…”…diversi anni dopo e precisamente dopo il giugno 1986, perché all’epoca trasferii la mia residenza in via Pievaiola, mi capitò di accompagnare mia moglie e sua sorella Linda a casa di Egle….ricordo che durante la conversazione Egle disse di aver saputo da ambienti massonici che otto medici perugini e dell’area di Chiusi erano oggetto di indagini in relazione alla vicenda del cosiddetto Mostro di Firenze e che tutti facevano parte della setta della Rosa Rossa….Continuando a parlare delle indagini sugli otto medici, Egle osservò che tanto avrebbero insabbiato tutto in quanto vi era di mezzo la massoneria….Un anno dopo, ho sentito fare gli stessi riferimenti alla setta della Rosa Rossa, secondo quanto riferitomi da alcuni massoni che avevano partecipato alle riunioni delle logge aventi per ordine del giorno la questione Narducci…..da parte di diversi massoni sentii dire che Narducci Francesco apparteneva dal 1974 in poi, nell’ultimo periodo dell’università, alla setta della Rosa Rossa nella quale aveva raggiunto il grado di custode e che aveva un appartamento nei dintorni di Firenze che divideva con un suo amico di Sinalunga…”
D: Cosa può dirci sull’usanza di avvolgere un telo attorno ai fianchi di un cadavere?
R: La cosa mi fa pensare alla pratica di qualche setta e non all’usanza funeraria massonica. In particolare potrebbe significare un monito ai familiari di non parlare, comunque ribadisco che sono mie supposizioni“
Vedi Nota Finale Gides 4 aprile 2007 Pag. 207/208/209